Chainsaw Man
Inizialmente avevo letto il manga e con un certo scetticismo, non amo i battle shounen, mai piaciuti, ma "Chainsaw Man" era il titolo del momento e aveva primeggiato in patria e all'estero, in breve l'anime divenne tra i più visti in circolazione... la cosa non può non incuriosire, perciò in primis lessi il manga, preso in prestito dalle biblioteche e quindi letto gratuitamente.
Fu una rivelazione inaspettata!
Nonostante una dose di trash, scene splatter esagerate ed eventi strampalati, la caratterizzazione dei personaggi è interessante e varia, la struttura narrativa ben calibrata e ben scritta, tutto il manga è pervaso da un alone di mistero assai intrigante fino al volume 11 che ne sigla la fine della prima stagione. Al momento l'autore è al lavoro sulla seconda stagione del manga, che parte dal volume 12 ed è in corso.
Questo anime è diviso in 12 episodi e raccontano praticamente la metà della prima stagione del manga, è ormai ovvio che uscirà la seconda stagione che andrà a chiudere quest'arco narrativo.
In realtà la trama è così particolare che potrebbe non piacere, ma è quel tipo di prodotto che, se piace, allora è probabile che possa piacere davvero tantissimo, crea un legame affettivo coi personaggi principali difficile da descrivere, e per me questo è frutto del talento dell'autore Fujimoto.
A chi non ha letto il manga e vuole guardare "Chainsaw Man", consiglio vivamente di non fermarsi ai primi 3 episodi, che potrebbero sembrare un pò banalotti dal punto di vista narrativo, essi infatti servono più che altro a introdurre i personaggi principali, la trama vera comincia dal quarto/quinto episodio, quindi se inizialmente storcete il naso scettici consiglio di portare un attimo di pazienza, ne varrà la pena.
La trama pone un protagonista che è l'antieroe per eccellenza: cresciuto in una situazione di totale degrado e miseria, orfano di un padre che lo ha ricoperto di debiti e in balia degli yakuza che lo obbligano a ripagare in ogni modo, Denji decide di fare il devil hunter per far soldi grazie all'unico sostegno affettivo che ha: un piccolo diavolo motosega che lui tratta come un fedele cagnolino; è proprio quest'ultimo a donargli una seconda vita fondendosi al suo corpo e donandogli il suo cuore, e Denji da allora lavorerà per la Pubblica sicurezza, ente che -appunto- si occupa di uccidere i diavoli; Denji non ha aspettative, non ha grandi sogni, non ha grande empatia, si lascia trascinare dagli eventi e da chi considera più intelligente di lui senza troppo orgoglio.
Il legame che presto stringerà col suo superiore e coinquilino Aki Hayakawa e la sua partner lavorativa Power sarà qualcosa di davvero bello. Gli scontri che si susseguiranno con i Diavoli saranno conditi da molto sangue e splatter, e il mistero dietro alcuni personaggi crescerà sempre più.
Ero legata ad alcuni personaggi, come Aki, Denji, Power, Himeno e Makima e quindi avevo molte aspettative su quest'anime, che sono state ampiamente soddisfatte, un eccellente comparto grafico, eccellente qualità dell'animazione, ottima colonna sonora, ottima la sigla di apertura e originale l'idea di mettere una sigla di chiusura diversa per ogni episodio.
L'anime rispecchia fedelmente il manga.
Io aspettavo lo doppiassero in italiano (causa difficoltà alla vista non riesco a seguire bene i sottotitoli) e finalmente Crunchyroll, che ne ha l'esclusiva, ha investito sul doppiaggio di questo e altri interessanti anime che meritano, io mi iscrissi appena i 12 episodi furono resi disponibili. Devo dire che il doppiaggio è fantastico, le voci azzeccatissime ai ruoli, ottima recitazione, insomma per me un anime perfetto sotto tutti i punti di vista, un prodotto di alta qualità realizzato dallo studio MAPPA .
Lo consiglio a chi ha già letto il manga, non resterà affatto deluso, ma anche a chi non conosce ancora "Chainsaw Man", anche a chi, come me, non ama gli anime tratti dai manga battle shounen perché Tatsuki Fujimoto ha saputo creare un prodotto unico e convincente sotto tanti punti di vista (anche se inevitabilmente alcune scene o dettagli sanno di "già visto") e può affascinare anche chi non è amante del genere perché va oltre le tante battaglie citate, vi è una profondità di sentimenti, personaggi indimenticabili che rimarranno ricordati a lungo.
