logo AnimeClick.it


Tutte 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10


 0
Nicola Scarfaldi Cancello

Episodi visti: 11/11 --- Voto 5,5
Dopo aver finito "World's End Harem", la prima cosa a cui ho pensato è che... il titolo è improprio!
Non si respira un'aria post-apocalittica nella serie, al massimo distopica. Ma va beh, non mi dovrei chiedere coscienziose gestioni del mood da un'opera che, tecnicamente, è basata sul mostrare una versione idealizzata della femminea beltà.

Inoltre, questa è una minuzia. Smettiamola di parlare della pagliuzza, e passiamo alla trave nell'occhio di "World's End Harem".

In un mondo futuristico dove un misterioso virus ha sterminato il genere maschile, buona parte degli uomini sono stati ibernati per proteggerli. Tra le moltitudini di uomini, coloro che avevano contratto la sclerosi multipla e si erano fatti ibernare per motivi medici si rivelano immuni, e quindi ultima speranza del genere umano. Cinque fortunati, di cui tre in scena, hanno il compito di fecondare quante più donne possibili, nella speranza di creare bambini immuni.
O almeno, così pare, perché, se siete avvezzi a opere simili, capirete che dietro c'è un "gombloddoh!".

È una trama non così complicata, che può dare il via a una visione piacevole, ottima per passare in spensieratezza momenti di solitudine, o di compagnia con la nostra appendice prensile preferita.
Dunque, cosa ci può essere di sbagliato? Un po' di cose, a dire la verità.

Il modo migliore per riassumere "World's End Harem" è "rarefatto".
C'è del contenuto, ma è molto poco, pur essendo un'opera di soli undici episodi. Questo contenuto, inoltre, è quasi tutto concentrato verso la fine, e non è che sia chissà che cosa.

Il problema principale è che l'opera, per quanto faccia ridere dirlo, non è abbastanza esplicita.
È un ecchi, quindi non mi aspettavo lunghe e dettagliate scene erotiche, ma quest'ultime, quando non brutalmente tagliate, sono molto in secondo piano. Questo anche perché Reito Mizuhara, il protagonista vero e proprio dell'anime, è il classico stereotipo giapponese del ragazzo così puro, da provare orrore al solo pensiero di fornicare.
In questo caso, c'è anche un minimo di scrittura dietro, perché è innamorato di una ragazza in particolare, però è uno stereotipo che davvero ha ammorbato quasi quanto il suo opposto, il protagonista pervertito.
Ma va beh, questa è una considerazione personale.

Quindi, cosa succede quando non ti focalizzi al meglio sull'erotismo? Beh! Che l'opera si deve reggere su tutto il resto, e... non c'è molto.
La maggior parte dei personaggi, specie quelli legati alla linea di trama di Reito, rimangono uguali a sé stessi dall'inizio alla fine, Reito incluso. Gli eventi, tolto il prevedibile twist iniziale del "gombloddoh", rimangono lineari sino alle ultime battute.
Ultime battute in cui si scopre che un'idea originale e sensata, ovvero che la branca giapponese dell'UW, l'organizzazione che ha preso il controllo del mondo per gestire la crisi dell'epidemia, ha iniziato ad agire in proprio sul Giappone senza seguire gli ordini della casa madre, viene sostituito da un cliché, ovvero che l'UW è in realtà un Nuovo Ordine Mondiale di donne che vuole creare un mondo senza uomini (un'idea dal retrogusto leggermente incel, a pensarci).
Quantomeno, il tutto rende gli episodi meno piatti e più piacevoli da guardare, ma accade davvero alla fine e chiaramente allo scopo di porre le basi per una (probabile?) seconda stagione.

A riprova di quanto la linea di trama di Reito sia noiosa, c'è quella di Shota Doi.
Secondo protagonista dell'opera, tutto ciò che lo riguarda è semplicemente la parte migliore di "World's End Harem". Questo perché, a differenza di Reito, è un personaggio che effettivamente evolve.
Per quanto non gestito benissimo (la sua discesa nella perversione è un po' troppo rapida da un certo punto in poi), è un elemento di dinamismo nell'opera. Questo anche grazie a Karen Kamiya, la ragazza che, una volta risvegliatolo, diventa la sua supervisora e si occupa di "sperimentare" su di lui. Personaggio reso un minimo interessante dalle sue ambizioni non del tutto chiare, capace di risvegliare dal torpore.
Inoltre, l'evoluzione di Doi ha anche modo di sorprendere, poiché egli da ragazzo timido e impacciato diventa un personaggio molto diverso, che probabilmente sarà uno degli antagonisti di una probabile seconda stagione.

Per finire, il comporto tecnico di "World's End Harem" è sufficiente. Niente di trascendentale, ma fa il suo.
Questo però è vero per tutti gli episodi, tranne per l'ultimo. Esso ha delle scene disegnate in modo abbozzato e animate poco. Ci sono stati chiaramente dei problemi produttivi, forse saranno morti degli animatori nel mentre o sarà arrivato un direttore a dire: "Ue', testine! Sbrighiamoci!".

