Mawaru Penguindrum
Tre fratelli, due ragazzi e una ragazzina (Himari), vivono in una baracca ridipinta in condizioni di estrema povertà. Sono molto uniti, ma risulta evidente che non c'è nessuna figura adulta intorno a loro, i motivi si vedranno poco a poco. Himari viene colpita da una grave malattia e cade svenuta proprio nel posto che ricorda meglio, per essere stata felice da piccola. Lungi dall'essere solitamente musona, la protagonista è l'anello che tiene insieme la famiglia: mentre i ragazzi sono allarmati e preoccupati, finendo per fare scelte sbagliate, Himari sembra più allegra e ignara che mai. Non dimostra di essere consapevole del suo stato: chi la tiene in vita è un cappello, un cappello a forma di pinguino, che si impadronisce del suo corpo mentre Himari dorme, trasformandola in una idol in tacchi alti e costumino da pseudo-lolita.
E scusate se è poco.
"Mawaru Penguindrum" è la summa del pensiero otaku, che, ispirato da "Neon Genesis Evangelion", si spinge molto più in là, in un coacervo di citazioni: il cappello che sceglie le persone, come in "Harry Potter"; la mela, non favola avvelenata, ma speranza; un giovane principe giapponese che venne mandato in Europa a conoscere il cattolicesimo e si ritrova oggi dipinto in un quadro; il diario da tsundere dove annotare i progetti persecutori frutto del senso di colpa...
E parecchi altri riferimenti che mi sono sicuramente sfuggiti.
"Mawaru Penguindrum" è una gioia per gli occhi e uno stimolo per l'intelligenza, riuscendo a parlare di cose più che serie coi toni colorati e giocosi di una commedia. Sarebbe un peccato approfondire la storia, privando chi non la conosce del piacere di scoprirla da sé.
Scegliete "Mawaru Penguindrum", se vi piace tenere sveglia la mente, ma non rinunciate alle scene d'azione, spesso comico/grottesche.
È stata una serie passata in sordina, meriterebbe una replica.
E scusate se è poco.
"Mawaru Penguindrum" è la summa del pensiero otaku, che, ispirato da "Neon Genesis Evangelion", si spinge molto più in là, in un coacervo di citazioni: il cappello che sceglie le persone, come in "Harry Potter"; la mela, non favola avvelenata, ma speranza; un giovane principe giapponese che venne mandato in Europa a conoscere il cattolicesimo e si ritrova oggi dipinto in un quadro; il diario da tsundere dove annotare i progetti persecutori frutto del senso di colpa...
E parecchi altri riferimenti che mi sono sicuramente sfuggiti.
"Mawaru Penguindrum" è una gioia per gli occhi e uno stimolo per l'intelligenza, riuscendo a parlare di cose più che serie coi toni colorati e giocosi di una commedia. Sarebbe un peccato approfondire la storia, privando chi non la conosce del piacere di scoprirla da sé.
Scegliete "Mawaru Penguindrum", se vi piace tenere sveglia la mente, ma non rinunciate alle scene d'azione, spesso comico/grottesche.
È stata una serie passata in sordina, meriterebbe una replica.
È un anime molto interessante!
L'ho appena concluso, e onestamente l'ho trovato un po' troppo confusionario. Nonostante ciò mi ha intrattenuto e appassionato. In alcuni tratti la trama mi è sembrata più complessa di quella di "Neon Genesis Evangelion", eccessivamente ricca di simbolismi e metafore. Il finale è da 10/10, totalmente inaspettato e dal sapore agrodolce. Per ciò che viene mostrato in alcune puntate, non è consigliato ai bambini.
Dal punto di vista grafico è veramente ben fatto, i disegni hanno lo strano potere di rilassare. Colonna sonora iniziale e finale sono delle chicche.
Consiglio la visione, che però deve essere una visione molto attenta, perché se no si rischia di non capirci nulla!
L'ho appena concluso, e onestamente l'ho trovato un po' troppo confusionario. Nonostante ciò mi ha intrattenuto e appassionato. In alcuni tratti la trama mi è sembrata più complessa di quella di "Neon Genesis Evangelion", eccessivamente ricca di simbolismi e metafore. Il finale è da 10/10, totalmente inaspettato e dal sapore agrodolce. Per ciò che viene mostrato in alcune puntate, non è consigliato ai bambini.
Dal punto di vista grafico è veramente ben fatto, i disegni hanno lo strano potere di rilassare. Colonna sonora iniziale e finale sono delle chicche.
Consiglio la visione, che però deve essere una visione molto attenta, perché se no si rischia di non capirci nulla!
Non si può parlare di "Mawaru Penguindrum" senza parlare del suo autore, sceneggiatore e regista, Kunihiko Ikuhara. Un regista talentuoso e peculiare che ha seguito ogni parte dello sviluppo di quest'anime, dal soggetto agli storyboard, e ciò fa di "Mawaru Penguindrum" l'opera che più lo rappresenta. La storia di questa strana famiglia composta da due fratelli, una sorella e tre pinguini si interseca con avvenimenti sovrannaturali e con la reale cronaca nera giapponese. Il cavallo di battaglia di Ikuhara è il suo peculiare stile di regia elegante, simbolica e ricorsiva nei dettagli e nei dialoghi. Anche per quanto riguarda le animazioni, "Mawaru Penguindrum" è un piacere per gli occhi dal primo episodio fino all'ultimo. Il tema centrale dell'anime è il destino, a cui si aggiungono molti altri layer sovrapposti carichi di simbolismi, sotto-trame e "consigli della nonna". È una piacevole sorpresa come molte frasi, oggetti e temi particolari acquistino e crescano di significato mano a mano che la vicenda si sbroglia, soprattutto il tema della metropolitana.
Se la regia di Ikuhara è eccezionale sotto molti aspetti, non lo è però la sceneggiatura; probabilmente consapevole di questo, Ikuhara si è fatto aiutare da uno sceneggiatore professionista, quindi pericolo scampato? Purtroppo no.
La sceneggiatura di "Mawaru Penguindrum" è bulimica di avvenimenti e ruoli nascosti, e carica di mezzucci che vengono continuamente riproposti quasi ad ogni episodio, a partire dalle citazioni e autocitazioni un po' troppo lunghe e un po' troppo marcate ad altri anime, passando per il tradizionale cliffhanger di fine episodio che però si sgonfia immancabilmente all'inizio dell'episodio successivo, per arrivare ai personaggi che non hanno remore di contraddire tutto ciò che sapevamo di loro pur di fornirci un colpo di scena. I colpi di scena sono una caratteristica peculiare di tutta la seconda parte dell'anime, lo sceneggiatore ha pensato che la struttura della storia potesse essere sostituita da un colpo di scena alla "Beautiful" e da un flashback per ogni puntata. Questa decisione, oltre a creare una storia complessiva debole, crea un enorme scollamento fra il primo core, in cui una storia esiste, e il secondo core in cui, ad eccezione di qualche episodio veramente bello, dominano una massa di flashback e rivelazioni da soap opera brasiliana. Solo negli ultimi due episodi Ikuhara, o chi per lui, si ricorda di tutta la trama lasciata in sospeso dieci episodi prima e ci procura un finale dagli intenti commoventi ma un po' troppo citazionisti.
È presente nell'anime anche una linea comica portata avanti perlopiù da una comicità basata sulle ripetizioni e il kawaii con protagonisti i pinguini, oppure da uno strano accostamento fra grottesco e tragico. Non ho gradito entrambe le comicità, ma, appunto, questa caratteristica dell'anime è altamente opinabile. Ho gradito invece lo sketch sempre simile ma sempre diverso con cui lo spirito del cappello da pinguino richiama le persone nella propria dimensione: un mix fra un anime robotico anni '70, la versione sadomaso di "Sailor Moon" ed "Excel Saga".
Alla fine "Mawaru Penguindrum" è un anime di grandi luci e grandi ombre, la cui visione è consigliabile o sconsigliabile a seconda dei gusti, e in base a ciò in cui ci si focalizza guardando un anime.
Se la regia di Ikuhara è eccezionale sotto molti aspetti, non lo è però la sceneggiatura; probabilmente consapevole di questo, Ikuhara si è fatto aiutare da uno sceneggiatore professionista, quindi pericolo scampato? Purtroppo no.
La sceneggiatura di "Mawaru Penguindrum" è bulimica di avvenimenti e ruoli nascosti, e carica di mezzucci che vengono continuamente riproposti quasi ad ogni episodio, a partire dalle citazioni e autocitazioni un po' troppo lunghe e un po' troppo marcate ad altri anime, passando per il tradizionale cliffhanger di fine episodio che però si sgonfia immancabilmente all'inizio dell'episodio successivo, per arrivare ai personaggi che non hanno remore di contraddire tutto ciò che sapevamo di loro pur di fornirci un colpo di scena. I colpi di scena sono una caratteristica peculiare di tutta la seconda parte dell'anime, lo sceneggiatore ha pensato che la struttura della storia potesse essere sostituita da un colpo di scena alla "Beautiful" e da un flashback per ogni puntata. Questa decisione, oltre a creare una storia complessiva debole, crea un enorme scollamento fra il primo core, in cui una storia esiste, e il secondo core in cui, ad eccezione di qualche episodio veramente bello, dominano una massa di flashback e rivelazioni da soap opera brasiliana. Solo negli ultimi due episodi Ikuhara, o chi per lui, si ricorda di tutta la trama lasciata in sospeso dieci episodi prima e ci procura un finale dagli intenti commoventi ma un po' troppo citazionisti.
È presente nell'anime anche una linea comica portata avanti perlopiù da una comicità basata sulle ripetizioni e il kawaii con protagonisti i pinguini, oppure da uno strano accostamento fra grottesco e tragico. Non ho gradito entrambe le comicità, ma, appunto, questa caratteristica dell'anime è altamente opinabile. Ho gradito invece lo sketch sempre simile ma sempre diverso con cui lo spirito del cappello da pinguino richiama le persone nella propria dimensione: un mix fra un anime robotico anni '70, la versione sadomaso di "Sailor Moon" ed "Excel Saga".
Alla fine "Mawaru Penguindrum" è un anime di grandi luci e grandi ombre, la cui visione è consigliabile o sconsigliabile a seconda dei gusti, e in base a ciò in cui ci si focalizza guardando un anime.
“Mawaru penguindrum” è un anime del 2011, di Kunihiko Ikuhara (autore già famoso per lo strabiliante “La rivoluzione di Utena”). Per chi ha già dimestichezza con questo artista, sa che un inizio lento e relativamente noioso non porta sicuramente a un fallimento dell’opera, anzi... Ikuhara è celebre per gli innumerevoli simbolismi che mette nelle sue serie, molti dei quali restano - purtroppo, o per fortuna - a libera interpretazione dello spettatore.
Mi risulta abbastanza strano non aver mai recensito “Mawaru penguindrum”, nonostante sia nella mia top 5 anime... forse proprio perché risulta difficile parlare di ogni motivo per cui la serie merita la visione, senza cadere nell’errore di ‘spoilerare’ qualcosa a chi fosse interessato a iniziarlo.
La trama
La storia segue le (dis)avventure dei tre fratelli Takakura, i due maschi Kanba e Shōma e la loro amata e fragile sorellina Himari. Himari è misteriosamente malata e, un giorno - mentre i tre sono all’acquario - perde la vita in seguito a un attacco. Poco dopo, però, Himari viene rianimata da un misterioso copricapo comprato poco prima, che stringe coi fratelli un accordo: il cappello terrà in vita la ragazza, se in cambio Kanba e Shoma troveranno il “penguindrum”, un oggetto misterioso e non meglio specificato. Ad aiutare i due ragazzi, ci saranno dei ‘coccolosi’ pinguini tuttofare.
Non nascondiamolo: probabilmente qualcuno fra noi ha iniziato la serie attirato dalla “pucciosità” degli animaletti. Ma poco importa il motivo che ci ha spinto a vederla... perché “Mawaru penguindrum” costituisce il perfetto connubio di tutto ciò che un anime dovrebbe avere.
Il destino si può sconfiggere
Come è intuibile fin dai primi minuti, la serie ha come tematica principale quella del “destino”. Ognuno dei personaggi in gioco ha un approccio molto diverso a questa parola. C’è chi lo ama, c’è chi lo odia, c’è chi vuole cambiarlo, e chi pensa sia ineluttabile e impossibile da sconfiggere. Qualunque sia la visione che se ne ha, Ikuhara riesce a dipingere il fato in maniera quasi poetica, addirittura personificandolo, in due personaggi contrapposti.
Ma, se il discorso sul destino può apparentemente sembrare poco lineare e chiaro, non bisogna dimenticarsi di aggiungere gli innumerevoli simbolismi che ci sono dietro ad ogni singolo particolare: la metropolitana, i cui simboli sono in ogni episodio, compreso il modo in cui vengono segnalati gli episodi; la descrizione di una società iniqua e ingiusta (che stranamente non viene rappresentata dal terrorismo, quanto più dalla sua controparte), fino ad arrivare ai pinguini stessi, non inseriti a caso, come si potrebbe pensare. Ce lo dice lo stesso Ikuhara: “Hanno le ali ma non possono volare; possono nuotare ma non possono rimanere sott’acqua per troppo tempo. In tal caso, da dove provengono realmente? Non sono animali comuni (mammiferi) come cani e gatti. Sono uccelli che non assomigliano poi così tanto agli uccelli. L’idea che sembrano provenire da un altro mondo e che non hanno alcun luogo di appartenenza ha acceso la mia immaginazione”... la stessa sorte dei bambini che finiscono nel “trita-bimbi”. Lo stesso destino di Himari.
L’eredità di Miyazawa
Al di là della forza che sta dietro alla simbologia, a una trama che si divincola in plot twist in crescendo, e ai personaggi, con cui viene molto facile entrare in empatia, il pregio della serie sta anche nelle sue citazioni. Ikuhara riprende sia eventi storici realmente accaduti (come l’attentato alla metropolitana di Tokyo nel 1995), sia prende ispirazione dalla leggenda del filo rosso del destino - molto popolare - e dal romanzo “Una notte sul treno della Via Lattea” di Kenji Miyazawa, da cui fu tratto anche un meraviglioso film animato, che consiglio (romanzo e film da cui, peraltro, prese spunto anche Matsumoto per il suo celebre “Galaxy Express 999”). Il chara di Kanba e Shoma è molto somigliante a quello di Giovanni e Campanella, protagonisti del film; così come vengono ripresi alcuni dialoghi, dietro cui si nasconde la vera interpretazione del finale della serie anime.
Tecnicamente, ha animazioni fluide e un chara accattivante, oltre a diverse OST molto suggestive, con un picco per “The Children of Fruit and Destiny”, che accompagna perfettamente le scene più struggenti della serie.
Disponibilità a basso costo
La serie è licenziata e si può tranquillamente acquistare in cofanetto su Amazon, a un prezzo facilmente accessibile (16,99 € per i quattro DVD; 34,98 per i Blu-ray).
Mi risulta abbastanza strano non aver mai recensito “Mawaru penguindrum”, nonostante sia nella mia top 5 anime... forse proprio perché risulta difficile parlare di ogni motivo per cui la serie merita la visione, senza cadere nell’errore di ‘spoilerare’ qualcosa a chi fosse interessato a iniziarlo.
La trama
La storia segue le (dis)avventure dei tre fratelli Takakura, i due maschi Kanba e Shōma e la loro amata e fragile sorellina Himari. Himari è misteriosamente malata e, un giorno - mentre i tre sono all’acquario - perde la vita in seguito a un attacco. Poco dopo, però, Himari viene rianimata da un misterioso copricapo comprato poco prima, che stringe coi fratelli un accordo: il cappello terrà in vita la ragazza, se in cambio Kanba e Shoma troveranno il “penguindrum”, un oggetto misterioso e non meglio specificato. Ad aiutare i due ragazzi, ci saranno dei ‘coccolosi’ pinguini tuttofare.
Non nascondiamolo: probabilmente qualcuno fra noi ha iniziato la serie attirato dalla “pucciosità” degli animaletti. Ma poco importa il motivo che ci ha spinto a vederla... perché “Mawaru penguindrum” costituisce il perfetto connubio di tutto ciò che un anime dovrebbe avere.
Il destino si può sconfiggere
Come è intuibile fin dai primi minuti, la serie ha come tematica principale quella del “destino”. Ognuno dei personaggi in gioco ha un approccio molto diverso a questa parola. C’è chi lo ama, c’è chi lo odia, c’è chi vuole cambiarlo, e chi pensa sia ineluttabile e impossibile da sconfiggere. Qualunque sia la visione che se ne ha, Ikuhara riesce a dipingere il fato in maniera quasi poetica, addirittura personificandolo, in due personaggi contrapposti.
Ma, se il discorso sul destino può apparentemente sembrare poco lineare e chiaro, non bisogna dimenticarsi di aggiungere gli innumerevoli simbolismi che ci sono dietro ad ogni singolo particolare: la metropolitana, i cui simboli sono in ogni episodio, compreso il modo in cui vengono segnalati gli episodi; la descrizione di una società iniqua e ingiusta (che stranamente non viene rappresentata dal terrorismo, quanto più dalla sua controparte), fino ad arrivare ai pinguini stessi, non inseriti a caso, come si potrebbe pensare. Ce lo dice lo stesso Ikuhara: “Hanno le ali ma non possono volare; possono nuotare ma non possono rimanere sott’acqua per troppo tempo. In tal caso, da dove provengono realmente? Non sono animali comuni (mammiferi) come cani e gatti. Sono uccelli che non assomigliano poi così tanto agli uccelli. L’idea che sembrano provenire da un altro mondo e che non hanno alcun luogo di appartenenza ha acceso la mia immaginazione”... la stessa sorte dei bambini che finiscono nel “trita-bimbi”. Lo stesso destino di Himari.
L’eredità di Miyazawa
Al di là della forza che sta dietro alla simbologia, a una trama che si divincola in plot twist in crescendo, e ai personaggi, con cui viene molto facile entrare in empatia, il pregio della serie sta anche nelle sue citazioni. Ikuhara riprende sia eventi storici realmente accaduti (come l’attentato alla metropolitana di Tokyo nel 1995), sia prende ispirazione dalla leggenda del filo rosso del destino - molto popolare - e dal romanzo “Una notte sul treno della Via Lattea” di Kenji Miyazawa, da cui fu tratto anche un meraviglioso film animato, che consiglio (romanzo e film da cui, peraltro, prese spunto anche Matsumoto per il suo celebre “Galaxy Express 999”). Il chara di Kanba e Shoma è molto somigliante a quello di Giovanni e Campanella, protagonisti del film; così come vengono ripresi alcuni dialoghi, dietro cui si nasconde la vera interpretazione del finale della serie anime.
Tecnicamente, ha animazioni fluide e un chara accattivante, oltre a diverse OST molto suggestive, con un picco per “The Children of Fruit and Destiny”, che accompagna perfettamente le scene più struggenti della serie.
Disponibilità a basso costo
La serie è licenziata e si può tranquillamente acquistare in cofanetto su Amazon, a un prezzo facilmente accessibile (16,99 € per i quattro DVD; 34,98 per i Blu-ray).
Credo che la prima cosa da dire su quest'anime sia che moltissimi aspetti della trama non sembrano avere alcun senso (forse effettivamente ce non l'hanno), ma che è proprio questa particolarità a rendere la visione di "Mawaru Penguindrum" qualcosa di veramente unico.
La piccola Himari soffre di una malattia che la porta alla morte, lasciando nel dolore i suoi due fratelli, Shoma e Kanba... almeno fino a quando un copricapo a forma di pinguino non riporta in vita la ragazza! Per salvare Himari, però, bisognerà acquisire un Penguindrum, che dovrebbe essere in possesso di una certa Ringo.
Questa è solo la premessa di una storia che cerca di coniugare simbolismo, colpi di scena e umorismo, in un mix che non sempre convince del tutto, ma che certo io ho apprezzato, grazie anche a un cast di personaggi caratterizzati discretamente, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo dei loro rapporti interpersonali.
Dal punto di vista tecnico io non ho riscontrato alcun particolare problema, anche se mi è stato fatto notare che vi sono dei cali nelle animazioni. Una cosa che invece mi ha infastidito è stato il riciclo di una certa sequenza in diversi episodi: so che è una cosa frequente anche in altre serie, so che certamente è una scelta voluta, ma, comunque, non potevo fare a meno di pensare, ogni volta che vedevo quella scena: "Accidenti, di nuovo!". Dico che la scelta è voluta, in quanto una certa ripetitività è presente, per esempio, anche nei dialoghi, con alcuni personaggi che hanno una frase che è una sorta di loro motto o slogan ("Così non va, devo schiacciarlo al più presto" o "Impressionante, vero?").
Questo rilievo potrebbe far temere che i personaggi siano delle macchiette, ma questa deduzione sarebbe assolutamente sbagliata: se c'è una cosa in cui questa serie riesce è stupire lo spettatore svelando pian piano quali sono le paure, gli affetti e gli scopi dei vari personaggi. L'esempio perfetto di ciò è Ringo: da subito l'unico personaggio che riesca a far veramente ridere, con le sue ingenue fantasie, si rivela ben presto una ragazza tormentata e, per me, il personaggio migliore della serie. Grazie ai personaggi la trama potrebbe quindi scorrere piacevolmente, fino alla sua conclusione, che ho trovato toccante e soddisfacente, se non fosse, come dicevo all'inizio, per gli elementi della vicenda che rimangono incomprensibili. Non mi riferisco solo al simbolismo, dove magari il problema sono io, ma anche ad altri aspetti che parrebbero indicare che l'anime non vada preso troppo sul serio (sì, mi riferisco ai pinguini). Non fraintendetemi: gli episodi di "Mawaru Penguindrum" sono una visione piacevole, ma, in una recensione, è giusto mettere in guardia il potenziale spettatore su questo elemento, che rende la serie ciò che è, ma che potrebbe anche renderla indigesta a qualcuno.
Come conclusione, vorrei dire che la seconda opening merita una menzione: forse non vi conquisterà la prima volta che la sentite, ma vi ritroverete a canticchiarla per molto tempo.
La piccola Himari soffre di una malattia che la porta alla morte, lasciando nel dolore i suoi due fratelli, Shoma e Kanba... almeno fino a quando un copricapo a forma di pinguino non riporta in vita la ragazza! Per salvare Himari, però, bisognerà acquisire un Penguindrum, che dovrebbe essere in possesso di una certa Ringo.
Questa è solo la premessa di una storia che cerca di coniugare simbolismo, colpi di scena e umorismo, in un mix che non sempre convince del tutto, ma che certo io ho apprezzato, grazie anche a un cast di personaggi caratterizzati discretamente, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo dei loro rapporti interpersonali.
Dal punto di vista tecnico io non ho riscontrato alcun particolare problema, anche se mi è stato fatto notare che vi sono dei cali nelle animazioni. Una cosa che invece mi ha infastidito è stato il riciclo di una certa sequenza in diversi episodi: so che è una cosa frequente anche in altre serie, so che certamente è una scelta voluta, ma, comunque, non potevo fare a meno di pensare, ogni volta che vedevo quella scena: "Accidenti, di nuovo!". Dico che la scelta è voluta, in quanto una certa ripetitività è presente, per esempio, anche nei dialoghi, con alcuni personaggi che hanno una frase che è una sorta di loro motto o slogan ("Così non va, devo schiacciarlo al più presto" o "Impressionante, vero?").
Questo rilievo potrebbe far temere che i personaggi siano delle macchiette, ma questa deduzione sarebbe assolutamente sbagliata: se c'è una cosa in cui questa serie riesce è stupire lo spettatore svelando pian piano quali sono le paure, gli affetti e gli scopi dei vari personaggi. L'esempio perfetto di ciò è Ringo: da subito l'unico personaggio che riesca a far veramente ridere, con le sue ingenue fantasie, si rivela ben presto una ragazza tormentata e, per me, il personaggio migliore della serie. Grazie ai personaggi la trama potrebbe quindi scorrere piacevolmente, fino alla sua conclusione, che ho trovato toccante e soddisfacente, se non fosse, come dicevo all'inizio, per gli elementi della vicenda che rimangono incomprensibili. Non mi riferisco solo al simbolismo, dove magari il problema sono io, ma anche ad altri aspetti che parrebbero indicare che l'anime non vada preso troppo sul serio (sì, mi riferisco ai pinguini). Non fraintendetemi: gli episodi di "Mawaru Penguindrum" sono una visione piacevole, ma, in una recensione, è giusto mettere in guardia il potenziale spettatore su questo elemento, che rende la serie ciò che è, ma che potrebbe anche renderla indigesta a qualcuno.
Come conclusione, vorrei dire che la seconda opening merita una menzione: forse non vi conquisterà la prima volta che la sentite, ma vi ritroverete a canticchiarla per molto tempo.
“Mawaru Penguindrum”, ovvero il “Penguindrum che gira” è un anime di ventiquattro episodi prodotto nel 2011 dallo studio Brain’s Base e nato da un’idea originale di Kunihiko Ikuhara.
La serie vede come protagonisti i tre fratelli Kanba, Shoma e Himari Takakura, quest’ultima affetta da tempo da una malattia incurabile. Un giorno, mentre sono all’acquario, la ragazza collassa e muore all’improvviso, ma si risveglia grazie a un copricapo acquistato poco prima. Quest’ultimo, in realtà, è un’entità aliena che intima ai due gemelli maschi di trovare il Penguindrum, un oggetto misterioso che permetterà loro di salvare la vita della sorella.
“Mawaru Penguindrum”, pur essendo un anime non facilmente digeribile da tutti e che ha diviso molti spettatori, possiede molteplici aspetti che lo rendono, a parer mio, un’opera degna di attenzione.
Uno di questi consiste, sicuramente, nelle tematiche trattate. Fin dai primi episodi, infatti, i protagonisti ci espongono le loro teorie sul destino: c’è chi, come Kanba e Shoma, lo odia e chi, come Ringo, invece ne è innamorato. Tutto l’anime, poi, ruota attorno al fato, alla sua ineluttabilità o alla remota possibilità di modificarlo. Tutti i personaggi sono inesorabilmente legati tra loro e al loro passato, e nel corso degli episodi viene davvero da chiedersi se tutti gli incontri che facciamo, le situazioni in cui ci ritroviamo, non siano decisi fin dalla nostra nascita. Tuttavia, ci sono argomenti che mi hanno toccato ben più di questo appena trattato: in “Mawaru Penguindrum” si fanno più volte accenni ai legami familiari, a quanto i figli portino sulle spalle il peso dei propri genitori o debbano pagare per gli errori da loro commessi; vengono più volte denunciati i maltrattamenti sui minori, che sempre più spesso vengono abbandonati dalla loro famiglia. Una dolce soluzione a tutta questa disperazione si trova il più delle volte, all’interno di quest’opera, nei legami tra i bambini stessi: puro e innocente è l’amore provato nei confronti di una bambina che ci ha tirato fuori da una situazione difficile e per questo impossibile da dimenticare; bello e senza confini è, soprattutto, l’amore fraterno, anche se non si tratta di veri legami di sangue.
Altro punto di forza di quest’anime è sicuramente la regia innovativa e originale, ricca di simbolismi e metafore affascinanti. A volte, però, questi ultimi risultano fin troppo criptici e di difficile comprensione, rendendo la visione dell’opera decisamente poco leggera. Ma se fossero solo i significati simbolici a essere poco chiari, non sarebbe certo un problema: purtroppo anche i punti chiave della storia, i vari meccanismi e le spiegazioni utili a capirci di più sono di difficile lettura, e bisognerebbe soffermarsi a lungo su ciascun episodio per mettere tutti i pezzi del puzzle al posto giusto (per esempio, sono riuscita a capire la questione delle mele grazie a un disegnino trovato sul web).
Passando ai personaggi, su di ognuno è stato compiuto un ottimo lavoro - del resto tra i generi dell’anime troviamo la dicitura “psicologico”. Ciascuno di essi è stato approfondito, e verremo persino a conoscenza del passato di Yuri e Tabuki, personaggi all’apparenza marginali, ma che in realtà hanno un ruolo fondamentale all’interno della storia. Nessuno, poi, incarna un preciso stereotipo, e tutti ci riserveranno continue sorprese e modi pensare che mai ci saremmo aspettati.
Per quanto riguarda il lato tecnico, il character design è molto carino, anche se, non di rado, è tutt’altro che perfetto; le animazioni sono ben fatte, così come i fondali, anche se non si possono definire eccelsi. Il comparto sonoro, infine, svolge al meglio il suo dovere: le OST si adattano perfettamente ad ogni momento, e la più suggestiva di tutti è sicuramente “The Children of Fruit and Destiny”. Molte sono anche le canzoni, tra opening, ending e insert song: molto belle, a parer mio, “Nornir”, “Dear Future”, “Hai-iro no Suyobi” e “Rock over Japan”.
In conclusione, “Mawaru Penguindrum” è sicuramente un’opera fuori dall’ordinario, dotata di una regia originale e per nulla banale. Tuttavia, le soluzioni adottate da Ikuhara finiscono, a volte, col risultare un po’ troppo astruse e col mettere leggermente in ombra le splendide tematiche trattate. Ciò si nota soprattutto verso gli ultimi episodi, escluso il finale: un meraviglioso ultimo episodio in cui tutto quello che l’autore voleva comunicare raggiunge direttamente il cuore dello spettatore. Voto: 8,5.
La serie vede come protagonisti i tre fratelli Kanba, Shoma e Himari Takakura, quest’ultima affetta da tempo da una malattia incurabile. Un giorno, mentre sono all’acquario, la ragazza collassa e muore all’improvviso, ma si risveglia grazie a un copricapo acquistato poco prima. Quest’ultimo, in realtà, è un’entità aliena che intima ai due gemelli maschi di trovare il Penguindrum, un oggetto misterioso che permetterà loro di salvare la vita della sorella.
“Mawaru Penguindrum”, pur essendo un anime non facilmente digeribile da tutti e che ha diviso molti spettatori, possiede molteplici aspetti che lo rendono, a parer mio, un’opera degna di attenzione.
Uno di questi consiste, sicuramente, nelle tematiche trattate. Fin dai primi episodi, infatti, i protagonisti ci espongono le loro teorie sul destino: c’è chi, come Kanba e Shoma, lo odia e chi, come Ringo, invece ne è innamorato. Tutto l’anime, poi, ruota attorno al fato, alla sua ineluttabilità o alla remota possibilità di modificarlo. Tutti i personaggi sono inesorabilmente legati tra loro e al loro passato, e nel corso degli episodi viene davvero da chiedersi se tutti gli incontri che facciamo, le situazioni in cui ci ritroviamo, non siano decisi fin dalla nostra nascita. Tuttavia, ci sono argomenti che mi hanno toccato ben più di questo appena trattato: in “Mawaru Penguindrum” si fanno più volte accenni ai legami familiari, a quanto i figli portino sulle spalle il peso dei propri genitori o debbano pagare per gli errori da loro commessi; vengono più volte denunciati i maltrattamenti sui minori, che sempre più spesso vengono abbandonati dalla loro famiglia. Una dolce soluzione a tutta questa disperazione si trova il più delle volte, all’interno di quest’opera, nei legami tra i bambini stessi: puro e innocente è l’amore provato nei confronti di una bambina che ci ha tirato fuori da una situazione difficile e per questo impossibile da dimenticare; bello e senza confini è, soprattutto, l’amore fraterno, anche se non si tratta di veri legami di sangue.
Altro punto di forza di quest’anime è sicuramente la regia innovativa e originale, ricca di simbolismi e metafore affascinanti. A volte, però, questi ultimi risultano fin troppo criptici e di difficile comprensione, rendendo la visione dell’opera decisamente poco leggera. Ma se fossero solo i significati simbolici a essere poco chiari, non sarebbe certo un problema: purtroppo anche i punti chiave della storia, i vari meccanismi e le spiegazioni utili a capirci di più sono di difficile lettura, e bisognerebbe soffermarsi a lungo su ciascun episodio per mettere tutti i pezzi del puzzle al posto giusto (per esempio, sono riuscita a capire la questione delle mele grazie a un disegnino trovato sul web).
Passando ai personaggi, su di ognuno è stato compiuto un ottimo lavoro - del resto tra i generi dell’anime troviamo la dicitura “psicologico”. Ciascuno di essi è stato approfondito, e verremo persino a conoscenza del passato di Yuri e Tabuki, personaggi all’apparenza marginali, ma che in realtà hanno un ruolo fondamentale all’interno della storia. Nessuno, poi, incarna un preciso stereotipo, e tutti ci riserveranno continue sorprese e modi pensare che mai ci saremmo aspettati.
Per quanto riguarda il lato tecnico, il character design è molto carino, anche se, non di rado, è tutt’altro che perfetto; le animazioni sono ben fatte, così come i fondali, anche se non si possono definire eccelsi. Il comparto sonoro, infine, svolge al meglio il suo dovere: le OST si adattano perfettamente ad ogni momento, e la più suggestiva di tutti è sicuramente “The Children of Fruit and Destiny”. Molte sono anche le canzoni, tra opening, ending e insert song: molto belle, a parer mio, “Nornir”, “Dear Future”, “Hai-iro no Suyobi” e “Rock over Japan”.
In conclusione, “Mawaru Penguindrum” è sicuramente un’opera fuori dall’ordinario, dotata di una regia originale e per nulla banale. Tuttavia, le soluzioni adottate da Ikuhara finiscono, a volte, col risultare un po’ troppo astruse e col mettere leggermente in ombra le splendide tematiche trattate. Ciò si nota soprattutto verso gli ultimi episodi, escluso il finale: un meraviglioso ultimo episodio in cui tutto quello che l’autore voleva comunicare raggiunge direttamente il cuore dello spettatore. Voto: 8,5.
“Mawaru Penguindrum” è una serie televisiva d’animazione giapponese del 2011, costituita da ventiquattro episodi di durata canonica e ideata e diretta da Kunihiko Ikuhara. L’anime è stato portato in Italia da Dynit e trasmesso su Rai4.
Trama: in una fatiscente casetta, le cui pareti esterne sono rivestite da lamiere multicolori, vive la famiglia Takakura, composta dai due fratelli gemelli Shouma e Kanba, di sedici anni, e dalla loro cagionevole sorellina Himari, che di anni ne ha tredici ed è affetta da una malattia incurabile.
Dopo averne scoperto la brevissima aspettativa di vita, i due decidono di portare la ragazza all'acquario, luogo cui lei è particolarmente affezionata poiché carico di dolci memorie. Qui Himari collassa e, nonostante la disperata corsa in ospedale, muore, per poi resuscitare grazie ai misteriosi poteri di un copricapo a forma di pinguino. La rediviva Himari, posseduta da una qualche entità sovrannaturale con la passione per la teatralità che ne tiene in ostaggio la vita, intima a Shouma e Kanba di recuperare il Penguindrum, un manufatto non meglio identificato, assistiti da tre adorabili pinguini tuttofare che solo i Takakura possono vedere.
Iniziando la visione di questa serie, si rende immediatamente evidente la necessità di mantenere una soglia piuttosto elevata di sospensione dell’incredulità: molti degli eventi mostrati nel corso delle puntate non seguono le regole del nostro mondo, né fisiche, né logiche: una giovane letteralmente risorta dall'oltretomba non diviene oggetto di studi medici né viene tenuta sotto osservazione, ma le viene, anzi, concesso di tornare tranquillamente a casa; le forze dell’ordine, nonostante aggressioni e ferimenti, sono praticamente inesistenti; nessuno si chiede come un trio di fratelli non maggiorenni riesca a sostenersi economicamente senza l’aiuto di un adulto. Queste discrepanze con la realtà sono spesso sorvolabili, ma in alcuni casi emergono come veri e propri buchi di trama, della quale inficiano il godimento.
Sono ovviamente esclusi da questa critica i vari elementi fantastici, della cui effettiva esistenza si è a tratti portati a dubitare, a causa di una certa indecisione se trattarli alla stregua di analogie, frutti dell’immaginazione o sogni, ma la cui presenza, fin dal principio, si rivela innegabile.
Il destino è indubbiamente la tematica cardine attorno alla quale ruota tutto l’anime: in una serie in cui il simbolismo abbonda, nessuna metafora è più adeguata della metropolitana, elemento fondamentale per la trama, con le sue tempistiche ben scandite e le differenti linee, che si allontanano, si intersecano e corrono parallele. E’ l’unico mezzo che i protagonisti usano, i suoi tornelli e i suoi tabelloni elettronici sono presenti nelle transizioni da una scena all'altra e nei flashback, le comparse sono rappresentate dagli omini stilizzati della sua segnaletica. Che se ne ami il concetto o che se ne odi anche solo la possibile esistenza, il destino è interpretato come un percorso predefinito, con un inizio e una fine a cui apparentemente nessuno può opporsi. Solo pochi prescelti hanno la possibilità di cambiare binario.
Un tale focus genera poi discussioni subordinate ma non meno importanti sul valore delle decisioni che ciascun individuo prende ogni giorno della propria vita, sul significato di quest’ultima, sul perché alcune persone nascano provviste di tutto e altre provviste di nient’altro che dolore e miseria.
