Star Driver - Kagayaki no Takuto
Mi sono avvicinato a “Star Driver” pieno di speranze, dato che era uno dei cartoni animati studiati nel primo corso universitario al mondo sugli anime. Ma seguirlo non è stato affatto facile, dato che ogni episodio costituiva una delusione.
Dopo il bizzarro inizio su cui non vi è altro da aggiungere, gli episodi si susseguono senza che si capisca bene dove la storia vada a parare, e solo i coraggiosi arrivati in fondo possono riuscire a trarre una conclusione che superi tutte le incongruenze. Indubbiamente questa storia è un omaggio agli anime robotici nagaiani, per cui i nemici attaccano singolarmente e l’eroe riesce a cavarsi ogni volta d’impaccio grazie a qualcosa che ha casualmente imparato nel corso della puntata. Altro omaggio è dato dai cattivi che sembrano ancora meno seri degli Yattamen, con il loro assurdo abbigliamento e quelle maschere. Ma come, siamo in un’isola dove tutti si conoscono e non riescono a riconoscersi dal corpo? E ove, di fatto, quasi tutti appartengono alla brigata? Per non parlare del protagonista, con l’altisonante nome di “Bel ragazzo galattico”. Se già “Voltron” risultava irritante perché vinceva senza soffrire troppo, qui risulta dieci volte peggio, perché i duelli sembrano quasi una formalità. Abbondano anche i non detti e gli elementi non spiegati. Per esempio, da dove vengono i cybody? Perché quello del protagonista è così potente e speciale? E dove va a parare la storia che, spesso e volentieri, invece che pensare alla guerra, si dilunga, invece, sui problemi sentimentali dei protagonisti e sembra non andare da nessuna parte? A tentare di innovare abbiamo alcuni elementi di “Neon Genesis Evangelion”, come il tentativo di conquistare il mondo tramite la finanza, le spese assurde per riparare i cybodi distrutti, il tradimento all’interno della brigata e la grande sorpresa finale.
Dato tutto ciò, ci si aspetterebbe un disastro totale, e in un certo senso lo è. Anche se negli ultimi sei episodi il tono diventa più serio, molte cose vengono spiegate (in primis perché i nemici attacchino singolarmente), la trama da episodica raggiunge una sua coerenza e il finale è adrenalinico. Ma chi sarà rimasto a vederli? Indubbiamente è questo il limite della saga, il suo costringere lo spettatore a tenere duro e non mollare, pena la perdita di senso di ciò che ha visto. Il tutto tra messaggi vari sull’amicizia, sulla bellezza della gioventù, sul vivere con coraggio e senza paura il futuro. E con il tema dell’amore di due amici per la stessa ragazza, trattato in maniera molto originale e innovativa, ma... no spoiler.
Ottima la grafica, notevole per l'anno 2010, valida la regia. Le sigle carine e nulla più.
In ultima analisi, un anime che cerca di riportare in auge i vecchi anime anni ‘80 senza rinunciare ai nuovi. Pregevole idea, ma la trama è decisamente troppo caotica. Personalmente mi è capitato molte volte di amare un anime, ma di non gradirne il finale. Per la prima volta, ho trovato il contrario, ovvero un finale bellissimo, ma una storia non all’altezza. Decisamente è meglio il primo caso, perché un finale azzeccato non è in grado di raddrizzare una storia scarsa.
Voto: 6
Dopo il bizzarro inizio su cui non vi è altro da aggiungere, gli episodi si susseguono senza che si capisca bene dove la storia vada a parare, e solo i coraggiosi arrivati in fondo possono riuscire a trarre una conclusione che superi tutte le incongruenze. Indubbiamente questa storia è un omaggio agli anime robotici nagaiani, per cui i nemici attaccano singolarmente e l’eroe riesce a cavarsi ogni volta d’impaccio grazie a qualcosa che ha casualmente imparato nel corso della puntata. Altro omaggio è dato dai cattivi che sembrano ancora meno seri degli Yattamen, con il loro assurdo abbigliamento e quelle maschere. Ma come, siamo in un’isola dove tutti si conoscono e non riescono a riconoscersi dal corpo? E ove, di fatto, quasi tutti appartengono alla brigata? Per non parlare del protagonista, con l’altisonante nome di “Bel ragazzo galattico”. Se già “Voltron” risultava irritante perché vinceva senza soffrire troppo, qui risulta dieci volte peggio, perché i duelli sembrano quasi una formalità. Abbondano anche i non detti e gli elementi non spiegati. Per esempio, da dove vengono i cybody? Perché quello del protagonista è così potente e speciale? E dove va a parare la storia che, spesso e volentieri, invece che pensare alla guerra, si dilunga, invece, sui problemi sentimentali dei protagonisti e sembra non andare da nessuna parte? A tentare di innovare abbiamo alcuni elementi di “Neon Genesis Evangelion”, come il tentativo di conquistare il mondo tramite la finanza, le spese assurde per riparare i cybodi distrutti, il tradimento all’interno della brigata e la grande sorpresa finale.
Dato tutto ciò, ci si aspetterebbe un disastro totale, e in un certo senso lo è. Anche se negli ultimi sei episodi il tono diventa più serio, molte cose vengono spiegate (in primis perché i nemici attacchino singolarmente), la trama da episodica raggiunge una sua coerenza e il finale è adrenalinico. Ma chi sarà rimasto a vederli? Indubbiamente è questo il limite della saga, il suo costringere lo spettatore a tenere duro e non mollare, pena la perdita di senso di ciò che ha visto. Il tutto tra messaggi vari sull’amicizia, sulla bellezza della gioventù, sul vivere con coraggio e senza paura il futuro. E con il tema dell’amore di due amici per la stessa ragazza, trattato in maniera molto originale e innovativa, ma... no spoiler.
Ottima la grafica, notevole per l'anno 2010, valida la regia. Le sigle carine e nulla più.
In ultima analisi, un anime che cerca di riportare in auge i vecchi anime anni ‘80 senza rinunciare ai nuovi. Pregevole idea, ma la trama è decisamente troppo caotica. Personalmente mi è capitato molte volte di amare un anime, ma di non gradirne il finale. Per la prima volta, ho trovato il contrario, ovvero un finale bellissimo, ma una storia non all’altezza. Decisamente è meglio il primo caso, perché un finale azzeccato non è in grado di raddrizzare una storia scarsa.
Voto: 6
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Studio Bones porta in scena una serie a dir poco galattica, che fa un buon miscuglio di slice of life a sfondo scolastico con una frenetica componente mecha unita a una narrativa che lentamente prende piede: "Star Driver - Kagayaki no Takuto".
Takuto Tsunashi, un giovane di quattordici anni apparentemente normale, decide di frequentare le superiori "Southern Cross High School", situate nell'arcipelago di isole chiamato "Southern Cross Isle"; dal momento che ha perso il traghetto, per arrivarci ci è andato a nuoto, perdendo i sensi sulla riva. Per fortuna viene salvato da due giovani che passeggiavano in zona, la dolce Wako Akagami e il silenzioso Shindo Sugata. Una volta soccorso dai due ragazzi e fatto amicizia con loro, Takuto comincia insieme a loro, essendo compagni di scuola, la sua apparentemente normale vita scolastica.
Purtroppo lo scenario è ben lungi dall'essere paradisiaco; infatti nel sottosuolo dimora l' "Ordine della croce scintillante", composto da un manipolo di abitanti dell'isola, e non, che hanno messo le mani sulla tecnologia dei Cybody, esseri meccanici pilotabili che possono muoversi nel cosiddetto "Tempo Zero", e che mirano a usarli per le loro ambizioni di dominio. Purtroppo, per poter farli uscire dal Tempo Zero, bisogna rompere i quattro sigilli delle sacerdotesse delle isole dell'arcipelago, e Wako è una di esse. Catturata la sacerdotessa del Nord e spezzato il suo sigillo, il Tempo Zero è diventato accessibile, e le restati tre, tra cui Wako, sono il loro prossimo obiettivo, ma dovranno fare i conti contro Takuto, lo "Splendido Giovane Galattico", che con il suo Cybody Tauburn è l'unico che può opporsi al loro piano.
Tra combattimenti fra Cybody e la vita scolastica e quotidiana dei personaggi, assistiamo al progresso delle vicende dal punto di vista dei vari personaggi della serie: da Takuto, che gradualmente rivela il motivo del perché è venuto sull'isola e svela molte facce del suo carattere, da Sugata che svelerà molte sfaccettature di personalità unite a un terrificante segreto, a Wako e il rompicapo sentimentale che verrà a crearsi; ai vari membri dell'ordine (tra piani e contro-piani, cospirazioni, terremoti di posizione, la vita al di fuori dell'ordine, ecc.), di cui alla fine scopriremo l'unico membro malvagio e il suo piano, che porterà a una battaglia totale sotto il segno del detto "Il nemico di ieri è l'amico di oggi" e a un finale che... poteva finire peggio (non in senso negativo).
In ambito di personalità e caratterizzazione, la varietà, di fatto, non manca, complice un design dei personaggi molto colorato e variegato, con qualche accenno di fanservice, e una varietà di ambienti, complici gli psichedelici panorami del Tempo Zero. Anche il mecha design è all'insegna del vario, presentando modelli dall'aspetto e armamento veramente bizzarro, tra cui le dodici spade "Star Sword".
In ambito di OST, le opening non sono il massimo, mentre le ending e le insert song sono molto orecchiabili. In ambito di grafica, siamo agli standard tipici di Bones, ovvero una grande perizia tecnica e di colori.
"Star Driver", tutto sommato, mi è piaciuto, ma, a quanto pare, è una questione di gusti.
Studio Bones porta in scena una serie a dir poco galattica, che fa un buon miscuglio di slice of life a sfondo scolastico con una frenetica componente mecha unita a una narrativa che lentamente prende piede: "Star Driver - Kagayaki no Takuto".
Takuto Tsunashi, un giovane di quattordici anni apparentemente normale, decide di frequentare le superiori "Southern Cross High School", situate nell'arcipelago di isole chiamato "Southern Cross Isle"; dal momento che ha perso il traghetto, per arrivarci ci è andato a nuoto, perdendo i sensi sulla riva. Per fortuna viene salvato da due giovani che passeggiavano in zona, la dolce Wako Akagami e il silenzioso Shindo Sugata. Una volta soccorso dai due ragazzi e fatto amicizia con loro, Takuto comincia insieme a loro, essendo compagni di scuola, la sua apparentemente normale vita scolastica.
Purtroppo lo scenario è ben lungi dall'essere paradisiaco; infatti nel sottosuolo dimora l' "Ordine della croce scintillante", composto da un manipolo di abitanti dell'isola, e non, che hanno messo le mani sulla tecnologia dei Cybody, esseri meccanici pilotabili che possono muoversi nel cosiddetto "Tempo Zero", e che mirano a usarli per le loro ambizioni di dominio. Purtroppo, per poter farli uscire dal Tempo Zero, bisogna rompere i quattro sigilli delle sacerdotesse delle isole dell'arcipelago, e Wako è una di esse. Catturata la sacerdotessa del Nord e spezzato il suo sigillo, il Tempo Zero è diventato accessibile, e le restati tre, tra cui Wako, sono il loro prossimo obiettivo, ma dovranno fare i conti contro Takuto, lo "Splendido Giovane Galattico", che con il suo Cybody Tauburn è l'unico che può opporsi al loro piano.
Tra combattimenti fra Cybody e la vita scolastica e quotidiana dei personaggi, assistiamo al progresso delle vicende dal punto di vista dei vari personaggi della serie: da Takuto, che gradualmente rivela il motivo del perché è venuto sull'isola e svela molte facce del suo carattere, da Sugata che svelerà molte sfaccettature di personalità unite a un terrificante segreto, a Wako e il rompicapo sentimentale che verrà a crearsi; ai vari membri dell'ordine (tra piani e contro-piani, cospirazioni, terremoti di posizione, la vita al di fuori dell'ordine, ecc.), di cui alla fine scopriremo l'unico membro malvagio e il suo piano, che porterà a una battaglia totale sotto il segno del detto "Il nemico di ieri è l'amico di oggi" e a un finale che... poteva finire peggio (non in senso negativo).
In ambito di personalità e caratterizzazione, la varietà, di fatto, non manca, complice un design dei personaggi molto colorato e variegato, con qualche accenno di fanservice, e una varietà di ambienti, complici gli psichedelici panorami del Tempo Zero. Anche il mecha design è all'insegna del vario, presentando modelli dall'aspetto e armamento veramente bizzarro, tra cui le dodici spade "Star Sword".
In ambito di OST, le opening non sono il massimo, mentre le ending e le insert song sono molto orecchiabili. In ambito di grafica, siamo agli standard tipici di Bones, ovvero una grande perizia tecnica e di colori.
"Star Driver", tutto sommato, mi è piaciuto, ma, a quanto pare, è una questione di gusti.
Avete mai ascoltato la voce del mondo?
Star Driver, nel caso in cui sia per voi un'occasione mancata, è una serie abbastanza sicura sul come sia possibile farlo.
Ho a lungo cercato, ultimamente, un prodotto che potesse intrattenermi, attanagliandomi il petto. I risultati sono - finalmente - stati positivi. Il segreto dell'anime sta nel gioco di ciò che è detto e ciò che non lo è. La serie, infatti, si veste di diversi strati narrativi, in cui la ricerca di un'unica macrotrama immediata, che porti avanti la storia stessa, farebbe lasciar sfiorire tutte le bellezze che Star Driver vuole seminare.
Andando con ordine, siamo su un'isola a forma di croce in cui, da generazioni, vi sono quattro sacerdotesse che governano la dimensione denominata Zero Jikan, ossia "Tempo Zero"; esse devono preservare l'ordine poiché è in esso che dimora un robot umanoide che non deve essere in alcun modo liberato. A seguito di eventi che vengono alla luce diversi anni prima dell'epoca in cui è ambientata la storia, si fa avanti un gruppo di persone riunite dall'intento di debellare le barriere che intrappolano il robot; essi per questo vanno alla ricerca delle sacerdotesse, le quali non possono abbandonare l'isola, e incappano in Wako, sacerdotessa del Sud. La quale, nel giorno precedente, ha incontrato un misterioso ragazzo arrivato da lontano, a nuoto, fino all'isola.
Taluni potrebbero chiamarlo "prodotto impazzito". Io lo definirei piuttosto un prodotto veramente interessante. Ciò su cui si costruisce la serie è una base decisamente fumosa: catapultati a bruciapelo, senza alcuna introduzione di sorta, farebbe perdere la bussola a chiunque del progetto non conosca alcun dettaglio. Il ritmo ripetitivo di una parte della storia è solo una maschera del vero canovaccio; il ciclo, lo schema fisso di cui si serve puntualmente la trama viene sfruttato per mostrare un certo tipo d'interazione tra i personaggi altrimenti non riproducibile. Tra battaglie che hanno visivamente del mirabile, scene retoriche, spezzoni narrativi intensi e comici intrecciati, la regia di Takuya Igarashi ("Soul Eater") fa lo stesso effetto, ma, in qualche modo, tale processo si manifesta con un'eleganza e un trasporto incredibili.
Nella danza a cui si presta la sceneggiatura piombano personaggi e altri escono dalla scena, quasi ciclicamente - ed è proprio questo il fenomeno che va assecondato nella giusta inquadratura. Per essere più chiaro: tra luci e arpeggi di storia non v'è un filo conduttore o una tela su cui scivolare sicuri. A dirla tutta, la sequenza degli eventi è gestita in maniera magistrale, seppur a livello contenutistico soffra dell'assenza, talvolta, di un nesso consistente che conduca da uno sviluppo della storia fino all'altro. Si deduce che quindi giudicarla negativamente per questo sarebbe poco significativo, poiché essa non ha mai lasciato trapelare l'intento di voler spiccare il volo con una narrazione fitta. Al più, la serie utilizza come proprio trampolino di lancio non la storia in sé, quanto la capacità di raccontarne una. E allo stesso tempo di intrecciarne altre dieci, di ricollegarle sullo scorrere di una e sulla fine di un'altra e, ancora, di farne germogliare una nuova sulla conclusione di quella precedente.