Correte a vederlo!
Fu una rivelazione inaspettata!
Nonostante una dose di trash, scene splatter esagerate ed eventi strampalati, la caratterizzazione dei personaggi è interessante e varia, la struttura narrativa ben calibrata e ben scritta, tutto il manga è pervaso da un alone di mistero assai intrigante fino al volume 11 che ne sigla la fine della prima stagione. Al momento l'autore è al lavoro sulla seconda stagione del manga, che parte dal volume 12 ed è in corso.
Questo anime è diviso in 12 episodi e raccontano praticamente la metà della prima stagione del manga, è ormai ovvio che uscirà la seconda stagione che andrà a chiudere quest'arco narrativo.
In realtà la trama è così particolare che potrebbe non piacere, ma è quel tipo di prodotto che, se piace, allora è probabile che possa piacere davvero tantissimo, crea un legame affettivo coi personaggi principali difficile da descrivere, e per me questo è frutto del talento dell'autore Fujimoto.
A chi non ha letto il manga e vuole guardare "Chainsaw Man", consiglio vivamente di non fermarsi ai primi 3 episodi, che potrebbero sembrare un pò banalotti dal punto di vista narrativo, essi infatti servono più che altro a introdurre i personaggi principali, la trama vera comincia dal quarto/quinto episodio, quindi se inizialmente storcete il naso scettici consiglio di portare un attimo di pazienza, ne varrà la pena.
La trama pone un protagonista che è l'antieroe per eccellenza: cresciuto in una situazione di totale degrado e miseria, orfano di un padre che lo ha ricoperto di debiti e in balia degli yakuza che lo obbligano a ripagare in ogni modo, Denji decide di fare il devil hunter per far soldi grazie all'unico sostegno affettivo che ha: un piccolo diavolo motosega che lui tratta come un fedele cagnolino; è proprio quest'ultimo a donargli una seconda vita fondendosi al suo corpo e donandogli il suo cuore, e Denji da allora lavorerà per la Pubblica sicurezza, ente che -appunto- si occupa di uccidere i diavoli; Denji non ha aspettative, non ha grandi sogni, non ha grande empatia, si lascia trascinare dagli eventi e da chi considera più intelligente di lui senza troppo orgoglio.
Il legame che presto stringerà col suo superiore e coinquilino Aki Hayakawa e la sua partner lavorativa Power sarà qualcosa di davvero bello. Gli scontri che si susseguiranno con i Diavoli saranno conditi da molto sangue e splatter, e il mistero dietro alcuni personaggi crescerà sempre più.
Ero legata ad alcuni personaggi, come Aki, Denji, Power, Himeno e Makima e quindi avevo molte aspettative su quest'anime, che sono state ampiamente soddisfatte, un eccellente comparto grafico, eccellente qualità dell'animazione, ottima colonna sonora, ottima la sigla di apertura e originale l'idea di mettere una sigla di chiusura diversa per ogni episodio.
L'anime rispecchia fedelmente il manga.
Io aspettavo lo doppiassero in italiano (causa difficoltà alla vista non riesco a seguire bene i sottotitoli) e finalmente Crunchyroll, che ne ha l'esclusiva, ha investito sul doppiaggio di questo e altri interessanti anime che meritano, io mi iscrissi appena i 12 episodi furono resi disponibili. Devo dire che il doppiaggio è fantastico, le voci azzeccatissime ai ruoli, ottima recitazione, insomma per me un anime perfetto sotto tutti i punti di vista, un prodotto di alta qualità realizzato dallo studio MAPPA .
Lo consiglio a chi ha già letto il manga, non resterà affatto deluso, ma anche a chi non conosce ancora "Chainsaw Man", anche a chi, come me, non ama gli anime tratti dai manga battle shounen perché Tatsuki Fujimoto ha saputo creare un prodotto unico e convincente sotto tanti punti di vista (anche se inevitabilmente alcune scene o dettagli sanno di "già visto") e può affascinare anche chi non è amante del genere perché va oltre le tante battaglie citate, vi è una profondità di sentimenti, personaggi indimenticabili che rimarranno ricordati a lungo.
Correte a vederlo!
