Hourou musuko
In questa stagione 2024 mi è capitato di incontrare nei palinsesti offerti due serie che a vario titolo affrontano il tema del crossdressing: "Sempai is an otonoko" e, attualmente ancora in corso, "How I Attended an All-Guy's Mixer". Se sulla seconda calo un velo pietoso per l'assoluta inconsistenza e demenzialità, sulla prima ammetto che non sono riuscito a portarla a termine abbandonandola al quinto episodio e non riprendendolo più prima delle ferie agostane.
Con "Hourou Musuko"- "Wandering Son" mi sono impegnato a fondo e l'ho terminata. Sono rimasto colpito dallo stile con cui la serie affronta i temi del crossdressing e affini (mi spiego meglio nel prosieguo della recensione) senza scadere nelle solite insulsaggini e demenzialità per le cosiddette commedie degli equivoci e a cui posso appunto ascrivere tra le ultime proprio "How I Attended an All-Guy's Mixer".
Per recensione quest'opera inizio con qualche considerazione doverosa e forse alla maggioranza dei lettori lapalissiana.
L'abbigliamento è uno dei mezzi per esprimere il proprio essere e le proprie emozioni, in quanto permette di giocare liberamente con colori, differenti capi, ma anche con gli accessori, il trucco e le acconciature per assecondare a proprio piacimento come ci si sente in base alle sensazioni provate in una giornata o in una specifica fase della vita.
Per convenzione sociale ed educativa siamo abituati a vedere abiti "maschili" indossati da uomini o di vestiti "femminili" portati dalle donne. Quando la convenzione non viene rispettata si parla di crossdressing ossia l'atto o l’abitudine di indossare, pubblicamente e/o in privato, indumenti comunemente associati al sesso opposto. Il crossdressing può essere praticato indipendentemente dall’identità di genere percepita e dall’orientamento sessuale e non va confuso né con il "travestitismo" che all'aspetto oggettivo del crossdressing aggiunge il piacere prettamente "sessuale" dell'azione compiuta né con quelle persone con "disforia di genere" ossia quegli individui che percepiscono un’incongruenza tra il genere esperito e il genere assegnato alla nascita.
Queste brevi considerazioni applicate a "Hourou Musuko" ("Wandering Son") sembrano prima facie non funzionare in modo immediato, perché il protagonista maschile Shuuichi Nitori e quella femminile Yoshino Takatsuki non sembrerebbero indossare gli indumenti del sesso opposto come un modo per affermare la propria identità di genere alla quale aspirerebbero appartenere in pubblico. O, perlomeno, la storia narrata in questa serie non sembrerebbe portare verso questa interpretazione lasciando adito a parecchie sfumature interpretative su tutti i protagonisti e, a mio avviso, ciò potrebbe essere considerato il maggior pregio della serie.
L'ambientazione è sempre la solita, quella scolastica, ma diversamente da molte opere visionate prevalentemente ambientate alle scuole superiori con ragazzi di età compresa tra i 16 e i 18 anni, "Hourou Musuko" abbassa l'asticella ambientando la serie alle medie con ragazzini di 11-12 anni, età in cui si iniziano a manifestare anche in momenti diversi tra i vari ragazzi i segni della pubertà e della trasformazione fisica che porta inesorabilmente anche a quella psicologica con il nascere delle c.d. "pulsioni" e "desideri" non solo emotivi ma anche più marcatamente in campo sessuale.
L'anime, pur con un ritmo lentissimo e smaccatamente "slice of life" riesce nell'intento di rappresentare una realtà molto sfaccettata in cui i protagonisti vengono caratterizzati in modo abbastanza completo nella loro evoluzione diversa e differita nell'arco di un anno della loro esistenza, quella che secondo l'anime potrebbe essere quella più complessa e che poi segnerà il futuro di ciascuno dei protagonisti verso un futuro che non viene rappresentato e che resta rimesso all'immaginazione dello spettatore, sempre che quest'ultimo voglia ipotizzare per forza degli scenari possibili ai protagonisti della serie.
In questa recensione, ho aderito ad una scuola di pensiero il più possibile scevra da qualsiasi forma di pregiudizio e per come si evolve la trama negli 11 episodi sarei portato a scrivere che "Hourou Musuko" è riuscito appieno nell'intento di avvalorare il detto "The malice is all in the eye of the beholder".
Mentre Shuuichi Nitori e Yoshino Takatsuki si comportano per come si sentono e l'abbigliamento sembra per loro solo un modo per comunicare qualcosa di loro agli altri senza curarsi gli abiti indossati corrispondano a ciò che la società e la cultura impone loro, il resto dei personaggi (ad eccezione dell'amico di Shuuichi, Makoto, sul quale si potrebbe opinare circa la sua omosessualità nemmeno tanto latente) si muovono sui classici binari degli stereotipi e pregiudizi legati al genere binario maschio o femmina.
Eppure Shuuichi nella serie prova dei sentimenti per Yoshino e, per inerzia, accetta di diventare il ragazzo dell'amica della sorella maggiore Anna Suehiro: il loro rapporto che poi terminerà in una rottura da parte di lei è l'allegoria di qualsiasi storia d'amore, etero od omosessuale che sia (e in generale delle interazioni umane): la mancanza di ascolto/comprensione dell'altro/a e l'incapacità di accettare e amare appieno il partner per quello che è (e non quello che si vuole che sia), inclusi gli eventuali cambiamenti che il trascorrere del tempo comporta in qualsiasi persona.
“Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, prendi l'occasione per comprendere.” (P. Picasso)
"Hourou Musuko" diventa una sorta di affresco a tinte "pastello" che attraverso la narrazione della vita di ragazzi che si accingono a varcare i confini della scuola elementare per approdare agli anni incerti e formativi della scuola media sembra voglia assurgere anche a metafora della vita a tutto tondo, accendendo i fari proprio su quel periodo in cui i sentimenti e le relazioni che nella fanciullezza erano chiari e sicuri diventano complessi e confusi durante la inevitabile trasformazione fisica e mentale.
Riconosco a "Hourou Musuko" una certa profondità e delicatezza nell'aver affrontato un tema come quello del crossdressing: sembra che i ragazzi vogliano trasmettere la loro necessità di essere compresi. E in un certo senso ci riesce attraverso emozioni sommesse e parole non dette anche dei personaggi secondari rendendo la serie una sorta di opera corale in cui il melodramma e la commedia lascia spazio alla narrazione delle cose della vita.
Tuttavia "Hourou Musuko" per come sviluppa la trama l'ho percepito anche artificioso ed edulcorato. Sarà una scelta ben precisa operata nel manga e riflessa nell'anime ma mi è apparso poco convincente il mondo in cui i protagonisti si muovono: una realtà "indulgente" e "consapevole" del crossdressing in cui Shuuici e Yoshino si muovono non sembra molto coincidente con la realtà che conosciamo.
Il tutto è coerente con il chara-design adottato, morbido semplice e infantile, e con il ritmo lentissimo che vuole esaltare le sfumature delle piccole cose della vita ma mi ha lasciato la sensazione di una utopia. Resta in ogni caso una buona serie che va guardata solo se si è veramente amanti dello slice of life e si sia armati di pazienza nel saper "leggere tra le righe".
Con "Hourou Musuko"- "Wandering Son" mi sono impegnato a fondo e l'ho terminata. Sono rimasto colpito dallo stile con cui la serie affronta i temi del crossdressing e affini (mi spiego meglio nel prosieguo della recensione) senza scadere nelle solite insulsaggini e demenzialità per le cosiddette commedie degli equivoci e a cui posso appunto ascrivere tra le ultime proprio "How I Attended an All-Guy's Mixer".
