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 1
Irene Tempesta

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8,5
Non lo si può certo considerare un capolavoro tra i film dello studio Ghibli, ma "Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento" ha un suo fascino proprio per il suo ritmo tranquillo, una trama lineare e senza troppi scossoni, delicata come un fiore.

La trama è ispirata dalla serie di libri sugli "Sgraffignoli" della scrittrice inglese Mary Norton, in particolar modo dal primo dei cinque libri dal titolo "Sotto il pavimento" edito nel 1952: Arrietty e la sua famiglia sono piccoli esseri di aspetto simile agli umani ma alti pochi centimetri, e vivono "sgraffignando"/prendendo in prestito gli oggetti che trovano nella casa dove si insediano nascosti, in questo caso sotto il pavimento appunto, senza mai farsi vedere dagli umani, diventando quasi una leggenda tra questi ultimi.

Questi piccoli esseri nei libri vengono chiamati in tanti modi, "gli Sgraffignoli" o "i Rubacchiotti", titolo di un film americano del 1997, anch'esso ispirato dai libri della Norton, ma incentrato più sulla azione e gli inseguimenti; il film dello studio Ghibli invece è molto più fedele al romanzo originale "Sotto il pavimento", riportando lo stesso clima tranquillo e magico: la quotidianità di questa piccola famiglia che adatta gli oggetti trovati "di sopra" alla loro casetta, l'incontro tra Arrietty (Arietta nel libro) con il primo umano, un adolescente (Sho nel film, ma nel libro non verrà mai citato il vero nome del ragazzino avvolto nel mistero), e la candida amicizia che ne nasce in una convivenza un po' bizzarra ma dolce.
Nel libro era interessante il dubbio, mantenuto fino alla fine, che "gli Sgraffignoli" fossero una invenzione o leggenda, non si sa veramente se il ragazzino li abbia conosciuti veramente o se sia solo frutto della sua fervida immaginazione.
Nel film Ghibli invece tutto è subito reale e nitido, l'amicizia tra questi due mondi simili ma distanti.

Per quanto riguarda il comparto tecnico, è di prim'ordine, ottime animazioni, i dettagli negli sfondi sono ovunque e mostrano un mondo incantevole, evocativo e suggestivo sottoterra come alla luce del sole.
Ho sentito lamentele sul fatto che nella trama ci fossero tempi morti, per me non è stato così: questo film voleva scavare nella quotidianità di questa piccola famiglia e nelle difficoltà legate a trovare i beni di sostentamento e i rischi da correre. Ogni pausa ha il suo peso e il suo perché.

In definitiva, direi che è un film rilassante, tranquillo e che offre anche qualche piccolo spunto di riflessione.
La colonna sonora è nella media, Cecile Corbel ha cantato in italiano la bellissima canzone “Arrietty’s Song” alla fine del film, e l'ha cantata anche in altre lingue, una canzone rilassante, dolce come il film stesso.

Consigliato a tutti i fan dello studio Ghibli, ovviamente, e a chi vuole guardare un film d'animazione senza troppe pretese, dalla trama lineare e tranquilla, dai toni delicati.


 8
Felpato12

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
«L’idea della storia sul “prendere in prestito” è intrigante e perfettamente attuale. L’era del consumo di massa sta per concludersi, perché viviamo in una brutta crisi economica e la possibilità di “prendere in prestito” invece che comprare ciò che ci serve indica la direzione verso cui il mondo si sta avviando».

Circa quarant’anni fa Miyazaki e Takahata scrissero l’adattamento di “The Borrowers”, un film del 1997 diretto da Peter Hewitt e tratto dagli omonimi racconti per ragazzi di Mary Norton. Il progetto ideato dai due fondatori dello Studio Ghibli, però, finì ben presto nel dimenticatoio, fino a quando il sensei Miyazaki decise di riprenderlo finalmente in mano nel 2008, quasi trent’anni dopo, per farci un film d’animazione e, probabilmente, tenere cara la memoria degli anni giovanili trascorsi con il suo amico e collega Takahata. Il produttore del lungometraggio sarebbe stato Toshio Suzuki, terzo dei tre fondatori dello Studio Ghibli, ma le cose, almeno nei primi tempi, non filarono lisce. All’epoca, Suzuki aveva in mente un film diverso da quello che si immaginava il sensei e, per questo, le discussioni si protrassero a lungo. Alla fine, come potete ben immaginare, fu Miyazaki ad avere l’ultima parola. Il film si sarebbe fatto e come lo voleva lui. Pertanto, consigliò a Suzuki di leggere i racconti di Mary Norton, in modo da fissare bene quelli che sarebbero stati i punti focali del film. Terminata la lettura, Suzuki fece una domanda molto precisa a Miyazaki: «Ma perché “The Borrowers” proprio ora?». Il sensei rispose come sopra riportato, anticipando, di ben quindici anni, la deriva verso cui il mondo consumistico-capitalistico si sarebbe e si è ormai inesorabilmente avviato.

Sotto il pavimento di una grande casa situata in un magico e rigoglioso giardino alla periferia di Tokyo, vive Arrietty, una minuscola ragazza di quattordici anni, con i suoi altrettanto minuscoli genitori. La casa è abitata da due vecchiette, che naturalmente ignorano la presenza di questa famiglia in miniatura. Tutto ciò che Arrietty e la sua famiglia possiedono lo “prendono in prestito”: strumenti essenziali come la cucina a gas, l’acqua e il cibo; e ancora tavoli, sedie, utensili, o prelibatezze come le zollette di zucchero. Tutto viene preso in piccolissime quantità, così che le padrone di casa non se ne accorgano. Un giorno Sho, un ragazzo di dodici anni che deve sottoporsi a urgenti cure mediche in città, si trasferisce nella casa delle vecchiette. I genitori di Arrietty le hanno sempre raccomandato di non farsi vedere dagli umani, poiché, una volta visti, i piccoli abitanti devono lasciare il luogo in cui sono stati scoperti e cercarsi una nuova dimora. L’avventurosa ragazzina, però, non li ascolta, e Sho si accorge della sua presenza. I due ragazzi iniziano a confidarsi l’uno con l’altra e, seppur nella diversità, nasce un’amicizia destinata a rimanere impressa a fondo nei cuori dei due giovani.

Potrà suonare strano all’orecchio di molti, ma ritengo che “Arrietty” sia, concettualmente parlando, uno dei migliori Ghibli in assoluto. Probabilmente sarò strano io, ma nella mia vita non avevo mai visto un film del genere, che parlasse di uomini in miniatura, abitanti di un mondo segreto, collocato esattamente sotto il pavimento che calpestiamo quotidianamente. Il mio cervello non aveva mai neanche lontanamente fantasticato una cosa del genere, e questo deve aver sicuramente generato in me un effetto sorpresa maggiore del previsto. Non che io mi ritenga un genio, sia chiaro, ma sono sempre stato un ragazzo a cui piace volare con la fantasia e di storielle strane nella mia mente ne ho inventate parecchie, ma come questa mai. Come in diverse delle sue pellicole precedenti, dunque, Miyazaki riesce a stupire facendo leva sulla componente fantasy, grande leitmotiv dei lungometraggi Ghibli. Eppure, come spesso accade, il fantastico è un mero espediente, usato dal sensei, per raccontare qualcosa di più, una storia più profonda. Nei due diversi modi, quello di Sho e quello della vecchia Haru, una delle signore che abitano la casa immersa nel verde, di interfacciarsi con i prendimprestito, si legge l’intrigante e ambigua storia della società moderna. Sho e Haru sono due facce della stessa medaglia, così vicine fra di loro, eppure così incredibilmente distanti. La vecchia Haru è diffidente nei confronti di quelli che lei chiama gnomi e, infatti, alla prima opportunità, ne cattura uno, come se fosse un qualsivoglia cimelio di guerra. Nell’immediato, il suo volto crudele sembra trasmettere odio, quando, invece, si tratta di semplice paura mista a ignoranza, nel senso, per dirla alla Aldo, Giovanni e Giacomo, che ignora chi siano e cosa facciano questi uomini in miniatura. Dunque, davanti al diverso, agisce come molti di noi farebbero, e anzi fanno, mettendosi sulla difensiva, come se una guerra fosse pronta a divampare da un momento all’altro. Il giovane Sho, invece, appare più coscienzioso e, come tutti i ragazzi della sua età, curioso. È la curiosità a spingerlo verso nuovi orizzonti e a voler sapere di più su coloro che abitano il mondo segreto sotto il pavimento. Nella sua genuinità fanciullesca, Sho si dimostra aperto verso questa specie che non conosce e finisce per fare amicizia con una di loro, la bella Arrietty. Seppur nella diversità, nasce un’amicizia inaspettata per entrambi, destinata a infrangersi con la lontananza, ma di cui i due giovani porteranno sempre un vivido ricordo nel loro cuore. È vedendo film del genere, quindi, quasi tutti quelli di Miyazaki, che penso a quanto il mondo sia sbagliato e quanto poco basterebbe per cambiarlo. E non mi riferisco a grandi gesta o azioni plateali, quelle le lascio volentieri ai supereroi. Nella quotidianità, mi accontento di regalare un sorriso a uno sconosciuto o, più semplicemente, offrire in prestito una zolletta di zucchero a chi ne ha maggiormente bisogno.

Tecnicamente impeccabile, come tutti gli altri film targati Studio Ghibli. Animazioni stupende e cura maniacale per ogni dettaglio, anche la più piccola goccia di rugiada, sulla più alta e lontana foglia, di un minuscolo albero sullo sfondo. Perché sì, i dettagli fanno la differenza, eccome se la fanno. Alla regia, Hiromasa Yonebayashi, che, a mio parere, si sarebbe distinto maggiormente con il successivo “Quando c’era Marnie”. Alle musiche, la voce vellutata di Cecile Corbel, che ha impreziosito la versione nostrana del film, cantando in italiano la colonna sonora del film, “Arrietty’s Song”.

In conclusione, “Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento” è un film breve per gli standard dello Studio Ghibli e, probabilmente, anzi sicuramente, di minor impatto emotivo. Nonostante ciò, offre interessanti spunti di riflessione e intrattiene più che egregiamente. Consigliato.


 1
HakMaxSalv92

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8,5
Finalmente un film che si distacca in un certo senso dalle trame abbastanza crude (violente, intendo dire, anche se ho accettato l'idea che la violenza è parte integrante della natura). Qui si parla di comprensione, condivisione e convivenza con il diverso, la sua accettazione e il reciproco sostegno e solidarietà. Questo è "Arrietty". Una trama pacata, tranquilla, che affronta i "piccoli ma anche grandi problemi della vita". Una storia immersa nella tranquillità di una campagna che ci allontana dagli ambienti caotici e movimentati e ci fa rilassare.
I personaggi sono immersi in questa realtà e cercano di godersela, non cercano di cambiare qualcosa (all'apparenza). La trama è distesa, lenta, e cerca di approfondire la relazione tra due persone diverse. Qui si cerca di aiutarsi a vicenda. La colonna sonora rispecchia questa tranquillità, pacatezza e serenità. Diciamo che questa storia ci porta ad apprezzare le piccole cose che abbiamo, per poter fare le grandi cose che ci attendono nel futuro. Questo è il messaggio implicito che ci viene lasciato dal regista e si riflette nel contatto tra i due protagonisti. Impariamo ad apprezzare le piccole di ieri e oggi, per poter apprezzare le grandi cose di domani.


 1
Pannero

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
"Karigurashi no Arrietty" è un lungometraggio del celebre Studio Ghibli che narra le vicende della piccola Arrietty e della sua famiglia: essi sono delle piccole persone alte pochi centimetri che vivono "prendendo in prestito" piccole cose dagli umani, come ad esempio una zolletta di zucchero e un po' di cibo. Essi vivono in una casa di campagna ormai quasi del tutto disabitata.
A portare scompiglio ci pensa l'arrivo di Sho, un bambino arrivato dalla città che tra pochi giorni dovrà subire un complicato intervento chirurgico ed è venuto in campagna per respirare l'aria pulita. Dopo qualche peripezia, Arrietty e Sho si incontrano, e tra loro inizia a crearsi un forte sentimento, ma pare proprio che il destino e la differenza di "dimensioni" tra i due facciano di tutto per tenerli lontani...

"Karigurashi no Arrietty" è sicuramente un prodotto d'eccellenza, sia per soggetto che per il comparto tecnico, ma non è (a differenza di altri lavori dello Studio Ghibli) del tutto impeccabile nella sceneggiatura e nei ritmi narrativi.
Partiamo da questo, che forse è l'unico aspetto problematico del film: i tempi non sono del tutto ben gestiti, ci sono dei tempi più morti, più dilatati del necessario e altre parti a cui magari sarebbe servita più attenzione. "Si perde molto tempo" per descrivere la famiglia di Arrietty, che in tutta la vicenda, invece, gioca il ruolo meno interessante, in quanto sono i personaggi più stereotipati: la tipica famiglia che è terrorizzata dal diverso, non vuole, non accetta, non capisce, non si preoccupa neanche di sforzarsi di comprendere la diversità e le buone intenzioni (in questo caso di Sho, che cerca di aiutarli). Ma è pur sempre la sua famiglia, e quindi Arrietty vuole bene comunque ai suoi genitori ottusi, e quest'affetto li colloca in una zona grigia in cui lo spettatore non può né odiarli né apprezzarli, e rimangono confinati lì, a sprecare pellicola e a non maturare durante tutto il film.
D'altro canto, ci sono degli ostacoli oggettivi a separare Arrietty e Sho, come la malattia di quest'ultimo, che è davvero un impedimento insormontabile, ma che fornisce anche al film il suo momento più triste e carico di speranza. Arrietty e Sho, infatti, cambiano, lei da dura, inizia a provare affetto nei confronti del ragazzo, e lui di contro inizia finalmente ad avere delle speranze per il proprio futuro, ma tutti gli altri personaggi restano gretti, immobili, rinchiusi in quelle due cose che per loro sono importanti, senza preoccuparsi degli altri (la domestica di Sho ha come solo obiettivo quello di trovare la famiglia di Arrietty e... Boh, sterminarli? Rinchiuderli? Mentre i genitori della protagonista come dicevo capiscono solo il fatto che devono scappare dagli umani).

<b>Questa parte può contenere qualche spoiler</b>

Il finale è duro, ruvido, la conciliazione che poteva e doveva esserci non sembra arrivare, e viene sprecata un'occasione per mandare un messaggio importante.
La sua durezza sta proprio nel fatto che, se il finale stesso sembra rendere tutto vano (avete presente quei momenti in cui uno pensa "che ho guardato a fare questo film?"), invece è proprio lì quello che è il senso del film, e cioè il cambiamento dei protagonisti, che si avviano ad affrontare la propria vita con rinnovato coraggio.
Una scelta triste, che forse solo un pubblico più adulto e disincantato può accettare pienamente.

A parte questo, il comparto tecnico è di prim'ordine.
I colori sono brillanti e le animazioni ottime, come tipico dello Studio Ghibli. Belli anche i personaggi e tutto il resto.
Ovviamente, la storia e l'ambientazione di per sé non offrono gli spunti per sfondali ricchi come ne "La città incantata", ma non manca la cura maniacale e mai fuori posto per i dettagli a cui lo Studio ci ha abituati.
Bene anche dal punto di vista delle musiche, veramente straordinarie e perfettamente adatte alla storia, soprattutto le parti cantate.