«Chainsaw Man», è una serie dell’autunno 2022 che traspone (al momento) qualcosa meno dei primi cinque volumi del manga omonimo di Tatsuki Fujimoto, entrato nella sua seconda parte con il dodicesimo volume. I dodici episodi sono prodotti dallo studio MAPPA, la regia è di Ryū Nakayama, mentre la direzione generale delle animazioni è di Kazutaka Sugiyama.
Qualche parola per il manga è necessario spenderla: anche se da questi primi volumi non si ha che un’introduzione alla storia, è chiaro fin da subito che «Chainsaw Man» è uno shounen molto particolare: vuole stupire Tatsuki Fujimoto, e lo fa già a partire da un tratto grezzo, estremamente dinamico e per nulla estetizzante, ma di grande efficacia; dalle tavole traspaiono tantissimi riferimenti, cinematografici e non, e una gran voglia di spiazzare, di destabilizzare, non è detto che piaccia a tutti. È una storia brutta e sporca «Chainsaw Man», con un protagonista che è l’ultimo degli ultimi e no, non è animato da buone intenzioni, da grandi ideali. Denji è un ragazzino solo al mondo, poverissimo, oppresso dai debiti ereditati dal padre morto, tira avanti vendendo parti del proprio corpo e si improvvisa devil hunter con l’aiuto dell’unico alleato che ha: il demone cane-motosega Pochita. E, in uno scontro con degli yakuza che sono suoi creditori, sarà l’affetto di Pochita a salvare Denji, perché il diavolo si fonderà con lui per evitargli la morte. Con l’acquisizione di questa nuova natura comincia così la carriera di Denji come devil hunter della Pubblica Sicurezza… ed è la storia raccontata in «Chainsaw Man», scandita da sangue (tanto), depezzatura di corpi, interiora sparse, lacrime, vomito. Non è il solo splatter di facciata, è il rovesciamento del “mito del buon selvaggio”: Denji, privato di ogni educazione, non è “naturalmente buono” perché incontaminato, è invece sia incapace di autoconservazione, perché è preda di ogni malintenzionato, perché non è in grado di comprendere quando gli altri lo manipolano, sia anche incapace di empatia. Le persone che si trova intorno gli sono indifferenti, a meno che non gli procurino un vantaggio semplice e immediato (cibo, riparo, gratificazione sessuale). «Chainsaw Man» è quindi anche un romanzo di formazione in cui Denji riesce in qualche modo a crescere, fra scontri con diavoli inquietanti che si nutrono delle paure delle persone e le interazioni con i colleghi e i superiori che a volte sono a loro volta inquietanti e/o sporchi quanto i diavoli che combattono (e li combattono alleandosi con altri demoni, per dare un’idea della dinamicità della situazione). Si soffre e si muore in «Chainsaw Man» (e nel prosieguo della storia i dolori saranno ancora maggiori di quelli di questa prima serie), i personaggi sono tutti ambigui, spesso in bilico fra l’essere alleati e l’essere avversari, ma sono personaggi scritti benissimo. Potrebbero non piacere proprio per la loro ambiguità, per il loro essere lontani da ogni perbenismo, ma, se piacciono, allora è molto probabile che piacciano tantissimo. E che diventino quei personaggi da cui è difficile staccarsi emotivamente: a me è accaduto con il quartetto formato da Denji, la sua partner nella pubblica sicurezza Power, che è una majin che manipola il sangue, Aki Hayakawa, il loro senpai, capace e determinato ("husbando dell’anno", per me), e Himeno, la senpai di Aki, che è, al contempo, una buona e una cattiva compagnia.
La trasposizione mi ha convinto: i personaggi diventano più belli esteticamente, in alcuni casi è un vero piacere (Aki, Himeno), ma sono ben fatti anche gli scontri, che sono fluidi e chiassosi come nel manga, (si vede la CGI, ma non l’ho trovata fastidiosa), ma è molto curata anche tutta la parte di slice of life, che ha una grandissima importanza, perché sono i momenti che ricordano allo spettatore che nessuna vita è così brutta da non ospitare momenti di gioia al suo interno, che in mezzo a tanto dolore c’è il modo di trovare preziosi frammenti di felicità. La serie animata sacrifica qualcosa della comicità e dell’idiozia delle situazioni, tenendo forse un tono un po’ meno irriverente rispetto al manga, ma sono inezie. Come la palette di colori che non riesce a rimanere impressa, a dare un carattere complessivo. Prezioso invece il lavoro fatto sull’opening «Kick Back» di Kenshi Yonezu, che è un tripudio di citazioni di cinema occidentale (e c’è «Le iene», quindi ha la mia totale approvazione), e poi ci sono le dodici ending, una per ogni episodio, evocative, folli, struggenti (e - se si è letto il manga - anche dense di significato): una vera “coccola” per lo spettatore.
