Koikimo
“Koikimo” è una serie anime da dodici episodi, appartenente al classico genere romcom.
La storia ci presenta immediatamente i due principali comprimari, cioè l’adolescente Ichika Arima e l’impiegato Ryo Amakusa, mostrandoci il loro fortuito incontro.
La trama si evolverà come una classica romcom, purtroppo tale peculiarità sarà un po’ il tallone d’Achille dell’intera trasposizione. Il punto focale dell’intera questione è un po’ la differenza d’età che intercorre fra i due principali comprimari: purtroppo non si assisterà a particolari exploit, né su tale tematica né in generale per l’intera trama, che al contrario si adagerà su cliché e situazioni già viste, nonostante il contesto sia inizialmente ed evidentemente ben diverso da una semplice commedia romantica che nasce, cresce e sboccia solamente tra i banchi di scuola.
Purtroppo la serie non riuscirà a portare nessuna innovazione degna di nota, per riuscire a ravvivare l’interesse dello spettatore, se non sporadici tentativi, che lasciano il tempo che trovano, quali scenette comiche, che a lungo andare risulteranno trite e ritrite, o personaggi che risultano più delle stelle comete, piuttosto che dei punti cardine su cui far girare il racconto.
Infatti, per quanto mi riguarda, i personaggi sono uno dei tasti dolenti dell’intera trasposizione, perché risulteranno abbastanza banalotti e/o per nulla approfonditi: a volte faranno la loro comparsa, sembrando interessanti e creando delle aspettative nello spettatore, invece, alla fine, si dimostreranno solo delle mere comparse, che porteranno a compimento il ruolo a loro affidato, per poi sparire nel dimenticatoio. Come per la trama, l’intero cast sembrerà molto variegato e con qualcosa da dire, ma purtroppo, molto spesso, i personaggi non riusciranno quasi mai a liberarsi dal solco del ruolo che gli è stato inizialmente affibbiato, non riuscendo ad evolversi o a dire la loro, nonostante all’apparenza avrebbero delle peculiarità che permetterebbero loro di dare freschezza e innovazione all’intera storia.
Per l’aspetto tecnico, graficamente può piacere o meno, personalmente ho apprezzato lo stile, molto semplice e con colori vivaci, però è innegabile che il comparto visivo non sia all’altezza dei tempi, con più di qualche imprecisione, nonostante la basilare composizione della fisiognomica dei personaggi.
Per l’aspetto sonoro, qui dà veramente il suo meglio la serie, con due sigle molto orecchiabili, la prima ritmata e vivace, la seconda più calda e tranquilla, e anche tutte le altre OST accompagneranno dolcemente lo spettatore, sembrando inizialmente impercettibile il loro apporto, ma man mano risulteranno sempre più preponderanti, dando corpo alla visione della serie, dispensando efficacemente un “di più” agli avvenimenti rappresentati.
Altra nota positiva sarà il lavoro dei seiyuu che, per entrambi i protagonisti, aiuteranno a caratterizzare e dare spessore alla loro figura; piccola nota di rammarico, da aggiungere alle altre delusioni, sarà la presenza di molte voci di rilievo, come quella di Joji Nakata, e tante altre, che, come i loro personaggi, saranno purtroppo poco sfruttate, sacrificate e relegate a un ruolo puramente di comparsa, nonostante potessero risultare incisive per poter aiutare a dare maggior carattere all’intera visione. E tale critica non è certo da imputare al lavoro in sé dei seiyuu, anzi, per rimarcare come molti personaggi, con i loro interpreti, non siano stati utilizzati a dovere.
In definitiva, “Koikimo” è una serie che farà sentire il suo peso, nella memoria dello spettatore, come un’enorme occasione persa di poter raccontare una storia matura e magari innovativa, ma che invece preferisce andarci soft e non dando nulla per cui essere ricordata, se non il suo lato sonoro, che sarà molto ben fatto e accattivante, e qualche gag simpatica, ma che lascia il tempo che trova.
La storia ci presenta immediatamente i due principali comprimari, cioè l’adolescente Ichika Arima e l’impiegato Ryo Amakusa, mostrandoci il loro fortuito incontro.
La trama si evolverà come una classica romcom, purtroppo tale peculiarità sarà un po’ il tallone d’Achille dell’intera trasposizione. Il punto focale dell’intera questione è un po’ la differenza d’età che intercorre fra i due principali comprimari: purtroppo non si assisterà a particolari exploit, né su tale tematica né in generale per l’intera trama, che al contrario si adagerà su cliché e situazioni già viste, nonostante il contesto sia inizialmente ed evidentemente ben diverso da una semplice commedia romantica che nasce, cresce e sboccia solamente tra i banchi di scuola.
Purtroppo la serie non riuscirà a portare nessuna innovazione degna di nota, per riuscire a ravvivare l’interesse dello spettatore, se non sporadici tentativi, che lasciano il tempo che trovano, quali scenette comiche, che a lungo andare risulteranno trite e ritrite, o personaggi che risultano più delle stelle comete, piuttosto che dei punti cardine su cui far girare il racconto.