Infine, venendo alle note dolenti, il doppiaggio e l'adattamento italiano.
C'è solo una parola per descrivere l'adattamento della maggior parte dei film dello Studio Ghibli in italiano: raccapricciante.
Trovo davvero raccapricciante la scelta di vocaboli desueti e cacofonici invece che parole di uso comune che rendano i dialoghi veloci e facilmente fruibili da chiunque. Perché questo italiano artefatto? Nessuno parla veramente in questo modo! Perché frapporre tra lo spettatore e il film un'ulteriore barriera (oltre a quella culturale, anche se nel caso specifico di Arrietty i riferimenti alla società giapponese sono quasi inesistenti) con questa patina di italiano stantio e fuori posto?
Per fare un esempio, giuro di aver visto almeno tre volte la scena in cui viene spiegato com'è composta la famiglia di Sho: non sono riuscita a capire le parentele.
Non lo so, se è il voler essere fedeli all'originale (cosa che riesce male), il voler dare una particolarità al prodotto... Non lo so veramente, fatto sta che è il colpo di grazia.
Stesso discorso per "Il castello errante di Howl" e altri film dello Studio Ghibli, che per me diventano davvero faticosi da seguire e risultano penalizzati dall'adattamento italiano.

Certamente non il film più bello dello Studio Ghibli, ma comunque un bellissimo film d'animazione, sicuramente da vedere almeno una volta.


 1
Corvo

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Tratto dalla saga della scrittrice inglese Mary Norton, The Borrowers ("coloro che prendono in prestito"), Arrietty - il mondo segreto sotto il pavimento è l'ennesima prova di come lo studio Ghibli riesca a fondere le caratteristiche del cinema d'autore con la delicatezza che accompagna da sempre le favole per bambini. Il risultato è l'ennesimo ottimo prodotto che, pur situandosi in una dimensione fiabesca rivolta al target più giovane, riesce a conquistare spettatori di tutte le fasce d'età.
Sho è un ragazzino di dodici anni con problemi di salute che, in una torrida estate, viene trasferito in una grande villa a Koganei, ad Ovest di Tokyo per cercare di sanare la sua cagionevolezza. Nell'immenso giardino che circonda la casa, Sho crede di intravedere un esserino dalle piccole dimensioni.In un'intercapedine della costruzione, infatti, vive Arrietty, una ragazza di quattordici anni che sopravvive grazie all'arte di "prendere in prestito" piccole quantità di cibo e vecchi oggetti smessi, senza attirare l'attenzione degli umani. L'incontro tra i due ragazzi - lui umano, lei rubacchiotta - rischia di mandare in aria l'equilibrio tanto difficilmente costruito da Homily e Pod (i genitori di Arrietty), anche a causa della signora Haru, la domestica, totalmente ossessionata dai piccoli esseri che vagabondano nella casa. Tuttavia, mentre tutti sembrano esseri contrari ad un'amicizia che potrebbe rivelarsi pericolosa, Arrietty e Sho diventano sempre più intimi, fino all'arrivo di Spiller, un rubacchiotto vagabondo, pronto a trasferire l'intera famiglia di Arrietty in un luogo più sicuro.
Regista esordiente, Hirosama Yonebayashi cerca di restituire attraverso le immagini la magia e la delicatezza della sceneggiatura, curata dal maestro Hayao Miyazaki, con il quale aveva già collaborato per film indimenticabili come La città incantata, Il castello errante di Howl e La principessa Mononoke. Senza dubbio, Arrietty guarda con affetto alla filmografia del fondatore dello studio Ghibli, strizzando l'occhio al capolavoro Il mio vicino Totoro, dal quale eredita il senso di meraviglia per un mondo inesplorato e puro. La stessa casa in cui Sho va a passare l'estate, ad esempio, sembra uscita dal bosco di Totoro, dove Satsuki e Mei vanno a vivere insieme al padre. Il personaggio di Sho, poi, ha una forte parentela con Haku, il protagonista de La città incantata, per via del carattere introverso e timido che caratterizza entrambi.Come avviene per gran parte della produzione di Miyazaki e dello studio Ghibli in generale, anche Arrietty pone come proprio fulcro l'incontro tra due personaggi appartenenti a sfere diverse che,praticamente, non potrebbero mai coesistere. Quello che viene messo in scena da Yonebayashi è l'incontro tra due realtà confinanti, distinte che, in un giorno di sole, si incrociano quasi per caso, e si riconoscono come anime affini. Sho non sa se sopravviverà all'intervento che dovrebbe curarlo definitivamente, mentre Arrietty vive con la consapevolezza(poi smentita) di poter essere l'ultimo esemplare della sua specie. Di fronte alla paura dell'annientamento, i due protagonisti cercano di farsi forza l'un l'altro, trovando nella presenza reciproca la forza per tentare di continuare ad esistere.
L'incontro tra due culture differenti, tra due modi di pensare opposti è la base sui quali vengono costruiti gli altri temi, primo tra tutti quello del consumismo. Obbligata a "sgraffignare" senza essere vista, Arrietty prende solo ciò che è strettamente necessario per vivere, senza perdersi dietro la superficialità del lusso. Gli oggetti che ruba dalla casa di Sho, sono oggetti abbandonati, dimenticati che, grazie a lei, tornano a nuova vita invece di restare "abbandonati". La regia delicata e poetica, che si perde dietro i dettagli capaci di irretire i protagonisti della vicenda, viene accompagnata da una colonna sonora incantevole; da una parte c'è una stupefacente attenzione per tutti i dettagli dell'universo sonoro della natura; dall'altra, vengono fusi dettagli delle quotidianità delle modo di vivere inglese e giapponese, occidente ed oriente,creando così una miscela magica e ipnotica che, lungi dall'essere un semplice commento, accompagna lo spettatore in questo universo dove è un piacere perdersi.
Consigliato?Assolutamente sì!


 2
eracliano

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Quante volte, quando eravamo bambini, ci hanno raccontato storie di nani e folletti, piccoli "omini" che si nascondevano negli angoli più remoti delle nostre case, e che vivevano felici e spensierati vicino a noi ma invisibili ai nostri occhi, in quanto bravissimi a celare la propria presenza? E non li abbiamo forse poi cercati, invano, in giardino, in cantina, negli armadi?
Probabilmente non credevamo davvero di incontrarli, però l'idea che esistessero era tanto bella da spingerci a immaginare di averli visti, di aver trovato le tracce del loro passaggio: una zolletta di zucchero mancante, un bottone non più al suo posto…
Ecco, "Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento" ci porta proprio in questo piccolo ma dinamico mondo. Lo studio Ghibli, con il suo stile inconfondibile, coglie l'occasione per raccontarci questa "piccola" storia. Piccola ma non inferiore agli alti standard a cui siamo stati abituati. E così, in un tripudio di colori, con animazioni e disegni splendidi, veniamo a seguire le vicende di Arrietty, una ragazza tra gli ultimissimi membri del piccolo popolo dei "prendi-in-prestito", che farà amicizia con Shou, un ragazzo umano dal cuore malato. Un legame molto pericoloso: i prendi-in-prestito che sono visti dagli esseri umani devono infatti necessariamente abbandonare la casa in cui vivono e andare altrove, in modo da non rischiare di essere catturati…
La trama alla fine credo che non comporti sorprese particolari per lo spettatore, e non credo che nemmeno nelle intenzioni della regia essa dovesse essere il punto forte di questo film. Lo è piuttosto, a mio avviso, l'ambientazione bucolica, e il contrasto tra chi può vivere una vita completa, seppure nascosta e sempre minacciata, e chi purtroppo una prospettiva futura non la può dare per scontata. Alla fine il messaggio è quello che contraddistingue le fiabe più care: sorridi e sii felice, qualunque cosa accada. Perché è il modo migliore di vivere. Senza dimenticare il tema, tanto caro a Miyazaki, del rispetto: dell'altro, della natura, del mondo tutto in generale.
Penso che un 8 possa essere un voto onesto per quest'opera.


 4
Kabutomaru

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
La morte di Yoshifumi Kondo ha lasciato Miyazaki senza il tanto sospirato erede artistico che ha faticosamente cercato per lungo tempo. Cacciato via scelleratamente il giovane e talentuoso Mamoru Hosoda per via di divergenze sulla realizzazione del "Castello Errante di Howl", Miyazaki ha provato prima ad affidare l'eredità dello Studio Ghibli a suo figlio Goro, con risultati alquanti scarsi, decidendo poi di puntare su Hiromasa Yonebayashi, che sino ad allora lavorava come animatore, affidandogli la regia del film "Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento", mentre lui ne cura la sceneggiatura. Il film è stato portato in Italia dalla Lucky Red al cinema nel 2011.

La trama come al solito è molto semplice; Arrietty è una piccola prendimprestito di 14 anni, che vive insieme a sua madre Homily e suo padre Pod, sotto le fondamenta di una casa immersa nel verde. Arrietty non vede l'ora di conoscere il mondo fuori casa sua e così il padre decide che è giunta l'ora che anche lei faccia esperienza sul campo. A complicare le cose, c'è l'arrivo di Sho, ragazzino malato di cuore, che è venuto nella casa per trascorrere la settimana pre-intervento in modo tranquillo e di notte vede Arrietty aggirarsi per casa. Questo incontro darà vita ad una serie di eventi decisivi per i due.

La struttura della storia come da consuetudine per lo Studio Ghibli non è niente di memorabile, anzi stavolta ci ritroviamo anche al di sotto degli standard, visto che di vera e propria trama neanche si può parlare vista l'inesistenza di essa. Innanzi a trame labili o come in questo caso inesistenti, si dovrebbe sopperire il tutto con un efficace narrazione ed in effetti il film presenta una prima metà più che discreta, dove si assiste alle vicende di Arrietty e suo padre, avventurarsi nella casa per procurarsi ciò che serve alla loro sopravvivenza. La pellicola poteva mantenersi su questo tono, ed invece nella seconda parte il film accusa notevoli problemi, poiché Miyazaki ha voluto trasformare una storia semplice ma tutto sommato interessante, in un qualcosa di ordinario inserendo come antagonista la signora delle pulizie, disposta a fare le pulizie a tutti i costi, minacciando così l'esistenza dei prendimprestito.
Fondamentalmente più che soffermarsi sulla storia ed i suoi rivolti, bisogna focalizzarsi solo su due concetti interessanti nel corso del film che danno ad esso una ragione di esistere.
Il primo è sicuramente il tema dell'evoluzione che emerge nel dialogo tra Sho e Arrietty. La razza di quest'ultima si sta estinguendo poco a poco, ciò è dovuto a causa dei 6,7 miliardi di esseri umani, che essendo in piena crescita, stanno colonizzando ogni spazio libero e nel fare ciò spazzano via gli altri esseri viventi. Interessante notare l'impostazione malinconica del dialogo, nel quale emerge una fiera resistenza da parte Arrietty, innanzi all'oggettiva realtà dei fatti. D'altronde è la legge della natura, la quale impone la sopravvivenza della specie più forte a discapito di quella più debole ed Arrietty non può che prendere atto di ciò, potendo aspirare al massimo ad una sconfitta a testa alta.
L'altro concetto interessante, è il pessimismo insito nei genitori di Arrietty verso una relazione con il genere umano. Un punto di incontro tra prendimprestito e umani è impossibile da concretizzarsi. Per colpa di ciò, Pod ed Homily cambiano costantemente cosa ogni qual volta un essere umano li scopre, per paura di conseguenze negative.
Il finale è sintomatico di ciò, anche se le nuove generazioni, rappresentate da Arrietty e Sho, potranno forse riuscire a trovare il compromesso tanto caro a Miyazaki, per trovare un equilibrio giusto nel sistema dove tutti potranno coesistere. Ma allo stato delle cose il compromesso non è altro che un mero invito, visto l'essere umano al giorno d'oggi non è maturo per un qualcosa del genere. Forse solo in futuro quando avrà imparato a far propria l'altrui sofferenza non pensando quindi sempre egoisticamente a sè stesso, si riuscirà in tale intento.

La regia di Yonebayashi è una fusione tra quella di Takahata, Kondo, Okiura e in parte Miyazaki (Totoro). Nonostante i nomi in ballo che potrebbero far pensare che di ritrovarsi innanzi ad un nuovo Orson Welles, bisogna frenare gli entusiasmi, visto che la regia manca di personalità e autorialità, poiché Yonebayashi si limita solo ad imitare, senza aggiungere alcun suo tocco personale ad essa, la quale risulta quindi anonima. Nonostante tutto, il regista comunque è riuscito a costruire bene il contrasto dimensionale tra il piccolo mondo di Arrietty e la grande casa in cui vive Sho.
Sono sicuramente da lodare le musiche di Cecil Corbel, che con le corde della sua arpa riesce a conferire un atmosfera crepuscolare, mista a un'eterea malinconia che ben si fondono con l'eccellente comparto grafico, che da il meglio nel rappresentare l'immensa distesa verde del giardino della casa.

In sostanza, "Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento" non è sicuramente un'eccellenza dello Studio Ghibli e presenta delle oggettive lacune da ricercarsi nell'inesistenza della trama, nei personaggi appena accennati, nel finale molto aperto in vista di un possibile sequel che chiuda le varie vicende ed infine una seconda parte di film sin troppo ordinaria e forzata, con cali vistosi di ritmo. Nonostante questi difetti, per chi ha manie di completezza verso le produzioni dello Studio Ghibli, la visione della pellicola è consigliata , magari anche in compagnia di bambini piccini che resteranno ammaliati dallo spettacolo grafico ed entreranno forse in empatia con la piccola protagonista. Chi pretende storie di elevata qualità artistica o un intrattenimento di alto valore, è meglio che giri alla larga puntando su altre pellicole.


 8
Astann

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Ecco un mondo che ci eravamo dimenticati. Un mondo di cose piccole piccole, insignificanti a tal punto da essere oramai relegate al di fuori del nostro quotidiano. Archiviate sotto volute di sogni di ben altro livello e decorazione, in quella complessità in cui ci illudiamo di trovare la soluzione al nostro continuo cercare. La peggior condanna per l'uomo che diventa adulto del resto è forse quella di perdere contatto con la semplicità. Smarriamo il piacere di accorgersi di dettagli che oramai diamo per assodati perché sono troppo a portata di mano. Siamo grandi per certe cose e non diamo valore a tutto ciò che ci circonda in abbondanza. Così non ci resterebbe che poter tornare bambini oppure osservarne qualcuno mentre esplora il mondo a gattoni per far affiorare ricordi sopiti e risvegliare in parte quei piaceri dimenticati. Ma le cose semplici ci riescono difficili, abbiamo imparato ad andare solo in avanti e fare passi a ritroso non è contemplato. Dobbiamo dimenticare la lezione razionale, immergerci in una dimensione diversa e vedere con occhi nuovi. Ed è qui che ci tende la mano Arrietty, una creatura piccola piccola capace di ricordarci come questo mondo è fatto veramente. Una goccia di rugiada che scivola tra le nervature di una foglia, il tè che stilla denso da una minuscola teiera, un orologio che rintocca maestoso nel buio di una stanza come in un austero teatro semibuio, una trasparenza di foglie e di fazzoletti di carta che lasciano appena trasparire un mondo di silhouette, permettendoci di immaginare come esso sia veramente interpretando luci e ombre. Il linguaggio di Arrietty è ricco di immagini e suggestione, è potente ed evocatore, soffia la polvere dall'album di ricordi che ognuno di noi custodisce nel cuore. E quando ci svegliamo alla fine del sogno, come potremo mai guardarci ancora attorno con il nostro sguardo severo da adulto. Per qualche tempo un po' di polvere di fata ci rimarrà tra gli occhi e ci ritroveremo a cercare gli gnomi tra le edere e i fiori dell'orto. E forse avremo imparato dalla piccola bimba che vive sotto il pavimento e inizieremo a lasciarci insegnare da chi ne sa meno di noi.