Non una serie che può piacere a tutti, ma una serie che può piacere molto.
Qualche parola per il manga è necessario spenderla: anche se da questi primi volumi non si ha che un’introduzione alla storia, è chiaro fin da subito che «Chainsaw Man» è uno shounen molto particolare: vuole stupire Tatsuki Fujimoto, e lo fa già a partire da un tratto grezzo, estremamente dinamico e per nulla estetizzante, ma di grande efficacia; dalle tavole traspaiono tantissimi riferimenti, cinematografici e non, e una gran voglia di spiazzare, di destabilizzare, non è detto che piaccia a tutti. È una storia brutta e sporca «Chainsaw Man», con un protagonista che è l’ultimo degli ultimi e no, non è animato da buone intenzioni, da grandi ideali. Denji è un ragazzino solo al mondo, poverissimo, oppresso dai debiti ereditati dal padre morto, tira avanti vendendo parti del proprio corpo e si improvvisa devil hunter con l’aiuto dell’unico alleato che ha: il demone cane-motosega Pochita. E, in uno scontro con degli yakuza che sono suoi creditori, sarà l’affetto di Pochita a salvare Denji, perché il diavolo si fonderà con lui per evitargli la morte. Con l’acquisizione di questa nuova natura comincia così la carriera di Denji come devil hunter della Pubblica Sicurezza… ed è la storia raccontata in «Chainsaw Man», scandita da sangue (tanto), depezzatura di corpi, interiora sparse, lacrime, vomito. Non è il solo splatter di facciata, è il rovesciamento del “mito del buon selvaggio”: Denji, privato di ogni educazione, non è “naturalmente buono” perché incontaminato, è invece sia incapace di autoconservazione, perché è preda di ogni malintenzionato, perché non è in grado di comprendere quando gli altri lo manipolano, sia anche incapace di empatia. Le persone che si trova intorno gli sono indifferenti, a meno che non gli procurino un vantaggio semplice e immediato (cibo, riparo, gratificazione sessuale). «Chainsaw Man» è quindi anche un romanzo di formazione in cui Denji riesce in qualche modo a crescere, fra scontri con diavoli inquietanti che si nutrono delle paure delle persone e le interazioni con i colleghi e i superiori che a volte sono a loro volta inquietanti e/o sporchi quanto i diavoli che combattono (e li combattono alleandosi con altri demoni, per dare un’idea della dinamicità della situazione). Si soffre e si muore in «Chainsaw Man» (e nel prosieguo della storia i dolori saranno ancora maggiori di quelli di questa prima serie), i personaggi sono tutti ambigui, spesso in bilico fra l’essere alleati e l’essere avversari, ma sono personaggi scritti benissimo. Potrebbero non piacere proprio per la loro ambiguità, per il loro essere lontani da ogni perbenismo, ma, se piacciono, allora è molto probabile che piacciano tantissimo. E che diventino quei personaggi da cui è difficile staccarsi emotivamente: a me è accaduto con il quartetto formato da Denji, la sua partner nella pubblica sicurezza Power, che è una majin che manipola il sangue, Aki Hayakawa, il loro senpai, capace e determinato ("husbando dell’anno", per me), e Himeno, la senpai di Aki, che è, al contempo, una buona e una cattiva compagnia.
