Bakuman. (2011)
Seconda stagione di Bakuman. Ormai Mashiro e Takagi, i due mangaka esordienti, tentano in tutti i modi di tirare fuori un'opera da prima posizione sui commenti pubblici. I due si troveranno davanti diverse difficoltà, tra cui il cambio editor "in peggiore" e molte altre cose andando quasi per litigare. Nonostante tutto si ritroveranno a pensare le stesse cose, molto migliorati e disposti di nuovo a lottare contro la concorrenza, "gli altri mangaka". Stringeranno un buon rapporto con gli altri colleghi e vedremo anche gli altri come si comporteranno con loro.
Niente di diverso dalla prima stagione. Il prodotto rimane di ottima fattura e molto qualitativo, quindi inutile rammentare anche a questa recensione la fattura dei dialoghi e grafica. La storia si fa più intensa. Mashiro costretto a sforzarsi sempre di più per non ritardare la promessa fatta a Miho, la ragazza di cui è innamorato, nella prima serie. Qualche inconveniente capiterà in questa seconda stagione e non tutto andrà per il meglio. Straconsigliato!
Niente di diverso dalla prima stagione. Il prodotto rimane di ottima fattura e molto qualitativo, quindi inutile rammentare anche a questa recensione la fattura dei dialoghi e grafica. La storia si fa più intensa. Mashiro costretto a sforzarsi sempre di più per non ritardare la promessa fatta a Miho, la ragazza di cui è innamorato, nella prima serie. Qualche inconveniente capiterà in questa seconda stagione e non tutto andrà per il meglio. Straconsigliato!
A un anno esatto di distanza dalla messa in onda della prima serie, arriva, nel 2011, la nuova stagione di “Bakuman”. L’anime, ispirato al manga di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata, è sempre prodotto dallo studio J.C. Staff e consta anche stavolta di venticinque episodi.
Se nell’opera precedente avevamo seguito il lungo percorso intrapreso da Saiko e Shujin per l’ottenimento di una serie, a questo giro assisteremo agli sforzi compiuti dai due ragazzi per far sì che essa non venga interrotta. Episodio dopo episodio, dunque, gli Ashirogi Muto dovranno confrontarsi con le varie difficoltà legate al loro lavoro: basse posizioni in classifica, rivali che non si riescono a sconfiggere, un nuovo editor con idee parecchio discutibili o problemi di salute dovuti al troppo impegno. Al pari della precedente, anche la stagione in questione riesce non poco a conquistare l’attenzione dello spettatore: la seconda serie di “Bakuman”, infatti, è intensa e ricca di eventi che non annoiano mai. Dopo la risoluzione di un problema, ecco che si ripresenta una nuova sfida, anche più accattivante di quella antecedente. Ancora una volta, dunque, il grado di coinvolgimento è altissimo; le emozioni, le gioie e i dolori dei due protagonisti sono sempre palpabili e condivisi appieno da chi assiste alle loro vicende.
Notevole miglioramento anche sul fronte personaggi. Saiko e Shujin, in particolare, hanno affrontato una splendida crescita, sia a livello professionale che caratteriale. Graditissimo anche l’approfondimento di alcuni comprimari, quali Aoki Ko o l’editor Miura. Grazie allo spazio dedicato loro, nel corso della serie lo spettatore potrà conoscerli ancora più a fondo, e magari cambiare la sua opinione nei loro confronti. Ecco quindi che l’autrice di “Hideout Door” si rivelerà molto più dolce e simpatica di quello che poteva apparire, Nakai mostrerà le sue debolezze ed Eiji metterà ancor più in luce la sua particolare personalità. Ritroveremo, poi, ragazzi e ragazze che nella prima serie erano stati solamente introdotti e che in seguito avevano lasciato le scene. Non mancheranno, infine, gli usuali siparietti comici, sostenuti perlopiù dal singolare Hiramaru. Insomma, che abbiano una personalità apprezzabile o meno, si tratta comunque di personaggi ben costruiti.
Passiamo al lato tecnico. Il character design si mantiene pressoché sui livelli della prima serie, magari accentuandone i difetti già citati. Animazioni e fondali sempre nella media, OST e sigle molto orecchiabili. La prima ending, “Monochrome Rainbow”, è quella che mi è piaciuta di più.