Per recensione quest'opera inizio con qualche considerazione doverosa e forse alla maggioranza dei lettori lapalissiana.
L'abbigliamento è uno dei mezzi per esprimere il proprio essere e le proprie emozioni, in quanto permette di giocare liberamente con colori, differenti capi, ma anche con gli accessori, il trucco e le acconciature per assecondare a proprio piacimento come ci si sente in base alle sensazioni provate in una giornata o in una specifica fase della vita.
Per convenzione sociale ed educativa siamo abituati a vedere abiti "maschili" indossati da uomini o di vestiti "femminili" portati dalle donne. Quando la convenzione non viene rispettata si parla di crossdressing ossia l'atto o l’abitudine di indossare, pubblicamente e/o in privato, indumenti comunemente associati al sesso opposto. Il crossdressing può essere praticato indipendentemente dall’identità di genere percepita e dall’orientamento sessuale e non va confuso né con il "travestitismo" che all'aspetto oggettivo del crossdressing aggiunge il piacere prettamente "sessuale" dell'azione compiuta né con quelle persone con "disforia di genere" ossia quegli individui che percepiscono un’incongruenza tra il genere esperito e il genere assegnato alla nascita.
Queste brevi considerazioni applicate a "Hourou Musuko" ("Wandering Son") sembrano prima facie non funzionare in modo immediato, perché il protagonista maschile Shuuichi Nitori e quella femminile Yoshino Takatsuki non sembrerebbero indossare gli indumenti del sesso opposto come un modo per affermare la propria identità di genere alla quale aspirerebbero appartenere in pubblico. O, perlomeno, la storia narrata in questa serie non sembrerebbe portare verso questa interpretazione lasciando adito a parecchie sfumature interpretative su tutti i protagonisti e, a mio avviso, ciò potrebbe essere considerato il maggior pregio della serie.
L'ambientazione è sempre la solita, quella scolastica, ma diversamente da molte opere visionate prevalentemente ambientate alle scuole superiori con ragazzi di età compresa tra i 16 e i 18 anni, "Hourou Musuko" abbassa l'asticella ambientando la serie alle medie con ragazzini di 11-12 anni, età in cui si iniziano a manifestare anche in momenti diversi tra i vari ragazzi i segni della pubertà e della trasformazione fisica che porta inesorabilmente anche a quella psicologica con il nascere delle c.d. "pulsioni" e "desideri" non solo emotivi ma anche più marcatamente in campo sessuale.
L'anime, pur con un ritmo lentissimo e smaccatamente "slice of life" riesce nell'intento di rappresentare una realtà molto sfaccettata in cui i protagonisti vengono caratterizzati in modo abbastanza completo nella loro evoluzione diversa e differita nell'arco di un anno della loro esistenza, quella che secondo l'anime potrebbe essere quella più complessa e che poi segnerà il futuro di ciascuno dei protagonisti verso un futuro che non viene rappresentato e che resta rimesso all'immaginazione dello spettatore, sempre che quest'ultimo voglia ipotizzare per forza degli scenari possibili ai protagonisti della serie.
In questa recensione, ho aderito ad una scuola di pensiero il più possibile scevra da qualsiasi forma di pregiudizio e per come si evolve la trama negli 11 episodi sarei portato a scrivere che "Hourou Musuko" è riuscito appieno nell'intento di avvalorare il detto "The malice is all in the eye of the beholder".
Mentre Shuuichi Nitori e Yoshino Takatsuki si comportano per come si sentono e l'abbigliamento sembra per loro solo un modo per comunicare qualcosa di loro agli altri senza curarsi gli abiti indossati corrispondano a ciò che la società e la cultura impone loro, il resto dei personaggi (ad eccezione dell'amico di Shuuichi, Makoto, sul quale si potrebbe opinare circa la sua omosessualità nemmeno tanto latente) si muovono sui classici binari degli stereotipi e pregiudizi legati al genere binario maschio o femmina.
Eppure Shuuichi nella serie prova dei sentimenti per Yoshino e, per inerzia, accetta di diventare il ragazzo dell'amica della sorella maggiore Anna Suehiro: il loro rapporto che poi terminerà in una rottura da parte di lei è l'allegoria di qualsiasi storia d'amore, etero od omosessuale che sia (e in generale delle interazioni umane): la mancanza di ascolto/comprensione dell'altro/a e l'incapacità di accettare e amare appieno il partner per quello che è (e non quello che si vuole che sia), inclusi gli eventuali cambiamenti che il trascorrere del tempo comporta in qualsiasi persona.
“Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, prendi l'occasione per comprendere.” (P. Picasso)
"Hourou Musuko" diventa una sorta di affresco a tinte "pastello" che attraverso la narrazione della vita di ragazzi che si accingono a varcare i confini della scuola elementare per approdare agli anni incerti e formativi della scuola media sembra voglia assurgere anche a metafora della vita a tutto tondo, accendendo i fari proprio su quel periodo in cui i sentimenti e le relazioni che nella fanciullezza erano chiari e sicuri diventano complessi e confusi durante la inevitabile trasformazione fisica e mentale.
Riconosco a "Hourou Musuko" una certa profondità e delicatezza nell'aver affrontato un tema come quello del crossdressing: sembra che i ragazzi vogliano trasmettere la loro necessità di essere compresi. E in un certo senso ci riesce attraverso emozioni sommesse e parole non dette anche dei personaggi secondari rendendo la serie una sorta di opera corale in cui il melodramma e la commedia lascia spazio alla narrazione delle cose della vita.
Tuttavia "Hourou Musuko" per come sviluppa la trama l'ho percepito anche artificioso ed edulcorato. Sarà una scelta ben precisa operata nel manga e riflessa nell'anime ma mi è apparso poco convincente il mondo in cui i protagonisti si muovono: una realtà "indulgente" e "consapevole" del crossdressing in cui Shuuici e Yoshino si muovono non sembra molto coincidente con la realtà che conosciamo.
Il tutto è coerente con il chara-design adottato, morbido semplice e infantile, e con il ritmo lentissimo che vuole esaltare le sfumature delle piccole cose della vita ma mi ha lasciato la sensazione di una utopia. Resta in ogni caso una buona serie che va guardata solo se si è veramente amanti dello slice of life e si sia armati di pazienza nel saper "leggere tra le righe".
"Hourou Musuko" (Wandering Son) è un anime delicato e riflessivo, basato sul manga di Takako Shimura, che esplora tematiche di identità di genere e crescita personale. Prodotto dallo studio AIC Classic e andato in onda nel 2011, l'anime offre una rappresentazione autentica e sensibile delle esperienze di giovani alle prese con la scoperta di sé. La storia ruota attorno a un gruppo di studenti delle medie, in particolare Shuichi Nitori, un ragazzo che si sente una ragazza, e Yoshino Takatsuki, una ragazza che si identifica come un ragazzo. Shuichi trova il coraggio di esprimere il suo vero sé attraverso l'amicizia con Yoshino. Tuttavia, l'anime non si concentra solo su di loro: è una narrazione corale che dà spazio a una varietà di personaggi, che inizialmente sembrano secondari, ma che diventano sempre più cruciali e ben delineati.