 1
VM93

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Partiamo con il dire che trattandosi dello Studio Ghibli si parte con la convinzione di vedere un ottimo film d'animazione giapponese, che non debba per forza rilevarsi un capolavoro, ma senza ombra di dubbio molto piacevole per passare il tempo, ed è così. Arrietty è l'ennesimo personaggio di cui ci si "innamora" facilmente, date la sua semplicità e la sua figura. La trama è ben studiata anche se lascia molto alla fantasia degli spettatori: molte cose rimangono infatti poco approfondite, senza però creare perplessità e permettendo al film di non dilungarsi troppo.
I disegni sono di ottima qualità e in questo caso più che mai l'ambientazione è veramente favolosa.
Non trovo altro da aggiungere se non: da guardare assolutamente.


 7
TWINKLE

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Si inizia dal suono, stavolta, che è il comparto migliore di Arrietty. Se fossimo alti dieci centimetri i rumori, anche quelli a noi più impercettibili si amplificherebbero. La piccola Arrietty, alla sua prima caccia notturna di oggetti "presi in prestito" con il padre, sente il ronzio degli elettrodomestici e il ticchettio degli orologi in lontananza, con un certo timore, che si unisce allo stupore nell'assistere all'imponenza dei mobili e di tutti gli altri oggetti della cucina. Sì perché il film Ghibli non si limita a rimpicciolire i personaggi per poi farli interagire con gli umani, crea due mondi ben distinti, quello a noi visibile, e quello invisibile.

Punto fermo del maestro Miyazaki da oltre vent'anni, la trasposizione animata dei racconti "Gli Sgraffignoli" (traduzione errata di The Borrowers, "prestanti" o meglio ancora "prendinprestito") di Mary Norton è finalmente realtà, grazie alla tenacia del produttore Toshio Suzuki che, una volta scartata l'idea di affidare la regia allo stesso Miyazaki, convoca il giovane ma già navigato Hiromasa Yonebayashi per questo importante progetto, che si era fatto notare per le sue doti di animatore (sua è la scena più spettacolare di Ponyo, quella con le onde a forma di pesce). Scelta che si rivelerà vincente, è dal 1998, anno della tragica e prematura scomparsa di Yoshifumi Kondō (Mimi wo Sumaseba) il più promettente tra i registi, che i due fondatori cercano potenziali successori. Ovviamente è ancora presto per stappare lo spumante, ma indubbiamente la prima è buona, Yonebayashi, pur con la supervisione di Miyazaki, ha dimostrato di essere all'altezza dello Studio, Karigurashi no Arrietty è un piccolo gioiello che di Ghibli ha tutto, dai dettagliatissimi scenari ai movimenti dei capelli della protagonista che ne fanno cogliere le emozioni.

Se la narrazione resta semplice e abbastanza basilare per tutta la sua durata, come spesso capita sono i piccoli accorgimenti e i fattori di contorno a rendere il lavoro pregevole, dal già citato sound editing agli splendidi sfondi, che non sono solo ornamento, ma vanno a completare un meraviglioso affresco che coniuga al contempo immaginario e quotidiano. La famiglia di Arrietty è praticamente formata da stereotipi al punto che sembra quasi una sit-com, dal padre lavoratore alla madre casalinga e perennemente in ansia, completa ovviamente il quadro la figlia adolescenza e curiosa di scoprire il mondo. Il contatto tra la ragazza e Sho, giovane umano cagionevole di salute - chiaro omaggio al personaggio di Colin de "Il Giardino Segreto" -, stravolge l'armonia familiare che si vede costretta a traslocare qualora vengano scoperti dagli umani. Sho è un personaggio atipico nel panorama Ghibliano, figura cinica e negativa, guarda la razza dei prendinprestito con compassione, piuttosto che con interesse, essendo in via di estinzione, e non mancherà di ferire i sentimenti di Arrietty per via della sua inadeguatezza nell'approcciarsi con il prossimo. Ciononostante la regia si adopera nel disporre i personaggi sullo stesso piano fotografico, fare sì che i loro sguardi si incrocino, nonostante la differenza di statura, con lui sdraiato sul letto nei primi incontri, lui sdraiato sull'erba in quello successivo, lei sulla cima di una staccionata nell'ultimo, quello del congedo. E gli sguardi, tanti, presenti nel lungometraggio, sono uno dei punti di forza del linguaggio non-verbale, è incredibile come si riesca a scaturire moltitudini di emozioni tramite il semplice character design Ghibliano, dal primo, interminabile e silenzioso incontro tra Sho e Arritty, e i successivi.

Le musiche, a cura della cantante e musicista Cécile Corbel (che interpreta il tema finale "Arrietty's Song" in diverse lingue, italiano compreso), sono di sicuro impatto, con le loro tonalità celtiche e anglosassoni, ma che a mio avviso non si sposano perfettamente nel contesto del film, forti e sovente invadenti, belle ma poco adatte ad accompagnare lo stile Ghibli. Non essendo la Corbel una musicista cinematografica i brani risultano quasi fuori posto, aggiuntive, al contrario delle melodie di Joe Hisaishi, che invece trovavano perfetta armonia con le immagini.
In questa recensione ho preferito sorvolare sugli evidenti messaggi lanciati dal film, sul consumismo di massa, sulle etnie che scompaiono, proprio perché evidenti, preferendo focalizzare l'attenzione sulle piccole cose, perché Arrietty è questo, uno sguardo curioso su un mondo a noi così vicino, eppure ignorato. Ché si può stare ore ad affermare che tutto sommato il film riprende il Ghibli a noi noto, che non ha l'immaginario del miglior Miyazaki o l'impatto emotivo di un Takahata, ma indubbiamente cattura lo spettatore e manipola il tempo, non lo subisce, un inno al passato e al contempo uno sguardo al futuro, al nuovo che incombe, nello Studio Ghibli come nel mondo. Insomma che volere di più, un intreccio? Personaggi "profondi"? Andiamo.


 2
dade88

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Per quel che mi riguarda, questo è stato uno dei miei film preferiti partoriti dallo sfavillante mondo Ghibli! Checché se ne dica, ma per me ha battuto "Howl", "Nausicaa" e "Ponyo" nettamente.
Ma andiamo con ordine: la trama è abbastanza semplice, naturale e coinvolgente, senza particolare suspense, ma comunque in grado di calamitare l'attenzione appassionando chi guarda e allietando chi ascolta. In una bellissima casa alla periferia cittadina, si trasferisce un ragazzo, Sho, malato dalla nascita di una malattia al cuore e pronto a un operazione per salvagli la vita. In questa casa, però, da sempre vivono una famiglia di piccoli uomini, i "prendi in prestito" grandi più o meno come un bicchiere, i quali cercano di sopravvivere con gli avanzi degli umani e con tutto ciò che possono trovare senza farsi scoprire. La piccola famiglia è composta da madre, padre e figlia: Arrietty, ragazza bellissima e ben caratterizzata.
Durante una delle sue prime "esplorazioni" di prendi in prestito, però, la ragazza verrà scoperta da Sho, e questo porterà la famiglia in subbuglio, con l'idea di un trasloco prima che sia troppo tardi: infatti la famiglia ha paura che la loro specie possa estinguersi ancora più facilmente in caso venisse definitivamente scoperta.

Ecco, da una trama così semplice scaturiscono un sacco di sensazioni: amicizia, curiosità, dolcezza, tristezza, armonia, gentilezza e libertà, tutto contornato da una magistrale opera musicale, un eccellente lavoro di sfondi e movimenti (tipico dello studio Ghibli), un gioco di colori meraviglioso e un finale commovente che mi ha rattristato proprio perché faceva finire il film.
Il 9 anziché 10 è dovuto a delle imperfezioni di trama che ho riscontrato e che però potevano essere facilmente evitate, da citare specialmente il ruolo dell'unica vera antagonista della trama, la governante della casa, che quasi inspiegabilmente sembra provare un certo astio nei confronti dei piccoli uomini della casa. Ecco, solo quello mi ha un po' lasciato sconcertato, ma il resto è davvero ben fatto e l'ho adorato.
"Arrietty" è consigliato assolutamente a tutti, pro- e anti- (ce ne sono?) Ghibli.


 2
GeassOfLelouch

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
<b>Attenzione! Contiene spoiler!</b>

"Karigurashi no Arietty", "the Borrower Arietty", è un film dello studio Ghibli del 2011 di genere avventura fantastica e slice-of-life.
Il giovane Sho arriva con la nonna e la domestica Haru nella loro casa di campagna in cerca di tranquillità prima di dovere affrontare un'operazione al cuore. Lì intravede di sfuggita il gatto Niya giocare con uno strano essere molto somigliante a una ragazza in miniatura, Arrietty, una quasi quattordicenne alta all'incirca 10 centimetri.
Da quel momento osserveremo le avventure di Arrietty e della sua famiglia nella loro vita quotidiana alla ricerca di oggetti di consumo che prendono in prestito, da qui il termine "karigurashi" o "borrower", dalla casa della nonna di Sho.
In seguito le circostanze porteranno Sho prima e la sua domestica impicciona poi a scoprire il covo della famiglia di Arrietty che farà la conoscenza anche di Spiller, un indigeno della stessa altezza di Arrietty, che li aiuterà alla fine del film.

Il microcosmo, il viaggio nel piccolo, ricorda un po' i mini-mondi lilipuziani de "I Viaggi di Gulliver", del film "A Bug's Life" o i poteri magici della vecchina Minù, protagonista dell'omonima serie anime, capace di diventare piccolissima e di parlare con gli abitanti del bosco. Anche le inquadrature della casa di Arrietty ricordano quelle del topolino Jerry della serie fortunata serie "Tom & Jerry".
Noto però che, nonostante l'idea tutt'altro che originale, è stata posta grande attenzione alle proporzioni anche se a volte non paiono troppo rispettate.
Anche le invenzioni e i passaggi fanno sorridere: chiodi, ami da pesca, lenze, spille da balia, aghi e spilli ricreano il necessario per muoversi nel nostro mondo. Ma la visione della vita nel piccolo mondo, in cui tutto sbalordisce, presto mi ha annoiato, e la fin troppo lineare trama da un certo punto si decide a porre l'attenzione su Sho e sulla piccola Arrietty, incuriositi l'un l'altro, anche se quest'ultima sa che fare ciò mette in pericolo la propria famiglia.

Graficamente i fondali sembrano autentici dipinti, sono visioni incantevoli per gli occhi che restano soddisfatti appieno da questo tripudio del verde delle foglie, dell'erba, delle piante e dei colori variegati e variopinti dei petali della flora campagnola. Nella casa di Arrietty i colori prevalenti sono ovviamente il verde delle foglie e delle piante e il marrone dei gusci di noci o del mobilio.
Il sonoro per me passa quasi in secondo piano e secondo me resta abbastanza relegato a un paio di brani cantanti in inglese-giapponese da Cécile Corbel il cui abbinamento alle immagini e alle scene non mi ha convinto troppo.

Le tematiche presenti sono le tipiche dello studio Ghibli ovvero quelle di due "popoli" che non si conoscono e che in qualche maniera si temono a vicenda e al contempo si sentono attratti, si studiano e vogliono saperne di più l'un l'altro. Vi è un forte attaccamento alla famiglia da parte di Arrietty e quando la situazione precipita non può che cercare aiuto presso Sho prima e da un suo simile poi.
Allo stesso modo c'è anche paura dello sconosciuto e il classico senso umano di sottomettere, uccidere o giocare come il gatto con il topo con questi esserini minuscoli, uniti alla voglia di liberarsene visto che paiono come presenze scomode nella nostra casa. Ma questi piccoli abitanti non sono altro che un po' lo spirito della natura che utilizza e prende in prestito gli oggetti e i cibi degli umani. Non fanno nulla a parte prendere in prestito alcuni loro oggetti che appunto restituiranno.
Ciò però non basta: la convivenza verrà presto a decadere e la piccola famigliola deciderà di spostarsi in un altro luogo, come fa la natura quando viene sfrattata dall'uomo.

Certo colpiscono diverse forzature più o meno lievi come il fatto che la famiglia di Arrietty non conosca altri esseri minuscoli come loro (le loro origini?), che Arrietty parli il giapponese e sia in grado di comunicare con Sho. Stessa cosa per il fatto che Arrietty e la sua famiglia mangino i nostri cibi, indossino vestiti simili ai nostri e abbiano una casa contenente oggetti tipici delle nostre case.
In sostanza "Arrietty" è un'opera splendida a livello grafico e tecnico, ma a livello di trama e contenuti mi ha lasciato un po' lo stesso vuoto che si percepiva ne "Il Mio Vicino Totoro". E' consigliato prevalentemente ai fan accaniti dello studio Ghibli e a un pubblico di fascia d'età bassa che secondo mee sarà in grado di apprezzare meglio questa mini-fiaba nel contesto della natura. Voto: 7.


 3
onizuka90

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
Qualche giorno fa mi accorsi che tra i vari titoli dello studio Ghibli che ancora mancavano alla mia collezione ne balzava subito agli occhi uno fra tutti: "Karigurashi no Arrietty". Un'opera che recentemente ha fatto molto parlare di sé e verso la quale, tuttavia, non nutrivo aspettativa alcuna, come può facilmente immaginare chi mi conosce. Non mi restava altro da fare, dunque, se non correre ad ammirare anche codesto ennesimo capolavoro.
Ebbene, a essere sinceri, si è rivelato un film apprezzabile in maggior misura rispetto ad altri suoi consanguinei: "Arrietty" offre puro intrattenimento senza pretese, senza spacciarsi per perla di impareggiabile profondità e, soprattutto, senza essere inficiato da una mefitica moralità posticcia, cosa che non si può dire della maggior parte dei suoi consimili.

La trama del film è semplice, così semplice e flebile che oserei definirla addirittura scarna o nulla. L'intera narrazione ruota attorno al tramontare del piccolo mondo dei "prendimprestito", minuscoli esseri antropomorfi che vivono nascosti nei reconditi anfratti delle abitazioni, la cui pacifica tranquillità è sovente messa a repentaglio dal sopravanzare dell'uomo; essi infatti, se scoperti, sono costretti a trasferirsi altrove. Altro aspetto fondamentale delle vicende è la storia di amicizia/amore (chiaramente immancabile nelle produzioni Ghibli) che nasce tra i due personaggi principali, rappresentanti delle due razze.