Infatti, per quanto mi riguarda, i personaggi sono uno dei tasti dolenti dell’intera trasposizione, perché risulteranno abbastanza banalotti e/o per nulla approfonditi: a volte faranno la loro comparsa, sembrando interessanti e creando delle aspettative nello spettatore, invece, alla fine, si dimostreranno solo delle mere comparse, che porteranno a compimento il ruolo a loro affidato, per poi sparire nel dimenticatoio. Come per la trama, l’intero cast sembrerà molto variegato e con qualcosa da dire, ma purtroppo, molto spesso, i personaggi non riusciranno quasi mai a liberarsi dal solco del ruolo che gli è stato inizialmente affibbiato, non riuscendo ad evolversi o a dire la loro, nonostante all’apparenza avrebbero delle peculiarità che permetterebbero loro di dare freschezza e innovazione all’intera storia.
Per l’aspetto tecnico, graficamente può piacere o meno, personalmente ho apprezzato lo stile, molto semplice e con colori vivaci, però è innegabile che il comparto visivo non sia all’altezza dei tempi, con più di qualche imprecisione, nonostante la basilare composizione della fisiognomica dei personaggi.
Per l’aspetto sonoro, qui dà veramente il suo meglio la serie, con due sigle molto orecchiabili, la prima ritmata e vivace, la seconda più calda e tranquilla, e anche tutte le altre OST accompagneranno dolcemente lo spettatore, sembrando inizialmente impercettibile il loro apporto, ma man mano risulteranno sempre più preponderanti, dando corpo alla visione della serie, dispensando efficacemente un “di più” agli avvenimenti rappresentati.
Altra nota positiva sarà il lavoro dei seiyuu che, per entrambi i protagonisti, aiuteranno a caratterizzare e dare spessore alla loro figura; piccola nota di rammarico, da aggiungere alle altre delusioni, sarà la presenza di molte voci di rilievo, come quella di Joji Nakata, e tante altre, che, come i loro personaggi, saranno purtroppo poco sfruttate, sacrificate e relegate a un ruolo puramente di comparsa, nonostante potessero risultare incisive per poter aiutare a dare maggior carattere all’intera visione. E tale critica non è certo da imputare al lavoro in sé dei seiyuu, anzi, per rimarcare come molti personaggi, con i loro interpreti, non siano stati utilizzati a dovere.
In definitiva, “Koikimo” è una serie che farà sentire il suo peso, nella memoria dello spettatore, come un’enorme occasione persa di poter raccontare una storia matura e magari innovativa, ma che invece preferisce andarci soft e non dando nulla per cui essere ricordata, se non il suo lato sonoro, che sarà molto ben fatto e accattivante, e qualche gag simpatica, ma che lascia il tempo che trova.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Dopo averlo visionato, ho scoperto che il nome dell'anime "Koi to Yobu ni wa Kimochi Warui" significa letteralmente "È disgustoso chiamarlo amore".
Ecco, non sarei così drastico... ma si potrebbe parafrasare il titolo dell'anime per definirlo "È difficile valutarlo positivamente"...
Accorciato con il nome di "Koikimo", è un manga di tipo commedia romantica pubblicato tra il 2015 e il 2021, adattato nella primavera del 2021 come anime.
Sicuramente si può definire una commedia romantica, a tratti divertente, che tocca il tema dell'amore (im)possibile a causa della differenza di età dei due protagonisti, nella quale il ragazzo più grande, Ryo, nonostante sia un casanova senza scrupoli, viene messo in scacco dalla ragazza di cui si innamora, Ichika, che è molto più piccola di lui.
Ci vorranno dodici episodi affinché il lungo corteggiamento di Ryo sortisca l'effetto di scalfire la timida e impacciata liceale, e anche il finale, sebbene possa sembrare risolutivo, resta comunque parzialmente aperto, in quanto la ragazza gli chiede di aspettare che lei possa raggiungere l'età adulta per fare sul serio...
Non ho letto il fumetto, e pertanto non posso fare paragoni tra versione disegnata e animata. Limitandomi pertanto all'anime, né la storia né lo sviluppo dei personaggi né il tema del rapporto amoroso tra un ragazzo di venticinque-trent'anni e una ragazza di diciassette mi hanno entusiasmato.
Inizio dai punti che mi hanno convinto meno: Ryo è un bellissimo ragazzo, ha successo con le donne e nel lavoro, si è creato una posizione discreta ed è invidiato da tutti. Ha una sorella (Rio) altrettanto carina che ha una amica, Ichika, di cui Ryo dopo un incontro casuale in metropolitana in cui lei lo salva da una rovinosa caduta, e gli offre pure il suo bento, si innamora dopo averla incontrata a casa della sorella Rio. La situazione assurda è: un donnaiolo impenitente e cinico si trasforma all'improvviso in un imbranato "liceale" alle prime armi con la fissa per una ragazzina neppure tanto carina, normale, che sembra aver come pregio la qualità di affermare sempre ciò che pensa (salvo poi in taluni casi pentirsene) e di essere molto, ma molto "quadrata" e rigorosa nei suoi sentimenti.
Inizia un tira e molla fino alla fine della serie, che porterà i protagonisti solo al dodicesimo episodio a rivelarsi apertamente i loro sentimenti (più Ichika, visto che Ryo fin dall'inizio la tampina in modo quasi morboso). All'inizio l'insistenza di Ryo nei confronti di Ichika sembra più un gioco e una scommessa: ha sì l'effetto di convincere pian piano Ichika a considerare Ryo come il suo ragazzo, ma sembra tutto una classica storia tra liceali più che un rapporto tra una persona adulta e una ragazza. Tutti i temi della differenza di età vengono bellamente messi da parte, perché Ryo si comporta come un ragazzino delle medie con disponibilità economiche al di fuori di ogni umana comprensione.