L'anime affronta con tatto e realismo temi come l'identità di genere, il bullismo, l'accettazione e l'amore, sia da parte di sé stessi che degli altri. Ogni personaggio contribuisce a rendere la narrazione ricca e stratificata, con storie che riflettono le difficoltà e le gioie dell'adolescenza. La rappresentazione delle lotte interne e delle relazioni interpersonali è gestita con grande sensibilità, offrendo una prospettiva unica e necessaria sull'identità e l'accettazione. L'animazione è caratterizzata da un'estetica unica, con colori acquerellati e toni morbidi che creano un'atmosfera poetica e serena amplificando così l'intimità e la contemplatività dell'anime
"Hourou Musuko" è un'opera che merita di essere riscoperta per la sua rappresentazione accurata e rispettosa delle questioni di genere. La narrazione sensibile e i personaggi complessi offrono una prospettiva unica sull'identità e l'accettazione. Nonostante la trama possa sembrare lineare, l'anime immerge lo spettatore in una calma riflessiva, arricchita da momenti di poesia e grazia. Con la regia di Ei Aoki, noto per "Fate/Zero", e la scrittura di Takako Shimura, autrice di "Aoi Hana", l'opera si distingue per la sua alta qualità e il trattamento profondo delle tematiche affrontate.
L'anime affronta con tatto e realismo temi come l'identità di genere, il bullismo, l'accettazione e l'amore, sia da parte di sé stessi che degli altri. Ogni personaggio contribuisce a rendere la narrazione ricca e stratificata, con storie che riflettono le difficoltà e le gioie dell'adolescenza. La rappresentazione delle lotte interne e delle relazioni interpersonali è gestita con grande sensibilità, offrendo una prospettiva unica e necessaria sull'identità e l'accettazione. L'animazione è caratterizzata da un'estetica unica, con colori acquerellati e toni morbidi che creano un'atmosfera poetica e serena amplificando così l'intimità e la contemplatività dell'anime
"Hourou Musuko" è un'opera che merita di essere riscoperta per la sua rappresentazione accurata e rispettosa delle questioni di genere. La narrazione sensibile e i personaggi complessi offrono una prospettiva unica sull'identità e l'accettazione. Nonostante la trama possa sembrare lineare, l'anime immerge lo spettatore in una calma riflessiva, arricchita da momenti di poesia e grazia. Con la regia di Ei Aoki, noto per "Fate/Zero", e la scrittura di Takako Shimura, autrice di "Aoi Hana", l'opera si distingue per la sua alta qualità e il trattamento profondo delle tematiche affrontate.
Prima di parlare di 'Hourou Musuko', è bene sapere qual è il "problema" che esso va ad affrontare. La cosiddetta "disforia di genere" si manifesta quando una persona prova disagio per il proprio sesso, e desidera quindi avvicinarsi a quello opposto, tramite vari espedienti. Il più "soft" tra questi è il crossdressing, che evita chirurgia ed assunzioni di ormoni, limitandosi all'utilizzo di abiti del sesso opposto, corredati eventualmente da parrucche e trucchi. In realtà il crossdressing viene più che altro usato a scopo di divertimento (esperienza personale) ma non mancano casi in cui esso diventa una patologia per la quale il malato non riesce a smettere di usare abiti dell'altro genere pur odiando questa sua condizione. Va inoltre considerato del tutto indipendente dall'attrazione per l'uno o l'altro sesso, che viene determinata in altro modo. Ma 'Hourou Musuko' si spinge più a fondo nel problema, parlando di questi elementi nell'ambito dell'età infantile e nella pubertà.
Ora, prima del raggiungimento effettivo dell'identità sessuale determinato dalla pubertà, non vi sono grosse differenze tra maschi e femmine. Anzi, quelle che ci sono sono forzature inserite dalla società, come ad esempio la lunghezza dei capelli o la contrapposizione rosa/azzurro. Non è poi strano che una bimba sia particolarmente "mascolina" o un bimbo sia "femminile" - se di mascolinità e femminilità si può parlare in tenera età. Arrivati alla pubertà, ecco i problemi: ti cresce il seno che avresti voluto piatto, ti si appesantisce la voce, ti spuntano i brufoli e i peli... A quel punto ti tocca seguire la via che madre natura ha scelto per te. O ribellarti. Per un ragazzino, andare in giro con un vestito carino, un po' di trucco e una parrucca può essere una gioia e al tempo stesso una liberazione, un modo per potere finalmente liberarsi del peso che è il proprio corpo maschile. Ecco, lo stile dell'opera sembra inizialmente essere proprio questo. Proprio per questo amavo l'opera, che mostrava un bellissimo scorcio di psiche e dolcezza. Ma ecco, gli elementi negativi che inizialmente consideravo irrilevanti iniziano a pesare, fino a culminare in uno pseudo-finale. Una noia, una banalizzazione e allo stesso tempo un eccesso di serietà proprio dove è richiesta leggerezza. Verso la fine ogni episodio è un mattone che spacca la vetrata costruita all'inizio. Questo basta a fare precipitare l'opera nell'oblio.
Graficamente, la prima cosa che salta all'occhio è la luminosità, mescolata a colori pastello. Qui almeno è gradevole, a differenza che in 'Aoi Hana', della stessa autrice. Alla lunga ciò è comunque superfluo e eccessivo. Molto meglio l'opening e l'ending, che sono non solo adorabili ma anche molto ben fatte, sono molto ascoltabili anche (e soprattutto) lontano dall'opera d'origine. Insomma, se siete davvero interessati accorrete pure, ma vi assicuro che ci sono molte altre opere che meritano più di questa il vostro tempo.
Ora, prima del raggiungimento effettivo dell'identità sessuale determinato dalla pubertà, non vi sono grosse differenze tra maschi e femmine. Anzi, quelle che ci sono sono forzature inserite dalla società, come ad esempio la lunghezza dei capelli o la contrapposizione rosa/azzurro. Non è poi strano che una bimba sia particolarmente "mascolina" o un bimbo sia "femminile" - se di mascolinità e femminilità si può parlare in tenera età. Arrivati alla pubertà, ecco i problemi: ti cresce il seno che avresti voluto piatto, ti si appesantisce la voce, ti spuntano i brufoli e i peli... A quel punto ti tocca seguire la via che madre natura ha scelto per te. O ribellarti. Per un ragazzino, andare in giro con un vestito carino, un po' di trucco e una parrucca può essere una gioia e al tempo stesso una liberazione, un modo per potere finalmente liberarsi del peso che è il proprio corpo maschile. Ecco, lo stile dell'opera sembra inizialmente essere proprio questo. Proprio per questo amavo l'opera, che mostrava un bellissimo scorcio di psiche e dolcezza. Ma ecco, gli elementi negativi che inizialmente consideravo irrilevanti iniziano a pesare, fino a culminare in uno pseudo-finale. Una noia, una banalizzazione e allo stesso tempo un eccesso di serietà proprio dove è richiesta leggerezza. Verso la fine ogni episodio è un mattone che spacca la vetrata costruita all'inizio. Questo basta a fare precipitare l'opera nell'oblio.
Graficamente, la prima cosa che salta all'occhio è la luminosità, mescolata a colori pastello. Qui almeno è gradevole, a differenza che in 'Aoi Hana', della stessa autrice. Alla lunga ciò è comunque superfluo e eccessivo. Molto meglio l'opening e l'ending, che sono non solo adorabili ma anche molto ben fatte, sono molto ascoltabili anche (e soprattutto) lontano dall'opera d'origine. Insomma, se siete davvero interessati accorrete pure, ma vi assicuro che ci sono molte altre opere che meritano più di questa il vostro tempo.
Ci sono storie difficili da raccontare, difficili da assimilare, difficili da interpretare. Storie difficili insomma.
Quando si decide di sviscerare i sentimenti confusi, embrionali, di un ragazzo delle medie attraverso la quotidianità dei suoi gesti, cercando di andare oltre, provando a spingere quella "confusione" verso una direzione opposta, allora le difficoltà di cui parlavo prima vengono a galla. In questo caso c'è di base una scelta coraggiosa, quella di rappresentare una sessualità non ancora definita, che cerca di trovare una propria identità in un ambiente insolitamente nuovo per questa tipologia di storie: una scuola media.