Sia quindi chiaro che, in fondo, la storia non rimane incompleta; si tratta solo di fare ordine, avendo preso coscienza di tutti gli elementi lanciati in campo. È per questo che suggerisco una seconda visione, col senno di poi.
Vengono disposti sulla scena di Star Driver personaggi differenti, la cui caratterizzazione va dinamicamente prendendo forme diverse, il più delle volte in maniera inaspettata, ma comunque non innaturale (e, quindi, collegata a delle vicende, talvolta psicologiche, che gli stessi personaggi hanno modo di vivere). Abbinata a una schiera numerosa di volti differenti vi è, sapientemente gestito, il gioco di regia: ciò che è detto, ciò che non è detto, ciò che viene mostrato; gli stacchi, le musiche che ci fanno scivolare da una scena all'altra, la scelta di momenti retorico-metaforici velati. Assistiamo a un uso veramente cosciente e profondo di escamotage(s) tecnico-registici che permettono di ricreare ambienti e situazioni suggestive e acute.
Per citarne un esempio, vi è la storia di Sam, narrata tramite l'espediente narrativo della cornice interna; una simil-leggenda che due personaggi si raccontano e portano avanti, e che si lega indirettamente alle vicende passate e future della storia.
O, ancora, in tutt'altra prospettiva, si potrebbero evidenziare diversi avvenimenti poco chiari, di cui si fa inizialmente fatica ad afferrare la logica, che grazie alla progressione delle differenti storie assumono in un secondo momento uno spessore maggiore, ma soprattutto un significato nuovo. Portare avanti la visione ci fa rivalutare spesso ciò che abbiamo visto addietro, rendendo maggiormente intrigante il percorso. Ci troviamo senza dubbio di fronte a un'opera complessa, i cui tasselli vanno distribuiti in nuove collocazioni con cura e attenzione dopo la visione.
Il punto più debole va individuato nei personaggi. In sostanza, in alcuni momenti la loro caratterizzazione raggiunge il grottesco: li si porta all'estremo, e oltre, quand'anche non ce n'è motivo razionale. Ciò viene controbilanciato dall'interesse che, di riflesso, altri personaggi esercitano sullo spettatore. Alcune sequenze dialogiche, che sono quindi direttamente connesse ai personaggi, hanno dell'arcano, del penetrante. Sanno essere veramente, insomma, romantiche, nell'accezione più antica del termine.
Tecnicamente non ha che da essere invidiato. Soprattutto se si conta che è una produzione appartenente all'annata del 2010. A partire dal character design di Yoshiyuki Ito ("Space Dandy", "Soul Eater", "Fullmetal Alchemist"), alle inquadrature e ai tagli della fotografia, impeccabili, fino alle musiche, tendenti all'orchestrale, di Satoru Kousaki ("Monogatari Series", "OreImo", "Lucky Star", "Haruhi Suzumiya").
L'apparato tecnico è dunque sicuro e costante, e anche la parte che accompagna quella visiva si fa - letteralmente - sentire, gradevolissima, intensissima, che raggiunge apici difficilmente replicabili con la Vocal "Monochrome". Senza la stessa sfera musicale la serie non sarebbe stata altrettanto brillante.
"Nessuno in questo mondo sconosciuto freme nell'attesa di una nuova alba. La luce, di cui la galassia ci farà risplendere, ci manterrà connessi ovunque andremo."
Si potrebbe proprio definire Star Driver una serie musicale. Un anime che, come per un musicista affermato, sia uno spartito originale e tremendamente armonioso, trasognante. Un grande brano, a cavallo tra l'onirico e il profondo, la cui incisione difficilmente andrà via dalla memoria. Anzi, il cui marchio difficilmente abbandonerà il mio petto, per rimaner in tema.
Ma quest'ultimo spezzone potrete capirlo solo intraprendendo il viaggio di venticinque episodi che è Star Driver. Così come è stato per Sam, l'infilza-calamari.
Avete mai ascoltato la voce del mondo?
Star Driver afferma, lungo la scia delle proprie scene, che solo quando ciò che vogliamo fare e ciò che dobbiamo fare coincidono riusciremo a sentire quella voce.
«Così il ragazzo si innamorò.
Proprio così. Si innamorò in modo passionale e travolgente della ragazza incontrata sulla spiaggia.»
«Che bella. Una storia d'amore, eh? Mi piacciono. Dov'è accaduto?»
«Era... Sul pianeta dei pesci. Il ragazzo era un giovane pescatore, ed il suo nome era... Che ne dici di Sam?»
«Sam. Mi piace.»
Star Driver, nel caso in cui sia per voi un'occasione mancata, è una serie abbastanza sicura sul come sia possibile farlo.
Ho a lungo cercato, ultimamente, un prodotto che potesse intrattenermi, attanagliandomi il petto. I risultati sono - finalmente - stati positivi. Il segreto dell'anime sta nel gioco di ciò che è detto e ciò che non lo è. La serie, infatti, si veste di diversi strati narrativi, in cui la ricerca di un'unica macrotrama immediata, che porti avanti la storia stessa, farebbe lasciar sfiorire tutte le bellezze che Star Driver vuole seminare.
Andando con ordine, siamo su un'isola a forma di croce in cui, da generazioni, vi sono quattro sacerdotesse che governano la dimensione denominata Zero Jikan, ossia "Tempo Zero"; esse devono preservare l'ordine poiché è in esso che dimora un robot umanoide che non deve essere in alcun modo liberato. A seguito di eventi che vengono alla luce diversi anni prima dell'epoca in cui è ambientata la storia, si fa avanti un gruppo di persone riunite dall'intento di debellare le barriere che intrappolano il robot; essi per questo vanno alla ricerca delle sacerdotesse, le quali non possono abbandonare l'isola, e incappano in Wako, sacerdotessa del Sud. La quale, nel giorno precedente, ha incontrato un misterioso ragazzo arrivato da lontano, a nuoto, fino all'isola.
Taluni potrebbero chiamarlo "prodotto impazzito". Io lo definirei piuttosto un prodotto veramente interessante. Ciò su cui si costruisce la serie è una base decisamente fumosa: catapultati a bruciapelo, senza alcuna introduzione di sorta, farebbe perdere la bussola a chiunque del progetto non conosca alcun dettaglio. Il ritmo ripetitivo di una parte della storia è solo una maschera del vero canovaccio; il ciclo, lo schema fisso di cui si serve puntualmente la trama viene sfruttato per mostrare un certo tipo d'interazione tra i personaggi altrimenti non riproducibile. Tra battaglie che hanno visivamente del mirabile, scene retoriche, spezzoni narrativi intensi e comici intrecciati, la regia di Takuya Igarashi ("Soul Eater") fa lo stesso effetto, ma, in qualche modo, tale processo si manifesta con un'eleganza e un trasporto incredibili.
Nella danza a cui si presta la sceneggiatura piombano personaggi e altri escono dalla scena, quasi ciclicamente - ed è proprio questo il fenomeno che va assecondato nella giusta inquadratura. Per essere più chiaro: tra luci e arpeggi di storia non v'è un filo conduttore o una tela su cui scivolare sicuri. A dirla tutta, la sequenza degli eventi è gestita in maniera magistrale, seppur a livello contenutistico soffra dell'assenza, talvolta, di un nesso consistente che conduca da uno sviluppo della storia fino all'altro. Si deduce che quindi giudicarla negativamente per questo sarebbe poco significativo, poiché essa non ha mai lasciato trapelare l'intento di voler spiccare il volo con una narrazione fitta. Al più, la serie utilizza come proprio trampolino di lancio non la storia in sé, quanto la capacità di raccontarne una. E allo stesso tempo di intrecciarne altre dieci, di ricollegarle sullo scorrere di una e sulla fine di un'altra e, ancora, di farne germogliare una nuova sulla conclusione di quella precedente.
Sia quindi chiaro che, in fondo, la storia non rimane incompleta; si tratta solo di fare ordine, avendo preso coscienza di tutti gli elementi lanciati in campo. È per questo che suggerisco una seconda visione, col senno di poi.
Vengono disposti sulla scena di Star Driver personaggi differenti, la cui caratterizzazione va dinamicamente prendendo forme diverse, il più delle volte in maniera inaspettata, ma comunque non innaturale (e, quindi, collegata a delle vicende, talvolta psicologiche, che gli stessi personaggi hanno modo di vivere). Abbinata a una schiera numerosa di volti differenti vi è, sapientemente gestito, il gioco di regia: ciò che è detto, ciò che non è detto, ciò che viene mostrato; gli stacchi, le musiche che ci fanno scivolare da una scena all'altra, la scelta di momenti retorico-metaforici velati. Assistiamo a un uso veramente cosciente e profondo di escamotage(s) tecnico-registici che permettono di ricreare ambienti e situazioni suggestive e acute.
Per citarne un esempio, vi è la storia di Sam, narrata tramite l'espediente narrativo della cornice interna; una simil-leggenda che due personaggi si raccontano e portano avanti, e che si lega indirettamente alle vicende passate e future della storia.
O, ancora, in tutt'altra prospettiva, si potrebbero evidenziare diversi avvenimenti poco chiari, di cui si fa inizialmente fatica ad afferrare la logica, che grazie alla progressione delle differenti storie assumono in un secondo momento uno spessore maggiore, ma soprattutto un significato nuovo. Portare avanti la visione ci fa rivalutare spesso ciò che abbiamo visto addietro, rendendo maggiormente intrigante il percorso. Ci troviamo senza dubbio di fronte a un'opera complessa, i cui tasselli vanno distribuiti in nuove collocazioni con cura e attenzione dopo la visione.
Il punto più debole va individuato nei personaggi. In sostanza, in alcuni momenti la loro caratterizzazione raggiunge il grottesco: li si porta all'estremo, e oltre, quand'anche non ce n'è motivo razionale. Ciò viene controbilanciato dall'interesse che, di riflesso, altri personaggi esercitano sullo spettatore. Alcune sequenze dialogiche, che sono quindi direttamente connesse ai personaggi, hanno dell'arcano, del penetrante. Sanno essere veramente, insomma, romantiche, nell'accezione più antica del termine.
Tecnicamente non ha che da essere invidiato. Soprattutto se si conta che è una produzione appartenente all'annata del 2010. A partire dal character design di Yoshiyuki Ito ("Space Dandy", "Soul Eater", "Fullmetal Alchemist"), alle inquadrature e ai tagli della fotografia, impeccabili, fino alle musiche, tendenti all'orchestrale, di Satoru Kousaki ("Monogatari Series", "OreImo", "Lucky Star", "Haruhi Suzumiya").
L'apparato tecnico è dunque sicuro e costante, e anche la parte che accompagna quella visiva si fa - letteralmente - sentire, gradevolissima, intensissima, che raggiunge apici difficilmente replicabili con la Vocal "Monochrome". Senza la stessa sfera musicale la serie non sarebbe stata altrettanto brillante.
"Nessuno in questo mondo sconosciuto freme nell'attesa di una nuova alba. La luce, di cui la galassia ci farà risplendere, ci manterrà connessi ovunque andremo."
Si potrebbe proprio definire Star Driver una serie musicale. Un anime che, come per un musicista affermato, sia uno spartito originale e tremendamente armonioso, trasognante. Un grande brano, a cavallo tra l'onirico e il profondo, la cui incisione difficilmente andrà via dalla memoria. Anzi, il cui marchio difficilmente abbandonerà il mio petto, per rimaner in tema.
Ma quest'ultimo spezzone potrete capirlo solo intraprendendo il viaggio di venticinque episodi che è Star Driver. Così come è stato per Sam, l'infilza-calamari.
Avete mai ascoltato la voce del mondo?
Star Driver afferma, lungo la scia delle proprie scene, che solo quando ciò che vogliamo fare e ciò che dobbiamo fare coincidono riusciremo a sentire quella voce.
«Così il ragazzo si innamorò.
Proprio così. Si innamorò in modo passionale e travolgente della ragazza incontrata sulla spiaggia.»
«Che bella. Una storia d'amore, eh? Mi piacciono. Dov'è accaduto?»
«Era... Sul pianeta dei pesci. Il ragazzo era un giovane pescatore, ed il suo nome era... Che ne dici di Sam?»
«Sam. Mi piace.»
"Star Driver" è un anime del tutto particolare, ha musiche e animazioni molto carine, ma la storia lascia un po' a desiderare: buchi nella trama alquanto scoccianti che non ti fanno capire diverse cose, protagonisti che sono stereotipati e circa tre quarti delle puntate che, almeno per me, sono risultate piuttosto noiose e pesanti da vedere, non perché non fossero gradevoli, ma perché ogni puntata era "autoconclusiva" e ripetitiva.
Inoltre, il protagonista (Takuto) è perfetto sotto ogni punto di vista: bello, buono e soprattutto super forte, il che fa perdere molto. Non viene mai spiegato perché ogni volta si trasformi con delle movenze del tutto discutibili e gli si colorino i capelli... dettagli!
Insomma, un 6/10 mi sembra anche troppo, diciamo che le ultime puntate risollevano un po' la storia, anche se non si capisce ugualmente niente!
Inoltre, il protagonista (Takuto) è perfetto sotto ogni punto di vista: bello, buono e soprattutto super forte, il che fa perdere molto. Non viene mai spiegato perché ogni volta si trasformi con delle movenze del tutto discutibili e gli si colorino i capelli... dettagli!
Insomma, un 6/10 mi sembra anche troppo, diciamo che le ultime puntate risollevano un po' la storia, anche se non si capisce ugualmente niente!
Le vicende di "Star Driver" iniziano con l'arrivo del protagonista, Takuto Tsunashi, in un'isola del sud del Giappone. Takuto ha perso l'ultimo traghetto della giornata, ma questo non gli impedisce di arrivare sull'isola... a nuoto! Ovviamente, rischia grosso e viene raccolto svenuto sulla spiaggia da due ragazzi, Wako e Sugata. I due sono amici di infanzia e non solo, sono anche fidanzati per decisione delle rispettive famiglie. Takuto inizia a frequentare la loro stessa scuola, finendo proprio nella loro classe. Wako nasconde però un segreto: è una delle quattro sacerdotesse dell'isola, i cui sigilli tengono nascosti e sigillati i Cybodies, una sorta di robot in grado di muoversi solo in una sorta di dimensione parallela dal tempo congelato. I Cybodies sono l'oggetto di studio di una misteriosa organizzazione, la "Glittering Crux". I membri di tale bislacca organizzazione vogliono tentare di portarli nel mondo reale. Inspiegabilmente, Takuto riesce a evocare e pilotarne uno, Tauburn, e con lui inizierà la sua lotta contro Crux.
"Star Driver" è un anime che definirei "esagerato e bizzarro". Basta vedere i membri di Glittering Crux: vestiti in modi improponibili, usano nomi bizzarri e hanno una sorta di codice di comportamento bislacco. All'inizio della storia tutto sembra votato al comico: non si riesce a prendere la Crux sul serio, sembrano un branco di pazzi che giocano con i robottoni. Idem per i bislacchi compagni di scuola di Takuto: c'è la ragazza sposata a un miliardario molto più vecchio di lei, la gelida e riservatissima presidente della classe, le camerierine in cosplay e così via. Ci viene presentato un cast che a tratti sfiora il comico.