Devo dire che, quantomeno, sono speranzoso in una seconda stagione.
Auf wiedersehen!

P.S. Comunque, fa riflettere che "Discipline" del 2003 ha una narrazione molto più ritmata, ed è un hentai!


 1
HakMaxSalv92

Episodi visti: 11/11 --- Voto 8,5
Cosa succederebbe se il mondo fosse popolato da sole donne? Beh, difficile da dirsi o definirsi. Anche perché l'argomento fa scaturire automaticamente diverse domande e, per giunta, domande difficili, complicate, contorte, senza una risposta definitiva, chiara, concisa. E questo soprattutto visto l'argomento in questione, le donne. Un argomento per nulla semplice. Per comprenderlo, sarebbe innanzitutto opportuno cominciare a pensare come una donna e fare in modo di farsi altre domande a cui trovare risposte più profonde, dettagliate, concise, complete, esaustive.

Fatto sta che questa serie cerca di dare delle risposte decisamente fuori dagli schemi in base alle prospettive dei personaggi e/o delle protagoniste. Il tema trattato, poi, si divide in più parti. Partiamo dal problema dell'emancipazione femminile: se un mondo come quello rappresentato nella serie divenisse realtà, quanto l'emancipazione femminile avrebbe luogo e poi anche come, dove, quando? Quindi, sarebbero da definire tempi, luoghi, casi, contesti, situazioni e modalità dello sviluppo dell'emancipazione e del conseguente empowerment femminile. Riguardo poi a tali tematiche si potrebbe pensare che questa serie voglia essere una sorta di riflesso e quindi di denuncia nei confronti di una situazione geopolitica ancora oggi fortemente critica, che presenta la condizione della donna come oggetto, ancora vincolata a degli schemi di natura patriarcale, primitivi, che non le permettono di avere una propria condizione d'indipendenza. Da qui la scelta di alcune donne di vendicarsi, magari perché coinvolte personalmente in seguito a una sfera privata decisamente fatta di stenti e rinunce o di un matrimonio finito male, maltrattamenti in ambito domestico e/o discriminazione in ambito scolastico e/o professionale. Nel corso della visualizzazione della serie, lo spettatore si pone domande su prospettive come queste, che saltano al subconscio in maniera abbastanza spontanea, ma che in questa prima serie non trovano ancora una risposta definitiva. Pertanto, si spera anche in una seconda e/o terza serie dell'anime.

Cominciamo con il dire che la serie presenta un'introduzione decisamente potente dal punto di vista narrativo, e questo invoglia già lo spettatore a guardare lo sviluppo e lo svolgimento della trama nella sua interezza, così come prima di tutto nelle sue singole parti, dove ogni elemento ci fornisce dettagli più precisi, accurati, approfonditi ed esaustivi sullo sviluppo. I personaggi contribuiscono, attraverso la propria personalità, carattere e psiche, a meglio definire tali sviluppi e ci permettono anche di porci delle domande retrospettive e introspettive riguardo la nostra identità sia personale che individuale e sessuale.

La grafica è curata in modo soddisfacente, e questo è un ulteriore punto in più a vantaggio della trama stessa. Pure la colonna sonora ci dà un miglior orientamento dal punto di vista della comprensione delle situazioni, dei casi e dei contesti, nonché degli stati emotivi, mentali e sentimentali dei personaggi. In particolare, usare lo scambio delle condizioni di genere a livello sperimentale ci fornisce anche delle ulteriori risposte, per meglio immedesimarsi nell'altro e capire quindi l'ipotetica felicità e/o disagio che possiamo suscitare e/o provare quando, rispettivamente, mettiamo e/o veniamo messi a nostra volta in determinate situazioni, casi, contesti attraverso l'impiego più o meno evidente e/o diretto/indiretto del condizionamento psicologico. Possiamo comunque affermare che questa serie ha un potenziale molto "esplosivo", specialmente se vediamo il character design di molti dei personaggi femminili; questo invoglia il pubblico soprattutto maschile a immedesimarsi, e questo, indubbiamente, è il principale punto di forza della serie stessa. Però vi sono anche i messaggi morali nascosti dietro le storie dei personaggi e gli sviluppi della vicenda: ad esempio, il sesso non dovrebbe utilizzato come strumento per la propria esclusiva gratificazione, ma come strumento per dimostrare il proprio affetto e rispetto nei confronti del prossimo, dovrebbe essere un atto con cui si suggella il proprio amore dedicato a una sola persona.

Ma questa è solo una delle tante interpretazioni della vicenda: qualcuno potrebbe anche pensare che concedersi qualche scappatella in più aiuti a rinforzare i legami; le interpretazioni in questo caso si diversificano sempre in base alle prospettive e punti di vista dei singoli personaggi... Ciononostante, rimane una base più che accettabile. Si spera nella realizzazione di una seconda e di una terza serie. Voto: 8,5