L'intreccio non si distingue certo per originalità o complessità, anzi, mente umana mai avrebbe potuto escogitare qualcosa di più banale. Ciò che tuttavia rende interessante il film è la grande attenzione impiegata per delineare i dettagli di questo piccolo mondo dentro al mondo; nella piccola dimensione certi aspetti degli oggetti e delle cose acquistano un particolare valore e significato, del tutto differente rispetto a quello che siamo soliti attribuire noi. Tale impostazione permette di sfruttare diverse situazioni in modo da rendere piuttosto buffo e divertente l'ambiente circostante, a partire dalle ardue scalate di impervie tovaglie e tende, effettuate utilizzando amo e filo, passando poi per le gocciolone di te, che sembra quasi vischioso, fino ad arrivare alle adorabili scale fatte di chiodi e viti, senza tuttavia dimenticare i goccioloni di pioggia e l'arboreo ombrellino. Cambiando la prospettiva cambia anche il valore e il senso delle cose, e questo è un aspetto che rende il "concept" dell'opera apprezzabile e piacevole. Si può, ulteriormente, annusare nell'aria anche una flebile malinconia, data dal destino affatto funesto dei nostri eroi, costretti controvoglia ad abbandonare la loro adorata dimora, e della loro razza ormai al tramonto. Si può quasi percepire questo senso di ineluttabilità, d'altronde è un ciclo perfettamente naturale: una specie ne scalza un'altra, così come avviene per le culture e le generazioni.

Il film quindi si presenta leggero e piacevole, in grado di regalare novantaquattro simpatici minuti di intrattenimento, senza scadere in morali spicce, buonismo, o altri brutti vizi che spesso inficiano i film di questo studio. Questa leggerezza chiaramente costituisce un suo intrinseco limite, che gli impedisce di figurare come qualcosa di più meritevole d'attenzione riducendosi, un po' come "Totoro", a una semplice storia apprezzabile da tutti, priva di grandi pretese e di chissà-quali riflessioni. A mio avviso questo genere di opere è esattamente ciò che lo studio Ghibli dovrebbe limitarsi a fare, senza corrompere le proprie produzioni cercando di riempirle maldestramente di significato. A memoria di ciò, a mio parere, si possono citare diversi film del passato: "Nausicaa", "Laputa", "Howl", e "La città incantata" ove il tentativo di inserire tematiche altresì potenzialmente serie o interessanti viene (alle volte di più altre di meno) impudentemente avvelenato e reso arido dall'imporsi del dogmatismo tecnofobo, ecologista e pacifista "miyazakiano", per il quale esiste una sola morale giusta, vera e desiderabile: quella che lui propina e costruisce a puntino. Il che estromette qualsiasi possibile approccio profondo alla tematica, permettendo soltanto le superficiali trattazioni di cui già siamo ben edotti. (Come ad esempio in Laputa, dove la natura è buona in sé, le ambizioni umane cattive in sé e i puri e i giusti hanno sempre ragione. Non si mette in discussione nessun valore e nessuna posizione, tutto è prestabilito e rigido). In poche parole, risulta di gran lunga migliore qualcosa di semplice e carino, magari anche divertente e buffo, piuttosto che un qualcosa di viziato dalla nauseante e asfissiante morale tipica del Maestro.
Sul versante tecnico la regia di Hiromasa Yonebayashi è buona, fresca, così come i fondali e le animazioni, la sceneggiatura, curata da "sua Santità", rimane un po' povera e fatiscente, mentre le musiche si rivelano molto indicate e apprezzabili.


 5
mastersilver88

Episodi visti: 1/1 --- Voto 5
La prima volta che lo vidi al cinema non ero ancora convinta, ma dopo averlo ri-visto posso confermarlo: "Arrietty" non mi è piaciuto per niente.
Forse è colpa delle aspettative che mi sono fatta grazie alle opinioni dei miei amici, tutte positive perlopiù, o forse perché non ho letto i libri originali da cui il film è stato tratto, questo non l'ho ben capito.
Quel che è certo è che, dall'inizio alla fine del film, mi sono chiesta quale fosse la storia, perché determinati passaggi venissero dati per scontato come la scoperta delle prime tracce degli sgraffignoli da parte della governante e la completa mancanza di spiegazioni su Arrietty e la sua famiglia, per non parlare dei dialoghi impostatissimi, freddi e senza senso.

Perché a una casa di produzione si devono perdonare delle lacune nella trama e la quasi completa assenza della storia solo perché le immagini sono "meravigliose"?
Le immagini sono sì belle, degne di erbari e taccuini di viaggio certo, ma di sequenze (dato che è un film, secondo me, si dovrebbe parlare di sequenze e di azioni) fatte di nulla, in questo film, ce ne sono fin troppe, e non del tutto giustificate dalla volontà d'introspezione e di riflessione che si poteva riscontrare nei precedenti film.
E, se proprio devo cercare il pelo nell'uovo, forse è giusto segnalare che il gatto in questo film è tutto tranne che un gatto, che l'ambientazione umana è confusionaria e senza una logica temporale - siamo nel '800, nel 2000? E perché il Giappone e non l'ambientazione originale? -, il fatto di rendere grottesco solo il "cattivo" e non ogni personaggio è ormai venuto alla noia insieme ai capelli che si drizzano a ogni emozione, l'anonimato dei volti, o la loro ripetitività, farà comodo a chi deve disegnarli ma non a chi vede il film e ha già visto i precedenti.
La colonna sonora è caratterizzata dalla voce lagnosa di una cantante, che va miracolosamente a riempire i vuoti di dialogo e azione del film, ma se la si toglie al suo posto rimane il nulla.

Tutto ciò che mi rimane di questo film è rabbia, mi sono sentita presa in giro per questo non-lavoro dello Studio Ghibli, e ho pensato di avere speso i miei soldi inutilmente, cosa che mi capita raramente quando vado al cinema. Credo proprio che non andrò più a vedere film Ghibli al cinema, e questo mi dispiace molto, ma se i risultati sono questi, ritengo non ne valga la pena.


 2
adrmb

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Delicatissimo momento per lo Studio Ghibli: i fondatori e grandi maestri d'animazione Isao Takahata ("Heidi") e Hayao Miyazaki ("La Città Incantata"/"La Principessa Mononoke") sono ormai prossimi alla pensione. Chi sarà l'erede? Chi il nuovo maestro? Chi il nuovo poeta e artista in grado di continuare a ricercare la magia nell'animazione?
Diciamocela tutta, l'esordio di Goro era stato un po' un fallimento; il suo "Terramare" troppo retorico, confusionario e stereotipato. Situazione fragile, dunque, per l'esordiente Hiromasa Yonebayashi, il cui nome fu proposto a Miyazaki dal produttore Suzuki nell'estate del 2008. Il regista è riuscito però a portare a termine l'incarico assegnatogli.

Mi verrebbe da citare una frase del film "I Sospiri del Mio Cuore" del defunto Kondo: "Un'opera impetuosa e imperfetta..."
Ecco come definisco "Arrietty": un'opera imperfetta. Certo, impossibile da paragonare a un "La Città Incantata", il capolavoro di Miyazaki (IMHO, s'intende), la perfetta unione tra l'arte innata e la tecnica coltivata.
Perché allora do un 9, seppur ritenga "Arrietty" piena di difetti? Perché è poesia.
La trama è sicuramente prevedibile e sempliciotta; ma non è questo il punto di forza. Affascinanti sono infatti le azioni dei piccoli gnomi, che "riscoprono" il valore degli oggetti, l'incredibile insieme dei dettagli, ogni singola goccia d'acqua. Incantevole. Per non parlare della ricchezza. I personaggi: non ricchi in quanto a numero, ma in quanto a caratterizzazioni, complete. E la maturazione? Tutti crescono interiormente, panta rei, quasi per citare il defunto Eraclito.
La figura più bella? Sicuramente Homily. Personaggio questo buono ed egoista: quasi un paradosso che la sua medicina sia il rapimento. E la frase rivolta alla figlia è la conferma di un cambiamento, di una riscoperta dei più puri valori familiari e dell'amore. Ripeto, è incantevole.
Bellissima anche la colonna sonora della Corbel; seppur non raggiunga i picchi di Hisashi, s'integra perfettamente con lo spirito del film.
8,5.


 3
Sonoko

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
"Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento" è ispirato a una raccolta di racconti per ragazzi, "The borrowers" (gli sgraffignoli), della scrittrice inglese Mary Norton. In Italia era già giunto tempo fa un altro film sullo stesso tema, "I Rubacchiotti", e posso citare anche un anime di tanti anni fa, "Memole dolce Memole" (l'amicizia fra Sho e Arrietty ricorda tantissimo quella fra Mariel e Memole, anche perché entrambi i ragazzini umani, Sho e Mariel, sono malati di cuore), ma non ci sono dubbi, il marchio Ghibli è sempre una garanzia di qualità, anche quando il tema trattato non è nuovo. Io ormai compro tutti i DVD a scatola chiusa, e nemmeno stavolta me ne sono pentita.

La storia non è particolarmente complessa, ma come sempre la Ghibli incanta nonostante la semplicità, ed è proprio questo uno dei suoi principali punti di forza. Come pure ci si incanta nell'immergersi così a fondo nella natura, ancora di più attraverso gli occhi dei piccoli gnomi, per i quali anche il più insignificante oggetto degli umani, magari qualcosa che sprecano e/o che gettano senza pensarci, può costituire un immenso tesoro.
Presumibilmente critica al consumismo e agli sprechi - ma se non è così si tratta sicuramente della segnalazione di quanto possano essere importanti le piccole cose -, anche questa storia, come molte altre storie con piccoli protagonisti, fa riflettere sul modo in cui ci guardano le più piccole creature del nostro pianeta. Non saranno gli gnomi, certo, ma i tanti piccoli animali e insetti che ci circondano. Ciò induce a riflettere anche su quanto certi comportamenti assunti troppo gratuitamente, magari senza pensarci, nei confronti di queste piccole creature siano crudeli.

La caratterizzazione dei personaggi è buona, come pure il doppiaggio, anche se mi è rimasta qualche minima perplessità sull'unico personaggio realmente cattivo che ho individuato. Per esempio perché agisce così? Ma non c'è da stupirsi per qualche minima pecca - e poi ho trovato quel personaggio talmente insopportabile che poco me ne importa, in fondo, tanto che potrei essere stata io a non coglierne qualche sfumatura -, dato che in questo film ci sono due importanti novità rispetto a tanti altri della Ghibli: la prima è appunto che stavolta il maestro Miyazaki si è limitato alla sceneggiatura, affidando la regia al giovane Hiromasa Yonebayashi; l'altra novità è che la colonna sonora è della musicista bretone Cècile Corbel e non di Joe Hisaishi, compositore storico delle colonne sonore dei film Ghibli.
Entrambe le nuove leve si sono mostrate all'altezza del compito: certamente Yonebayashi avrà modo di maturare per essere completamente all'altezza di Miyazaki; per quanto riguarda la Corbel, ovviamente il suo stile è diversissimo da quello di Hisaishi, ma le sue musiche, accompagnate dalla sua bellissima voce, s'intonano splendidamente alle atmosfere del film.

Insomma, come al solito non sarete sconvolti da effetti speciali, ma questo film è ugualmente splendido, una totale immersione nel mondo della natura, un sogno a occhi aperti, anche se non esente da importanti insegnamenti. E forse è superfluo aggiungere che anche la splendida animazione vecchio stile e i bellissimi colori, tipici dei film Ghibli, fanno la loro parte.
Voto: 10 e lode, pienamente meritato.


 5
Sephirothmn

Episodi visti: 1/1 --- Voto 4
Quest'anime a mio avviso è il nulla. Potrebbe sembrare ridicolo recensire in nulla ma anche lui ha bisogno d'attenzioni ogni tanto, forse è per questo che ha deciso di diventare un film d'animazione.
"Karigurashi no Arrietty" dovrebbe essere la trasposizione animata e riadattata del romanzo "The Borrowers" di Mary Norton ad opera di Hayao Miyazaki. Nell'ora e mezza di durata del film vi è un continuo susseguirsi di quasi azioni frenetiche, quasi tensioni struggenti e quasi importanti messaggi, quasi per il semplice fatto che la trama è: <b>[ATTENZIONE SPOILER DELL'INTERO SVOLGIMENTO DEL FILM]</b> un bambino malato arriva in una casa dove abitano degli "gnomi", li vede e loro per questo devono trasferirsi, facendo attenzione a non farsi catturare da una badante di terz'età <b>[FINE SPOILER, FINE FILM]</b>.

Sembrerebbe anche qualcosa di accettabile, se non si diluisse il tempo necessario ad animare questa "trama" scialba sino a farlo diventare di 90 minuti. Novanta preziosi minuti nei quali lo spannung massimo è rappresentato da un corvo che sbatte contro una zanzariera (perdendo dalle 10000 alle 20000 penne, tra l'altro) e dove l'introduzione di nuovi personaggi è così ininfluente che li si potrebbe sostituire con dei modellini di Gundam e a nessuno cambierebbe niente, neppure alla trama, che anzi ne risentirebbe positivamente.

Il problema del film non sta tanto nelle animazioni o nello stile di disegno, che sono infatti magnifici, con paesaggi naturali che sembrano dei perfetti locus amoenus, bensì è lo svolgimento del tutto che per me rende quest'anime il nulla. Ciò che dall'inizio alla fine si può notare è proprio, a parte in due o tre scene che, messe assieme, comporranno due o tre minuti sul totale dei 90, la piattezza di tutto: personaggi, psicologia, sviluppo, messaggio, azione, carica emotiva (anche se per le emozioni che quest'anime dovrebbe suscitare bisogna rimandarsi al singolo spettatore che lo guarda, infatti può sia interessare sia portare lo spettatore in uno stato di atarassia assoluta), ecc.

Si inizia dai personaggi. La famiglia degli "gnomi" è composta da un padre che dovrebbe rappresentare il classico capo famiglia che lavora tutto il giorno per mantenerla, accompagnato dalla moglie, stereotipo di donna isterica e attaccata alla cucina, e dalla figlia, la protagonista del film, che fortunatamente non fa nulla di male, più precisamente non fa proprio nulla di che dall'inizio alla fine se non fare discussioni sterili e mettersi e togliersi una molletta. Dall'altro lato della barricata ci sono gli abitanti della casa dove la famiglia di "gnomi" vive: il nuovo inquilino, un ragazzo malato di cuore che non si interessa della sua situazione abbastanza da non capire che sarebbe meglio evitare di correre come un forsennato in una foresta se anche il solo stare in un portico in un giorno di pioggia rappresenta un veleno per il suo corpo; un gatto grasso che dovrebbe essere uno degli antagonisti della storia (ovviamente diventa buono); una domestica che non pare essere troppo intelligente; e una zia che in novanta minuti serve a dire al protagonista che suo padre credeva ci fossero degli gnomi nella casa - per il resto del tempo dev'essere diventata un modellino di Gundam a vostra scelta.
Tra le altre cose c'è pure Spiller, altro gnomo che comunica alla famiglia di Arrietty l'esistenza di altri gnomi e tende un arco, per ben due volte!

Visti i personaggi che secondo me oscillano tra lo stereotipo e l'inutilità (il nulla) magari potrebbe essere lo svolgimento della trama che riesce a risollevare il tutto, facendo del connubio delle azioni dei personaggi un potente mezzo per esprimere qualcosa o emozionare. Non ho trovato nulla, nessun colpo di scena, sviluppo lentissimo (alla "Eyes Wide Shut" per intenderci), svolgimento lineare e la situazione che si aveva all'inizio è tale e quale a quella finale, a eccezione della domestica arrabbiata e di 50€ in meno in cassa per avere chiamato inutilmente, per nulla, dei disinfestatori. Anche se effettivamente ci sono alcune parti che nello sviluppo della trama escono dalla linearità e risaltano un po', qualche discorso che potrebbe dare uno spunto di riflessione e qualche simpatica rappresentazione di come degli esseri minuscoli possono vedere il mondo e sopravviverci. Ma questo non fa altro che risaltare l'insipidezza che ho riscontrato in tutto il film, facendomi sperare di non stare guardando quel film per niente e che presto quella tematica sarà trattata per lo meno decentemente, per poi restare ogni volta amareggiato. C'è un filo di frusta di sadismo in questo.
Una cosa che si nota molto nello sviluppo, inoltre, è l'introduzione di elementi che ho trovato particolarmente utili a nulla, come i pericolosi topi, l'arma spillo di Arrietty, lo gnomo Spiller, il tentativo della domestica di catturare gli gnomi, i discorsi di tutti i personaggi, madre della protagonista che si lamenta dall'inizio alla fine per qualsiasi motivo, ecc.