E, nonostante tutto, un pizzico di serietà viene fuori sin dall'inizio. La Glittering Crux guadagna serietà nel corso delle puntate, che si susseguono in uno schema sempre uguale, che prevede iniziali scene di vita quotidiana, la comparsa di un membro della Crux che decide di sfidare Takuto e la battaglia fra i due. Nonostante tutto, la storia finisce per appassionare e non ci si annoia, anche grazie alla stramberia dei nemici stessi.
Parlando dei personaggi, i protagonisti sono senz'altro i tre ragazzi, Takuto, Wako e Sugata.
Takuto è il classico protagonista solare, tenace, ottimista, che combatte per il bene e per i più deboli. Nonostante sia molto aderente allo stereotipo classico, non risulta noioso o fastidioso. E' un personaggio positivo che desta simpatia.
Wako suscita sentimenti contrastanti. E' una ragazza gentile e relativamente matura per quanto riguarda il suo ruolo di sacerdotessa: ha accettato le limitazioni che le sono state imposte e cerca di vivere pensando alle cose positive della vita. In altri ambiti, come quello sentimentale, è più ingenua e indecisa.
Nessuno dei due ragazzi subisce un grande processo di maturazione, se non minimo.
Infine vi è Sugata, e qui iniziano i problemi. Sugata è un personaggio piatto, noioso e le cui motivazioni sfuggono. Ha poco carattere, sebbene la storia ci forzi a credere il contrario. Non mostra grande interesse per nulla, salvo poi improvvisamente manifestare intenzioni mai palesate prima, mancando però quel colpo di scena che avrebbe potuto renderlo interessante. Le sue interazioni con Wako e Takuto sono ambigue e per lo più rimane sullo sfondo.
Ironicamente, sono i comprimari a destare più interesse. Personaggi che all'inizio risultavano puramente comici si scoprono complessi e migliori di quanto ci si aspettava: alcuni di essi hanno storie interessanti che sarebbe valsa la pena approfondire. Ciò, tuttavia, non è stato fatto. Altri comprimari invece cadono rovinosamente sul finale, sprecando ottime potenzialità.
Purtroppo, il background delle vicende rimarrà fumoso fino alla fine: nessuno spiegherà mai i dettagli della storia dei Cybodies: avremo giusto qualche accenno qua e là, ma vaghissimo e per nulla soddisfacente. Verranno lanciate metafore sotto forma di fiabe e storielle, in cui si intuiscono legami e riferimenti alla trama principale, ma tutto è lasciato troppo all'interpretazione dello spettatore. A volte si parla di magia, a volte si allude ad alieni, non si ha nessuna certezza. Il triangolo amoroso che si è creato nel corso della trama fra i tre protagonisti, che poteva essere sfruttato in molti modi, rimane lì, senza una conclusione che ponga i protagonisti di fronte a scelte difficili. Il finale è privo di grande pathos, non spiega molto e non risolve i conflitti che sono stati intessuti nel corso della trama.
Tecnicamente "Star Driver" è una serie ben realizzata, con animazioni abbastanza fluide, colori sgargianti e luminosi. Il design dei mecha è abbastanza interessante, con una buona varietà. Buone anche le musiche, con molte canzoni che arricchiscono la colonna sonora, funzionale alla narrazione. Le sigle sono invece dimenticabili.
In definitiva, "Star Driver" è una serie che raggiunge la sufficienza, ma che non soddisfa appieno. E' apprezzabile l'essere riusciti a rendere credibili personaggi assurdi e bislacchi come i membri della Crux, ma molti dettagli mancanti lasciano l'amaro in bocca. Il cast principale ha delle carenze, soprattutto il personaggio di Sugata. Wako è dimenticabile, si salva solo Takuto. Nonostante tutto, assegno a questa serie un 7, anche se sarebbe più esatto dargli un 6,5. "Star Driver" è riuscita a tenermi interessata per i venticinque episodi, nonostante io non sia un'amante del genere mecha. Consiglierei "Star Driver" a chi cerca una serie leggera con personaggi bislacchi.
"Star Driver" è un anime che definirei "esagerato e bizzarro". Basta vedere i membri di Glittering Crux: vestiti in modi improponibili, usano nomi bizzarri e hanno una sorta di codice di comportamento bislacco. All'inizio della storia tutto sembra votato al comico: non si riesce a prendere la Crux sul serio, sembrano un branco di pazzi che giocano con i robottoni. Idem per i bislacchi compagni di scuola di Takuto: c'è la ragazza sposata a un miliardario molto più vecchio di lei, la gelida e riservatissima presidente della classe, le camerierine in cosplay e così via. Ci viene presentato un cast che a tratti sfiora il comico.
E, nonostante tutto, un pizzico di serietà viene fuori sin dall'inizio. La Glittering Crux guadagna serietà nel corso delle puntate, che si susseguono in uno schema sempre uguale, che prevede iniziali scene di vita quotidiana, la comparsa di un membro della Crux che decide di sfidare Takuto e la battaglia fra i due. Nonostante tutto, la storia finisce per appassionare e non ci si annoia, anche grazie alla stramberia dei nemici stessi.
Parlando dei personaggi, i protagonisti sono senz'altro i tre ragazzi, Takuto, Wako e Sugata.
Takuto è il classico protagonista solare, tenace, ottimista, che combatte per il bene e per i più deboli. Nonostante sia molto aderente allo stereotipo classico, non risulta noioso o fastidioso. E' un personaggio positivo che desta simpatia.
Wako suscita sentimenti contrastanti. E' una ragazza gentile e relativamente matura per quanto riguarda il suo ruolo di sacerdotessa: ha accettato le limitazioni che le sono state imposte e cerca di vivere pensando alle cose positive della vita. In altri ambiti, come quello sentimentale, è più ingenua e indecisa.
Nessuno dei due ragazzi subisce un grande processo di maturazione, se non minimo.
Infine vi è Sugata, e qui iniziano i problemi. Sugata è un personaggio piatto, noioso e le cui motivazioni sfuggono. Ha poco carattere, sebbene la storia ci forzi a credere il contrario. Non mostra grande interesse per nulla, salvo poi improvvisamente manifestare intenzioni mai palesate prima, mancando però quel colpo di scena che avrebbe potuto renderlo interessante. Le sue interazioni con Wako e Takuto sono ambigue e per lo più rimane sullo sfondo.
Ironicamente, sono i comprimari a destare più interesse. Personaggi che all'inizio risultavano puramente comici si scoprono complessi e migliori di quanto ci si aspettava: alcuni di essi hanno storie interessanti che sarebbe valsa la pena approfondire. Ciò, tuttavia, non è stato fatto. Altri comprimari invece cadono rovinosamente sul finale, sprecando ottime potenzialità.
Purtroppo, il background delle vicende rimarrà fumoso fino alla fine: nessuno spiegherà mai i dettagli della storia dei Cybodies: avremo giusto qualche accenno qua e là, ma vaghissimo e per nulla soddisfacente. Verranno lanciate metafore sotto forma di fiabe e storielle, in cui si intuiscono legami e riferimenti alla trama principale, ma tutto è lasciato troppo all'interpretazione dello spettatore. A volte si parla di magia, a volte si allude ad alieni, non si ha nessuna certezza. Il triangolo amoroso che si è creato nel corso della trama fra i tre protagonisti, che poteva essere sfruttato in molti modi, rimane lì, senza una conclusione che ponga i protagonisti di fronte a scelte difficili. Il finale è privo di grande pathos, non spiega molto e non risolve i conflitti che sono stati intessuti nel corso della trama.
Tecnicamente "Star Driver" è una serie ben realizzata, con animazioni abbastanza fluide, colori sgargianti e luminosi. Il design dei mecha è abbastanza interessante, con una buona varietà. Buone anche le musiche, con molte canzoni che arricchiscono la colonna sonora, funzionale alla narrazione. Le sigle sono invece dimenticabili.
In definitiva, "Star Driver" è una serie che raggiunge la sufficienza, ma che non soddisfa appieno. E' apprezzabile l'essere riusciti a rendere credibili personaggi assurdi e bislacchi come i membri della Crux, ma molti dettagli mancanti lasciano l'amaro in bocca. Il cast principale ha delle carenze, soprattutto il personaggio di Sugata. Wako è dimenticabile, si salva solo Takuto. Nonostante tutto, assegno a questa serie un 7, anche se sarebbe più esatto dargli un 6,5. "Star Driver" è riuscita a tenermi interessata per i venticinque episodi, nonostante io non sia un'amante del genere mecha. Consiglierei "Star Driver" a chi cerca una serie leggera con personaggi bislacchi.
"Star Driver" è un anime prodotto nel 2010 dallo studio Bones, di tipo mecha.
La trama
E' un'allegra giornata in un'isoletta del sud, e due dei nostri tre protagonisti si stanno godendo una passeggiata sulla spiaggia, quando una dei due sente l'odore di un ragazzo che sta morendo. Gironzolando per la spiaggia, ben presto si presenterà il nostro terzo protagonista, privo di sensi sulla riva di quella spiaggia che tanto ricorda i Caraibi. Non è l'inizio di un romanzo, bensì quello di "Star Driver", uno degli anime più "over rated" e pieni di aspettative di questa decade. Dopo aver risvegliato il nostro protagonista principale, Tsunashi Takuto, avremo il privilegio di vedere una giornata casuale dei nostri tre protagonisti, e avremo modo di capire (più o meno) perché Takuto si trovasse sulla spiaggia privo di sensi e perché soprattutto si trovasse sull'isola. Per i primi 10 minuti del primo episodio vedremo giusto qualche scena random, mentre nella seconda metà dell'episodio potremo vedere il vero fulcro dell'anime: una malvagia società segreta à la Pokèmon che sta tramando per conquistare il mondo tramite delle armi belliche chiamate "Cybody", degli speciali mecha che sono purtroppo utilizzabili in un posto ben preciso, il Tempo Zero, che si attua solo quando un Cybody viene attivato tramite l'elettroscrigno (un particolare gadget inventato da questa società, chiamata Kiraboshi, o per italianizzare "Ordine della croce scintillante") o tramite "segno", particolarità che non hanno tutti. La Kiraboshi infatti attuerà fin da subito il proprio piano, facendo vari esperimenti per attivare i Cybody. Ma ecco che interviene Takuto, che trasformandosi nella bellezza di 1 minuto e 30 secondi, ci offrirà uno dei combattimenti più corti della storia degli anime. Cari lettori, o amici che dir si voglia, questo è tutto quello che c'è da sapere di "Star Driver". Per chi non avesse ben compreso: Takuto è uno Star Driver, un guidatore di Cybody, che combatte per proteggere i deboli dalla tiranna organizzazione criminale Kiraboshi. Tutto questo viene spiegato nel primo episodio, offrendoci un generoso spoiler di tutta la serie. Dall'episodio 1, infatti, verremo sottoposti a una noiosissima routine, riassumibile in: sigla, 10 minuti di fanservice, stacchetto, combattimento contro il sottoposto della Kiraboshi, Takuto vince, ending, preview, ripeti il ciclo. E non sto scherzando. Gli elementi che compongono la trama di quest'anime sono talmente blandi che mi hanno a malapena dato la voglia di continuare a vedere quest'accozzaglia di situazioni stereotipate e simili tra loro. Ma se la situazione si fermasse solo alla ripetitività di fondo, una sufficienza magari l'anime se la prenderebbe anche. Ciò che lega dalla testa ai piedi "Star Driver" è la potenza sconfinata e inutilmente grande di Takuto, che in ogni episodio, con due parole e due mosse riuscirà a battere i nemici più forti e difficili da battere. Insomma, in quest'anime i produttori hanno puntato solo sul fare i soldi usando un fanservice di mera qualità e due o tre combattimenti con due spade laser messe in croce. Ogni speranza, poi, si va affievolendo sempre di più quando si osservano i personaggi: piatti, inutili e troppi. Alcuni appariranno per la bellezza di 5 minuti d'orologio, per poi riapparire sporadicamente nel finale come semplici comparse. E ciò che fa traboccare il vaso è proprio il finale. Consono per un anime come questo, non c'è che dire, ma sterotipatissimo e pieno, anzi, strapieno di incongruenze che lasciano lo spettatore confuso, che cerca invano di capire perché stia succedendo una determinata cosa. Zero spiegazioni, come il tempo che hanno impiegato i produttori per ideare una trama simile. Non c'è un accenno a nulla, viene dato tutto per scontato, come se lo spettatore avesse una sfera di cristallo e riuscisse a capire tutti i procedimenti più o meno complessi attuati nell'anime. La tattica che viene poi attuata dalla Kiraboshi è una delle più sconclusionate che abbia mai visto: si parte da incontri sistematici in cui il cattivo perde fino ad arrivare a upgrade - risurrezioni di vecchi Cybody distrutti che si concludono, indovinate un po', con la sconfitta del cattivo.
Lato tecnico
La trama è qualcosa d'ignobile, questo è più che assodato, ma c'è da dire che il vero punto di forza dell'anime è proprio lo stile grafico: particolare, colorato e ben strutturato. Il character design è veramente ottimo, come anche le animazioni, che si dimostrano qualche spanna in più rispetto ad altri anime di produzione 2010. Dal punto di vista sonoro invece notiamo pochissime Soundtrack, tra cui quattro brani cantati dalle quattro sacerdotesse, ripetuti fino alla nausea in ogni singolo episodio prima di un qualsiasi combattimento, in cui, ricordiamo, viene perso quasi un minuto per guardare Takuto trasformarsi. Opening ed ending sono poco ispirate ma ben disegnate. Scarni i brani delle sigle.
Commento finale
"Star Driver" è un abominio che offre valide basi per mostrarsi un ottimo, anzi, sublime anime, ma che mostra tutto il suo marciume una volta inoltrata la visione. Lo consiglio? Assolutamente no, a meno che non siate masochisti e vogliate perdere il vostro tempo guardando qualcosa che non raggiunge nemmeno la mediocrità.
Voto finale: 3.