E così la trama scivola ancora sulla romcom scolastica con le solite situazioni: gita, festival scolastico, Natale, San Valentino e White Day (ci siamo risparmiati l'estate e il mare o la piscina) e soliti equivoci, incomprensioni e spasimanti alternativi (sia per Ichika sia per Ryo) - soprattutto la collega di Ryo sembra più che un'adulta una ragazzina liceale a sua volta.
Verso la fine dell'anime, Ryo all'improvviso realizza che forse il tema dell'età potrebbe rappresentare un problema a livello sociale e familiare (ma devono farglielo presente la collega respinta o il padre?), e così costringe indirettamente Ichika a uscire allo scoperto, dopo che per dieci episodi l'ha bellamente subito e respinto ogniqualvolta Ryo spingeva sull'acceleratore...
Gli altri personaggi sono solo un contorno: solo la sorella Ryo, l'amico Matsuda e alcuni compagni di scuola sono quasi sempre presenti negli episodi e danno il loro contributo senza troppi approfondimenti salvo qualche flashback...
Insomma, una trama piuttosto lineare che inizia anche bene, ma che poi scade nell'estremo banale e scontato: è vero che i due protagonisti alla fine evolvono e maturano a modo loro, ma è il percorso piuttosto troppo semplice, positivo e mellifluo che rende il tutto troppo "patinato" e "soap".
Siamo ben lontani da altre opere tipo "After the Rain" o "Il Giardino delle parole", che trattano la storia d'amore tra due protagonisti con grande differenza di età: in questi due anime le difficoltà della vita, le riflessioni sul rapporto tra due soggetti molto diversi per età sono portate a ben altri livelli di approfondimento, rendendo le opere forse meno "sognanti" e romantiche ma molto più realistiche.
Dal punto di vista tecnico, l'anime non eccelle per le qualità grafiche (disegni molto semplici e animazioni al minimo sindacale), mentre mi è piaciuta l'opening: diversa a livello musicale dalle solite sigle Jpop per prodotti analoghi.
Dopo averlo visionato, ho scoperto che il nome dell'anime "Koi to Yobu ni wa Kimochi Warui" significa letteralmente "È disgustoso chiamarlo amore".
Ecco, non sarei così drastico... ma si potrebbe parafrasare il titolo dell'anime per definirlo "È difficile valutarlo positivamente"...
Accorciato con il nome di "Koikimo", è un manga di tipo commedia romantica pubblicato tra il 2015 e il 2021, adattato nella primavera del 2021 come anime.
Sicuramente si può definire una commedia romantica, a tratti divertente, che tocca il tema dell'amore (im)possibile a causa della differenza di età dei due protagonisti, nella quale il ragazzo più grande, Ryo, nonostante sia un casanova senza scrupoli, viene messo in scacco dalla ragazza di cui si innamora, Ichika, che è molto più piccola di lui.
Ci vorranno dodici episodi affinché il lungo corteggiamento di Ryo sortisca l'effetto di scalfire la timida e impacciata liceale, e anche il finale, sebbene possa sembrare risolutivo, resta comunque parzialmente aperto, in quanto la ragazza gli chiede di aspettare che lei possa raggiungere l'età adulta per fare sul serio...
Non ho letto il fumetto, e pertanto non posso fare paragoni tra versione disegnata e animata. Limitandomi pertanto all'anime, né la storia né lo sviluppo dei personaggi né il tema del rapporto amoroso tra un ragazzo di venticinque-trent'anni e una ragazza di diciassette mi hanno entusiasmato.
Inizio dai punti che mi hanno convinto meno: Ryo è un bellissimo ragazzo, ha successo con le donne e nel lavoro, si è creato una posizione discreta ed è invidiato da tutti. Ha una sorella (Rio) altrettanto carina che ha una amica, Ichika, di cui Ryo dopo un incontro casuale in metropolitana in cui lei lo salva da una rovinosa caduta, e gli offre pure il suo bento, si innamora dopo averla incontrata a casa della sorella Rio. La situazione assurda è: un donnaiolo impenitente e cinico si trasforma all'improvviso in un imbranato "liceale" alle prime armi con la fissa per una ragazzina neppure tanto carina, normale, che sembra aver come pregio la qualità di affermare sempre ciò che pensa (salvo poi in taluni casi pentirsene) e di essere molto, ma molto "quadrata" e rigorosa nei suoi sentimenti.
Inizia un tira e molla fino alla fine della serie, che porterà i protagonisti solo al dodicesimo episodio a rivelarsi apertamente i loro sentimenti (più Ichika, visto che Ryo fin dall'inizio la tampina in modo quasi morboso). All'inizio l'insistenza di Ryo nei confronti di Ichika sembra più un gioco e una scommessa: ha sì l'effetto di convincere pian piano Ichika a considerare Ryo come il suo ragazzo, ma sembra tutto una classica storia tra liceali più che un rapporto tra una persona adulta e una ragazza. Tutti i temi della differenza di età vengono bellamente messi da parte, perché Ryo si comporta come un ragazzino delle medie con disponibilità economiche al di fuori di ogni umana comprensione.
E così la trama scivola ancora sulla romcom scolastica con le solite situazioni: gita, festival scolastico, Natale, San Valentino e White Day (ci siamo risparmiati l'estate e il mare o la piscina) e soliti equivoci, incomprensioni e spasimanti alternativi (sia per Ichika sia per Ryo) - soprattutto la collega di Ryo sembra più che un'adulta una ragazzina liceale a sua volta.