Tirando le somme, la seconda stagione di “Bakuman” riesce a tenere il passo della precedente, e a dirla tutta, anche a superarla. I vari episodi riescono a mantenere alto l’interesse dello spettatore e a coinvolgerlo notevolmente, mentre i personaggi crescono, maturano e vengono approfonditi sempre di più. Di grande impatto anche l’ultimo episodio, molto commovente. Voto: 8 e mezzo.
Se nell’opera precedente avevamo seguito il lungo percorso intrapreso da Saiko e Shujin per l’ottenimento di una serie, a questo giro assisteremo agli sforzi compiuti dai due ragazzi per far sì che essa non venga interrotta. Episodio dopo episodio, dunque, gli Ashirogi Muto dovranno confrontarsi con le varie difficoltà legate al loro lavoro: basse posizioni in classifica, rivali che non si riescono a sconfiggere, un nuovo editor con idee parecchio discutibili o problemi di salute dovuti al troppo impegno. Al pari della precedente, anche la stagione in questione riesce non poco a conquistare l’attenzione dello spettatore: la seconda serie di “Bakuman”, infatti, è intensa e ricca di eventi che non annoiano mai. Dopo la risoluzione di un problema, ecco che si ripresenta una nuova sfida, anche più accattivante di quella antecedente. Ancora una volta, dunque, il grado di coinvolgimento è altissimo; le emozioni, le gioie e i dolori dei due protagonisti sono sempre palpabili e condivisi appieno da chi assiste alle loro vicende.
Notevole miglioramento anche sul fronte personaggi. Saiko e Shujin, in particolare, hanno affrontato una splendida crescita, sia a livello professionale che caratteriale. Graditissimo anche l’approfondimento di alcuni comprimari, quali Aoki Ko o l’editor Miura. Grazie allo spazio dedicato loro, nel corso della serie lo spettatore potrà conoscerli ancora più a fondo, e magari cambiare la sua opinione nei loro confronti. Ecco quindi che l’autrice di “Hideout Door” si rivelerà molto più dolce e simpatica di quello che poteva apparire, Nakai mostrerà le sue debolezze ed Eiji metterà ancor più in luce la sua particolare personalità. Ritroveremo, poi, ragazzi e ragazze che nella prima serie erano stati solamente introdotti e che in seguito avevano lasciato le scene. Non mancheranno, infine, gli usuali siparietti comici, sostenuti perlopiù dal singolare Hiramaru. Insomma, che abbiano una personalità apprezzabile o meno, si tratta comunque di personaggi ben costruiti.
Passiamo al lato tecnico. Il character design si mantiene pressoché sui livelli della prima serie, magari accentuandone i difetti già citati. Animazioni e fondali sempre nella media, OST e sigle molto orecchiabili. La prima ending, “Monochrome Rainbow”, è quella che mi è piaciuta di più.
Tirando le somme, la seconda stagione di “Bakuman” riesce a tenere il passo della precedente, e a dirla tutta, anche a superarla. I vari episodi riescono a mantenere alto l’interesse dello spettatore e a coinvolgerlo notevolmente, mentre i personaggi crescono, maturano e vengono approfonditi sempre di più. Di grande impatto anche l’ultimo episodio, molto commovente. Voto: 8 e mezzo.
La seconda stagione di "Bakuman" supera a mio avviso la prima. Se non avete visto la prima avete commesso un crimine verso il mondo dei manga e dovete subito rimediare. Nella seconda i protagonisti si dovranno confrontare con le enormi difficoltà che si presenteranno loro in seguito alla loro prima serializzazione.
Ancora una volta l'autore manifesta la sua bravura nel rendere interessanti situazioni che, se ci pensiamo, devono essere in realtà un po' noiose nella vita vera. Mangaka che passano le giornate a disegnare e a inventare storyboard e confrontarsi con gli editor dovrebbero risultare poco interessanti, invece attraverso quest'anime si riescono ad apprezzare al meglio. Il ritmo nella seconda stagione è più elevato rispetto a quello della prima e non ci sono praticamente mai momenti morti.