La trama
E' un'allegra giornata in un'isoletta del sud, e due dei nostri tre protagonisti si stanno godendo una passeggiata sulla spiaggia, quando una dei due sente l'odore di un ragazzo che sta morendo. Gironzolando per la spiaggia, ben presto si presenterà il nostro terzo protagonista, privo di sensi sulla riva di quella spiaggia che tanto ricorda i Caraibi. Non è l'inizio di un romanzo, bensì quello di "Star Driver", uno degli anime più "over rated" e pieni di aspettative di questa decade. Dopo aver risvegliato il nostro protagonista principale, Tsunashi Takuto, avremo il privilegio di vedere una giornata casuale dei nostri tre protagonisti, e avremo modo di capire (più o meno) perché Takuto si trovasse sulla spiaggia privo di sensi e perché soprattutto si trovasse sull'isola. Per i primi 10 minuti del primo episodio vedremo giusto qualche scena random, mentre nella seconda metà dell'episodio potremo vedere il vero fulcro dell'anime: una malvagia società segreta à la Pokèmon che sta tramando per conquistare il mondo tramite delle armi belliche chiamate "Cybody", degli speciali mecha che sono purtroppo utilizzabili in un posto ben preciso, il Tempo Zero, che si attua solo quando un Cybody viene attivato tramite l'elettroscrigno (un particolare gadget inventato da questa società, chiamata Kiraboshi, o per italianizzare "Ordine della croce scintillante") o tramite "segno", particolarità che non hanno tutti. La Kiraboshi infatti attuerà fin da subito il proprio piano, facendo vari esperimenti per attivare i Cybody. Ma ecco che interviene Takuto, che trasformandosi nella bellezza di 1 minuto e 30 secondi, ci offrirà uno dei combattimenti più corti della storia degli anime. Cari lettori, o amici che dir si voglia, questo è tutto quello che c'è da sapere di "Star Driver". Per chi non avesse ben compreso: Takuto è uno Star Driver, un guidatore di Cybody, che combatte per proteggere i deboli dalla tiranna organizzazione criminale Kiraboshi. Tutto questo viene spiegato nel primo episodio, offrendoci un generoso spoiler di tutta la serie. Dall'episodio 1, infatti, verremo sottoposti a una noiosissima routine, riassumibile in: sigla, 10 minuti di fanservice, stacchetto, combattimento contro il sottoposto della Kiraboshi, Takuto vince, ending, preview, ripeti il ciclo. E non sto scherzando. Gli elementi che compongono la trama di quest'anime sono talmente blandi che mi hanno a malapena dato la voglia di continuare a vedere quest'accozzaglia di situazioni stereotipate e simili tra loro. Ma se la situazione si fermasse solo alla ripetitività di fondo, una sufficienza magari l'anime se la prenderebbe anche. Ciò che lega dalla testa ai piedi "Star Driver" è la potenza sconfinata e inutilmente grande di Takuto, che in ogni episodio, con due parole e due mosse riuscirà a battere i nemici più forti e difficili da battere. Insomma, in quest'anime i produttori hanno puntato solo sul fare i soldi usando un fanservice di mera qualità e due o tre combattimenti con due spade laser messe in croce. Ogni speranza, poi, si va affievolendo sempre di più quando si osservano i personaggi: piatti, inutili e troppi. Alcuni appariranno per la bellezza di 5 minuti d'orologio, per poi riapparire sporadicamente nel finale come semplici comparse. E ciò che fa traboccare il vaso è proprio il finale. Consono per un anime come questo, non c'è che dire, ma sterotipatissimo e pieno, anzi, strapieno di incongruenze che lasciano lo spettatore confuso, che cerca invano di capire perché stia succedendo una determinata cosa. Zero spiegazioni, come il tempo che hanno impiegato i produttori per ideare una trama simile. Non c'è un accenno a nulla, viene dato tutto per scontato, come se lo spettatore avesse una sfera di cristallo e riuscisse a capire tutti i procedimenti più o meno complessi attuati nell'anime. La tattica che viene poi attuata dalla Kiraboshi è una delle più sconclusionate che abbia mai visto: si parte da incontri sistematici in cui il cattivo perde fino ad arrivare a upgrade - risurrezioni di vecchi Cybody distrutti che si concludono, indovinate un po', con la sconfitta del cattivo.
Lato tecnico
La trama è qualcosa d'ignobile, questo è più che assodato, ma c'è da dire che il vero punto di forza dell'anime è proprio lo stile grafico: particolare, colorato e ben strutturato. Il character design è veramente ottimo, come anche le animazioni, che si dimostrano qualche spanna in più rispetto ad altri anime di produzione 2010. Dal punto di vista sonoro invece notiamo pochissime Soundtrack, tra cui quattro brani cantati dalle quattro sacerdotesse, ripetuti fino alla nausea in ogni singolo episodio prima di un qualsiasi combattimento, in cui, ricordiamo, viene perso quasi un minuto per guardare Takuto trasformarsi. Opening ed ending sono poco ispirate ma ben disegnate. Scarni i brani delle sigle.
Commento finale
"Star Driver" è un abominio che offre valide basi per mostrarsi un ottimo, anzi, sublime anime, ma che mostra tutto il suo marciume una volta inoltrata la visione. Lo consiglio? Assolutamente no, a meno che non siate masochisti e vogliate perdere il vostro tempo guardando qualcosa che non raggiunge nemmeno la mediocrità.
Voto finale: 3.
Riassunto della trama: Takuto, ragazzo appena trasferito, scopre che sull'isola in cui è ambientata la serie è presente una pericolosa organizzazione, intenzionata a utilizzare "potenti" robot giganti, chiamati CyBody, per i loro loschi fini. Peccato che anche il nostro protagonista possieda un CyBody personale, inizia qui la sua battaglia.
La trama è ben scritta, non c'è che dire, forse con un bicchiere di Jack Daniel's in mano, ma che dico, con una bottiglia. Infatti essa è cosi debole, priva di spiegazioni, piena di lacune e con meccaniche forzate che lascia solo un paio di domande dopo avere visto la serie: cosa sono i CyBody? Boh! Perché sono presenti solo su quest'isola? Boh! Quali sono i loschi fini dell'ordine del vattelappesca? Boh! Perché la popolazione dell'isola è suddivisa in: 1% eroe della serie, 3% sacerdotesse e 96% membri dell'ordine dei cattivi di turno? Boh! Ma usare un po' di coordinazione per vincere no? Avete presente il "si fanno avanti uno alla volta e ognuno aspetta il suo turno"? Boh!
Perché il protagonista deve sembrare necessariamente pirla quando chiama il robot da combattimento? Boh!
I disegni sono buoni, ho trovato anche le animazioni particolarmente di pregio. Il mecha design è un po' estremo, nel senso che piace o si odia alla morte.
Francamente vedere questa serie è tempo perso, si prende un 4 e non di meno solo per qualche buona idea nella realizzazione tecnica che la salvano dal 1 o dal 2. La trama affossa pesantemente quest'opera.
La trama è ben scritta, non c'è che dire, forse con un bicchiere di Jack Daniel's in mano, ma che dico, con una bottiglia. Infatti essa è cosi debole, priva di spiegazioni, piena di lacune e con meccaniche forzate che lascia solo un paio di domande dopo avere visto la serie: cosa sono i CyBody? Boh! Perché sono presenti solo su quest'isola? Boh! Quali sono i loschi fini dell'ordine del vattelappesca? Boh! Perché la popolazione dell'isola è suddivisa in: 1% eroe della serie, 3% sacerdotesse e 96% membri dell'ordine dei cattivi di turno? Boh! Ma usare un po' di coordinazione per vincere no? Avete presente il "si fanno avanti uno alla volta e ognuno aspetta il suo turno"? Boh!
Perché il protagonista deve sembrare necessariamente pirla quando chiama il robot da combattimento? Boh!
I disegni sono buoni, ho trovato anche le animazioni particolarmente di pregio. Il mecha design è un po' estremo, nel senso che piace o si odia alla morte.
Francamente vedere questa serie è tempo perso, si prende un 4 e non di meno solo per qualche buona idea nella realizzazione tecnica che la salvano dal 1 o dal 2. La trama affossa pesantemente quest'opera.
"Star Driver" per me è un bell'anime, ovvio ne ha di strada per diventare un bellissimo anime, però le basi ci sono. La cosa che mi affascina di più è l'eleganza di questo cybody tauburn visto che di solito un robot viene raffigurato come pezzo di ferraglia che mostra le sue super armi, mentre il nostro tauburn sfoggia un'eleganza non solo per la sua estetica, ma anche per i movimenti di combattimento e le pose sia quando estrae le sue armi sia dopo avere sconfitto il nemico con una posa finale accentuate da sfondi altrettanto belli. Quest'anime oltre ai combattimenti è ricco di "canti della propria giovinezza", nel senso ci sono molti personaggi secondari compreso il protagonista che hanno voglia di vivere tutte le esperienze possibile di un'adolescente (esperienze romantiche, avventure, ecc.) che sono resi più divertenti grazie "all'innocenza" dei personaggi nel mostrare i propri sentimenti. Trovo che le musiche di sottofondo siano molto carine e sono state usate in modo corretto per fare percepire allo spettatore l'intensità di quel momento cosa che non tutti gli anime fanno ed è una delle cose principali che io personalmente noto. Ho dato un 7 a quest'anime, quindi lo consiglio sicuramente senza ombra di dubbio.
Dopo avere visto il primo episodio, ero certo che "Star Driver" avesse tutte le potenzialità per essere uno di quei titoli in grado di esaltarmi. Mi aveva per certe cose ricordato Aquarion e, soprattutto, avevo intravisto l'esagerazione e insana voglia di eccedere e rompere i canoni classici del genere di Gurren Lagann. L'ambientazione sembrava avere potenzialità, così come i personaggi, tutti fortemente caratterizzati e particolari. Ho da subito amato il disinteresse totale nel volere dare realismo alle situazioni, così come il paradosso di alcune scelte che chiaramente non potevano stare in piedi se analizzate in modo razionale. Interessante e curiosa è anche la scelta di mescolare i cliché delle commedie scolastiche e quelli delle serie di robottoni, il tutto rivisto e corretto in chiave bishounen. Il primo episodio si distingue poi anche per l'eccellente impatto visivo: un bel character design, dei buoni fondali e una sorprendente computer grafica. Mi ha, onestamente, fatto rimanere a bocca aperta.
Come potete vedere, tuttavia, qualcosa non è filato liscio, visto che la mia valutazione finale si limita a una stiracchiata sufficienza.
"Star Driver" è ambientato in un'isola apparentemente insignificante, se non fosse che nasconde un segreto che la rende fondamentale per l'intero pianeta. Preservarlo tale è il compito di quattro sacerdotesse, ma le antiche tradizioni tendono a perdere di significato e le nuove generazioni sono spesso frivole ed eccessivamente ambiziose. Nasce così la Croce Scintillante, un'organizzazione che si pone come obiettivo quello di infrangere i quattro sigilli e impossessarsi, per fini personali, dell'immenso potere dell'isola. A metterle i bastoni fra le ruote è un ragazzo, salvato dall'annegamento proprio dalla sacerdotessa, che in qualche modo scoprirà di avere il potere di combattere evocando un potente robot. In tutto questo scenario buona parte del minutaggio è dedicato semplicemente alle vicende scolastiche e sentimentali dei protagonisti: le sacerdotesse sono studentesse, così come i componenti dell'organizzazione segreta e il gruppo che difende la protagonista, ovvero la sacerdotessa del Sud. Quest'ultima è fidanzata sin da bambina con quello che è uno dei ragazzi più stimati e in vista dell'istituto. Sebbene il loro sia un fidanzamento combinato, l'arrivo del terzo incomodo rende il loro rapporto più teso e vivace.
Nei primi episodi la commistione scolastica/sentimentale/robotica sembra risultare ben bilanciata, fresca e frizzante, tuttavia l'idillio si rompe abbastanza in fretta quando diventa evidente come venga riproposto dagli sceneggiatori uno schema sempre uguale a se stesso. Dopo qualche episodio quello che all'inizio mi esaltava è iniziato a diventare ripetitivo e noioso. Voglioso di qualche evento in grado di dare una svolta, trovo invece nuovi personaggi più o meno azzeccati, ai quali viene dedicato in genere un intero episodio di approfondimento. Sfortunatamente, anche i più interessanti, tornano alla fine all'anonimato dal quale erano temporaneamente emersi. La realtà è che sia l'aspetto sentimentale sia quello legato alla trama vera e propria faticano a decollare e ci troviamo di fronte, praticamente fino agli ultimi episodi, a un continuo balletto che alla fine crea ben pochi momenti di reale interesse. "Star Driver" mostra potenzialità in quasi ogni episodio, tuttavia queste vengono lasciate inespresse e si preferisce il solito schema che vede gli ultimi cinque minuti occupati da uno scontro sempre uguale. Paradossalmente "Star Driver", nel suo essere eccentrico, ha paura d'osare e spingersi oltre.
E pensare che la fine risulta carina e intensa. Vedere un ultimo episodio così azzeccato ha fatto innalzare ulteriormente il mio rammarico: perché non ce ne sono stati altri così coinvolgenti? A dire il vero verso la fine c'è un'altra puntata estremamente interessante e a suo modo geniale, ovvero quella della rappresentazione teatrale, che è sicuramente la più esplicativa dell'intera serie. Si tratta tuttavia di casi isolati, per il resto ci viene proposta sempre la stessa minestra e il suo sapore, seppur delizioso all'inizio, finisce per stufare.
Alla fine "Star Driver" rimane un prodotto ben realizzato, con alcuni personaggi interessanti, con una trama che rimane inespressa e che perde per strada troppi pezzi, scordati o volutamente omessi. Non posso che pensare a "Star Driver" con un po' di rammarico per quella che ritengo essere un'imperdonabile occasione sprecata. Peccato.
Come potete vedere, tuttavia, qualcosa non è filato liscio, visto che la mia valutazione finale si limita a una stiracchiata sufficienza.
"Star Driver" è ambientato in un'isola apparentemente insignificante, se non fosse che nasconde un segreto che la rende fondamentale per l'intero pianeta. Preservarlo tale è il compito di quattro sacerdotesse, ma le antiche tradizioni tendono a perdere di significato e le nuove generazioni sono spesso frivole ed eccessivamente ambiziose. Nasce così la Croce Scintillante, un'organizzazione che si pone come obiettivo quello di infrangere i quattro sigilli e impossessarsi, per fini personali, dell'immenso potere dell'isola. A metterle i bastoni fra le ruote è un ragazzo, salvato dall'annegamento proprio dalla sacerdotessa, che in qualche modo scoprirà di avere il potere di combattere evocando un potente robot. In tutto questo scenario buona parte del minutaggio è dedicato semplicemente alle vicende scolastiche e sentimentali dei protagonisti: le sacerdotesse sono studentesse, così come i componenti dell'organizzazione segreta e il gruppo che difende la protagonista, ovvero la sacerdotessa del Sud. Quest'ultima è fidanzata sin da bambina con quello che è uno dei ragazzi più stimati e in vista dell'istituto. Sebbene il loro sia un fidanzamento combinato, l'arrivo del terzo incomodo rende il loro rapporto più teso e vivace.
Nei primi episodi la commistione scolastica/sentimentale/robotica sembra risultare ben bilanciata, fresca e frizzante, tuttavia l'idillio si rompe abbastanza in fretta quando diventa evidente come venga riproposto dagli sceneggiatori uno schema sempre uguale a se stesso. Dopo qualche episodio quello che all'inizio mi esaltava è iniziato a diventare ripetitivo e noioso. Voglioso di qualche evento in grado di dare una svolta, trovo invece nuovi personaggi più o meno azzeccati, ai quali viene dedicato in genere un intero episodio di approfondimento. Sfortunatamente, anche i più interessanti, tornano alla fine all'anonimato dal quale erano temporaneamente emersi. La realtà è che sia l'aspetto sentimentale sia quello legato alla trama vera e propria faticano a decollare e ci troviamo di fronte, praticamente fino agli ultimi episodi, a un continuo balletto che alla fine crea ben pochi momenti di reale interesse. "Star Driver" mostra potenzialità in quasi ogni episodio, tuttavia queste vengono lasciate inespresse e si preferisce il solito schema che vede gli ultimi cinque minuti occupati da uno scontro sempre uguale. Paradossalmente "Star Driver", nel suo essere eccentrico, ha paura d'osare e spingersi oltre.
E pensare che la fine risulta carina e intensa. Vedere un ultimo episodio così azzeccato ha fatto innalzare ulteriormente il mio rammarico: perché non ce ne sono stati altri così coinvolgenti? A dire il vero verso la fine c'è un'altra puntata estremamente interessante e a suo modo geniale, ovvero quella della rappresentazione teatrale, che è sicuramente la più esplicativa dell'intera serie. Si tratta tuttavia di casi isolati, per il resto ci viene proposta sempre la stessa minestra e il suo sapore, seppur delizioso all'inizio, finisce per stufare.
Alla fine "Star Driver" rimane un prodotto ben realizzato, con alcuni personaggi interessanti, con una trama che rimane inespressa e che perde per strada troppi pezzi, scordati o volutamente omessi. Non posso che pensare a "Star Driver" con un po' di rammarico per quella che ritengo essere un'imperdonabile occasione sprecata. Peccato.
Takuto, ragazzo di quindici anni, si trasferisce in un isola del sud del Giappone, l' Isola della Croce del Sud. Diventerà ben presto popolare nella scuola del posto, e stringerà amicizia soprattutto con Sugata, membro di un antico casato, e con Wako, una delle sacerdotesse dell' isola, promessi sposi.