Verso la fine dell'anime, Ryo all'improvviso realizza che forse il tema dell'età potrebbe rappresentare un problema a livello sociale e familiare (ma devono farglielo presente la collega respinta o il padre?), e così costringe indirettamente Ichika a uscire allo scoperto, dopo che per dieci episodi l'ha bellamente subito e respinto ogniqualvolta Ryo spingeva sull'acceleratore...
Gli altri personaggi sono solo un contorno: solo la sorella Ryo, l'amico Matsuda e alcuni compagni di scuola sono quasi sempre presenti negli episodi e danno il loro contributo senza troppi approfondimenti salvo qualche flashback...
Insomma, una trama piuttosto lineare che inizia anche bene, ma che poi scade nell'estremo banale e scontato: è vero che i due protagonisti alla fine evolvono e maturano a modo loro, ma è il percorso piuttosto troppo semplice, positivo e mellifluo che rende il tutto troppo "patinato" e "soap".
Siamo ben lontani da altre opere tipo "After the Rain" o "Il Giardino delle parole", che trattano la storia d'amore tra due protagonisti con grande differenza di età: in questi due anime le difficoltà della vita, le riflessioni sul rapporto tra due soggetti molto diversi per età sono portate a ben altri livelli di approfondimento, rendendo le opere forse meno "sognanti" e romantiche ma molto più realistiche.
Dal punto di vista tecnico, l'anime non eccelle per le qualità grafiche (disegni molto semplici e animazioni al minimo sindacale), mentre mi è piaciuta l'opening: diversa a livello musicale dalle solite sigle Jpop per prodotti analoghi.
Voglio spezzare una lancia a favore di "Koikimo", un anime che in qualche modo mi ha fatto tornare la voglia di dare fiducia anche a quelle storie che sulla carta, da un piccolo riassunto, non sanno catturare il mio interesse.
Disclaimer dovuto, anzi, dovutissimo: la differenza di età dei protagonisti è tanta (dieci anni), ed è ancora più pesante vista l'età di Ichika, la protagonista diciassettenne. Se un "age gap" così importante non è cosa per voi, allora probabilmente potete (e dovete) accantonare la visione di "Koikimo".
Eppure, sebbene nella vita reale una differenza simile farebbe storcere ben più di un naso, in un universo dove i bellocci giapponesi sono biondi con gli occhi azzurri, e con un colpo di manico d'ombrello puoi salvare qualcuno da un ruzzolone mortale giù per le scale della metropolitana, la relazione tra Ichika e Ryo funziona. Forse anche perché, a parte il completo elegante e l'andare in ufficio, Ryo non è poi così diverso da quanto sarebbe se avesse una manciata di anni di meno, e nella loro relazione il coltello dalla parte del manico ce l'ha decisamente Ichika.
La trama è semplice, e che la storia andrà a parare dove andrà a parare è senza dubbio palese: e io ne sono incredibilmente contenta, mi sarei sentita indignata e in qualche modo tradita se così non fosse stato. Il bello è proprio farsi accompagnare lungo la via da "Koikimo" e dal suo cast, da un inizio più divertente e scherzoso, con Ichika che faticosamente sopporta le esplicite dichiarazioni d'amore del bel Ryo, fino a un finale in cui i sentimenti dei due protagonisti sono messi a dura prova, principalmente proprio da loro stessi.
Ci sono i rivali in amore e ci sono le incomprensioni che ci si aspetta in una storia romantica, ma, anche grazie alla breve durata dell'anime, il tutto scorre molto in fretta, non lasciando quel tipico sapore pesante di triangolo/quadrangolo/ottusangolo amoroso, più tipico forse degli shoujo di una volta. E da amante delle ciclicità e dei parallelismi, se così si può dire, ho apprezzato moltissimo che l'ultimo episodio si concluda, in sostanza, là dove è iniziato il primo.
Menzione d'onore alla sigla di apertura, "Monochrome City" degli ACE COLLECTION, che, oltre ad essermi piaciuta un sacco come canzone, visualmente è anche un'ottima e perfetta sintesi di tutto l'anime: se, guardandola, vi viene da pensare che non vi dispiacerebbe se il tutto durasse dodici episodi invece di un paio di minuti scarsi, allora siete a cavallo, e "Koikimo" fa per voi!
In breve: una volta passato lo scoglio dell'improbabile differenza di età dei protagonisti, "Koikimo" è esattamente quello che si propone di essere. Una storia d'amore semplice ma emozionante, con un lieto fine tanto annunciato quanto meritato. Consigliato a chi ogni tanto non ne può più dei colpi di scena e delle cose troppo complicate e apprezza i cavalier serventi innamorati e le loro dame un po' disgustate.
Disclaimer dovuto, anzi, dovutissimo: la differenza di età dei protagonisti è tanta (dieci anni), ed è ancora più pesante vista l'età di Ichika, la protagonista diciassettenne. Se un "age gap" così importante non è cosa per voi, allora probabilmente potete (e dovete) accantonare la visione di "Koikimo".
Eppure, sebbene nella vita reale una differenza simile farebbe storcere ben più di un naso, in un universo dove i bellocci giapponesi sono biondi con gli occhi azzurri, e con un colpo di manico d'ombrello puoi salvare qualcuno da un ruzzolone mortale giù per le scale della metropolitana, la relazione tra Ichika e Ryo funziona. Forse anche perché, a parte il completo elegante e l'andare in ufficio, Ryo non è poi così diverso da quanto sarebbe se avesse una manciata di anni di meno, e nella loro relazione il coltello dalla parte del manico ce l'ha decisamente Ichika.