Questa seconda serie ci catapulta ancora di più nel mondo dell'editoria di manga giapponese, focalizzando l'attenzione in particolar modo sul rapporto che intercorre tra editore e mangaka, spesso non tutto rose e fiori. Inoltre viene posta l'attenzione sulla posizione dell'editor stesso, quasi sempre combattuto tra l'ascoltare le richieste del mangaka e quelle del capo redattore.
L'autore è bravo nel mettere in evidenza la grande crescita interiore dei due protagonisti, che dopo numerosi fallimenti capiscono i loro errori e ritrovano il successo. Forse è proprio questa crescita l'elemento che più mi ha interessato in questa seconda stagione, cosa che invece era mancata nella prima.
Altra cosa che era mancata nella prima stagione sono le storie d'amore. Sì, è vero, c'erano ma in minima parte, mentre nella seconda stagione abbondano, con tanto di triangoli amorosi, rifiuti, momenti imbarazzanti. Comunque questa componente non è mai troppo invasiva e non fa distogliere l'attenzione dall'argomento principale: risulta più che altro una sorta di trucco per alleggerire le situazioni più serie, risultando non solo divertente ma anche tenero a tratti.
Ancora una volta, le animazioni sono di buonissimo livello, i personaggi sono vari, ben inquadrati e soddisfano tutti i gusti. Non annoia, diverte, fa riflettere sulla vita e sulle scelte che definiranno il nostro futuro. Seppur viviamo in mondo distante, si riesce comunque a immedesimarsi nei protagonisti e a confrontarsi con le loro decisioni, sia in campo lavorativo/scolastico sia in quello amoroso. Non tutti gli anime riescono in questo intento, proponendo invece situazioni di vita quotidiana che poi di vita quotidiana non sono, per via di situazioni esagerate o improponibili. Tanto di cappello dunque all'autore.
Aspettando la terza stagione, quest'anime rimane tra i miei preferiti.
Ancora una volta l'autore manifesta la sua bravura nel rendere interessanti situazioni che, se ci pensiamo, devono essere in realtà un po' noiose nella vita vera. Mangaka che passano le giornate a disegnare e a inventare storyboard e confrontarsi con gli editor dovrebbero risultare poco interessanti, invece attraverso quest'anime si riescono ad apprezzare al meglio. Il ritmo nella seconda stagione è più elevato rispetto a quello della prima e non ci sono praticamente mai momenti morti.
Questa seconda serie ci catapulta ancora di più nel mondo dell'editoria di manga giapponese, focalizzando l'attenzione in particolar modo sul rapporto che intercorre tra editore e mangaka, spesso non tutto rose e fiori. Inoltre viene posta l'attenzione sulla posizione dell'editor stesso, quasi sempre combattuto tra l'ascoltare le richieste del mangaka e quelle del capo redattore.
L'autore è bravo nel mettere in evidenza la grande crescita interiore dei due protagonisti, che dopo numerosi fallimenti capiscono i loro errori e ritrovano il successo. Forse è proprio questa crescita l'elemento che più mi ha interessato in questa seconda stagione, cosa che invece era mancata nella prima.
Altra cosa che era mancata nella prima stagione sono le storie d'amore. Sì, è vero, c'erano ma in minima parte, mentre nella seconda stagione abbondano, con tanto di triangoli amorosi, rifiuti, momenti imbarazzanti. Comunque questa componente non è mai troppo invasiva e non fa distogliere l'attenzione dall'argomento principale: risulta più che altro una sorta di trucco per alleggerire le situazioni più serie, risultando non solo divertente ma anche tenero a tratti.
Ancora una volta, le animazioni sono di buonissimo livello, i personaggi sono vari, ben inquadrati e soddisfano tutti i gusti. Non annoia, diverte, fa riflettere sulla vita e sulle scelte che definiranno il nostro futuro. Seppur viviamo in mondo distante, si riesce comunque a immedesimarsi nei protagonisti e a confrontarsi con le loro decisioni, sia in campo lavorativo/scolastico sia in quello amoroso. Non tutti gli anime riescono in questo intento, proponendo invece situazioni di vita quotidiana che poi di vita quotidiana non sono, per via di situazioni esagerate o improponibili. Tanto di cappello dunque all'autore.
Aspettando la terza stagione, quest'anime rimane tra i miei preferiti.
Ripetiamo con il dire che non spiegherò la trama in quanto la potete trovare dovunque senza problemi.