Tra i protagonisti, c’è chi maledice il fato crudele e un mondo ingiusto e chi invece si aggrappa strenuamente alle pagine di un libro già scritto, sperando di raggiungere così la massima realizzazione personale. Lo stesso cast, fortunatamente non troppo vasto, è costituito da attori le cui storie sono doppiamente interlacciate tra loro dal filo rosso del destino, che annulla ogni coincidenza e fornisce continuamente l’impressione che, dietro le quinte dell’universo, si celi un inquietante burattinaio.
Con contenuti di una simile portata, la trama non poteva che essere intrigante e carica di significati. L’intreccio è subito confuso e insondabile e ricorre sovente all'utilizzo di passaggi avanti e indietro nel tempo per mostrare cosa sia accaduto nelle vite dei protagonisti e cosa ne abbia condizionato le scelte, che si tratti di salti di anni o di pochi minuti. La narrazione è volutamente ermetica e misteriosa, forse anche troppo: molte sequenze, specie le più allegoriche, anziché offrire molteplici possibilità di interpretazione, ne forniscono solo una: quella di Ikuhara. Lo spettatore può solo sperare di averne colto il giusto senso, per non essere lasciato totalmente all'oscuro e perdersi tra i numerosi sviluppi e rivelazioni, in balia dell’apparente esigenza del regista di dimostrarsi visionario a tutti i costi.
Nondimeno, ci si lascia facilmente risucchiare all'interno della storia e coinvolgere dalle sue figure principali, trascinati dai commoventi drammi e dalle esilaranti gag.
I personaggi e i rapporti che instaurano tra di loro sono caratterizzati sufficientemente bene, con momenti di approfondita analisi psicologica che ne svelano i pensieri, le paure, i desideri e, soprattutto, le ossessioni: molti di essi sono afflitti da tragici trascorsi e conducono la propria vita mossi unicamente da un chiodo fisso, che sia la paura per la perdita di una persona cara, il costante senso di inadeguatezza, il timore dell'abbandono, la vendetta.
A questo proposito, l’amore reciproco tra Kanba, Shouma e Himari, per quanto emozionante, intenso e carico di pura devozione, manifesta rapidamente sentimenti egoistici e possessivi: a più riprese si evince come gli sforzi dei gemelli di mantenere in vita la propria sorellina siano più legati alla loro impossibilità di stare senza di lei che al suo intrinseco benessere, al punto da lasciar quasi sempre da sola una dolcissima ragazza che non desidera altro che passare più tempo possibile con i propri famigliari e che è già venuta a patti con la propria sorte, mettendone così la felicità in secondo piano (nonostante i reiterati "Ricordati che tutto questo è per il bene di Himari"). Anche il ricorso ad alcune frasi (“Ridammela!”, anziché un più accettabile “Lasciala andare!”) rafforza questa idea.
Un aspetto fortemente negativo è anche la rapidità con cui personaggi apparentemente fermi nelle proprie convinzioni cambino fronte e opinioni: se in alcuni casi questo può essere inquadrato in un'ottica di sorpresa e colpi di scena, in altri casi pare che l’autore abbia semplicemente deciso di piegare la volontà delle persone coinvolte per fini narrativi.
Il comparto tecnico è interamente al servizio della storia e riveste un ruolo primario all'interno di essa, anziché di semplice abbellimento e supporto: le animazioni sono estremamente curate e fluide; le ambientazioni, fedeli riproduzioni di luoghi reali o rappresentazioni allucinate e impressionanti degli anfratti più reconditi della mente dei protagonisti, sono ricche di dettagli e suggestive; il character design, sebbene affetto da numerosi cali grafici e incline a ipersessualizzare alcuni personaggi e situazioni, soprattutto in termini di nudità e insoliti capi di vestiario, è ben particolareggiato, gradevole ed elegante, spesso ispirato al tratto classico degli shoujo storici, che non esita a parodiare in alcuni siparietti; i colori sono vivi e sgargianti, rendendo tutta la serie un autentico carnevale caleidoscopico; la computer grafica si sposa mirabilmente con l’animazione tradizionale, rimanendo visibile senza essere invadente.
Grande attenzione è prestata alla colonna sonora, con sigle di apertura e chiusura orecchiabili e altrettanto piacevoli brani intermedi, alcuni dei quali ricorrenti, poiché associati ad intere sequenze ripetute, altra caratteristica tipica dell’anime. Il doppiaggio italiano è ottimo e regala grandi interpretazioni, su cui spicca senz'altro quella straordinaria di Massimo Lodolo, seducente e misurato allo stesso tempo.
“Mawaru Penguindrum” stupisce per essere graficamente flamboyant ed esagerato e per una regia sopra le righe, ma pecca per una narrazione ridondante, fin troppo oscura e qualitativamente altalenante, che alterna momenti faceti ad altri ben più impegnati e che non sempre riesce a gestire il ritmo con efficacia. Lo stesso dicasi per i suoi personaggi e per alcuni loro atteggiamenti, a volte immotivati o inconsistenti. Argomenti importanti come l’abuso sui minori o la scissione di nuclei famigliari sono nella maggior parte dei casi trattati con sorprendente delicatezza, ma anche qui non mancano scelte stilistiche di dubbio gusto.
Ciononostante, il simbolismo e le potenti metafore utilizzate sono incredibilmente affascinanti e riescono a immergere perfettamente lo spettatore nell'atmosfera straniante e variopinta della serie.
Si tratta di un'opera degna di almeno un paio di visioni, per esplorarne le varie chiavi di lettura.
Trama: in una fatiscente casetta, le cui pareti esterne sono rivestite da lamiere multicolori, vive la famiglia Takakura, composta dai due fratelli gemelli Shouma e Kanba, di sedici anni, e dalla loro cagionevole sorellina Himari, che di anni ne ha tredici ed è affetta da una malattia incurabile.
Dopo averne scoperto la brevissima aspettativa di vita, i due decidono di portare la ragazza all'acquario, luogo cui lei è particolarmente affezionata poiché carico di dolci memorie. Qui Himari collassa e, nonostante la disperata corsa in ospedale, muore, per poi resuscitare grazie ai misteriosi poteri di un copricapo a forma di pinguino. La rediviva Himari, posseduta da una qualche entità sovrannaturale con la passione per la teatralità che ne tiene in ostaggio la vita, intima a Shouma e Kanba di recuperare il Penguindrum, un manufatto non meglio identificato, assistiti da tre adorabili pinguini tuttofare che solo i Takakura possono vedere.
Iniziando la visione di questa serie, si rende immediatamente evidente la necessità di mantenere una soglia piuttosto elevata di sospensione dell’incredulità: molti degli eventi mostrati nel corso delle puntate non seguono le regole del nostro mondo, né fisiche, né logiche: una giovane letteralmente risorta dall'oltretomba non diviene oggetto di studi medici né viene tenuta sotto osservazione, ma le viene, anzi, concesso di tornare tranquillamente a casa; le forze dell’ordine, nonostante aggressioni e ferimenti, sono praticamente inesistenti; nessuno si chiede come un trio di fratelli non maggiorenni riesca a sostenersi economicamente senza l’aiuto di un adulto. Queste discrepanze con la realtà sono spesso sorvolabili, ma in alcuni casi emergono come veri e propri buchi di trama, della quale inficiano il godimento.
Sono ovviamente esclusi da questa critica i vari elementi fantastici, della cui effettiva esistenza si è a tratti portati a dubitare, a causa di una certa indecisione se trattarli alla stregua di analogie, frutti dell’immaginazione o sogni, ma la cui presenza, fin dal principio, si rivela innegabile.
Il destino è indubbiamente la tematica cardine attorno alla quale ruota tutto l’anime: in una serie in cui il simbolismo abbonda, nessuna metafora è più adeguata della metropolitana, elemento fondamentale per la trama, con le sue tempistiche ben scandite e le differenti linee, che si allontanano, si intersecano e corrono parallele. E’ l’unico mezzo che i protagonisti usano, i suoi tornelli e i suoi tabelloni elettronici sono presenti nelle transizioni da una scena all'altra e nei flashback, le comparse sono rappresentate dagli omini stilizzati della sua segnaletica. Che se ne ami il concetto o che se ne odi anche solo la possibile esistenza, il destino è interpretato come un percorso predefinito, con un inizio e una fine a cui apparentemente nessuno può opporsi. Solo pochi prescelti hanno la possibilità di cambiare binario.
Un tale focus genera poi discussioni subordinate ma non meno importanti sul valore delle decisioni che ciascun individuo prende ogni giorno della propria vita, sul significato di quest’ultima, sul perché alcune persone nascano provviste di tutto e altre provviste di nient’altro che dolore e miseria.
Tra i protagonisti, c’è chi maledice il fato crudele e un mondo ingiusto e chi invece si aggrappa strenuamente alle pagine di un libro già scritto, sperando di raggiungere così la massima realizzazione personale. Lo stesso cast, fortunatamente non troppo vasto, è costituito da attori le cui storie sono doppiamente interlacciate tra loro dal filo rosso del destino, che annulla ogni coincidenza e fornisce continuamente l’impressione che, dietro le quinte dell’universo, si celi un inquietante burattinaio.
Con contenuti di una simile portata, la trama non poteva che essere intrigante e carica di significati. L’intreccio è subito confuso e insondabile e ricorre sovente all'utilizzo di passaggi avanti e indietro nel tempo per mostrare cosa sia accaduto nelle vite dei protagonisti e cosa ne abbia condizionato le scelte, che si tratti di salti di anni o di pochi minuti. La narrazione è volutamente ermetica e misteriosa, forse anche troppo: molte sequenze, specie le più allegoriche, anziché offrire molteplici possibilità di interpretazione, ne forniscono solo una: quella di Ikuhara. Lo spettatore può solo sperare di averne colto il giusto senso, per non essere lasciato totalmente all'oscuro e perdersi tra i numerosi sviluppi e rivelazioni, in balia dell’apparente esigenza del regista di dimostrarsi visionario a tutti i costi.
Nondimeno, ci si lascia facilmente risucchiare all'interno della storia e coinvolgere dalle sue figure principali, trascinati dai commoventi drammi e dalle esilaranti gag.
I personaggi e i rapporti che instaurano tra di loro sono caratterizzati sufficientemente bene, con momenti di approfondita analisi psicologica che ne svelano i pensieri, le paure, i desideri e, soprattutto, le ossessioni: molti di essi sono afflitti da tragici trascorsi e conducono la propria vita mossi unicamente da un chiodo fisso, che sia la paura per la perdita di una persona cara, il costante senso di inadeguatezza, il timore dell'abbandono, la vendetta.
A questo proposito, l’amore reciproco tra Kanba, Shouma e Himari, per quanto emozionante, intenso e carico di pura devozione, manifesta rapidamente sentimenti egoistici e possessivi: a più riprese si evince come gli sforzi dei gemelli di mantenere in vita la propria sorellina siano più legati alla loro impossibilità di stare senza di lei che al suo intrinseco benessere, al punto da lasciar quasi sempre da sola una dolcissima ragazza che non desidera altro che passare più tempo possibile con i propri famigliari e che è già venuta a patti con la propria sorte, mettendone così la felicità in secondo piano (nonostante i reiterati "Ricordati che tutto questo è per il bene di Himari"). Anche il ricorso ad alcune frasi (“Ridammela!”, anziché un più accettabile “Lasciala andare!”) rafforza questa idea.
Un aspetto fortemente negativo è anche la rapidità con cui personaggi apparentemente fermi nelle proprie convinzioni cambino fronte e opinioni: se in alcuni casi questo può essere inquadrato in un'ottica di sorpresa e colpi di scena, in altri casi pare che l’autore abbia semplicemente deciso di piegare la volontà delle persone coinvolte per fini narrativi.
Il comparto tecnico è interamente al servizio della storia e riveste un ruolo primario all'interno di essa, anziché di semplice abbellimento e supporto: le animazioni sono estremamente curate e fluide; le ambientazioni, fedeli riproduzioni di luoghi reali o rappresentazioni allucinate e impressionanti degli anfratti più reconditi della mente dei protagonisti, sono ricche di dettagli e suggestive; il character design, sebbene affetto da numerosi cali grafici e incline a ipersessualizzare alcuni personaggi e situazioni, soprattutto in termini di nudità e insoliti capi di vestiario, è ben particolareggiato, gradevole ed elegante, spesso ispirato al tratto classico degli shoujo storici, che non esita a parodiare in alcuni siparietti; i colori sono vivi e sgargianti, rendendo tutta la serie un autentico carnevale caleidoscopico; la computer grafica si sposa mirabilmente con l’animazione tradizionale, rimanendo visibile senza essere invadente.
Grande attenzione è prestata alla colonna sonora, con sigle di apertura e chiusura orecchiabili e altrettanto piacevoli brani intermedi, alcuni dei quali ricorrenti, poiché associati ad intere sequenze ripetute, altra caratteristica tipica dell’anime. Il doppiaggio italiano è ottimo e regala grandi interpretazioni, su cui spicca senz'altro quella straordinaria di Massimo Lodolo, seducente e misurato allo stesso tempo.
“Mawaru Penguindrum” stupisce per essere graficamente flamboyant ed esagerato e per una regia sopra le righe, ma pecca per una narrazione ridondante, fin troppo oscura e qualitativamente altalenante, che alterna momenti faceti ad altri ben più impegnati e che non sempre riesce a gestire il ritmo con efficacia. Lo stesso dicasi per i suoi personaggi e per alcuni loro atteggiamenti, a volte immotivati o inconsistenti. Argomenti importanti come l’abuso sui minori o la scissione di nuclei famigliari sono nella maggior parte dei casi trattati con sorprendente delicatezza, ma anche qui non mancano scelte stilistiche di dubbio gusto.
Ciononostante, il simbolismo e le potenti metafore utilizzate sono incredibilmente affascinanti e riescono a immergere perfettamente lo spettatore nell'atmosfera straniante e variopinta della serie.
Si tratta di un'opera degna di almeno un paio di visioni, per esplorarne le varie chiavi di lettura.
I protagonisti sono tre fratelli, Shoma, Kanba e la piccola Himari. Quest'ultima è affetta da una terribile malattia che la porta alla morte, ma sarà grazie a un misterioso copricapo acquistato all'acquario che ritornerà in vita. Purtroppo lo spirito che risiede nel copricapo e che si impossessa di Himari comunica ai fratelli che non potrà trattenere per molto in vita la sorella, a meno che Shoma e Kanba non trovino il Penguindrum. La buona notizia è che si trova nelle mani di una studentessa di nome Ringo, e la brutta è che si ignora in cosa consista.
"Mawaru Penguindrum" è una storia fantastica, misteriosa e sentimentale, dove tutto può accadere e nulla sembra essere scontato. Preparatevi a molti colpi di scena e a numerosi flashback ai quali, il più delle volte, si ricorre come spiegazione e chiarimento nei confronti della trama. Questa appare non facile da decifrare, in quanto vi è un nutrito ricorso alla simbologia, appunto non sempre semplice da comprendere (un po' come avveniva ne "La rivoluzione di Utena"). Detto questo, nel caso decidiate di visionare quest'anime, vi consiglio di non far trascorrere troppo tempo tra un episodio e l'altro, per riuscire a coglierne al meglio tutti gli elementi, che, tuttavia, ahimè, penso che per essere compresi appieno sia necessaria una seconda visione dell'opera intera.
Per quanto riguarda i personaggi, bisogna ammettere che non sono quasi mai stereotipati, e ad ognuno di questi viene data vita grazie a una minuziosa descrizione e rappresentazione. Certo ce ne sono di principali e marginali, di più e meno simpatici (personalmente ho trovato insopportabili e odiosetti i tre pinguini che accompagnano i protagonisti, e che solo loro sono in grado di vedere).
L'aspetto tecnico non è il massimo, le animazioni non sono memorabili, ma passano certo in secondo piano grazie al punto forte che, come è facile intuire, è la trama. Certo se così non fosse e se anche l'animazione e i disegni fossero stati migliori, il voto complessivo sarebbe aumentato notevolmente.
Quindi, se vi piacciono le storie cervellotiche, misteriose e intricate, e se anche non disdegnate di rivedere più volte gli anime della vostra collezione per coglierne gli aspetti più nascosti, vi consiglio vivamente questo titolo originale e interessante. Se invece vi piacciono storie più "leggere" e facilmente decifrabili, statene alla larga.
"Mawaru Penguindrum" è una storia fantastica, misteriosa e sentimentale, dove tutto può accadere e nulla sembra essere scontato. Preparatevi a molti colpi di scena e a numerosi flashback ai quali, il più delle volte, si ricorre come spiegazione e chiarimento nei confronti della trama. Questa appare non facile da decifrare, in quanto vi è un nutrito ricorso alla simbologia, appunto non sempre semplice da comprendere (un po' come avveniva ne "La rivoluzione di Utena"). Detto questo, nel caso decidiate di visionare quest'anime, vi consiglio di non far trascorrere troppo tempo tra un episodio e l'altro, per riuscire a coglierne al meglio tutti gli elementi, che, tuttavia, ahimè, penso che per essere compresi appieno sia necessaria una seconda visione dell'opera intera.
Per quanto riguarda i personaggi, bisogna ammettere che non sono quasi mai stereotipati, e ad ognuno di questi viene data vita grazie a una minuziosa descrizione e rappresentazione. Certo ce ne sono di principali e marginali, di più e meno simpatici (personalmente ho trovato insopportabili e odiosetti i tre pinguini che accompagnano i protagonisti, e che solo loro sono in grado di vedere).
L'aspetto tecnico non è il massimo, le animazioni non sono memorabili, ma passano certo in secondo piano grazie al punto forte che, come è facile intuire, è la trama. Certo se così non fosse e se anche l'animazione e i disegni fossero stati migliori, il voto complessivo sarebbe aumentato notevolmente.
Quindi, se vi piacciono le storie cervellotiche, misteriose e intricate, e se anche non disdegnate di rivedere più volte gli anime della vostra collezione per coglierne gli aspetti più nascosti, vi consiglio vivamente questo titolo originale e interessante. Se invece vi piacciono storie più "leggere" e facilmente decifrabili, statene alla larga.
<b>Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler</b>
Forse a causa delle aspettative troppo alte, forse perché guardato con un'erronea chiave di lettura, fatto sta che attribuisco al titolo un mediocre 5.
Dopo una bella partenza con tematiche interessanti, e un buon comparto tecnico sia a livello sonoro sia a livello visivo, la narrazione diviene sempre più confusionaria, fin troppo spesso intervallata da flashback che sostanzialmente non rispondono alle domande in modo chiaro o addirittura aggiungono altri misteri irrisolti. Certamente la serie ha vari pregi: i siparietti dei pinguini sono allegri e allentano la tensione anche su scene di grande importanza; temi generici ma molto soggettivi e universali come l'amore e il destino sicuramente coinvolgono facilmente; la figura di Sanetoshi, uno dei personaggi più apprezzati della serie, grazie a un'ottima caratterizzazione e a un doppiatore (Massimo Lodolo) che surclassa secondo la mia opinione il doppiatore originale (Koizumi Yutaka).
A questi e altri pregi però si contrappongono fin troppi problemi: i pinguini accennati prima sono sì divertenti, ma non hanno alcun peso nella serie, fungono solo da mascotte per attirare altro pubblico, una scelta commerciale diciamo; i temi possono anche essere coinvolgenti, ma in ventiquattro episodi ne usano davvero troppi senza davvero mai esplorarne a fondo nessuno; perfino Sanetoshi, che elogio poche righe sopra, ha però basi ambigue... un fantasma, una maledizione, ma come ha avuto origine? Il simbolismo poi non aiuta, nel titolo si accenna al primo uomo e alla prima donna vissuti sulla Terra e di come mangino il frutto del destino. Certo non ho studiato teologia, ma di frutti del destino nel cristianesimo non me ne ricordo proprio; Adamo ed Eva nella Genesi mangiano ingannati da un serpente e mangiano il "frutto" della conoscenza (viene rappresentato come mela più tardi, nel Medioevo circa, a causa della somiglianza sonora tra la parole latina "malum" intesa come mela e "malum" come male); personalmente con metafore e simbolismi non me la cavo granché, se poi essi vengono forzati unicamente per dare tono a una serie che vuole fregiarsi di titoli altisonanti come onirico o metafisico, entro proprio in confusione. Ah, dimenticavo, la trasformazione majokko, genere di cui non sono un fan, di Himari mi ha davvero portato a una noia rara, è davvero troppo lunga e viene accorciata una o forse due volte in tutto l'anime. Se l'elemento principale fosse stato il maho shoujo, avrei compreso un tale investimento di tempo nell'episodio, ma credo proprio che oltre a un autore conosciutissimo per il celebre "Sailor Moon", gli elementi affini a questo genere siano nulli. Ho avuto come l'impressione che estendessero in questo modo la trasformazione per rientrare nelle tempistiche classiche dell'animazione giapponese. Stesso discorso con tutti i monologhi o battute cicliche dei protagonisti; Masako ha detto: "Devo schiacciarlo al più presto" così spesso che non riesco a ricordare qualsiasi sua battuta all'infuori di questa, per fare un esempio.
Per ventiquattro episodi si incappa troppo spesso in ripetizioni e noia, e, se questo può anche essere giustificabile in uno shonen da 300 e passa episodi, mi ha davvero colpito riscontrarlo in una serie così breve; meriterebbe quasi un premio per questo indesiderato traguardo raggiunto.
Tirando le somme, a chi ama serie leggere direi di non avvicinarsi neanche a questo titolo; se invece le riflessioni o la pesantezza vi aggradano, potreste essere interessati a dare un'occhiata a "Mawaru Penguindrum", considerando però che è davvero ricco di difetti e ci vuole un po' di risolutezza per non lasciarne la visione a metà.
Forse a causa delle aspettative troppo alte, forse perché guardato con un'erronea chiave di lettura, fatto sta che attribuisco al titolo un mediocre 5.
Dopo una bella partenza con tematiche interessanti, e un buon comparto tecnico sia a livello sonoro sia a livello visivo, la narrazione diviene sempre più confusionaria, fin troppo spesso intervallata da flashback che sostanzialmente non rispondono alle domande in modo chiaro o addirittura aggiungono altri misteri irrisolti. Certamente la serie ha vari pregi: i siparietti dei pinguini sono allegri e allentano la tensione anche su scene di grande importanza; temi generici ma molto soggettivi e universali come l'amore e il destino sicuramente coinvolgono facilmente; la figura di Sanetoshi, uno dei personaggi più apprezzati della serie, grazie a un'ottima caratterizzazione e a un doppiatore (Massimo Lodolo) che surclassa secondo la mia opinione il doppiatore originale (Koizumi Yutaka).
A questi e altri pregi però si contrappongono fin troppi problemi: i pinguini accennati prima sono sì divertenti, ma non hanno alcun peso nella serie, fungono solo da mascotte per attirare altro pubblico, una scelta commerciale diciamo; i temi possono anche essere coinvolgenti, ma in ventiquattro episodi ne usano davvero troppi senza davvero mai esplorarne a fondo nessuno; perfino Sanetoshi, che elogio poche righe sopra, ha però basi ambigue... un fantasma, una maledizione, ma come ha avuto origine? Il simbolismo poi non aiuta, nel titolo si accenna al primo uomo e alla prima donna vissuti sulla Terra e di come mangino il frutto del destino. Certo non ho studiato teologia, ma di frutti del destino nel cristianesimo non me ne ricordo proprio; Adamo ed Eva nella Genesi mangiano ingannati da un serpente e mangiano il "frutto" della conoscenza (viene rappresentato come mela più tardi, nel Medioevo circa, a causa della somiglianza sonora tra la parole latina "malum" intesa come mela e "malum" come male); personalmente con metafore e simbolismi non me la cavo granché, se poi essi vengono forzati unicamente per dare tono a una serie che vuole fregiarsi di titoli altisonanti come onirico o metafisico, entro proprio in confusione. Ah, dimenticavo, la trasformazione majokko, genere di cui non sono un fan, di Himari mi ha davvero portato a una noia rara, è davvero troppo lunga e viene accorciata una o forse due volte in tutto l'anime. Se l'elemento principale fosse stato il maho shoujo, avrei compreso un tale investimento di tempo nell'episodio, ma credo proprio che oltre a un autore conosciutissimo per il celebre "Sailor Moon", gli elementi affini a questo genere siano nulli. Ho avuto come l'impressione che estendessero in questo modo la trasformazione per rientrare nelle tempistiche classiche dell'animazione giapponese. Stesso discorso con tutti i monologhi o battute cicliche dei protagonisti; Masako ha detto: "Devo schiacciarlo al più presto" così spesso che non riesco a ricordare qualsiasi sua battuta all'infuori di questa, per fare un esempio.
Per ventiquattro episodi si incappa troppo spesso in ripetizioni e noia, e, se questo può anche essere giustificabile in uno shonen da 300 e passa episodi, mi ha davvero colpito riscontrarlo in una serie così breve; meriterebbe quasi un premio per questo indesiderato traguardo raggiunto.
Tirando le somme, a chi ama serie leggere direi di non avvicinarsi neanche a questo titolo; se invece le riflessioni o la pesantezza vi aggradano, potreste essere interessati a dare un'occhiata a "Mawaru Penguindrum", considerando però che è davvero ricco di difetti e ci vuole un po' di risolutezza per non lasciarne la visione a metà.
"Mawaru Penguindrum" è un anime difficile da guardare, ancor più da comprendere e valutare nel complesso. Le premesse dell'anime e soprattutto il gran clamore che l'opera ha suscitato creano nello spettatore un certo senso di aspettativa che, almeno nel mio caso, si è rivelato deleterio.
Ma andiamo con ordine.
L'anime si concentra sulla storia dei tre fratelli Takakura: Kanba, Shoma e Himari. I tre ragazzi sono rimasti soli dopo la scomparsa dei genitori e vivono una modesta ma serena vita quotidiana. La loro casa esprime molto bene questa situazione: una deliziosa baracca variopinta con mille colori, sempre illuminata, quasi fiabesca.
I tre ragazzi un giorno decidono di recarsi all'acquario, ma durante la gita accade una disgrazia: Himari, la sorellina minore da sempre malaticcia, collassa e muore. I due fratelli sono affranti e disperati, quando improvvisamente dal letto di morte Himari si alza. È dotata di uno strano copricapo a forma di pinguino e la sua personalità non è più la stessa: ella è posseduta da un'entità misteriosa, capace di mantenere Himari in vita. L'entità affida a Kanba e Shoma un compito, riportarle il misterioso "Pingdrum" ("Penguindrum" nell'originale giapponese).
La storia di "Mawaru Penguindrum" parte con delle premesse ottime, che invogliano lo spettatore a continuarne la visione. Molti misteri si presentano allo spettatore: "Chi è l'entità che ha salvato Himari?" "Cos'è il Pingdrum? E a che serve?". Il tutto condito da una deliziosa dose di surrealismo e scelte stilistiche in un primo momento affascinanti, come le sequenze narrative ambientate in metropolitana, o la scelta di rappresentare i passanti come delle semplici silhouette.
Purtroppo, questo primo impatto nel complesso molto buono si rivela essere alla lunga snervante.
Sempre più misteri vengono aggiunti, sempre meno vengono risolti. Man mano che la narrazione procede questa diventa sempre più intricata: il che non sarebbe assolutamente un difetto se ben gestita e con adeguate spiegazioni. Non è purtroppo il caso di "Mawaru Penguindrum", dove la narrazione diventa letteralmente schiava della necessità del regista di infarcire la serie di simbolismi e metafore. Le spiegazioni degli eventi vengono spesso affidate a discorsi e immagini metaforiche, creando quindi un pastrocchio narrativo, indubbiamente colorato e affascinante, ma spesso barocco, ridondante e caotico. La serie, circa a metà, inizia a scricchiolare sotto il peso del simbolismo e si presenta con situazioni al limite della comprensione, eccessivamente slegate fra loro e personaggi decisamente incoerenti nelle proprie azioni. Terribilmente abusato poi l'espediente dei flashback, spesso più confondenti che esplicativi.
Alcune figure metaforiche invece sono decisamente ben riuscite: i deliziosi pinguini che accompagnano i tre fratelli, protagonisti di una serie di siparietti spesso comici, sottolineano molti aspetti dei punti più salienti della narrazione.
Lo spettatore giunge alla fine della serie con l'idea di aver compreso alcuni messaggi di fondo della serie, come l'importanza della famiglia e dell'amore, o la necessità di soffrire per poter ottenere dei risultati. Nel complesso però non si può dire che si sia capito cosa effettivamente sia successo nella storia.
Dal punto di vista tecnico la produzione è ineccepibile: le animazioni e il chara design sono ben fatti e accattivanti, e anche la CG è ottimamente inserita, senza mai oscurare l'animazione tradizionale. Le OST, per quanto non memorabili, accompagnano ottimamente l'opera.
Anche il doppiaggio italiano merita una menzione d'onore: tutti i doppiatori sono stati perfetti nella loro interpretazione, ma voglio fare un plauso particolare a Massimo Lodolo, davvero fantastico nel ruolo di Sanetoshi.
In definitiva, "Mawaru Penguindrum" è un anime sicuramente intrigante e di altissima qualità tecnica, ma che paga un prezzo molto alto in termini di narrazione e fruibilità dell'opera per la necessità quasi ossessiva di dover inserire simbolismi e metafore, che diventa quanto mai evidente nella seconda parte dell'anime. Troppe domande importanti non ricevono risposte concrete, ma solo allusioni e mezze verità, che lasciano ancor più spaesato e insoddisfatto lo spettatore.
Mi sembra appropriato terminare la recensione con una metafora che secondo me descrive bene la mia impressione sull'anime: "Mawaru Penguindrum" è come una grande e bellissima scatola, con mille rifiniture e adornata da tante, coloratissime pietre preziose. Una volta aperta però ci troviamo di fronte a un contenuto ben misero rispetto all'impressione che ci eravamo fatti prima di aprire la scatola.
Un vero peccato.
Ma andiamo con ordine.
L'anime si concentra sulla storia dei tre fratelli Takakura: Kanba, Shoma e Himari. I tre ragazzi sono rimasti soli dopo la scomparsa dei genitori e vivono una modesta ma serena vita quotidiana. La loro casa esprime molto bene questa situazione: una deliziosa baracca variopinta con mille colori, sempre illuminata, quasi fiabesca.
I tre ragazzi un giorno decidono di recarsi all'acquario, ma durante la gita accade una disgrazia: Himari, la sorellina minore da sempre malaticcia, collassa e muore. I due fratelli sono affranti e disperati, quando improvvisamente dal letto di morte Himari si alza. È dotata di uno strano copricapo a forma di pinguino e la sua personalità non è più la stessa: ella è posseduta da un'entità misteriosa, capace di mantenere Himari in vita. L'entità affida a Kanba e Shoma un compito, riportarle il misterioso "Pingdrum" ("Penguindrum" nell'originale giapponese).
La storia di "Mawaru Penguindrum" parte con delle premesse ottime, che invogliano lo spettatore a continuarne la visione. Molti misteri si presentano allo spettatore: "Chi è l'entità che ha salvato Himari?" "Cos'è il Pingdrum? E a che serve?". Il tutto condito da una deliziosa dose di surrealismo e scelte stilistiche in un primo momento affascinanti, come le sequenze narrative ambientate in metropolitana, o la scelta di rappresentare i passanti come delle semplici silhouette.
Purtroppo, questo primo impatto nel complesso molto buono si rivela essere alla lunga snervante.
Sempre più misteri vengono aggiunti, sempre meno vengono risolti. Man mano che la narrazione procede questa diventa sempre più intricata: il che non sarebbe assolutamente un difetto se ben gestita e con adeguate spiegazioni. Non è purtroppo il caso di "Mawaru Penguindrum", dove la narrazione diventa letteralmente schiava della necessità del regista di infarcire la serie di simbolismi e metafore. Le spiegazioni degli eventi vengono spesso affidate a discorsi e immagini metaforiche, creando quindi un pastrocchio narrativo, indubbiamente colorato e affascinante, ma spesso barocco, ridondante e caotico. La serie, circa a metà, inizia a scricchiolare sotto il peso del simbolismo e si presenta con situazioni al limite della comprensione, eccessivamente slegate fra loro e personaggi decisamente incoerenti nelle proprie azioni. Terribilmente abusato poi l'espediente dei flashback, spesso più confondenti che esplicativi.
Alcune figure metaforiche invece sono decisamente ben riuscite: i deliziosi pinguini che accompagnano i tre fratelli, protagonisti di una serie di siparietti spesso comici, sottolineano molti aspetti dei punti più salienti della narrazione.
Lo spettatore giunge alla fine della serie con l'idea di aver compreso alcuni messaggi di fondo della serie, come l'importanza della famiglia e dell'amore, o la necessità di soffrire per poter ottenere dei risultati. Nel complesso però non si può dire che si sia capito cosa effettivamente sia successo nella storia.
Dal punto di vista tecnico la produzione è ineccepibile: le animazioni e il chara design sono ben fatti e accattivanti, e anche la CG è ottimamente inserita, senza mai oscurare l'animazione tradizionale. Le OST, per quanto non memorabili, accompagnano ottimamente l'opera.
Anche il doppiaggio italiano merita una menzione d'onore: tutti i doppiatori sono stati perfetti nella loro interpretazione, ma voglio fare un plauso particolare a Massimo Lodolo, davvero fantastico nel ruolo di Sanetoshi.
In definitiva, "Mawaru Penguindrum" è un anime sicuramente intrigante e di altissima qualità tecnica, ma che paga un prezzo molto alto in termini di narrazione e fruibilità dell'opera per la necessità quasi ossessiva di dover inserire simbolismi e metafore, che diventa quanto mai evidente nella seconda parte dell'anime. Troppe domande importanti non ricevono risposte concrete, ma solo allusioni e mezze verità, che lasciano ancor più spaesato e insoddisfatto lo spettatore.
Mi sembra appropriato terminare la recensione con una metafora che secondo me descrive bene la mia impressione sull'anime: "Mawaru Penguindrum" è come una grande e bellissima scatola, con mille rifiniture e adornata da tante, coloratissime pietre preziose. Una volta aperta però ci troviamo di fronte a un contenuto ben misero rispetto all'impressione che ci eravamo fatti prima di aprire la scatola.
Un vero peccato.
<b>Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler</b>
Dopo dodici anni dalla sua ultima opera, "La rivoluzione di Utena", torna alla regia Kunihiko Ikuhara, quello che per me risulta essere uno dei registi più sopravvalutati di sempre nell'ambito dell'animazione. "Mawaru Penguindrum" è una serie della stagione estiva 2011 composta da ventiquattro episodi di durata canonica, prodotta dallo studio Brains Base e portata in Italia dalla Dynit.
Shoma e Kanba Takakura sono due fratelli che vivono in una umile casa tutt'altro che sfarzosa, in compagnia della loro sorellina più piccola, Himari, affetta da una grave e incurabile malattia. Un giorno, dopo una breve gita al centro commerciale, Himari decede a causa del proprio male, ma grazie a uno strano cappello a forma di pinguino acquistato come souvenir solo pochi istanti prima, il suo corpo viene posseduto da una misteriosa presenza che in cambio di un favore le ridona la vita. I due fratelli sono disposti a tutto pur di salvare la loro amata sorella, e si mettono dunque alla ricerca del "Penguindrum", un oggetto misterioso dalla forma sconosciuta.
La trama ha tutte le premesse per svilupparsi bene, ma finisce col tirarsi la zappa sui piedi da sola, ingarbugliandosi più del dovuto. Troppe incomprensioni, troppe figure metaforiche e soprattutto pochissime informazioni fornite. Seguire il senso di alcuni dialoghi diventa veramente impegnativo e prima ancora terribilmente noioso. La noia sembra essere proprio uno degli elementi principali che compongono l'opera, che, ad esclusione della fase iniziale più spensierata, alterna continuativamente un episodio ben riuscito a un altro soporifero. Il risultato è quello di una narrazione discontinua, altalenante e poco coinvolgente.
A fomentare ulteriormente questa lentezza narrativa troviamo quello che sembra essere un cardine della regia di Ikuhara: il riciclo infinito di scene; piccoli spezzoni riproposti decine e decine di volte in soli ventiquattro episodi non aiutano certamente a migliorare la situazione.
Altro punto a sfavore dell'opera è una debole caratterizzazione dei personaggi. Essi agiscono in maniera sconclusionata e poco credibile, il più delle volte contraddicendosi, e sembrano non avere una vera ragione di esistere.
Anche dal punto di vista tecnico "Mawaru Penguindrum" non è niente di eccezionale, con colori forti e un tratto semplice e marcato. Il design dei personaggi è gradevole, le animazioni tutto sommato fluide e i fondali sufficientemente dettagliati. Il comparto sonoro propone delle OST intriganti ma che non sempre riescono a catturare l'attenzione, e un doppiaggio adeguato. Opening ed ending non mi sono affatto piaciute.