Insomma né i personaggi né lo sviluppo riescono a esprimere qualcosa, forse però il messaggio complessivo dell'opera riesce a salvare l'opera. In fondo per me è la parte più importante, quella che a mio parere rende un'opera grande in eterno o la classifica come semplice opera d'intrattenimento.
Ebbene, è maggiormente in questo campo che per me "Karigurashi no Arrietty" riesce a oggettivare il nulla, infatti tutto ciò che potrebbe sembrare uno spunto di riflessione in questo film oltre al rasentare la banalità, a mio parere, non porta da nessuna parte. Certo, molte persone nel vedere questo film hanno trovato tutti i significati del mondo e hanno ritenuto questo un ottimo motivo per cantarne le lodi. Non la penso così! E' proprio qui che trovo il maggiore problema. In tutto il suo sviluppo quello che a mio parere questo film riesce a dare sono solo spunti, non mi pare che sviluppi nulla, è un accozzaglia di così tanti frammenti che non riesco a recepire come un vero messaggio e neppure come tanti piccoli messaggi. Per me gli spunti annullano il senso del film e lo fanno perché sono troppi, sono così tanti che non sono più nulla: è come se un filo rappresentasse un messaggio, e ogni filo si unisse a un altro ed a un altro ancora e ancora e ancora sino a formare una matassa di peli informe e grigia, che non può fare altro che comunicarmi nulla perché fatta da tutto.

Le persone secondo me vedono una gran importanza negli accenni di messaggio solo perché loro già precedentemente alla visione del film avevano un'opinione a proposito e il sapere, ad esempio, che i genitori del protagonista non stanno con lui per lavoro si trasforma in un messaggio importante solo perché, a mio avviso, lo spettatore ci aggiunge di suo, al di fuori dello sviluppo dell'opera, uno sviluppo e un significato più importante al messaggio. E così è per tutti gli altri spunti che quest'opera può fornire. Per questo per me rappresenta il nulla, come detto all'inizio, perché non ha fatto altro che non dirmi nulla di che, lasciando, a mio parere, il completo, anzi il totale sviluppo alle persone che guardano. Cioè per me rappresenta una specie di livello minimo, lo 0 di un sistema di misura che rappresenta le capacità di sviluppo dei messaggi di una persona, insomma: per me in quest'opera una persona vede solo ciò che è e ciò che riesce a sviluppare, pertanto per me l'opera non ha valore alcuno.

Insomma, se si facesse vedere questo film a un bambino secondo me lui non si interesserebbe ai messaggi, ben velati, e lo guarderebbe senza particolare interesse se non nel vedere ciò che è superficiale, quindi i bambini stanno a 0 Arrietty (unità di misura della capacità interpretativa). Se poi l'osservatore ci vede una critica nel mettere il lavoro prima dei figli è a 1 Arrietty, se ci vede il non dovere aver paura del diverso è a 2 Arrietty e così via, migliore sarà la persona migliore l'opera. Per me il lodare un'opera simile è come vedere uno specchio e lodarne la cornice, inutile, la cornice è nulla. Da notare che se anche una persona fosse a 20 Arrietty ciò non vuol dire che riesca a interpretare in modo critico i messaggi, semplicemente li nota e prova ad interpretarli.
Per questo motivo ritengo i personaggi insignificanti, lo sviluppo lineare, non mi ha emozionato per nulla e come opera per me vale così poco da rasentare il nulla. Un 4 mi parrebbe forse addirittura eccessivo se non fosse per le musiche magnifiche e i bellissimi disegni.


 3
__Nergal__

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Dopo aver visto molti film dello Studio Ghibli, tra cui il bellissimo "La principessa Mononoke" e l'altrettanto bello "Il mio vicino Totoro", le aspettative per questo nuovo "Arrietty. Il mondo segreto sotto il pavimento" erano alte, molto alte.
Le aspettative sono state, purtroppo, disattese quasi totalmente.

"Arrietty" segue molto lo schema classico della favola Ghibli: personaggi simpatici, cattivi un po' fuori dagli schemi, e una morale che sta alla base di tutto, condita con molto buonismo (come in questo caso).
La storia parla di una famiglia di "prendi in prestito", una sorta di gnometti che vivono, come dice il titolo, sotto il pavimento, "prendendo in prestito" piccole cose dagli umani.
Il mondo umano visto dagli occhi di questi piccoletti è molto affascinante, per loro ogni cosa è una grande sfida, quelli che per noi sono insettini da schiacciare con il giornale per loro possono significare la morte. Molto divertente e interessante è osservare i "Prendi in prestito" atti a compiere ciò che dà loro il nome, utilizzando ogni piccolezza e faticando per rubare piccole zollette di zucchero.

I personaggi umani non sono nulla di speciale, abbiamo un ragazzino malato nella parte del buono e una governatrice stereotipata nella parte della "cattivona" pronta a rovinare tutto, una cattiva per modo di dire, nulla in confronto ai veri cattivi delle favole Disney, giusto per fare un esempio. Lo stesso discorso vale per Arrietty e la sua famiglia, nessuno dei tre offre molto su cui riflettere, una normale famigliola come le altre.

La trama è, purtroppo, realizzata nel modo più banale possibile. Si sa già in anticipo cosa succederà, lo schema che seguono gli eventi è molto semplice, senza colpi di scena o trovate "geniali" che possano smuovere il ritmo e tenere alta la concentrazione dello spettatore. Secondo me è una storia che si presta meglio per una visione da parte di bambini in quanto credo offra pochi spunti di riflessione, a eccezione della classica morale di fondo purtroppo, anch'essa, nulla di speciale, il classico: non giudicare gli altri dall'aspetto (in questo caso dalle dimensioni), non avere paura di ciò che non si conosce.

Il buonismo che pervade l'opera è fin troppo evidente, in film come "La principessa Mononoke" si tastavano con mano il cinismo e la crudeltà del mondo in cui viviamo mentre qua sembra di vivere quasi in un mondo onirico, ricco solo di buoni sentimenti, infatti sono completamente assenti personaggi degni di essere ritenuti "cattivi", più che altro sono "dispettosi", cercando di dare fastidio, ma non hanno un animo malvagio, non sono spinti da interessi deprecabili o altro che aiuti a qualificarli come i "villain" della storia.

A mio avviso l'unico elemento che rende il film degno di portare il marchio dello studio Ghibli è la notevole cura tecnica: disegni molto ben colorati e buona cura per i paesaggi, un po' meno per i personaggi.
Da menzionare è sicuramente la colonna sonora che, ricollegandosi al già citato buonismo, propone una serie di brani molto allegri e, soprattutto, orecchiabili e piacevoli da sentire anche al di fuori del contesto del film.

In conclusione, "Arrietty" mi ha parecchio deluso; nulla a che vedere con i grandi film dello studio Ghibli, è comunque una piacevole favoletta per i più piccoli ma, purtroppo, non per chi cerca una storia più profonda e intensa.


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Mitsuki_92

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
"Karigurashi no Arrietty": è questo il titolo di uno dei più recenti lavori dello Studio Ghibli, capitanato dal leggendario Hayao Miyazaki, questa volta solo sceneggiatore, e da Hiromasa Yonebayashi alla sua prima esperienza in regia. Questo film è uscito nell'estate del 2010, e io ho avuto la fortuna di conoscerlo fin da subito visto che proprio in quel periodo mi trovavo in Giappone, e visitavo il Museo dello Studio Ghibli a Mitaka, tappezzato di volantini raffiguranti una ragazzina piccola e minuta come un esserino delle favole, aggrappata alle foglie.

"Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento" narra il fantastico incontro di un ragazzino di nome Shō, malato di cuore, e di una ragazzina "prendimprestito" di nome Arrietty. Lui, venuto a passare i giorni pre-operazione nella vecchia casa d'infanzia della madre, lei, abitante in una casetta costruita sotto il pavimento. Lui, affascinato dall'antiquariato appartenuto alla madre, come una bellissima casa delle bambole, lei, appartenente a una razza che deve recuperare ogni notte, con estrema discrezione, oggetti, come zollette di zucchero o fazzoletti, che servono per la sopravvivenza. Il destino incrocerà i loro cammini e ne verrà fuori una bellissima amicizia.

La storia è pura e profonda. Il ritmo è scorrevole e incisivo. I personaggi secondari sono ben strutturati e studiati. Ci sarebbero tantissime cose da dire, ma preferisco farle assaporare a voi. Ognuno troverà un aggettivo diverso per descrivere il mondo di Arrietty. Mi limito solo nel dire una cosa: Hayao Miyazaki, con la sua maestria, ha saputo stregarmi il cuore, facendomi pensare un finale completamente diverso. Anche se è frutto della fantasia, questa storia porta con sé un fardello ben più grande, problemi attuali: lo spreco degli uomini, il "razzismo" verso qualcuno diverso, la perdita della fantasia. Viviamo in una società che va sempre di fretta e non si ferma mai a osservare le meraviglie che ci circondano. Se i personaggi attorno Shō si soffermassero a vedere il mondo con occhi diversi, scoprirebbero che il piccolo mondo sotto il pavimento di Arrietty è pieno d'amore verso quello che si ha, è pieno di buoni sentimenti che dovrebbero appartenere a tutti noi. La famiglia di Arrietty è migliore di una qualsiasi comune famiglia di quest'epoca poiché si accontenta di vivere insieme giorno dopo giorno, in armonia e pace, senza farsi problemi inutili e futili.

La colonna sonora è mitica, mitica poiché Cécile Corbel si è ispirata al progetto del film per comporle. Ha mandato il suo CD allo Studio Ghibli e l'hanno scelta! Le canzoni ci raccontano il film e le emozioni del personaggi. Non trovo le parole per descriverle appieno, dovreste ascoltarle. Tanto mi sono piaciute che ho imparato a memoria "Arrietty's song". Sia in giapponese sia in italiano. Due lingue? Sì: una caratteristica sorprendente di questa musicista è che abbia cantato "Arrietty's song" in ben quattro lingue (giapponese, francese, inglese, italiano) e in tutte le versioni rende sempre le stesse emozioni. La sua pronuncia in giapponese è praticamente perfetta, da fare invidia a un vero natio. Tutte le musiche e le canzoni ci coccolano dolcemente in tutti i momenti, spensierati e tristi. Sì, tristi perché ci sono delle parti in cui ti si stringe il cuore e pensi di dovere aiutare anche tu Arrietty e Shō. Il film mi ha così presa che alla fine avevo l'affanno come Shō, oppure sorridevo dolcemente verso chi mi era seduto a fianco al cinema.

Che cosa dire circa le animazioni, gli sfondi, il design dei personaggi? Anche in questo caso, non trovo le parole giuste. Tutto quello che posso affermare con certezza è che il livello dello Studio Ghibli non si smentisce mai. Volti espressivi, ambientazioni idilliache fantastiche, colori carichi e profondi. Vi è un mix di cose da far venire il capogiro.

Questo film dello Studio Ghibli a mio avviso merita il massimo dei voti. Mi ha donato tantissime emozioni, sensazioni, riflessioni sul senso della vita. Arrietty e Shō c'insegnano a lottare per quello che possediamo, ma anche a rinunciarvi per il bene di tutti, e quest'ultima cosa è la più dolorosa scelta che si possa fare. Non dobbiamo dimenticare il passato, ma sfruttarlo a nostro favore e costruire con quelle solide basi il nostro futuro. Tutto questo bel racconto è accompagnato da musiche che non finirei mai di elogiare, Cécile Corbel ha fatto un lavoro perfetto e mi fa piacere che Miyazaki se ne sia accorto e l'abbia fatta partecipe del suo bellissimo lavoro.

E' stato difficile scrivere questa recensione perché avevo un milione di cose da dire, e spero di averle espresse nella maniera migliore. Ah, quasi dimenticavo, il doppiaggio. Devo dire che mi è particolarmente piaciuto e stupito. Promosso a pieni voti.
Questo film, al pari de "La città incantata", è diventato il mio film preferito di casa Ghibli. "Karigurashi no Arrietty" si può riassumere in un'unica semplice parola: poesia.


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Micerino

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
La presenza di esseri in tutto e per tutto umani che vivono nelle case è una leggenda diffusa in molti paesi orientali e non solo.

Così questo anime narra la storia di questi esseri che nelle nostre case vivono "prendendo in prestito" ciò che agli umani serve e non serve. Bella la traduzione in "prendimprestito". Se a questo aggiungiamo un bambino con problemi cardiaci che deve rimanere calmo, d'una sensibilità che solo la malattia regala ai più giovani, una "prendimprestito" giovane e affascinata dalle cose umane, una casa isolata, un gatto pacioccone, una serie di strani eventi e la magia poetica e soave dello studio Ghibli e del Maestro Miyazaki (solo sceneggiatore, ma decisamente presente), ecco che ci troviamo nel mondo di Arrietty ed il mondo segreto sotto il pavimento.

Una storia molto delicata, di una amicizia che travalica, ancora, la specie e la razza, di un amore per la natura e di una capacità dell'essere umano di limitare gli spazi delle altre specie.

Una storia a tratti romantica, a tratti esilarante, ma sempre con un retrogusto amaro di chi ha già un destino scritto e lo conosce.

Le immagini sono pulite, colorate, bellissime, con i fondali che donano una profondità ed una prospettiva a cui lo Studio Ghibli ci ha viziato e di cui ormai mi sento succube, incantato a mirare i dettagli, a carpirne i risvolti, immerso in quel verde di cui, alla fine, si sente il profumo, mentre le musiche sono avvolgenti e curate, come sempre, rendendo la storia ancora più avvincente e comunicativa.

Si, perché alla fine i temi importanti sono sempre quelli così cari al Maestro di Tokyo, che stavolta si avvale, con la regia di Yonebayashi, dei prendinprestito per gridare al mondo quanti e quali importanti oggetti gettiamo via, oggetti recuperati e riutilizzati da questi esserini che, con i nostri "scarti" vivono, dimostrando fantasia e spirito d'adattamento inusuali per noi "comuni mortali". Il consumismo che fa perdere la vera essenza delle cose, delle emozioni pure, è il vero sconfitto in questo film. E sono proprio quelle emozioni più volte ricercate che sfondano il muro dell'incominicabilità tra due specie e permettono a due ragazzi forse della stessa età ma di dimensioni tanto diverse di iniziare un'amicizia, forse un amore utopico ed impossibile, ma che darà ad entrambi il coraggio di proseguire ed andare avanti, nella certezza che un domani può esistere per chiunque (Memole sicuramente sarà tornata in mente a tutti guardando questo anime…)

Adorabile la ricostruzione del micromondo di Arrietty, in cui oggetti d'uso comune prendo nuove destinazioni e nuovi utlizzi, ed un cui l'acqua dimostra tutta la tensione superficiale (cosa che normalmente con la nostra dimensione non si nota) e che rende molto "diversa" la gestibilità del liquido in quel mini mondo ricreato, deliziosi dettagli che non si possono non apprezzare.