Perché il tema dell'omosessualità, che in questo caso come vedremo più avanti, è decisamente un termine improprio, ci viene solitamente proposto attraverso la vita di persone che hanno superato la maggiore età, uomini adulti, che riescono a comprendere quali sono le proprie emozioni, come rendere possibili alcune scelte, grazie a una maggiore esperienza. Parliamo di uomini e donne che hanno piena coscienza delle loro esigenze, quando anche ci sono delle insicurezze e delle paure. E' quindi più "facile" raccontare una storia di questo genere, perché si ha piena libertà, si possono approfondire anche le più piccole sfumature, senza nessun tabù.
Questo è il più grande ostacolo di Hourou Musuko, raccontare una storia dalle radici così complesse, che vede come protagonisti dei tredicenni. E, per quanto mi riguarda, non manca il bersaglio.
Probabilmente dopo i primissimi episodi, la prima cosa che salta agli occhi è la forzatura di tutto il contesto, quasi la storia non appartenesse ai personaggi che ci vengono mostrati, risultando difficile (inizialmente) contestualizzare alcune situazioni che risultano leggermente stonate. D'altronde, viste le premesse poco sopra, non è facile riuscire ad entrare in sintonia con le problematatiche e le insicurezze di questi ragazzi, quando i temi trattati ci sembrano così distanti dal loro contesto.
Ma è proprio quando si prende coscienza di tutto questo che finalmente gli ingranaggi cominciano a girare nel verso giusto. Quelle che prima ci sembravano delle forzature, appaiono finalmente per quello che sono, delle scelte volute e precise, che hanno il compito di trasportarci attraverso un viaggio meno complesso, profondo, ma allo stesso tempo dai toni molto delicati. Ed è possibile proprio grazie ai protagonisti di questa storia, degli adolescenti, che con la loro spontaneità, con la loro innocenza, ci mostrano un mondo quasi intangibile.
Può apparire strana e inappropriata l'incertezza di Nitori - il protagonista -, il suo desiderio di volere diventare una ragazza, fino a farlo quasi tentennare quando la sua amica gli domanda "Quando sarai più grandi ti farai operare?".
Sembra, tra le paure e la poca chiarezza, sapere cosa realmente vuole, quali sono i suoi veri desideri. Ed ecco la stonatura, un ragazzino così giovane che prende coscienza di un mondo che siamo abituati ad attribuire agli "adulti". Ma è grazie a questa strana unione, a queste premesse, che Hourou Musuko mostra i suoi veri punti di forza.
Perché tutto diventa sottile, appena accennato, sussurrato attraverso le voci di questi ragazzi che si fanno portatori di temi così inusuali per loro. Una scelta, come ho detto in precedenza, che serve a rendere questa storia poco invadente, che non cerca risposte, non ci spinge attraverso ingarbugliati pensieri, ma ci lascia come spettatori curiosi fino alla fine.
Ogni personaggio, ogni singola parola, fa parte di questo gioco, di questo meccanismo. Restarne fuori significa perdere il giro, lasciandosi sfuggire il vero senso di tutta l'opera.
Lo stile adottato, per quanto riguarda l'aspetto grafico, è in piena sintonia con la storia. Il tratto acquarellato, gli sfondi morbidi e velati rendono le atmosfere quasi irreali, sognanti.
Quello che manca a Hourou Musuko è quello che, per quanto mi riguarda, manca ai film di Sofia Coppola: quel piccolo saltino per elevarsi più in alto. Gli episodi hanno una lentezza di fondo molto pronunciata che, se si apprezza questa tipologia di anime, non vi annoieranno, trasportandovi velocemente verso la fine.
Ma, se anche una linea retta può apparire affascinante, ogni tanto ha bisogno di qualche piccola scossa, un leggero tremolio che gli dia, seppur per breve tempo, una forma leggermente irregolare: appunto, il "saltino in più".
Questo è il motivo per cui gli do un 8,5, che arrotondo a 8.
Il mio consiglio, per chi fosse dubbioso, è di dargli una possibilità, sempre se siete ben predisposti per questa tipologia di anime.
Quando si decide di sviscerare i sentimenti confusi, embrionali, di un ragazzo delle medie attraverso la quotidianità dei suoi gesti, cercando di andare oltre, provando a spingere quella "confusione" verso una direzione opposta, allora le difficoltà di cui parlavo prima vengono a galla. In questo caso c'è di base una scelta coraggiosa, quella di rappresentare una sessualità non ancora definita, che cerca di trovare una propria identità in un ambiente insolitamente nuovo per questa tipologia di storie: una scuola media.
Perché il tema dell'omosessualità, che in questo caso come vedremo più avanti, è decisamente un termine improprio, ci viene solitamente proposto attraverso la vita di persone che hanno superato la maggiore età, uomini adulti, che riescono a comprendere quali sono le proprie emozioni, come rendere possibili alcune scelte, grazie a una maggiore esperienza. Parliamo di uomini e donne che hanno piena coscienza delle loro esigenze, quando anche ci sono delle insicurezze e delle paure. E' quindi più "facile" raccontare una storia di questo genere, perché si ha piena libertà, si possono approfondire anche le più piccole sfumature, senza nessun tabù.
Questo è il più grande ostacolo di Hourou Musuko, raccontare una storia dalle radici così complesse, che vede come protagonisti dei tredicenni. E, per quanto mi riguarda, non manca il bersaglio.
Probabilmente dopo i primissimi episodi, la prima cosa che salta agli occhi è la forzatura di tutto il contesto, quasi la storia non appartenesse ai personaggi che ci vengono mostrati, risultando difficile (inizialmente) contestualizzare alcune situazioni che risultano leggermente stonate. D'altronde, viste le premesse poco sopra, non è facile riuscire ad entrare in sintonia con le problematatiche e le insicurezze di questi ragazzi, quando i temi trattati ci sembrano così distanti dal loro contesto.
Ma è proprio quando si prende coscienza di tutto questo che finalmente gli ingranaggi cominciano a girare nel verso giusto. Quelle che prima ci sembravano delle forzature, appaiono finalmente per quello che sono, delle scelte volute e precise, che hanno il compito di trasportarci attraverso un viaggio meno complesso, profondo, ma allo stesso tempo dai toni molto delicati. Ed è possibile proprio grazie ai protagonisti di questa storia, degli adolescenti, che con la loro spontaneità, con la loro innocenza, ci mostrano un mondo quasi intangibile.
Può apparire strana e inappropriata l'incertezza di Nitori - il protagonista -, il suo desiderio di volere diventare una ragazza, fino a farlo quasi tentennare quando la sua amica gli domanda "Quando sarai più grandi ti farai operare?".
Sembra, tra le paure e la poca chiarezza, sapere cosa realmente vuole, quali sono i suoi veri desideri. Ed ecco la stonatura, un ragazzino così giovane che prende coscienza di un mondo che siamo abituati ad attribuire agli "adulti". Ma è grazie a questa strana unione, a queste premesse, che Hourou Musuko mostra i suoi veri punti di forza.
Perché tutto diventa sottile, appena accennato, sussurrato attraverso le voci di questi ragazzi che si fanno portatori di temi così inusuali per loro. Una scelta, come ho detto in precedenza, che serve a rendere questa storia poco invadente, che non cerca risposte, non ci spinge attraverso ingarbugliati pensieri, ma ci lascia come spettatori curiosi fino alla fine.
Ogni personaggio, ogni singola parola, fa parte di questo gioco, di questo meccanismo. Restarne fuori significa perdere il giro, lasciandosi sfuggire il vero senso di tutta l'opera.