Il finale è sicuramente la parte migliore dell'opera. A molti interrogativi viene finalmente data una risposta più o meno concreta, e bisogna ammettere che alcune rivelazioni, sommate alla conclusione scelta, fanno un certo effetto.
Ma in sostanza, di cosa tratta "Mawaru Penguindrum"?
Di molte, troppe cose per poterle elencare e analizzare adeguatamente in una semplice recensione. Cercherò dunque di riassumere il più brevemente possibile alcuni di quelli che potrebbero essere definiti i punti fondamentali dell'opera.
Ciò che salta all'occhio, ed è impossibile non notare, è che per tutta la durata della serie viene presentata una riflessione sul destino. Che cosa ne pensa Ikuhara in merito? Difficile a dirsi, la conclusione più sensata è quella che il regista non vi creda affatto, o meglio creda che sia l'uomo stesso a influenzarlo attraverso le proprie scelte; è evidente come il regista tenda a sottolineare questo punto, e per rappresentare il tutto più chiaramente inscena una sorta di scontro che fa da base all'intera vicenda, quello fra Sanetoshi e Momoka. Il primo incarna ovviamente la predestinazione, mentre la seconda la possibilità di scelta da parte del genere umano.
Il tema centrale dell'opera sembra essere tuttavia l'amore, l'accettazione della persona per quello che realmente è, e non per quello che la società vuole che sia. Come il "destino", anche l'amore viene citato innumerevoli volte da parte dei personaggi, ed è rappresentato dalla mela rossa, che infine si rivela essere anche il tanto misterioso "Penguindrum". Un amore puro e incorruttibile, in grado di donare la vita.
L'altra domanda che sorge spontanea è la seguente: in tutto questo casino a cosa servono, cosa rappresentano i tre pinguini che accompagnano i protagonisti nella loro avventura? Ho provato in tutti i modi a documentarmi e a ragionarvi, ma l'unica conclusione attendibile è che essi siano completamente inutili, piazzati tatticamente per attirare una più corposa fetta di pubblico. Di fatto, essi rimarranno ben impressi nella mente dello spettatore, diverranno il marchio di quest'opera (aiutati anche dall'assonanza del titolo), e sono convinto che in molti abbiano intrapreso la visione di "Mawaru" solamente per vedere come sarebbero stati utilizzati. E' innegabile che le scene aventi loro come protagonisti siano divertenti e alleggeriscano la visione, tuttavia è una tipologia di fanservice che potrebbe risultare difficile da digerire.
Tirando le somme, se dovessi consigliare la visione di "Mawaru Penguindrum" a qualcuno, lo farei con le pinze. Sicuramente un'opera non adatta alla maggioranza del pubblico, troppo pesante e noiosa, senza contare che richiede un notevole impegno per essere interpretata. Se siete alla ricerca di una serie leggera e divertente, non fatevi ingannare dalla confezione colorata e dai piccoli, simpatici pinguini. In caso contrario, preparatevi a spremere le meningi.
Dopo dodici anni dalla sua ultima opera, "La rivoluzione di Utena", torna alla regia Kunihiko Ikuhara, quello che per me risulta essere uno dei registi più sopravvalutati di sempre nell'ambito dell'animazione. "Mawaru Penguindrum" è una serie della stagione estiva 2011 composta da ventiquattro episodi di durata canonica, prodotta dallo studio Brains Base e portata in Italia dalla Dynit.
Shoma e Kanba Takakura sono due fratelli che vivono in una umile casa tutt'altro che sfarzosa, in compagnia della loro sorellina più piccola, Himari, affetta da una grave e incurabile malattia. Un giorno, dopo una breve gita al centro commerciale, Himari decede a causa del proprio male, ma grazie a uno strano cappello a forma di pinguino acquistato come souvenir solo pochi istanti prima, il suo corpo viene posseduto da una misteriosa presenza che in cambio di un favore le ridona la vita. I due fratelli sono disposti a tutto pur di salvare la loro amata sorella, e si mettono dunque alla ricerca del "Penguindrum", un oggetto misterioso dalla forma sconosciuta.
La trama ha tutte le premesse per svilupparsi bene, ma finisce col tirarsi la zappa sui piedi da sola, ingarbugliandosi più del dovuto. Troppe incomprensioni, troppe figure metaforiche e soprattutto pochissime informazioni fornite. Seguire il senso di alcuni dialoghi diventa veramente impegnativo e prima ancora terribilmente noioso. La noia sembra essere proprio uno degli elementi principali che compongono l'opera, che, ad esclusione della fase iniziale più spensierata, alterna continuativamente un episodio ben riuscito a un altro soporifero. Il risultato è quello di una narrazione discontinua, altalenante e poco coinvolgente.
A fomentare ulteriormente questa lentezza narrativa troviamo quello che sembra essere un cardine della regia di Ikuhara: il riciclo infinito di scene; piccoli spezzoni riproposti decine e decine di volte in soli ventiquattro episodi non aiutano certamente a migliorare la situazione.
Altro punto a sfavore dell'opera è una debole caratterizzazione dei personaggi. Essi agiscono in maniera sconclusionata e poco credibile, il più delle volte contraddicendosi, e sembrano non avere una vera ragione di esistere.
Anche dal punto di vista tecnico "Mawaru Penguindrum" non è niente di eccezionale, con colori forti e un tratto semplice e marcato. Il design dei personaggi è gradevole, le animazioni tutto sommato fluide e i fondali sufficientemente dettagliati. Il comparto sonoro propone delle OST intriganti ma che non sempre riescono a catturare l'attenzione, e un doppiaggio adeguato. Opening ed ending non mi sono affatto piaciute.
Il finale è sicuramente la parte migliore dell'opera. A molti interrogativi viene finalmente data una risposta più o meno concreta, e bisogna ammettere che alcune rivelazioni, sommate alla conclusione scelta, fanno un certo effetto.
Ma in sostanza, di cosa tratta "Mawaru Penguindrum"?
Di molte, troppe cose per poterle elencare e analizzare adeguatamente in una semplice recensione. Cercherò dunque di riassumere il più brevemente possibile alcuni di quelli che potrebbero essere definiti i punti fondamentali dell'opera.
Ciò che salta all'occhio, ed è impossibile non notare, è che per tutta la durata della serie viene presentata una riflessione sul destino. Che cosa ne pensa Ikuhara in merito? Difficile a dirsi, la conclusione più sensata è quella che il regista non vi creda affatto, o meglio creda che sia l'uomo stesso a influenzarlo attraverso le proprie scelte; è evidente come il regista tenda a sottolineare questo punto, e per rappresentare il tutto più chiaramente inscena una sorta di scontro che fa da base all'intera vicenda, quello fra Sanetoshi e Momoka. Il primo incarna ovviamente la predestinazione, mentre la seconda la possibilità di scelta da parte del genere umano.
Il tema centrale dell'opera sembra essere tuttavia l'amore, l'accettazione della persona per quello che realmente è, e non per quello che la società vuole che sia. Come il "destino", anche l'amore viene citato innumerevoli volte da parte dei personaggi, ed è rappresentato dalla mela rossa, che infine si rivela essere anche il tanto misterioso "Penguindrum". Un amore puro e incorruttibile, in grado di donare la vita.
L'altra domanda che sorge spontanea è la seguente: in tutto questo casino a cosa servono, cosa rappresentano i tre pinguini che accompagnano i protagonisti nella loro avventura? Ho provato in tutti i modi a documentarmi e a ragionarvi, ma l'unica conclusione attendibile è che essi siano completamente inutili, piazzati tatticamente per attirare una più corposa fetta di pubblico. Di fatto, essi rimarranno ben impressi nella mente dello spettatore, diverranno il marchio di quest'opera (aiutati anche dall'assonanza del titolo), e sono convinto che in molti abbiano intrapreso la visione di "Mawaru" solamente per vedere come sarebbero stati utilizzati. E' innegabile che le scene aventi loro come protagonisti siano divertenti e alleggeriscano la visione, tuttavia è una tipologia di fanservice che potrebbe risultare difficile da digerire.
Tirando le somme, se dovessi consigliare la visione di "Mawaru Penguindrum" a qualcuno, lo farei con le pinze. Sicuramente un'opera non adatta alla maggioranza del pubblico, troppo pesante e noiosa, senza contare che richiede un notevole impegno per essere interpretata. Se siete alla ricerca di una serie leggera e divertente, non fatevi ingannare dalla confezione colorata e dai piccoli, simpatici pinguini. In caso contrario, preparatevi a spremere le meningi.
Avevo sentito molto parlare di questo anime, quasi sempre in modo molto positivo, per cui quando ho cominciato a vederlo nutrivo grandissime aspettative su di esso. Purtroppo questo "Mawaru Penguin Drum" era destinato a deluderle in modo clamoroso: lentissimo, confusionario, noioso sono solo pochi dei diversi aggettivi che si sono affollati nella mia mente allo scorrere dei diversi episodi. Più di una volta ho addirittura pensato fosse il caso di 'dropparlo'; poi però mi sono sforzato di vederlo fino alla fine nella speranza di trovarci un non so nemmeno io cosa che potesse farmi rivalutare il tutto. L'attesa, invece, si è rivelata vana.
Cominciamo con alcuni cenni sulla trama. Kanba e Shoma sono due fratelli che vivono da soli insieme alla propria sorellina Himari; quest'ultima purtroppo è affetta da una gravissima malattia e a causa di questa un bel giorno muore. Il dolore dei due fratelli è grande; ma ancora più grande è la loro sorpresa quando vedono all'improvviso la ragazzina rianimarsi sul letto di morte. La loro gioia, però, dura poco, in quanto la persona che si ritrovano davanti non è la sorella che conoscevano, ma una persona diversa; questa informa i fratelli che ha concesso alla piccola Himari del tempo supplementare di vita che dovrà essere sfruttato cercando un misterioso "penguin drum": solo trovando questo peculiare oggetto sarà possibile salvare definitivamente Himari dalla sua malattia.
La trama, inizialmente, non sembra nulla di troppo complesso: trasformazioni in stile "Sailor moon", una malattia incurabile, due fratelli alla ricerca di una specie di "Sacro Graal" e tanti pinguini. Con lo scorrere degli episodi, però, la faccenda si complica terribilmente: i due fratelli cominciano a mostrare un'anima tormentata e impenetrabile; entrano in scena nuovi personaggi dalla personalità contorta e tormentata; si fa un uso abbondante di flashback attraverso i quali sarà possibile raccogliere informazioni sul passato dei protagonisti che, se da un lato rispondono a talune domande, dall'altro ne pongono altre ancora più complesse; la scena si sposta di continuo dalla realtà al sogno e a un piano metafisico pieno zeppo di simbolismi. Tanta roba, insomma: verrebbe quasi da gridare al miracolo. Ma è davvero così?
Per proporre una sceneggiatura del genere l'autore deve, allo stesso tempo, imporsi una cura maniacale dei particolari, avere ben chiaro da dove si vuole partire e dove si vuole arrivare, riuscire a trasmettere il messaggio allo spettatore o almeno fornirgli gli strumenti per arrivare a capirlo da solo. In "Mawaru Penguin Drum" accade tutto questo? A sentire l'entusiasmo manifestato dalla maggior parte dell'utenza la risposta dovrebbe essere sì; dal mio punto di vista invece la risposta è un netto no.
In primo luogo, a mio avviso, l'autore si dimostra troppo confusionario e l'opera risulta piena di contraddizioni e di eventi che non hanno un seguito. Sfruttando l'incredibile lentezza della narrazione, sembra che l'intento sia quello di spingere lo spettatore a dimenticare certe cose in modo da non sentirsi in obbligo di dargli una spiegazione dopo.
In secondo luogo, pur paragonando questa storia a un viaggio in metropolitana, il percorso seguito non è affatto lineare, ma è pieno di assurde deviazioni fatte di buchi ed eventi messi lì un po' a casaccio. L'impressione è che nemmeno l'autore sapesse di preciso dove volesse andare a parare e che tutto sia basato sull'improvvisazione.
Infine, il messaggio di questo anime arriva frammentato, come un complesso puzzle a cui mancano diversi pezzi. Sia chiaro, non sono uno di quelli che vogliono il piatto cotto e mangiato e credo che un certo spazio all'interpretazione personale sia sempre il benvenuto. Ma com'è possibile farlo per un anime che non fornisce gli strumenti richiesti per svolgere quest'attività celebrale? I fronti lasciati aperti sono troppi, e invece di seguire una precisa logica essi sembrano dettati solo da un inutile desiderio di sensazionalismo.
In definitiva, non so se consigliare o meno la visione di questo anime: se avete voglia di tentare di carpirne i segreti, accomodatevi pure; in caso contrario, meglio lasciar perdere.
Cominciamo con alcuni cenni sulla trama. Kanba e Shoma sono due fratelli che vivono da soli insieme alla propria sorellina Himari; quest'ultima purtroppo è affetta da una gravissima malattia e a causa di questa un bel giorno muore. Il dolore dei due fratelli è grande; ma ancora più grande è la loro sorpresa quando vedono all'improvviso la ragazzina rianimarsi sul letto di morte. La loro gioia, però, dura poco, in quanto la persona che si ritrovano davanti non è la sorella che conoscevano, ma una persona diversa; questa informa i fratelli che ha concesso alla piccola Himari del tempo supplementare di vita che dovrà essere sfruttato cercando un misterioso "penguin drum": solo trovando questo peculiare oggetto sarà possibile salvare definitivamente Himari dalla sua malattia.
La trama, inizialmente, non sembra nulla di troppo complesso: trasformazioni in stile "Sailor moon", una malattia incurabile, due fratelli alla ricerca di una specie di "Sacro Graal" e tanti pinguini. Con lo scorrere degli episodi, però, la faccenda si complica terribilmente: i due fratelli cominciano a mostrare un'anima tormentata e impenetrabile; entrano in scena nuovi personaggi dalla personalità contorta e tormentata; si fa un uso abbondante di flashback attraverso i quali sarà possibile raccogliere informazioni sul passato dei protagonisti che, se da un lato rispondono a talune domande, dall'altro ne pongono altre ancora più complesse; la scena si sposta di continuo dalla realtà al sogno e a un piano metafisico pieno zeppo di simbolismi. Tanta roba, insomma: verrebbe quasi da gridare al miracolo. Ma è davvero così?
Per proporre una sceneggiatura del genere l'autore deve, allo stesso tempo, imporsi una cura maniacale dei particolari, avere ben chiaro da dove si vuole partire e dove si vuole arrivare, riuscire a trasmettere il messaggio allo spettatore o almeno fornirgli gli strumenti per arrivare a capirlo da solo. In "Mawaru Penguin Drum" accade tutto questo? A sentire l'entusiasmo manifestato dalla maggior parte dell'utenza la risposta dovrebbe essere sì; dal mio punto di vista invece la risposta è un netto no.
In primo luogo, a mio avviso, l'autore si dimostra troppo confusionario e l'opera risulta piena di contraddizioni e di eventi che non hanno un seguito. Sfruttando l'incredibile lentezza della narrazione, sembra che l'intento sia quello di spingere lo spettatore a dimenticare certe cose in modo da non sentirsi in obbligo di dargli una spiegazione dopo.
In secondo luogo, pur paragonando questa storia a un viaggio in metropolitana, il percorso seguito non è affatto lineare, ma è pieno di assurde deviazioni fatte di buchi ed eventi messi lì un po' a casaccio. L'impressione è che nemmeno l'autore sapesse di preciso dove volesse andare a parare e che tutto sia basato sull'improvvisazione.
Infine, il messaggio di questo anime arriva frammentato, come un complesso puzzle a cui mancano diversi pezzi. Sia chiaro, non sono uno di quelli che vogliono il piatto cotto e mangiato e credo che un certo spazio all'interpretazione personale sia sempre il benvenuto. Ma com'è possibile farlo per un anime che non fornisce gli strumenti richiesti per svolgere quest'attività celebrale? I fronti lasciati aperti sono troppi, e invece di seguire una precisa logica essi sembrano dettati solo da un inutile desiderio di sensazionalismo.
In definitiva, non so se consigliare o meno la visione di questo anime: se avete voglia di tentare di carpirne i segreti, accomodatevi pure; in caso contrario, meglio lasciar perdere.
Voler stupire a tutti i costi e con ogni mezzo, indipendentemente dall'ambito di riferimento, molto spesso non si rivela una scelta vincente, anzi: in assenza di caratteristiche imprescindibili e fondamentali quali esperienza, passione, abilità e capacità di discernimento, infatti, il rischio di risultare sterili, vuoti, inutili, perfino pretenziosi, nonostante l'originalità e i vari virtuosismi tecnici o stilistici adoperati, diviene dura verità, certezza. Nel campo delle opere di intrattenimento vi sono numerosi casi del genere, prodotti di vario tipo definibili, in breve, unicamente come meri esercizi di stile dei rispettivi autori.
Fortunatamente, a dispetto delle feroci critiche che lo inseriscono in tale infamante categoria, questo non è il caso di "Mawaru Penguindrum", anime in ventiquattro episodi diretto da Kunihiko Ikuhara ("Utena", "Sailor Moon S").
Esiste il Destino? Se sì, è possibile opporvisi? E con quale mezzo? Cosa poi, tra gli eventi dolorosi, occorre accettare e cosa no? E' giusto che le colpe dei padri ricadano sui figli? Che senso ha vivere quando si perde la Luce, la fonte della felicità?
"Mawaru Penguindrum" si pone, riuscendoci, l'arduo obiettivo di fornire una risposta convincente a queste domande pesanti, difficili, la cui soluzione coinvolge tanto i personaggi, che ne hanno bisogno per salvare e proteggere quanto hanno di più caro, quanto il pubblico. Si tratta quindi di una serie piuttosto particolare e probabilmente non per tutti i gusti, ma che comunque è in grado innegabilmente di colpire l'attenzione proprio per queste (e molte altre) delicate tematiche e per il modo in cui esse risultano perfettamente integrate con la trama, ricchissima di dettagli e cliffhanger come anche di una buona comicità, efficace nello stemperare e alleggerire situazioni anche drammatiche.
Soprattutto, però, "Mawaru Penguindrum" riesce a comunicare in maniera fortissima un messaggio universale di amore al quale è impossibile rimanere indifferenti, poiché si tratta di quell'Amore in grado di trascendere il tempo e vincere la morte, ridonare la vita, cambiare il Destino, restituire speranza e indicare la via per la felicità anche quando sembra tutto perduto, quando si viene privati di ogni cosa, quando il dolore e la perdita dilaniano e distruggono irreparabilmente anche l'anima.
E lo fa attraverso un cast splendidamente caratterizzato, in alcuni frangenti assurdo e sopra le righe, in altri cupo o malinconico, di cui vengono analizzati dubbi, timori, sentimenti, sogni, desideri. Notevole attenzione è posta anche sui legami che uniscono questi personaggi, legami spesso d'amore appunto, da quello famigliare a quello per un amico o per il partner. Amore che, in ogni sua sfaccettatura, diviene quindi mezzo, fine e motore stesso, il più delle volte, delle loro azioni, fonte della loro forza, scudo contro la morte, come ben testimoniano i tre protagonisti Himari, Kanba e Shoma e anche gli altri comprimari, Ringo Oginome in primis.
Tutto questo rende "Mawaru Penguindrum" una storia sentita, molto incisiva, di forte impatto, grazie anche alla moltitudine di simbolismi grafici e concettuali (cui andrebbe dedicata, per completezza, un'ulteriore recensione) che la impreziosiscono ulteriormente, donandole un'aura onirica, sognante, a volte un po' criptica. Cripticità che però non sfocia mai nell'incomprensibilità o nell'incoerenza e che anzi si rivela un ulteriore pregio della serie, che infatti intrattiene, senza divenire mai pesante, riuscendo sì a stupire, ma anche a colpire e ad essere tutt'altro che vuota.
A onor del vero va anche detto che tutto questo potrebbe non essere perfettamente intuibile negli episodi iniziali: essi, infatti, si presentano apparentemente come un calderone sconclusionato e inconcludente di eventi, simbolismi e citazioni non sempre immediate, comicità, atmosfere ora deliranti, ora angosciose o malinconiche, e personaggi in diversi frangenti totalmente squilibrati, che non rendono chiaro lo scopo, la finalità della serie stessa. Si tratta comunque di puntate estremamente piacevoli, in cui vengono analizzati o costruiti i rapporti tra i protagonisti (come quello tra i tre fratelli o tra Ringo e Shoma), in cui si comincia già a dare spazio a riflessioni di vario tipo e in cui vengono disseminati i primi indizi fondamentali per la comprensione totale dell'anime che, di fatto, risulta studiato in maniera certosina in ogni sua parte.
Tali dettagli sono infatti la base di tutti i colpi di scena della seconda parte, che abbandona parzialmente le atmosfere allegre e spensierate sfruttate in precedenza a favore di momenti più drammatici e intimistici, per culminare poi in uno splendido, commovente finale in cui ogni cerchio viene chiuso senza intoppi e ogni cosa trova la sua giusta collocazione.
La parte tecnica dell'opera non è da meno rispetto al suo contenuto, grazie a un bel chara design, a una colonna sonora orecchiabile e ben integrata con la narrazione, e alle inquadrature sempre di forte impatto visivo ed emotivo adoperate. Menzione d'onore anche per il doppiaggio italiano della Dynit, ineccepibile sia nell'adattamento che nella scelta delle voci, Manuel Meli in primis, che offre un'interpretazione perfetta di Shoma.
Concludendo, mi sento di consigliare spassionatamente, nonostante le diverse particolarità e stramberie, quello che per me è un vero gioiellino dell'animazione degli ultimi anni, simbolo di positività e bellezza, capace di donare molto se gli si concede la considerazione che merita. Se se ne vogliono cogliere tutte le sfumature, è necessario, infatti, dedicare a "Mawaru Penguindrum" la giusta attenzione, evitando tassativamente una visione frammentaria degli episodi che potrebbe portare a valutare la serie come vuota, pretenziosa, inconcludente e eccessivamente contorta, quando di fatto non è nulla di tutto ciò.
Fortunatamente, a dispetto delle feroci critiche che lo inseriscono in tale infamante categoria, questo non è il caso di "Mawaru Penguindrum", anime in ventiquattro episodi diretto da Kunihiko Ikuhara ("Utena", "Sailor Moon S").
Esiste il Destino? Se sì, è possibile opporvisi? E con quale mezzo? Cosa poi, tra gli eventi dolorosi, occorre accettare e cosa no? E' giusto che le colpe dei padri ricadano sui figli? Che senso ha vivere quando si perde la Luce, la fonte della felicità?
"Mawaru Penguindrum" si pone, riuscendoci, l'arduo obiettivo di fornire una risposta convincente a queste domande pesanti, difficili, la cui soluzione coinvolge tanto i personaggi, che ne hanno bisogno per salvare e proteggere quanto hanno di più caro, quanto il pubblico. Si tratta quindi di una serie piuttosto particolare e probabilmente non per tutti i gusti, ma che comunque è in grado innegabilmente di colpire l'attenzione proprio per queste (e molte altre) delicate tematiche e per il modo in cui esse risultano perfettamente integrate con la trama, ricchissima di dettagli e cliffhanger come anche di una buona comicità, efficace nello stemperare e alleggerire situazioni anche drammatiche.
Soprattutto, però, "Mawaru Penguindrum" riesce a comunicare in maniera fortissima un messaggio universale di amore al quale è impossibile rimanere indifferenti, poiché si tratta di quell'Amore in grado di trascendere il tempo e vincere la morte, ridonare la vita, cambiare il Destino, restituire speranza e indicare la via per la felicità anche quando sembra tutto perduto, quando si viene privati di ogni cosa, quando il dolore e la perdita dilaniano e distruggono irreparabilmente anche l'anima.
E lo fa attraverso un cast splendidamente caratterizzato, in alcuni frangenti assurdo e sopra le righe, in altri cupo o malinconico, di cui vengono analizzati dubbi, timori, sentimenti, sogni, desideri. Notevole attenzione è posta anche sui legami che uniscono questi personaggi, legami spesso d'amore appunto, da quello famigliare a quello per un amico o per il partner. Amore che, in ogni sua sfaccettatura, diviene quindi mezzo, fine e motore stesso, il più delle volte, delle loro azioni, fonte della loro forza, scudo contro la morte, come ben testimoniano i tre protagonisti Himari, Kanba e Shoma e anche gli altri comprimari, Ringo Oginome in primis.
Tutto questo rende "Mawaru Penguindrum" una storia sentita, molto incisiva, di forte impatto, grazie anche alla moltitudine di simbolismi grafici e concettuali (cui andrebbe dedicata, per completezza, un'ulteriore recensione) che la impreziosiscono ulteriormente, donandole un'aura onirica, sognante, a volte un po' criptica. Cripticità che però non sfocia mai nell'incomprensibilità o nell'incoerenza e che anzi si rivela un ulteriore pregio della serie, che infatti intrattiene, senza divenire mai pesante, riuscendo sì a stupire, ma anche a colpire e ad essere tutt'altro che vuota.
A onor del vero va anche detto che tutto questo potrebbe non essere perfettamente intuibile negli episodi iniziali: essi, infatti, si presentano apparentemente come un calderone sconclusionato e inconcludente di eventi, simbolismi e citazioni non sempre immediate, comicità, atmosfere ora deliranti, ora angosciose o malinconiche, e personaggi in diversi frangenti totalmente squilibrati, che non rendono chiaro lo scopo, la finalità della serie stessa. Si tratta comunque di puntate estremamente piacevoli, in cui vengono analizzati o costruiti i rapporti tra i protagonisti (come quello tra i tre fratelli o tra Ringo e Shoma), in cui si comincia già a dare spazio a riflessioni di vario tipo e in cui vengono disseminati i primi indizi fondamentali per la comprensione totale dell'anime che, di fatto, risulta studiato in maniera certosina in ogni sua parte.
Tali dettagli sono infatti la base di tutti i colpi di scena della seconda parte, che abbandona parzialmente le atmosfere allegre e spensierate sfruttate in precedenza a favore di momenti più drammatici e intimistici, per culminare poi in uno splendido, commovente finale in cui ogni cerchio viene chiuso senza intoppi e ogni cosa trova la sua giusta collocazione.
La parte tecnica dell'opera non è da meno rispetto al suo contenuto, grazie a un bel chara design, a una colonna sonora orecchiabile e ben integrata con la narrazione, e alle inquadrature sempre di forte impatto visivo ed emotivo adoperate. Menzione d'onore anche per il doppiaggio italiano della Dynit, ineccepibile sia nell'adattamento che nella scelta delle voci, Manuel Meli in primis, che offre un'interpretazione perfetta di Shoma.
Concludendo, mi sento di consigliare spassionatamente, nonostante le diverse particolarità e stramberie, quello che per me è un vero gioiellino dell'animazione degli ultimi anni, simbolo di positività e bellezza, capace di donare molto se gli si concede la considerazione che merita. Se se ne vogliono cogliere tutte le sfumature, è necessario, infatti, dedicare a "Mawaru Penguindrum" la giusta attenzione, evitando tassativamente una visione frammentaria degli episodi che potrebbe portare a valutare la serie come vuota, pretenziosa, inconcludente e eccessivamente contorta, quando di fatto non è nulla di tutto ciò.
"Proseguiamo con la strategia di sopravvivenza?"
(Himari Takakura)
"Mawaru-Penguindrum" è una serie anime della stagione estiva 2011 che segna il ritorno di Kunihiko Ikuhara alla regia dopo aver diretto il film de "La Rivoluzione di Utena" nel 1999. La serie è stata prodotta dallo studio Brains Base ed è composta da 24 episodi. La Dynit l'ha acquistata nel 2012, ed è stata trasmessa da Rai4 dal 20 settembre 2012 all'11 aprile 2013 nell'Anime Thursday.
Andiamo per punti, analizzando ogni singolo aspetto dell'opera.
Trama: I tre fratelli Takakura, i due gemelli Shoma e Kanba, e la loro sorellina malata Himari vivono insieme in una baracca fatta di legno e lamiera. Un giorno decidono di andare a visitare l'acquario, e mentre Shoma sta comprando un souvenir (un cappello a forma di pinguino) ad Himari, quest'ultima ha un collasso e muore poco dopo in ospedale. All'obitorio i due fratelli sono disperati, ma all'improvviso Himari si rialza con indosso il capello pinguino che Shoma le ha comprato all'acquario. Il "miracolo" che l'ha fatta tornare in vita è dovuto all'entità che risiede nel cappello, chiamata "Princess of the Crystal". Quest'ultima stringe un patto con i due fratelli: lei terrà Himari in vita solo se i due fratelli riusciranno a trovare il "Penguindrum", un oggetto sconosciuto di cui nessuno conosce l'aspetto. Ad aiutarli nell'impresa, l'entità affianca ai tre fratelli tre pinguini blu, che solo loro sono in grado di vedere.
La trama di questa serie potrebbe apparire semplice all'inizio, ma man mano che la serie andrà avanti, quest'ultima si farà sempre più complessa e profonda.
Apparato tecnico: Che dire dell'apparato tecnico di questa serie? Si può dire che ci sono dei punti in cui eccelle notevolmente, mentre in altri rimane altalenante. Ho trovato molto gradevole il character design a cura di Terumi Nishii, usato solo per i personaggi principali dell'opera, mentre quelli di poco conto (come le folle di persone) saranno rappresentate come gli omini dei cartelli stradali. La grafica in alcune parti della storia non viene sfruttata a dovere: infatti a volte ci ritroveremo con delle animazioni non molto entusiasmanti. In altre parti, invece, le animazioni saranno molto curate e tendenti al reale.
La maggior parte delle vicende si svolgerà nella metropolitana, con tanto di cartelli che indicano in quale luogo si dirigono i protagonisti.
Le musiche, a cura di Yukari Hashimoto, sono sempre adatte alle situazioni, riuscendo anche a trasmettere l'ansia e la tensione nei momenti giusti.
Le opening sono ottime entrambe, mentre tra le ending spiccano Dear Future, Hai-iro no suiyōbi e Heroes - Hīrō-tachi.
Personaggi: Tutti i personaggi di quest'opera sono caratterizzati a dovere: dai fratelli Takakura a Ringo, da Natsume a Sanetoshi Watase (quest'ultimo in particolare è molto carismatico). Il doppiaggio italiano l'ho trovato molto buono, specialmente su Shoma, Kanba, Himari, Ringo, Tabuki e Sanetoshi.
In conclusione, perché do 10 a questa serie? Il motivo è molto semplice: questa serie mi ha trasmesso tanto a livello emozionale, tanto che è riuscito anche a commuovermi. Il giusto equilibrio tra la comicità della prima parte e la maturità della seconda; i personaggi convincenti che mi hanno fatto sentire in empatia con loro, sentendomi - di conseguenza - partecipe delle vicende.
Secondo me è una serie che o la si ama o la si odia, quindi, consiglio a tutti di guardarla. Se vi piacerà vi sentirete molto soddisfatti, in caso contrario, vi pentirete di aver sprecato del tempo a seguirla.
(Himari Takakura)
"Mawaru-Penguindrum" è una serie anime della stagione estiva 2011 che segna il ritorno di Kunihiko Ikuhara alla regia dopo aver diretto il film de "La Rivoluzione di Utena" nel 1999. La serie è stata prodotta dallo studio Brains Base ed è composta da 24 episodi. La Dynit l'ha acquistata nel 2012, ed è stata trasmessa da Rai4 dal 20 settembre 2012 all'11 aprile 2013 nell'Anime Thursday.
Andiamo per punti, analizzando ogni singolo aspetto dell'opera.
Trama: I tre fratelli Takakura, i due gemelli Shoma e Kanba, e la loro sorellina malata Himari vivono insieme in una baracca fatta di legno e lamiera. Un giorno decidono di andare a visitare l'acquario, e mentre Shoma sta comprando un souvenir (un cappello a forma di pinguino) ad Himari, quest'ultima ha un collasso e muore poco dopo in ospedale. All'obitorio i due fratelli sono disperati, ma all'improvviso Himari si rialza con indosso il capello pinguino che Shoma le ha comprato all'acquario. Il "miracolo" che l'ha fatta tornare in vita è dovuto all'entità che risiede nel cappello, chiamata "Princess of the Crystal". Quest'ultima stringe un patto con i due fratelli: lei terrà Himari in vita solo se i due fratelli riusciranno a trovare il "Penguindrum", un oggetto sconosciuto di cui nessuno conosce l'aspetto. Ad aiutarli nell'impresa, l'entità affianca ai tre fratelli tre pinguini blu, che solo loro sono in grado di vedere.
La trama di questa serie potrebbe apparire semplice all'inizio, ma man mano che la serie andrà avanti, quest'ultima si farà sempre più complessa e profonda.
Apparato tecnico: Che dire dell'apparato tecnico di questa serie? Si può dire che ci sono dei punti in cui eccelle notevolmente, mentre in altri rimane altalenante. Ho trovato molto gradevole il character design a cura di Terumi Nishii, usato solo per i personaggi principali dell'opera, mentre quelli di poco conto (come le folle di persone) saranno rappresentate come gli omini dei cartelli stradali. La grafica in alcune parti della storia non viene sfruttata a dovere: infatti a volte ci ritroveremo con delle animazioni non molto entusiasmanti. In altre parti, invece, le animazioni saranno molto curate e tendenti al reale.
La maggior parte delle vicende si svolgerà nella metropolitana, con tanto di cartelli che indicano in quale luogo si dirigono i protagonisti.
Le musiche, a cura di Yukari Hashimoto, sono sempre adatte alle situazioni, riuscendo anche a trasmettere l'ansia e la tensione nei momenti giusti.
Le opening sono ottime entrambe, mentre tra le ending spiccano Dear Future, Hai-iro no suiyōbi e Heroes - Hīrō-tachi.
Personaggi: Tutti i personaggi di quest'opera sono caratterizzati a dovere: dai fratelli Takakura a Ringo, da Natsume a Sanetoshi Watase (quest'ultimo in particolare è molto carismatico). Il doppiaggio italiano l'ho trovato molto buono, specialmente su Shoma, Kanba, Himari, Ringo, Tabuki e Sanetoshi.
In conclusione, perché do 10 a questa serie? Il motivo è molto semplice: questa serie mi ha trasmesso tanto a livello emozionale, tanto che è riuscito anche a commuovermi. Il giusto equilibrio tra la comicità della prima parte e la maturità della seconda; i personaggi convincenti che mi hanno fatto sentire in empatia con loro, sentendomi - di conseguenza - partecipe delle vicende.
Secondo me è una serie che o la si ama o la si odia, quindi, consiglio a tutti di guardarla. Se vi piacerà vi sentirete molto soddisfatti, in caso contrario, vi pentirete di aver sprecato del tempo a seguirla.
"Mawaru-Penguindrum" segna il ritorno alla regia, dopo ben dodici anni di assenza, di Kunihiko Ikuhara; famoso per aver diretto la serie R di "Sailor Moon" e in particolar modo per essere il padre di "Shōjo kakumei Utena" l'opera di culto che lo ha portato al successo, ed anche l'unica che abbia mai scritto. Dopo essersi dedicato a lavoretti minori nel settore dell'animazione e non, torna alla ribalta come un fulmine a ciel sereno con la sua seconda opera. Sarà Ikuhara riuscito a creare un'opera alla pari o migliore di Utena o rimarrà schiacciato dal macigno della sua prima creatura ?
COMMENTO CRITICO
Come fu per Utena anche Mawaru-Penguindrum ha lasciato molte persone brancolare nell'oscurità della sua trama fitta di metafore, citazioni e rimandi di ogni genere e cultura. Ovviamente a molti son bastate le gags dei pinguini "superdeformed" ed il curriculum del regista per gridare al capolavoro, mentre a chi non interessavano nemmeno i pinguini ha denigrado l'opera senza la benchè minima argomentazione. Quale è il motivo di tutto ciò? Bhè, è molto semplice in realtà: Ikuhara non ha il dono della perspicuità. Le sue opere se viste sprofondati nel divano, con un pacchetto di patatine in una mano ed una coca-cola nell'altra risulteranno totalmente incomprensibili o per giunta folli. Di sicuro di chiavi di lettura Ikuhara nelle sue opere ne ha messe, ma visto quale è il target di pubblico medio dell'animazione giapponese attualmente, poteva rendere Mawaru-Penguindrum meno criptico. Detto ciò andiamo con ordine ad analizzare punto per punto questa opera partendo proprio dal concetto di fondo dell'intera opera : "unmei" (destino).
- Akai ito…unmei
Ikuhara ha ripreso esplicitamente la leggenda cinese, molto diffusa in Giappone, de "il filo rosso del destino" (Akai ito), più volte rappresentato nel corso della serie. Prendendo come base questa leggenda Ikuhara vuole porre al centro della sua opera il concetto della predestinazione, ovvero l'annullamento del libero arbitrio delle persone sulla propria vita. Nulla di nuovo fino a qui, l'autore però da una peculiarità a questo concetto: ovvero la totale assenza del solito romanticismo che accompagna la stessa leggenda da cui prende spunto e le innumerevoli opere da essa ispirate. Infatti la predestinazione in Mawaru-Penguindrum è estremamente negativa, rappresentata come una vera e propria maledizione. I due protagonisti, Shoma e Kanba, sono i figli degli autori del famoso attentato terroristico alla metropolitana di Tokyo avvenuto nel 1995 (il numero '95 che compare spesso nella saga è proprio riferito a questo evento storico).
