Sengoku Majin Goushougun: Toki no Etranger
Esistevano sostanzialmente due tipologie di film legati alle serie TV all'epoca: o si trattava di film riassuntivi che spesso riutilizzavano anche spezzoni dalla stessa serie TV (ma vi erano anche film in cui si ridisegnava gran parte, se non tutte, delle scene), e quelli che raccontavano la stessa storia in maniera più o meno differente (ad esempio il film di "Hokuto no Ken", che cambiava molte situazioni rispetto alla serie originale, saltando completamente alcuni personaggi e mescolando le carte in tavola, tanto da diventare quasi irriconoscibile). E poi c'erano film come "Segonku Majin Goshogun: Toki no Etranger"/"Time Strangers", un sequel atipico della serie TV principale, che aveva ormai concluso la storia principale.
Ambientato quarant'anni dopo la vittoria dei protagonisti, il film si apre con un inseguimento tra criminali e poliziotti su una superstrada, e l'ormai attempata Remi Shimada, unica presenza femminile nel cast principale, dimostra di sapercela ancora fare al volante della sua auto, mettendo KO i criminali. Ma, proprio mentre il pericolo sembra scampato, a Remi si offusca la vista, e perde il controllo del suo veicolo, finendo fuoristrada. Portata d'urgenza all'ospedale, si scopre che soffriva di una malattia grave già prima dell'incidente, e le sue speranze di salvezza si fanno ancora più sottili. Nel frattempo gli amici e nemici di una volta accorrono al suo capezzale, cercando di fare tutto quello che possono per salvarle la vita. Remi, in coma, fa un sogno strano, in cui si trova in un luogo ostile. Una strana bambina, dotata di poteri sovrannaturali, la avvisa che morirà in maniera brutale tra due giorni, e non potrà fare nulla per evitarlo. I suoi compagni ricevono avvertimenti simili. Nel frattempo veniamo anche a conoscenza del passato di Remi: figlia di una prostituta, rimane orfana quando è ancora una bambina, e quindi la sua infanzia è molto difficile, e impara ad essere spietata per sopravvivere nei bassifondi. Nel presente invece le condizioni di Remi si fanno sempre più disperate. Riuscirà la coriacea Remi a superare anche questa ennesima sfida?
Un film dal ritmo lento, questo "Segonku Majin Goshogun: Toki no Etranger", che si fa via via più concitato verso la fine, ma senza esagerare troppo. Alcune scene e situazioni sono forse troppo scontate, il film non brilla molto dal punto di vista tecnico, ma ci sono alcune scene piuttosto valide qua e là. Il ritmo lento potrebbe annoiare la maggior parte degli spettatori, inclusi molti fan della serie originale (chiamata "Gotrinitron X" da noi). Ammetto che forse non avrei mai visto questo film, se non avessi riconosciuto i protagonisti della serie TV sulla copertina, e ammetto che non è certo un film imperdibile, ma rimane comunque un interessante tentativo di espandere l'universo narrativo di una serie TV, come poi fu fatto anche per serie più recenti come "Utena" e altre serie atipiche.
Ambientato quarant'anni dopo la vittoria dei protagonisti, il film si apre con un inseguimento tra criminali e poliziotti su una superstrada, e l'ormai attempata Remi Shimada, unica presenza femminile nel cast principale, dimostra di sapercela ancora fare al volante della sua auto, mettendo KO i criminali. Ma, proprio mentre il pericolo sembra scampato, a Remi si offusca la vista, e perde il controllo del suo veicolo, finendo fuoristrada. Portata d'urgenza all'ospedale, si scopre che soffriva di una malattia grave già prima dell'incidente, e le sue speranze di salvezza si fanno ancora più sottili. Nel frattempo gli amici e nemici di una volta accorrono al suo capezzale, cercando di fare tutto quello che possono per salvarle la vita. Remi, in coma, fa un sogno strano, in cui si trova in un luogo ostile. Una strana bambina, dotata di poteri sovrannaturali, la avvisa che morirà in maniera brutale tra due giorni, e non potrà fare nulla per evitarlo. I suoi compagni ricevono avvertimenti simili. Nel frattempo veniamo anche a conoscenza del passato di Remi: figlia di una prostituta, rimane orfana quando è ancora una bambina, e quindi la sua infanzia è molto difficile, e impara ad essere spietata per sopravvivere nei bassifondi. Nel presente invece le condizioni di Remi si fanno sempre più disperate. Riuscirà la coriacea Remi a superare anche questa ennesima sfida?