La trasposizione mi ha convinto: i personaggi diventano più belli esteticamente, in alcuni casi è un vero piacere (Aki, Himeno), ma sono ben fatti anche gli scontri, che sono fluidi e chiassosi come nel manga, (si vede la CGI, ma non l’ho trovata fastidiosa), ma è molto curata anche tutta la parte di slice of life, che ha una grandissima importanza, perché sono i momenti che ricordano allo spettatore che nessuna vita è così brutta da non ospitare momenti di gioia al suo interno, che in mezzo a tanto dolore c’è il modo di trovare preziosi frammenti di felicità. La serie animata sacrifica qualcosa della comicità e dell’idiozia delle situazioni, tenendo forse un tono un po’ meno irriverente rispetto al manga, ma sono inezie. Come la palette di colori che non riesce a rimanere impressa, a dare un carattere complessivo. Prezioso invece il lavoro fatto sull’opening «Kick Back» di Kenshi Yonezu, che è un tripudio di citazioni di cinema occidentale (e c’è «Le iene», quindi ha la mia totale approvazione), e poi ci sono le dodici ending, una per ogni episodio, evocative, folli, struggenti (e - se si è letto il manga - anche dense di significato): una vera “coccola” per lo spettatore.
Non una serie che può piacere a tutti, ma una serie che può piacere molto.
Serie incredibile.
Per molti aspetti, questa storia emana un alone di mistero risultando indubbiamente intrigante, ma allo stesso tempo può sembrare una scemenza vista la mole di eventi strampalati e di elementi di fantasia che paiono inseriti un po' a casaccio nella trama... ma quest'ultimo pensiero passa via dalla mente quasi all'istante appena facciamo conoscenza dei carismatici personaggi che abitano questo mondo fatto di umani e demoni di ogni sorta.
Appassionanti le dinamiche di gruppo che si creano e sviluppano nel corso degli episodi; danno tutto un altro peso alle vicende cui questo gruppo di soggetti disagiati deve andare incontro. E il fatto che sia riuscito ad affezionarmici in così poco tempo è un ottimo attestato di qualità della scrittura dei personaggi e della sceneggiatura, per quanto mi riguarda.
Parlando del reparto audio/visivo, non ho disprezzato la CGI che risulta inappropriata solo per i primi 5 minuti; per fortuna ci si abitua subito dato che non è di pessima qualità. Anzi, senza di essa certe scene o avrebbero necessitato di budget e tempo assurdi per un'animazione "a mano" degna di questo nome, o avrebbero perso quasi tutto il loro impatto visivo. Insomma, in questo caso considero l'utilizzo di quella tecnologia un "male necessario" (cit.). Inoltre, estremamente lodevole l'impegno di sviluppare ben 12 -ottime- sigle conclusive personalizzate per ogni episodio.
Insomma... mi è parso che sia una serie ambiziosa e penso che la ricorderò come una delle animazioni di "azione" più appassionanti che abbia visto negli ultimi anni.
Nutro grandi aspettative per il suo futuro, un plauso ai creatori.
Per molti aspetti, questa storia emana un alone di mistero risultando indubbiamente intrigante, ma allo stesso tempo può sembrare una scemenza vista la mole di eventi strampalati e di elementi di fantasia che paiono inseriti un po' a casaccio nella trama... ma quest'ultimo pensiero passa via dalla mente quasi all'istante appena facciamo conoscenza dei carismatici personaggi che abitano questo mondo fatto di umani e demoni di ogni sorta.
Appassionanti le dinamiche di gruppo che si creano e sviluppano nel corso degli episodi; danno tutto un altro peso alle vicende cui questo gruppo di soggetti disagiati deve andare incontro. E il fatto che sia riuscito ad affezionarmici in così poco tempo è un ottimo attestato di qualità della scrittura dei personaggi e della sceneggiatura, per quanto mi riguarda.
Parlando del reparto audio/visivo, non ho disprezzato la CGI che risulta inappropriata solo per i primi 5 minuti; per fortuna ci si abitua subito dato che non è di pessima qualità. Anzi, senza di essa certe scene o avrebbero necessitato di budget e tempo assurdi per un'animazione "a mano" degna di questo nome, o avrebbero perso quasi tutto il loro impatto visivo. Insomma, in questo caso considero l'utilizzo di quella tecnologia un "male necessario" (cit.). Inoltre, estremamente lodevole l'impegno di sviluppare ben 12 -ottime- sigle conclusive personalizzate per ogni episodio.
Insomma... mi è parso che sia una serie ambiziosa e penso che la ricorderò come una delle animazioni di "azione" più appassionanti che abbia visto negli ultimi anni.
Nutro grandi aspettative per il suo futuro, un plauso ai creatori.
Non avendo letto il manga scritto e disegnato da Tatsuki Fujimoto, dal quale l’anime è stato tratto, la mia recensione è basata esclusivamente sui 12 episodi della prima serie dell’anime.