Lo stile adottato, per quanto riguarda l'aspetto grafico, è in piena sintonia con la storia. Il tratto acquarellato, gli sfondi morbidi e velati rendono le atmosfere quasi irreali, sognanti.
Quello che manca a Hourou Musuko è quello che, per quanto mi riguarda, manca ai film di Sofia Coppola: quel piccolo saltino per elevarsi più in alto. Gli episodi hanno una lentezza di fondo molto pronunciata che, se si apprezza questa tipologia di anime, non vi annoieranno, trasportandovi velocemente verso la fine.
Ma, se anche una linea retta può apparire affascinante, ogni tanto ha bisogno di qualche piccola scossa, un leggero tremolio che gli dia, seppur per breve tempo, una forma leggermente irregolare: appunto, il "saltino in più".
Questo è il motivo per cui gli do un 8,5, che arrotondo a 8.
Il mio consiglio, per chi fosse dubbioso, è di dargli una possibilità, sempre se siete ben predisposti per questa tipologia di anime.
<b>Attenzione! Contiene spoiler!</b>
È difficile dare una valutazione a Hourou Musuko. Ho deciso di vederlo perché sono stato colpito dal character design molto originale e dai colori a pastello. La realizzazione tecnica è senz'altro di tutto rispetto; a questo si aggiungono un'opening e un'ending di ottima fattura. Si tratta di uno slice of life che inizia in un certo punto del manga omonimo (non all'inizio) e continua per un po', ma senza concludersi. La cosa in sé non mi ha dato fastidio, perché non mi aspettavo una conclusione esplicita da questo tipo di anime. Quello che mi ha dato fastidio, il vero punto dolente di Hourou Musuko, sono i personaggi: personaggi che giudico non solo poco credibili ma addirittura artificiosi.
I protagonisti della serie sono bambini tra gli 11 e 12 anni di età: quando avevo quell'età io mi divertivo a guardare i robottoni, non mi ponevo certo i problemi sentimentali che si pongono i personaggi di Hourou Musuko. A quell'età, prima della pubertà, bambini e bambini sono di solito completamente separati, senza grandi punti di contatto: le uscite in comune che vediamo in Hourou Musuko, le dichiarazioni d'amore, il mettersi insieme sono cose che avvengono in un'età molto più tarda, dopo la pubertà. E a quell'età entrano in gioco le pulsioni sessuali, che in Hourou Musuko non esistono, quindi i personaggi risultano doppiamente falsi.
La tematica principale di Hourou Musuko è quella dell'identità sessuale, associata al travestitismo. Il protagonista Nitorin è un bambino che ama vestirsi da ragazza, ma apparentemente non è omosessuale e gli piacciono le femmine, in particolare la sua migliore amica Takatsuki, che ama vestirsi da maschio. Per qualche motivo Nitorin continua a vestirsi da ragazza in casa e con gli amici e per nove puntate tutto ciò va benissimo, tutti gli dicono "Ma quanto sei carino", sembra non ci sia nessun problema: quando finalmente Nitorin si decide ad andare a scuola con l'uniforme scolastica femminile scoppia un putiferio. Mi paiono più sensate le ultime due puntate che tutte quelle precedenti e lì infatti la serie si risolleva un po'.
Quasi tutti i personaggi comunque sono piuttosto difficili da capire: per esempio, non si capisce perché tutti si innamorino di Nitorin. Addirittura l'amica della sorella si mette con lui solo perché è carino quando è vestito da donna (?). Non si capisce perché Takatsuki lo respinga visto che per tutta la serie sembra che lo ami; non si capisce la personalità dell'amica d'infanzia un po' tsundere e dove voglia andare a parare la sua storia personale; non si capisce l'utilità del migliore amico di Nitorin ai fini della storia, così pure come quella dei (troppi) personaggi secondari. Insomma, la serie è insufficiente sotto vari punti di vista.
Ciò detto, mi dispiace assegnare un'insufficienza a un lavoro così curato: è evidente che la serie è stata realizzata in questo modo seguendo una filosofia precisa e forse può piacere a un diverso tipo di pubblico. Non è però riuscito a prendermi. Sul tema del travestitismo consiglio il manga "No Bra" di Kenjiro Kawatsu, inedito in Italia, che è una commedia scolastica/sentimentale non stupida ma molto meno sofisticata e pretenziosa di Hourou Musuko: sicuramente molto più abbordabile per il lettore medio.
Giudizio finale: sconsigliato.
È difficile dare una valutazione a Hourou Musuko. Ho deciso di vederlo perché sono stato colpito dal character design molto originale e dai colori a pastello. La realizzazione tecnica è senz'altro di tutto rispetto; a questo si aggiungono un'opening e un'ending di ottima fattura. Si tratta di uno slice of life che inizia in un certo punto del manga omonimo (non all'inizio) e continua per un po', ma senza concludersi. La cosa in sé non mi ha dato fastidio, perché non mi aspettavo una conclusione esplicita da questo tipo di anime. Quello che mi ha dato fastidio, il vero punto dolente di Hourou Musuko, sono i personaggi: personaggi che giudico non solo poco credibili ma addirittura artificiosi.
I protagonisti della serie sono bambini tra gli 11 e 12 anni di età: quando avevo quell'età io mi divertivo a guardare i robottoni, non mi ponevo certo i problemi sentimentali che si pongono i personaggi di Hourou Musuko. A quell'età, prima della pubertà, bambini e bambini sono di solito completamente separati, senza grandi punti di contatto: le uscite in comune che vediamo in Hourou Musuko, le dichiarazioni d'amore, il mettersi insieme sono cose che avvengono in un'età molto più tarda, dopo la pubertà. E a quell'età entrano in gioco le pulsioni sessuali, che in Hourou Musuko non esistono, quindi i personaggi risultano doppiamente falsi.
La tematica principale di Hourou Musuko è quella dell'identità sessuale, associata al travestitismo. Il protagonista Nitorin è un bambino che ama vestirsi da ragazza, ma apparentemente non è omosessuale e gli piacciono le femmine, in particolare la sua migliore amica Takatsuki, che ama vestirsi da maschio. Per qualche motivo Nitorin continua a vestirsi da ragazza in casa e con gli amici e per nove puntate tutto ciò va benissimo, tutti gli dicono "Ma quanto sei carino", sembra non ci sia nessun problema: quando finalmente Nitorin si decide ad andare a scuola con l'uniforme scolastica femminile scoppia un putiferio. Mi paiono più sensate le ultime due puntate che tutte quelle precedenti e lì infatti la serie si risolleva un po'.
Quasi tutti i personaggi comunque sono piuttosto difficili da capire: per esempio, non si capisce perché tutti si innamorino di Nitorin. Addirittura l'amica della sorella si mette con lui solo perché è carino quando è vestito da donna (?). Non si capisce perché Takatsuki lo respinga visto che per tutta la serie sembra che lo ami; non si capisce la personalità dell'amica d'infanzia un po' tsundere e dove voglia andare a parare la sua storia personale; non si capisce l'utilità del migliore amico di Nitorin ai fini della storia, così pure come quella dei (troppi) personaggi secondari. Insomma, la serie è insufficiente sotto vari punti di vista.
Ciò detto, mi dispiace assegnare un'insufficienza a un lavoro così curato: è evidente che la serie è stata realizzata in questo modo seguendo una filosofia precisa e forse può piacere a un diverso tipo di pubblico. Non è però riuscito a prendermi. Sul tema del travestitismo consiglio il manga "No Bra" di Kenjiro Kawatsu, inedito in Italia, che è una commedia scolastica/sentimentale non stupida ma molto meno sofisticata e pretenziosa di Hourou Musuko: sicuramente molto più abbordabile per il lettore medio.