Un film dal ritmo lento, questo "Segonku Majin Goshogun: Toki no Etranger", che si fa via via più concitato verso la fine, ma senza esagerare troppo. Alcune scene e situazioni sono forse troppo scontate, il film non brilla molto dal punto di vista tecnico, ma ci sono alcune scene piuttosto valide qua e là. Il ritmo lento potrebbe annoiare la maggior parte degli spettatori, inclusi molti fan della serie originale (chiamata "Gotrinitron X" da noi). Ammetto che forse non avrei mai visto questo film, se non avessi riconosciuto i protagonisti della serie TV sulla copertina, e ammetto che non è certo un film imperdibile, ma rimane comunque un interessante tentativo di espandere l'universo narrativo di una serie TV, come poi fu fatto anche per serie più recenti come "Utena" e altre serie atipiche.
Se state pensando che abbia deciso di vedere questo film perché stregata dalla copertina con una bionda armata di pistolone che mi prometteva di vedere una sonora trashata all'insegna dell'orgoglio imbecille, be', sappiate che è un complotto delle toghe rosse, non credeteci.
Comunque, "Goshogun: Time Stranger" è un film spin off di Gotriniton, dimenticabile anime robotico anni Ottanta. E' uno spin off in quanto la protagonista assoluta è Remy, uno dei personaggi della serie tv. In questo film la bionda pistolera viene coinvolta in un incidente stradale, dove rimane gravemente ferita. In coma, tutto il resto del cast di Gotriniton si riunisce al suo capezzale in ospedale dove i medici daranno loro un'orrenda notizia: le sue speranze di risvegliarsi sono pochissime, entro due giorni morirà. L'azione subito dopo si sposta in un paese mediorientale, dove Remy è in missione assieme ai suoi compagni. Lì incontrerà una bambina a cavallo di una pantera che le mostrerà delle foto in cui Remy è un cadavere sanguinolento e le predirà che morirà tra due giorni.
Non mi aspettavo a dire la verità una trama così interessante da parte di un film tratto da un anime che fu tutto fuorché epocale: forse che "Goshogun: Time Stranger" è un nuovo "Lamù: Beatiful Dreamer"? Non credo proprio.
L'idea di metaforizzare la lotta per la sopravvivenza di Remy attraverso un sogno in cui la nostra eroina deve capire come evitare di morire entro due giorni è in sé intelligentissima, ma credo che solo un regista del calibro di Satoshi Kon avrebbe potuto tirare fuori da un pretesto del genere qualcosa di eccezionale, mentre qui ci troviamo di fronte a un prodotto scadente sotto ogni punto di vista.
Certo, l'inizio fa ben sperare a dire la verità, visto che è un trionfo di flashback e flashforward e gioca su più livelli tra la vicenda dell'incidente, l'infanzia di Remy e la missione in cui è coinvolta. Il problema però è che dopo la prima mezz'ora si passa come se niente fosse dall'onirico al soporifero. Si vede da lontano un miglio che gli sceneggiatori si erano sparati tutte le cartucce subito, con il risultato che la trama va in loop per quaranta minuti abbondanti. Non è un dettaglio se vi dico che per tre quarti di film Remy è inseguita da qualcuno, è praticamente lo svolgimento di tutto il film, con l'aggravante che si continua a insistere con i ricordi dell'infanzia di Remy. Dato che l'anime perde subito quota e il nesso tra la missione e il coma di Remy diventa estremamente flebile, i flashback dell'infanzia hanno come unico scopo quello di ricordare allo spettatore che quello a cui sta assistendo è un sogno. Il risultato? Che il ritmo narrativo si interrompe senza motivazione apparente con delle scene che sembrano letteralmente piombare dal nulla.
Insomma, "Goshogun: Time Stranger" è un anime pieno di ambizione che si è sgonfiato come un soufflé immediatamente.