Bella emozione, ripeto, sul filo della poesia sottile che il disegno curato e strutturato regala, bella la storia, che non lascia moltissimo spazio alla fantasia ma che comunque nel finale riesce a stupire.

Un film che merita attenzione e d'essere visto.

Utente10093

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Utente10093

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
prima di iniziare la visione di "Arrietty", avevo qualche dubbio su quello che avrei visto, dato che la regia era affidata a Hiromasa Yonebayashi, un esordiente (sua, una scena realizzata in "Ponyo sulla scogliera"). Difatti, questa volta, il maestro Miyazaki si è limitato al ruolo di sceneggiatore. Va detto, però, che la storia è basata sul romanzo inglese "The Borrowers", scritto nel 1952 da Mary Norton; la cosa curiosa è che Miyazaki aveva scritto una prima stesura ben 40 anni fa.
Beh, una volta finita la visione di "Arrietty", non ho potuto fare altro che pensare (e dire) di avere assistito all'ennesima magia ghibli.

La storia racconta di Sho, ragazzo malato di cuore, e della sua incredibile, e dolcissima, amicizia con Arrietty, piccolo gnomo che vive con i suoi genitori sotto il pavimento della casa della zia di Sho.
Arrietty porta Sho, e cosi pure uno "spettatore", nel proprio piccolo mondo, un piccolo mondo fatto di magia e sentimenti, che caratterizzano lo studio Ghibli quando i suoi film sono fiabe - fiabe in cui questo studio sbaglia poco o nulla.
Nel film ci viene mostrato come ogni cosa, per noi piccola e insignificante, per Arrietty, invece, acquisisce un valore molto profondo e di vitale importanza. La visione è coinvolgente, non scade mai di livello. In ogni singolo istante c'era qualcosa che catturava la mia attenzione. Il tema portante del film è l'amicizia, come detto prima, un'amicizia che travalica ogni differenza, un'amicizia che vince su ogni cosa.
Ho anche trovato una piccola "critica" alla società moderna, una società fondata sul consumismo; è come se Miyazaki volesse dirci che "prendere in prestito" possa essere la futura strada da percorrere.
Inoltre la storia, per come è costruita, ricorda secondo me "Totoro", altra opera ideata dallo studio Ghibli.

Passando al lato tecnico, ciò che si nota subito sono i colori accesi, tesi a catturare lo sguardo dello spettatore. Le animazioni sono molto fluide e al contempo delicate, nell'insieme sembra di stare a osservare un quadro in movimento, che si disegna da sé secondo dopo secondo. Inoltre, come si nota nella maggior parte dei film ghibli, c'è la costante presenza di elementi naturistici.
Un'ultima parola, voglio spenderla per il doppiaggio. Raramente mi è capitato di vedere accoppiate chara-voci così efficaci come in questo caso, nello specifico, il mio riferimento va al doppiatore che ha dato la voce a Sho, che ha saputo rendere alla perfezione lo stato di persona malata e sofferente a cui Sho era costretto.

In tempi in cui escono cartoni in 3d che sono cloni dei cloni (e spesso, anche di se stessi) sapere che esiste ancora qualcuno che sappia fare animazione bidimensionale di alto livello rende felici, e, quasi sempre, questo qualcuno non è altri che lo studio Ghibli.
Ho voluto fare questa recensione basandomi sui sentimenti che questo film ha generato in me, e in base a questi non posso che consigliare questo film a tutti, senza nessuna distinzione.

Doppelgänger

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Arrietty vive con la sua famiglia nelle fondamenta di una casa di campagna. Essi infatti sono dei borrowers, o dei prendi-in-prestito, esseri in tutto simili agli uomini meno che per la statura, essendo di fatto alti pochi centimetri. Essi vivono di ciò che trovano in natura e nella casa degli uomini, prendendo solo ciò di cui necessitano per sopravvivere.
La loro regola è quella di non farsi avvistare assolutamente dagli esseri umani, che potrebbero dargli la caccia. Ma Arrietty infrangerà questa regola quando nella casa arriverà Shoo, un ragazzino malato di cuore.

L'ultima produzione dello Studio Ghibli è perfettamente riconoscibile fin dalla scena d'apertura. Richiamando altri film quali "La città incantata" o "Il mio vicino Totoro", Arrietty si apre con una sorta di trasloco in campagna, luogo che evidentemente nella fantasia di Miyazaki è ancor più popoloso di quanto non lo sia già normalmente in natura. Probabilmente condivide con Shigeru Miyamoto (creatore di 'Super Mario') l' esperienza giovanile dell'esplorazione del giardino di casa, alla ricerca dei suoi segreti, di nuovi insetti da scoprire e di quant'altro possa stimolare la fantasia di un bambino.
"Arrietty", come ha fatto soprattutto "Totoro", parla proprio di quei segreti che si annidano nelle case di tutti che molti non conoscono, che alcuni hanno solo intravisto. Ma il mondo in cui vive Arrietty è più "crepuscolare" di quello in cui vive la mascotte dello Studio Ghibli. Ed è proprio su questa filosofia da "viale del tramonto" che s'instaura il rapporto tra la protagonista e il ragazzino umano Shoo: lei fa parte di una razza di cui ormai rimangono pochi membri, forse nessuno all'infuori della sua famiglia; lui, a causa del suo cuore, forse non potrà mai diventare adulto. E allora entrambi sono costretti a diventarlo precocemente, accettando il loro precario destino, che tra l' altro li porterà ad avvicinarsi superando la naturale diffidenza che separerebbe altrimenti due membri delle loro razze.
Concettualmente però pariamo più dalle parti de "La principessa Mononoke", ossia la necessità di rispettare la natura e di pagarle il giusto rispetto, sia anche nelle sue forme più piccole. Classico materiale Ghibli, per intenderci.
Unico mezzo neo è il villain: durante la visione mi chiedevo il perché di un comportamento così antipatico e apparentemente immotivato.

Le proporzioni minuscole dell'avventura si riflettono sul piano visivo. Stavolta a rappresentare il fantastico è soprattutto il mondo degli uomini visto dai borrowers, colossale e misterioso. E non ci si avventura molto oltre il giardino di casa, che però è un tripudio di colori e vita, in una delle rappresentazioni naturali più semplici ma incantevoli che lo studio ci abbia offerto. Il tutto accompagnato da una colonna sonora non invasiva che si adatta perfettamente alla visione.
Non è il capolavoro che bisserà i mostri sacri del passato firmati Ghibli, ma "Arrietty" è un prodotto più che valido, anzi, decisamente buono, largamente consigliabile a chiunque. Voto: 8.


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Jak89

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
"Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento" ("Karigurashi no Arrietty" in originale Giapponese) a mio avviso è un opera d'arte a cui i creatori hanno donato movimento e trama.
Sho, ragazzino dalla salute instabile in attesa di un intervento cardiaco molto delicato, trascorre una settimana nella casa d'infanzia della madre. Qui, a insaputa dei suoi abitanti (ma non di alcuni dei loro parenti defunti) vive celata sotto il pavimento una famigliola di tre piccoli esseri umani che sopravvive grazie ai doni della natura e alla presa in prestito di oggetti della casa. Arrietty, giovane prendimprestito molto curiosa ed entusiasta, si troverà ad affrontare l'arrivo del nuovo ragazzo e la spietatezza insospettabile della governante, che metteranno a dura prova la tranquillità e la routine della sua famiglia.

Sono principalmente un amante dei film occidentali di Disney-Pixar: il mio metro di giudizio è molto diverso, penso, da chi conosce molto bene Hayao Miyazaki, le sue opere e il suo modo di lavorare. Di questo autore ho potuto ammirare dapprima "La città incantata" e alcuni anni dopo "Il castello errante di Howl", due film fortemente archetipali in gran parte dei personaggi e delle situazioni che si vengono a creare nel corso delle due pellicole. In "Karigurashi no Arrietty" questa caratteristica, che ha fatto sì che i due film citati rientrassero tra i miei preferiti di sempre, manca: anche qui rimane intatta, nell'insieme, l'impronta della "fiaba" tipica di Myazaki, questa volta però non arricchita dai secondi significati sottesi, rappresentati appunto dalle situazioni e dai personaggi archetipici. E questo secondo me abbassa abbastanza la qualità del film in sé, perché alla fin fine rimane una favola che ha poco da dire oltre alle emozioni e alla morale che intende comunicare, non è "impreziosito" dai messaggi nascosti filosofici che si colgono solo con un'attenta analisi e che renderebbero il film molto più significativo di quel che sembra.

Tuttavia rimane un capolavoro, secondo me. Infatti, pur essendo una favola fine a se stessa che, diciamocelo, rievoca pur sempre il mito del "piccolo mondo", ormai classico - quindi passabile, alla fin fine -, vanta diversi aspetti a suo favore.
Prima di tutto, come gli altri lavori dello studio Ghibli, il tratto grafico delle ambientazioni e le colorazioni sono a dir poco spettacolari (da annoverare la camera di Arrietty e il giardino della casa di campagna): alcuni fermimmagine sono dei quadri che contemplano la magnificenza della natura nel suo mutare in base alle condizioni del tempo. Che dire poi dell'interno dell'enorme casa vista dagli occhi di Arrietty? Geniale, se pensiamo anche ai suoni che accompagnano quella scena, allo scopo di accrescere il senso di "mastodontico".

Inoltre dobbiamo accennare sicuramente lo studio del "piccolo" nel film: tralasciando gli oggetti di cui Arrietty e la sua famiglia fanno uso per vivere e del come li usano per adattarli al loro mondo minuto (potete divertirvi a constatare la genialità di certi accorgimenti nel corso della pellicola), ciò che mi ha colpito è l'attento studio del comportamento dell'acqua nel mondo ristretto dei Prendimprestito, per cui gli autori hanno avuto cura di rappresentarla maggiormente densa come realmente accadrebbe. Fate caso, per esempio, a come si versa dalle teiere alle tazze, o a come la pioggia si comporta su Arrietty. Questo può sembrare un dettaglio da recensore meticoloso e antipatico, ma quello che voglio dire è che anche qui, come negli altri film Ghibli, c'è un forte studio dell'aspetto e del comportamento dell'ambiente circostante, ovviamente qui portato ai massimi livelli di attenzione e prodigiosità.

Non ultimo aspetto da valutare per constatare la validità del lungometraggio è la colonna sonora. Secondo la mia modesta opinione "Karigurashi no Arrietty" è per gran parte la sua musica. Il talento Cecile Corbel presta voce e dita - alcuni brani sono cantati, altri strumentali - per raccontare con le note della sua arpa i personaggi e le vicende del film, che diventa un tutt'uno con la musica e di cui non potrebbe fare a meno. Ritmi, parole (Corbel qui canta in giapponese, italiano e inglese) e melodie sono incalzanti e indimenticabili e vale la pena dare loro un ascolto per capire anche quanto sono state studiate per rendere al meglio le atmosfere della pellicola animata.
Molto significativi sono inoltre la rappresentazione del nucleo familiare e i sentimenti legati a esso, le parole della canzone "Our house below" esprimono molto di questi concetti già da sé. Inoltre sono importanti le morali e i temi contenuti nella storia, quali l'abbandono, il rispetto del diverso, la sensibilità nei confronti della natura, e direi anche l'amore, in base alle parole e ai gesti di Arrietty nel finale.
Un ulteriore aspetto che vorrei citare è che in "Karigurashi no Arrietty" la rappresentazione della nemesi dei protagonisti non è intesa come "cattiva" vera e propria, ma come un personaggio schiavo dei propri vizi, elemento a cui già feci caso in "Il castello errante di Howl" e che anche qui con piacere ritrovo.
Molto buona è la regia dell'esordiente Hiromasa Yonebayashi.

In conclusione ritengo "Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento" un autentico capolavoro, sebbene di minor qualità rispetto ad altri lavori dello studio Ghibli, per i motivi che vi ho citato. Un film che nonostante tutto è da vedere, perché è semplicemente ben ponderato in tutti i suoi aspetti, e per questo appare come un'autentica opera d'arte in fluido movimento.

Utente970

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Utente970

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Premetto che mi è piaciuto, sia per fattura sia per contesto, ma bisogna precisare che "Arriety" non è un capolavoro e a mio avviso nemmeno un gran lavoro, bensì una produzione oggettivamente discreta, con bei personaggi, disegni e animazioni curati, ma non per questo un lavoro indimenticabile.

Tra le cose che non mi hanno convinto vi sono Sho, che è troppo bravo nel trovare la cucina degli sgraffignoli (prendinprestito), troppo intuitivo nel dare per scontato che siano in pochi e troppo preparato nel mascherare le tracce - impressione aumentata dalla necessità fisica di rimanere pacato e calmo -, e anche la sua governante non convince. L'anziana infatti non ha un profilo reso in modo chiaro, una motivazione forte che la faccia agire in modo subdolo e come antagonista (volutamente da due soldi) finisce per stonare. D'altro canto anche il gatto cambia repentinamente e la prima scena in tal senso mi è parsa un romanticismo forzato, come le lacrime, esagerate per il poco tempo avuto insieme. Se poi il finale per i prendimprestito è ottimo, il dubbio su Sho potrebbe infastidire.
Molto bella comunque la colonna sonora, un po' invasiva ma tra le cose che ho più apprezzato.

PS: ma poi prestito significa restituire in futuro, questi rubano e basta.


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Tacchan

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Era da un po' che Studio Ghibli non riusciva a colpirmi positivamente, o perlomeno, era da un po' che non riusciva a farlo con le sue nuove produzioni. Dopo "La città Incantata" avevo infatti notato una flessione che non avevo gradito: "Il Castello Errante di Howl", pur raggiungendo buoni livelli, era ben lontano dal rendere la magia dell'opera letteraria da cui era tratto; "I Racconti di Terramare" è stato un disastro un po' sotto tutti i fronti; il più recente "Ponyo" aveva alternato un inizio spettacolare a un finale non altrettanto entusiasmante, forse penalizzato anche dall'eccessiva durata dell'opera che avrebbe avuto giovamento da qualche taglio qui e là.
Inevitabilmente le mie aspettative per "Arrietty, il mondo segreto sotto il pavimento" non erano delle più elevate, onestamente non credevo che potesse avere quel carisma e quella magia in grado di renderlo qualcosa di speciale. Sono invece uscito dalla sala estremamente soddisfatto, come non accadeva da tempo, entusiasta per quello che avevo visto e ascoltato, e consapevole che probabilmente anche dopo Miyazaki e Takahata Studio Ghibli avrà comunque artisti in grado di sfornare lungometraggi di qualità. Yonebayashi sarà uno di questi registi, visto che per quel che concerne la regia "Arrietty" non mi ha fatto per nulla rimpiangere lo stesso Miyazaki.
"Arrietty" meglio di "Ponyo", meglio di "Howl", diverso da "La Città Incantata" e per diversi aspetti molto affine a "Totoro".