Nel seguito del famoso "Bakuman", lo stile grafico dei personaggi resta sempre lo stesso, perfetto per un manga settimanale e i colori anche se un po' sfocati rispetto alla serie precedente vanno bene.
Parlando invece della trama notiamo che essa si aggancia perfettamente a quella del suo prequel, il sistema di narrazione e il modo in cui si agganciano sono perfetti, sembra quasi di vedere un solo anime di 50 puntate. In questo sequel però gli sceneggiatori avrebbero fatto meglio a raccontare i fatti con un stile un po' diverso da quello della prima serie, in quanto stanca. Sì, stanca, è troppo logorroico, non si beccano i punti importanti e per chi segue minuziosamente ogni parola (con il sub-ita è obbligatorio non perdersi nemmeno una battuta e non si ci può stare un attimo distratti) il tutto comincia a diventare pesante e stancante.
Non nego che comunque la serie fa trasparire chiaro e limpido le emozioni dei vari autori e anche l'aggiunta di nuovi personaggi altri non fa che dare maggiore comprensione e in alcuni casi delle divertenti gag. Non nego che sono rimasto delusissimo dal finale in quanto secondo me fare tre serie è troppo, anche se non potevano fare altrimenti, in quanto ognuna si ferma in un punto importante della trama. Anche su quest'ultimo punto mi pare che la fine della seconda serie sia un po' forzata, in pratica la sua fine è tale e quale a quella della prima serie, i protagonisti non hanno fatto né un passo avanti né uno indietro, sono di nuovo punto e accapo. Ovviamente ci si aspetta molto dal sequel e perlomeno una fine.
La trama anche se meriterebbe un 9,5, preferisco votarla 8 in quanto sembra solo un pezzo così appiccicato rispetto alla trama precedente. Come già detto i protagonisti con questo sequel non fanno né passi avanti né indietro, sembra più un qualcosa per allungare il brodo.
Ai personaggi e alle loro caratterizzazioni, in questo sequel non gli faccio fare media nel voto, in quanto sono identiche e visto che le storie sono prettamente intrecciate non avrebbe senso metterli in votazione se sono già stati votati nella precedente serie.
Nel seguito del famoso "Bakuman", lo stile grafico dei personaggi resta sempre lo stesso, perfetto per un manga settimanale e i colori anche se un po' sfocati rispetto alla serie precedente vanno bene.
Parlando invece della trama notiamo che essa si aggancia perfettamente a quella del suo prequel, il sistema di narrazione e il modo in cui si agganciano sono perfetti, sembra quasi di vedere un solo anime di 50 puntate. In questo sequel però gli sceneggiatori avrebbero fatto meglio a raccontare i fatti con un stile un po' diverso da quello della prima serie, in quanto stanca. Sì, stanca, è troppo logorroico, non si beccano i punti importanti e per chi segue minuziosamente ogni parola (con il sub-ita è obbligatorio non perdersi nemmeno una battuta e non si ci può stare un attimo distratti) il tutto comincia a diventare pesante e stancante.
Non nego che comunque la serie fa trasparire chiaro e limpido le emozioni dei vari autori e anche l'aggiunta di nuovi personaggi altri non fa che dare maggiore comprensione e in alcuni casi delle divertenti gag. Non nego che sono rimasto delusissimo dal finale in quanto secondo me fare tre serie è troppo, anche se non potevano fare altrimenti, in quanto ognuna si ferma in un punto importante della trama. Anche su quest'ultimo punto mi pare che la fine della seconda serie sia un po' forzata, in pratica la sua fine è tale e quale a quella della prima serie, i protagonisti non hanno fatto né un passo avanti né uno indietro, sono di nuovo punto e accapo. Ovviamente ci si aspetta molto dal sequel e perlomeno una fine.
La trama anche se meriterebbe un 9,5, preferisco votarla 8 in quanto sembra solo un pezzo così appiccicato rispetto alla trama precedente. Come già detto i protagonisti con questo sequel non fanno né passi avanti né indietro, sembra più un qualcosa per allungare il brodo.
Ai personaggi e alle loro caratterizzazioni, in questo sequel non gli faccio fare media nel voto, in quanto sono identiche e visto che le storie sono prettamente intrecciate non avrebbe senso metterli in votazione se sono già stati votati nella precedente serie.