L' isola però non è tranquilla come sembra. Essa infatti ospita l' organizzazione segreta nominata Croce Scintillante, mirante a spezzare i sigilli delle quattro sacerdotesse in modo da liberare il potere dei Cybody, colossali robot da combattimenti, nel mondo reale, essendo relegato ad una dimensione parallela nominata Tempo Zero. Quello che né l' organizzazione né nessun altro poteva aspettarsi però è che anche Takuto sia uno Star Driver, ossia un pilota di Cybody.
Mi avvicinai a Star Driver forte di una forte astinenza di robottoni, che magari alla lunga stancano, ma prima o poi te ne torna la voglia. A convincermi definitivamente a seguire la serie è stato uno sguardo fugace ad una scena di combattimento, che come tutte si svolge nel Tempo Zero, il cui aspetto richiama molto quello dello scontro finale di Tengen Toppa Gurren-Lagann. Ma proprio i combattimenti sono la parte più ambigua della produzione. Perché se da un lato sono animati magistralmente e sono piuttosto spettacolari, dall' altro il loro svolgimento a lungo andare diventa piuttosto deludente. Il problema principale è che Tauburn (il Cybody di Takuto) è fin troppo potente. Il 90% dei combattimenti viene risolto nel giro di pochi minuti, e spesso usando il solito colpo finale (questa del colpo finale diventerà un problema ancor più grosso nella seconda metà dell' anime, in cui TUTTI i combattimenti vengono risolti da un unico colpo infallibile, che onestamente fa pensare"Allora perché non lo usi subito?", anche se già così certi scontri finiscono prima che uno se ne renda conto. Tanto figuriamoci se qualcuno lo schiverà!). Anche quando apparentemente il nemico è più forte, in media non ci vorrà più di un colpo subito che Takuto ribalterà la situazione quasi miracolosamente. E dove non arriva la sua abilità ci pensano botte di culo spaventose (come nemici che si intralciano). Onestamente pur di avere un pò di varietà ho fatto anche il tifo per i cattivi.
Comunque, a dispetto di tutto ciò, i combattimenti non sono del tutto noiosi. C' è sempre la curiosità di vedere quale sarà il prossimo Cybody a sfidarlo, e quale sia la sua tecnica peculiare. In tal senso l' anime è davvero prolifero, contando anche una discreta originalità nel design dei mecha, che per certi versi richiamano uno stile piuttosto retrò, e certe volte il risultato va anche oltre, con risultati decisamente "insoliti" (basti vedere proprio Tauburn. Cos' è? Un dandy-pirata-spadaccino-drag queen (quelle scarpe sono sospette) ?).
L' altra metà dell' anime, che poi è quella più corposa, è quella riguardante le interazioni trai personaggi, che si dividono tra i canoni della commedia scolastica e le discussioni e i piani dei membri della Croce Scintillante. E anche qui l' ambiguità regna sovrana! E non solo perché buona parte del cast è costantemente allupata (d' altronde hanno 15 anni a testa, pieno risveglio ormonale). Ambiguo perché qui c' è il più grande mescolarsi tra buoni e cattivi che abbia mai visto. I membri della Croce Scintillante sono compagni di scuola di Takuto & co., quindi passano dal chiacchierare amorevolmente allo scannarsi a bordo dei robot. Cosa che crea uno dei principali buchi narrativi dell' anime: se tutti sanno chi sia Takuto e dove abiti, perché, a dispetto di tutti i robot che gli distrugge, non vanno là scannarlo nel sonno?
D' altronde neanche i buoni brillano per intelligenza. Takuto sembra ignorare del tutto il fatto che già dalla prima puntata sappia benissimo dove si trovi la base dei nemici.
Comunque gli scambi tra i personaggi devo dire che sono abbastanza originali rispetto ad altri prodotti simili. Pur essendoci la solita dose oscena di rossori, parlano tra di loro molto più francamente di quanto non mi aspettassi, e tutto sommato il cast si rivela molto interessante, specie considerando la quantità di individui da trattare (quasi tutti, tra buoni e cattivi, hanno il loro approfondimento). Certo alla lunga ho avuto l' impressione che ne risentissero un pò i protagonisti, la cui caratterizzazione è comunque valida. Ma è ancora Takuto il problema. Anche se alla fine il suo passato ci è stato svelato a pezzetti e bocconi, ci sono ancora molte questioni poco chiare o del tutto non trattate (come da dove venga quel fottuto Tauburn. O anche tutti gli altri Cybody, visto che sulla loro origine non c' è mezzo accenno).
A dare però il colpo finale ad una trama che per quanto bucherellata reggeva molto bene è il finale. Che non c'è. E' il terzo anime di fila che vedo che ha un finale intempestivo e per nulla soddisfacente. La battaglia si conclude decentemente, ma dopo? Cosa succede dopo?! Mi spiace tirarlo ancora in ballo, ma proprio Gurren-Lagann fece di molto meglio in tal senso.
Ho accennato che le battaglie sono animate magistralmente, ed è così. Dal punto di vista tecnico e artistico rappresentano senza il minimo dubbio la parte meglio riuscita della produzione, almeno dal punto di vista visivo (anche se soffrono molto del riciclo delle sequenze imprescindibili, come l' entrata in scena dei mecha e il colpo finale). Non che il resto sia fatto male, anzi. Le animazioni "quotidiane" sono buone, con dei picchi notevoli in certe sequenze (in particolare quando un certo personaggio sta sotto la pioggia). Il disegno dei personaggi, rispetto a quello dei mecha, è forse un pò troppo tradizionale, ma alla fin fine è molto efficace (e di certo contro bilancia le divise della Croce Scintillante). Un' unica domanda: ma perché tutto quel rosa nella scuola?
Molto valido il comparto sonoro, con musiche decisamente sopra la media, e a risaltare sono le canzoni che spesso preludono agli scontri (forse ripetitive, ma per fortuna prima che una venga a noia ne subentra un' altra).
Star Driver è una serie piacevolissima, che si lascia guardare senza troppi problemi. A dispetto dei diversi buchi narrativi e una certa ripetitività negli scontri la noia non ha mai fatto capolino. La sua originalità lo rende consigliabile anche a chi cerchi qualcosa di leggermente diverso dal solito, e in tal senso la serie soddisfa pienamente.
Voto: 8
L' isola però non è tranquilla come sembra. Essa infatti ospita l' organizzazione segreta nominata Croce Scintillante, mirante a spezzare i sigilli delle quattro sacerdotesse in modo da liberare il potere dei Cybody, colossali robot da combattimenti, nel mondo reale, essendo relegato ad una dimensione parallela nominata Tempo Zero. Quello che né l' organizzazione né nessun altro poteva aspettarsi però è che anche Takuto sia uno Star Driver, ossia un pilota di Cybody.
Mi avvicinai a Star Driver forte di una forte astinenza di robottoni, che magari alla lunga stancano, ma prima o poi te ne torna la voglia. A convincermi definitivamente a seguire la serie è stato uno sguardo fugace ad una scena di combattimento, che come tutte si svolge nel Tempo Zero, il cui aspetto richiama molto quello dello scontro finale di Tengen Toppa Gurren-Lagann. Ma proprio i combattimenti sono la parte più ambigua della produzione. Perché se da un lato sono animati magistralmente e sono piuttosto spettacolari, dall' altro il loro svolgimento a lungo andare diventa piuttosto deludente. Il problema principale è che Tauburn (il Cybody di Takuto) è fin troppo potente. Il 90% dei combattimenti viene risolto nel giro di pochi minuti, e spesso usando il solito colpo finale (questa del colpo finale diventerà un problema ancor più grosso nella seconda metà dell' anime, in cui TUTTI i combattimenti vengono risolti da un unico colpo infallibile, che onestamente fa pensare"Allora perché non lo usi subito?", anche se già così certi scontri finiscono prima che uno se ne renda conto. Tanto figuriamoci se qualcuno lo schiverà!). Anche quando apparentemente il nemico è più forte, in media non ci vorrà più di un colpo subito che Takuto ribalterà la situazione quasi miracolosamente. E dove non arriva la sua abilità ci pensano botte di culo spaventose (come nemici che si intralciano). Onestamente pur di avere un pò di varietà ho fatto anche il tifo per i cattivi.
Comunque, a dispetto di tutto ciò, i combattimenti non sono del tutto noiosi. C' è sempre la curiosità di vedere quale sarà il prossimo Cybody a sfidarlo, e quale sia la sua tecnica peculiare. In tal senso l' anime è davvero prolifero, contando anche una discreta originalità nel design dei mecha, che per certi versi richiamano uno stile piuttosto retrò, e certe volte il risultato va anche oltre, con risultati decisamente "insoliti" (basti vedere proprio Tauburn. Cos' è? Un dandy-pirata-spadaccino-drag queen (quelle scarpe sono sospette) ?).
L' altra metà dell' anime, che poi è quella più corposa, è quella riguardante le interazioni trai personaggi, che si dividono tra i canoni della commedia scolastica e le discussioni e i piani dei membri della Croce Scintillante. E anche qui l' ambiguità regna sovrana! E non solo perché buona parte del cast è costantemente allupata (d' altronde hanno 15 anni a testa, pieno risveglio ormonale). Ambiguo perché qui c' è il più grande mescolarsi tra buoni e cattivi che abbia mai visto. I membri della Croce Scintillante sono compagni di scuola di Takuto & co., quindi passano dal chiacchierare amorevolmente allo scannarsi a bordo dei robot. Cosa che crea uno dei principali buchi narrativi dell' anime: se tutti sanno chi sia Takuto e dove abiti, perché, a dispetto di tutti i robot che gli distrugge, non vanno là scannarlo nel sonno?
D' altronde neanche i buoni brillano per intelligenza. Takuto sembra ignorare del tutto il fatto che già dalla prima puntata sappia benissimo dove si trovi la base dei nemici.
Comunque gli scambi tra i personaggi devo dire che sono abbastanza originali rispetto ad altri prodotti simili. Pur essendoci la solita dose oscena di rossori, parlano tra di loro molto più francamente di quanto non mi aspettassi, e tutto sommato il cast si rivela molto interessante, specie considerando la quantità di individui da trattare (quasi tutti, tra buoni e cattivi, hanno il loro approfondimento). Certo alla lunga ho avuto l' impressione che ne risentissero un pò i protagonisti, la cui caratterizzazione è comunque valida. Ma è ancora Takuto il problema. Anche se alla fine il suo passato ci è stato svelato a pezzetti e bocconi, ci sono ancora molte questioni poco chiare o del tutto non trattate (come da dove venga quel fottuto Tauburn. O anche tutti gli altri Cybody, visto che sulla loro origine non c' è mezzo accenno).
A dare però il colpo finale ad una trama che per quanto bucherellata reggeva molto bene è il finale. Che non c'è. E' il terzo anime di fila che vedo che ha un finale intempestivo e per nulla soddisfacente. La battaglia si conclude decentemente, ma dopo? Cosa succede dopo?! Mi spiace tirarlo ancora in ballo, ma proprio Gurren-Lagann fece di molto meglio in tal senso.
Ho accennato che le battaglie sono animate magistralmente, ed è così. Dal punto di vista tecnico e artistico rappresentano senza il minimo dubbio la parte meglio riuscita della produzione, almeno dal punto di vista visivo (anche se soffrono molto del riciclo delle sequenze imprescindibili, come l' entrata in scena dei mecha e il colpo finale). Non che il resto sia fatto male, anzi. Le animazioni "quotidiane" sono buone, con dei picchi notevoli in certe sequenze (in particolare quando un certo personaggio sta sotto la pioggia). Il disegno dei personaggi, rispetto a quello dei mecha, è forse un pò troppo tradizionale, ma alla fin fine è molto efficace (e di certo contro bilancia le divise della Croce Scintillante). Un' unica domanda: ma perché tutto quel rosa nella scuola?
Molto valido il comparto sonoro, con musiche decisamente sopra la media, e a risaltare sono le canzoni che spesso preludono agli scontri (forse ripetitive, ma per fortuna prima che una venga a noia ne subentra un' altra).
Star Driver è una serie piacevolissima, che si lascia guardare senza troppi problemi. A dispetto dei diversi buchi narrativi e una certa ripetitività negli scontri la noia non ha mai fatto capolino. La sua originalità lo rende consigliabile anche a chi cerchi qualcosa di leggermente diverso dal solito, e in tal senso la serie soddisfa pienamente.
Voto: 8
Ho iniziato a vedere quest'anime pensando di passare solo il tempo, senza aspettarmi chissà cosa e devo ammettere che la prima puntata ti lascia perplesso perché il robot difensore è vestito in modo tale da sembrare il Re Sole e il protagonista, quando si trasforma, appare quasi come un attore da palcoscenico.
Tuttavia, superata questa prima fase ci si rende subito conto che la trama è molto interessante, i personaggi ben strutturati così come la loro caratterizzazione e storia passata. L'anime inganna inizialmente lo spettatore facendo credere di essere uno delle solite opere con la classica ragazza svampita e ricca, con quella timida ecc... ed invece no, è solo apparenza e ne rimani piacevolmente colpito attirando sempre di più a guardarlo.
I disegni sono ben fatti e col proseguire della storia capisci bene perché Lui (il protagonista) è lo "splendido", non per bellezza, ma per carattere che risplende.
Una nota di merito ai disegni e soprattutto alle OST veramente belle, le 2 canzoni di OP e le 2 di ED e soprattutto le 4 canzoni delle relative Sacerdotesse, una più bella dell'altra (anche le ragazze ovvio).
Questo anime merita un 8,5, ma non gli do di più perchèéla bellissima Wako (una delle poche ragazze coi capelli corti biondi che veramente mi piaccia negli anime) non mi soddisfa con una scelta, in ogni caso è un grande anime con una grande OST da avere.
Tuttavia, superata questa prima fase ci si rende subito conto che la trama è molto interessante, i personaggi ben strutturati così come la loro caratterizzazione e storia passata. L'anime inganna inizialmente lo spettatore facendo credere di essere uno delle solite opere con la classica ragazza svampita e ricca, con quella timida ecc... ed invece no, è solo apparenza e ne rimani piacevolmente colpito attirando sempre di più a guardarlo.
I disegni sono ben fatti e col proseguire della storia capisci bene perché Lui (il protagonista) è lo "splendido", non per bellezza, ma per carattere che risplende.
Una nota di merito ai disegni e soprattutto alle OST veramente belle, le 2 canzoni di OP e le 2 di ED e soprattutto le 4 canzoni delle relative Sacerdotesse, una più bella dell'altra (anche le ragazze ovvio).
Questo anime merita un 8,5, ma non gli do di più perchèéla bellissima Wako (una delle poche ragazze coi capelli corti biondi che veramente mi piaccia negli anime) non mi soddisfa con una scelta, in ogni caso è un grande anime con una grande OST da avere.
Non sapevo come prenderlo inizialmente, se in modo serio o alla leggera. Beh, dal secondo episodio ho capito che bisogna prenderlo abbastanza alla leggera.
La storia parla di Takuto, un giovane ragazzo che arriva a nuoto su un'isola per frequentare una scuola e ritrovare suo padre. Qui incontra anche Sugata e Wako, una delle 4 sacerdotesse dell'isola.
Su quest'isola c'è anche un'organizzazione che cerca di rompere i sigilli delle 4 sacerdotesse per liberare un mecha gigante (scusate se non mi ricordo il nome...)
I disegni sono molto carini e l'animazione è stupenda (mi è piaciuta particolarmente le parte a line-art dell'ultimo episodio) e anche i sottofondi musicali sono orecchiabili, anche se secondo me alcuni sono messi al posto sbagliato. Per esempio, io nelle prime due scene non avrei messo quelle musichette di sottofondo.
Una cosa particolare di questo anime è la sigla: non si sa mai quando c'è, basta pensare che nel primo episodio compare solamente dopo 11 minuti dall'inizio dell'anime.
Il chara design secondo me è molto bello.