La trama risulta semplice e pacata, senza grandi climax e priva di alcun tipo di frenesia. In modo lento e delicato ci vengono svelati i protagonisti e con loro veniamo introdotti nel minuscolo mondo di Arrietty. Non a caso lei stessa scoprirà insieme allo spettatore, partecipando alla prima presa in prestito della propria vita, un mondo che le era stato svelato solo in parte. Grazie a lei veniamo accolti in un ambiente familiare che la semplicità e la genuinità rendono in qualche modo speciale, ci viene mostrata la genialità di queste piccole creature in grado di adattarsi all'ambiente a loro circostante in modo quasi simbiotico, senza sconvolgere le normali dinamiche e di fatto rendendo la loro presenza invisibile. In contrapposizione con il loro mondo e la loro vita, vissuta in modo modesto, ma arricchita da valori familiare e dalle loro tradizioni, vi è quella dei veri abitanti dell'abitazione in cui risiedono. Arrietty e i suoi genitori, pur vivendo in isolamento essendo gli ultimi, forse, della loro specie, sembrano godere di una vita molto più ricca ed essere meno soli degli umani, virtualmente circondati da loro simili, ma spesso incapaci di veri e propri contatti umani.

Non manca quindi la consueta critica ghibliana alla società giapponese moderna, sempre più svuotata dei tradizioni valori della famiglia e sempre più indirizzata verso un modello che pone il profitto e il denaro al centro di ogni cosa. Non è nemmeno assente un pizzico di critica ambientalistica, visto che la specie di Arrietty si sta di fatto estinguendo proprio a causa dell'incapacità umana di porre dei limiti alla propria volontà di piegare l'ambiente circostante alle proprie necessità per trarne il massimo beneficio possibile a tutti i costi.

Probabilmente l'unica critica che è possibile muovere a "Arrietty" è proprio il fatto che non rischia nulla, cerca di essere un classico film degli Studi Ghibli e si limita a riproporre una struttura già collaudata. Pur non essendo originale, riesce comunque a creare un perfetto connubio: un'ambientazione in qualche modo fiabesca, dei personaggi estremamente empatici, una gradevolissima realizzazione grafica e una splendida colonna sonora. Quest'ultima è veramente qualcosa di eccezionale, grazie anche alla splendida performance di Cécile Corbel, bravissima anche quando canta in italiano.

Il risultato finale mi è piaciuto, molto.
Sicuramente non si può parlare di capolavoro, non osa abbastanza per esserlo, ma onestamente non vedo come sarebbe potuto piacermi di più. Non lo cambierei di una virgola: per quel che mi riguarda, il film è perfetto così com'è e merita il massimo fra i voti che posso dargli.


 1
demerzel

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
In quest'ultima produzione del rinomato studio Ghibli vi è alla direzione Hiromasa Yonenbayashi, probabile nuova leva del panorama cinematografico giapponese.
Il film dura novanta minuti, e intrattiene bene grazie a una minuziosa descrizione di un mondo microniano. Arietty e la sua stirpe lillipuziana vivono nelle case degli uomini, e per campare prendono "in prestito" cose come zucchero, carta igienica, ecc. ecc. Il regista intelligentemente descrive le avventure della piccola Arietty e del suo casuale contatto con l'umana specie, rappresentata da un malaticcio adolescente.
Abbiamo una conclusione ottimista, con un leggero sapore agrodolce, personaggi ben caratterizzati, con una nota di merito per la brillante madre di Arietty, ma soprattutto disegni molto curati che aiutano a mandare giù una storiella sbrogliata senza clamore.


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micheles

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
48 anni di attività di Hayao Miyazaki (contando dal 1963) e 26 anni di Studio Ghibli (contando dal 1985) hanno lasciato il segno. Tre generazioni di spettatori si sono formate sugli anime di Miyazaki e Takahata: per la stragrande maggioranza del pubblico andare a vedere un film dello studio Ghibli è un ritorno a casa, a temi e personaggi noti fin dalla prima infanzia. Ci pensavo l'altro giorno vedendo il film, che è una pura espressione dello stile Ghibli: Miyazaki può essere solo lo sceneggiatore, ma a mio avviso il film è suo nella storia, nei personaggi, nel tratto grafico, nello stile delle animazioni, nella cura per i fondali, nelle atmosfere, nella filosofia sottostante, nel messaggio ecologista, insomma in tutto e per tutto. Vedendo Arrietty vedo 48 anni di Miyazaki scorrere attorno a me, da 'Lupin' a 'Heidi' a 'Conan', passando per 'Nausicaa', 'Totoro', 'Laputa', 'Howl', eccetera tutte opere che vengono citate più o meno direttamente (non sto a farvi la lista delle citazioni).

Ho visto 'Arrietty' del tutto impreparato, senza avere letto nulla della trama, con in testa solo la bellissima immagine della locandina. Tanto con lo studio Ghibli vado sul sicuro, ho pensato, visto che non esiste un lavoro di Miyazaki o di Takahata che non mi sia piaciuto. Nonostante le mie alte aspettative sono rimasto sorpreso lo stesso: 'Arrietty' è riuscito a sorprendermi perché si è rivelato migliore di quanto mi aspettavo. Questo sia a livello grafico - i colori e i disegni sono semplicemente stupendi - sia a livello musicale (la colonna sonora di Cécile Corbel è eccezionale e perfettamente integrata sia con le immagini sia con la trama del film, contribuendo moltissimo al grado di commozione che la storia è in grado di generare), sia soprattutto a livello di trama: 'Arrietty' è un film davvero eccellente, e per certi versi più maturo della media dei film dello studio Ghibli. Se l'ottimo 'Ponyo' era un film per bambini piccoli e 'Laputa' un film per ragazzi, 'Arrietty' è anche un film per adulti. Infatti, nonostante le apparenze di un film solare e allegro, ci si accorge a posteriori che 'Arrietty' è in realtà un film malinconico che narra di un mondo che scompare.

Il punto più alto del film è il discorso tenuto da Sho ad Arrietty, in cui lui le dimostra come la sua specie sia in via di estinzione a causa dei 6,7 miliardi di umani che stanno distruggendo l'ambiente naturale dei prendinprestito. Va notato che siccome i prendinprestito sono disegnati identici agli umani il discorso si presta a essere inteso in senso metaforico: quante culture umane si sono estinte a causa dell'interazione con culture più forti? Penso agli indigeni dell'Amazzonia, a quelli dei mari del Sud, agli indiani d'America, eccetera. In senso metaforico ancora più largo la specie in via d'estinzione siamo noi stessi: 'Arrietty' ci parla proprio dell'estinzione dei valori tradizionali - in primo luogo la famiglia - tipici di una generazione fa. La (non)famiglia di Sho rappresenta la modernità, la famiglia di Arrietty il passato. Questo è ancora più evidente nell'originale in cui i genitori di Arrietty parlano con il linguaggio leggermente antiquato degli anni sessanta, cosa difficile da rendere in Italiano; comunque i dialoghi mi sono parsi ottimi e plaudo all'adattamento di Gualtiero Cannarsi.

Personalmente 'Arrietty' è il film dello studio Ghibli che mi ha coinvolto di più e quindi lo promuovo con il massimo dei voti. Il regista esordiente Hiromasa Yonebayashi si è rivelato perfetto e non mi preoccupo più per il futuro dello studio Ghibli.


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manu88

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
<b>Attenzione! Contiene spoiler!</b>

'Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento' è uno degli ultimi capolavori dello Studio Ghibli, doppiato e distribuito in Italia da Lucky Red. La storia narra di Arrietty, la più piccola di una famiglia di gnomi che vive da generazioni sotto al pavimento di una casa in campagna di proprietà della famiglia di un ragazzo malato di cuore di nome Sho. Essi riescono a mantenersi rubando (secondo loro "prendere in prestito") un po' alla volta i viveri e le cose di quella casa. Loro cercano in tutti i modi di non farsi vedere dagli umani perché se fossero visti sarebbero costretti a traslocare e a cercare un altro posto dove vivere. Però un giorno Arrietty, mentre era a una battuta di "caccia" con il padre - alias stavano rubando una zolletta di zucchero e un fazzoletto -, viene vista da Sho e, nonostante ella creda alla parole sincere del ragazzo, che diceva che non le avrebbe fatto del male, il padre e anche la madre iniziano a preoccuparsi del fatto di doversi trasferire per essere stati visti da un umano.
Però il ragazzo si dimostra amichevole sia con la famiglia di Arrietty sia con Arrietty, che con il tempo comincerà a fidarsi di Sho. Un giorno però la domestica della casa vedendo che Sho da qualche tempo si comportava in modo strano, ovvero stava facendo amicizia con Arrietty, pensa che quel comportamento strano sia dovuto al fatto che nella casa ci abitino gli gnomi e per questo decide di chiamare una ditta di disinfestazione topi per catturarli. Prima però ella riesce a trovare la casa degli gnomi e a catturare la madre di Arrietty e a richiuderla in un barattolo. Quindi Arrietty chiede aiuto a Sho per liberarla prima dell'arrivo della ditta. Dopo varie peripezie ci riesce e quando la ditta arriva non trova più niente o nessuno da catturare facendo rimanere fregata la domestica.
Però nonostante questo Arrietty e la sua famiglia sono costretti ugualmente a partire per trovare una nuova casa. Arrietty e Sho comunque riescono a salutarsi un'ultima volta dandosi un felice addio.

Il film quindi secondo me risulta bello come tutte le altre opere dello Studio Ghibli. Quello che mi ha colpito di più è stato il vedere come, nonostante nel mondo fantastico del film ci siano umani (in questo caso la domestica) che cercano di catturare gli gnomi per i loro loschi scopi, molto probabilmente per guadagnarci sopra, ci siano però anche umani capaci di amare profondamente queste creature, come in questo caso Sho e, prima del loro trasferimento all'estero, la sua famiglia. Questo rapporto gnomi-umani è da prendere come un chiaro riferimento al tema dell'amore per la natura ricorrente spesso nelle opere di Miyazaki. Un altro chiaro riferimento a questo tema è il luogo dove si svolge il film, infatti è una casa in campagna con giardino che per gli gnomi appare addirittura come un bosco vista la bassa statura.
Il doppiaggio, l'ho trovato ottimo, infatti ogni doppiatore è riuscito a interpretare in modo eccellente il carattere di ogni personaggio. In particolare mi è piaciuta molto la voce di Sho perché il doppiatore in questione ha saputo dare veramente l'idea di un ragazzo malato e sofferente.
Il tratto è quello tipico dello Studio Ghibli, con un ausilio solo in minima parte della CG, e il reparto musicale è ampio e di eccellente qualità, infatti le musiche accompagnano gran parte del film e sono perfette per creare la giusta atmosfera di pace e serenità.
Quindi il voto 10 per me è ampiamente meritato. Ovviamente consigliatissimo agli amanti, come il sottoscritto, delle opere del Maestro.

Ironic74

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Il tema del "Piccolo Popolo" ha affascinato da tempo l'immaginario umano stimolando la produzione artistica sia narrativa sia visiva rivolta in special modo a un pubblico di giovanissimi, allacciandosi come pochi alla tradizione e alle leggende soprattutto di stampo europeo. L'idea per scrivere "The borrowers " venne infatti alla scrittrice Mary Norton dai ricordi della sua giovinezza passata in una tipica magione inglese di campagna dove, tra vecchie mura e scale traballanti, non sarebbe parso strano l'apparire furtivo di una piccola ombra di gnomo. Un tema del genere non poteva passare inosservato quindi a quello che è ancora oggi uno dei più grandi narra-storie dell'animazione mondiale, il quale risponde al nome di Hayao Miyazaki.

Superando una visione esclusivamente ancorata alla tradizione asiatica portata avanti con pellicole come 'Totoro' e 'Pompoko', lo Studio Ghibli si cimenta così nel 2010 con l'adattamento animato delle pagine scritte dalla Norton ambientandolo però nella campagna giapponese, realizzando così un'opera ibrida a cavallo tra due culture che non inficerà sul successo in patria con consueto corollario di premi vinti, fatto che da tempo contraddistingue i titoli di questa casa di produzione. L'affermazione non si limita solo alla sala cinematografica, ma allunga i suoi remunerativi benefici anche sulla vendita di DVD e BD nonché sulla grande distribuzione internazionale, arrivando nel 2011, grazie alla Lucky Red, anche in Italia.

A cosa si deve l'oggettiva riuscita di una pellicola che oltretutto non è diretta dal maestro Miyazaki ma dall'esordiente Hiromasa Yonebayashi, fino ad ora curatore delle sole animazioni dei film Ghibli? La risposta viene da sé già alle prime inquadrature del lungometraggio in questione, capaci d'immergere lo spettatore in un'atmosfera familiare e conosciuta. Tutto rimane nel solco della tradizione dello studio, dal disegno al chara design ai ritmi narrativi: scelta forse facile per chi arriva al primo impegnativo punto di svolta della propria carriera ma, a giudicare dal risultato, sicuramente non da accompagnare a un facile biasimo. 'Arrietty' non a caso è stata raffrontata a un titolo ormai entrato nel "mito" come 'Totoro', di cui infatti ricalca proprio i ritmi, lenti e delicati, come l'ambientazione bucolica e l'aura favolistica che ne incornicia la visione.

Non c'è grande spazio per l'azione nel mondo dei piccoli uomini. La narrazione scorre tranquilla senza grossi sussulti neanche quando dovrebbe, eppure le vicende conquistano anche grazie ai colori, ai giochi di luce e alla buona colonna sonora di un'altra esordiente, la francese Cécile Corbel. Si potrebbe definire un film a tema europeo ma con i tempi asiatici; poche sono le scene divertenti adatte a catturare l'attenzione di un pubblico infantile (forse solo quella del corvo), mentre potrebbe risultare parecchio noioso a un pubblico adolescenziale . Restano quindi gli adulti, quelli che mi sono trovato a fianco al cinema senza neanche la scusa di avere accompagnato figli e nipoti: ecco, 'Arrietty' è una favola, ma di quelle capaci di fare sognare chi bambino non lo è più da tempo.

Il nuovo Studio Ghibli che avanza di certo ha ancora molta strada da percorrere, bisognerà innovare e provare vie ancora poco battute per non incorrere nell'errore fatale della pedissequa imitazione, ma per il momento va bene così, nella consapevolezza di non trovarci di fronte a un capolavoro e accontentandoci dello splendore di un lato tecnico grafico capace di tenere testa alla computer grafica dei colossi americani con l'attenzione e la passione tipica dell'artigiano di vecchia tradizione. Nostalgici dei film Miyazakiani e amanti delle favole tratteggiate con garbo e delicatezza, non vi resta quindi che mettervi comodi e assaporare questa pellicola su cui, per giunta, è stato fatto un ottimo lavoro di doppiaggio. Voto: 7,5.


 5
Pan Daemonium

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
Questo è il mio primo film dello Studio Ghibli (non includendo il fortunato "Una tomba per le lucciole") e, onestamente, non mi aspettavo alcunché, né di meno né di più. Avevo letto molto sul "buonismo" di Miyazaki, ma in questo film non ne ho trovato in gran quantità.