- Il Destino secondo Ikuhara
Molto probabilmente Ikuhara è un ateo. Perchè affermo ciò? Di certo non perchè fa dire più volte a Shoma che Dio è meschino, anzi questo ne attesterebbe il contrario. Affermo ciò in quanto Ikuhara incolpa sempre e solamente l'uomo per tutto ciò che avviene nell'opera. I comportamenti, le personalità e le abitudini di ogni singolo personaggio della serie non sono causate da Dio, ma dalle scelte dei loro familiari, quindi dall'uomo. Cominciando dai protagonisti Shoma e Kanba non sono stati maledetti da Dio ma dall'attentato causato dai loro genitori; Himari era destinata al Trita-bambini perchè era stata abbandonata dai loro genitori quindi ritenuta inutile alla società; è a causa della separazione dei suoi genitori che Ringo diventa una stalker psicopatica; Tabuki che a causa del timore che provava per l'autorità della madre si rompe tutte le ossa della mano e diventa una persona vendicativa e totalmente insicura di sè; Yuri ha le sue tendenze yuri (omosessuali) a causa di suo padre, l'uomo che molestandola le ha fatto odiare e temere un intero genere sessuale. Per concludere la stessa organizzazione terroristica compie quell'attentato perchè il mondo era ormai totalmente marcio : la società (non Dio) sceglieva chi poteva sopravvivevere in base alla loro utilità, chi non risultava utile era destinato al trita-bambini, un macchinario che tritava letteralmente bambini considerati inutili dalla società. Per Ikuhara il destino non esiste, ma la meschinità dell'uomo esiste eccome.
- Spinning-Penguindrum e Senzon Senryaku
Cominciamo con la domanda che ha afflitto molti : cosa è il Penguindrum? Abbiamo visto tutti che viene rappresentato da una mela rossa, il frutto che ha colpito maggiormente l'immaginario umano sin dai tempi antichi. Di certo la mela rappresenta il peccato commesso dai loro genitori e scontato da Shoma e Kanba; come avviene nella Genesi biblica che Adamo ed Eva mangiando la mela commettono il peccato originale e vengono puniti da Dio con l'esilio dall'Eden, punizione che i cristiani (figli e discendenti di Adamo ed Eva) tutt'ora debbono subbire. Un altro significato, meno ovvio, che si può dare è quello dell'antica ballata inglese Thomays the Rymour, ovvero la mela come premio dell'immortalità che spiegherebbe come il Penguindrum resusciti e tenga in vita Himari nonostante la sua malattia mortale.
Il mawaru del titolo (spinning in inglese), la Strategia di sopravvivenza (Senzon Senryaku) ed il filo rosso del destino sono strettamente legati tra loro. Sappiamo che Shoma e Kanba devono scontare la pena dei loro genitori che consiste nel vedere la lora amata sorella Himari morire di una terribile malattia. Sappiamo anche che Himari non è la loro vera sorella, anzi nemmeno Shoma e Kanba sono realmente fratelli. Perchè sono legati allora? A causa del Penguindrum e del suo spinning (girare) ovviamente. E' proprio il Penguindrum che tesse il filo del destino. Tutto ciò si può dedurre dall'ultimo tassello datoci per completare il puzzle della trama: il flashback presente nell'episodio finale. Kanba e Shoma sono rinchiusi in due gabbie distinte, senza acqua ne cibo. A testimonianza del loro destino compromesso c'è il simbolo dell'organizzazione terroristica marchiato sulle due gabbie. Kanba, quando ogni speranza sembrava ormai svanita, trova una mela (Penguindrum) all'interno della sua cella, mentre Shoma non trova nulla all'interno della sua. Perché è stato scelto Kanba e non Shoma? Probabilmente perché Kanba appartiene ad una famiglia influente (ben inserita nella società) nella quale l'unica "mela marcia" era suo padre, ripudiato da tutta la famiglia perché divenuto appunto un terrorista. Shoma d'altro canto è figlio dei capi dell'organizzazione, non contando che dopo la loro morte è divenuto anche orfano, quindi inutile alla società e destinato al Trita-bambini. Kanba a questo punto decide di salvare Shoma dal suo destino dandogli metà della sua mela. Successivamente Shoma farà lo stesso con Himari, dandole metà della sua mezza-mela per salvare anch'essa dalla stessa triste sorte. E' per questo che i tre condividono lo stesso destino, proprio perché condividono la stessa mela.
Cosa è la strategia di sopravvivenza allora? E' l'unico modo per curare Himari definitivamente dalla sua malattia, e per far ciò serve che il Penguindrum venga ricostituito completamente dopo le innumerevoli partizioni fatte nel corso della serie. Ovviamente nell'ultimo episodio, dopo il flashback sopra citato, anche i fratelli ripristinano la loro memoria e con essa anche il Penguindrum che doneranno infine ad Himari per salvarle la vita.
- Ginga Tetsudō no Yoru
Quale appassionato di animazione giapponese non conosce "Galaxy Express 999″ di Leiji Matsumoto? L'anime di Matsumoto riprende, in chiave rivisitata, il romanzo "Una notte sul treno della Via Lattea" (Jap: Ginga Tetsudo no Yoru) di Kenji Miyazawa. Questo romanzo non ha ispirato solamente Matsumoto ma è la fonte di maggiore ispirazione anche per Ikuhara nella creazione di Mawaru-Penguindrum. Forse adesso vi starà ronzando nella testa questo interrogativo: Kenji? Kenji…dove l'ho già sentito questo nome? Vi aiuto con una citazione:
[Dialogo di due bambini]
Bimbo 1: Perciò la mela rappresenta il cosmo stesso, un cosmo che puoi tenere in mano, un oggetto che collega il nostro mondo con l'altro.
Bimbo 2: Un altro mondo?
Bimbo 1: Il mondo verso cui Campanella e gli altri passeggeri sono diretti.
Bimbo 2: Ma scusa, questo cosa c'entra con la mela?
Bimbo 1: In altre parole la mela è anche una ricompensa per quelle persone che hanno scelto da sole di morire per amore.
Bimbo 2: Sì, però se muori finisce tutto.
Bimbo 1: No che non finisce! Kenji vuole dire che è proprio da lì che tutto ha inizio.
Bimbo 2: Io non ci capisco niente.
Bimbo 1: È un discorso d'amore, ma come fai a non capire?
Ancora nulla? Be', questo è il discorso che due bambini (Kanba e Shoma) fanno all'inizio della serie e riaccennato nel finale dell'ultimo episodio. Si, è proprio così Ikuhara ci aveva già detto il finale della serie nel primo episodio (questo mi ha fatto pensare subito alla similitudine con l' "Edipo Re" di Sofocle, ma approfondirò l'argomento in un paragrafo apposito). Non si può certo affermare che Mawaru-Penguindrum sia una rivisitazione del romanzo di Miyazawa, ma si può affermare invece che la struttura di base delle due opere sia praticamente la stessa, ve ne do qualche esempio:
1- I character designs dei protagonisti di Mawaru-Penguindrum, Shoma e Kanba, sono basati su quelli di Giovanni e Campanella. Come Giovanni, Shoma è un personaggio piuttosto passivo che si preoccupa molto per gli altri, per poi crescere durante la serie fino a diventare quasi autoritario. Kanba invece è stato modellato su Campanella, nato in una famiglia ricca e cresciuto come una persona premurosa con un grande spirito di sacrificio. Fin dall'inizio, le personalità di Shoma e Kanba sono in contrasto tra di loro, ma come Giovanni e Campanella hanno sempre mostrato grande preoccupazione l'uno per l'altro.
2- La parabola dello "Fuoco dello Scorpione", che simboleggia lo spirito di abnegazione per il bene comune. Il fuoco che avviluppa Ringo nel finale cosa rappresenta se non questo, più fulgido di così.
3- Il treno che nel romanzo di Miyazawa procede verso l'aldilà viene rappresentato in Penguindrum come un treno avvolto da un'atmosfera surreale che riveste i suoi interni con innumerevoli simboli della organizzazione terroristica o con numeri '95. Inoltre non è casuale che ogni episodio è detto station, come se fosse una stazione della ferrovia. Infatti nell'ultimo episodio, o metaforicamente all'ultima stazione, Shoma e Kanba muoiono, proprio a simboleggiare che quella è la fermata dell'aldilà.
4- Anche il finale è un rimando a "Una notte sul treno della Via Lattea", in quanto anche Mawaru-Penguindrum si conclude con l'insegnamento buddista, secondo il quale l'esistenza è un ciclo di nascite, morti e rinascite. Infatti i bambini del dialogo che ho citato qui sopra sono proprio Shoma e Kanba rinati in un'altra vita.
- L'eredità di Utena
Ovviamente Ikuhara non dimentica di lasciare il suo marchio di fabbrica anche in questo suo lavoro, di fatti sono molti i rimandi ad Utena. Descriverò solamente quelli di maggiore importanza.
1- Quello di Momoka è forse il personaggio più oscuro di Mawaru-Penguindrum, un personaggio importantissimo ai fini della trama tenuto sempre però volutamente in secondo piano. Sapendo che il personaggio di Sanetoshi è la rappresentazione del "destino già scritto" è scontato pensare che la sua nemesi, Momoka, rappresenti il "libero arbitrio". Ciò che però non viene spiegato sono i suoi poteri : cosa sono? Come ne è entrata in possesso?. L'unica spiegazione a cui sono arrivato è che Momoka è un omaggio ad Utena. Momoka è la trasposizione di Anthy in Mawaru-Penguindrum, quindi una strega. Infatti sia Momoka che Anthy si sacrificano per proteggere coloro che amano, ma non riescono a completare i loro obiettivi, lasciando i loro amati maledetti. Avendo in comuno lo stesso destino, avranno anche lo stesso ruolo all'interno delle rispettive opere.
2- Altro chiaro omaggio alla Rivoluzione di Utena avviene nell'episodio 17 quando Tabuki, Ringo ed Himari prendono l'ascensore. Lo scopo di Tabuki è simile alla stragrande maggioranza dei personaggi che prendono l'ascensore in Utena: ovvero la vendetta. In Utena i personaggi prendono l'ascensore per cercare il potere di rivoluzionare il mondo, ed alla fine hanno solamente il proprio mondo "rivoluzionato". Cosa che accade esattamente anche a Tabuki.
3- Ovviamente anche le visioni più o meno funeste in stile fiabesco che Ringo ha nei primi episodi sono un chiaro rimando ad Utena, come anche il character design della stessa Yuri e della sua compagna di teatro.
- Why Penguins?!
Il titolo del paragrafo parla da sè: perchè i pinguini e non un altro animale? Ci sarà un motivo se la parola penguin è anche nel titolo dell'opera? Ovviamente si tratta di un escamotage, un compromesso. Per tenere incollati allo schermo i più ha optato per un tipo di fanservice "kawai" invece di quello "ecchi" o altro. Per fortuna nostra Ikuhara ha cercato di dare un fine a questi penguini oltre a quello del mero fanservice, anzi ne da ben tre.
Il primo fine ed anche quello più facile da intuire è il fatto che i pinguini assumono i tratti caratteriali dei rispettivi proprietari. Il pinguino di Kanba ad esempio è un amante delle donne, quello di Shoma fa le faccende di casa ed è un amante del cibo, oppure quando Himari è sul punto di morire il suo pinguino sembra svanire come la sua vita.
Il secondo fine è quello di rendere meno pesante la narrazione. Durante scene nelle quali sono presenti dialoghi molto lunghi ci sono sempre i pinguini che nelle loro attività eccentriche e totalmente slegate dal discorso rendono l'atmosfera più leggera.
In tutto ciò non ho ancora risposto alla domanda iniziale. Perchè proprio i Pinguini ? Qualsiasi animale poteva svolgere le stesse funzioni, ma è proprio Ikuhara a dare la risposta alla faditica domanda.
"Hanno le ali ma non possono volare; possono nuotare ma non possono rimanere sott'acqua per troppo tempo. In tal caso, da dove provengono realmente? Non sono animali comuni (mammiferi) come cani e gatti. Sono uccelli che non assomigliano poi così tanto agli uccelli. L'idea che sembrano provenire da un altro mondo e che non hanno alcun luogo di appartenenza ha acceso la mia immaginazione."
Guarda caso lo stesso destino dei bambini destinati al Trita-bambini.
- "Edipo Re" e la tragedia greca.
Questo paragrafo prendetelo con le pinze dato che si tratta di una mia ipotesi personale senza alcuna base certa. Ho voluto inserirla ugualmente perché la trovo comunque abbastanza interessante e non troppo visionaria.
L'impostazione di fondo di Mawaru-Penguindrum ha delle forti similitudini con quella della tragedia greca, in particolar modo all' "Edipo Re" di Sofocle. Abbiamo infatti un eroe tragico, un futuro già scritto e persino un ritornello che ci aiuta a capire le scene più complicate della trama.
Le caratteristiche dell'eroe tragico sono:
1- Hamartia : Il difetto o l'errore di un eroe tragico che lo conduce alla sua rovina. L'amore che Kanba prova per la sorella lo porta alla rovina.
2- Hybris : Estremo orgoglio ed arroganza. Kanba ovviamente.
3- Anagnorisis : esso consiste proprio nell'impegno impiegato per comprendere il proprio destino durante l'intera tragedia. Quello che avviene a Shoma e Kanba nell'ultimo episodio.
4- Peripeteia : è il rovesciamento dell'eroe nell'esatto contrario. Kanba che diventa l'antagonista nel finale.
5- Nemesis : destino già scritto. Nel primo episodio Kanba e Shoma già sanno che non diventeranno nessuno.
6- Catharsis : lo dice la parola stessa. Avviene ovviamente nel finale quando i due fratelli muoiono.
Interessante come molte delle caratteristiche sono comuni ad entrambi i fratelli, molto probabilmente perché condividono lo stesso destino quindi come se fossero un'unica entità. Inoltre alcune delle sopracitate caratteristiche sono comuni anche a Sanetoshi. Il suo affetto per Himari lo ha portato alla rovina (hamartia), fu lui ad inviare le sciarpe di Himari alle Double H, inducendole a visitare la casa di Himari e dare quindi a Ringo il loro nuovo album, contenente l'ultima frase dell'incantesimo di Momoka.
A proposito di Double H, avete mai fatto attenzione a cosa fanno negli schermi all'interno dei treni? Andate a controllare, e vi renderete conto che vi stanno guidando attraverso l'anime, a volte contribuendo a dare senso ad alcune delle scene più incomprensibili. Ed è proprio questo il ritornello, non a caso nella tragedia greca il ritornello era svolto da coppie di danzatori.
CONCLUSIONI
Credo di aver analizzato l'anime nella sua quasi totalità. Scrivo "quasi" perché in opere come questa, pregna dell'animo dell'autore, analizzare ogni piccola sfaccettatura è impresa ardua. Dopo una analisi fin troppo lunga posso affermare che Mawaru-Penguindrum è semplicemente un capolavoro, uno di quei pochi anime paragonabili tranquillamente ad un romanzo di letteratura. Non racchiude di certo un pensiero proustiano, e nemmeno tocca i picchi dell'animazione raggiunti da Anno o Konaka, di certo però è una di quelle opere dalla quale traspira il pensiero dell'autore, per dirla brevemente è un'opera che può essere definita ARTE.
COMMENTO CRITICO
Come fu per Utena anche Mawaru-Penguindrum ha lasciato molte persone brancolare nell'oscurità della sua trama fitta di metafore, citazioni e rimandi di ogni genere e cultura. Ovviamente a molti son bastate le gags dei pinguini "superdeformed" ed il curriculum del regista per gridare al capolavoro, mentre a chi non interessavano nemmeno i pinguini ha denigrado l'opera senza la benchè minima argomentazione. Quale è il motivo di tutto ciò? Bhè, è molto semplice in realtà: Ikuhara non ha il dono della perspicuità. Le sue opere se viste sprofondati nel divano, con un pacchetto di patatine in una mano ed una coca-cola nell'altra risulteranno totalmente incomprensibili o per giunta folli. Di sicuro di chiavi di lettura Ikuhara nelle sue opere ne ha messe, ma visto quale è il target di pubblico medio dell'animazione giapponese attualmente, poteva rendere Mawaru-Penguindrum meno criptico. Detto ciò andiamo con ordine ad analizzare punto per punto questa opera partendo proprio dal concetto di fondo dell'intera opera : "unmei" (destino).
- Akai ito…unmei
Ikuhara ha ripreso esplicitamente la leggenda cinese, molto diffusa in Giappone, de "il filo rosso del destino" (Akai ito), più volte rappresentato nel corso della serie. Prendendo come base questa leggenda Ikuhara vuole porre al centro della sua opera il concetto della predestinazione, ovvero l'annullamento del libero arbitrio delle persone sulla propria vita. Nulla di nuovo fino a qui, l'autore però da una peculiarità a questo concetto: ovvero la totale assenza del solito romanticismo che accompagna la stessa leggenda da cui prende spunto e le innumerevoli opere da essa ispirate. Infatti la predestinazione in Mawaru-Penguindrum è estremamente negativa, rappresentata come una vera e propria maledizione. I due protagonisti, Shoma e Kanba, sono i figli degli autori del famoso attentato terroristico alla metropolitana di Tokyo avvenuto nel 1995 (il numero '95 che compare spesso nella saga è proprio riferito a questo evento storico).
- Il Destino secondo Ikuhara
Molto probabilmente Ikuhara è un ateo. Perchè affermo ciò? Di certo non perchè fa dire più volte a Shoma che Dio è meschino, anzi questo ne attesterebbe il contrario. Affermo ciò in quanto Ikuhara incolpa sempre e solamente l'uomo per tutto ciò che avviene nell'opera. I comportamenti, le personalità e le abitudini di ogni singolo personaggio della serie non sono causate da Dio, ma dalle scelte dei loro familiari, quindi dall'uomo. Cominciando dai protagonisti Shoma e Kanba non sono stati maledetti da Dio ma dall'attentato causato dai loro genitori; Himari era destinata al Trita-bambini perchè era stata abbandonata dai loro genitori quindi ritenuta inutile alla società; è a causa della separazione dei suoi genitori che Ringo diventa una stalker psicopatica; Tabuki che a causa del timore che provava per l'autorità della madre si rompe tutte le ossa della mano e diventa una persona vendicativa e totalmente insicura di sè; Yuri ha le sue tendenze yuri (omosessuali) a causa di suo padre, l'uomo che molestandola le ha fatto odiare e temere un intero genere sessuale. Per concludere la stessa organizzazione terroristica compie quell'attentato perchè il mondo era ormai totalmente marcio : la società (non Dio) sceglieva chi poteva sopravvivevere in base alla loro utilità, chi non risultava utile era destinato al trita-bambini, un macchinario che tritava letteralmente bambini considerati inutili dalla società. Per Ikuhara il destino non esiste, ma la meschinità dell'uomo esiste eccome.
- Spinning-Penguindrum e Senzon Senryaku
Cominciamo con la domanda che ha afflitto molti : cosa è il Penguindrum? Abbiamo visto tutti che viene rappresentato da una mela rossa, il frutto che ha colpito maggiormente l'immaginario umano sin dai tempi antichi. Di certo la mela rappresenta il peccato commesso dai loro genitori e scontato da Shoma e Kanba; come avviene nella Genesi biblica che Adamo ed Eva mangiando la mela commettono il peccato originale e vengono puniti da Dio con l'esilio dall'Eden, punizione che i cristiani (figli e discendenti di Adamo ed Eva) tutt'ora debbono subbire. Un altro significato, meno ovvio, che si può dare è quello dell'antica ballata inglese Thomays the Rymour, ovvero la mela come premio dell'immortalità che spiegherebbe come il Penguindrum resusciti e tenga in vita Himari nonostante la sua malattia mortale.
Il mawaru del titolo (spinning in inglese), la Strategia di sopravvivenza (Senzon Senryaku) ed il filo rosso del destino sono strettamente legati tra loro. Sappiamo che Shoma e Kanba devono scontare la pena dei loro genitori che consiste nel vedere la lora amata sorella Himari morire di una terribile malattia. Sappiamo anche che Himari non è la loro vera sorella, anzi nemmeno Shoma e Kanba sono realmente fratelli. Perchè sono legati allora? A causa del Penguindrum e del suo spinning (girare) ovviamente. E' proprio il Penguindrum che tesse il filo del destino. Tutto ciò si può dedurre dall'ultimo tassello datoci per completare il puzzle della trama: il flashback presente nell'episodio finale. Kanba e Shoma sono rinchiusi in due gabbie distinte, senza acqua ne cibo. A testimonianza del loro destino compromesso c'è il simbolo dell'organizzazione terroristica marchiato sulle due gabbie. Kanba, quando ogni speranza sembrava ormai svanita, trova una mela (Penguindrum) all'interno della sua cella, mentre Shoma non trova nulla all'interno della sua. Perché è stato scelto Kanba e non Shoma? Probabilmente perché Kanba appartiene ad una famiglia influente (ben inserita nella società) nella quale l'unica "mela marcia" era suo padre, ripudiato da tutta la famiglia perché divenuto appunto un terrorista. Shoma d'altro canto è figlio dei capi dell'organizzazione, non contando che dopo la loro morte è divenuto anche orfano, quindi inutile alla società e destinato al Trita-bambini. Kanba a questo punto decide di salvare Shoma dal suo destino dandogli metà della sua mela. Successivamente Shoma farà lo stesso con Himari, dandole metà della sua mezza-mela per salvare anch'essa dalla stessa triste sorte. E' per questo che i tre condividono lo stesso destino, proprio perché condividono la stessa mela.
Cosa è la strategia di sopravvivenza allora? E' l'unico modo per curare Himari definitivamente dalla sua malattia, e per far ciò serve che il Penguindrum venga ricostituito completamente dopo le innumerevoli partizioni fatte nel corso della serie. Ovviamente nell'ultimo episodio, dopo il flashback sopra citato, anche i fratelli ripristinano la loro memoria e con essa anche il Penguindrum che doneranno infine ad Himari per salvarle la vita.
- Ginga Tetsudō no Yoru
Quale appassionato di animazione giapponese non conosce "Galaxy Express 999″ di Leiji Matsumoto? L'anime di Matsumoto riprende, in chiave rivisitata, il romanzo "Una notte sul treno della Via Lattea" (Jap: Ginga Tetsudo no Yoru) di Kenji Miyazawa. Questo romanzo non ha ispirato solamente Matsumoto ma è la fonte di maggiore ispirazione anche per Ikuhara nella creazione di Mawaru-Penguindrum. Forse adesso vi starà ronzando nella testa questo interrogativo: Kenji? Kenji…dove l'ho già sentito questo nome? Vi aiuto con una citazione:
[Dialogo di due bambini]
Bimbo 1: Perciò la mela rappresenta il cosmo stesso, un cosmo che puoi tenere in mano, un oggetto che collega il nostro mondo con l'altro.
Bimbo 2: Un altro mondo?
Bimbo 1: Il mondo verso cui Campanella e gli altri passeggeri sono diretti.
Bimbo 2: Ma scusa, questo cosa c'entra con la mela?
Bimbo 1: In altre parole la mela è anche una ricompensa per quelle persone che hanno scelto da sole di morire per amore.
Bimbo 2: Sì, però se muori finisce tutto.
Bimbo 1: No che non finisce! Kenji vuole dire che è proprio da lì che tutto ha inizio.
Bimbo 2: Io non ci capisco niente.
Bimbo 1: È un discorso d'amore, ma come fai a non capire?
Ancora nulla? Be', questo è il discorso che due bambini (Kanba e Shoma) fanno all'inizio della serie e riaccennato nel finale dell'ultimo episodio. Si, è proprio così Ikuhara ci aveva già detto il finale della serie nel primo episodio (questo mi ha fatto pensare subito alla similitudine con l' "Edipo Re" di Sofocle, ma approfondirò l'argomento in un paragrafo apposito). Non si può certo affermare che Mawaru-Penguindrum sia una rivisitazione del romanzo di Miyazawa, ma si può affermare invece che la struttura di base delle due opere sia praticamente la stessa, ve ne do qualche esempio:
1- I character designs dei protagonisti di Mawaru-Penguindrum, Shoma e Kanba, sono basati su quelli di Giovanni e Campanella. Come Giovanni, Shoma è un personaggio piuttosto passivo che si preoccupa molto per gli altri, per poi crescere durante la serie fino a diventare quasi autoritario. Kanba invece è stato modellato su Campanella, nato in una famiglia ricca e cresciuto come una persona premurosa con un grande spirito di sacrificio. Fin dall'inizio, le personalità di Shoma e Kanba sono in contrasto tra di loro, ma come Giovanni e Campanella hanno sempre mostrato grande preoccupazione l'uno per l'altro.
2- La parabola dello "Fuoco dello Scorpione", che simboleggia lo spirito di abnegazione per il bene comune. Il fuoco che avviluppa Ringo nel finale cosa rappresenta se non questo, più fulgido di così.
3- Il treno che nel romanzo di Miyazawa procede verso l'aldilà viene rappresentato in Penguindrum come un treno avvolto da un'atmosfera surreale che riveste i suoi interni con innumerevoli simboli della organizzazione terroristica o con numeri '95. Inoltre non è casuale che ogni episodio è detto station, come se fosse una stazione della ferrovia. Infatti nell'ultimo episodio, o metaforicamente all'ultima stazione, Shoma e Kanba muoiono, proprio a simboleggiare che quella è la fermata dell'aldilà.
4- Anche il finale è un rimando a "Una notte sul treno della Via Lattea", in quanto anche Mawaru-Penguindrum si conclude con l'insegnamento buddista, secondo il quale l'esistenza è un ciclo di nascite, morti e rinascite. Infatti i bambini del dialogo che ho citato qui sopra sono proprio Shoma e Kanba rinati in un'altra vita.
- L'eredità di Utena
Ovviamente Ikuhara non dimentica di lasciare il suo marchio di fabbrica anche in questo suo lavoro, di fatti sono molti i rimandi ad Utena. Descriverò solamente quelli di maggiore importanza.
1- Quello di Momoka è forse il personaggio più oscuro di Mawaru-Penguindrum, un personaggio importantissimo ai fini della trama tenuto sempre però volutamente in secondo piano. Sapendo che il personaggio di Sanetoshi è la rappresentazione del "destino già scritto" è scontato pensare che la sua nemesi, Momoka, rappresenti il "libero arbitrio". Ciò che però non viene spiegato sono i suoi poteri : cosa sono? Come ne è entrata in possesso?. L'unica spiegazione a cui sono arrivato è che Momoka è un omaggio ad Utena. Momoka è la trasposizione di Anthy in Mawaru-Penguindrum, quindi una strega. Infatti sia Momoka che Anthy si sacrificano per proteggere coloro che amano, ma non riescono a completare i loro obiettivi, lasciando i loro amati maledetti. Avendo in comuno lo stesso destino, avranno anche lo stesso ruolo all'interno delle rispettive opere.
2- Altro chiaro omaggio alla Rivoluzione di Utena avviene nell'episodio 17 quando Tabuki, Ringo ed Himari prendono l'ascensore. Lo scopo di Tabuki è simile alla stragrande maggioranza dei personaggi che prendono l'ascensore in Utena: ovvero la vendetta. In Utena i personaggi prendono l'ascensore per cercare il potere di rivoluzionare il mondo, ed alla fine hanno solamente il proprio mondo "rivoluzionato". Cosa che accade esattamente anche a Tabuki.
3- Ovviamente anche le visioni più o meno funeste in stile fiabesco che Ringo ha nei primi episodi sono un chiaro rimando ad Utena, come anche il character design della stessa Yuri e della sua compagna di teatro.
- Why Penguins?!
Il titolo del paragrafo parla da sè: perchè i pinguini e non un altro animale? Ci sarà un motivo se la parola penguin è anche nel titolo dell'opera? Ovviamente si tratta di un escamotage, un compromesso. Per tenere incollati allo schermo i più ha optato per un tipo di fanservice "kawai" invece di quello "ecchi" o altro. Per fortuna nostra Ikuhara ha cercato di dare un fine a questi penguini oltre a quello del mero fanservice, anzi ne da ben tre.
Il primo fine ed anche quello più facile da intuire è il fatto che i pinguini assumono i tratti caratteriali dei rispettivi proprietari. Il pinguino di Kanba ad esempio è un amante delle donne, quello di Shoma fa le faccende di casa ed è un amante del cibo, oppure quando Himari è sul punto di morire il suo pinguino sembra svanire come la sua vita.
Il secondo fine è quello di rendere meno pesante la narrazione. Durante scene nelle quali sono presenti dialoghi molto lunghi ci sono sempre i pinguini che nelle loro attività eccentriche e totalmente slegate dal discorso rendono l'atmosfera più leggera.
In tutto ciò non ho ancora risposto alla domanda iniziale. Perchè proprio i Pinguini ? Qualsiasi animale poteva svolgere le stesse funzioni, ma è proprio Ikuhara a dare la risposta alla faditica domanda.
"Hanno le ali ma non possono volare; possono nuotare ma non possono rimanere sott'acqua per troppo tempo. In tal caso, da dove provengono realmente? Non sono animali comuni (mammiferi) come cani e gatti. Sono uccelli che non assomigliano poi così tanto agli uccelli. L'idea che sembrano provenire da un altro mondo e che non hanno alcun luogo di appartenenza ha acceso la mia immaginazione."
Guarda caso lo stesso destino dei bambini destinati al Trita-bambini.
- "Edipo Re" e la tragedia greca.
Questo paragrafo prendetelo con le pinze dato che si tratta di una mia ipotesi personale senza alcuna base certa. Ho voluto inserirla ugualmente perché la trovo comunque abbastanza interessante e non troppo visionaria.
L'impostazione di fondo di Mawaru-Penguindrum ha delle forti similitudini con quella della tragedia greca, in particolar modo all' "Edipo Re" di Sofocle. Abbiamo infatti un eroe tragico, un futuro già scritto e persino un ritornello che ci aiuta a capire le scene più complicate della trama.
Le caratteristiche dell'eroe tragico sono:
1- Hamartia : Il difetto o l'errore di un eroe tragico che lo conduce alla sua rovina. L'amore che Kanba prova per la sorella lo porta alla rovina.
2- Hybris : Estremo orgoglio ed arroganza. Kanba ovviamente.
3- Anagnorisis : esso consiste proprio nell'impegno impiegato per comprendere il proprio destino durante l'intera tragedia. Quello che avviene a Shoma e Kanba nell'ultimo episodio.
4- Peripeteia : è il rovesciamento dell'eroe nell'esatto contrario. Kanba che diventa l'antagonista nel finale.
5- Nemesis : destino già scritto. Nel primo episodio Kanba e Shoma già sanno che non diventeranno nessuno.
6- Catharsis : lo dice la parola stessa. Avviene ovviamente nel finale quando i due fratelli muoiono.
Interessante come molte delle caratteristiche sono comuni ad entrambi i fratelli, molto probabilmente perché condividono lo stesso destino quindi come se fossero un'unica entità. Inoltre alcune delle sopracitate caratteristiche sono comuni anche a Sanetoshi. Il suo affetto per Himari lo ha portato alla rovina (hamartia), fu lui ad inviare le sciarpe di Himari alle Double H, inducendole a visitare la casa di Himari e dare quindi a Ringo il loro nuovo album, contenente l'ultima frase dell'incantesimo di Momoka.
A proposito di Double H, avete mai fatto attenzione a cosa fanno negli schermi all'interno dei treni? Andate a controllare, e vi renderete conto che vi stanno guidando attraverso l'anime, a volte contribuendo a dare senso ad alcune delle scene più incomprensibili. Ed è proprio questo il ritornello, non a caso nella tragedia greca il ritornello era svolto da coppie di danzatori.
CONCLUSIONI
Credo di aver analizzato l'anime nella sua quasi totalità. Scrivo "quasi" perché in opere come questa, pregna dell'animo dell'autore, analizzare ogni piccola sfaccettatura è impresa ardua. Dopo una analisi fin troppo lunga posso affermare che Mawaru-Penguindrum è semplicemente un capolavoro, uno di quei pochi anime paragonabili tranquillamente ad un romanzo di letteratura. Non racchiude di certo un pensiero proustiano, e nemmeno tocca i picchi dell'animazione raggiunti da Anno o Konaka, di certo però è una di quelle opere dalla quale traspira il pensiero dell'autore, per dirla brevemente è un'opera che può essere definita ARTE.
<b>Contiene spoiler!</b>
"Il Pingdrum che gira": questa è la traduzione letterale di Mawaru Penguin Drum. Sì, ma cos'è il Pingdrum? Un oggetto misterioso, uno stato mentale, un sentimento o il destino? Tutte le ipotesi sono valide quando siamo di fronte a una serie basata sul sovrannaturale come questa, dove la ricerca di questo misterioso oggetto prende i connotati di una caccia al tesoro che mette in palio la sopravvivenza di una ragazzina.
La storia si apre con uno spaccato di vita familiare: i gemelli Takakura - Shoma e Kanba - vivono da soli insieme alla sorellina Himari. La bimba è gravemente malata, ma da alcuni giorni sta meglio e i ragazzi organizzano una gita all'acquario di Ikebukuro dove andavano spesso con i genitori. Qui Himari ha un collasso e viene portata al più vicino ospedale; nonostante le cure rapide i medici non possono fare niente e la piccola muore. Kanba e Shoma sono al suo capezzale quando si rendono conto che Himari si è ripresa e sta indossando un cappello da pinguino (un giocattolo che Shoma aveva comprato per lei). Il cappello sembra posseduto da un'entità sovrannaturale e Himari, indossandolo, si trasforma in una ragazza misteriosa e arrogante che indica a Shoma e Kanba che salverà la vita della ragazzina se le porteranno il Pingdrum. Shoma e Kanba non hanno nessuna idea di cosa sia questo misterioso Pingdrum ma entrambi - Kanba in maniera particolare - sono disposti a tutto pur di salvare la vita a Himari. Shoma e Kanba si imbattono in Ringo Oginome, che (secondo gli indizi dell'entità del cappello) dovrebbe avere il Pingdrum. La ragazza possiede un diario particolare: gli eventi indicati, anche se riferiti al futuro, si realizzano. I ragazzi si convincono che il diario sia il Pingdrum e per averlo iniziano a pedinare Ringo; questo li porterà a scoprire che la ragazza non è dolce e ingenua come credevano visto che è la stalker di Keiju Tabuki, uno dei loro insegnanti. Come mai Ringo si comporta in questo modo? Qual'è la particolarità del suo diario? Come può lei essere in grado di salvare la vita di Himari?
Dopo questa introduzione si scopre che i personaggi sono uniti da un destino comune legato agli eventi accaduti il 20 marzo 1995. La data a noi occidentali non dirà niente di particolare, ma coincide con uno dei momenti più tristi della storia del Giappone. Quel giorno una setta religiosa organizzò un attentato nella la metropolitana di Tokyo, nel quale morirono alcune persone e diverse centinaia rimasero ferite. L'evento è alla base di molte delle situazioni narrate nell'anime, visto che tutti i personaggi (o i loro amici o familiari) sono rimasti coinvolti nell'incidente: Shoma, Kanba e Ringo sono nati proprio il 20 marzo 1995, la stessa data in cui è morta Momoka Oginome (la sorella maggiore di Ringo). Nel corso dei 24 episodi vengono narrate le storie che assillano Tabuki, Ringo, i fratelli Takakura e gli altri personaggi che vengono gradualmente introdotti; la serie prende un taglio più psicologico e misterioso mantenendo comunque il filone della ricerca dell'oggetto in grado di salvare Himari.
La serie non è di facile comprensione, abbonda di metafore e citazioni di opere o fatti sconosciuti alla maggioranza di noi; anche le storie dei vari personaggi che si intrecciano tra loro senza un denominatore comune contribuiscono ad alimentare il senso di confusione. Tutto però diventa comprensibile prestando molta attenzione ai particolari disseminati negli episodi, anche gli aspetti più insignificanti sono alcuni dei tasselli di un mosaico che devono andare al loro posto per comprendere il quadro nel suo insieme. Ho trovato penalizzante la scelta di RAI4 di mandare in onda gli episodi quasi in terza serata (alcune puntate sono andate in onda ben oltre la mezzanotte); molto meglio affidarsi ai DVD/Bluray che permettono a ognuno di noi di ritagliarsi i momenti più adatti per vedere gli episodi a mente fresca.
Come in un romanzo giallo, però, una volta rimessi a posto gli indizi tutto diventa chiaro e si rimane piacevolmente stupiti della svolta inaspettata (ma perfettamente logica) che prendono gli eventi. Anche per i personaggi vale lo stesso discorso, per comprenderli a pieno è necessario seguirli attentamente per quasi tutta la durata della serie. Alla prima impressione i loro comportamenti sembrano insensati, ma quando si scopre che ognuno di loro è influenzato da eventi passati che vengono mostrati gradualmente si capisce la logica delle loro azioni.