L'unica cosa che mi ha lasciata interdetta è che sembra un misto tra anime mecha-maho-shoujo, cioè, si trasforma con i giochi di luce.
Ecco, bisogna prima vedere un po' come prenderlo, ma sicuramente si guarda in modo abbastanza leggero (anche perché la trama praticamente si fa sentire solo gli ultimi 4 episodi).
Comunque è un anime molto carino a cui do un 7, perché non mi ha particolarmente emozionata ma non è da buttare.
La storia parla di Takuto, un giovane ragazzo che arriva a nuoto su un'isola per frequentare una scuola e ritrovare suo padre. Qui incontra anche Sugata e Wako, una delle 4 sacerdotesse dell'isola.
Su quest'isola c'è anche un'organizzazione che cerca di rompere i sigilli delle 4 sacerdotesse per liberare un mecha gigante (scusate se non mi ricordo il nome...)
I disegni sono molto carini e l'animazione è stupenda (mi è piaciuta particolarmente le parte a line-art dell'ultimo episodio) e anche i sottofondi musicali sono orecchiabili, anche se secondo me alcuni sono messi al posto sbagliato. Per esempio, io nelle prime due scene non avrei messo quelle musichette di sottofondo.
Una cosa particolare di questo anime è la sigla: non si sa mai quando c'è, basta pensare che nel primo episodio compare solamente dopo 11 minuti dall'inizio dell'anime.
Il chara design secondo me è molto bello.
L'unica cosa che mi ha lasciata interdetta è che sembra un misto tra anime mecha-maho-shoujo, cioè, si trasforma con i giochi di luce.
Ecco, bisogna prima vedere un po' come prenderlo, ma sicuramente si guarda in modo abbastanza leggero (anche perché la trama praticamente si fa sentire solo gli ultimi 4 episodi).
Comunque è un anime molto carino a cui do un 7, perché non mi ha particolarmente emozionata ma non è da buttare.
Nato dalla magica mente di Yoji Enokido, sceneggiatore visionario che ha al suo attivo serie del calibro di Neon Genesis Evangelion e Sailor Moon, tanto per dire due nomi a caso, si nota subito il tratto tra il "Louis XIV" e il "burlesque" che, come un caniche schizofrenico, insegue sia il design dei personaggi (che ovviamente strizza l'occhio ad un sano yaoi) sia per quanto riguarda i mecha. Per un purista cresciuto a pane e Go Nagai o marmellata e Gundam, di certo tutto ciò potrebbe sembrare un vero affronto, ma se si intendono i robottoni non come "mezzi di combattimento" ma esseri viventi - cosa che alla fine della fiera risulta poi non così tanto falso - allora le linee curve che li caratterizzano assumono un proprio perché.
L'anime si divide in due tranche distinte: vita scolastica e combattimenti nel TEMPO ZERO. Inutile dire che la trama si svolge praticamente tutta a scuola e i combattimenti che avvengono nel "tempo zero" si risolvono in "tempo zero" - giusto due cosette e il protagonista vince subito.
Il protagonista è mister "so' bello e so' pure impossibile" ma la sua perfezione fa parte della trama e quindi giustificabile, oltre al fatto che non è di certo il primo (né l'ultimo) nella storia degli Anime, e c'è anche il suo antagonista/migliore amico e la tipa da conquistare.
La storia si presenta bene, idee nuove, originali, sebbene su dei supposti cliché per non spaventare troppo lo spettatore, e si dipana fin troppo lentamente, almeno fino a metà, per poi subire un'accelerazione che non si frenerà più fino al finale, frettoloso e poco (anzi pochissimo) esplicativo, ma ben lungi dall'essere aperto ad una seconda serie. Purtroppo il prodotto è stato evidentemente un flop che prevedeva una serie lunghissima - non si spiegherebbero altrimenti gli svariati punti interrogativi seminati per 20 episodi e dimenticati via via e mai spiegati, uno su tutti: la provenienza del mecha del protagonista - ma che ha dato solo il tempo di vendere il gioco su Nintendo DS (una specie di sim-dating) che si presta alla trama ma che fa vedere di come, in effetti, tutto fosse "in funzione" di vendere il suddetto videogioco.
Il resto è perfetto. Lo studio BONES che lo ha curato si fa vedere in tutto il proprio splendore, inoltre ogni aspetto è talmente ben curato che ogni personaggio ha una sua storia e una sua caratteristica, forse solo la protagonista principale appare una comparsa, disegnata da linee a mio avviso troppo semplici e sopratutto quei due ciuffetti a sinistra sono orribili, antiestetici, e che me l'hanno fatta odiare.
Un anime "raté", tanto per restare in tema, che si mette nel calderone insieme agli altri ma che non si merita di cadere nell'oblio per le sue idee e la sua aria nuova (ma che viene dal passato) e non pesca nel solito trito e ritrito pastiche tra magia, mitologia e tecnologia, ma che cerca di mettere l'incognito dell'immaginario creato per l'occasione sul piatto e tenta di darne una risposta ragionata e senza teorie assurde o altisonanti. Tutto almeno fino al finale, che è da dimenticare e non fa giustizia all'anime.
L'anime si divide in due tranche distinte: vita scolastica e combattimenti nel TEMPO ZERO. Inutile dire che la trama si svolge praticamente tutta a scuola e i combattimenti che avvengono nel "tempo zero" si risolvono in "tempo zero" - giusto due cosette e il protagonista vince subito.
Il protagonista è mister "so' bello e so' pure impossibile" ma la sua perfezione fa parte della trama e quindi giustificabile, oltre al fatto che non è di certo il primo (né l'ultimo) nella storia degli Anime, e c'è anche il suo antagonista/migliore amico e la tipa da conquistare.
La storia si presenta bene, idee nuove, originali, sebbene su dei supposti cliché per non spaventare troppo lo spettatore, e si dipana fin troppo lentamente, almeno fino a metà, per poi subire un'accelerazione che non si frenerà più fino al finale, frettoloso e poco (anzi pochissimo) esplicativo, ma ben lungi dall'essere aperto ad una seconda serie. Purtroppo il prodotto è stato evidentemente un flop che prevedeva una serie lunghissima - non si spiegherebbero altrimenti gli svariati punti interrogativi seminati per 20 episodi e dimenticati via via e mai spiegati, uno su tutti: la provenienza del mecha del protagonista - ma che ha dato solo il tempo di vendere il gioco su Nintendo DS (una specie di sim-dating) che si presta alla trama ma che fa vedere di come, in effetti, tutto fosse "in funzione" di vendere il suddetto videogioco.
Il resto è perfetto. Lo studio BONES che lo ha curato si fa vedere in tutto il proprio splendore, inoltre ogni aspetto è talmente ben curato che ogni personaggio ha una sua storia e una sua caratteristica, forse solo la protagonista principale appare una comparsa, disegnata da linee a mio avviso troppo semplici e sopratutto quei due ciuffetti a sinistra sono orribili, antiestetici, e che me l'hanno fatta odiare.
Un anime "raté", tanto per restare in tema, che si mette nel calderone insieme agli altri ma che non si merita di cadere nell'oblio per le sue idee e la sua aria nuova (ma che viene dal passato) e non pesca nel solito trito e ritrito pastiche tra magia, mitologia e tecnologia, ma che cerca di mettere l'incognito dell'immaginario creato per l'occasione sul piatto e tenta di darne una risposta ragionata e senza teorie assurde o altisonanti. Tutto almeno fino al finale, che è da dimenticare e non fa giustizia all'anime.
Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler
Per una volta eviterò di dilungarmi a raccontarvi la trama (che altre recensioni penso riassumano già in modo ben più che opportuno), per passare ad elencare i vari motivi per cui reputo questo anime un gran delusione - a tratti, a mio avviso, al limite della trollata.
IL PROTAGONISTA
Innanzitutto penso sia bene partire dal protagonista della serie, un ragazzo di nome Takuto, classico eroe della situazione: bello, popolare, pieno di ragazze e ovviamente capace di combattere ad un livello spropositato. Fin qui si starebbe nella più classica visione, se non fosse per il fatto che in tutti e 25 gli episodi, Takuto non viene battuto nemmeno una volta, concludendo gli scontri nel giro di una manciata di mosse (stiamo sulla media delle tre-quattro anche con avversari di livello alto). Il frangente più lungo in cui si trova in difficoltà è sostanzialmente lungo 10 minuti. A questo aggiungiamoci pure i continui power-up, il fatto che esso riesca a battere ogni volta i nemici senza ucciderli o ferirli e che ogni volta entri in scena autodefinendosi "fighetto galattico" (ommioddio!) e la frittata è fatta insomma.
I COMBATTIMENTI
Mancano a mio avviso del giusto mordente che il genere mecha richiederebbe. Iniziano per gran parte della serie solo dopo delle lunghissime presentazioni (del tipo di Gundam Seed Destiny, ma anche più lunghe), per poi concludersi sostanzialmente in uno scontro frontale dopo 2 mosse (ogni tanto Takuto sfodera un'arma più potente...).
Non si capisce in tutto questo né perché la tattica più semplice, ovvero affrontarlo in sovrannumero, sia presa in considerazione solo alla fine né perché solo il boss finale usi due spade.
I NEMICI
Avrei potuto mettere la sezione abbinata a quella dei combattimenti, ma penso sia meglio trattare la cosa in separata sede.
Molto "romantica" l'idea dell'organizzazione e del loro abbigliamento (fa molto vecchi anime... anche se resta il mistero del perché tutti pur portando una semplice maschera 2x2 - che per inciso non copre nulla - non si riconoscano tra loro), ed alla fine molti dei driver nemici sono anche più interessanti dei personaggi principali. Peccato che non siano sfruttati a dovere.
Nemici dalla tattica nulla, sorprendentemente deboli negli scontri diretti anche quando sulla carta dovrebbero fare a polpette il protagonista. Non scorderò mai la tipa in grado di abbattere con un pugno il 90% dei nemici e i restanti con due pugni, ed ovviamente Takuto ne becca tre senza battere ciglio.
COMPARTO TECNICO
Musiche di buona fattura a tratti (le canzoni delle sacerdotesse), intervallate con altre piuttosto standard.
Graficamente il design dei mecha non è esaltante, anzi risente forse dello stile un po' deformato (il mecha del protagonista penso che sia uno dei più brutti che abbia mai visto, pure uno Zaku è più bello). Per il resto è un trionfo di scintillii ed esplosioni nei combattimenti.
GIUDIZIO FINALE
Un anime molto dimenticabile a mio avviso, nato forse per fare dello spirito revival la sua colonna portante ma che finisce per implodere su di esso, vittima sopratutto della sua mediocrità per quanto riguarda dei fattori chiave nell'animazione moderna, come lo spessore dei personaggi e la storia.
Lieve risollevamento nella parte finale, ma mai una volta che risulti incisivo. Banale, sopratutto quando tenta di propinare filosofia spiccia, purtroppo molto sulla scia di Gurren Lagann.
Per una volta eviterò di dilungarmi a raccontarvi la trama (che altre recensioni penso riassumano già in modo ben più che opportuno), per passare ad elencare i vari motivi per cui reputo questo anime un gran delusione - a tratti, a mio avviso, al limite della trollata.
IL PROTAGONISTA
Innanzitutto penso sia bene partire dal protagonista della serie, un ragazzo di nome Takuto, classico eroe della situazione: bello, popolare, pieno di ragazze e ovviamente capace di combattere ad un livello spropositato. Fin qui si starebbe nella più classica visione, se non fosse per il fatto che in tutti e 25 gli episodi, Takuto non viene battuto nemmeno una volta, concludendo gli scontri nel giro di una manciata di mosse (stiamo sulla media delle tre-quattro anche con avversari di livello alto). Il frangente più lungo in cui si trova in difficoltà è sostanzialmente lungo 10 minuti. A questo aggiungiamoci pure i continui power-up, il fatto che esso riesca a battere ogni volta i nemici senza ucciderli o ferirli e che ogni volta entri in scena autodefinendosi "fighetto galattico" (ommioddio!) e la frittata è fatta insomma.
I COMBATTIMENTI
Mancano a mio avviso del giusto mordente che il genere mecha richiederebbe. Iniziano per gran parte della serie solo dopo delle lunghissime presentazioni (del tipo di Gundam Seed Destiny, ma anche più lunghe), per poi concludersi sostanzialmente in uno scontro frontale dopo 2 mosse (ogni tanto Takuto sfodera un'arma più potente...).
Non si capisce in tutto questo né perché la tattica più semplice, ovvero affrontarlo in sovrannumero, sia presa in considerazione solo alla fine né perché solo il boss finale usi due spade.
I NEMICI
Avrei potuto mettere la sezione abbinata a quella dei combattimenti, ma penso sia meglio trattare la cosa in separata sede.
Molto "romantica" l'idea dell'organizzazione e del loro abbigliamento (fa molto vecchi anime... anche se resta il mistero del perché tutti pur portando una semplice maschera 2x2 - che per inciso non copre nulla - non si riconoscano tra loro), ed alla fine molti dei driver nemici sono anche più interessanti dei personaggi principali. Peccato che non siano sfruttati a dovere.
Nemici dalla tattica nulla, sorprendentemente deboli negli scontri diretti anche quando sulla carta dovrebbero fare a polpette il protagonista. Non scorderò mai la tipa in grado di abbattere con un pugno il 90% dei nemici e i restanti con due pugni, ed ovviamente Takuto ne becca tre senza battere ciglio.
COMPARTO TECNICO
Musiche di buona fattura a tratti (le canzoni delle sacerdotesse), intervallate con altre piuttosto standard.
Graficamente il design dei mecha non è esaltante, anzi risente forse dello stile un po' deformato (il mecha del protagonista penso che sia uno dei più brutti che abbia mai visto, pure uno Zaku è più bello). Per il resto è un trionfo di scintillii ed esplosioni nei combattimenti.
GIUDIZIO FINALE
Un anime molto dimenticabile a mio avviso, nato forse per fare dello spirito revival la sua colonna portante ma che finisce per implodere su di esso, vittima sopratutto della sua mediocrità per quanto riguarda dei fattori chiave nell'animazione moderna, come lo spessore dei personaggi e la storia.
Lieve risollevamento nella parte finale, ma mai una volta che risulti incisivo. Banale, sopratutto quando tenta di propinare filosofia spiccia, purtroppo molto sulla scia di Gurren Lagann.
Il genere mecha ha radici molto profonde che si perdono nei meandri della cultura cinematografica nipponica. Chiunque decida di raccontare una storia fatta di robottoni e astronavi, non può esimersi dal confrontarsi con alcune serie storiche. Senza considerare che dietro l'angolo, come un fucile puntato, c'è sempre lui, colui che ha segnato il punto di svolta per il genere mecha: Evangelion.
Ma per fortuna, tra cloni riusciti male ed esperimenti di dubbio gusto, c'è qualcuno che ancora oggi è in grado di sapersi distinguere.
È il caso di Star Driver? Scopriamolo insieme.
Su un'isola tutta sole e Martini gelati, il giovane Takuto viene rinvenuto (mezzo affogato) da una coppietta di bellocci, Wako e Sugata. Trasferitosi a casa di Sugata (definirla casa è un eufemismo) racconterà di essersi diretto a nuoto verso l'isola (sì, un vero idiota) per potersi iscrivere al liceo del loco... l'ho detto che è un vero idiota?
I tre diventano presto amici (e non solo) e il bel Takuto apparirà da subito un gran compagnone per tutti, compresi alcuni compagni di scuola dall'aspetto stravagante, che scopriremo in seguito essere adepti dell'Ordine (Segreto) della Croce Scintillante, un gruppetto di simpaticoni che (maschera in volto) mirano al potere dei Cybodies, dei robottoni giganti. Purtroppo per loro questi Cybodies possono essere risvegliati e utilizzati solo all'interno di un'area delimitata al di fuori (o al di dentro) della realtà che conosciamo tutti, chiamata Tempo Zero. Per poter "uscire" da questo Tempo Zero saranno costretti a rompere quattro Sigilli, custoditi dalle quattro Sacerdotesse dell'isola tutta sole e Martini gelati. Chiaramente la bella Wako è una di esse.