Ho iniziato la visione per pura curiosità, con l’aspettativa che probabilmente mi sarei fermata al primo o al secondo episodio, eppure, mi sono dovuta ricredere...
Vedere "Chainsaw man" è un po' come salire sulle montagne russe, tra discese a picco che sprofondano nel trash - in scene di una violenza inaudita e disgustose immagini splatter - e vertiginose e inaspettate risalite, tra momenti toccanti, metafore spiazzanti, personaggi sorprendenti e scene destinate a diventare iconiche.
L’incipit della storia è grottesco e surreale: in un mondo invaso dai Diavoli, Denji, un orfano senzatetto, incontra il Diavolo Motosega a cui salva la vita e con cui stringe un contratto. Insieme si guadagnano da vivere cacciando Diavoli per la yakuza finché un giorno, Denji viene apparentemente ucciso, ma il Diavolo Motosega prenderà il posto del suo cuore consentendogli di sopravvivere, mutandolo in un ibrido tra essere umano e diavolo.
Il protagonista Denji è il classico antieroe. È un ragazzo provato da una vita di stenti e solitudine, egoista, violento, emotivamente e sessualmente immaturo, privo di sogni e ambizioni.
I suoi unici desideri sono legati al soddisfacimento dei suoi bisogni più immediati: buon cibo, un letto dove dormire e una donna con la quale amoreggiare…
Quando Denji viene reclutato dalla Pubblica Sicurezza anti diavoli che gli assicura vitto e alloggio, crede di aver realizzato tutti i suoi sogni, a eccezione di quelli che riguardano le donne, ed in particolare "Makima", suo capo e "deus ex machina" (nonché personaggio ambiguo e misterioso), della quale si invaghisce immediatamente.
Denji, non abituato ad intrattenere rapporti umani, inizierà a relazionarsi con i membri della quarta divisione della Pubblica Sicurezza, tra i quali:
"Aki Hayakawa" (il personaggio migliore per introspezione psicologica, umanità e capacità di suscitare empatia), apparentemente freddo, serio, metodico e determinato a vendicare la propria famiglia sterminata dal Diavolo pistola;
"Himeno", socievole, disinibita, ironica, e con un unico vero obiettivo: proteggere Aki, di cui è innamorata;
"Power", il diavolo sangue, capace di relazionarsi in maniera amichevole con gli umani e caratterialmente non molto diversa da Denji: disadattata, violenta, scorretta, senza obiettivi degni di nota (paradossalmente, entrambi sembrano essere privi di vere emozioni e capacità di empatia, a eccezione del legame affettivo e di riconoscenza che sperimentano, rispettivamente, per il proprio gatto e per il proprio cane/diavolo/motosega).
L'interazione, inizialmente problematica o conflittuale, con i componenti della squadra, darà occasione a Denji di riflettere, con disarmante onestà, su sé stesso e sui limiti del proprio mondo interiore.
In questa rappresentazione di una realtà cinica e brutale - pervasa da una sensazione di perenne precarietà e di ineluttabilità (che lo spettatore subisce anche con la morte inaspettata di un personaggio rilevante), in cui l’umanità combatte contro Diavoli spaventosi (trasposizione delle paure umane) o scende a patti con gli stessi - trova spazio anche l’intero spettro dei sentimenti e dei valori umani positivi, quali la pietà, la solidarietà, l’amicizia, l’amore che porta al sacrificio più estremo…
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Pertanto, in un’opera dai toni cupi ed inquietanti, assumono particolare risalto alcune scene di grande impatto emotivo, dove emerge una forte capacità espressiva dei personaggi (ho amato particolarmente quella del “sacrificio” di Himeno e del crollo emotivo di Aki in ospedale). Ho amato anche alcune scelte della regia (ad es. nell’ultimo episodio: la prospettiva visiva di Aki nel ricordo della prima sigaretta offerta da Himeno), ed alcuni espedienti narrativi particolarmente suggestivi (ad es. l’ultima sigaretta lasciata da Himeno con la scritta “easy revenge!” risolutiva dello scontro con il diavolo fantasma). Alcune scene di "slice of life" sono godibili e risultano efficaci anche per entrare in empatia con i personaggi.
Non mancano anche momenti di umorismo dissacrante e scene "maliziose" ben realizzate.