La trama è semplice, e che la storia andrà a parare dove andrà a parare è senza dubbio palese: e io ne sono incredibilmente contenta, mi sarei sentita indignata e in qualche modo tradita se così non fosse stato. Il bello è proprio farsi accompagnare lungo la via da "Koikimo" e dal suo cast, da un inizio più divertente e scherzoso, con Ichika che faticosamente sopporta le esplicite dichiarazioni d'amore del bel Ryo, fino a un finale in cui i sentimenti dei due protagonisti sono messi a dura prova, principalmente proprio da loro stessi.
Ci sono i rivali in amore e ci sono le incomprensioni che ci si aspetta in una storia romantica, ma, anche grazie alla breve durata dell'anime, il tutto scorre molto in fretta, non lasciando quel tipico sapore pesante di triangolo/quadrangolo/ottusangolo amoroso, più tipico forse degli shoujo di una volta. E da amante delle ciclicità e dei parallelismi, se così si può dire, ho apprezzato moltissimo che l'ultimo episodio si concluda, in sostanza, là dove è iniziato il primo.
Menzione d'onore alla sigla di apertura, "Monochrome City" degli ACE COLLECTION, che, oltre ad essermi piaciuta un sacco come canzone, visualmente è anche un'ottima e perfetta sintesi di tutto l'anime: se, guardandola, vi viene da pensare che non vi dispiacerebbe se il tutto durasse dodici episodi invece di un paio di minuti scarsi, allora siete a cavallo, e "Koikimo" fa per voi!
In breve: una volta passato lo scoglio dell'improbabile differenza di età dei protagonisti, "Koikimo" è esattamente quello che si propone di essere. Una storia d'amore semplice ma emozionante, con un lieto fine tanto annunciato quanto meritato. Consigliato a chi ogni tanto non ne può più dei colpi di scena e delle cose troppo complicate e apprezza i cavalier serventi innamorati e le loro dame un po' disgustate.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Quest’anime parla di una storia d’amore nella cui coppia c’è una bella differenza d’età: Ichika è una studentessa all’ultimo anno delle scuole superiori, Ryo è un giovane uomo in carriera che, comprendendo i valori della ragazza, abbandona la sua vita da sciupafemmine per votarsi a lei. Il loro tramite è la sorella di lui, amica del cuore di lei. Il nostro novello Romeo continuerà a mandare fiori e regali alla sua bella, che non lo vorrà, arrivando a schifarlo, ma che continuerà a subire da brava fanciulla senza nerbo le sue attenzioni, fino a caderne cotta per induzione.
E allora si comincia col triduo stomachevole di Natale, San Valentino, la settimana bianca, le telefonate assillanti la sera... che diventano per lei prima pegni onerosi da ricambiare e poi manifestazioni di tiepido affetto (chi stende con me un velo pietoso sull’abbraccio di San Valentino?). Inoltre, come nei racconti rosa più classici, il predatore poi si ritirerà in preda a sensi di colpa tardivi e deliranti, mentre la vittima scarta un ragazzo suo coetaneo, Kai, che meritava più spazio e più tempo, ma che, poveraccio, le resta pure amico (troppa grazia a Sant’Antonio!), dopo il due di picche ricevuto da lei dopo la sua dichiarazione. Da contraltare al giovanotto ci sarà la collega di Ryo, Arie, una personcina carinissima anche quando viene delicatamente scaricata. E qui viviamo nel mondo delle favole.
Devo capire quest’abitudine giapponese di piazzarsi al bancone davanti al barista e confessarsi alla persona di fianco in un’atmosfera soffusa e buia... cliché, mi sa, ma Ryo è in grado di parlare della sua storia d’amore con altri, malgrado possa passare non dico per pedofilo, ma almeno per una persona interessata a una coetanea della sorella studentessa, Rio. A onor del vero, ci sono qualche bacio e momenti di rivelazione della loro coppia, ma tutto resta sospeso con evoluzioni minimali in uno svolgimento lento che procede per “illuminazioni” (mi piace piuttosto che no, gli/le devo fare un regalo...).
Finale
Trama rosa, finale rosa, vero? Eh, sì. E dopo inutili tira e molla si corona un sogno d’amore aperto al futuro. Non si può dire tanto male dell’ultima scena, perché crea quel finale adeguato a una storia d’amore del genere (se la storia d’amore effettivamente funzionasse sulla scena).
Personaggi
I membri della nostra coppia sono i protagonisti indiscussi dell’anime.
Lei è molto carina e viene, all’inizio, ben studiata psicologicamente, per poi lasciarla bellamente cadere tra le grinfie amorose del nostro Ryo. Pare però una personaggina fuori dal mondo alla primissima cotta (ma dove viveva prima, sulla Luna senza nessun altro essere umano maschile tutt’intorno?). È una cosa strana, visto che gli Orientali sono campioni delle storie d’amore che cominciano in asilo.
Ryo è un bel giovane uomo in carriera che ha momenti di allegria, di tenerezza e di ripensamento (tardivi e mal fatti). Sulla carta sarebbe un buon personaggio, ma la sua condotta appare asfissiante e fuori luogo.
C’è poi Kei, che, tanto per cambiare, le ha messo gli occhi addosso da secoli e che accetta di restarle amico dopo il due di picche ricevuto. Potrebbe essere un personaggio meglio sviluppato e valorizzato. Il suo essere silenzioso ed estremamente sincero lo rende caustico e vero. Purtroppo deve cedere alle ragioni dell’anime, senza poter dimostrare la sua natura appieno.