Giudizio finale: sconsigliato.
Questo anime non piacerà al grande pubblico, è un prodotto di nicchia, e forse anche coloro che sono alla ricerca di qualcosa di diverso e più profondo potrebbero rimanerne delusi. L’anime lascia un senso d'incompiutezza e d'inconcludenza, che lascia lo spettatore un po’ deluso.
Io stessa mi sarei aspettata molto di più da un titolo che prometteva di trattare più seriamente i delicati temi dell’identità di genere e della transessualità, all’inizio della pubertà, fase della vita già di per sé critica; ma alla fine mi sembra che non abbia scavato abbastanza a fondo e sia rimasto troppo a un livello superficiale. Devo puntualizzare che non si tratta del solito anime in cui ogni pretesto è buono per travestirsi, e che il personaggio travestito non assume un ruolo grottesco o comico, però non riesco a togliermi questo senso di superficialità.
Non manco di chiedermi se questa indefinitezza sia una scelta voluta, la vita è un fluire non ci può essere un inizio e un fine preciso, certi problemi e malesseri psicologici non iniziano in un momento preciso, così all’improvviso, ma si sviluppano piano piano nel soggetto e altrettanto gradualmente affiorano all’esterno e non è detto che vengano risolti; inoltre, più sul piano pratico, l’anime resta indefinito perché è stato scelto d'iniziare la narrazione non dal principio del manga, ovvero quando i protagonisti frequentano le quinta elementare, ma in un momento successivo, quando sono già alle medie. Vengono saltati alcuni passaggi evolutivi psicologici e non ci viene mostrato come la prima generazione di amici si sia conosciuta, abbia stretto legami, e in alcuni casi, per delle circostanze, dei soggetti abbiano avuto degli screzi.
Veniamo quindi catapultati in una storia già avviata in cui sono delineate delle dinamiche ben precise: Shuichi Nitori è un ragazzino effeminato, che in precedenza ha incontrato e si avvicinato a una ragazzina, Yoshino Takatsuki, la quale, al contrario, ha un aspetto mascolino, e anche per via della sua altezza viene chiamata "Takatsuki-kun". Lo slice of life seguirà il loro tentativo d'integrarsi nella società, portando il pesante desiderio, non tanto segreto, di essere nati ognuno come esponente del sesso opposto. I due tendono a travestirsi nel tempo libero, senza troppo scioccare il gruppetto di amici e nemmeno qualche amico acquisito dalla cerchia nelle medie; forse lo trovano come una nota di originalità, un gioco, tutto sta nella leggerezza dell’innocenza.
Ma quali saranno le conseguenze se il mondo degli adulti si renderà conto di questa cosa? Cosa succederà se la scuola se ne accorgerà? La società, e perché no anche gli altri coetanei possono essere crudeli, fuori dal guscio protettivo del gruppo, forse ciò che sembra tanto naturale non lo rimarrà più, perché il sistema degli adulti, il mondo con il suo bagaglio di pregiudizi, giudica e la condanna è pensante: è uno scherzo della natura, o meglio è una cosa contro natura, è lo zimbello della scuola.
E ancora, tutto è indefinito, perché il protagonista stesso non si rende bene conto di cosa vuole, e non valuta le conseguenze: forse l’unica a vedere per prima come stanno le cose, e quale potrà essere la reazione del mondo, è Saori Chiba, che come sempre senza peli sulla lingua affronta da subito Nitori: <i>Nitttori-kun, come maschio sei innamorato di Takatsuki la femmina? Oppure vuoi che Takatsuki ti ami in spoglie femminili?</i>. Ma la risposta non può che essere appunto indefinita: <i>Ora come ora non so che risposta darti a questa domanda</i>.
Ma Sori è testarda e oltretutto innamorata di Nitori, ecco un’altra cosa di cui veniamo messi al corrente, che non abbiamo visto, perché avviene in precedenza nella parte di trama non coperta dall’anime: l’amore non corrisposto di Saori per noi nell'anime è un dato di fatto, una realtà già esistente. Ella s'inserisce tra Nitori e Takatsuki, ne soffre, tuttavia analizza la situazione con lucidità: <i>Io so che tu desideri essere una ragazza e stare con Takatsuki maschio</i>.
Ecco, si parte da questa situazione incerta, per non approdare comunque a una soluzione, ci viene mostrato uno spaccato di vita, vengono presentati i sentimenti dei protagonisti e degli amici che ruotano intorno a loro. L’anime narra e non conclude, di sicuro anche perché il manga è ancora in corso, lasciandoci con delle animazioni veramente ben curate, con dei colori fantastici, quasi onirici, lasciandoci in un sogno senza capo né coda.
Io stessa mi sarei aspettata molto di più da un titolo che prometteva di trattare più seriamente i delicati temi dell’identità di genere e della transessualità, all’inizio della pubertà, fase della vita già di per sé critica; ma alla fine mi sembra che non abbia scavato abbastanza a fondo e sia rimasto troppo a un livello superficiale. Devo puntualizzare che non si tratta del solito anime in cui ogni pretesto è buono per travestirsi, e che il personaggio travestito non assume un ruolo grottesco o comico, però non riesco a togliermi questo senso di superficialità.
Non manco di chiedermi se questa indefinitezza sia una scelta voluta, la vita è un fluire non ci può essere un inizio e un fine preciso, certi problemi e malesseri psicologici non iniziano in un momento preciso, così all’improvviso, ma si sviluppano piano piano nel soggetto e altrettanto gradualmente affiorano all’esterno e non è detto che vengano risolti; inoltre, più sul piano pratico, l’anime resta indefinito perché è stato scelto d'iniziare la narrazione non dal principio del manga, ovvero quando i protagonisti frequentano le quinta elementare, ma in un momento successivo, quando sono già alle medie. Vengono saltati alcuni passaggi evolutivi psicologici e non ci viene mostrato come la prima generazione di amici si sia conosciuta, abbia stretto legami, e in alcuni casi, per delle circostanze, dei soggetti abbiano avuto degli screzi.
Veniamo quindi catapultati in una storia già avviata in cui sono delineate delle dinamiche ben precise: Shuichi Nitori è un ragazzino effeminato, che in precedenza ha incontrato e si avvicinato a una ragazzina, Yoshino Takatsuki, la quale, al contrario, ha un aspetto mascolino, e anche per via della sua altezza viene chiamata "Takatsuki-kun". Lo slice of life seguirà il loro tentativo d'integrarsi nella società, portando il pesante desiderio, non tanto segreto, di essere nati ognuno come esponente del sesso opposto. I due tendono a travestirsi nel tempo libero, senza troppo scioccare il gruppetto di amici e nemmeno qualche amico acquisito dalla cerchia nelle medie; forse lo trovano come una nota di originalità, un gioco, tutto sta nella leggerezza dell’innocenza.
Ma quali saranno le conseguenze se il mondo degli adulti si renderà conto di questa cosa? Cosa succederà se la scuola se ne accorgerà? La società, e perché no anche gli altri coetanei possono essere crudeli, fuori dal guscio protettivo del gruppo, forse ciò che sembra tanto naturale non lo rimarrà più, perché il sistema degli adulti, il mondo con il suo bagaglio di pregiudizi, giudica e la condanna è pensante: è uno scherzo della natura, o meglio è una cosa contro natura, è lo zimbello della scuola.
E ancora, tutto è indefinito, perché il protagonista stesso non si rende bene conto di cosa vuole, e non valuta le conseguenze: forse l’unica a vedere per prima come stanno le cose, e quale potrà essere la reazione del mondo, è Saori Chiba, che come sempre senza peli sulla lingua affronta da subito Nitori: <i>Nitttori-kun, come maschio sei innamorato di Takatsuki la femmina? Oppure vuoi che Takatsuki ti ami in spoglie femminili?</i>. Ma la risposta non può che essere appunto indefinita: <i>Ora come ora non so che risposta darti a questa domanda</i>.