Ok, come ogni trama, quando viene raccontata e diluita, può apparire ad un primo sguardo come una storia banale o potenzialmente interessante. Questo starà a voi deciderlo.
Quello che invece vorrei analizzare, è la natura di Star Driver, cioè, una commedia scolastica/mehca.
Mai come in questo caso definizione fu più azzeccata, se non fosse che questi elementi vengono scissi all'interno dell'anime in questione.
Ed arriviamo al primo vero difetto di Star Driver, la struttura degli episodi. Perché se consideriamo che, tolte 3 o 4 puntate, il resto degli episodi segue lo stesso identico iter (una ventina di minuti dedicati alla classica vita scolastica e gli ultimi 5 agli scontri robottonici), quello che vi rimane tra le mani è un ibrido poco riuscito.
La prima parte manca di originalità, se paragonata ad una qualunque commedia scolastica, soprattutto per una carenza di personaggi ben definiti che emergano dalla scena per dare il giusto input a tutto il resto. La situazioni comiche restano anonime e sanno di già visto, non hanno una propria identità, rendendo alcune scenette poco credibili.
Ed arriviamo alla parte finale degli episodi, dove l'aspetto coreografico degli scontri viene messo in secondo piano da una gestione poco approfondita. Insomma, una bottarella e via.
Non c'è un minimo di strategia da parte del nostro eroe, non c'è quel pizzico di suspance, non c'è coinvolgimento; il tutto appena accennato, quasi fosse una parentesi aperta per sbaglio e subito richiusa.
A tutto questo va aggiunto che mancano personaggi di spessore, soprattutto tra i protagonisti, dove non ci sono elementi significativi, non c'è una caratterizzazione ben delineata, a differenza dei "cattivi", dove una ricerca leggermente più approfondita è stata fatta.
Una nota di merito invece va fatta per le due opening e le due ending, decisamente positive.
In conclusione Star Driver, per quanto mi riguarda, manca il bersaglio. Le premesse c'erano tutte, compresa una buona realizzazione visiva (forse un po' spoglia in alcuni frangenti), e alcune idee potenzialmente interessanti.
Voto: 7.5
Ma per fortuna, tra cloni riusciti male ed esperimenti di dubbio gusto, c'è qualcuno che ancora oggi è in grado di sapersi distinguere.
È il caso di Star Driver? Scopriamolo insieme.
Su un'isola tutta sole e Martini gelati, il giovane Takuto viene rinvenuto (mezzo affogato) da una coppietta di bellocci, Wako e Sugata. Trasferitosi a casa di Sugata (definirla casa è un eufemismo) racconterà di essersi diretto a nuoto verso l'isola (sì, un vero idiota) per potersi iscrivere al liceo del loco... l'ho detto che è un vero idiota?
I tre diventano presto amici (e non solo) e il bel Takuto apparirà da subito un gran compagnone per tutti, compresi alcuni compagni di scuola dall'aspetto stravagante, che scopriremo in seguito essere adepti dell'Ordine (Segreto) della Croce Scintillante, un gruppetto di simpaticoni che (maschera in volto) mirano al potere dei Cybodies, dei robottoni giganti. Purtroppo per loro questi Cybodies possono essere risvegliati e utilizzati solo all'interno di un'area delimitata al di fuori (o al di dentro) della realtà che conosciamo tutti, chiamata Tempo Zero. Per poter "uscire" da questo Tempo Zero saranno costretti a rompere quattro Sigilli, custoditi dalle quattro Sacerdotesse dell'isola tutta sole e Martini gelati. Chiaramente la bella Wako è una di esse.
Ok, come ogni trama, quando viene raccontata e diluita, può apparire ad un primo sguardo come una storia banale o potenzialmente interessante. Questo starà a voi deciderlo.
Quello che invece vorrei analizzare, è la natura di Star Driver, cioè, una commedia scolastica/mehca.
Mai come in questo caso definizione fu più azzeccata, se non fosse che questi elementi vengono scissi all'interno dell'anime in questione.
Ed arriviamo al primo vero difetto di Star Driver, la struttura degli episodi. Perché se consideriamo che, tolte 3 o 4 puntate, il resto degli episodi segue lo stesso identico iter (una ventina di minuti dedicati alla classica vita scolastica e gli ultimi 5 agli scontri robottonici), quello che vi rimane tra le mani è un ibrido poco riuscito.
La prima parte manca di originalità, se paragonata ad una qualunque commedia scolastica, soprattutto per una carenza di personaggi ben definiti che emergano dalla scena per dare il giusto input a tutto il resto. La situazioni comiche restano anonime e sanno di già visto, non hanno una propria identità, rendendo alcune scenette poco credibili.
Ed arriviamo alla parte finale degli episodi, dove l'aspetto coreografico degli scontri viene messo in secondo piano da una gestione poco approfondita. Insomma, una bottarella e via.
Non c'è un minimo di strategia da parte del nostro eroe, non c'è quel pizzico di suspance, non c'è coinvolgimento; il tutto appena accennato, quasi fosse una parentesi aperta per sbaglio e subito richiusa.
A tutto questo va aggiunto che mancano personaggi di spessore, soprattutto tra i protagonisti, dove non ci sono elementi significativi, non c'è una caratterizzazione ben delineata, a differenza dei "cattivi", dove una ricerca leggermente più approfondita è stata fatta.
Una nota di merito invece va fatta per le due opening e le due ending, decisamente positive.
In conclusione Star Driver, per quanto mi riguarda, manca il bersaglio. Le premesse c'erano tutte, compresa una buona realizzazione visiva (forse un po' spoglia in alcuni frangenti), e alcune idee potenzialmente interessanti.
Voto: 7.5
Iniziamo subito a dire che l'anime è bello sia visibilmente che a livello di trama. L'unico problema è che lo si inizia a capire dopo i primi 14 episodi.
Se non mi fosse stato consigliato da un amico lo avrei tranquillamente bollato come anime da bambini, tutto colori e trama scontata. Avrei sbagliato.
La trama incomincia in modo mooolto semplice: il giovane Takuto (quello con i capelli rossi, nonché protagonista) arriva mezzo affogato su un'isola e trovato da due dei principali character di tutta la saga, la sacerdotessa del sud Wako e dal suo promesso sposo/amico Sugata, ne diventa presto amico formando il classico triangolo amoroso. La variante principale (alla solita trama) è che sia Wako che Sugata non possono lasciare l'isola e quindi devono per forza mettersi insieme. Le loro giornate trascorreranno da quel momento in poi metà a scuola e metà ad assistere ai combattimenti robotici fra Takuto e l'organizzazione Glittering Star che vuole conquistare il mondo.
L'organizzazione è composta da altri membri della scuola resi irriconoscibili da maschere di carnevale.
Bisogna essere chiari, questa è la trama fino all'episodio 15 circa, un incrocio fra Utena e Raxephon con una cura grafica/cromatica che è una gioia per gli occhi.
Poi la trama si inspessisce. Ogni charater viene ripreso ed analizzato, il suo (strambo?) comportamento spiegato logicamente, le relazioni si fanno adulte, la trama diviene appassionante invertendo tutto ciò che si dava per scontato.
La parte robotica dell'anime è solamente una componente del tutto, sono vari i temi che vengono affrontati durante la serie, il principale è se conviene ribellarsi o no ad un destino già scritto solo perché comodo ed inevitabile.
Se non mi fosse stato consigliato da un amico lo avrei tranquillamente bollato come anime da bambini, tutto colori e trama scontata. Avrei sbagliato.
La trama incomincia in modo mooolto semplice: il giovane Takuto (quello con i capelli rossi, nonché protagonista) arriva mezzo affogato su un'isola e trovato da due dei principali character di tutta la saga, la sacerdotessa del sud Wako e dal suo promesso sposo/amico Sugata, ne diventa presto amico formando il classico triangolo amoroso. La variante principale (alla solita trama) è che sia Wako che Sugata non possono lasciare l'isola e quindi devono per forza mettersi insieme. Le loro giornate trascorreranno da quel momento in poi metà a scuola e metà ad assistere ai combattimenti robotici fra Takuto e l'organizzazione Glittering Star che vuole conquistare il mondo.
L'organizzazione è composta da altri membri della scuola resi irriconoscibili da maschere di carnevale.
Bisogna essere chiari, questa è la trama fino all'episodio 15 circa, un incrocio fra Utena e Raxephon con una cura grafica/cromatica che è una gioia per gli occhi.
Poi la trama si inspessisce. Ogni charater viene ripreso ed analizzato, il suo (strambo?) comportamento spiegato logicamente, le relazioni si fanno adulte, la trama diviene appassionante invertendo tutto ciò che si dava per scontato.
La parte robotica dell'anime è solamente una componente del tutto, sono vari i temi che vengono affrontati durante la serie, il principale è se conviene ribellarsi o no ad un destino già scritto solo perché comodo ed inevitabile.
Star Driver – Kagayaki no Takuto per me è stato una vera sorpresa. Le prime immagini, trailer e info non mi dicevano assolutamente nulla, ed ero deciso a non guardare la serie. Vedendo però la sequenza di “trasformazione” del protagonista, che mi sembrò una trovata interessante, decisi di guardare il primo episodio. Al contrario di quello che pensavo la prima impressione fu molto positiva, e decisi di continuare a guardare l’intera serie. Sono davvero contento di questa scelta.
L’anime si svolge su un’isola, sulla quale il protagonista Takuto arriva a nuoto per frequentare la scuola. L’isola nasconde dei segreti, infatti, sigillati nel sottosuolo, ci sono dei “robot” chiamati Cybody, e un’organizzazione chiamata Kiraboshi conduce esperimenti e ricerche per poterli usare. I Cybody funzionano solo in una dimensione parallela chiamata Tempo Zero, per uscire nel mondo esterno bisogna infrangere quattro sigilli, custoditi da quattro sacerdotesse, la cui identità è segreta.
Takuto farà amicizia con Wako, la sacerdotessa del sud, e con Sugata, erede della casata Shindo e suo fidanzato. Takuto, che nel Tempo Zero può pilotare il cybody Tauburn, farà di tutto per fermare la Kiraboshi e impedire che il sigillo di Wako sia infranto.
A dispetto di quello che la trama abbastanza semplice fa sembrare, Star Driver non è un anime banale. Ci sono vari messaggi racchiusi nella storia, primo fra tutti la forza della gioventù, infatti, tutti i protagonisti e piloti dei cybody, i cosiddetti Star Driver, sono ragazzini che per far muovere il robot devono attingere alla propria “libido”, non intesa come significato sessuale, ma come energia interiore.
Poi c’è il classico messaggio di non arrendersi di fronte alle difficoltà, o l’inseguire i propri sogni e sentimenti.
Tutto questo unito a dei bei combattimenti tra Takuto con il suo Tauburn e i membri della Kiraboshi e i loro cybody.
I combattimenti tra robot sono vecchio stile, e seguono vari cliché: Takuto affronta un nemico per episodio, che viene puntualmente sconfitto con un colpo speciale urlato a squarciagola. Raramente il nemico torna due volte.
Il design dei mecha poi è vario, e mi è molto piaciuto perché atipico, a partire da Tauburn, un robot “magrolino” con i tacchi a spillo e il pennacchio sulla testa, dalle movenze veloci come quelle di uno schermidore, e, infatti, le armi principali sono due spade.
I combattimenti poi sono molto veloci, dinamici, graficamente spettacolari: un tripudio di colori ed effetti di luce da rimanerne storditi.
Anche tutto il resto dell’anime ha colori molto caldi e luminosi, a partire dalle colorate capigliature dei protagonisti, all’inizio mi sembravano un po’ esagerate ma poi si finisce per farci l’abitudine a capelli rossi, blu, verdi o viola, cavolo è un anime, sarà mica il primo, no?
I personaggi principali e quelli secondari sono molto interessanti sia a livello di chara design sia per caratterizzazione psicologica; infatti, quasi tutti hanno una doppia identità, da studenti e membri della Kiraboshi ad esempio, i cui membri indossano delle maschere per preservare la loro vera identità, ed è interessante vedere come si comportano in diverse situazioni, mostrandosi alcuni ad esempio amici di Takuto a scuola ma nemici nel Tempo Zero.
Un difetto nella caratterizzazione dei personaggi si può trovare nelle ragazze della Kiraboshi, infatti quasi tutte si comportano da zoccole in erba, aspetto che fino alla fine non sono riuscito a comprendere, forse la cosa è solo fanservice, non saprei.
Il comparto audio è ottimo: il doppiaggio è davvero stupendo, tutte le voci sono fantastiche e azzeccate ai personaggi doppiati, il doppiaggio di Takuto su tutti con il suo “Apprivoise” e gli urli dei colpi speciali di Tauburn, eccezionale.
Lo stesso dicasi per la splendida colonna sonora, molto belli i pezzi strumentali, ma ancora di più le quattro canzoni delle sacerdotesse, una più bella dell’altra, in particolare per me “Monochrome”, e ancora più di queste le quattro stupende canzoni usate come opening ed ending che mi hanno fatto scoprire il gruppo 9Nine, autrici della prima ending “Cross Over” e della seconda opening “Shining Star” che continuerò a seguire anche in futuro.
Insomma, in definitiva di Star Driver mi è piaciuto tutto: storia, personaggi, musiche, finale compreso.
Io lo consiglio ai fan degli anime mecha, che però non devono fermarsi ai primi episodi, molto semplici, ma continuare perché Star Driver migliora di episodio in episodio. A me è piaciuto fin dall’inizio, non per tutti è cosi, ma fermarsi è una cosa sbagliata.
Star Driver ha le qualità per essere considerato un buon anime, degno rappresentante del genere mecha, genere che ultimamente ha avuto solo pochi anime di un certo livello. Il voto è 8, perché nell’ottica del pensiero espresso poche righe fa, gli trovo superiore solo Gurren Lagann.
L’anime si svolge su un’isola, sulla quale il protagonista Takuto arriva a nuoto per frequentare la scuola. L’isola nasconde dei segreti, infatti, sigillati nel sottosuolo, ci sono dei “robot” chiamati Cybody, e un’organizzazione chiamata Kiraboshi conduce esperimenti e ricerche per poterli usare. I Cybody funzionano solo in una dimensione parallela chiamata Tempo Zero, per uscire nel mondo esterno bisogna infrangere quattro sigilli, custoditi da quattro sacerdotesse, la cui identità è segreta.
Takuto farà amicizia con Wako, la sacerdotessa del sud, e con Sugata, erede della casata Shindo e suo fidanzato. Takuto, che nel Tempo Zero può pilotare il cybody Tauburn, farà di tutto per fermare la Kiraboshi e impedire che il sigillo di Wako sia infranto.
A dispetto di quello che la trama abbastanza semplice fa sembrare, Star Driver non è un anime banale. Ci sono vari messaggi racchiusi nella storia, primo fra tutti la forza della gioventù, infatti, tutti i protagonisti e piloti dei cybody, i cosiddetti Star Driver, sono ragazzini che per far muovere il robot devono attingere alla propria “libido”, non intesa come significato sessuale, ma come energia interiore.
Poi c’è il classico messaggio di non arrendersi di fronte alle difficoltà, o l’inseguire i propri sogni e sentimenti.
Tutto questo unito a dei bei combattimenti tra Takuto con il suo Tauburn e i membri della Kiraboshi e i loro cybody.
I combattimenti tra robot sono vecchio stile, e seguono vari cliché: Takuto affronta un nemico per episodio, che viene puntualmente sconfitto con un colpo speciale urlato a squarciagola. Raramente il nemico torna due volte.