Anche dopo avere visto la bellezza di cinquanta episodi, cercare di spiegare i motivi che hanno reso "Bakuman" un titolo di così grande successo, tanto da meritare addirittura una terza serie, è un qualcosa che mi mette in grandissima difficoltà; e questo è ancor più strano se poi si pensa a qual è il contenuto di questo titolo. Nel corso dei vari episodi, infatti, vengono raccontate le varie dinamiche che sono alla base della pubblicazione di un manga, con tanto di spiegazione dei diversi fattori che possono determinarne il successo o la cancellazione; ebbene, seguendo questi stessi criteri, non sono sicurissimo del fatto che Mashiro e Takagi avrebbero avuto molte probabilità di farsi pubblicare se avessero presentato "Bakuman" alla commissione sulle serializzazioni del "Jack".
A una prima analisi, invece, mi vengono in mente solo tante possibili critiche: tanto vale, allora cominciare da quelle.
In primo luogo la storia di due mangaka che passano la maggior parte del loro tempo fra il proprio studio e la redazione di un giornale discutendo di tavole, trame e disegni che nemmeno leggeremo mai (almeno credo) non è proprio il massimo dell'interesse per un potenziale spettatore. E' pur vero che "Bakuman" non è certo stato concepito come un anime d'azione ma, obiettivamente, la storia risulta abbastanza statica per qualsiasi genere nel quale si voglia classificarlo.
In secondo luogo, nonostante qualcosa in proposito è stato fatto rispetto alla prima edizione, la storia tra Mashiro e Azuki non sembra affatto così romantica come gli autori vorrebbero farcela intendere, ma solo molto stupida: non c'è nessun motivo plausibile alla separazione fra i due, anzi risulta irritante pensare che stando insieme potrebbero ostacolarsi a vicenda nella loro rincorsa al successo. Ma se anche così fosse, quello che disturba è l'estrema rigidità con cui i due rispettano la decisione di stare lontani: in questo modo non si crea una coppia, si creano due estranei. Qualche eccezione in più, come per un compleanno o una festività, sarebbe stata molto più realistica oltre che graditissima.
In terzo luogo, ed è questa la critica principale, ho trovato "Bakuman" addirittura diseducativo. I personaggi sono delle vere e proprie macchine da lavoro, non danno alcun valore né al tempo libero, né alla vita sociale, né alla salute: tutto è sacrificabile nel perseguimento di un sogno. Qualcuno mi dirà che la cultura orientale è diversa dalla nostra e che, quindi, certi atteggiamenti vanno capiti; e chi lo nega. Ma l'idea che un ragazzino qualsiasi decida di imitarli mi dà, francamente i brividi: è giusto e magari pure gratificante fare dei sacrifici per raggiungere i propri obiettivi, ma tenere un ritmo del genere a tempo indeterminato porterebbe inevitabilmente all'insanità mentale.
Tenuto conto di tutto questo com'è stato allora possibile quel voto così lusinghiero che si legge in alto al centro? Si spiega tenendo conto del fatto che "Bakuman", nonostante tutto, non è affatto noioso ma anzi riesce con grande facilità a coinvolgere lo spettatore nelle vicende raccontate. In fondo chi di noi da bambino non aveva almeno un sogno nel cassetto? Qualcuno sarà riuscito a realizzarlo, altri invece no: chi desiderava, ad esempio, diventare un calciatore avrà certamente guardato con grande entusiasmo "Captain Tsubasa" e i suoi tiri impossibili; e non conta il fatto che questo qualcuno oggi si chiami Francesco Totti o Francesco Esposito detto il carrozziere. Così grazie a personaggi ben costruiti e in cui è facile cercare di riconoscersi, "Bakuman" ci spinge in un viaggio dentro un sogno che magari non è il nostro, ma che comunque mantiene inalterato tutto il suo fascino.
Un'ultima menzione di merito va fatta alla colonna sonora, decisamente all'altezza dell'anime. Da segnalare, in particolare, la prima ending theme che ho trovato davvero molto piacevole da ascoltare.
A una prima analisi, invece, mi vengono in mente solo tante possibili critiche: tanto vale, allora cominciare da quelle.