Ma Sori è testarda e oltretutto innamorata di Nitori, ecco un’altra cosa di cui veniamo messi al corrente, che non abbiamo visto, perché avviene in precedenza nella parte di trama non coperta dall’anime: l’amore non corrisposto di Saori per noi nell'anime è un dato di fatto, una realtà già esistente. Ella s'inserisce tra Nitori e Takatsuki, ne soffre, tuttavia analizza la situazione con lucidità: <i>Io so che tu desideri essere una ragazza e stare con Takatsuki maschio</i>.
Ecco, si parte da questa situazione incerta, per non approdare comunque a una soluzione, ci viene mostrato uno spaccato di vita, vengono presentati i sentimenti dei protagonisti e degli amici che ruotano intorno a loro. L’anime narra e non conclude, di sicuro anche perché il manga è ancora in corso, lasciandoci con delle animazioni veramente ben curate, con dei colori fantastici, quasi onirici, lasciandoci in un sogno senza capo né coda.
<i>Hourou Musuko</i> è una serie che risalta in mezzo alla produzione anime più recente per via del suo tema alquanto peculiare, ovvero la ricerca dell'identità sessuale in un periodo cruciale come la soglia della pubertà - argomento che qualcuno potrebbe trovare un po' problematico, ma che viene presentato senza intenti provocatori o cattivo gusto di sorta. Anzi è necessario dire come la questione sia posta in termini un po' troppo ovattati, come per evitare di soffermarsi sugli aspetti più delicati della stessa, tanto che a volte l'anime perde di realismo, pur mantenendo una notevole cifra d'interesse, soprattutto quando, avvicinandosi alla fine, la vicenda diviene più intensa e gravosa.
Fin da subito salta all'occhio l'eccellente realizzazione grafica, che ritengo da sola un buon motivo per avvicinarsi a questa serie: oltre al character design pulito e grazioso e alle animazioni sempre molto curate, risaltano le colorazioni tenui, acquerellate ed eteree, nonché un uso intelligente della computer graphics nella realizzazione degli ambienti. Da evidenziare è anche la presenza di diversi fondali dal vivo perfettamente amalgamati con il resto - meritevole allo stesso modo la regia, in grado di toccare picchi di virtuosismo notevoli.
Bene anche il versante musicale, costituito perlopiù da delicati brani pianistici assai consoni alle atmosfere della serie, senza trascurare le sigle, ovvero "Itsu Datte" di Daisuke e "For You" di Rie Fu, probabilmente la perfetta trasposizione in note dello spirito dell'anime.
A livello di svolgimento invece, <i>Hourou Musuko</i> ha qualche diffettuccio che potrebbe scontentare chi cercava qualcosa di più complesso ed elaborato. In primo luogo, quasi tutte le puntate si attestano all'incirca sullo stesso livello, non solo come qualità ma anche come sviluppo delle relazioni tra i personaggi, proseguimento delle tematiche e intensità emotiva. In altri termini, è come se la serie stentasse a proseguire veramente e questo può renderla un po' monocorde, sebbene gli episodi siano tutti gradevolissimi, ben realizzati, e non si registrino cali.
Riserbo piuttosto le note davvero dolenti per il finale, che mi ha sinceramente deluso: la narrazione si conclude infatti dopo soli undici episodi (in realtà sarebbero dodici, ma per qualche strana manovra di distribuzione è stato fatto un collage degli episodi 10 e 11, che saranno presentati separati solo nella futura edizione in DVD), interrompendosi proprio quando le vicende cominciavano ad acquistare una certa gravità e finalmente il tutto si stava preparando a sviluppi significativi - e a quanto pare è così anche nel manga originale.
<i>Horuou Musuko</i> è insomma un anime ricco di buone idee che però vengono lasciate in potenza, e questo è un vero peccato, perché il risultato sarebbe stato altrimenti eccellente. Consiglio comunque la visione a chi vuole godersi uno slice of life di buon livello e a chi sta cercando una serie semplice e gradevole, senza però ahimè aspettarsi sorprese eclatanti.
Fin da subito salta all'occhio l'eccellente realizzazione grafica, che ritengo da sola un buon motivo per avvicinarsi a questa serie: oltre al character design pulito e grazioso e alle animazioni sempre molto curate, risaltano le colorazioni tenui, acquerellate ed eteree, nonché un uso intelligente della computer graphics nella realizzazione degli ambienti. Da evidenziare è anche la presenza di diversi fondali dal vivo perfettamente amalgamati con il resto - meritevole allo stesso modo la regia, in grado di toccare picchi di virtuosismo notevoli.
Bene anche il versante musicale, costituito perlopiù da delicati brani pianistici assai consoni alle atmosfere della serie, senza trascurare le sigle, ovvero "Itsu Datte" di Daisuke e "For You" di Rie Fu, probabilmente la perfetta trasposizione in note dello spirito dell'anime.
A livello di svolgimento invece, <i>Hourou Musuko</i> ha qualche diffettuccio che potrebbe scontentare chi cercava qualcosa di più complesso ed elaborato. In primo luogo, quasi tutte le puntate si attestano all'incirca sullo stesso livello, non solo come qualità ma anche come sviluppo delle relazioni tra i personaggi, proseguimento delle tematiche e intensità emotiva. In altri termini, è come se la serie stentasse a proseguire veramente e questo può renderla un po' monocorde, sebbene gli episodi siano tutti gradevolissimi, ben realizzati, e non si registrino cali.
Riserbo piuttosto le note davvero dolenti per il finale, che mi ha sinceramente deluso: la narrazione si conclude infatti dopo soli undici episodi (in realtà sarebbero dodici, ma per qualche strana manovra di distribuzione è stato fatto un collage degli episodi 10 e 11, che saranno presentati separati solo nella futura edizione in DVD), interrompendosi proprio quando le vicende cominciavano ad acquistare una certa gravità e finalmente il tutto si stava preparando a sviluppi significativi - e a quanto pare è così anche nel manga originale.
<i>Horuou Musuko</i> è insomma un anime ricco di buone idee che però vengono lasciate in potenza, e questo è un vero peccato, perché il risultato sarebbe stato altrimenti eccellente. Consiglio comunque la visione a chi vuole godersi uno slice of life di buon livello e a chi sta cercando una serie semplice e gradevole, senza però ahimè aspettarsi sorprese eclatanti.
Hourou Musuko (anche conosciuto come Wandering Son) ha per protagonisti un ragazzo e una ragazza che vorrebbero appartenere al sesso opposto. Questo tema viene trattato con molta delicatezza, e ci mostra i problemi che i personaggi devono affrontare fin dalle scuole elementari, e l'inizio della pubertà.
I disegni sono splendidi, così come i fondali; l'unico difetto che riesco a trovare in questa serie è l'atmosfera eccessivamente tranquilla che si respira. I protagonisti sembrano non provare quasi mai vera rabbia, vera felicità, vera tristezza; piuttosto sembra che si fermino su una via di mezzo, ed è un atteggiamento che decisamente non si addice a bambini delle elementari; quello che voglio dire è che sono tutti troppo maturi per la loro età, e questo salta subito all'occhio.
Non c'è da aspettarsi colpi di scena in questa serie, che dura, se non sbaglio, 11 episodi. Non nego che mi aspettavo qualcosina di più e che a tratti questa visione mi ha annoiato, per questo non me la sento di dargli più di 7: a dire il vero sarebbe un 7 e mezzo, ma ho preferito approssimare per difetto. Da guardare se vi piace il tema trattato o gli slice of life, altrimenti potete lasciare perdere senza troppi rimpianti.