La realizzazione grafica è di buon livello, con alcune innovazioni: tra queste i cartelli che indicano i flashback, la minuziosa indicazione degli spostamenti dei personaggi resa indicando i cartelli delle stazioni della metropolitana e i personaggi di contorno raffigurati come semplici sagome bianche stilizzate.
Il character design è ottimo, riesce a rendere al meglio le varie sfaccettature del carattere dei vari personaggi. Anche in questo caso in alcune scene minori si è scelto di rappresentare i personaggi disegnando soltanto il contorno del volto: è spiazzante vedere Kanba o Masako senza occhi, naso e bocca, ma tutto questo contribuisce a rendere maggiormente la drammaticità del momento.
Molto particolari le scene della "strategia di sopravvivenza" in cui Himari si trasforma in Princess of the Crystal: il lungo passaggio che si ripete nei vari episodi in cui compare il personaggio accompagnati dal brano "Rock over Japan" mi ha riportato alla mente alcune situazioni presenti in vecchi anime (ad esempio la trasformazione di Actarus in Goldrake o l'aggancio della Mach Patrol al Daitarn 3). Divertenti le scene in cui appaiono i pinguini visibili solo ai fratelli Takakura e a Masako, sembrano quasi ripercorrere in chiave comica quello che stanno facendo le loro controparti umane. Le brevi scene super deformed rendono bene i momenti di rabbia o stupore dei personaggi.
La colonna sonora è valida, niente di spettacolare ma le musiche di sottofondo sottolineano i vari momenti della serie. Ho apprezzato molto lo stile delle sigle iniziali di Etsuko Yakushimaru, sia "Nornir" che "Shonen yo Ware ni Kaere" si fanno ricordare per essere quasi sussurrate più che cantate. La prima sigla finale "Dear Future" (presente nei primi dodici episodi) è un po' troppo psichedelica per i miei gusti, ma riconosco che è un brano che resta facilmente impresso nella mente. Nella seconda parte della serie si contano ben otto brani diversi delle Triple H come sigle finali: molte sono orecchiabili e interessanti, ma ascoltandole una sola volta è difficile che entrino tra i brani che gli appassionati di anime ricordano. Altre quattro canzoni delle Triple H sono delle insert song, tra queste la più importante è senz'altro la già citata "Rock over Japan" che con il suo ritmo travolgente annuncia l'arrivo di Princess of the Crystal.
Il doppiaggio italiano mi è sembrato di buon livello, con una Eleonora Reti (Masako) molto più brava rispetto alla parte della madre di Ryuji in Toradora. Eccellente l'interpretazione di Massimo Lodolo (Sanetoshi) che con una voce calda e penetrante riesce a rendere alla perfezione tutte le sfumature del carattere del misterioso dottore.
Un anime impegnativo, quasi sperimentale, che richiede molta attenzionee la voglia di mettersi a fare qualche ricerca per per comprenderlo. Lo sforzo richiesto sarà però ricompensato da una delle serie più interessanti del mondo degli anime, ricca di emozioni dove le cose prendono sempre una piega inaspettata e con un finale che (per quanto prevedibile) lascia spiazzati.
"Il Pingdrum che gira": questa è la traduzione letterale di Mawaru Penguin Drum. Sì, ma cos'è il Pingdrum? Un oggetto misterioso, uno stato mentale, un sentimento o il destino? Tutte le ipotesi sono valide quando siamo di fronte a una serie basata sul sovrannaturale come questa, dove la ricerca di questo misterioso oggetto prende i connotati di una caccia al tesoro che mette in palio la sopravvivenza di una ragazzina.
La storia si apre con uno spaccato di vita familiare: i gemelli Takakura - Shoma e Kanba - vivono da soli insieme alla sorellina Himari. La bimba è gravemente malata, ma da alcuni giorni sta meglio e i ragazzi organizzano una gita all'acquario di Ikebukuro dove andavano spesso con i genitori. Qui Himari ha un collasso e viene portata al più vicino ospedale; nonostante le cure rapide i medici non possono fare niente e la piccola muore. Kanba e Shoma sono al suo capezzale quando si rendono conto che Himari si è ripresa e sta indossando un cappello da pinguino (un giocattolo che Shoma aveva comprato per lei). Il cappello sembra posseduto da un'entità sovrannaturale e Himari, indossandolo, si trasforma in una ragazza misteriosa e arrogante che indica a Shoma e Kanba che salverà la vita della ragazzina se le porteranno il Pingdrum. Shoma e Kanba non hanno nessuna idea di cosa sia questo misterioso Pingdrum ma entrambi - Kanba in maniera particolare - sono disposti a tutto pur di salvare la vita a Himari. Shoma e Kanba si imbattono in Ringo Oginome, che (secondo gli indizi dell'entità del cappello) dovrebbe avere il Pingdrum. La ragazza possiede un diario particolare: gli eventi indicati, anche se riferiti al futuro, si realizzano. I ragazzi si convincono che il diario sia il Pingdrum e per averlo iniziano a pedinare Ringo; questo li porterà a scoprire che la ragazza non è dolce e ingenua come credevano visto che è la stalker di Keiju Tabuki, uno dei loro insegnanti. Come mai Ringo si comporta in questo modo? Qual'è la particolarità del suo diario? Come può lei essere in grado di salvare la vita di Himari?
Dopo questa introduzione si scopre che i personaggi sono uniti da un destino comune legato agli eventi accaduti il 20 marzo 1995. La data a noi occidentali non dirà niente di particolare, ma coincide con uno dei momenti più tristi della storia del Giappone. Quel giorno una setta religiosa organizzò un attentato nella la metropolitana di Tokyo, nel quale morirono alcune persone e diverse centinaia rimasero ferite. L'evento è alla base di molte delle situazioni narrate nell'anime, visto che tutti i personaggi (o i loro amici o familiari) sono rimasti coinvolti nell'incidente: Shoma, Kanba e Ringo sono nati proprio il 20 marzo 1995, la stessa data in cui è morta Momoka Oginome (la sorella maggiore di Ringo). Nel corso dei 24 episodi vengono narrate le storie che assillano Tabuki, Ringo, i fratelli Takakura e gli altri personaggi che vengono gradualmente introdotti; la serie prende un taglio più psicologico e misterioso mantenendo comunque il filone della ricerca dell'oggetto in grado di salvare Himari.
La serie non è di facile comprensione, abbonda di metafore e citazioni di opere o fatti sconosciuti alla maggioranza di noi; anche le storie dei vari personaggi che si intrecciano tra loro senza un denominatore comune contribuiscono ad alimentare il senso di confusione. Tutto però diventa comprensibile prestando molta attenzione ai particolari disseminati negli episodi, anche gli aspetti più insignificanti sono alcuni dei tasselli di un mosaico che devono andare al loro posto per comprendere il quadro nel suo insieme. Ho trovato penalizzante la scelta di RAI4 di mandare in onda gli episodi quasi in terza serata (alcune puntate sono andate in onda ben oltre la mezzanotte); molto meglio affidarsi ai DVD/Bluray che permettono a ognuno di noi di ritagliarsi i momenti più adatti per vedere gli episodi a mente fresca.
Come in un romanzo giallo, però, una volta rimessi a posto gli indizi tutto diventa chiaro e si rimane piacevolmente stupiti della svolta inaspettata (ma perfettamente logica) che prendono gli eventi. Anche per i personaggi vale lo stesso discorso, per comprenderli a pieno è necessario seguirli attentamente per quasi tutta la durata della serie. Alla prima impressione i loro comportamenti sembrano insensati, ma quando si scopre che ognuno di loro è influenzato da eventi passati che vengono mostrati gradualmente si capisce la logica delle loro azioni.
La realizzazione grafica è di buon livello, con alcune innovazioni: tra queste i cartelli che indicano i flashback, la minuziosa indicazione degli spostamenti dei personaggi resa indicando i cartelli delle stazioni della metropolitana e i personaggi di contorno raffigurati come semplici sagome bianche stilizzate.
Il character design è ottimo, riesce a rendere al meglio le varie sfaccettature del carattere dei vari personaggi. Anche in questo caso in alcune scene minori si è scelto di rappresentare i personaggi disegnando soltanto il contorno del volto: è spiazzante vedere Kanba o Masako senza occhi, naso e bocca, ma tutto questo contribuisce a rendere maggiormente la drammaticità del momento.
Molto particolari le scene della "strategia di sopravvivenza" in cui Himari si trasforma in Princess of the Crystal: il lungo passaggio che si ripete nei vari episodi in cui compare il personaggio accompagnati dal brano "Rock over Japan" mi ha riportato alla mente alcune situazioni presenti in vecchi anime (ad esempio la trasformazione di Actarus in Goldrake o l'aggancio della Mach Patrol al Daitarn 3). Divertenti le scene in cui appaiono i pinguini visibili solo ai fratelli Takakura e a Masako, sembrano quasi ripercorrere in chiave comica quello che stanno facendo le loro controparti umane. Le brevi scene super deformed rendono bene i momenti di rabbia o stupore dei personaggi.
La colonna sonora è valida, niente di spettacolare ma le musiche di sottofondo sottolineano i vari momenti della serie. Ho apprezzato molto lo stile delle sigle iniziali di Etsuko Yakushimaru, sia "Nornir" che "Shonen yo Ware ni Kaere" si fanno ricordare per essere quasi sussurrate più che cantate. La prima sigla finale "Dear Future" (presente nei primi dodici episodi) è un po' troppo psichedelica per i miei gusti, ma riconosco che è un brano che resta facilmente impresso nella mente. Nella seconda parte della serie si contano ben otto brani diversi delle Triple H come sigle finali: molte sono orecchiabili e interessanti, ma ascoltandole una sola volta è difficile che entrino tra i brani che gli appassionati di anime ricordano. Altre quattro canzoni delle Triple H sono delle insert song, tra queste la più importante è senz'altro la già citata "Rock over Japan" che con il suo ritmo travolgente annuncia l'arrivo di Princess of the Crystal.
Il doppiaggio italiano mi è sembrato di buon livello, con una Eleonora Reti (Masako) molto più brava rispetto alla parte della madre di Ryuji in Toradora. Eccellente l'interpretazione di Massimo Lodolo (Sanetoshi) che con una voce calda e penetrante riesce a rendere alla perfezione tutte le sfumature del carattere del misterioso dottore.
Un anime impegnativo, quasi sperimentale, che richiede molta attenzionee la voglia di mettersi a fare qualche ricerca per per comprenderlo. Lo sforzo richiesto sarà però ricompensato da una delle serie più interessanti del mondo degli anime, ricca di emozioni dove le cose prendono sempre una piega inaspettata e con un finale che (per quanto prevedibile) lascia spiazzati.
Sono davvero rimasto sorpreso da quest'anime, che trae molto in inganno per il suo aspetto grafico non adulto, che invece rivela contenuti seri, una trama complessa, solida, ma di facile (per me lo è stato) comprensione. L'anime inizia in maniera dolce e sognante, con una frase di Shoma davvero splendida come introduzione ed un mix di immagini e suoni sicuramente immersivo.
La trama è robusta e per niente scontata, decisamente non adatta a chi cerca azione o anime commedia per divertirsi e rilassarsi, già perché chi pensa di guardare Mawaru Penguindrum pensando che si tratti di un anime di semplice lettura o godibile, si sbaglia.
La trama è fin dall'inizio triste e riflessiva, con due fratelli sedicenni, Shoma e Kamba, e la loro sorellina malata Himari, che vivono in una baracca. Fin dall'inizio Shoma e Kamba dovranno presto fare i conti con la tristissima ed immediata morte di Himari e mentre i due fratelli sono in preda alla disperazione avviene un miracolo, Himari ritorna in vita, ma solo grazie ad un misterioso e magico cappello, (comprato per caso) che tiene letteralmente in vita la ragazzina. Infatti, subito dopo, lo spirito del cappello prende possesso del corpo di Himari trasformandola in una ragazzina sexy e tenace, dai modi arroganti, ma schietti, dicendo chiaramente ai due fratelli che se non troveranno il Penguindrum, Himari sarà destinata comunque a morire. Contrariamente a quanto si pensa, l'anime non è affatto confusionario o noioso, ma ha la sola colpa di trarre in inganno con il suo aspetto grafico non adatto a raccontare una storia solida, ricca di spunti e colpi di scena continui. Di conseguenza chi si aspettava un anime in linea con la grafica da Shoujo-Ai, pieno di scene magiche, dialoghi divertenti, fanservice (qui presente, ma poco) ed azione, si è trovato spiazzato. Infatti Mawaru Penguindrum è un anime estremamente serio e riflessivo, che punta tutto sulle situazioni drammatiche ed estremamente serie e sugli approfondimenti retrospettivi della trama. L'anime dopo i primi 3 episodi sembra essere piuttosto banale ed infantile, con le paranoie demenziali di Ringo, una ragazzina coetanea dei due fratelli, fissata in maniera infantile ed odiosa col destino, che la legherebbe a Tabuki, un ragazzo più grande, tutto sommato inutile ai fini della trama. Fortunatamente superati i primi 9 episodi, l'anime inizia a fare sul serio, grazie anche all'apparizione di un personaggio ottimamente caratterizzato di nome Sanetoshi, che avrà un ruolo chiave per l'intero anime, arricchendo parecchio la trama e rendendola più sofisticata, ma sempre prontamente chiarita attraverso dei brevi flashback chiarificatori.
Dal punto di vista strettamente tecnico Mawaru Penguindrum è complessivamente buono, ma nulla di eccezionale, specialmente considerando che è del 2011. Infatti il character design, risulta eccelso per quanto riguarda Himari e i suoi occhioni dolci, ottimo anche per Ringo, buono per Shoma e Kamba, mentre per le ragazze più grandi è già più scadente e meno ispirato. Inoltre, ho trovato la scelta di rendere le persone delle icone stradali, alquanto discutibile, dal momento che è una scusa per risparmiare del budget e non una scelta voluta. I pinguini hanno un aspetto ridicolo ed infantile e con le loro innumerevoli stupidate fanservice hanno contribuito a farmi abbassare il voto finale.
Altro aspetto tecnico da criticare sono i fondali molto altalenanti e non sempre adeguatamente dettagliati. Le musiche sono di scarso livello artistico, mentre il doppiaggio italiano è perfetto e di indiscutibile qualità.
In definitiva, considero Mawaru Penguindrum un piccolo capolavoro, che senza le sciocchezze inutili presenti ed un character design più dettagliato e maturo, sarebbe potuto essere un capolavoro. Così resta solo un ottimo anime di stampo psicologico non adatto a tutti, ma solo a chi cerca una trama veramente seria e complessa.
La trama è robusta e per niente scontata, decisamente non adatta a chi cerca azione o anime commedia per divertirsi e rilassarsi, già perché chi pensa di guardare Mawaru Penguindrum pensando che si tratti di un anime di semplice lettura o godibile, si sbaglia.
La trama è fin dall'inizio triste e riflessiva, con due fratelli sedicenni, Shoma e Kamba, e la loro sorellina malata Himari, che vivono in una baracca. Fin dall'inizio Shoma e Kamba dovranno presto fare i conti con la tristissima ed immediata morte di Himari e mentre i due fratelli sono in preda alla disperazione avviene un miracolo, Himari ritorna in vita, ma solo grazie ad un misterioso e magico cappello, (comprato per caso) che tiene letteralmente in vita la ragazzina. Infatti, subito dopo, lo spirito del cappello prende possesso del corpo di Himari trasformandola in una ragazzina sexy e tenace, dai modi arroganti, ma schietti, dicendo chiaramente ai due fratelli che se non troveranno il Penguindrum, Himari sarà destinata comunque a morire. Contrariamente a quanto si pensa, l'anime non è affatto confusionario o noioso, ma ha la sola colpa di trarre in inganno con il suo aspetto grafico non adatto a raccontare una storia solida, ricca di spunti e colpi di scena continui. Di conseguenza chi si aspettava un anime in linea con la grafica da Shoujo-Ai, pieno di scene magiche, dialoghi divertenti, fanservice (qui presente, ma poco) ed azione, si è trovato spiazzato. Infatti Mawaru Penguindrum è un anime estremamente serio e riflessivo, che punta tutto sulle situazioni drammatiche ed estremamente serie e sugli approfondimenti retrospettivi della trama. L'anime dopo i primi 3 episodi sembra essere piuttosto banale ed infantile, con le paranoie demenziali di Ringo, una ragazzina coetanea dei due fratelli, fissata in maniera infantile ed odiosa col destino, che la legherebbe a Tabuki, un ragazzo più grande, tutto sommato inutile ai fini della trama. Fortunatamente superati i primi 9 episodi, l'anime inizia a fare sul serio, grazie anche all'apparizione di un personaggio ottimamente caratterizzato di nome Sanetoshi, che avrà un ruolo chiave per l'intero anime, arricchendo parecchio la trama e rendendola più sofisticata, ma sempre prontamente chiarita attraverso dei brevi flashback chiarificatori.
Dal punto di vista strettamente tecnico Mawaru Penguindrum è complessivamente buono, ma nulla di eccezionale, specialmente considerando che è del 2011. Infatti il character design, risulta eccelso per quanto riguarda Himari e i suoi occhioni dolci, ottimo anche per Ringo, buono per Shoma e Kamba, mentre per le ragazze più grandi è già più scadente e meno ispirato. Inoltre, ho trovato la scelta di rendere le persone delle icone stradali, alquanto discutibile, dal momento che è una scusa per risparmiare del budget e non una scelta voluta. I pinguini hanno un aspetto ridicolo ed infantile e con le loro innumerevoli stupidate fanservice hanno contribuito a farmi abbassare il voto finale.
Altro aspetto tecnico da criticare sono i fondali molto altalenanti e non sempre adeguatamente dettagliati. Le musiche sono di scarso livello artistico, mentre il doppiaggio italiano è perfetto e di indiscutibile qualità.
In definitiva, considero Mawaru Penguindrum un piccolo capolavoro, che senza le sciocchezze inutili presenti ed un character design più dettagliato e maturo, sarebbe potuto essere un capolavoro. Così resta solo un ottimo anime di stampo psicologico non adatto a tutti, ma solo a chi cerca una trama veramente seria e complessa.
E' normale che un regista di successo come Ikuhara, dopo 14 anni di "astinenza", voglia cercare di stupire tutti con la sua nuova opera, senza diventare una caricatura di sé stesso. Secondo me ci riesce, ma solamente in parte: pur essendo un ottimo anime, "Mawaru penguindrum" presenta alcuni difetti e una dose eccessiva di fanservice.
La storia è incentrata sul rapporto tra due fratelli, Shoma e Kanba, e la loro adorabile sorellina Himari, che è da sempre gravemente malata. Un giorno, mentre i protagonisti escono di casa per sbrigare le solite faccende "slice of life", Himari muore. Quando tutte le speranze sono perdute e i fratelli si ritrovano al cospetto della salma all'obitorio, la sorellina, grazie ad un cappello a forma di pinguino, resuscita. Tuttavia si è trasformata in una sorta di strega altezzosa, che impone ai fratelli il seguente ricatto: o trovate il "Mawaru penguindrum" o farò morire Himari. Questa trasformazione è solamente momentanea e i due fratelli, avendo pochissimi indizi, inizieranno la loro ricerca.
Nelle prime puntate l'attenzione viene rivolta a Ringo, una ragazza che sembra possedere il Penguindrum. Ringo cerca in tutti i modi di far avverare i sogni infantili riportati nel diario della defunta sorellina Momoka, arrivando addirittura a stalkerare quello che fu il suo primo amore. Infatti non accettando il fatto che il destino sia stato crudele con sua sorella, Ringo vuole prenderne il posto, e ristabilire un'equilibrio che le sembra inspiegabilmente spezzato. Quindi Ringo vive nell'ombra di Momoka e non riesce a smettere di auto-ingannarsi, nonostante gli eventi reali sembrino andare contro alle sue convinzioni. L'incontro con Shoma, il più dolce dei due fratelli, che è interessato al diario per poter salvare Himari, aiuterà gradualmente Ringo ad essere sé stessa e non solamente un'ombra.
La prima parte della serie è quindi incentrata su Ringo, ed è di stampo demenziale-serioso in quanto oltre alle numerose gag e alle scherzose citazioni ad altre opere (Ringo ha il "Death Note"!) verrà affrontato il tema, già visto in Utena, della caduta delle illusioni e del confronto con il reale.
La seconda parte della serie è più problematica, in quanto Ikuhara sente la nostalgia degli anni '90 e vuole a tutti i costi rendere più cupe le atmosfere e più psicopatici i personaggi, esattamente come era di moda negli anime di quei tempi. A tal fine vengono quindi introdotti dei colpi di scena abbastanza forzati, che non voglio affatto spoilerare, l'evento reale dell'attentato alla metropolitana di Tokyo del '95 e un carismatico antagonista dai capelli rosa.
Questo cambio di registro determinerà il cambiamento, voluto dalla regia, dei due fratelli e della sorella, che diventeranno più tenebrosi e introversi. Ringo, ormai maturata e innamorata di Shoma, verrà messa in secondo piano e ritornerà alla grande nel finale, che è molto affascinante e ricorda molto i cari vecchi finali degli anni '90.
Il tema centrale dell'opera è l'amore, inteso come accettazione di una persona per quello che è, con tutti i suoi difetti e imperfezioni. Il messaggio che vuole trasmettere l'autore è molto chiaro e non capisco il motivo per cui in molti forum o recensioni gli utenti si lamentino del simbolismo eccessivo. Se il simbolismo non piace, si dovrebbe evitare di vedere l'opera a priori, in quanto lo stile di questo regista è sempre stato così fin dai tempi di Utena.
Adesso ovviamente il lettore si chiederà a cosa servano i pinguini e la trasformazione "Majokko" in questo plot. Ebbene sì: nulla. Tutta la storia, che trovo abbastanza interessante e presenta picchi emozionali notevoli (come la puntata dello scultore ad esempio) può tranquillamente fare a meno di pinguinate varie. Si tratta quindi di puro fanservice, destinato a far guadagnare qualche quattrino in più ai produttori con la vendita di gadgets e bamboline.
L'estetica di questo anime è molto curata e il regista, come sempre, riesce a trasmettere una sottile componente erotica e una certa tensione sessuale nei personaggi senza inquadrare culi o tette e senza aumentare le proporzioni di queste ultime, contrariamente alla maggiorparte degli altri anime.
Siamo quindi di fronte ad un'opera sottile, elaborata, che ci offre un bel character design e degli splendidi fondali pieni di particolari. Tuttavia per alcune forzature nella sceneggiatura e l'eccessiva dose di fanservice non posso dare un voto maggiore di 7,5 che arrotondo a 8 per l'ottimo doppiaggio italiano. Spero comunque che Ikuhara non si fermi e continui a proporci lavori che sondano l'animo umano come solo lui sa fare.
La storia è incentrata sul rapporto tra due fratelli, Shoma e Kanba, e la loro adorabile sorellina Himari, che è da sempre gravemente malata. Un giorno, mentre i protagonisti escono di casa per sbrigare le solite faccende "slice of life", Himari muore. Quando tutte le speranze sono perdute e i fratelli si ritrovano al cospetto della salma all'obitorio, la sorellina, grazie ad un cappello a forma di pinguino, resuscita. Tuttavia si è trasformata in una sorta di strega altezzosa, che impone ai fratelli il seguente ricatto: o trovate il "Mawaru penguindrum" o farò morire Himari. Questa trasformazione è solamente momentanea e i due fratelli, avendo pochissimi indizi, inizieranno la loro ricerca.
Nelle prime puntate l'attenzione viene rivolta a Ringo, una ragazza che sembra possedere il Penguindrum. Ringo cerca in tutti i modi di far avverare i sogni infantili riportati nel diario della defunta sorellina Momoka, arrivando addirittura a stalkerare quello che fu il suo primo amore. Infatti non accettando il fatto che il destino sia stato crudele con sua sorella, Ringo vuole prenderne il posto, e ristabilire un'equilibrio che le sembra inspiegabilmente spezzato. Quindi Ringo vive nell'ombra di Momoka e non riesce a smettere di auto-ingannarsi, nonostante gli eventi reali sembrino andare contro alle sue convinzioni. L'incontro con Shoma, il più dolce dei due fratelli, che è interessato al diario per poter salvare Himari, aiuterà gradualmente Ringo ad essere sé stessa e non solamente un'ombra.
La prima parte della serie è quindi incentrata su Ringo, ed è di stampo demenziale-serioso in quanto oltre alle numerose gag e alle scherzose citazioni ad altre opere (Ringo ha il "Death Note"!) verrà affrontato il tema, già visto in Utena, della caduta delle illusioni e del confronto con il reale.
La seconda parte della serie è più problematica, in quanto Ikuhara sente la nostalgia degli anni '90 e vuole a tutti i costi rendere più cupe le atmosfere e più psicopatici i personaggi, esattamente come era di moda negli anime di quei tempi. A tal fine vengono quindi introdotti dei colpi di scena abbastanza forzati, che non voglio affatto spoilerare, l'evento reale dell'attentato alla metropolitana di Tokyo del '95 e un carismatico antagonista dai capelli rosa.
Questo cambio di registro determinerà il cambiamento, voluto dalla regia, dei due fratelli e della sorella, che diventeranno più tenebrosi e introversi. Ringo, ormai maturata e innamorata di Shoma, verrà messa in secondo piano e ritornerà alla grande nel finale, che è molto affascinante e ricorda molto i cari vecchi finali degli anni '90.
Il tema centrale dell'opera è l'amore, inteso come accettazione di una persona per quello che è, con tutti i suoi difetti e imperfezioni. Il messaggio che vuole trasmettere l'autore è molto chiaro e non capisco il motivo per cui in molti forum o recensioni gli utenti si lamentino del simbolismo eccessivo. Se il simbolismo non piace, si dovrebbe evitare di vedere l'opera a priori, in quanto lo stile di questo regista è sempre stato così fin dai tempi di Utena.
Adesso ovviamente il lettore si chiederà a cosa servano i pinguini e la trasformazione "Majokko" in questo plot. Ebbene sì: nulla. Tutta la storia, che trovo abbastanza interessante e presenta picchi emozionali notevoli (come la puntata dello scultore ad esempio) può tranquillamente fare a meno di pinguinate varie. Si tratta quindi di puro fanservice, destinato a far guadagnare qualche quattrino in più ai produttori con la vendita di gadgets e bamboline.
L'estetica di questo anime è molto curata e il regista, come sempre, riesce a trasmettere una sottile componente erotica e una certa tensione sessuale nei personaggi senza inquadrare culi o tette e senza aumentare le proporzioni di queste ultime, contrariamente alla maggiorparte degli altri anime.
Siamo quindi di fronte ad un'opera sottile, elaborata, che ci offre un bel character design e degli splendidi fondali pieni di particolari. Tuttavia per alcune forzature nella sceneggiatura e l'eccessiva dose di fanservice non posso dare un voto maggiore di 7,5 che arrotondo a 8 per l'ottimo doppiaggio italiano. Spero comunque che Ikuhara non si fermi e continui a proporci lavori che sondano l'animo umano come solo lui sa fare.
Certo che è proprio dura mettere un voto a quest'anime.
Per certi versi merita meno di 0, per altri più di 10, per altri ancora galleggia sul 5. Ma il giudizio è complessivo, quindi devo chiedermi: quest'anime merita la sufficienza? E la risposta è sì. Ma se la domanda fosse stata del tipo "lo consiglieresti?", non so cosa avrei risposto.
Faccio questo preambolo perché molti leggono le recensioni per capire se valga o meno la pena guardare una determinata serie animata. Però in questo caso leggere le opinioni altrui servirebbe a poco, "Mawaru Penguindrum" è un anime difficile da giudicare, difficile da spiegare, difficile persino da capire. E questo perché alla regia c'è un tale Kunihiko Ikuhara, chi conosce "La rivoluzione di Utena" capirà cosa intendo. Chi invece non la conosce potrà afferrare il concetto attraverso questo termine: simbolismo.
Sì, simboli. Allegorie. Metafore. "Mawaru Penguindrum" è questo, un susseguirsi di scene apparentemente nonsense legate da un comune denominatore.
Se amate la roba di Yoshitoshi Abe (Haibane renmei) siete a cavallo, avete trovato l'anime che fa per voi. Se invece preferite le storie vecchio stile, con una trama chiara e lineare, vi avverto: il rischio noia è enorme. Arrivare al ventiquattresimo episodio per me è stato un parto. Ho pensato più volte di mandare quest'anime a quel paese, ma volevo sapere come andava a finire. Più avanzavo con gli episodi, più avevo l'impressione d'essere sotto effetto di stupefacenti. Vedevo soltanto una serie di cose "strane", slegate tra loro, prive di qualunque spiegazione.
Ai personaggi non sono riuscito ad affezionarmi, potevano morire tutti e non avrei battuto ciglio (cosa che non m'era capitata praticamente mai).
Il fatto è che la confusione nella trama è così tanta che la sospensione dell'incredulità inizia a vacillare. Le regole che governano quell'universo sono totalmente oscure, in qualunque momento può succedere di tutto: gente che muore, resuscita, vola, si trasforma, dice una cosa per poi fare immediatamente tutt'altro, elementi di fantascienza inseriti a scopo onirico/allegorico ma trattati come elementi reali.
Io stavo lì e guardavo tutto questo casino in modo passivo, sperando (invano) che almeno parte di quello a cui stavo assistendo sarebbe stato spiegato negli episodi successivi.
Come ho detto, mi sono annoiato. E quando lo spettatore s'annoia, secondo me, il problema è grave. Soprattutto in un anime come questo, dove il ritmo è abbastanza alto e ci sono cliffhanger sparsi come prezzemolo.
Il problema non è dato dalle numerose allegorie, che invece ho trovato geniali. Nemmeno dalla regia, che ho trovato stupefacente. È la sceneggiatura a non andare, secondo me è stata gestita malissimo. I puzzle vanno bene, anche i milioni di flashback, ma la colla che tiene insieme i pezzi dev'essere di prima qualità. O comunque, avrei apprezzato almeno un po' di sputo, non il nulla cosmico.
Basta, mi fermo qui. Esattamente come "Mawaru Penguindrum" sto parlando di tutto e niente, recensione che ben s'abbina all'opera.
Di trama non ne parlo, anche perché non saprei nemmeno cosa dire. Il comparto tecnico merita invece una menzione speciale: nonostante abbia una certa allergia per gli occhioni shojo, stavolta il tutto era così ben fatto che l'ho semplicemente adorato. Disegni stupendi, esaltati da una regia d'alta scuola. Se anche il resto mi fosse piaciuto allo stesso modo, questo sarebbe diventato il mio anime definitivo. Invece è e rimarrà un titolo che difficilmente rivedrò (salvo problemi d'insonnia).
Per certi versi merita meno di 0, per altri più di 10, per altri ancora galleggia sul 5. Ma il giudizio è complessivo, quindi devo chiedermi: quest'anime merita la sufficienza? E la risposta è sì. Ma se la domanda fosse stata del tipo "lo consiglieresti?", non so cosa avrei risposto.
Faccio questo preambolo perché molti leggono le recensioni per capire se valga o meno la pena guardare una determinata serie animata. Però in questo caso leggere le opinioni altrui servirebbe a poco, "Mawaru Penguindrum" è un anime difficile da giudicare, difficile da spiegare, difficile persino da capire. E questo perché alla regia c'è un tale Kunihiko Ikuhara, chi conosce "La rivoluzione di Utena" capirà cosa intendo. Chi invece non la conosce potrà afferrare il concetto attraverso questo termine: simbolismo.
Sì, simboli. Allegorie. Metafore. "Mawaru Penguindrum" è questo, un susseguirsi di scene apparentemente nonsense legate da un comune denominatore.
Se amate la roba di Yoshitoshi Abe (Haibane renmei) siete a cavallo, avete trovato l'anime che fa per voi. Se invece preferite le storie vecchio stile, con una trama chiara e lineare, vi avverto: il rischio noia è enorme. Arrivare al ventiquattresimo episodio per me è stato un parto. Ho pensato più volte di mandare quest'anime a quel paese, ma volevo sapere come andava a finire. Più avanzavo con gli episodi, più avevo l'impressione d'essere sotto effetto di stupefacenti. Vedevo soltanto una serie di cose "strane", slegate tra loro, prive di qualunque spiegazione.
Ai personaggi non sono riuscito ad affezionarmi, potevano morire tutti e non avrei battuto ciglio (cosa che non m'era capitata praticamente mai).
Il fatto è che la confusione nella trama è così tanta che la sospensione dell'incredulità inizia a vacillare. Le regole che governano quell'universo sono totalmente oscure, in qualunque momento può succedere di tutto: gente che muore, resuscita, vola, si trasforma, dice una cosa per poi fare immediatamente tutt'altro, elementi di fantascienza inseriti a scopo onirico/allegorico ma trattati come elementi reali.
Io stavo lì e guardavo tutto questo casino in modo passivo, sperando (invano) che almeno parte di quello a cui stavo assistendo sarebbe stato spiegato negli episodi successivi.
Come ho detto, mi sono annoiato. E quando lo spettatore s'annoia, secondo me, il problema è grave. Soprattutto in un anime come questo, dove il ritmo è abbastanza alto e ci sono cliffhanger sparsi come prezzemolo.
Il problema non è dato dalle numerose allegorie, che invece ho trovato geniali. Nemmeno dalla regia, che ho trovato stupefacente. È la sceneggiatura a non andare, secondo me è stata gestita malissimo. I puzzle vanno bene, anche i milioni di flashback, ma la colla che tiene insieme i pezzi dev'essere di prima qualità. O comunque, avrei apprezzato almeno un po' di sputo, non il nulla cosmico.
Basta, mi fermo qui. Esattamente come "Mawaru Penguindrum" sto parlando di tutto e niente, recensione che ben s'abbina all'opera.
Di trama non ne parlo, anche perché non saprei nemmeno cosa dire. Il comparto tecnico merita invece una menzione speciale: nonostante abbia una certa allergia per gli occhioni shojo, stavolta il tutto era così ben fatto che l'ho semplicemente adorato. Disegni stupendi, esaltati da una regia d'alta scuola. Se anche il resto mi fosse piaciuto allo stesso modo, questo sarebbe diventato il mio anime definitivo. Invece è e rimarrà un titolo che difficilmente rivedrò (salvo problemi d'insonnia).
<b>Contiene lievi spoiler!</b>
All'inizio ero convinto che questa serie fosse una sorta di majokko, ed è stato soprattutto questo il motivo che mi ha spinto a iniziarla, complice pure una trama all'apparenza interessante. Peccato poi che di tutto ciò che mi ero immaginato non c'era un bel niente, e mi sono ritrovato col solito anime onirico, che mischia il presente, il passato e i sogni in maniera tanto confusionaria da far invidia persino a The Ring.
Tutto comincia bene, con una storia accattivante che vede protagonisti tre fratelli, Kanba, Shoma e Himari, con quest'ultima, la più piccola, che è affetta da una malattia incurabile e le resta ormai pochissimo da vivere. La morte, infatti, non tarda ad arrivare, ma grazie a uno strano copricapo la ragazza torna miracolosamente in vita, trasportando i fratelli in una dimensione parallela. Qui, sotto l'aspetto di una strana e altezzosa maga, ordina ai ragazzi di trovare un misterioso oggetto chiamato 'Penguindrum', e se non lo faranno, la loro amata sorella morirà a breve. Dopo ciò, viene loro recapitato un pacco contenente tre buffi e simpatici pinguini, che nessuno riesce a vedere, a parte loro. In seguito vengono introdotti man mano gli altri protagonisti, tra cui Ringo Oginome, una studentessa all'apparenza paranoica, che dovrebbe avere il famoso Penguindrum, e Tabuki, insegnante della scuola frequentata da Shoma e Kanba. Da qui cominciano a susseguirsi delle situazioni più o meno divertenti, che vedono i fratelli insieme ai pinguini alla ricerca del fantomatico oggetto, e Ringo che fa la stalker di Tabuki, decisa a conquistarlo a tutti i costi, poiché innamorata di lui. Scopriamo poi che il suo amore è frutto dell'ossessione di voler diventare a tutti i costi come la sorella Momoka, morta proprio il giorno della sua nascita, e a capo di tutto c'è il misterioso diario della bambina scomparsa, che Ringo custodisce in maniera morbosa e ne segue passo passo tutte le vicende di persona. Un diario che poi diventerà il fulcro della storia. Fin qui tutto bene, ma dopo alcune puntante vengono introdotte situazioni sempre più inverosimili, rimescolando di continuo fatti e personaggi peggio di un mazzo di carte, e rendendo la trama caotica e senza senso, quasi impossibile da capire persino seguendola minuziosamente. Gli episodi, anzichè continuare tra loro, passano da un argomento all'altro in maniera confusa, tralasciando le situazioni presenti per scavare nel passato dei vari personaggi, che vengono analizzati uno dopo l'altro, creando però incongruenze e buchi a non finire. Gli stessi ruoli dei protagonisti vengono stravolti di continuo, facendo perdere loro a poco a poco tutta la personalità, e riducendoli a delle pedine che si muovono senza una meta precisa in un mondo inesistente, nel buio più totale. Di alcuni argomenti non si capisce nemmeno se siano veri o immaginari, come il macella-bambini, uno strano posto in cui vanno a finire i bambini dimenticati. Lo stesso attentato dei Takakura, alla fine non ha una spiegazione logica, e non si sa il vero motivo per cui hanno agito, né se sono ancora vivi o morti, dato che Kanba sembra percepire denaro da loro, ma un attimo dopo il bar dove si incontrano sembra in rovina e pare che i due genitori siano scomparsi da tempo.