In primo luogo la storia di due mangaka che passano la maggior parte del loro tempo fra il proprio studio e la redazione di un giornale discutendo di tavole, trame e disegni che nemmeno leggeremo mai (almeno credo) non è proprio il massimo dell'interesse per un potenziale spettatore. E' pur vero che "Bakuman" non è certo stato concepito come un anime d'azione ma, obiettivamente, la storia risulta abbastanza statica per qualsiasi genere nel quale si voglia classificarlo.
In secondo luogo, nonostante qualcosa in proposito è stato fatto rispetto alla prima edizione, la storia tra Mashiro e Azuki non sembra affatto così romantica come gli autori vorrebbero farcela intendere, ma solo molto stupida: non c'è nessun motivo plausibile alla separazione fra i due, anzi risulta irritante pensare che stando insieme potrebbero ostacolarsi a vicenda nella loro rincorsa al successo. Ma se anche così fosse, quello che disturba è l'estrema rigidità con cui i due rispettano la decisione di stare lontani: in questo modo non si crea una coppia, si creano due estranei. Qualche eccezione in più, come per un compleanno o una festività, sarebbe stata molto più realistica oltre che graditissima.
In terzo luogo, ed è questa la critica principale, ho trovato "Bakuman" addirittura diseducativo. I personaggi sono delle vere e proprie macchine da lavoro, non danno alcun valore né al tempo libero, né alla vita sociale, né alla salute: tutto è sacrificabile nel perseguimento di un sogno. Qualcuno mi dirà che la cultura orientale è diversa dalla nostra e che, quindi, certi atteggiamenti vanno capiti; e chi lo nega. Ma l'idea che un ragazzino qualsiasi decida di imitarli mi dà, francamente i brividi: è giusto e magari pure gratificante fare dei sacrifici per raggiungere i propri obiettivi, ma tenere un ritmo del genere a tempo indeterminato porterebbe inevitabilmente all'insanità mentale.
Tenuto conto di tutto questo com'è stato allora possibile quel voto così lusinghiero che si legge in alto al centro? Si spiega tenendo conto del fatto che "Bakuman", nonostante tutto, non è affatto noioso ma anzi riesce con grande facilità a coinvolgere lo spettatore nelle vicende raccontate. In fondo chi di noi da bambino non aveva almeno un sogno nel cassetto? Qualcuno sarà riuscito a realizzarlo, altri invece no: chi desiderava, ad esempio, diventare un calciatore avrà certamente guardato con grande entusiasmo "Captain Tsubasa" e i suoi tiri impossibili; e non conta il fatto che questo qualcuno oggi si chiami Francesco Totti o Francesco Esposito detto il carrozziere. Così grazie a personaggi ben costruiti e in cui è facile cercare di riconoscersi, "Bakuman" ci spinge in un viaggio dentro un sogno che magari non è il nostro, ma che comunque mantiene inalterato tutto il suo fascino.
Un'ultima menzione di merito va fatta alla colonna sonora, decisamente all'altezza dell'anime. Da segnalare, in particolare, la prima ending theme che ho trovato davvero molto piacevole da ascoltare.
A pochi mesi di distanza dalla recensione di "Bakuman" (prima serie) mi ritrovo a dovere giudicare questa seconda stagione.
Partiamo dalla fine: non c'è un vero e proprio finale, essendo già in programma la terza serie, ma ciò ovviamente fa perdere qualche punto. Tuttavia, nel complesso questa seconda stagione ne guadagna molti. Per certi versi si può dire che è stata stravolto nelle sue fondamenta. A un anime molto serioso sono state aggiunte diverse scene di umorismo, spesso e volentieri demenziali. I personaggi sono diventati più dinamici e le puntate regalano qualcosina di più della solita routine che affliggeva la prima serie: disegni --> consegna --> risultati.
Per quanto riguarda l'ambientazione, i passi avanti sono stati decisamente meno, ma in questo caso posso capire la scelta di lasciare lo studio al centro della storia.