I disegni sono splendidi, così come i fondali; l'unico difetto che riesco a trovare in questa serie è l'atmosfera eccessivamente tranquilla che si respira. I protagonisti sembrano non provare quasi mai vera rabbia, vera felicità, vera tristezza; piuttosto sembra che si fermino su una via di mezzo, ed è un atteggiamento che decisamente non si addice a bambini delle elementari; quello che voglio dire è che sono tutti troppo maturi per la loro età, e questo salta subito all'occhio.
Non c'è da aspettarsi colpi di scena in questa serie, che dura, se non sbaglio, 11 episodi. Non nego che mi aspettavo qualcosina di più e che a tratti questa visione mi ha annoiato, per questo non me la sento di dargli più di 7: a dire il vero sarebbe un 7 e mezzo, ma ho preferito approssimare per difetto. Da guardare se vi piace il tema trattato o gli slice of life, altrimenti potete lasciare perdere senza troppi rimpianti.
Cosa ci rende maschi e cosa ci rende femmine? Una combinazione, un'associazione casuale di geni, la presenza o meno di un cromosoma. Ma cosa è che ci rende realmente uomini e donne? La domanda che sta alla base di Hourou Musuko, Il Figlio Errante in lingua nostrana, è di cosa sono fatte le bambine e i bambini.
Shuichi Nitori è un ragazzino che ha appena iniziato la scuola media. Lui non si sente pienamente un maschio. Confessa imbarazzato davanti a una telecamera immaginaria che crede che l'unica differenza tra un maschio e una femmina sia una preferenza negli abiti. Lui trova soffocante la divisa scolastica maschile. Si traveste da bambina, arrossisce se qualcuno gli dice che sembra una ragazza.
Yoshino Takatsuki è un'amica di Nitori. Anche lei non si sente pienamente femmina. Guarda con odio il seno che le sta crescendo, si fa riprendere più volte dall'insegnante di ginnastica perché non porta il reggiseno, ha un aspetto mascolino ed è appassionata di sport. Di lei è innamorato Nitori.
A fianco di questi due personaggi, in cerca di evasione da un mondo basato sull'apparenza e sui pregiudizi, c'è un carosello di figure esagerate, che rappresentano gli estremi della realtà moderna giapponese. Dall'amica d'infanzia innamorata di Nitori e per questo rivale di Takatsuki alla ragazza che si presenta il primo giorno di scuola con una divisa maschile, dalla senpai che esige il saluto ogni volta che viene incrociata a scuola all'amico con problemi d'identità sessuale e innamorato dell'insegnante. Sarebbe un errore prenderli come personaggi reali: sono maschere che rappresentano un aspetto di un'età che porta le prime emozioni ma anche i primi dubbi, le prime domande sulla propria identità.
A contornare la storia, una produzione grafica sopra la norma, con dei piacevolissimi colori acquerello e una luce onnipresente che fa da contraltare a un aspetto spesso cupo e meditabondo dei protagonisti della vicenda. Per un'opinione definitiva è comunque saggio aspettare la fine della serie, ma per il momento Hourou Musuko sorprende e delizia gli occhi e la mente.
Shuichi Nitori è un ragazzino che ha appena iniziato la scuola media. Lui non si sente pienamente un maschio. Confessa imbarazzato davanti a una telecamera immaginaria che crede che l'unica differenza tra un maschio e una femmina sia una preferenza negli abiti. Lui trova soffocante la divisa scolastica maschile. Si traveste da bambina, arrossisce se qualcuno gli dice che sembra una ragazza.
Yoshino Takatsuki è un'amica di Nitori. Anche lei non si sente pienamente femmina. Guarda con odio il seno che le sta crescendo, si fa riprendere più volte dall'insegnante di ginnastica perché non porta il reggiseno, ha un aspetto mascolino ed è appassionata di sport. Di lei è innamorato Nitori.
A fianco di questi due personaggi, in cerca di evasione da un mondo basato sull'apparenza e sui pregiudizi, c'è un carosello di figure esagerate, che rappresentano gli estremi della realtà moderna giapponese. Dall'amica d'infanzia innamorata di Nitori e per questo rivale di Takatsuki alla ragazza che si presenta il primo giorno di scuola con una divisa maschile, dalla senpai che esige il saluto ogni volta che viene incrociata a scuola all'amico con problemi d'identità sessuale e innamorato dell'insegnante. Sarebbe un errore prenderli come personaggi reali: sono maschere che rappresentano un aspetto di un'età che porta le prime emozioni ma anche i primi dubbi, le prime domande sulla propria identità.
A contornare la storia, una produzione grafica sopra la norma, con dei piacevolissimi colori acquerello e una luce onnipresente che fa da contraltare a un aspetto spesso cupo e meditabondo dei protagonisti della vicenda. Per un'opinione definitiva è comunque saggio aspettare la fine della serie, ma per il momento Hourou Musuko sorprende e delizia gli occhi e la mente.
Una realizzazione tecnica ottima sprecata in un anime che definire imbarazzante è dir poco. Hourou Musuko è un anime che dovrebbe trattare (in teoria...) dei problemi d'identità sessuale che hanno luogo nei ragazzi e nelle ragazze durante tutta la fase di giovinezza, in questo caso si tratta in particolare il periodo delle scuole elementari.
L'anime è a dir poco patetico per dei motivi piuttosto palesi: un ragazzo delle elementari non va in giro vestito da ragazza fingendosi tale chiedendosi perché invece del pene Dio non gli ha dato la vagina. Il tutto è alquanto improbabile e fantasioso, problemi d'identità sessuale nei ragazzi appaiono ben diversi da quello che quest'opera vuole far credere.
Si salva solo la realizzazione tecnica con ottimi fondali, buone animazioni e un'ottima colorazione. Prende il 4 solo per quest'ultimo e unico punto positivo.
L'anime è a dir poco patetico per dei motivi piuttosto palesi: un ragazzo delle elementari non va in giro vestito da ragazza fingendosi tale chiedendosi perché invece del pene Dio non gli ha dato la vagina. Il tutto è alquanto improbabile e fantasioso, problemi d'identità sessuale nei ragazzi appaiono ben diversi da quello che quest'opera vuole far credere.
Si salva solo la realizzazione tecnica con ottimi fondali, buone animazioni e un'ottima colorazione. Prende il 4 solo per quest'ultimo e unico punto positivo.
Ho appena finito di vedere il primo episodio. La prima impressione direi che è assolutamente ottima; la cosa che mi ha lasciato di più sorpreso sono stati i disegni e le ambientazioni, che sono da lasciarti senza respiro. Questo è un punto che va a pesare molto, per me, sulla valutazione dell'anime, infatti tutte le nuove serie che sto seguendo, nella rappresentazione dei personaggi o dei paesaggi, sembrano tutte uguali, ma la cosa che mi disturba di più è che hanno tutti colori super accesi.
La trama mi incuriosisce molto, infatti tratta di un tema (l'identità sessuale) sottile che se non ben maneggiato (narrato) può rendere l'anime assai mediocre.
Detto ciò non mi voglio spingere oltre dato che ho visto solo il primo episodio.
P.S.: ci rivediamo alla fine della serie.
La trama mi incuriosisce molto, infatti tratta di un tema (l'identità sessuale) sottile che se non ben maneggiato (narrato) può rendere l'anime assai mediocre.
Detto ciò non mi voglio spingere oltre dato che ho visto solo il primo episodio.
P.S.: ci rivediamo alla fine della serie.