Dal lato tecnico non si può certo dire che sia realizzato male: grafica e animazioni sono ottime, e c'è anche una bella dose di effetti speciali. Il chara design è eccellente, ma la pecca più grande è che gli autori hanno praticamente "cancellato" tutta la gente del mondo circostante, riducendoli a degli omini bianchi in stile "segnaletica", forse per rendere ancora di più l'idea del mondo onirico, lasciando visibili solo i protagonisti e alcune comparse, ma non condivido molto questa scelta stilistica. Un altro aspetto positivo sono pure le musiche, di cui moltissime ending, tutte molto carine. Ma la cosa che più ho apprezzato è il doppiaggio italiano, eseguito in maniera impeccabile (e una volta tanto fedele all'originale), tra cui spicca la voce di Sanetoshi Watase, con una superba interpretazione di Massimo Lodolo, che non smentisce mai la sua bravura.
Rimane purtroppo una delle tante serie che partono bene e si perdono per strada, ma è un difetto comune a tutte le storie che trattano argomenti come il destino, la vita e la morte, e le maledizioni. Può risultare apprezzabile solo a un appassionato delle trame surrealiste e sperimentali, ma al contrario può essere un calvario arrivare al "capolinea" (tanto per citare una frase dell'anime) per chi preferisce quelle lineari e scorrevoli. Per certi versi mi ha ricordato un po' 'X' delle CLAMP, altri vedo che lo associano a 'Utena'. In effetti è un miscuglio di vari generi e risulta quasi impossibile classificarlo. Un'ottima idea, peccato però che tale mix viene eseguito malissimo, e ne viene fuori solo un'accozzaglia senza alcun filo logico.
Quello che non ho capito alla fine è che ruolo avessero i pinguini all'interno della storia: all'inizio sembravano avere un legame con la ricerca del Penguindrum, ma dopo alcuni episodi vengono lasciati alla deriva, praticamente ignorati, facendoli risultare dei personaggi superflui e inutili. Anche se visti simbolicamente, non c'è alcun significato. In pratica, con o senza di loro, l'anime sarebbe stato identico.
'Deludente' credo sia il termine più adatto a definire questa serie...
All'inizio ero convinto che questa serie fosse una sorta di majokko, ed è stato soprattutto questo il motivo che mi ha spinto a iniziarla, complice pure una trama all'apparenza interessante. Peccato poi che di tutto ciò che mi ero immaginato non c'era un bel niente, e mi sono ritrovato col solito anime onirico, che mischia il presente, il passato e i sogni in maniera tanto confusionaria da far invidia persino a The Ring.
Tutto comincia bene, con una storia accattivante che vede protagonisti tre fratelli, Kanba, Shoma e Himari, con quest'ultima, la più piccola, che è affetta da una malattia incurabile e le resta ormai pochissimo da vivere. La morte, infatti, non tarda ad arrivare, ma grazie a uno strano copricapo la ragazza torna miracolosamente in vita, trasportando i fratelli in una dimensione parallela. Qui, sotto l'aspetto di una strana e altezzosa maga, ordina ai ragazzi di trovare un misterioso oggetto chiamato 'Penguindrum', e se non lo faranno, la loro amata sorella morirà a breve. Dopo ciò, viene loro recapitato un pacco contenente tre buffi e simpatici pinguini, che nessuno riesce a vedere, a parte loro. In seguito vengono introdotti man mano gli altri protagonisti, tra cui Ringo Oginome, una studentessa all'apparenza paranoica, che dovrebbe avere il famoso Penguindrum, e Tabuki, insegnante della scuola frequentata da Shoma e Kanba. Da qui cominciano a susseguirsi delle situazioni più o meno divertenti, che vedono i fratelli insieme ai pinguini alla ricerca del fantomatico oggetto, e Ringo che fa la stalker di Tabuki, decisa a conquistarlo a tutti i costi, poiché innamorata di lui. Scopriamo poi che il suo amore è frutto dell'ossessione di voler diventare a tutti i costi come la sorella Momoka, morta proprio il giorno della sua nascita, e a capo di tutto c'è il misterioso diario della bambina scomparsa, che Ringo custodisce in maniera morbosa e ne segue passo passo tutte le vicende di persona. Un diario che poi diventerà il fulcro della storia. Fin qui tutto bene, ma dopo alcune puntante vengono introdotte situazioni sempre più inverosimili, rimescolando di continuo fatti e personaggi peggio di un mazzo di carte, e rendendo la trama caotica e senza senso, quasi impossibile da capire persino seguendola minuziosamente. Gli episodi, anzichè continuare tra loro, passano da un argomento all'altro in maniera confusa, tralasciando le situazioni presenti per scavare nel passato dei vari personaggi, che vengono analizzati uno dopo l'altro, creando però incongruenze e buchi a non finire. Gli stessi ruoli dei protagonisti vengono stravolti di continuo, facendo perdere loro a poco a poco tutta la personalità, e riducendoli a delle pedine che si muovono senza una meta precisa in un mondo inesistente, nel buio più totale. Di alcuni argomenti non si capisce nemmeno se siano veri o immaginari, come il macella-bambini, uno strano posto in cui vanno a finire i bambini dimenticati. Lo stesso attentato dei Takakura, alla fine non ha una spiegazione logica, e non si sa il vero motivo per cui hanno agito, né se sono ancora vivi o morti, dato che Kanba sembra percepire denaro da loro, ma un attimo dopo il bar dove si incontrano sembra in rovina e pare che i due genitori siano scomparsi da tempo.
Dal lato tecnico non si può certo dire che sia realizzato male: grafica e animazioni sono ottime, e c'è anche una bella dose di effetti speciali. Il chara design è eccellente, ma la pecca più grande è che gli autori hanno praticamente "cancellato" tutta la gente del mondo circostante, riducendoli a degli omini bianchi in stile "segnaletica", forse per rendere ancora di più l'idea del mondo onirico, lasciando visibili solo i protagonisti e alcune comparse, ma non condivido molto questa scelta stilistica. Un altro aspetto positivo sono pure le musiche, di cui moltissime ending, tutte molto carine. Ma la cosa che più ho apprezzato è il doppiaggio italiano, eseguito in maniera impeccabile (e una volta tanto fedele all'originale), tra cui spicca la voce di Sanetoshi Watase, con una superba interpretazione di Massimo Lodolo, che non smentisce mai la sua bravura.
Rimane purtroppo una delle tante serie che partono bene e si perdono per strada, ma è un difetto comune a tutte le storie che trattano argomenti come il destino, la vita e la morte, e le maledizioni. Può risultare apprezzabile solo a un appassionato delle trame surrealiste e sperimentali, ma al contrario può essere un calvario arrivare al "capolinea" (tanto per citare una frase dell'anime) per chi preferisce quelle lineari e scorrevoli. Per certi versi mi ha ricordato un po' 'X' delle CLAMP, altri vedo che lo associano a 'Utena'. In effetti è un miscuglio di vari generi e risulta quasi impossibile classificarlo. Un'ottima idea, peccato però che tale mix viene eseguito malissimo, e ne viene fuori solo un'accozzaglia senza alcun filo logico.
Quello che non ho capito alla fine è che ruolo avessero i pinguini all'interno della storia: all'inizio sembravano avere un legame con la ricerca del Penguindrum, ma dopo alcuni episodi vengono lasciati alla deriva, praticamente ignorati, facendoli risultare dei personaggi superflui e inutili. Anche se visti simbolicamente, non c'è alcun significato. In pratica, con o senza di loro, l'anime sarebbe stato identico.
'Deludente' credo sia il termine più adatto a definire questa serie...
Noto, dalle altre recensioni, che il fatto che mi ricordasse Utena non è casuale, ma rimango una di quelle mosche bianche che non ha nemmeno lontanamente apprezzato questa serie TV, alla quale, senza una buona realizzazione tecnica, affibbierei una valutazione numerica ben più gravosa. Trovo la trama sconclusionata, raccontata in modo confuso, ricca di buchi e dimenticanze.
Eppure l'inizio è più che promettente, vengono messi in gioco diversi interrogativi e lo staff presenta una situazione abbastanza accattivante, in cui due fratelli devono prendersi cura di una sorellina adorabile, ma sfortunatamente malata e destinata a rimanere loro accanto ancora per poco. Deus ex machina è uno strano berretto a forma di pinguino, che posizionato sulla testa della sorellina ne prende il controllo e la trasforma in una sorta di dominatrice, con una sequenza di sicuro effetto in cui lei, vestita in modo ben più appariscente e aggressivo, scende una scalinata in un'ambiente fantascientifico non ben definito, trovando ai suoi piedi i due fratelli, legati e pronti per essere umiliati. Ordina loro di trovare una cosa per lei, che salverebbe la vita della sorella. Le indagini portano ad un'altra ragazza e, in questa fase, vi è anche un lato sentimentale in cui uno dei fratelli sembra in qualche modo fare breccia nel suo cuore, rompendo l'ossessione che la rendeva una vera e pericolosa stalker. Fino a questo punto la serie risulta molto fresca, piacevole, a tratti divertente e in altri intrigante.
Ben presto iniziano i problemi: gli sceneggiatori decidono che è arrivato il momento di analizzare con più attenzione le storie dei protagonisti. Da qui inizia una surreale escalation di complicazioni, comportamenti contraddittori e paranoie varie che rendono l'intero intreccio impossibile da sbrogliare. Viene stravolto il rapporto fra i tre protagonisti, con rivelazioni di vario tipo più o meno credibili. Viene traslato il piano reale su quello metaforico, viene progressivamente introdotto un massiccio utilizzo di simbolismi di varia natura, i discorsi iniziano sempre più a vertere su tematiche esistenzialistiche e filosofiche. Ci si separa dalla realtà come ci è stata presentata, parcheggiata in un angolo e quasi dimenticata, e si passa ad ambientazioni oniriche e surreali. Nello stesso modo ci si scorda di tanti dettagli, che perdono di importanza e quasi scompaiono. Negli ultimi episodi gli sceneggiatori si ricordano di alcuni di essi e provano a rimediare, ma il risultato sfiora il paradossale.
Sorte simile la subiscono i personaggi: inizialmente uno dei punti forti dell'anime, in seguito vengono stravolti, sviscerati, resi così' complessi da apparire noiosi, artificiosi, delle mere marionette in mano a degli sceneggiatori che mi danno l'impressione di non sapere più che pesci pigliare. Perdono del tutto gli aspetti solari che me li avevano fatti apprezzare, perdono la spontaneità, diventano cupi e si muovo in modo, a mio parere, ben poco credibile.
Secondo la ma opinione lo staff ha provato a creare qualcosa che nelle loro intenzioni doveva essere memorabile, profondo, innovativo e in grado di far discutere il fandom. Per raggiungere questo scopo fanno partire la serie in modo accattivante e, ad un certo punto, la fanno virare e creano un caos incredibile, mettendo in un bel calderone tematiche che prese separatamente sarebbero interessanti, come quella dell'abbandono e del destino, e condendo il tutto con una buona dose di esistenzialismo e drammaticità. Introducono anche 3 o 4 pinguini carini, simpatici e onnipresenti, vero proprio marchio della serie, e, perché no, una simil trasformazione majokko con sfumature sadomaso (alla fine poco importa se questa trasformazione non ha proprio motivo di esistere e se non venga in nessun modo motivata). Nel finale, scusate il piccolo spoiler, viene aggiunto altro, per non farci mancare nulla: fantasmi, maledizioni, terroristi, fabbriche distruggi bambini. Mi sarei aspettato anche un bel robottone, ci sarebbe stato bene, invece solo dei mini robottini… I pezzi, comunque, non combaciano più, ne esce un pastrocchio.
Vedo che in tutto questo c'è chi ci trova un senso e, anzi, lo trova espressione di un dipinto geniale e innovativo. A me, invece, la serie ha irritato, ci trovo solo una sequenza di eventi pretestuosi e un cast di personaggi che si muovono in modo fittizio e poco credibile. Le cose non filano e tutta la filosofia di questo mondo non cambia i fatti, l'intreccio della trama non regge.
Mawaru Penguin Drum è un titolo che parte bene e che va alla deriva nel peggiore dei modi: è classico di molti anime perdersi nel finale, ma di rado ho visto un disastro come questo.
Peccato…
Eppure l'inizio è più che promettente, vengono messi in gioco diversi interrogativi e lo staff presenta una situazione abbastanza accattivante, in cui due fratelli devono prendersi cura di una sorellina adorabile, ma sfortunatamente malata e destinata a rimanere loro accanto ancora per poco. Deus ex machina è uno strano berretto a forma di pinguino, che posizionato sulla testa della sorellina ne prende il controllo e la trasforma in una sorta di dominatrice, con una sequenza di sicuro effetto in cui lei, vestita in modo ben più appariscente e aggressivo, scende una scalinata in un'ambiente fantascientifico non ben definito, trovando ai suoi piedi i due fratelli, legati e pronti per essere umiliati. Ordina loro di trovare una cosa per lei, che salverebbe la vita della sorella. Le indagini portano ad un'altra ragazza e, in questa fase, vi è anche un lato sentimentale in cui uno dei fratelli sembra in qualche modo fare breccia nel suo cuore, rompendo l'ossessione che la rendeva una vera e pericolosa stalker. Fino a questo punto la serie risulta molto fresca, piacevole, a tratti divertente e in altri intrigante.
Ben presto iniziano i problemi: gli sceneggiatori decidono che è arrivato il momento di analizzare con più attenzione le storie dei protagonisti. Da qui inizia una surreale escalation di complicazioni, comportamenti contraddittori e paranoie varie che rendono l'intero intreccio impossibile da sbrogliare. Viene stravolto il rapporto fra i tre protagonisti, con rivelazioni di vario tipo più o meno credibili. Viene traslato il piano reale su quello metaforico, viene progressivamente introdotto un massiccio utilizzo di simbolismi di varia natura, i discorsi iniziano sempre più a vertere su tematiche esistenzialistiche e filosofiche. Ci si separa dalla realtà come ci è stata presentata, parcheggiata in un angolo e quasi dimenticata, e si passa ad ambientazioni oniriche e surreali. Nello stesso modo ci si scorda di tanti dettagli, che perdono di importanza e quasi scompaiono. Negli ultimi episodi gli sceneggiatori si ricordano di alcuni di essi e provano a rimediare, ma il risultato sfiora il paradossale.
Sorte simile la subiscono i personaggi: inizialmente uno dei punti forti dell'anime, in seguito vengono stravolti, sviscerati, resi così' complessi da apparire noiosi, artificiosi, delle mere marionette in mano a degli sceneggiatori che mi danno l'impressione di non sapere più che pesci pigliare. Perdono del tutto gli aspetti solari che me li avevano fatti apprezzare, perdono la spontaneità, diventano cupi e si muovo in modo, a mio parere, ben poco credibile.
Secondo la ma opinione lo staff ha provato a creare qualcosa che nelle loro intenzioni doveva essere memorabile, profondo, innovativo e in grado di far discutere il fandom. Per raggiungere questo scopo fanno partire la serie in modo accattivante e, ad un certo punto, la fanno virare e creano un caos incredibile, mettendo in un bel calderone tematiche che prese separatamente sarebbero interessanti, come quella dell'abbandono e del destino, e condendo il tutto con una buona dose di esistenzialismo e drammaticità. Introducono anche 3 o 4 pinguini carini, simpatici e onnipresenti, vero proprio marchio della serie, e, perché no, una simil trasformazione majokko con sfumature sadomaso (alla fine poco importa se questa trasformazione non ha proprio motivo di esistere e se non venga in nessun modo motivata). Nel finale, scusate il piccolo spoiler, viene aggiunto altro, per non farci mancare nulla: fantasmi, maledizioni, terroristi, fabbriche distruggi bambini. Mi sarei aspettato anche un bel robottone, ci sarebbe stato bene, invece solo dei mini robottini… I pezzi, comunque, non combaciano più, ne esce un pastrocchio.
Vedo che in tutto questo c'è chi ci trova un senso e, anzi, lo trova espressione di un dipinto geniale e innovativo. A me, invece, la serie ha irritato, ci trovo solo una sequenza di eventi pretestuosi e un cast di personaggi che si muovono in modo fittizio e poco credibile. Le cose non filano e tutta la filosofia di questo mondo non cambia i fatti, l'intreccio della trama non regge.
Mawaru Penguin Drum è un titolo che parte bene e che va alla deriva nel peggiore dei modi: è classico di molti anime perdersi nel finale, ma di rado ho visto un disastro come questo.
Peccato…
Dopo La rivoluzione di Utena, anime annoverato tra le serie di culto degli anni Novanta insieme a Neon Genesis Evangelion e Cowboy Bebop (cosa che condivido fino a un certo punto), speravo che Kunihiko Ikuhara, già regista delle splendide trasposizioni animate di Sailor Moon, non mi deludesse un'altra volta. Invece c'è riuscito di nuovo con Mawaru Penguin Drum, serie in ventiquattro episodi tra le più popolari e discusse del 2011, tanto che la Dynit ne ha acquisito i diritti e l'ha doppiato nella nostra lingua. È risaputo che Ikuhara ama i simbolismi e un tantino di nonsense e le sue due serie cardine ne sono a dir poco infarcite: per carità, tutto ciò è fatto con astuzia e intelligenza, ma credo che non sia sufficiente se non è coadiuvato da un intreccio narrativo quanto meno un po' più chiaro. Ad ogni modo, accenno brevemente alla trama intricata.
Tutto ruota attorno a tre fratelli, Shoma, Kanba e Himari. Quest'ultima, la più piccola, è una malata terminale e un giorno, dopo una spensierata visita a un parco con animali (e in particolare la vasca con i pinguini), il suo male peggiora improvvisamente e la porta alla morte. Shoma e Kanba sono disperati sul letto di morte quando a un certo punto Himari, con indosso uno strano cappello a foggia di pinguino, praticamente resuscita. In realtà, tuttavia, a parlare attraverso di lei sembra essere un'altra creatura, la quale intima ai due fratelli di trovare il Penguin Drum se vogliono che la loro sorellina continui a vivere. Dopodiché entreranno in scena altri personaggi, i più rilevanti dei quali sono Ringo, Tabuki e Sanetoshi, oltre a tre spassosi pinguini visibili solo agli occhi dei tre fratelli. Il mistero dietro alla loro storia risiede in un attentato avvenuto sedici anni prima e che coinvolge anche i loro genitori, ormai spariti da tempo dalla circolazione...
Da un punto di vista tecnico non ho alcuna lamentela da fare, le animazioni sono davvero ottime, le musiche azzeccate (adoro il tema per clavicembalo di Sanetoshi) e lo sperimentalismo dell'autore in merito a determinati espedienti è apprezzabilissimo: il simbolismo del treno, ripetuto persino negli eyecatch, anche se parecchio ripetitivo ha una sua funzionalità (sappiamo sempre dove sono i nostri protagonisti e dove si spostano grazie a uno schema visivo che imita quello delle fermate delle metropolitane); i tre pinguini sono davvero divertenti (il più simpatico di tutti è quello che spruzza ossessivamente l'insetticida allo scarafaggio di turno); le persone della folla sono rappresentate come gli omini maschile e femminile che troviamo affissi o dipinti nelle porte dei bagni pubblici; la "strategia di sopravvivenza" di Himari è rappresentata in modo davvero singolare (in modo analogo per certi versi a quanto visto nella presentazione dei duelli in Utena). A mio avviso, il vero problema di Mawaru Penguin Drum è che, escluso il comparto tecnico, non resta granché d'altro: la trama di fondo c'è, ma è raccontata talmente male e in modo così confusionario che lo spettatore nel giro di dieci-dodici puntate perde il filo e si annoia a dismisura. I personaggi, a parte l'enigmatico e carismatico Sanetoshi (credo anche per merito della splendida interpretazione italiana di Massimo Lodolo), non hanno alcun mordente e anzi risultano persino irritanti (come ad esempio Ringo). L'equilibrio tra ermetismo e trama qui è venuto a mancare, rendendo la mia visione tediosa e pesante. In definitiva, un vero peccato, una vera delusione.
Tutto ruota attorno a tre fratelli, Shoma, Kanba e Himari. Quest'ultima, la più piccola, è una malata terminale e un giorno, dopo una spensierata visita a un parco con animali (e in particolare la vasca con i pinguini), il suo male peggiora improvvisamente e la porta alla morte. Shoma e Kanba sono disperati sul letto di morte quando a un certo punto Himari, con indosso uno strano cappello a foggia di pinguino, praticamente resuscita. In realtà, tuttavia, a parlare attraverso di lei sembra essere un'altra creatura, la quale intima ai due fratelli di trovare il Penguin Drum se vogliono che la loro sorellina continui a vivere. Dopodiché entreranno in scena altri personaggi, i più rilevanti dei quali sono Ringo, Tabuki e Sanetoshi, oltre a tre spassosi pinguini visibili solo agli occhi dei tre fratelli. Il mistero dietro alla loro storia risiede in un attentato avvenuto sedici anni prima e che coinvolge anche i loro genitori, ormai spariti da tempo dalla circolazione...
Da un punto di vista tecnico non ho alcuna lamentela da fare, le animazioni sono davvero ottime, le musiche azzeccate (adoro il tema per clavicembalo di Sanetoshi) e lo sperimentalismo dell'autore in merito a determinati espedienti è apprezzabilissimo: il simbolismo del treno, ripetuto persino negli eyecatch, anche se parecchio ripetitivo ha una sua funzionalità (sappiamo sempre dove sono i nostri protagonisti e dove si spostano grazie a uno schema visivo che imita quello delle fermate delle metropolitane); i tre pinguini sono davvero divertenti (il più simpatico di tutti è quello che spruzza ossessivamente l'insetticida allo scarafaggio di turno); le persone della folla sono rappresentate come gli omini maschile e femminile che troviamo affissi o dipinti nelle porte dei bagni pubblici; la "strategia di sopravvivenza" di Himari è rappresentata in modo davvero singolare (in modo analogo per certi versi a quanto visto nella presentazione dei duelli in Utena). A mio avviso, il vero problema di Mawaru Penguin Drum è che, escluso il comparto tecnico, non resta granché d'altro: la trama di fondo c'è, ma è raccontata talmente male e in modo così confusionario che lo spettatore nel giro di dieci-dodici puntate perde il filo e si annoia a dismisura. I personaggi, a parte l'enigmatico e carismatico Sanetoshi (credo anche per merito della splendida interpretazione italiana di Massimo Lodolo), non hanno alcun mordente e anzi risultano persino irritanti (come ad esempio Ringo). L'equilibrio tra ermetismo e trama qui è venuto a mancare, rendendo la mia visione tediosa e pesante. In definitiva, un vero peccato, una vera delusione.
Di sicuro, uno degli anime più interessanti che io abbia visto in quest'ultimo periodo, altamente simbolico e dai significati nascosti, che trascendono il semplice susseguirsi lineare di eventi all'interno di una trama predefinita: passato presente e futuro si fondono indistintamente, il " destino" è il protagonista di quest'opera; anche se la scelta libera di questo destino spetta ai fratelli Takakura, in realtà esso è già scritto.
Riuscire a contenere in un'unica recensione di poche righe tutti i significati di cui è ricco quest'anime sarebbe impossibile, però penso che lasci tanto da pensare.
Ogni personaggio dell'opera è ben caratterizzato, non c'è nessun personaggio che faccia parte della storia che abbia un ruolo secondario, ognuno nel suo dramma-personale ed interiore contribuisce ad un tassello componente del "destino dell'umanità", l'interazione di queste persone tra di loro fa si che esso si realizzi. Nessuno dei personaggi è in senso assoluto "buono" o "cattivo", ma solo desiderosi di essere amati o di amare, l'unica via possibile per non diventare invisibili al resto dell'umanità.
Raccontare la trama sarebbe riduttivo, perchè appunto non conta il susseguirsi degli avvenimenti in sé, spiegarsi il perchè degli avvenimenti non è necessario, il puzzle alla fine si ricompone e il suo messaggio è chiaramente leggibile.
Però ogni desiderio ha il suo prezzo, ed in tal caso è necessario un sacrificio estremo d'amore per realizzarlo.
L'anime è onirico, drammatico, intermezzato anche da stacchetti comici che riescono ad alleggerire il tono, è pieno di citazioni e spazia da un genere all'altro, senza essere mai banale. Anche le musiche fanno la loro parte, e sono evocative al punto giusto, accompagnano la narrazione coerentemente.
Il reparto grafico è di grande qualità e i disegni dei personaggi sono molto belli. Sinceramente dai primi episodi pensavo che l'opera prendesse un carattere più scherzoso e meno drammatico, ma andando avanti un episodio dopo l'altro e con lo svelamento dei misteri di ogni personaggio, ho trovato giusto che la storia avesse quel compimento che le è stato assegnato. Nel complesso comunque per me è stato un anime davvero interessante, che consiglio a chiunque sia alla ricerca di un opera seria che fa riflettere.
Riuscire a contenere in un'unica recensione di poche righe tutti i significati di cui è ricco quest'anime sarebbe impossibile, però penso che lasci tanto da pensare.
Ogni personaggio dell'opera è ben caratterizzato, non c'è nessun personaggio che faccia parte della storia che abbia un ruolo secondario, ognuno nel suo dramma-personale ed interiore contribuisce ad un tassello componente del "destino dell'umanità", l'interazione di queste persone tra di loro fa si che esso si realizzi. Nessuno dei personaggi è in senso assoluto "buono" o "cattivo", ma solo desiderosi di essere amati o di amare, l'unica via possibile per non diventare invisibili al resto dell'umanità.
Raccontare la trama sarebbe riduttivo, perchè appunto non conta il susseguirsi degli avvenimenti in sé, spiegarsi il perchè degli avvenimenti non è necessario, il puzzle alla fine si ricompone e il suo messaggio è chiaramente leggibile.
Però ogni desiderio ha il suo prezzo, ed in tal caso è necessario un sacrificio estremo d'amore per realizzarlo.
L'anime è onirico, drammatico, intermezzato anche da stacchetti comici che riescono ad alleggerire il tono, è pieno di citazioni e spazia da un genere all'altro, senza essere mai banale. Anche le musiche fanno la loro parte, e sono evocative al punto giusto, accompagnano la narrazione coerentemente.
Il reparto grafico è di grande qualità e i disegni dei personaggi sono molto belli. Sinceramente dai primi episodi pensavo che l'opera prendesse un carattere più scherzoso e meno drammatico, ma andando avanti un episodio dopo l'altro e con lo svelamento dei misteri di ogni personaggio, ho trovato giusto che la storia avesse quel compimento che le è stato assegnato. Nel complesso comunque per me è stato un anime davvero interessante, che consiglio a chiunque sia alla ricerca di un opera seria che fa riflettere.
È davvero difficile per me dare un voto o un giudizio concreto su questa serie. È forse uno degli anime più "particolari" che abbia mai visto finora. Ma è davvero difficile da comprendere e giudicare nella sua interezza.
L'ho iniziata a vedere spinto dagli ottimi commenti e recensioni che ho letto in giro e devo dire che all'inizio la storia mi ha preso, incuriosendomi non poco. Certo, non c'era nulla di così fantastico o esaltante, ma comunque l'anime si lasciava vedere senza troppa fatica ed anche la trama scorreva verso una direzione che sembrava ben definita. Ecco, "sembrava". Si perché dopo la prima decina di puntate tutto cambia. Sembra quasi che si inizi a guardare un'altra opera. Cominciano a susseguirsi una sfilza di flashback e di intere puntate dedicate all'introspezione dei personaggi e del loro passato, il tutto senza alcun legame principale, saltando da un personaggio all'altro, da una vicenda all'altra, senza alcun ordine. Tutta la trama viene poi "buttata" nel caos più totale, con salti di qua e di là tra insensato e reale, e stravolta con colpi di scena a raffica, a volte evidentemente forzati. Dopo un po' si nota proprio che l'intento è di far credere e lasciar prevedere un evento per poi stravolgerlo completamente inserendo il colpo di scena ad effetto. Capiterà spesso che ci si chiederà se davvero l'anime è sempre lo stesso o se è cambiato autore dal primo terzo ai restanti due.
In tutto questo però chi ne risente maggiormente è ovviamente lo spettatore, infatti la storia diventa caotica e l'inserimento di tutti questi flashback e colpi di scena "ribalta-tutto" non fa altro che appesantire non poco la visione. Ad aggiungersi a tutto questo tante volte vengono introdotte scene e concetti che poi vengono abbandonati lì, con un cambio improvviso di tematica o di trama. Ripensando poi alle prime puntate si fa ancora più fatica a rendersi conto di cosa sia diventato l'anime e ci si trova spaesati nel disperato tentativo di raccapezzarsi.
Poi, proprio quando credi che ormai tutto sia perduto, arriva il gran finale che non ti aspetti (soprattutto dopo aver "sofferto" per così tante puntate nel cercare di starci dietro) che un po' ti risolleva la valutazione di tutta l'opera, ma resta davvero dura giudicarla "a pieno".
Per concludere non posso non dire che tecnicamente l'anime merita parecchio, sia dal punto di vista grafico che sonoro. Nulla da ridire su questo, anzi. Però questa netta contrapposizione tra il primo terzo (8-9 puntate) e gli altri due è davvero un punto a sfavore che non può che farmi rimanere su un "normale" 7 come valutazione globale. Poteva avere molto di più, le premesse c'erano tutte. Peccato.
L'ho iniziata a vedere spinto dagli ottimi commenti e recensioni che ho letto in giro e devo dire che all'inizio la storia mi ha preso, incuriosendomi non poco. Certo, non c'era nulla di così fantastico o esaltante, ma comunque l'anime si lasciava vedere senza troppa fatica ed anche la trama scorreva verso una direzione che sembrava ben definita. Ecco, "sembrava". Si perché dopo la prima decina di puntate tutto cambia. Sembra quasi che si inizi a guardare un'altra opera. Cominciano a susseguirsi una sfilza di flashback e di intere puntate dedicate all'introspezione dei personaggi e del loro passato, il tutto senza alcun legame principale, saltando da un personaggio all'altro, da una vicenda all'altra, senza alcun ordine. Tutta la trama viene poi "buttata" nel caos più totale, con salti di qua e di là tra insensato e reale, e stravolta con colpi di scena a raffica, a volte evidentemente forzati. Dopo un po' si nota proprio che l'intento è di far credere e lasciar prevedere un evento per poi stravolgerlo completamente inserendo il colpo di scena ad effetto. Capiterà spesso che ci si chiederà se davvero l'anime è sempre lo stesso o se è cambiato autore dal primo terzo ai restanti due.
In tutto questo però chi ne risente maggiormente è ovviamente lo spettatore, infatti la storia diventa caotica e l'inserimento di tutti questi flashback e colpi di scena "ribalta-tutto" non fa altro che appesantire non poco la visione. Ad aggiungersi a tutto questo tante volte vengono introdotte scene e concetti che poi vengono abbandonati lì, con un cambio improvviso di tematica o di trama. Ripensando poi alle prime puntate si fa ancora più fatica a rendersi conto di cosa sia diventato l'anime e ci si trova spaesati nel disperato tentativo di raccapezzarsi.
Poi, proprio quando credi che ormai tutto sia perduto, arriva il gran finale che non ti aspetti (soprattutto dopo aver "sofferto" per così tante puntate nel cercare di starci dietro) che un po' ti risolleva la valutazione di tutta l'opera, ma resta davvero dura giudicarla "a pieno".
Per concludere non posso non dire che tecnicamente l'anime merita parecchio, sia dal punto di vista grafico che sonoro. Nulla da ridire su questo, anzi. Però questa netta contrapposizione tra il primo terzo (8-9 puntate) e gli altri due è davvero un punto a sfavore che non può che farmi rimanere su un "normale" 7 come valutazione globale. Poteva avere molto di più, le premesse c'erano tutte. Peccato.
Una mattina mi sono accorto che a me questo mondo non aggrada nemmeno un po': il mondo è fatto di molte scatole, le persone si lasciano piegare in due e riporre dentro le scatole e restano così per tutta la vita. Alla fine queste dimenticano la loro forma originaria, dimenticano chi sono veramente, non ricordano le loro passioni e i loro amori di un tempo. Per questo io ho deciso di uscire dalla scatola, perché sono un prescelto, ecco il motivo che mi spingerà a distruggere per sempre il vostro mondo. Watase Sanetoshi
Surreale, fantastico, psicologico, complesso, onirico; questi alcuni degli aggettivi che mi vengono in mente pensando a Mawaru Penguindrum, anime del 2011 ideato dal mitico Kunihiko Ikuhara, dapprima famoso con il celeberrimo Sailor Moon e poi con La rivoluzione di Utena, dopo ben 12 anni ritorna alla regia, e lo fa alla grande. Sì, perché Mawaru è come un sogno: confuso, inspiegabile, irreale ma al contempo correlato a qualcosa di concreto.
Mawaru Penguindrum è un'opera dai mille simbolismi, di difficilissima analisi, che può dar adito alla libera interpretazione dello spettatore e che indubbiamente stimola l'immaginazione. Non posso dire di aver afferrato ogni concetto, ogni passaggio della storia, e non posso nemmeno affermare di esserne rimasto affascinato in ogni sua piccola sfaccettatura. Eppure mi ha colpito, per una serie di motivi che adesso cercherò di spiegare. Anzitutto, come dicevo poco sopra, in diversi passaggi sono riuscito - almeno credo - a cogliere tante metafore che ho apprezzato molto; tutto in Mawaru ha una funzione. Ecco - ad esempio - alcuni importanti simbolismi presenti nella serie: la mela, che rappresenta il legame tra Shoma e Kanba, legame indissolubile che porterà entrambi a sacrificarsi per il bene delle loro amate, compiendo così il cambio di destino; la gabbia in cui i due sono rinchiusi da piccoli, che rappresenta la solitudine, solitudine generatasi in un mondo corrotto in cui non c'è spazio per nobili sentimenti, solitudine che verrà spezzata dalla (metaforica più che materiale) condivisione della mela; per ultimo il treno, che col suo lungo e apparentemente infinito vagare rappresenta il destino.
Altro fattore che mi fa amare Mawaru Penguindrum è sicuramente la struttura narrativa a dir poco atipica, l'anime è infatti strutturato attraverso continui flashback, che stanno ad indicare uno stretto legame tra passato e presente. Mawaru è inoltre composto da alcune costanti che ci accompagneranno per tutta la serie (la mela, appunto, i pinguini, il treno, la stazione, i cartelli delle Double H), elementi che non sono affatto messi a caso, difatti nel finale ognuno di questi avrà una suo preciso significato. Altro aspetto innovativo è che in Penguindrum non conosceremo mai personaggi superflui, inutili alla storia, perché solo i personaggi principali vengono caratterizzati, tutti gli altri sono delineati senza volto né caratteristiche fisiche peculiari, risultano essere delle mere sagome.
Ultimo fattore su cui volevo sprecare qualche parola è l'inquietante quanto geniale concetto di "macella bambini" attraverso cui, senza splatter alcuno, senza scene cruente, senza apparizioni o sparizioni improvvise, l'autore è riuscito a comunicare (almeno a me) una sensazione di inquietudine non indifferente, e questo per quanto mi riguarda denota grande maestria. Bellissimo anche il dualismo tra rosso e blu, colori che rappresentano rispettivamente Kanba e Shoma. Nella simbologia dei colori, in effetti, rosso e blu sono agli antipodi: mentre il rosso è il colore del fuoco, il colore della passione, dell'energia, il blu, l'esatto opposto, è il colore del mare e del cielo, il colore della tranquillità, della pacatezza e della tenerezza. Queste sono un po' le caratteristiche dei due protagonisti, effettivamente.
Tecnicamente Mawaru Penguindrum eccelle, animazioni superlative da parte dello studio Brain Base (emblematico il topic presente qui su animeclick in cui sono elencati i luoghi in cui l'anime è ambientato: in alcune immagini sembra che le animazioni siano uguali alla realtà). Dal punto di vista del comparto audio non so proprio cosa dire, non saprei dire quale musica mi abbia catturato di più, sono tutte straordinarie e incredibilmente adatte all'essenza dell'opera. Se dovessi ridurre la scelta alle migliori tre canzoni, opterei sicuramente per le opening "Nornir" e "Boys Come Back to Me" e l'ending "Dear Future". Tutto questo senza minimamente sminuire le altre ending e le varie OST che, ripeto, trovo irripetibili e indimenticabili nelle loro peculiarità.