La storia verte su piccoli esseri (umani oppure di un'altra specie, come Shou dice) che si presentano come "karigurashi", ossia "prendere in prestito", tradotto con un neologismo in "prendimprestito". Essi, essendo minuti, vivono in case di umani, in angoli, soffitte, botole, crepe e qualsiasi luogo che dia loro un po' di spazio, rubacchiano in casa qualcosa per il proprio sostentamento e cercano di non essere visti, dato il noto spirito distruttivo degli uomini.
La trama sostanzialmente termina qui, non vi sono colpi di scena, né particolari svolte imprevedibili. Sapendo e capendo cosa accade quando gli esserini vengono visti (motivo per cui evitano la cosa a tutti i costi) si capisce anche facilmente il decorso della "storia" - per quel poco che v'è - e del finale.
Tolto il padre di Arrietty, un personaggio che se lavorato maggiormente sarebbe potuto essere un buon protagonista, ma che, al contrario, scompare nel vuoto nell'unico momento di "azione" (si fa per dire) a tre quarti del film e che poi ricompare nel finale, tolta la stessa Arrietty, gli altri personaggi sono assolutamente mediocri e dubito che domani avrò di loro ancora memoria.

Soprattutto il personaggio della governante (a me pare più un maschio, mah, sarà...) è troppo stereotipato nel ruolo di "cattivo che deve rovinare le uova nel paniere" all'interno del mondo fiabesco di Miyazaki. Non è un personaggio fastidioso in sé, ma è fastidioso il modo con cui i produttori hanno forzato per farlo sembrar tale.
Non ho gradito neppure Shou con la sua cardiopatia funzionale solo a un dialogo della storia - tra l'altro uno dei pochi dialoghi che comprende Shou stesso, che solitamente legge od ozia sull'erba in silenzio. La nonna è invece assente e non si può neppure dare un giudizio.
Gli sfondi sono idilliaci, ben curati, dei dipinti in cui i personaggi vagabondano, sembra che si muovano in dei quadri. I particolari sono in ogni scena a tonnellate, soprattutto i soprammobili in casa e la flora all'esterno.
La parte musicale è nella media.

Conclusione: sufficiente. Il film non dà grandi emozioni, anche se sono sicuro che molti fan di Miyazaki le troveranno anche al costo di inventarsele, è bello da guardare se si ha un'ora e mezza in cui ci si vuole rilassare in un mondo luminoso e "prateggiante", ma niente più. Decisamente non consigliato a coloro che gradiscono l'azione o le storie contorte e imprevedibili: qui non v'è né l'una né le altre.
Magari lo consiglio a chi deve dare l'esame di botanica.


 3
Bekku

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Karigurashi no Arrietty è ispirato al libro "The Borrowers" (I Rubacchiotti) di Mary Norton. Arrietty è stato prodotto nel 2010 dallo studio Ghibli, adattato per il grande schermo dal grande maestro dell'animazione Hayao Miyazaki, infatti si possono individuare facilmente i suoi tratti inconfondibili e stupendi nella grafica. Il film, uscito nelle sale giapponesi nel luglio dello scorso anno, si è aggiudicato il 34° Japan Academy Prize come miglior film di animazione. In Italia sarà distribuito a ottobre 2011, dalla Lucky Red, che ha precedentemente portato sui nostri schermi capolavori come "La città incantata".

La storia, diversamente dal libro, che l'ambienta a Londra, nel film viene ambientata nei quartieri di una Tokyo contemporanea e vede come protagonista una giovane ragazza di 14 anni di nome Arrietty. Lei è una borrowers (letteralmente "prendimprestito"); i borrowers sarebbero del tutto uguali agli esseri umani, se non fosse che sono alti appena 10 cm. Arrietty vive sotto il pavimento di una casa di periferia, insieme a sua madre e a suo padre sopravvive rubacchiando piccole quantità di cibo od oggetti che gli umani hanno perduto o dimenticato, che quindi spariscono misteriosamente.
I borrowers sono una specie in via d'estinzione per questo cercano in tutti i modi di non farsi scoprire dagli umani, ma un giorno Arrietty, mentre era in giardino a prendere delle erbe e dei fiori, viene vista dal nipote della proprietaria della casa. Il ragazzo di nome Sho è di salute cagionevole ed è andato ad abitare dalla zia per avere un po' tranquillità. Anche se i genitori di Arrietty le avevano proibito di interagire con gli umani tra i due ragazzi nasce una forte amicizia...

Anche in questo film troviamo dei temi molto cari a Miyazaki, come la critica al consumismo, infatti i borrowers riutilizzano oggetti che gli umani butterebbero via e la convivenza tra persone diverse, come difatti sono Sho e Arrietty.
I paesaggi sono stupendi, scrupolosamente curati nei minimi particolari, tanto da dare l'impressione di poterli toccare e di sentire l'umidità nelle foglie. Anche i rumori sono enfatizzati per far percepire il mondo che i borrowers si trovano attorno, dove anche il minimo rumore, come il ronzio del frigorifero o lo scorrere dell'acqua nel rubinetto, sembrano assordanti.
Musiche e canzoni sono della cantante e musicista Cècile Corbel, le ho trovate semplicemente fantastiche e adatte alla storia. Può sembrare banale, ma la mia preferita è Arrietty's song. La melodia è dolcissima e la voce di Cècile è stupenda.
In conclusione, nonostante io preferisca un genere di film più avventuroso, il mio voto è 8.

Raharu

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
Ho da poco visto questo nuovo film dello studio Ghibli, e ho quindi deciso di scriverne una recensione.
In poche parole, l'ho trovato uno dei prodotti peggiori usciti dalla fucina che ci ha donato Kiki, Mimi wo Sumaseba, Chihiro e tante altre gemme.

Partiamo dai pregi.
Il film riesce in maniera eccellente a mostrarci la vita dei Borrowers, grazie all'incredibile attenzione riservata ai particolari. Questi ultimi spesso non sono al centro della scena, come a gridare "guarda come siamo stati bravi!" - vedasi la scena delle gocce di tè -, ma vengono inseriti a contorno, rinforzando e rendendo più naturali le scene in cui i protagonisti si muovono.
Sui disegni non c'è nulla da dire. Forse stonano un po' gli effetti visivi delle animazioni: sono queste rese esclusivamente con tinte lucide e prive di sfumature (le ombre sono sempre il colore principale più scurito, in singola tonalità), e sui dettagliatissimi sfondi ad acquerello finiscono a volte per sembrare più raffazzonate che artistiche. E' però un dettaglio secondario, che richiede una certa dose di attenzione per essere notato.
Le musiche le ho trovate senza infamia e senza lode. Non dico che non vadano d'accordo con la storia, ma non ne ho incontrate che mi facessero letteralmente sobbalzare o canticchiare come in altri film Ghibli.

Ora, sfortunatamente, passiamo ai difetti.
Punto primo, questo film non ha uno straccio di trama.
Mi spiego meglio: questo film una trama ce l'ha, ma sembra letteralmente piovuta dal cielo. Molte informazioni essenziali o non sono fornite o vengono appena accennate.
Lasciando stare i vari buchi evidenti nella trama, su tutti Haru, la donna di servizio, una specie di deus ex machina con le gambe, o la scoperta, mai spiegata, della casetta dei Borrowers. La caratterizzazione dei personaggi è infima. Nel 99% dei casi si passerà il film chiedendosi "ma costui, esattamente, chi è, cosa fa, perché lo fa, cosa c'entra?". Della stragrande maggioranza dei personaggi, protagonisti inclusi, si sa a malapena che esistano, ma giusto perché camminano nello schermo. La proprietaria della villa serve a malapena a rispondere alla domanda "di chi è questa reggia?", mentre il protagonista si ritrova malato di cuore senza motivo alcuno, a parte quello di dare l'onnipresente tocco di negatività alla situazione. Per quel che fa questo dettaglio, a parte un po' di sudore lungo una corsa di ben trenta secondi, si sarebbe potuto farlo lanciatore professionista di coriandoli in vacanza dalla nonna. Haru, come già detto, serve solo a fare progredire a calci la trama, senza avere un ruolo preciso. Almeno le vecchiette di Kiki erano lì per far sorridere, lei invece sembra non sapere neppure che ruolo debba davvero interpretare.
Più un fastidio che un difetto ho trovato essere le pubblicità per niente occulte che troneggiano in primo piano in date parti del film. Capirei ancora trucchi come un Coca Cola seminascosto sullo sfondo, ma primissimi piani di Mercedes o frigoriferi Smeg, con tanto di marca, mi fanno molto storcere il naso. Era davvero necessario disegnare quei bei simbolini sulle auto e lasciare le scene paralizzate su di esse? Era davvero necessario che il frigorifero troneggiasse in mezzo allo schermo mentre i protagonisti andavano da A a B? A voi rispondervi da soli.

Infine, mi duole dirlo, ma questo film presenta un insopportabile collage di già visto e di strizzate d'occhio ben al di là dei normali film Ghibli. A esclusione di Arrietty, che ho trovato eccellente come character design, tutti gli altri personaggi e vari oggetti d'uso comune o d'arredamento (come le maschere da viso scappate da Nausicaa, il focolare di Howl con inclusa fiamma blu, ecc.) sembrano essere stati ricavati scrivendo su dei foglietti le caratteristiche base dei personaggi "ghibliani", poi mescolati ed estratti man mano che venivano pensati i nomi dei personaggi.
Gli unici casi in cui la fantasia sembra finalmente volare sono quelli di Arrietty, già da me lodata, la padrona della casa, piuttosto anonima, e pure d'impatto zero sulla trama, e il padre di Arrietty, un ancor più anonimo bisteccone medio, a dimostrazione che di cartucce d'originalità - ossia la figlia - ne avevano in dotazione giusto una.
Do a questo film 6 solo perché si tratta del debutto di un nuovo regista. Si fosse trattato del parto di un regista più navigato non avrei esitato a bocciarlo con un 5 secco o anche con un 4.


 3
Swordman

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Un nuovo cambio di registro narrativo si avverte con la visione di <b>Karigurashi no Arrietty</b> rispetto ad altri lavori dello <b>studio Ghibli</b>. Ci si allontana in una certa misura dalle atmosfere più epiche di <i><a href="http://www.animeclick.it/anime.php?titolo=Kaze+no+Tani+no+Nausicaa">Nausicaa</a></i>, da quelle fantastico/avventurose de <i><a href="http://www.animeclick.it/anime.php?titolo=Howls+Moving+Castle">Il Castello Errante di Howl</a></i> e anche dai toni fiabeschi di titoli come <i><a href="http://www.animeclick.it/anime.php?titolo=Sen+to+Chihiro">La Città Incantata</a></i> o <i><a href="http://www.animeclick.it/anime.php?titolo=Ponyo">Ponyo</a></i>.
Non che agli autori del <b>Ghibli</b> sia venuta meno la fantasia anzi, piuttosto il quadro (o per meglio dire l’affresco) che viene dipinto raffigura uno scenario di quotidianità normale ma affascinante al tempo stesso. E’ la quotidianità del popolo dei Rubacchiotti, lenta, regolare e pacifica quasi bucolica, passata a raccogliere materiale e beni per sopravvivere. Al tempo stesso però è insicura e fragile perché i Rubacchiotti sono divenuti ormai rari, incontrarne altri pare quasi impossibile ed essere visti dagli umani significa dover fuggire in fretta dal focolare domestico costruito con tanta fatica.
Ed è in questa condizione di pace ma di latente insicurezza che gli autori hanno voluto far rispecchiare la condizione nel genere umano che pure ha ottenuto grandi conquiste e traguardi ma che ha sempre di fronte a se enormi problemi e minacce da affrontare.
Minacce che nel caso dei Rubacchiotti, provengono paradossalmente proprio dai grandi Esseri Umani, dai quali essi sono costretti a nascondersi per vivere. Ecco quindi che l’essere umano si trova ad assumere al tempo stesso il ruolo di minaccia e di minacciato vedendosi proiettato nel duale rapporto fra umani e Rubacchiotti. Emblema di questa condizione dell’uomo è il personaggio di Sho che il maestro <i>Hayao Miyazaki</i> (qui presente alla sceneggiatura e nella supervisione generale dell’opera) ha creato ispirandosi a Colin, un personaggio del romanzo <i>Il giardino segreto</i> di <i>Frances Hodgson Burnett</i>.
Sho infatti appare forte e enorme agli occhi della piccola Arrietty, ma al tempo stesso è debole perché fiaccato dalle sue condizioni fisiche. Il rapporto che lo legherà ad Arrietty sarà emblematico di una convivenza fra due popoli che forse mai sarà possibile ma anche foriero di un messaggio di tolleranza e rispetto che darà a entrambi la forza per andare avanti verso il futuro.

Non sarà tuttavia assente la tematica ecologista più volte ripresa nei lavori firmati <b>Ghibli</b> presente in <b>Arrietty</b>, secondo le intenzioni del regista <i>Yonebayashi</i>, con una critica al consumismo e alla frenesia della civiltà moderna cui si contrappone la capacità dei Rubacchiotti di armonizzarsi con la natura e di valorizzare ogni risorsa che essi hanno a disposizione, al contrario degli esseri umani che appaiono ben capaci, spesso senza neanche rendersene conto, di danneggiare l’ambiente che li circonda.

Ambiente che in <b>Karigurashi no Arrietty</b> è raffigurato con sapiente maestria. Bellissimi gli sfondi tutti dipinti a mano e coloratissimi, realizzati sulla base dei dintorni cittadini che si trovano vicino alla sede dello <b>studio Ghibli</b> alla periferia di Tokyo.
Maniacale è poi la cura con cui le ambientazioni delle casa dove si svolge la storia sono state riprodotte in ogni particolare: dalle gocce di pioggia depositate che riflettono la luce del sole alle foglie di edera sotto le quali Arrietty si nasconde, tutto appare enorme come del resto sarebbe dal punto di vista dei piccoli Rubacchiotti che negli intenti degli animatori lo spettatore si sarebbe dovuto trovare. Intenzione questa che è stata sottolineata dal regista unitamente alla grande bravura che egli ha riconosciuto ai curatori dei fondali definendoli tra l’altro come i migliori professionisti nel campo in Giappone.
Il tutto è poi immerso in un atmosfera molto particolare grazie alle arie della colonna sonora che accompagnano nel migliore dei modi ogni momento del lungometraggio sottolineando in modo particolarmente efficace lo scenario bucolico e la laboriosa attività quotidiana dei Rubacchiotti.
I brani presenti in <b>Arrietty</b>, tra i quali spicca <i><a href="http://www.animeclick.it/news/24185-primo-teaser-di-karigurashi-no-arrietty-di-studio-ghibli">Arrietty’s song</a></i> cantata dalla francese <i>Cécile Corbel</i>, hanno in gran parte uno stile musicale prettamente nordico europeo/celtico quasi a voler ambientare idealmente <b>Arrietty</b> nella campagna inglese piuttosto che in Giappone, un possibile omaggio questo al romanzo da cui <b>Arrietty</b> è tratto e che è ambientato in Inghilterra.

Ma a parte le tematiche e i messaggi che vuole trasmettere, un film è fatto per intrattenere e <b>Arrietty</b> ci riesce benissimo scorrendo fluido senza intoppi dall’inizio alla fine riuscendo anche in qualche occasione a stappare sane risate al pubblico in platea.
Tirando infine le somme su <b>Karigurashi no Arrietty</b> si può senz’altro dire che è un film molto gradevole, da guardare con una certa attenzione per coglierne le varie sfaccettature, nonché realizzato splendidamente da un punto di vista più tecnico. Sicuramente una visione consigliata a tutti non solo al pubblico particolarmente affezionato ai lavori dello <b>studio Ghibli</b>, sottolineando però che se si è alla ricerca di un titolo di stampo più avventuroso, lo stesso studio ha realizzato lavori più adatti a soddisfare questo tipo di esigenze.