La sorella di Ryo, Rio (mi sono chiesta come fanno a non confondersi) è la classica sorella impicciona, che come una Madonna è là per favorire la relazione, tenendosi per finta a distanza, ma poi impicciandosi vergognosamente. Umana, molto umana, e in questo il ragazzo scaricato diventa il mio eroe, perché glielo dice. Se all’inizio le sue azioni sono quelle di un’amica e di una sorella, poi diventa pesante.
Altro personaggio a mio parere molto riuscito è il papà dei fratelli. Uomo duro e concreto, è capace di rimettere in riga il figlio e di spingerlo a mettersi a nudo e a rivelarsi a sé stesso.
Altro personaggio allegrone della compagnia è l’amico di lunga data di Ryo, che accetta con allegra naturalezza che il suo amico votato alle gonnelle si sia perso per una madonnina liceale.
Non capisco quest’abitudine tutta giapponese di andare nelle case altrui, di persone magari a letto, e portare medicine (non le hanno a casa?) e cibo (credono che il ‘poretto’ di turno gratti il fondo della dispensa?). La mamma di lei, poi, che fa entrare lui in camera sua con la figlia malatissima, compie un gesto irresponsabile.
La collega di Ryo, Arie, non può esistere nel mondo. È una persona utopistica. Infatti, chi ben può reagire dopo un due di picche e tanti piccoli rifiuti? La sua tenerezza, poi, pare esagerata e allo zucchero filato.
Grafica e sonoro
Il chara design è gradevole. I fratelli Ryo e Rio sono proprio belli da vedere.
I fondali sono ben disegnati.
L’opening è orecchiabile e rispetta la trama dell’anime, l’ending non è malaccio.
Conclusione
Pareva un bell’anime, ma è scaduto nei soliti cliché amorosi, con situazioni prevedibili, con uno svolgimento amoroso (dentro e fuori la coppia) da manuale. I personaggi di contorno sono spalle che fanno egregiamente il loro mestiere di macchiette. E la consapevolezza che tra una lei completamente innocente (ma dai) e un lui perdutamente ex donnaiolo possa nascere un amore quasi platonico mi pare ridicola.
Quest’anime parla di una storia d’amore nella cui coppia c’è una bella differenza d’età: Ichika è una studentessa all’ultimo anno delle scuole superiori, Ryo è un giovane uomo in carriera che, comprendendo i valori della ragazza, abbandona la sua vita da sciupafemmine per votarsi a lei. Il loro tramite è la sorella di lui, amica del cuore di lei. Il nostro novello Romeo continuerà a mandare fiori e regali alla sua bella, che non lo vorrà, arrivando a schifarlo, ma che continuerà a subire da brava fanciulla senza nerbo le sue attenzioni, fino a caderne cotta per induzione.
E allora si comincia col triduo stomachevole di Natale, San Valentino, la settimana bianca, le telefonate assillanti la sera... che diventano per lei prima pegni onerosi da ricambiare e poi manifestazioni di tiepido affetto (chi stende con me un velo pietoso sull’abbraccio di San Valentino?). Inoltre, come nei racconti rosa più classici, il predatore poi si ritirerà in preda a sensi di colpa tardivi e deliranti, mentre la vittima scarta un ragazzo suo coetaneo, Kai, che meritava più spazio e più tempo, ma che, poveraccio, le resta pure amico (troppa grazia a Sant’Antonio!), dopo il due di picche ricevuto da lei dopo la sua dichiarazione. Da contraltare al giovanotto ci sarà la collega di Ryo, Arie, una personcina carinissima anche quando viene delicatamente scaricata. E qui viviamo nel mondo delle favole.
Devo capire quest’abitudine giapponese di piazzarsi al bancone davanti al barista e confessarsi alla persona di fianco in un’atmosfera soffusa e buia... cliché, mi sa, ma Ryo è in grado di parlare della sua storia d’amore con altri, malgrado possa passare non dico per pedofilo, ma almeno per una persona interessata a una coetanea della sorella studentessa, Rio. A onor del vero, ci sono qualche bacio e momenti di rivelazione della loro coppia, ma tutto resta sospeso con evoluzioni minimali in uno svolgimento lento che procede per “illuminazioni” (mi piace piuttosto che no, gli/le devo fare un regalo...).
Finale
Trama rosa, finale rosa, vero? Eh, sì. E dopo inutili tira e molla si corona un sogno d’amore aperto al futuro. Non si può dire tanto male dell’ultima scena, perché crea quel finale adeguato a una storia d’amore del genere (se la storia d’amore effettivamente funzionasse sulla scena).
Personaggi
I membri della nostra coppia sono i protagonisti indiscussi dell’anime.
Lei è molto carina e viene, all’inizio, ben studiata psicologicamente, per poi lasciarla bellamente cadere tra le grinfie amorose del nostro Ryo. Pare però una personaggina fuori dal mondo alla primissima cotta (ma dove viveva prima, sulla Luna senza nessun altro essere umano maschile tutt’intorno?). È una cosa strana, visto che gli Orientali sono campioni delle storie d’amore che cominciano in asilo.
Ryo è un bel giovane uomo in carriera che ha momenti di allegria, di tenerezza e di ripensamento (tardivi e mal fatti). Sulla carta sarebbe un buon personaggio, ma la sua condotta appare asfissiante e fuori luogo.