Quello che mi ha colpito è che i suggerimenti e le strategie descritte all'interno dell'anime per migliorare il proprio manga "inventato" venivano puntualmente adottate anche per il miglioramento di "Bakuman" stesso. Questa cosa da una parte può affascinare perché fa comprendere allo spettatore i meccanismi sottostanti a un buon anime, dall'altra può innervosire perché lo fa sentire come una "preda" degli editor e degli autori che vogliono cercare di ammaliarlo in tutte le maniere. Certo, non voglio fare la parte dello sprovveduto, ma mi è sempre piaciuto pensare che gli anime nascessero dalla genialità degli autori, dal loro talento e non da un meticoloso studio a tavolino e con l'aggiunta di elementi non previsti con il solo scopo di renderlo più shounen, commerciale o chissà cosa.
Chiusa questa breve digressione, che mi sentivo di dovere fare, voglio spendere due doverose parole anche sulla storia d'amore tra Mashiro e la sua bella: finalmente si guardano negli occhi! No, questo non è uno spoiler perché nella puntata uno delle prima serie è già successo un incredibile evento del genere, ma posso anticiparvi che succederà con più naturalezza. Io continuo a chiedermi "Ma che razza di storia d'amore è?". Parlarsi solo via sms quando si abita a 10 metri di distanza e non c'è nessun impedimento fisico o ultraterreno che impedisca d'incontrarsi una volta ogni tanto... Va beh, prendiamolo come un altro astuto espediente degli autori. chissà che effetto sperano di ottenere.
Per concludere, la seconda serie di "Bakuman" è sicuramente un passo avanti rispetto alla prima per colpi di scena e livello di coinvolgimento della storia. Tuttavia, permangono diversi dei difetti, ma forse sono solo io a giudicarli tali.
Opening ed ending (solo quella della prima parte della serie) sono davvero ben fatte.
Aspetterò con tiepida ansia l'inizio della terza serie prevista in autunno.
Partiamo dalla fine: non c'è un vero e proprio finale, essendo già in programma la terza serie, ma ciò ovviamente fa perdere qualche punto. Tuttavia, nel complesso questa seconda stagione ne guadagna molti. Per certi versi si può dire che è stata stravolto nelle sue fondamenta. A un anime molto serioso sono state aggiunte diverse scene di umorismo, spesso e volentieri demenziali. I personaggi sono diventati più dinamici e le puntate regalano qualcosina di più della solita routine che affliggeva la prima serie: disegni --> consegna --> risultati.
Per quanto riguarda l'ambientazione, i passi avanti sono stati decisamente meno, ma in questo caso posso capire la scelta di lasciare lo studio al centro della storia.
Quello che mi ha colpito è che i suggerimenti e le strategie descritte all'interno dell'anime per migliorare il proprio manga "inventato" venivano puntualmente adottate anche per il miglioramento di "Bakuman" stesso. Questa cosa da una parte può affascinare perché fa comprendere allo spettatore i meccanismi sottostanti a un buon anime, dall'altra può innervosire perché lo fa sentire come una "preda" degli editor e degli autori che vogliono cercare di ammaliarlo in tutte le maniere. Certo, non voglio fare la parte dello sprovveduto, ma mi è sempre piaciuto pensare che gli anime nascessero dalla genialità degli autori, dal loro talento e non da un meticoloso studio a tavolino e con l'aggiunta di elementi non previsti con il solo scopo di renderlo più shounen, commerciale o chissà cosa.
Chiusa questa breve digressione, che mi sentivo di dovere fare, voglio spendere due doverose parole anche sulla storia d'amore tra Mashiro e la sua bella: finalmente si guardano negli occhi! No, questo non è uno spoiler perché nella puntata uno delle prima serie è già successo un incredibile evento del genere, ma posso anticiparvi che succederà con più naturalezza. Io continuo a chiedermi "Ma che razza di storia d'amore è?". Parlarsi solo via sms quando si abita a 10 metri di distanza e non c'è nessun impedimento fisico o ultraterreno che impedisca d'incontrarsi una volta ogni tanto... Va beh, prendiamolo come un altro astuto espediente degli autori. chissà che effetto sperano di ottenere.
Per concludere, la seconda serie di "Bakuman" è sicuramente un passo avanti rispetto alla prima per colpi di scena e livello di coinvolgimento della storia. Tuttavia, permangono diversi dei difetti, ma forse sono solo io a giudicarli tali.
Opening ed ending (solo quella della prima parte della serie) sono davvero ben fatte.
Aspetterò con tiepida ansia l'inizio della terza serie prevista in autunno.