Non si vede luce nemmeno dal comparto tecnico. Nonostante sia un film, non si è investito tanto sulla sua realizzazione, anzi, sembra di assistere né più né meno a un episodio lungo di Gotriniton, che era pure di qualche anno prima. Nemmeno la colonna sonora si distingue.
In sintesi Goshogun è solo un'occasione sprecata sotto tutti i punti di vista. Peccato, perché lo spunto di base era interessantissimo.
Comunque, "Goshogun: Time Stranger" è un film spin off di Gotriniton, dimenticabile anime robotico anni Ottanta. E' uno spin off in quanto la protagonista assoluta è Remy, uno dei personaggi della serie tv. In questo film la bionda pistolera viene coinvolta in un incidente stradale, dove rimane gravemente ferita. In coma, tutto il resto del cast di Gotriniton si riunisce al suo capezzale in ospedale dove i medici daranno loro un'orrenda notizia: le sue speranze di risvegliarsi sono pochissime, entro due giorni morirà. L'azione subito dopo si sposta in un paese mediorientale, dove Remy è in missione assieme ai suoi compagni. Lì incontrerà una bambina a cavallo di una pantera che le mostrerà delle foto in cui Remy è un cadavere sanguinolento e le predirà che morirà tra due giorni.
Non mi aspettavo a dire la verità una trama così interessante da parte di un film tratto da un anime che fu tutto fuorché epocale: forse che "Goshogun: Time Stranger" è un nuovo "Lamù: Beatiful Dreamer"? Non credo proprio.
L'idea di metaforizzare la lotta per la sopravvivenza di Remy attraverso un sogno in cui la nostra eroina deve capire come evitare di morire entro due giorni è in sé intelligentissima, ma credo che solo un regista del calibro di Satoshi Kon avrebbe potuto tirare fuori da un pretesto del genere qualcosa di eccezionale, mentre qui ci troviamo di fronte a un prodotto scadente sotto ogni punto di vista.
Certo, l'inizio fa ben sperare a dire la verità, visto che è un trionfo di flashback e flashforward e gioca su più livelli tra la vicenda dell'incidente, l'infanzia di Remy e la missione in cui è coinvolta. Il problema però è che dopo la prima mezz'ora si passa come se niente fosse dall'onirico al soporifero. Si vede da lontano un miglio che gli sceneggiatori si erano sparati tutte le cartucce subito, con il risultato che la trama va in loop per quaranta minuti abbondanti. Non è un dettaglio se vi dico che per tre quarti di film Remy è inseguita da qualcuno, è praticamente lo svolgimento di tutto il film, con l'aggravante che si continua a insistere con i ricordi dell'infanzia di Remy. Dato che l'anime perde subito quota e il nesso tra la missione e il coma di Remy diventa estremamente flebile, i flashback dell'infanzia hanno come unico scopo quello di ricordare allo spettatore che quello a cui sta assistendo è un sogno. Il risultato? Che il ritmo narrativo si interrompe senza motivazione apparente con delle scene che sembrano letteralmente piombare dal nulla.
Insomma, "Goshogun: Time Stranger" è un anime pieno di ambizione che si è sgonfiato come un soufflé immediatamente.
Non si vede luce nemmeno dal comparto tecnico. Nonostante sia un film, non si è investito tanto sulla sua realizzazione, anzi, sembra di assistere né più né meno a un episodio lungo di Gotriniton, che era pure di qualche anno prima. Nemmeno la colonna sonora si distingue.
In sintesi Goshogun è solo un'occasione sprecata sotto tutti i punti di vista. Peccato, perché lo spunto di base era interessantissimo.
Un insolito e originale film d'animazione, pensato come una via di mezzo fra uno spin-off e un seguito cronologico di un anime televisivo dei primi anni '80: Goshogun Etranger, infatti, riprende i suoi personaggi dalla serie televisiva "Sengoku Maijin Goshogun", nota in Italia come "Gotrinitron", una delle classiche serie di "robottoni" che tanto andavano di moda fra anni '70 e '80, e che ebbe un discreto successo anche in Italia.