C’è poi Kei, che, tanto per cambiare, le ha messo gli occhi addosso da secoli e che accetta di restarle amico dopo il due di picche ricevuto. Potrebbe essere un personaggio meglio sviluppato e valorizzato. Il suo essere silenzioso ed estremamente sincero lo rende caustico e vero. Purtroppo deve cedere alle ragioni dell’anime, senza poter dimostrare la sua natura appieno.
La sorella di Ryo, Rio (mi sono chiesta come fanno a non confondersi) è la classica sorella impicciona, che come una Madonna è là per favorire la relazione, tenendosi per finta a distanza, ma poi impicciandosi vergognosamente. Umana, molto umana, e in questo il ragazzo scaricato diventa il mio eroe, perché glielo dice. Se all’inizio le sue azioni sono quelle di un’amica e di una sorella, poi diventa pesante.
Altro personaggio a mio parere molto riuscito è il papà dei fratelli. Uomo duro e concreto, è capace di rimettere in riga il figlio e di spingerlo a mettersi a nudo e a rivelarsi a sé stesso.
Altro personaggio allegrone della compagnia è l’amico di lunga data di Ryo, che accetta con allegra naturalezza che il suo amico votato alle gonnelle si sia perso per una madonnina liceale.
Non capisco quest’abitudine tutta giapponese di andare nelle case altrui, di persone magari a letto, e portare medicine (non le hanno a casa?) e cibo (credono che il ‘poretto’ di turno gratti il fondo della dispensa?). La mamma di lei, poi, che fa entrare lui in camera sua con la figlia malatissima, compie un gesto irresponsabile.
La collega di Ryo, Arie, non può esistere nel mondo. È una persona utopistica. Infatti, chi ben può reagire dopo un due di picche e tanti piccoli rifiuti? La sua tenerezza, poi, pare esagerata e allo zucchero filato.
Grafica e sonoro
Il chara design è gradevole. I fratelli Ryo e Rio sono proprio belli da vedere.
I fondali sono ben disegnati.
L’opening è orecchiabile e rispetta la trama dell’anime, l’ending non è malaccio.
Conclusione
Pareva un bell’anime, ma è scaduto nei soliti cliché amorosi, con situazioni prevedibili, con uno svolgimento amoroso (dentro e fuori la coppia) da manuale. I personaggi di contorno sono spalle che fanno egregiamente il loro mestiere di macchiette. E la consapevolezza che tra una lei completamente innocente (ma dai) e un lui perdutamente ex donnaiolo possa nascere un amore quasi platonico mi pare ridicola.
“Koikimo” è una commedia romantica di dodici episodi, tratta dall’omonimo manga concluso in Giappone e inedito in Italia. Il nome è la contrazione di “Koi to Yobu ni wa Kimochi Warui”, che tradotto suonerebbe come “È disgustoso chiamare questo amore”.
La storia inizia con il ventisettenne dongiovanni Ryo Amakusa che sta per cadere dalle scale della stazione, e viene salvato da una liceale che lo prende letteralmente all’amo con l’ombrello. Il destino vuole che la sua salvatrice sia Ichika, la migliora amica di sua sorella, e la rincontra la sera stessa a casa dei suoi genitori. Per ringraziare Ichika, Ryo offre il “suo corpo” come ricompensa, ma lei risponde con un “Che schifo!”. La reazione spontanea e sdegnata di Ichika, così diversa da quelle delle donne che puntualmente cadono ai suoi piedi, rapisce il cuore di Ryo, che si innamora della ragazza.
La prima parte dell’anime gioca sulle reazioni disgustate e sdegnate di Ichika alle avance insistenti di Ryo, che trova addirittura adorabili reazioni che convincerebbero chiunque a rinunciare. La comicità dell’opera si fonda soprattutto su questi siparietti, quantomeno nella prima parte. Naturalmente il legame tra i due evolve, e nella seconda parte la comicità perde gradualmente spazio, ed emergono temi più seri incentrati sulla differenza d’età dei due protagonisti e sul giudizio della società per la relazione tra una liceale diciassettenne e un impiegato di dieci anni più grande.
Nel complesso è una bella serie, l’importante è guardarla con leggerezza e senza troppe pretese. I temi seri non mancano, ma sono sfiorati con delicatezza e lasciati alla sensibilità dello spettatore.
La storia inizia con il ventisettenne dongiovanni Ryo Amakusa che sta per cadere dalle scale della stazione, e viene salvato da una liceale che lo prende letteralmente all’amo con l’ombrello. Il destino vuole che la sua salvatrice sia Ichika, la migliora amica di sua sorella, e la rincontra la sera stessa a casa dei suoi genitori. Per ringraziare Ichika, Ryo offre il “suo corpo” come ricompensa, ma lei risponde con un “Che schifo!”. La reazione spontanea e sdegnata di Ichika, così diversa da quelle delle donne che puntualmente cadono ai suoi piedi, rapisce il cuore di Ryo, che si innamora della ragazza.
La prima parte dell’anime gioca sulle reazioni disgustate e sdegnate di Ichika alle avance insistenti di Ryo, che trova addirittura adorabili reazioni che convincerebbero chiunque a rinunciare. La comicità dell’opera si fonda soprattutto su questi siparietti, quantomeno nella prima parte. Naturalmente il legame tra i due evolve, e nella seconda parte la comicità perde gradualmente spazio, ed emergono temi più seri incentrati sulla differenza d’età dei due protagonisti e sul giudizio della società per la relazione tra una liceale diciassettenne e un impiegato di dieci anni più grande.