Avendo io seguito la serie nell'edizione italiana della Dynit, non posso far altro che esprimere, oltre che le lodi per aver portato un prodotto di tale livello nel nostro paese, un parere sul doppiaggio: eccellente. Doppiatori uno più azzeccato dell'altro, i picchi secondo me si raggiungono con Himari, Shoma, Ringo e, naturalmente, Sanetoshi, la cui interpretazione italiana da parte di Massimo Lodolo è semplicemente memorabile.
Se dovessi sottolineare le pecche che ho trovato in Mawaru, ne citerei sicuramente due in particolare: in primis vi è stata per me una sorta di incostanza nel grado di interesse della serie. Mi spiego meglio; mentre ho trovato i primi episodi decisamente interessanti e ricchi di ottimi spunti, da quando viene introdotto il perverso personaggio di Ringo con il suo particolare rapporto nei confronti di Tabuki, la storia principale viene quasi accantonata e Ringo diventa, inspiegabilmente, al centro di tutto. Forse il problema è stato mio in quanto non avevo intuito un intreccio complesso come quello che si sarebbe poi rivelato, ma ho trovato quella parte abbastanza noiosa e il mio grado di interesse nei confronti della serie era calato, ma fortunatamente in seguito la serie è tornata sui giusti binari: ha costantemente ingranato fino ad avermi avvolto totalmente nella sua dimensione; in secundis penso che non sia stata definita bene la storia di Mario, il cui ruolo all'interno della vicenda non è mai stato ben delineato.
Questi sono i difetti che mi portano a non dare 10 a tale opera, che però ho apprezzato tantissimo. In conclusione, a mio avviso, ci troviamo davanti ad un anime che, se guardato e riguardato con attenzione, potrebbe regalare grandissime soddisfazioni, nonostante la (credo comune) difficoltà di comprendere alcuni passaggi.
Penso anche che sia entrata con diritto nell'olimpo dei miei anime preferiti. Voto: 9.
Surreale, fantastico, psicologico, complesso, onirico; questi alcuni degli aggettivi che mi vengono in mente pensando a Mawaru Penguindrum, anime del 2011 ideato dal mitico Kunihiko Ikuhara, dapprima famoso con il celeberrimo Sailor Moon e poi con La rivoluzione di Utena, dopo ben 12 anni ritorna alla regia, e lo fa alla grande. Sì, perché Mawaru è come un sogno: confuso, inspiegabile, irreale ma al contempo correlato a qualcosa di concreto.
Mawaru Penguindrum è un'opera dai mille simbolismi, di difficilissima analisi, che può dar adito alla libera interpretazione dello spettatore e che indubbiamente stimola l'immaginazione. Non posso dire di aver afferrato ogni concetto, ogni passaggio della storia, e non posso nemmeno affermare di esserne rimasto affascinato in ogni sua piccola sfaccettatura. Eppure mi ha colpito, per una serie di motivi che adesso cercherò di spiegare. Anzitutto, come dicevo poco sopra, in diversi passaggi sono riuscito - almeno credo - a cogliere tante metafore che ho apprezzato molto; tutto in Mawaru ha una funzione. Ecco - ad esempio - alcuni importanti simbolismi presenti nella serie: la mela, che rappresenta il legame tra Shoma e Kanba, legame indissolubile che porterà entrambi a sacrificarsi per il bene delle loro amate, compiendo così il cambio di destino; la gabbia in cui i due sono rinchiusi da piccoli, che rappresenta la solitudine, solitudine generatasi in un mondo corrotto in cui non c'è spazio per nobili sentimenti, solitudine che verrà spezzata dalla (metaforica più che materiale) condivisione della mela; per ultimo il treno, che col suo lungo e apparentemente infinito vagare rappresenta il destino.
Altro fattore che mi fa amare Mawaru Penguindrum è sicuramente la struttura narrativa a dir poco atipica, l'anime è infatti strutturato attraverso continui flashback, che stanno ad indicare uno stretto legame tra passato e presente. Mawaru è inoltre composto da alcune costanti che ci accompagneranno per tutta la serie (la mela, appunto, i pinguini, il treno, la stazione, i cartelli delle Double H), elementi che non sono affatto messi a caso, difatti nel finale ognuno di questi avrà una suo preciso significato. Altro aspetto innovativo è che in Penguindrum non conosceremo mai personaggi superflui, inutili alla storia, perché solo i personaggi principali vengono caratterizzati, tutti gli altri sono delineati senza volto né caratteristiche fisiche peculiari, risultano essere delle mere sagome.
Ultimo fattore su cui volevo sprecare qualche parola è l'inquietante quanto geniale concetto di "macella bambini" attraverso cui, senza splatter alcuno, senza scene cruente, senza apparizioni o sparizioni improvvise, l'autore è riuscito a comunicare (almeno a me) una sensazione di inquietudine non indifferente, e questo per quanto mi riguarda denota grande maestria. Bellissimo anche il dualismo tra rosso e blu, colori che rappresentano rispettivamente Kanba e Shoma. Nella simbologia dei colori, in effetti, rosso e blu sono agli antipodi: mentre il rosso è il colore del fuoco, il colore della passione, dell'energia, il blu, l'esatto opposto, è il colore del mare e del cielo, il colore della tranquillità, della pacatezza e della tenerezza. Queste sono un po' le caratteristiche dei due protagonisti, effettivamente.
Tecnicamente Mawaru Penguindrum eccelle, animazioni superlative da parte dello studio Brain Base (emblematico il topic presente qui su animeclick in cui sono elencati i luoghi in cui l'anime è ambientato: in alcune immagini sembra che le animazioni siano uguali alla realtà). Dal punto di vista del comparto audio non so proprio cosa dire, non saprei dire quale musica mi abbia catturato di più, sono tutte straordinarie e incredibilmente adatte all'essenza dell'opera. Se dovessi ridurre la scelta alle migliori tre canzoni, opterei sicuramente per le opening "Nornir" e "Boys Come Back to Me" e l'ending "Dear Future". Tutto questo senza minimamente sminuire le altre ending e le varie OST che, ripeto, trovo irripetibili e indimenticabili nelle loro peculiarità.
Avendo io seguito la serie nell'edizione italiana della Dynit, non posso far altro che esprimere, oltre che le lodi per aver portato un prodotto di tale livello nel nostro paese, un parere sul doppiaggio: eccellente. Doppiatori uno più azzeccato dell'altro, i picchi secondo me si raggiungono con Himari, Shoma, Ringo e, naturalmente, Sanetoshi, la cui interpretazione italiana da parte di Massimo Lodolo è semplicemente memorabile.
Se dovessi sottolineare le pecche che ho trovato in Mawaru, ne citerei sicuramente due in particolare: in primis vi è stata per me una sorta di incostanza nel grado di interesse della serie. Mi spiego meglio; mentre ho trovato i primi episodi decisamente interessanti e ricchi di ottimi spunti, da quando viene introdotto il perverso personaggio di Ringo con il suo particolare rapporto nei confronti di Tabuki, la storia principale viene quasi accantonata e Ringo diventa, inspiegabilmente, al centro di tutto. Forse il problema è stato mio in quanto non avevo intuito un intreccio complesso come quello che si sarebbe poi rivelato, ma ho trovato quella parte abbastanza noiosa e il mio grado di interesse nei confronti della serie era calato, ma fortunatamente in seguito la serie è tornata sui giusti binari: ha costantemente ingranato fino ad avermi avvolto totalmente nella sua dimensione; in secundis penso che non sia stata definita bene la storia di Mario, il cui ruolo all'interno della vicenda non è mai stato ben delineato.
Questi sono i difetti che mi portano a non dare 10 a tale opera, che però ho apprezzato tantissimo. In conclusione, a mio avviso, ci troviamo davanti ad un anime che, se guardato e riguardato con attenzione, potrebbe regalare grandissime soddisfazioni, nonostante la (credo comune) difficoltà di comprendere alcuni passaggi.
Penso anche che sia entrata con diritto nell'olimpo dei miei anime preferiti. Voto: 9.
Dopo l'uscita di questa serie e il suo successivo adattamento italiano, con tanto di trasmissione televisiva, mi sono cimentato anch'io nella visione di codesto "Mawaru Penguindrum", divenuto talmente rinomato e chiacchierato fra gli otaku da lasciarmi poca scelta per non vederlo a mia volta. Un altro di quei casi in cui il passaparola supera la mia curiosità effettiva per una certa serie. Era già successo mesi fa con l'infame "Sword Art Online", e per fortuna, "Penguindrum" non mi ha deluso allo stesso modo. Anche se dalla mia valutazione, è evidente che qualche difetto devo averlo riscontrato comunque. Ma entriamo nel dettaglio.
"Penguindrum" tratta la vita di tutti i giorni di tre fratelli, Kanba, Shoma, e Himari, la sorella minore gravemente malata. Durante ad una visita ad un acquario Himari crolla a terra, e la sua malattia la porta alla morte. Questo finché un misterioso cappello acquistato all'acquario non le ridà vita possedendola, e chiedendo, in cambio della vita della sorellina appena resuscitata, che i due fratelli cerchino per lui un oggetto speciale, tale Penguindrum. Che cosa sia esattamente quest'oggetto però sta ai due fratelli scoprirlo. Queste sono le basi della trama, essenzialmente, veramente originale e coinvolgente. Questo fino a metà serie comunque.
La seconda metà della serie cambia totalmente registro, dedicandosi ad un introspezione dei vari personaggi e ad uno sviluppo degli eventi ben diverso da quelle che erano le premesse iniziali. A mio parere tutto ciò ha trasformato questa serie, concedetemi il termine, in un gran casino. Tutto quello che Shoma, Kanba, e Ringo, un altro personaggio essenziale, avranno fatto fino a questo momento, si tramuterà in un nulla di fatto. Per cedere il posto a flashback continui, su ogni avvenimento passato di quasi ogni personaggio, solo per farci confondere ancora di più. Inoltre i legami stessi fra i tre fratelli verranno completamente sovvertiti, stravolgendo anche la loro caratterizzazione. E come se non bastasse, ci troveremo di fronte a tantissimi quesiti lasciati tranquillamente irrisolti, chiudendo la serie in modo sì decente, ma totalmente incompleto. Se la prima parte della serie è piuttosto valida, con ottimi spunti ma leggera da seguire, con l'ultima metà di episodi si è trasformata in una visione psichedelica, con spunti talvolta nonsense che gettano al vento tutto ciò che si era visto nelle precedenti 12 puntate. Non credo di esagerare pensando che da metà serie Penguindrum muti talmente tanto da sembrare quasi un altro anime.
Che dire del lato tecnico? A dir poco eccellente, animazioni fantastiche e piacevoli alla vista, ottima anche la scelta di stilizzare tutti i personaggi non inerenti alla trama, le comparse insomma. E il sonoro è di altissimo livello, opening e ending niente male, e "Rock Over Japan", che si sente ad ogni "Strategia di Sopravvivenza", è favolosa e a dir poco ipnotica.
Come concludere? "Mawaru Penguindrum" parte in maniera ottima, per poi strafare e degenerare in un caos che lascia lo spettatore spiazzato e confuso fino alla fine. Tutto sommato non posso non ammettere che sia una delle serie più particolari degli ultimi anni, e credo che si meriti di essere visto almeno una volta, giusto per avere un opinione di esso.
"Penguindrum" tratta la vita di tutti i giorni di tre fratelli, Kanba, Shoma, e Himari, la sorella minore gravemente malata. Durante ad una visita ad un acquario Himari crolla a terra, e la sua malattia la porta alla morte. Questo finché un misterioso cappello acquistato all'acquario non le ridà vita possedendola, e chiedendo, in cambio della vita della sorellina appena resuscitata, che i due fratelli cerchino per lui un oggetto speciale, tale Penguindrum. Che cosa sia esattamente quest'oggetto però sta ai due fratelli scoprirlo. Queste sono le basi della trama, essenzialmente, veramente originale e coinvolgente. Questo fino a metà serie comunque.
La seconda metà della serie cambia totalmente registro, dedicandosi ad un introspezione dei vari personaggi e ad uno sviluppo degli eventi ben diverso da quelle che erano le premesse iniziali. A mio parere tutto ciò ha trasformato questa serie, concedetemi il termine, in un gran casino. Tutto quello che Shoma, Kanba, e Ringo, un altro personaggio essenziale, avranno fatto fino a questo momento, si tramuterà in un nulla di fatto. Per cedere il posto a flashback continui, su ogni avvenimento passato di quasi ogni personaggio, solo per farci confondere ancora di più. Inoltre i legami stessi fra i tre fratelli verranno completamente sovvertiti, stravolgendo anche la loro caratterizzazione. E come se non bastasse, ci troveremo di fronte a tantissimi quesiti lasciati tranquillamente irrisolti, chiudendo la serie in modo sì decente, ma totalmente incompleto. Se la prima parte della serie è piuttosto valida, con ottimi spunti ma leggera da seguire, con l'ultima metà di episodi si è trasformata in una visione psichedelica, con spunti talvolta nonsense che gettano al vento tutto ciò che si era visto nelle precedenti 12 puntate. Non credo di esagerare pensando che da metà serie Penguindrum muti talmente tanto da sembrare quasi un altro anime.
Che dire del lato tecnico? A dir poco eccellente, animazioni fantastiche e piacevoli alla vista, ottima anche la scelta di stilizzare tutti i personaggi non inerenti alla trama, le comparse insomma. E il sonoro è di altissimo livello, opening e ending niente male, e "Rock Over Japan", che si sente ad ogni "Strategia di Sopravvivenza", è favolosa e a dir poco ipnotica.
Come concludere? "Mawaru Penguindrum" parte in maniera ottima, per poi strafare e degenerare in un caos che lascia lo spettatore spiazzato e confuso fino alla fine. Tutto sommato non posso non ammettere che sia una delle serie più particolari degli ultimi anni, e credo che si meriti di essere visto almeno una volta, giusto per avere un opinione di esso.
A ben dodici anni dal suo ultimo lavoro Kunihiro Ikuhara torna alla regia con un'opera originale, e già questo è un evento dalla portata epocale per gli animofili. "Ikuni" è infatti uno dei pochi autori giapponesi noti in Occidente dai tempi di "Sailor moon" e ancora in attività, nonché uno dei più riservati.
Di cosa parla, Mawaru Penguin Drum? Questa è una delle molte domande cui l'anime non offre una chiara risposta. In origine è la storia di una fanciulla malata e dei disperati tentativi dei suoi amati fratelli per salvarla; di bambini sperduti nella discarica del mondo, di genitori le cui colpe ricadono sui figli, di percorsi di crescita "deviati", del fato e della morte; di principesse del cristallo, di pinguini surgelati, di biblioteche oniriche, di mele, di conigli, di fionde sparacaramelle; dell'eterno conflitto tra altruismo e solipsismo. Personalmente ritengo che non ci sia miglior riassunto dell'"Arigatou. Aishiteru" finale; la scelta della chiave di lettura ricade comunque come una spada di Damocle sulla testa dello spettatore.
Mawaru Penguin Drum è da intendersi come un'esperienza visiva, un viaggio sul treno della via lattea (e qui tornano utili i "cartelli" sparsi per la metropolitana come la conoscenza del racconto di Kenji Miyazawa): l'autore colloca lo spettatore su una platea virtuale da dove può osservare alcuni personaggi pescati dall'anonima folla, accompagnarli nel corso di 24 densissimi episodi e trarne uno le conclusioni. Fra un'allegoria e l'altra sono individuabili degli indizi, dei puntini; a chi guarda spetta l'onere di unirli per dar vita a un disegno compiuto. Non si corra l'errore di sottovalutare un simile agire, di tacciare l'anime come sciocco e vuoto; nel metodo di Ikuhara non si cela la codardia, bensì un' appassionata fiducia nelle potenzialità intellettive e umane del suo pubblico. Come ne "La rivoluzione di Utena" (cui l'anime si relaziona spesso e volentieri, a suon di gustose citazioni per chi le sa cogliere) operazioni diverse portano allo stesso risultato.
Il carico di informazioni ottenute alla fine di ciascuna "stazione" è notevole, oserei dire estenuante: la narrazione è meno che lineare, perennemente interrotta da flashback fagocitanti interi episodi e discutibili colpi di scena piazzati ad arte per far proseguire la visione. A tratti, semplicemente, si avverte l'esigenza di un racconto più esplicito, di un minor affollamento di piani, simboli e personaggi. Non tutti gli spettatori arriveranno alla fine, ma chi avrà il coraggio di buttarsi a pesce nel pazzo mondo di Mawaru Penguin Drum, senza la pretesa di capire tutto subito, raggiungerà il capolinea con le lacrime agli occhi e un tuffo al cuore. Perché il significato ultimo dell'anime è attualissimo e esposto con grande sensibilità, non può lasciare indifferenti.
Cosa ricorderanno gli altri, negli anni a venire, di Mawaru Penguin Drum? Di certo gli spassosi siparietti con protagonisti i pinguini, l'eclettismo e il patetismo della messa in scena ; l'uso intelligente della segnaletica stradale, uno dei pochi linguaggi universali esistenti al mondo; la vitalità di Himari e i teatrini di Ringo. Qualcuno infine apprezzerà il lavoro di Brain's Base alle animazioni e quello di Yukari Hashinoto alle musiche, rigettando il resto. Dal canto mio sento di ringraziare Ikuhara per il divertimento e la bella lezione; spero che non debbano passare altri dodici anni prima che le nostre strade si incrocino di nuovo.
Di cosa parla, Mawaru Penguin Drum? Questa è una delle molte domande cui l'anime non offre una chiara risposta. In origine è la storia di una fanciulla malata e dei disperati tentativi dei suoi amati fratelli per salvarla; di bambini sperduti nella discarica del mondo, di genitori le cui colpe ricadono sui figli, di percorsi di crescita "deviati", del fato e della morte; di principesse del cristallo, di pinguini surgelati, di biblioteche oniriche, di mele, di conigli, di fionde sparacaramelle; dell'eterno conflitto tra altruismo e solipsismo. Personalmente ritengo che non ci sia miglior riassunto dell'"Arigatou. Aishiteru" finale; la scelta della chiave di lettura ricade comunque come una spada di Damocle sulla testa dello spettatore.
Mawaru Penguin Drum è da intendersi come un'esperienza visiva, un viaggio sul treno della via lattea (e qui tornano utili i "cartelli" sparsi per la metropolitana come la conoscenza del racconto di Kenji Miyazawa): l'autore colloca lo spettatore su una platea virtuale da dove può osservare alcuni personaggi pescati dall'anonima folla, accompagnarli nel corso di 24 densissimi episodi e trarne uno le conclusioni. Fra un'allegoria e l'altra sono individuabili degli indizi, dei puntini; a chi guarda spetta l'onere di unirli per dar vita a un disegno compiuto. Non si corra l'errore di sottovalutare un simile agire, di tacciare l'anime come sciocco e vuoto; nel metodo di Ikuhara non si cela la codardia, bensì un' appassionata fiducia nelle potenzialità intellettive e umane del suo pubblico. Come ne "La rivoluzione di Utena" (cui l'anime si relaziona spesso e volentieri, a suon di gustose citazioni per chi le sa cogliere) operazioni diverse portano allo stesso risultato.
Il carico di informazioni ottenute alla fine di ciascuna "stazione" è notevole, oserei dire estenuante: la narrazione è meno che lineare, perennemente interrotta da flashback fagocitanti interi episodi e discutibili colpi di scena piazzati ad arte per far proseguire la visione. A tratti, semplicemente, si avverte l'esigenza di un racconto più esplicito, di un minor affollamento di piani, simboli e personaggi. Non tutti gli spettatori arriveranno alla fine, ma chi avrà il coraggio di buttarsi a pesce nel pazzo mondo di Mawaru Penguin Drum, senza la pretesa di capire tutto subito, raggiungerà il capolinea con le lacrime agli occhi e un tuffo al cuore. Perché il significato ultimo dell'anime è attualissimo e esposto con grande sensibilità, non può lasciare indifferenti.
Cosa ricorderanno gli altri, negli anni a venire, di Mawaru Penguin Drum? Di certo gli spassosi siparietti con protagonisti i pinguini, l'eclettismo e il patetismo della messa in scena ; l'uso intelligente della segnaletica stradale, uno dei pochi linguaggi universali esistenti al mondo; la vitalità di Himari e i teatrini di Ringo. Qualcuno infine apprezzerà il lavoro di Brain's Base alle animazioni e quello di Yukari Hashinoto alle musiche, rigettando il resto. Dal canto mio sento di ringraziare Ikuhara per il divertimento e la bella lezione; spero che non debbano passare altri dodici anni prima che le nostre strade si incrocino di nuovo.
Ho idee confuse relativamente al voto da dare a quest'opera, ma credo che opterò per una piena sufficienza anche se mi ha deluso perché, pur facendo parte del filone di anime psicologici, surreali o comunque sia di difficile comprensione, risulta sostanzialmente al di sotto della relativa media.
La prima parte di "Mawaru Penguindrum" è di una lentezza sconcertante: dopo avere introdotto i tre personaggi principali, dopo avere reso confuse le idee degli spettatori grazie ai pinguini - il cui ruolo era dubbio all'inizio e risulta totalmente inutile nel corso della serie - e a quella sorta di trasformazione alla Sailor Moon che Himari compie quasi in ogni puntata, viene presentata una nuova ragazza, Ringo, che viene seguita dalle telecamere virtuali di Ikuhara nelle proprie avventure maniacali per quasi dieci episodi. Indubbiamente la parte più noiosa della serie, anche perché si perdono di vista i dubbi, che vengono sostituiti dalle vicende di costei.
A parte questa parentesi iniziale, il resto dell'opera è degna di nota: vengono pian piano analizzati, tramite piccole analessi - che sono molto spezzettate, quindi guardare gli episodi in un modo temporalmente molto spaziato può risultare problematico al riguardo - tutte le vicende passate di tutti i personaggi. Molte di esse sono davvero ottime, ricche di simbologia e metafore. Certo, seppur si comprenda bene chi è Tizio e chi è Caio, non si comprende bene la storia, cosa sia il Penguindrum, cosa sia la Principessa dei Cristalli e così via, ma la cosa non è un problema, essendo interpretativa.
In conseguenza di questo, però, viene a mancare quell'aura di mistero, in particolare con il passare del tempo - dacché tutti i retroscena vengono portati alla luce -, tranne in pochi episodi, come quello nella biblioteca e pochi altri in cui Sanetoshi compare, perde quota anche il fine di "Mawaru Penguindrum": se manca il mordente, cade l'anime psicologico. La cosa è comunque abbastanza instabile, quindi, quantunque meno che con altri anime, il tutto è visibile fino alla fine senza problemi. Il finale è ottimo e lascia spazio anche a possibili congetture personali.
Onestamente, mentre con "Lain", 2Ergo Proxy", lo stesso "Texhnolyze", "Evangelion" e così via, la mia mente autonomamente cercava di acchiappare quella risposta tanto recondita, con MP non è affatto avvenuto. Sarà una questione personale, ma non è un segno positivo per l'opera.
Notevole (e forse è il motivo per cui non ho dato 7) è l'uso di opere sinfoniche e classiche: Mozart (K 331), Dvorak (Sinf. 9 op. 95 mov. 2) e Strauss f. (Sul bel Danubio blu op. 314).
La prima parte di "Mawaru Penguindrum" è di una lentezza sconcertante: dopo avere introdotto i tre personaggi principali, dopo avere reso confuse le idee degli spettatori grazie ai pinguini - il cui ruolo era dubbio all'inizio e risulta totalmente inutile nel corso della serie - e a quella sorta di trasformazione alla Sailor Moon che Himari compie quasi in ogni puntata, viene presentata una nuova ragazza, Ringo, che viene seguita dalle telecamere virtuali di Ikuhara nelle proprie avventure maniacali per quasi dieci episodi. Indubbiamente la parte più noiosa della serie, anche perché si perdono di vista i dubbi, che vengono sostituiti dalle vicende di costei.
A parte questa parentesi iniziale, il resto dell'opera è degna di nota: vengono pian piano analizzati, tramite piccole analessi - che sono molto spezzettate, quindi guardare gli episodi in un modo temporalmente molto spaziato può risultare problematico al riguardo - tutte le vicende passate di tutti i personaggi. Molte di esse sono davvero ottime, ricche di simbologia e metafore. Certo, seppur si comprenda bene chi è Tizio e chi è Caio, non si comprende bene la storia, cosa sia il Penguindrum, cosa sia la Principessa dei Cristalli e così via, ma la cosa non è un problema, essendo interpretativa.
In conseguenza di questo, però, viene a mancare quell'aura di mistero, in particolare con il passare del tempo - dacché tutti i retroscena vengono portati alla luce -, tranne in pochi episodi, come quello nella biblioteca e pochi altri in cui Sanetoshi compare, perde quota anche il fine di "Mawaru Penguindrum": se manca il mordente, cade l'anime psicologico. La cosa è comunque abbastanza instabile, quindi, quantunque meno che con altri anime, il tutto è visibile fino alla fine senza problemi. Il finale è ottimo e lascia spazio anche a possibili congetture personali.
Onestamente, mentre con "Lain", 2Ergo Proxy", lo stesso "Texhnolyze", "Evangelion" e così via, la mia mente autonomamente cercava di acchiappare quella risposta tanto recondita, con MP non è affatto avvenuto. Sarà una questione personale, ma non è un segno positivo per l'opera.
Notevole (e forse è il motivo per cui non ho dato 7) è l'uso di opere sinfoniche e classiche: Mozart (K 331), Dvorak (Sinf. 9 op. 95 mov. 2) e Strauss f. (Sul bel Danubio blu op. 314).
Kunihiko Ikuhara è uno dei pochi veri creativi nel panorama dell'animazione Nipponica. Dopo una breve parentesi alla Toei Animation, dove ha diretto alcune serie di "Sailor Moon", Ikuhara dà le dimissioni in cerca d'indipendenza creativa, e nel 1998 crea e dirige l'acclamato, ambiguo e bellissimo "La Rivoluzione di Utena". Dopo 12 anni di assenza dalla scena, Ikuhara torna a ideare un anime.
"Mawaru-Penguindrum" parte lentamente, per poi, dopo 3 o 4 episodi, prendere ritmo rivelando tutto il suo potenziale.
Il destino, il sacrificio e la condivisione del bene e del male: questo è lo spessore di cui è intrisa la serie. Il destino di Himari e dei suoi fratelli che si sacrificano per lei e per trovare il misterioso Penguindrum. La sceneggiatura funziona come tessere di un puzzle che si incastrano perfettamente l'una con l'altra, in un cerchio che avvolge i personaggi.
Ancora una volta Ikuhara rompe gli stereotipi visivo-narrativi dell'animazione Giapponese con espedienti metaforici simili a quelli di Yuasa, (geniale la trovata di stilizzare e rendere bianche le comparse sullo sfondo) per questo gioiello, il cui unico difetto sta nell'eccesso di simbolismo concettuale dell'autore.
Per il resto, "Mawaru-Penguindrum" è una produzione di altissimo livello; dalle musiche - splendide le due opening -, alle animazioni, al character design, per quello che è l'anime nettamente migliore dell'anno scorso.
"Mawaru-Penguindrum" parte lentamente, per poi, dopo 3 o 4 episodi, prendere ritmo rivelando tutto il suo potenziale.
Il destino, il sacrificio e la condivisione del bene e del male: questo è lo spessore di cui è intrisa la serie. Il destino di Himari e dei suoi fratelli che si sacrificano per lei e per trovare il misterioso Penguindrum. La sceneggiatura funziona come tessere di un puzzle che si incastrano perfettamente l'una con l'altra, in un cerchio che avvolge i personaggi.
Ancora una volta Ikuhara rompe gli stereotipi visivo-narrativi dell'animazione Giapponese con espedienti metaforici simili a quelli di Yuasa, (geniale la trovata di stilizzare e rendere bianche le comparse sullo sfondo) per questo gioiello, il cui unico difetto sta nell'eccesso di simbolismo concettuale dell'autore.
Per il resto, "Mawaru-Penguindrum" è una produzione di altissimo livello; dalle musiche - splendide le due opening -, alle animazioni, al character design, per quello che è l'anime nettamente migliore dell'anno scorso.
Un atmosfera che pare volerci assorbire in un sogno, tra stelle e brillanti che fanno da contorno a frecce dalle direzioni mai intuibili e pinguini. Non appena ho iniziato la visione di "Mawaru Penguin Drum" ho voluto dargli un interpretazione del tutto personale che forse lo stesso autore voleva farci crescere nella nostra fantasia, proprio come le vaste ipotesi che i sogni danno. Spesso questi animali accostati ad un ambiente fuori dal proprio, tendono a significare l'essere spaesati. Non riuscire a sentirsi adatti alla situazione. Questo anime infondo anche se parte con la storia di tre fratelli che vogliono incarnare la perfetta unità famigliare, lascia spazio a crepe mai viste, indecisioni, difficoltà nel come comportarsi e spesso sbagliare. Viene fuori inizialmente, tramite personaggi secondari, estendendosi a macchia d'olio per tutta la vita in quella metropoli, collegata da delle linee del destino sotto forma di metropolitane che ne fanno da confessionale, da riflessione o punto d'incontro. Forse perché i pinguini hanno una camminata un po' impacciata hanno bisogno della loro personale guida per arrivare in ogni luogo, infondo loro sono ovunque nella storia, come a voler evidenziare il loro significato, che non si presta al banale siparietto scaccia tensione dei tre protagonisti dal manto blu e bianco (rinominati uno, due e tre) che accompagnano i protagonisti svelando in maniera allegra i fulcri più evidenti del loro carattere. E su quel camminare, un po' incerto ed a tratti nascosto dalla loro voglia di non far comprendere alla sorella le debolezze, si apre quest'opera.
Himari è una ragazza che possiamo presumere abbia sui quattordici anni, nonostante la sua tenerà età purtroppo è vittima di una rarissima malattia che la costringe a vivere gran parte della sua esistenza all'ospedale fino ad un avvenimento tragico. Kanba e Shouma i suoi fratelli maggiori e senza più alcuna famiglia ovviamente saranno i più 'pinguini' della situazione. Tendono a dipingere un ambiente naturale per la sorella nonostante i loro passi siano incerti. Vittima forse dell'età, della paura di perderla per sempre, quella di renderla triste sapendo che ha i giorni contati. Una paura comprensibilissima, che li porta fare davvero di tutto per Himari, persino accettare una richiesta alquanto bizzarra ed incomprensibile: un entità sconosciuta chiede a loro di portargli un misterioso oggetto di cui sarà un mistero svelare le proprie fattezze. Il Penguin Drum sarà il motivo di tutto, la linea principale che collegherà i personaggi iniziando da un semplice filo di lana fino a costruire una sciarpa resistente su cui tutti verranno avvolti nei sentimenti e negli eventi. Tragico, a volte spensierato senza mai stonare. Riflessivo e delicato. Crudele sì, violento anche... ma tutto trattato con un'eleganza nella comprensione che va oltre le immagini che appaiono sullo schermo.
Molti hanno parlato del nome illustre che sta dietro quest'opera, io preferisco non pensarci. E' questo che ho fatto iniziando l'opera in questione. Utena è stata messa in un angolino buio non perché lo trovi inferiore o altro, ma perché tutt'altra storia. Qui si affronta un'altra epoca, un personaggio totalmente differente. La componente Shoujo Ai si limita ad una semplice facciata di un personaggio rivelato quasi a fine serie, che non disturberà lo spettatore né risulterà piombata così perché viene collegato ad opere precedenti. Nonostante ammetto che dei collegamenti verranno ovvi durante le scene precedenti e in seguito ad esse. Da come l'ho descritto fin'ora vi apparirà senz'altro come un opera quasi perfetta su ogni fattore, procede a passo spedito senza frenare o accelerare troppo, inizialmente vi darà un idea troppo colorata e spensierata che dovrete sorpassare senza farvi ingannare. Purtroppo però se il voto che gli ho dato non è il dieci, qualche difetto lo avrà, no?
Per un concetto molto fantasioso della grafica che prevede l'inserimento di pinguini ovunque, uno stile che fonde il retrò in alcuni punti e l'inserimento di immagini che poi andranno ad avere un significato davvero più forte di quello apparente, stupendo naturalmente.. C'è un disegno poco curato. Se possiamo vedere ambienti e caratteri dettagliati, questo non è lo stesso per il chara design. I primi piani possiamo anche trovarli originali nei suoi tratti dolci o gli occhi affilatissimi di altri personaggi, che creano un enorme contrasto con quelli dolci di altri (ad esempio Himari e Kanba), ci sono i secondi piani. Più l'obbiettivo si allontana dai volti e più ci accorgeremo che mancano i tratti. Gli omini anonimi che passano per la 'gente comune' potranno in certe scene apparire come separatore, o forse un modo per far spiccare maggiormente i personaggi per noi interessanti senza ulteriori distrazioni. Ma a lungo andare l'ho quasi trovato un fastidioso distacco ulteriore dalla realtà di cui non vedevo per nulla la ragione, tutt'ora non riesco a farmi piacere questo tratto che ricollego alla scarsa qualità dei disegni in moltissime scene.
Non è di certo un prodotto di scarsa qualità, tutto viene compensato da un disegno particolare e dei colori sicuramente non usuali. Come qualsiasi serie ha pregi e difetti, l'unica pecca è che per soli ventiquattro episodi avrebbero potuto dedicarsi di più su ogni fotogramma, invece di fermarsi su un lavoro modesto. Il dieci lo ha quasi preso di striscio, purtroppo schivato.
Himari è una ragazza che possiamo presumere abbia sui quattordici anni, nonostante la sua tenerà età purtroppo è vittima di una rarissima malattia che la costringe a vivere gran parte della sua esistenza all'ospedale fino ad un avvenimento tragico. Kanba e Shouma i suoi fratelli maggiori e senza più alcuna famiglia ovviamente saranno i più 'pinguini' della situazione. Tendono a dipingere un ambiente naturale per la sorella nonostante i loro passi siano incerti. Vittima forse dell'età, della paura di perderla per sempre, quella di renderla triste sapendo che ha i giorni contati. Una paura comprensibilissima, che li porta fare davvero di tutto per Himari, persino accettare una richiesta alquanto bizzarra ed incomprensibile: un entità sconosciuta chiede a loro di portargli un misterioso oggetto di cui sarà un mistero svelare le proprie fattezze. Il Penguin Drum sarà il motivo di tutto, la linea principale che collegherà i personaggi iniziando da un semplice filo di lana fino a costruire una sciarpa resistente su cui tutti verranno avvolti nei sentimenti e negli eventi. Tragico, a volte spensierato senza mai stonare. Riflessivo e delicato. Crudele sì, violento anche... ma tutto trattato con un'eleganza nella comprensione che va oltre le immagini che appaiono sullo schermo.
Molti hanno parlato del nome illustre che sta dietro quest'opera, io preferisco non pensarci. E' questo che ho fatto iniziando l'opera in questione. Utena è stata messa in un angolino buio non perché lo trovi inferiore o altro, ma perché tutt'altra storia. Qui si affronta un'altra epoca, un personaggio totalmente differente. La componente Shoujo Ai si limita ad una semplice facciata di un personaggio rivelato quasi a fine serie, che non disturberà lo spettatore né risulterà piombata così perché viene collegato ad opere precedenti. Nonostante ammetto che dei collegamenti verranno ovvi durante le scene precedenti e in seguito ad esse. Da come l'ho descritto fin'ora vi apparirà senz'altro come un opera quasi perfetta su ogni fattore, procede a passo spedito senza frenare o accelerare troppo, inizialmente vi darà un idea troppo colorata e spensierata che dovrete sorpassare senza farvi ingannare. Purtroppo però se il voto che gli ho dato non è il dieci, qualche difetto lo avrà, no?
Per un concetto molto fantasioso della grafica che prevede l'inserimento di pinguini ovunque, uno stile che fonde il retrò in alcuni punti e l'inserimento di immagini che poi andranno ad avere un significato davvero più forte di quello apparente, stupendo naturalmente.. C'è un disegno poco curato. Se possiamo vedere ambienti e caratteri dettagliati, questo non è lo stesso per il chara design. I primi piani possiamo anche trovarli originali nei suoi tratti dolci o gli occhi affilatissimi di altri personaggi, che creano un enorme contrasto con quelli dolci di altri (ad esempio Himari e Kanba), ci sono i secondi piani. Più l'obbiettivo si allontana dai volti e più ci accorgeremo che mancano i tratti. Gli omini anonimi che passano per la 'gente comune' potranno in certe scene apparire come separatore, o forse un modo per far spiccare maggiormente i personaggi per noi interessanti senza ulteriori distrazioni. Ma a lungo andare l'ho quasi trovato un fastidioso distacco ulteriore dalla realtà di cui non vedevo per nulla la ragione, tutt'ora non riesco a farmi piacere questo tratto che ricollego alla scarsa qualità dei disegni in moltissime scene.