Protagonista unico di questo lungometraggio è Remy, personaggio femminile della serie originale, e la vicenda prende piede diversi anni dopo la fine delle vicende di Gotrinitron. L'elemento originale del film sta nella totale assenza di robot e di battaglie spaziali: la trama è infatti costruita intorno a un evento, un incidente stradale, che mette a repentaglio la vita della protagonista e che funge da cornice alla vicenda. Durante il coma, infatti, Remy vive una sorta di incubo nel quale lei e i protagonisti della serie si trovano proiettati in un non-luogo, una specie di città fantasma nella quale dovranno fare i conti con le proprie paure e riuscire a sopravvivere a una profezia di morte che pende sulle loro teste.
Il film è senza dubbio interessante, l'idea di costruire una trama da "thriller psicologico" (con alcuni elementi horror) su un gruppo di personaggi tratti da un anime di tutt'altro genere potrebbe spiazzare del tutto chi, partendo dal titolo, si aspetta invece di vedere raggi laser ed esplosioni nel cielo. Di azione ce n'è anche qui, ma le scene fanno venire in mente più che altro un 'survival horror'. La trama invece, pur non essendo particolarmente complicata, non è del tutto lineare e il regista cerca spesso di spiazzare lo spettatore con immagini cupe e forti, elementi che contribuiscono a creare un'atmosfera onirica, da incubo.
L'idea di focalizzare l'attenzione su Remy, poi, è un ulteriore elemento di interesse e, da un certo punto di vista, anche di originalità se si pensa che il film risale al 1985, periodo nel quale i protagonisti delle serie televisive e dei film di animazione (Miyazaki a parte) erano solitamente figure di 'macho' senza macchia e senza paura.
In definitiva Goshogun Etranger è un buon film, decisamente atipico se si pensa al periodo e alla serie da cui prende spunto. Forse gli spettatori più smaliziati che hanno già visto opere cult come "Perfect Blue" o "Paranoia Agent" non lo troveranno così sconvolgente, ma se ci si pone nella giusta ottica e si apprezzano i tratti un po' "vintage" dell'animazione giapponese di quel periodo, allora è indubbio che quella che ci si troverà davanti è un'opera molto interessante.
PS: ne esiste una versione doppiata in italiano.
Protagonista unico di questo lungometraggio è Remy, personaggio femminile della serie originale, e la vicenda prende piede diversi anni dopo la fine delle vicende di Gotrinitron. L'elemento originale del film sta nella totale assenza di robot e di battaglie spaziali: la trama è infatti costruita intorno a un evento, un incidente stradale, che mette a repentaglio la vita della protagonista e che funge da cornice alla vicenda. Durante il coma, infatti, Remy vive una sorta di incubo nel quale lei e i protagonisti della serie si trovano proiettati in un non-luogo, una specie di città fantasma nella quale dovranno fare i conti con le proprie paure e riuscire a sopravvivere a una profezia di morte che pende sulle loro teste.
Il film è senza dubbio interessante, l'idea di costruire una trama da "thriller psicologico" (con alcuni elementi horror) su un gruppo di personaggi tratti da un anime di tutt'altro genere potrebbe spiazzare del tutto chi, partendo dal titolo, si aspetta invece di vedere raggi laser ed esplosioni nel cielo. Di azione ce n'è anche qui, ma le scene fanno venire in mente più che altro un 'survival horror'. La trama invece, pur non essendo particolarmente complicata, non è del tutto lineare e il regista cerca spesso di spiazzare lo spettatore con immagini cupe e forti, elementi che contribuiscono a creare un'atmosfera onirica, da incubo.
L'idea di focalizzare l'attenzione su Remy, poi, è un ulteriore elemento di interesse e, da un certo punto di vista, anche di originalità se si pensa che il film risale al 1985, periodo nel quale i protagonisti delle serie televisive e dei film di animazione (Miyazaki a parte) erano solitamente figure di 'macho' senza macchia e senza paura.
In definitiva Goshogun Etranger è un buon film, decisamente atipico se si pensa al periodo e alla serie da cui prende spunto. Forse gli spettatori più smaliziati che hanno già visto opere cult come "Perfect Blue" o "Paranoia Agent" non lo troveranno così sconvolgente, ma se ci si pone nella giusta ottica e si apprezzano i tratti un po' "vintage" dell'animazione giapponese di quel periodo, allora è indubbio che quella che ci si troverà davanti è un'opera molto interessante.
PS: ne esiste una versione doppiata in italiano.