Il design dei mecha poi è vario, e mi è molto piaciuto perché atipico, a partire da Tauburn, un robot “magrolino” con i tacchi a spillo e il pennacchio sulla testa, dalle movenze veloci come quelle di uno schermidore, e, infatti, le armi principali sono due spade.
I combattimenti poi sono molto veloci, dinamici, graficamente spettacolari: un tripudio di colori ed effetti di luce da rimanerne storditi.
Anche tutto il resto dell’anime ha colori molto caldi e luminosi, a partire dalle colorate capigliature dei protagonisti, all’inizio mi sembravano un po’ esagerate ma poi si finisce per farci l’abitudine a capelli rossi, blu, verdi o viola, cavolo è un anime, sarà mica il primo, no?
I personaggi principali e quelli secondari sono molto interessanti sia a livello di chara design sia per caratterizzazione psicologica; infatti, quasi tutti hanno una doppia identità, da studenti e membri della Kiraboshi ad esempio, i cui membri indossano delle maschere per preservare la loro vera identità, ed è interessante vedere come si comportano in diverse situazioni, mostrandosi alcuni ad esempio amici di Takuto a scuola ma nemici nel Tempo Zero.
Un difetto nella caratterizzazione dei personaggi si può trovare nelle ragazze della Kiraboshi, infatti quasi tutte si comportano da zoccole in erba, aspetto che fino alla fine non sono riuscito a comprendere, forse la cosa è solo fanservice, non saprei.
Il comparto audio è ottimo: il doppiaggio è davvero stupendo, tutte le voci sono fantastiche e azzeccate ai personaggi doppiati, il doppiaggio di Takuto su tutti con il suo “Apprivoise” e gli urli dei colpi speciali di Tauburn, eccezionale.
Lo stesso dicasi per la splendida colonna sonora, molto belli i pezzi strumentali, ma ancora di più le quattro canzoni delle sacerdotesse, una più bella dell’altra, in particolare per me “Monochrome”, e ancora più di queste le quattro stupende canzoni usate come opening ed ending che mi hanno fatto scoprire il gruppo 9Nine, autrici della prima ending “Cross Over” e della seconda opening “Shining Star” che continuerò a seguire anche in futuro.
Insomma, in definitiva di Star Driver mi è piaciuto tutto: storia, personaggi, musiche, finale compreso.
Io lo consiglio ai fan degli anime mecha, che però non devono fermarsi ai primi episodi, molto semplici, ma continuare perché Star Driver migliora di episodio in episodio. A me è piaciuto fin dall’inizio, non per tutti è cosi, ma fermarsi è una cosa sbagliata.
Star Driver ha le qualità per essere considerato un buon anime, degno rappresentante del genere mecha, genere che ultimamente ha avuto solo pochi anime di un certo livello. Il voto è 8, perché nell’ottica del pensiero espresso poche righe fa, gli trovo superiore solo Gurren Lagann.
E così è finito.
Lo so, non dovrei scrivere recensioni trenta secondi dopo aver finito un'anime, ma non resisto, sono fatto così.
Star Driver è finito. In una puntata si è conclusa una storia che mi faceva compagnia ormai da mesi e mesi, e che non mi ha mai annoiato. Fin da quando il giovane Takuto arriva mezzo affogato su di una spiaggia, questo anime mi ha sempre, sempre, sempre soddisfatto.
Takuto è un giovane un po' tamarro, molto appariscente e solare, che viene salvato dall'annegamento dalla bionda Wako e dal suo "compagno" Sugata, ragazzo riservato e molto maturo. Questo triangolo amoroso riveste un ruolo centrale in questi ventisei episodi dettati dai continui e, sì, un po' ripetitivi scontri tra Takuto e L'ordine della croce scintillante, organizzazione che mira a rompere tutti i sigilli delle sacerdotesse, tra cui, appunto, Wako, per poter conquistare il mondo. Ma come?
Bisogna infatti specificare che i combattimenti avvengono tra enormi mecha che non faticherei a definire "leggermente effeminati" per il design dalle linee morbide ed affusolate. Effeminati, ma comunque fighi.
La storia continua così con un continuo power up del protagonista ed un continuo via vai di strani robottoni.
Di per sé la storia può sembrare banale, anzi lo è.
Ma non bisogna fermarsi al quinto episodio. Bisogna perseverare, immergersi nell'anime fino alle orecchie e continuare a vivere in questo strano mondo finché, va da sé, non ci si innamora dei personaggi, dei paesaggi e delle tamarrate. I personaggi sono ben caratterizzati e i colpi di scena non mancano e sono tutti ben riusciti. Ottimo il chara design e ottime le musiche. Ottimo tutto, tutto, tutto.
Un anime da vedere, sentire e amare. Non ci posso fare niente, devo dargli un dieci che, a mio avviso, è meritatissimo.
Lo so, non dovrei scrivere recensioni trenta secondi dopo aver finito un'anime, ma non resisto, sono fatto così.
Star Driver è finito. In una puntata si è conclusa una storia che mi faceva compagnia ormai da mesi e mesi, e che non mi ha mai annoiato. Fin da quando il giovane Takuto arriva mezzo affogato su di una spiaggia, questo anime mi ha sempre, sempre, sempre soddisfatto.
Takuto è un giovane un po' tamarro, molto appariscente e solare, che viene salvato dall'annegamento dalla bionda Wako e dal suo "compagno" Sugata, ragazzo riservato e molto maturo. Questo triangolo amoroso riveste un ruolo centrale in questi ventisei episodi dettati dai continui e, sì, un po' ripetitivi scontri tra Takuto e L'ordine della croce scintillante, organizzazione che mira a rompere tutti i sigilli delle sacerdotesse, tra cui, appunto, Wako, per poter conquistare il mondo. Ma come?
Bisogna infatti specificare che i combattimenti avvengono tra enormi mecha che non faticherei a definire "leggermente effeminati" per il design dalle linee morbide ed affusolate. Effeminati, ma comunque fighi.
La storia continua così con un continuo power up del protagonista ed un continuo via vai di strani robottoni.
Di per sé la storia può sembrare banale, anzi lo è.
Ma non bisogna fermarsi al quinto episodio. Bisogna perseverare, immergersi nell'anime fino alle orecchie e continuare a vivere in questo strano mondo finché, va da sé, non ci si innamora dei personaggi, dei paesaggi e delle tamarrate. I personaggi sono ben caratterizzati e i colpi di scena non mancano e sono tutti ben riusciti. Ottimo il chara design e ottime le musiche. Ottimo tutto, tutto, tutto.
Un anime da vedere, sentire e amare. Non ci posso fare niente, devo dargli un dieci che, a mio avviso, è meritatissimo.
A mio avviso chi ha recensito l'anime dopo pochi episodi dandogli un voto basso ha sbagliato. Non è vero che l'anime ha una trama ridicola: sembra la solita storia, i buoni e i cattivi, ma non è proprio così. Più si va avanti, specie dopo la metà della serie, più i pezzi del puzzle si incastrano, dando vita ad una storia ricca di intrecci, per andare poi, verso la fine, a vedere dei veri e propri colpi di scena che ribaltano le idee che ci si era fatti. Manca ormai solo l'ultimo episodio, che credo chiarirà definitivamente la posizione di alcuni personaggi, non vedo l'ora di vederlo!
La trama parla, in parole povere, di una setta, le "Stelle scintillanti", che sta facendo di tutto per dominare il mondo tramite dei robot chiamati Cybody, che però, almeno all'inizio, possono combattere solo in una dimensione parallela, nota come "tempo zero". Per poter dominare il mondo, però, dovranno essere in grado di far uscire i robot dalla dimensione parallela, e per farlo dovranno infrangere i sigilli delle 4 sacerdotesse dell'isola sulla quale la serie è ambientata, ognuna delle quali è associata ad un punto cardinale. A impedire tutto ciò ci penserà Takuto con il suo Cybody Tauburn, aiutato dall'amico Sugata, entrambi impegnati a combattere, soprattutto, per difendere la sacerdotessa dell'ovest, Wako, della quale sono entrambi innamorati, e la quale ama entrambi. All'episodio 24, ovviamente, lei non ha ancora scelto, anche se gli ultimi avvenimenti fanno capire alcune cose.
La realizzazione tecnica è ottima, c'è un design un po' diverso dal solito ma che ho apprezzato, e, ripeto, una storia che si evolve e si chiarisce man mano, invogliando a vedere l'episodio seguente. Direi che un'occhiata la merita, ma mi raccomando, non fermate il vostro giudizio ai primi episodi, perché sarebbe un peccato.
La trama parla, in parole povere, di una setta, le "Stelle scintillanti", che sta facendo di tutto per dominare il mondo tramite dei robot chiamati Cybody, che però, almeno all'inizio, possono combattere solo in una dimensione parallela, nota come "tempo zero". Per poter dominare il mondo, però, dovranno essere in grado di far uscire i robot dalla dimensione parallela, e per farlo dovranno infrangere i sigilli delle 4 sacerdotesse dell'isola sulla quale la serie è ambientata, ognuna delle quali è associata ad un punto cardinale. A impedire tutto ciò ci penserà Takuto con il suo Cybody Tauburn, aiutato dall'amico Sugata, entrambi impegnati a combattere, soprattutto, per difendere la sacerdotessa dell'ovest, Wako, della quale sono entrambi innamorati, e la quale ama entrambi. All'episodio 24, ovviamente, lei non ha ancora scelto, anche se gli ultimi avvenimenti fanno capire alcune cose.
La realizzazione tecnica è ottima, c'è un design un po' diverso dal solito ma che ho apprezzato, e, ripeto, una storia che si evolve e si chiarisce man mano, invogliando a vedere l'episodio seguente. Direi che un'occhiata la merita, ma mi raccomando, non fermate il vostro giudizio ai primi episodi, perché sarebbe un peccato.
Davvero un bell'anime, forse un po' difficile da seguire per il fatto che gli eventi narrati non vengono mai spiegati, ma devono essere interpretati e compresi alla luce di ciò che avviene negli episodi successivi.
Al di là di questo è bene tenere in considerazione una cosa: non si tratta di un normale anime con dei robottoni, ma quasi di un classico scolastico in cui la faccenda dei cybodies sembra, a prima vista, avere solo caratteristiche secondarie, e ciò vale soprattutto nei primi episodi. È naturale che, nella seconda metà della serie si dedicherà più spazio ai cybodies.
La trama è apparentemente molto frammentaria e, specie alla visione dei primi episodi, riesce difficile comprendere qualcosa. In realtà c'è un background molto solido che supporta la trama, ma solo più avanti nella serie vengono chiariti questi aspetti fondamentali (prima fase? croce scintillante?). Di base, comunque, la storia narra le avventure di un ragazzo di nome Takuto, pilota di un mecha (cybody) che si oppone ai piani di una organizzazione che, trovate delle antiche rovine dove 21 robot sono custoditi, vuole appropriarsene per scopi non noti. Quello che è certo è che i cybodies sono protetti da quattro sigilli che impediscono loro di muoversi, se non all'interno di uno spazio artificiale che viene invocato non appena un cybody si attiva. Lo scopo dell'organizzazione è quindi di rompere i sigilli, custoditi da 4 sacerdotesse, per permettere di manovrare i robot anche nel mondo reale.
I disegni sono sublimi, davvero di ottima qualità, come le animazioni, che raramente mostrano pecche. Discorso simile per le canzoni, capaci di caricare l'attenzione in attesa della sfida tra Tauburn e il nemico della settimana.
Un po' monotona, tuttavia, l'impostazione degli episodi, che alternano sempre una prima metà, dedicata all'introspezione dei caratteri dei personaggi e alla vita scolastica in generale, ed una seconda (abbastanza breve) dedicata al combattimento vero e proprio. Non manca infine una piccola dose di fanservice, che tuttavia si limita a qualche secondo in tutto l'episodio.
Al di là di questo è bene tenere in considerazione una cosa: non si tratta di un normale anime con dei robottoni, ma quasi di un classico scolastico in cui la faccenda dei cybodies sembra, a prima vista, avere solo caratteristiche secondarie, e ciò vale soprattutto nei primi episodi. È naturale che, nella seconda metà della serie si dedicherà più spazio ai cybodies.
La trama è apparentemente molto frammentaria e, specie alla visione dei primi episodi, riesce difficile comprendere qualcosa. In realtà c'è un background molto solido che supporta la trama, ma solo più avanti nella serie vengono chiariti questi aspetti fondamentali (prima fase? croce scintillante?). Di base, comunque, la storia narra le avventure di un ragazzo di nome Takuto, pilota di un mecha (cybody) che si oppone ai piani di una organizzazione che, trovate delle antiche rovine dove 21 robot sono custoditi, vuole appropriarsene per scopi non noti. Quello che è certo è che i cybodies sono protetti da quattro sigilli che impediscono loro di muoversi, se non all'interno di uno spazio artificiale che viene invocato non appena un cybody si attiva. Lo scopo dell'organizzazione è quindi di rompere i sigilli, custoditi da 4 sacerdotesse, per permettere di manovrare i robot anche nel mondo reale.
I disegni sono sublimi, davvero di ottima qualità, come le animazioni, che raramente mostrano pecche. Discorso simile per le canzoni, capaci di caricare l'attenzione in attesa della sfida tra Tauburn e il nemico della settimana.
Un po' monotona, tuttavia, l'impostazione degli episodi, che alternano sempre una prima metà, dedicata all'introspezione dei caratteri dei personaggi e alla vita scolastica in generale, ed una seconda (abbastanza breve) dedicata al combattimento vero e proprio. Non manca infine una piccola dose di fanservice, che tuttavia si limita a qualche secondo in tutto l'episodio.
Non so se definirlo un Code Geass mal riuscito oppure no, ma solo perché non voglio offendere un anime di tale portata comparandolo con questo... La trama è praticamente inesistente, si parla di questo gruppo, chiamato Glittering Star, di cui non si sa da dove si sia creato o cosa faccia. L'unica cosa che si è riusciti a capire è che cercano di portare questi Cybody fuori dall'isola per fare non si sa che.
Lasciando l'introduzione da parte, andiamo a parlare dell'anime in sé. Come anticipato i cattivi della situazione fanno parte di questa Glittering Star e tramite dei robottoni chiamati Cybody combattono il paladino della giustizia di turno, Tauborn. Questo Galactic Pretty Bishonen (bel ragazzo galattico) a bordo di Tauborn si trova come prima cosa a dover difendere una delle miko dell'isola, Wako, la quale, rapita dall'organizzazione nemica, se uccisa, permetterà ai Cybody dei Glittering Star di poter lasciare l'isola.
Un anime davvero pessimo, di cui si salvano soltanto i disegni. Questo è quello che mi sarei limitato a scrivere, ma non avrei fornito alcun informazione così. Non vi voglio dire di non guardarlo, dal momento che prima di giudicare un anime va visto, ma a parer mio c'è di meglio in giro.
Lasciando l'introduzione da parte, andiamo a parlare dell'anime in sé. Come anticipato i cattivi della situazione fanno parte di questa Glittering Star e tramite dei robottoni chiamati Cybody combattono il paladino della giustizia di turno, Tauborn. Questo Galactic Pretty Bishonen (bel ragazzo galattico) a bordo di Tauborn si trova come prima cosa a dover difendere una delle miko dell'isola, Wako, la quale, rapita dall'organizzazione nemica, se uccisa, permetterà ai Cybody dei Glittering Star di poter lasciare l'isola.
Un anime davvero pessimo, di cui si salvano soltanto i disegni. Questo è quello che mi sarei limitato a scrivere, ma non avrei fornito alcun informazione così. Non vi voglio dire di non guardarlo, dal momento che prima di giudicare un anime va visto, ma a parer mio c'è di meglio in giro.