Non è di certo un prodotto di scarsa qualità, tutto viene compensato da un disegno particolare e dei colori sicuramente non usuali. Come qualsiasi serie ha pregi e difetti, l'unica pecca è che per soli ventiquattro episodi avrebbero potuto dedicarsi di più su ogni fotogramma, invece di fermarsi su un lavoro modesto. Il dieci lo ha quasi preso di striscio, purtroppo schivato.
Ho appena finito la visione di tutti e 24 gli episodi di "Mawaru Penguin Drum" pressoché di seguito. Che dire, è inutile sprecare troppe parole per definire quello che di fatto può essere considerato solo come un capolavoro, una grande sinfonia da camera in grado, attraverso simbolismi, metafore e rimandi continui all'interiorità dell'opera stessa, di regalare non solo emozioni ma anche l'interessante ricostruzione della visione di un mondo, alternativo solo graficamente ma estremamente presente e spesso crudele nella realtà dei fatti.
Come è stato già detto, la comicità è solo apparente e la storia sin dal primo episodio cela una drammaticità di fondo che il regista non si cura certo di nascondere, anzi, episodio dopo episodio prenderà sempre maggiormente il sopravvento.
<b>Inizio Spoiler</b>
E' impossibile non pensare all'episodio della metropolitana di Tokyo di molti anni fa <b>Fine Spoiler</b>.
In definitiva "Mawaru Penguin Drum" è una grande opera e certamente tra i migliori e liberi anime mai prodotti sino a ora.
Come è stato già detto, la comicità è solo apparente e la storia sin dal primo episodio cela una drammaticità di fondo che il regista non si cura certo di nascondere, anzi, episodio dopo episodio prenderà sempre maggiormente il sopravvento.
<b>Inizio Spoiler</b>
E' impossibile non pensare all'episodio della metropolitana di Tokyo di molti anni fa <b>Fine Spoiler</b>.
In definitiva "Mawaru Penguin Drum" è una grande opera e certamente tra i migliori e liberi anime mai prodotti sino a ora.
<b>Attenzione! Contiene spoiler!</b>
A 12 anni dalla sua ultima regia ufficiale, Kunihiko Ikuhara fa il suo ritorno, nasce "Mawaru Penguindrum". La premessa che bisogna affrontare prima di criticare un'opera, soprattutto negli ultimi tempi, è più che mai in questo caso da prendere in considerazione: "mai giudicare della copertina". Sebbene proprio recentemente l'arrivo in Italia di opere come "Puella Magi ★ Madoka Magica" inizi seriamente a infrangere le barriere della superficialità, per chi non conosce o ha scoperto da poco il mondo dell'animazione nipponica è un concetto difficile da accettare. Questa non vuol essere una critica o un'accusa, semplicemente un invito, di fronte a moltissime serie capolavoro, a non sottovalutare mai le prime immagini di ciò che abbiamo davanti ai nostri occhi.
In questo caso i soggetti incriminati della tempesta di giudizi infondati da parte delle masse sono, come suggerisce il titolo, "Pinguini". Già dal primo episodio la serie vuole guidarci verso la sua effettiva natura, presentandoci una famiglia di due fratelli (Shoma e Kamba) e la loro sorella (Himari) che vive felicemente la sua quotidianità, almeno fino a quando, dopo una visita allo zoo, quest'ultima collassa a causa della sua salute cagionevole e perde la vita. La sofferenza dei due fratelli viene però subito alleviata grazie a un cappello a forma di pinguino, comprato come souvenir, che magicamente si rivela un'entità aliena che rianima la sorella nell'obitorio dell'ospedale. Purtroppo la vita ha un prezzo, l'entità ordina ai due fratelli di trovare il Penguin Drum in cambio della "sopravvivenza" di Himari. Ed ecco che fanno la loro comparsa gli amichetti pinguini tuttofare, rappresentati in modo buffo e visibili solo ai protagonisti.
Nonostante la presentazione iniziale di un certo impatto emotivo, l'anime, soprattutto per la prima metà della serie, ha caratteri puramente comici: un'eccessiva metamorfosi dei volti dei personaggi in base a qualsiasi reazione e una tendenza a nascondere la serietà della trama principale attraverso astrazioni e viaggi mentali dei protagonisti e le continue scenette comiche prive di dialogo (a volte anche di senso) instaurate dai pinguini di turno. Queste ultime tracciano la caratteristica rilevante e originale dell'opera, poiché le trovate sempre simpatiche e divertenti dei tre animaletti non mancano mai all'interno di scene di una certa serietà o addirittura drammatiche; vengono presentate per la maggior parte dei casi durante i dialoghi, quasi a formare come un'antitesi scenica che ci distrae dal discorso in questione per portarci magari a ridere a crepapelle, sebbene ad esempio i protagonisti stiano parlando in quel momento di vita o di morte.
Un ulteriore aspetto caratterizzante dell'opera è l'ambientazione ricorrente, quella della metropolitana di Tokyo. La troviamo presente nella'opening, nello stacco a metà episodio, quando inizia un flashback (sempre anticipato da un cartello introduttivo con tanto di informazioni), e nella maggior parte delle scene di dialogo. La scelta non è casuale, oltre a essere un tema frequente anche nell'opera precedente di Ikuhara, "La rivoluzione di Utena". La serie ruota attorno ai concetti e alle astrazioni del destino, rappresentato appunto come una linea immutabile che compie le sue fermate fino alla destinazione.
La particolarità più affascinante, fredda e riflessiva di "Mawaru Penguindrum" è il fatto di rappresentare la realtà più cruda e immorale in modo completamente astratto, anonimo e monocromatico, sostituendo nettamente i personaggi al di fuori della trama principale con semplici figure bianche senza volto e le insegne pubblicitarie di qualsiasi tipo con un simbolo "pinguinesco". Tale scelta di rappresentazione è un supporto non indifferente sia a noi fruitori sia al regista: oltre a incentrare l'attenzione sulla figura dei protagonisti durante i dialoghi in posti affollati, funge da filtro per i nostri sentimenti, aiutandoci a proseguire la serie in modo leggero e scorrevole, senza rimorsi, obliando il fatto di affezionarci alle persone o alle cose o di provare pena per la crudeltà con cui ci verrebbero presentate parecchie scene se certi terzi avrebbero, appunto, un volto.
In conclusione "Mawaru Penguindrum" è una serie (quasi) per tutti. Paradossalmente, non per i più piccoli, sicuramente attratti dalla buffa espressione degli amici pinguini. La "discriminazione" non si basa sull'eccessiva presenza di scene esplicite o violente, praticamente assenti o "mascherate", ma sull'obbligatorietà di comprendere appieno la bellezza della serie attuando riflessioni su base adulta; se così non fosse ciò che resterebbe a fine ultimo episodio sarebbe una serie "vuota". Questa serie è un'opera che si conferma fortemente fuori dagli schemi e capace di impressionare e lasciare un segno profondo anche ai veterani dei psychological/mystery, ma allo stesso tempo ravvivare e condire il tutto con un una commedia accattivante e sottile senza mai esagerare. Per chi ha apprezzato i precedenti lavori del regista, le opere di NisiOisin e le produzioni più recenti dello studio di animazione stesso "Brains Base" (tra cui "Durarara!!"), la visione è più che consigliata.
A 12 anni dalla sua ultima regia ufficiale, Kunihiko Ikuhara fa il suo ritorno, nasce "Mawaru Penguindrum". La premessa che bisogna affrontare prima di criticare un'opera, soprattutto negli ultimi tempi, è più che mai in questo caso da prendere in considerazione: "mai giudicare della copertina". Sebbene proprio recentemente l'arrivo in Italia di opere come "Puella Magi ★ Madoka Magica" inizi seriamente a infrangere le barriere della superficialità, per chi non conosce o ha scoperto da poco il mondo dell'animazione nipponica è un concetto difficile da accettare. Questa non vuol essere una critica o un'accusa, semplicemente un invito, di fronte a moltissime serie capolavoro, a non sottovalutare mai le prime immagini di ciò che abbiamo davanti ai nostri occhi.
In questo caso i soggetti incriminati della tempesta di giudizi infondati da parte delle masse sono, come suggerisce il titolo, "Pinguini". Già dal primo episodio la serie vuole guidarci verso la sua effettiva natura, presentandoci una famiglia di due fratelli (Shoma e Kamba) e la loro sorella (Himari) che vive felicemente la sua quotidianità, almeno fino a quando, dopo una visita allo zoo, quest'ultima collassa a causa della sua salute cagionevole e perde la vita. La sofferenza dei due fratelli viene però subito alleviata grazie a un cappello a forma di pinguino, comprato come souvenir, che magicamente si rivela un'entità aliena che rianima la sorella nell'obitorio dell'ospedale. Purtroppo la vita ha un prezzo, l'entità ordina ai due fratelli di trovare il Penguin Drum in cambio della "sopravvivenza" di Himari. Ed ecco che fanno la loro comparsa gli amichetti pinguini tuttofare, rappresentati in modo buffo e visibili solo ai protagonisti.
Nonostante la presentazione iniziale di un certo impatto emotivo, l'anime, soprattutto per la prima metà della serie, ha caratteri puramente comici: un'eccessiva metamorfosi dei volti dei personaggi in base a qualsiasi reazione e una tendenza a nascondere la serietà della trama principale attraverso astrazioni e viaggi mentali dei protagonisti e le continue scenette comiche prive di dialogo (a volte anche di senso) instaurate dai pinguini di turno. Queste ultime tracciano la caratteristica rilevante e originale dell'opera, poiché le trovate sempre simpatiche e divertenti dei tre animaletti non mancano mai all'interno di scene di una certa serietà o addirittura drammatiche; vengono presentate per la maggior parte dei casi durante i dialoghi, quasi a formare come un'antitesi scenica che ci distrae dal discorso in questione per portarci magari a ridere a crepapelle, sebbene ad esempio i protagonisti stiano parlando in quel momento di vita o di morte.
Un ulteriore aspetto caratterizzante dell'opera è l'ambientazione ricorrente, quella della metropolitana di Tokyo. La troviamo presente nella'opening, nello stacco a metà episodio, quando inizia un flashback (sempre anticipato da un cartello introduttivo con tanto di informazioni), e nella maggior parte delle scene di dialogo. La scelta non è casuale, oltre a essere un tema frequente anche nell'opera precedente di Ikuhara, "La rivoluzione di Utena". La serie ruota attorno ai concetti e alle astrazioni del destino, rappresentato appunto come una linea immutabile che compie le sue fermate fino alla destinazione.
La particolarità più affascinante, fredda e riflessiva di "Mawaru Penguindrum" è il fatto di rappresentare la realtà più cruda e immorale in modo completamente astratto, anonimo e monocromatico, sostituendo nettamente i personaggi al di fuori della trama principale con semplici figure bianche senza volto e le insegne pubblicitarie di qualsiasi tipo con un simbolo "pinguinesco". Tale scelta di rappresentazione è un supporto non indifferente sia a noi fruitori sia al regista: oltre a incentrare l'attenzione sulla figura dei protagonisti durante i dialoghi in posti affollati, funge da filtro per i nostri sentimenti, aiutandoci a proseguire la serie in modo leggero e scorrevole, senza rimorsi, obliando il fatto di affezionarci alle persone o alle cose o di provare pena per la crudeltà con cui ci verrebbero presentate parecchie scene se certi terzi avrebbero, appunto, un volto.
In conclusione "Mawaru Penguindrum" è una serie (quasi) per tutti. Paradossalmente, non per i più piccoli, sicuramente attratti dalla buffa espressione degli amici pinguini. La "discriminazione" non si basa sull'eccessiva presenza di scene esplicite o violente, praticamente assenti o "mascherate", ma sull'obbligatorietà di comprendere appieno la bellezza della serie attuando riflessioni su base adulta; se così non fosse ciò che resterebbe a fine ultimo episodio sarebbe una serie "vuota". Questa serie è un'opera che si conferma fortemente fuori dagli schemi e capace di impressionare e lasciare un segno profondo anche ai veterani dei psychological/mystery, ma allo stesso tempo ravvivare e condire il tutto con un una commedia accattivante e sottile senza mai esagerare. Per chi ha apprezzato i precedenti lavori del regista, le opere di NisiOisin e le produzioni più recenti dello studio di animazione stesso "Brains Base" (tra cui "Durarara!!"), la visione è più che consigliata.
Cosa devo dire di quest'anime? E' difficile da definire: psicologico, soprannaturale, onirico, metafisico, o cos'altro? Di una cosa sono sicuro: è un capolavoro. Certo, "Mawaru Penguin Drum" non è adatto a tutti, è un anime veramente da intenditori, per coloro che apprezzano lavori del genere. Quindi, se cercate qualcosa per distrarvi e divertirvi, lasciate proprio perdere, non guardatene nemmeno cinque minuti. Se siete depressi o stressati, non avvicinatevi nemmeno. Questo è un lavoro che va seguito attentamente dal primo all'ultimo fotogramma, è uno di quegli anime che non distraggono ma fanno pensare e scavano nel profondo della psiche. Non voglio e non posso dire nulla della trama, sia perché non solo la conclusione e il significato stesso di ciò che si vede rimane in sospeso fino all'ultimo, sia perché qualunque aggiunta a ciò che è stato detto sulla trama significherebbe togliere la sorpresa di ciò che via via si viene a scoprire. Dirò solo questo: niente è come sembra, i personaggi, tutti, anche la dolcissima Himari, hanno i loro lati oscuri che vengono rivelati a poco a poco grazie ai frequentissimi flashback. Da rimarcare la presenza quasi ossessiva di tre cose: il simbolo del pinguino, che troviamo un poco dappertutto, sulle etichette, scatole, insegne pubblicitarie eccetera; la mela (e non a caso una delle protagoniste si chiama Ringo, appunto "mela"), e soprattutto la metropolitana di Tokyo, che scandisce il trascorrere degli eventi. Nelle ultime puntate sarà chiaro il significato di questi simboli. Originale e coraggiosa è anche la scelta di rappresentare nelle scene di gruppo le persone non protagoniste dell'azione come figure umane stilizzate, per rappresentare, credo, la spersonalizzazione della gente in mezzo alla folla, lasciando in chiaro solo i personaggi principali.
In definitiva, questo è un anime che potrà piacere a molti, ma decisamente fuori degli schemi, che lascerà interdetti molti altri.
In definitiva, questo è un anime che potrà piacere a molti, ma decisamente fuori degli schemi, che lascerà interdetti molti altri.
"Mawaru Penguin Drum" si può riassumere in un'unica parola: bellissimo.
La storia è attuale e avvincente, con un ritmo incalzante che non si perde con l'avanzamento della storia. Nessun virtuosismo artistico è sprecato per persone che non fanno parte della storia (disegnate come semplici sagome) per fare risaltare maggiormente i protagonisti e le loro storie.
Il finale poi è assolutamente stupendo e tutti i fili si riuniscono in un unico nodo, senza lasciare domande in sospeso se non l'ultima affermazione di Sanetoshi.
Io lo consiglio a tutti perché non c'è bisogno di essere amanti di un particolare genere per guardarlo: sa accontentare tutti e sorprendere. L'anime migliore che ho visto ultimamente.
La storia è attuale e avvincente, con un ritmo incalzante che non si perde con l'avanzamento della storia. Nessun virtuosismo artistico è sprecato per persone che non fanno parte della storia (disegnate come semplici sagome) per fare risaltare maggiormente i protagonisti e le loro storie.
Il finale poi è assolutamente stupendo e tutti i fili si riuniscono in un unico nodo, senza lasciare domande in sospeso se non l'ultima affermazione di Sanetoshi.
Io lo consiglio a tutti perché non c'è bisogno di essere amanti di un particolare genere per guardarlo: sa accontentare tutti e sorprendere. L'anime migliore che ho visto ultimamente.
Eccolo infine giungere nuovamente, Kunihiko Ikuhara ha fatto ritorno al mondo dell'animazione. Dopo aver donato al mondo "Shōjo Kakumei Utena" con le relative trasposizioni, scomparve dalle scene, salvo riapparire sporadicamente per svolgere incarichi minori. Tale dipartita non poteva che rammaricare profondamente coloro che avevano intuito e apprezzato il grande valore del suo genio artistico, di colui che per primo aveva creato una serie estesa totalmente simbolista nella storia dell'animazione.
Il suo ritorno su di un progetto proprio e alla guida della regia generale non poteva che apparire come un fulmine a ciel sereno dopo la sua più che decennale assenza. Fin dalla prima visione del nuovo progetto si comprende appieno che valse la pena di aspettare tanto lungamente.
Una doverosa premessa è necessaria, ed è che non sarà mia intenzione porre a confronto la qualità concettuale dell'opera in esame con "Utena", per differenti motivi e soprattutto in virtù del valore affettivo insostituibile che quest'ultima ha per me e ne impedisce un corretto confronto con altri lavori.
"Mawaru Penguin Drum" è un'opera le cui mura concettuali non si lasciano facilmente penetrare, nei quali meandri conducono vie di nobile sperimentalismo ed ermetica semiotica; una vestigia dell'amore avanguardista che ha tanto brillantemente caratterizzato i massimi componimenti degli anni '90 torna a rifulgere in questo esperimento che è "Mawaru Penguindrum", perché di ciò si tratta.
Riconoscendo all'arte il compito che le spetta, l'ultima fatica di Ikuhara si presenta come una serie aperta, giustamente rivolta allo studio che ognuno ne farà, un lavoro che vada a sublimarsi nella soggettività di ognuno.
Ma non s'avrà così a dire che si tratti di mera ermeneutica, un esercizio per l'acume estetico quello che ci viene servito. Con "Mawaru Penguindrum" ci troviamo innanzi a un'opera dalla dosata e coinvolgente pateticità, che ben si giustappone al dinamismo e al criptico andante che cavalca la serie.
Come già detto, nell'opera si osserva bene l'inafferrabile spirito danzante del regista, che sempre s'allieta in un gioco ossimorico: se "Utena" fu la più cinicamente crudele delle favole romantiche, "Mawaru Penguindrum" è la tragicommedia più compiutamente sublime mai inscenata dall'animazione orientale.
Beckett contra Shakespeare, potremmo dire, e d'altronde l'intera rappresentazione altro non è che un perenne gioire e soffrire, ove le lacrime della risata più fragorosa s'infrangono nei singhiozzi della disperazione, in un fuggevole mutamento che solo una volta realizzato viene colto, tanta la sua delicatezza.
Gli stessi personaggi, nella loro estrema inumanità e al contempo nel loro costitutivo realismo, come le migliori maschere teatrali, si muovono tra una perniciosa tragicità, rappresentata dall'onnipresente vocabolo "fato", secondo i più classici canoni della tradizione greca e la spensieratezza del divertissment quotidiano, costituito dalle nevrosi e fissazioni di ognuno, con le sue ambizioni e i suoi dispregi, generando un'eccellente dialettica fra mimesi e catarsi.
Per il recensore si presentano ora i medesimi impedimenti che si avevano nel trattare "Utena", ossia l'impossibilità di fornire non un'esaustiva, ben meno, una qualsivoglia esposizione della trama dell'opera. Ma la questione è presto risolta, dacché, come tutte le grandi opere che s'incastonano nel firmamento dell'animazione, il lavoro in questione s'eleva alla sublime arte dell'ermetismo e della narrazione concettuale, sicché di un intreccio non vi è bisogno alcuno.
Tuttavia, se questo già accadeva in "Neon Genesis Evangelion", dove la trama apparente dei primi ventiquattro episodi serviva solo a imbastire un preludio aleatorio per la magnificente introspezione conclusiva sull'essere umano, ora Ikuhara si spinge ben oltre, annullando agli effetti una possibile concatenazione logica tra gli eventi, senza cionondimeno far venir mai meno - semmai il contrario - le speranze che lo spettatore cova di giungere a trovare il tassello portante di questo impenetrabile mosaico.
Il poco che posso fare per giustificare quest'euforica esaltazione del titolo in esame risiede nella natura dell'opera, una meta-narrazione simbolica, come già avveniva in "Utena", dove, però, anziché rendere immanente il mondo ideale (ossia l'accademia Ohtori), si eleva il reale alla condizione di un flusso di coscienza, rompendo l'unità narrativa del realismo in una difficile poesia che in essa altro non raccoglie se non la veracità più intrinseca. Insomma, giungere al reale tramite l'irreale, trattare l'uomo attraverso le maschere, in definitiva è una grande rappresentazione teatrale.
Sull'estetica dell'opera non vi è nulla da eccepire, il gusto "ikuhariano" per il simbolismo visuale non ha remore a esplicitarsi sin dai primi fotogrammi, accompagnando il pubblico in questo trascendimento del comune scenario urbano, forse per addentrarsi ancor più nell'intimo significato del medesimo.
Si badi bene, non è mia intenzione in questo modo celebrare la qualità tecnica dell'opera, che ad oggi è banalmente elevata come quella di buona parte dell'animazione professionale, quanto esaltarne l'elevatezza concettuale, l'acume dimostrato nell'utilizzo di una rappresentazione scenica squisitamente inattuale, traballante fra l'assurdo e il metafisico nella sua perenne ineffabilità.
Infine, per chi s'avvicinerà a quest'opera spinto dal (ahimè, non abbastanza) buon nome di Ikuhara, un ammonimento: non cercate in "Mawaru Penguindrum" l'avvento di una nuova "Utena".
Per quanto le reminiscenze grafiche siano soventi e spesse volte palesi nel loro citazionismo, le due serie hanno ben poco, contenutisticamente, da spartire, per quanto siano entrambe gioielli dell'animazione sperimentale d'ispirazione teatrale.
Per citare Nietzsche, questa è un'opera "per tutti e per nessuno", che prende le mosse dall'esiguo ma eccellentissimo filone dell'animazione psicologico-paradossale, quella branca dello sperimentalismo che ha in "Gosenzosama Banbanzai!" prima e in "FLCL" poi i suoi più degni antesignani.
Certo in tutto questo non manca, senza troppo puntiglio, di osservare anche le pecche di cui si macchia la serie, quali talune scelte infelici nella scenografia e una certa incapacità nel chiudere degnamente gli episodi, volendo renderli troppo completi, alle quali seguono tal altre motivazioni di carattere unicamente soggettivo, le quali non han grande utilità a essere citate in questa sede. Tuttavia l'elevata qualità di ciò che rimane, che, a onor del vero, è la massima parte, permette largamente di soprassedere a tutto ciò.
Tale critica non sarà esente da accuse, quali quelle all'infondatezza delle presenti riflessioni, si voglia per una pretesa apologetica in virtù del vivo interesse che nutro in cuor mio per la genialità artistica di Ikuhara, tuttavia, come tutta la vera arte, che si volge prettamente a finalità estetiche e non meramente remunerative, il valore definitivo di un'opera è quello che il soggetto giudicante le attribuisce. Farsi in ciò sconfessare dalle intenzionalità, maggiormente o meno occulte, degli sviluppatori del progetto originale ha una valenza in sé nulla, e l'unica utilità di prestare orecchio alle tanto osannate interpretazioni, che hanno la tracotanza di definirsi "ufficiali", risiede nella possibilità di un confronto edificante che permetta di acuire ancor più l'approccio speculativo già prima utilizzato.
In conclusione, l'importanza di quest'opera, che a ben pochi s'aprirà nella sua fine complessità, ma che potrà essere fruita comunque anche da visioni più ingenue, risiede in ciò che rappresenterà per voi e non nelle critiche o negli elogi che di qui innanzi invaderanno l'ermeneutica "ikuhariana".
E ora, si dia inizio alla strategia di sopravvivenza!
Il suo ritorno su di un progetto proprio e alla guida della regia generale non poteva che apparire come un fulmine a ciel sereno dopo la sua più che decennale assenza. Fin dalla prima visione del nuovo progetto si comprende appieno che valse la pena di aspettare tanto lungamente.
Una doverosa premessa è necessaria, ed è che non sarà mia intenzione porre a confronto la qualità concettuale dell'opera in esame con "Utena", per differenti motivi e soprattutto in virtù del valore affettivo insostituibile che quest'ultima ha per me e ne impedisce un corretto confronto con altri lavori.
"Mawaru Penguin Drum" è un'opera le cui mura concettuali non si lasciano facilmente penetrare, nei quali meandri conducono vie di nobile sperimentalismo ed ermetica semiotica; una vestigia dell'amore avanguardista che ha tanto brillantemente caratterizzato i massimi componimenti degli anni '90 torna a rifulgere in questo esperimento che è "Mawaru Penguindrum", perché di ciò si tratta.
Riconoscendo all'arte il compito che le spetta, l'ultima fatica di Ikuhara si presenta come una serie aperta, giustamente rivolta allo studio che ognuno ne farà, un lavoro che vada a sublimarsi nella soggettività di ognuno.
Ma non s'avrà così a dire che si tratti di mera ermeneutica, un esercizio per l'acume estetico quello che ci viene servito. Con "Mawaru Penguindrum" ci troviamo innanzi a un'opera dalla dosata e coinvolgente pateticità, che ben si giustappone al dinamismo e al criptico andante che cavalca la serie.
Come già detto, nell'opera si osserva bene l'inafferrabile spirito danzante del regista, che sempre s'allieta in un gioco ossimorico: se "Utena" fu la più cinicamente crudele delle favole romantiche, "Mawaru Penguindrum" è la tragicommedia più compiutamente sublime mai inscenata dall'animazione orientale.
Beckett contra Shakespeare, potremmo dire, e d'altronde l'intera rappresentazione altro non è che un perenne gioire e soffrire, ove le lacrime della risata più fragorosa s'infrangono nei singhiozzi della disperazione, in un fuggevole mutamento che solo una volta realizzato viene colto, tanta la sua delicatezza.
Gli stessi personaggi, nella loro estrema inumanità e al contempo nel loro costitutivo realismo, come le migliori maschere teatrali, si muovono tra una perniciosa tragicità, rappresentata dall'onnipresente vocabolo "fato", secondo i più classici canoni della tradizione greca e la spensieratezza del divertissment quotidiano, costituito dalle nevrosi e fissazioni di ognuno, con le sue ambizioni e i suoi dispregi, generando un'eccellente dialettica fra mimesi e catarsi.
Per il recensore si presentano ora i medesimi impedimenti che si avevano nel trattare "Utena", ossia l'impossibilità di fornire non un'esaustiva, ben meno, una qualsivoglia esposizione della trama dell'opera. Ma la questione è presto risolta, dacché, come tutte le grandi opere che s'incastonano nel firmamento dell'animazione, il lavoro in questione s'eleva alla sublime arte dell'ermetismo e della narrazione concettuale, sicché di un intreccio non vi è bisogno alcuno.
Tuttavia, se questo già accadeva in "Neon Genesis Evangelion", dove la trama apparente dei primi ventiquattro episodi serviva solo a imbastire un preludio aleatorio per la magnificente introspezione conclusiva sull'essere umano, ora Ikuhara si spinge ben oltre, annullando agli effetti una possibile concatenazione logica tra gli eventi, senza cionondimeno far venir mai meno - semmai il contrario - le speranze che lo spettatore cova di giungere a trovare il tassello portante di questo impenetrabile mosaico.
Il poco che posso fare per giustificare quest'euforica esaltazione del titolo in esame risiede nella natura dell'opera, una meta-narrazione simbolica, come già avveniva in "Utena", dove, però, anziché rendere immanente il mondo ideale (ossia l'accademia Ohtori), si eleva il reale alla condizione di un flusso di coscienza, rompendo l'unità narrativa del realismo in una difficile poesia che in essa altro non raccoglie se non la veracità più intrinseca. Insomma, giungere al reale tramite l'irreale, trattare l'uomo attraverso le maschere, in definitiva è una grande rappresentazione teatrale.
Sull'estetica dell'opera non vi è nulla da eccepire, il gusto "ikuhariano" per il simbolismo visuale non ha remore a esplicitarsi sin dai primi fotogrammi, accompagnando il pubblico in questo trascendimento del comune scenario urbano, forse per addentrarsi ancor più nell'intimo significato del medesimo.
Si badi bene, non è mia intenzione in questo modo celebrare la qualità tecnica dell'opera, che ad oggi è banalmente elevata come quella di buona parte dell'animazione professionale, quanto esaltarne l'elevatezza concettuale, l'acume dimostrato nell'utilizzo di una rappresentazione scenica squisitamente inattuale, traballante fra l'assurdo e il metafisico nella sua perenne ineffabilità.
Infine, per chi s'avvicinerà a quest'opera spinto dal (ahimè, non abbastanza) buon nome di Ikuhara, un ammonimento: non cercate in "Mawaru Penguindrum" l'avvento di una nuova "Utena".
Per quanto le reminiscenze grafiche siano soventi e spesse volte palesi nel loro citazionismo, le due serie hanno ben poco, contenutisticamente, da spartire, per quanto siano entrambe gioielli dell'animazione sperimentale d'ispirazione teatrale.
Per citare Nietzsche, questa è un'opera "per tutti e per nessuno", che prende le mosse dall'esiguo ma eccellentissimo filone dell'animazione psicologico-paradossale, quella branca dello sperimentalismo che ha in "Gosenzosama Banbanzai!" prima e in "FLCL" poi i suoi più degni antesignani.
Certo in tutto questo non manca, senza troppo puntiglio, di osservare anche le pecche di cui si macchia la serie, quali talune scelte infelici nella scenografia e una certa incapacità nel chiudere degnamente gli episodi, volendo renderli troppo completi, alle quali seguono tal altre motivazioni di carattere unicamente soggettivo, le quali non han grande utilità a essere citate in questa sede. Tuttavia l'elevata qualità di ciò che rimane, che, a onor del vero, è la massima parte, permette largamente di soprassedere a tutto ciò.
Tale critica non sarà esente da accuse, quali quelle all'infondatezza delle presenti riflessioni, si voglia per una pretesa apologetica in virtù del vivo interesse che nutro in cuor mio per la genialità artistica di Ikuhara, tuttavia, come tutta la vera arte, che si volge prettamente a finalità estetiche e non meramente remunerative, il valore definitivo di un'opera è quello che il soggetto giudicante le attribuisce. Farsi in ciò sconfessare dalle intenzionalità, maggiormente o meno occulte, degli sviluppatori del progetto originale ha una valenza in sé nulla, e l'unica utilità di prestare orecchio alle tanto osannate interpretazioni, che hanno la tracotanza di definirsi "ufficiali", risiede nella possibilità di un confronto edificante che permetta di acuire ancor più l'approccio speculativo già prima utilizzato.
In conclusione, l'importanza di quest'opera, che a ben pochi s'aprirà nella sua fine complessità, ma che potrà essere fruita comunque anche da visioni più ingenue, risiede in ciò che rappresenterà per voi e non nelle critiche o negli elogi che di qui innanzi invaderanno l'ermeneutica "ikuhariana".
E ora, si dia inizio alla strategia di sopravvivenza!
L'attesa per questa nuova opera firmata Ikuhara è stata davvero alta: a ogni microscopica notizia, quest'anime con "i pinguini" mi incuriosiva sempre di più. Utena è nella rosa dei miei 5 anime preferiti e così anche Sailor moon S, quindi sapere che Ikuhara sarebbe tornato all'animazione dopo essersi dedicato a manga e romanzi non proprio entusiasmanti mi aveva elettrizzato.
E così, più andavo avanti nello scoprire "Mawaru penduin drum" (da qui in poi Mawapen), più mi affascinava. Di certo, nel vedere il primo episodio, le mie attese non sono state deluse. Chi ha amato Utena, ritroverà i classici temi ossessivi di Ikuhara che sono qui presenti in quantità, almeno per ora, non eccessive ma chiare a chi segue questo regista: ambiguità sessuale, la parola "destino" su tutto, ma anche la presenza di elementi ricorrenti apparentemente senza senso e un ricorrere veramente ossessivo alla presenza delle fermate della metropolitana di Tokyo.
L'opening ricorda tantissimo quella di Utena in più di un'inquadratura, con personaggi che cadono dall'alto, cancelli che si spalancano, ecc.
<b>Attenzione! Spoiler!</b>
I protagonisti sono due fratelli e una sorella: Shoma, Kamba e Himari. Shoma, che sembra essere il personaggio dal cui punto di vista viene narrata l'intera storia, odia la parola "destino". Kamba è un fratello maggiore molto protettivo, forse un po' troppo, tanto che, almeno in apparenza, i suoi sentimenti verso la sorella Himari arrivano praticamente all'incesto. Himari, cagionevole di salute, entra ed esce dall'ospedale. E' molto dolce.
I tre fratelli sono orfani e vivono insieme in un piccolo appartamento. All'inizio della storia sembra che per Himari non ci sia nulla da fare: neanche la medicina moderna può allungare la vita della dolce ragazza.
I due fratelli, abituati a prendersi cura di lei, vogliono farle passare una giornata speciale che Himari stessa chiamerà l"Himari day" e durante la quale esprimerà il desiderio di andare a vedere i pinguini all'acquario.
Sfortunatamente, durante la visita a uno dei negozi di gadget dell'acquario, dopo avere indossato un cappello a forma di pinguino, Himari sviene e viene portata in ospedale, dove muore. Ma proprio quando i suoi fratelli si trovano davanti al suo cadavere, Himaria riprende vita improvvisamente e con una voce che sembra provenire da un altro mondo dice agli increduli Shoma e Kamba che "loro" hanno allungato la vita di Himari.
Nel giro di breve compaiono i tre pinguini che danno il titolo alla storia e che sembra solo i tre ragazzi siano in grado di vedere.
<b>Fine spoiler</b>
Mi fermo qui con la storia, ma ci sono alcuni altri personaggi che sarebbero da tenere in considerazione e che davvero non riesco a spiegarmi come possano inserirsi nella trama, anche se conoscendo Ikuhara mi aspetto il delirio!
Sull'aspetto tecnico, il chara di Terumi Nishi, basato su quello di Lily Hoshino, non fa rimpiangere lo Shin'ya Asegawa di Utena e si sposa perfettamente con il delirante mondo creato da Ikunisan.
Le musiche, a partire dalle sigle, sono ottime e adattissime alle atmosfere dell'anime.
Comunque, sono impaziente di scoprire cosa Ikunisan ci riserva con questo Mawapen.
E così, più andavo avanti nello scoprire "Mawaru penduin drum" (da qui in poi Mawapen), più mi affascinava. Di certo, nel vedere il primo episodio, le mie attese non sono state deluse. Chi ha amato Utena, ritroverà i classici temi ossessivi di Ikuhara che sono qui presenti in quantità, almeno per ora, non eccessive ma chiare a chi segue questo regista: ambiguità sessuale, la parola "destino" su tutto, ma anche la presenza di elementi ricorrenti apparentemente senza senso e un ricorrere veramente ossessivo alla presenza delle fermate della metropolitana di Tokyo.
L'opening ricorda tantissimo quella di Utena in più di un'inquadratura, con personaggi che cadono dall'alto, cancelli che si spalancano, ecc.
<b>Attenzione! Spoiler!</b>
I protagonisti sono due fratelli e una sorella: Shoma, Kamba e Himari. Shoma, che sembra essere il personaggio dal cui punto di vista viene narrata l'intera storia, odia la parola "destino". Kamba è un fratello maggiore molto protettivo, forse un po' troppo, tanto che, almeno in apparenza, i suoi sentimenti verso la sorella Himari arrivano praticamente all'incesto. Himari, cagionevole di salute, entra ed esce dall'ospedale. E' molto dolce.
I tre fratelli sono orfani e vivono insieme in un piccolo appartamento. All'inizio della storia sembra che per Himari non ci sia nulla da fare: neanche la medicina moderna può allungare la vita della dolce ragazza.
I due fratelli, abituati a prendersi cura di lei, vogliono farle passare una giornata speciale che Himari stessa chiamerà l"Himari day" e durante la quale esprimerà il desiderio di andare a vedere i pinguini all'acquario.
Sfortunatamente, durante la visita a uno dei negozi di gadget dell'acquario, dopo avere indossato un cappello a forma di pinguino, Himari sviene e viene portata in ospedale, dove muore. Ma proprio quando i suoi fratelli si trovano davanti al suo cadavere, Himaria riprende vita improvvisamente e con una voce che sembra provenire da un altro mondo dice agli increduli Shoma e Kamba che "loro" hanno allungato la vita di Himari.
Nel giro di breve compaiono i tre pinguini che danno il titolo alla storia e che sembra solo i tre ragazzi siano in grado di vedere.
<b>Fine spoiler</b>
Mi fermo qui con la storia, ma ci sono alcuni altri personaggi che sarebbero da tenere in considerazione e che davvero non riesco a spiegarmi come possano inserirsi nella trama, anche se conoscendo Ikuhara mi aspetto il delirio!
Sull'aspetto tecnico, il chara di Terumi Nishi, basato su quello di Lily Hoshino, non fa rimpiangere lo Shin'ya Asegawa di Utena e si sposa perfettamente con il delirante mondo creato da Ikunisan.
Le musiche, a partire dalle sigle, sono ottime e adattissime alle atmosfere dell'anime.
Comunque, sono impaziente di scoprire cosa Ikunisan ci riserva con questo Mawapen.