Nel complesso è una bella serie, l’importante è guardarla con leggerezza e senza troppe pretese. I temi seri non mancano, ma sono sfiorati con delicatezza e lasciati alla sensibilità dello spettatore.
"Koikimo" è un josei travestito da shōjo.
Delicato nei tratti, negli accadimenti, nella narrazione.
Nella cornice, pastello chiaro, di vita quotidiana si racconta la vita del giovane impiegato Ryo amasuka: ventisettenne brillante, esteticamente piacevole, impeccabile nel lavoro, donnaiolo per noia o per fuga.
Una "società", che ha voce nei colleghi e nelle colleghe di lavoro, e solo un sottofondo, lo giudica adulto, arrivato, desiderabile... ma, come spesso accade, i traguardi canonici e apparenti convivono o nascondono un vuoto interiore.
È nella circostanza di quel vuoto, una dignitosa e rispettabile torre d'avorio, che avviene l'incontro con Ichika Arima. Ichika è una giovane studentessa; nel viavai d'una stazione, nel primissimo episodio, salva Ryo da una brutta caduta sulle scale: una caduta e un salvataggio metaforico che è già di per sé motore autonomo del racconto.
Sarà la specchiata normalità di Ichiko a dare una boccata di ossigeno a Ryo, a disvelare aspirazioni nascoste: quelle di normalità, appunto, come anche quelle di sentimenti genuini, una vita più vera.
Da giovane sessualmente (iper)attivo, ideale di distaccata e arrogante perfezione, ne scaturisce un Ryo inedito: goffo, invasivo, autoironico, alla continua ricerca, fuori misura, delle attenzioni della liceale.
A Ichiko, sopraffatta, il compito di scoprire mano mano se e quanto di buono si trova in lui.
A partire da un appartamento freddo nei quartieri alti a un nido familiare da ricostruire, con le paure del mettersi in gioco, del divario d'età e con l'aiuto sempre presente di una sorella ritrovata (Rio), "Koikimo" altro non è che il racconto di una riscoperta di sé.
Ma è proprio questo che "Koikimo" racconta? Certamente sì, ma, per ritornare alla delicatezza prima menzionata, lo fa senza la necessità d'indugiare, sorvola i temi e questi ne emergono egualmente forti... è forse questo che più di tutto colpisce.
L'invadenza di Ryo può essere infastidente? La sua perfezione idealizzata? Ichiko eccessivamente adorabile e composta? Sicuramente sì - e non è detto ciò sia obbligatoriamente un difetto - ma dietro un tratteggio che può essere tacciato di banalità c'è molta freschezza, una maturità inaspettata.
Nei suoi scorrevoli dodici episodi non c'è alcuna pretesa; eppure è un lavoro che non si lascia andar via come niente... confezionato, pensato e realizzato con un suo senso che si difende. Non è poi, cosa da poco.
Delicato nei tratti, negli accadimenti, nella narrazione.
Nella cornice, pastello chiaro, di vita quotidiana si racconta la vita del giovane impiegato Ryo amasuka: ventisettenne brillante, esteticamente piacevole, impeccabile nel lavoro, donnaiolo per noia o per fuga.
Una "società", che ha voce nei colleghi e nelle colleghe di lavoro, e solo un sottofondo, lo giudica adulto, arrivato, desiderabile... ma, come spesso accade, i traguardi canonici e apparenti convivono o nascondono un vuoto interiore.
È nella circostanza di quel vuoto, una dignitosa e rispettabile torre d'avorio, che avviene l'incontro con Ichika Arima. Ichika è una giovane studentessa; nel viavai d'una stazione, nel primissimo episodio, salva Ryo da una brutta caduta sulle scale: una caduta e un salvataggio metaforico che è già di per sé motore autonomo del racconto.
Sarà la specchiata normalità di Ichiko a dare una boccata di ossigeno a Ryo, a disvelare aspirazioni nascoste: quelle di normalità, appunto, come anche quelle di sentimenti genuini, una vita più vera.
Da giovane sessualmente (iper)attivo, ideale di distaccata e arrogante perfezione, ne scaturisce un Ryo inedito: goffo, invasivo, autoironico, alla continua ricerca, fuori misura, delle attenzioni della liceale.
A Ichiko, sopraffatta, il compito di scoprire mano mano se e quanto di buono si trova in lui.
A partire da un appartamento freddo nei quartieri alti a un nido familiare da ricostruire, con le paure del mettersi in gioco, del divario d'età e con l'aiuto sempre presente di una sorella ritrovata (Rio), "Koikimo" altro non è che il racconto di una riscoperta di sé.
Ma è proprio questo che "Koikimo" racconta? Certamente sì, ma, per ritornare alla delicatezza prima menzionata, lo fa senza la necessità d'indugiare, sorvola i temi e questi ne emergono egualmente forti... è forse questo che più di tutto colpisce.
L'invadenza di Ryo può essere infastidente? La sua perfezione idealizzata? Ichiko eccessivamente adorabile e composta? Sicuramente sì - e non è detto ciò sia obbligatoriamente un difetto - ma dietro un tratteggio che può essere tacciato di banalità c'è molta freschezza, una maturità inaspettata.
Nei suoi scorrevoli dodici episodi non c'è alcuna pretesa; eppure è un lavoro che non si lascia andar via come niente... confezionato, pensato e realizzato con un suo senso che si difende. Non è poi, cosa da poco.