Fine parte contenente spoiler
Infine, ho apprezzato l'eccellente qualità dell’animazione e della componente musicale, con una opening azzeccatissima ed iconica (anche per le evidenti citazioni cinematografiche) ed alcune OST che esaltano i momenti più drammatici e toccanti.
In conclusione, nel complesso e per i motivi che ho esposto, è un’opera di buona qualità e, personalmente, vedrei volentieri la serie doppiata in italiano e possibilmente una seconda stagione.
Ma, onestamente, non è una serie che consiglierei a tutti, né tanto meno la consiglierei a un pubblico più giovane per contenuti e temi trattati.
Ho iniziato la visione per pura curiosità, con l’aspettativa che probabilmente mi sarei fermata al primo o al secondo episodio, eppure, mi sono dovuta ricredere...
Vedere "Chainsaw man" è un po' come salire sulle montagne russe, tra discese a picco che sprofondano nel trash - in scene di una violenza inaudita e disgustose immagini splatter - e vertiginose e inaspettate risalite, tra momenti toccanti, metafore spiazzanti, personaggi sorprendenti e scene destinate a diventare iconiche.
L’incipit della storia è grottesco e surreale: in un mondo invaso dai Diavoli, Denji, un orfano senzatetto, incontra il Diavolo Motosega a cui salva la vita e con cui stringe un contratto. Insieme si guadagnano da vivere cacciando Diavoli per la yakuza finché un giorno, Denji viene apparentemente ucciso, ma il Diavolo Motosega prenderà il posto del suo cuore consentendogli di sopravvivere, mutandolo in un ibrido tra essere umano e diavolo.
Il protagonista Denji è il classico antieroe. È un ragazzo provato da una vita di stenti e solitudine, egoista, violento, emotivamente e sessualmente immaturo, privo di sogni e ambizioni.
I suoi unici desideri sono legati al soddisfacimento dei suoi bisogni più immediati: buon cibo, un letto dove dormire e una donna con la quale amoreggiare…
Quando Denji viene reclutato dalla Pubblica Sicurezza anti diavoli che gli assicura vitto e alloggio, crede di aver realizzato tutti i suoi sogni, a eccezione di quelli che riguardano le donne, ed in particolare "Makima", suo capo e "deus ex machina" (nonché personaggio ambiguo e misterioso), della quale si invaghisce immediatamente.
Denji, non abituato ad intrattenere rapporti umani, inizierà a relazionarsi con i membri della quarta divisione della Pubblica Sicurezza, tra i quali:
"Aki Hayakawa" (il personaggio migliore per introspezione psicologica, umanità e capacità di suscitare empatia), apparentemente freddo, serio, metodico e determinato a vendicare la propria famiglia sterminata dal Diavolo pistola;
"Himeno", socievole, disinibita, ironica, e con un unico vero obiettivo: proteggere Aki, di cui è innamorata;
"Power", il diavolo sangue, capace di relazionarsi in maniera amichevole con gli umani e caratterialmente non molto diversa da Denji: disadattata, violenta, scorretta, senza obiettivi degni di nota (paradossalmente, entrambi sembrano essere privi di vere emozioni e capacità di empatia, a eccezione del legame affettivo e di riconoscenza che sperimentano, rispettivamente, per il proprio gatto e per il proprio cane/diavolo/motosega).
L'interazione, inizialmente problematica o conflittuale, con i componenti della squadra, darà occasione a Denji di riflettere, con disarmante onestà, su sé stesso e sui limiti del proprio mondo interiore.
In questa rappresentazione di una realtà cinica e brutale - pervasa da una sensazione di perenne precarietà e di ineluttabilità (che lo spettatore subisce anche con la morte inaspettata di un personaggio rilevante), in cui l’umanità combatte contro Diavoli spaventosi (trasposizione delle paure umane) o scende a patti con gli stessi - trova spazio anche l’intero spettro dei sentimenti e dei valori umani positivi, quali la pietà, la solidarietà, l’amicizia, l’amore che porta al sacrificio più estremo…
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Pertanto, in un’opera dai toni cupi ed inquietanti, assumono particolare risalto alcune scene di grande impatto emotivo, dove emerge una forte capacità espressiva dei personaggi (ho amato particolarmente quella del “sacrificio” di Himeno e del crollo emotivo di Aki in ospedale). Ho amato anche alcune scelte della regia (ad es. nell’ultimo episodio: la prospettiva visiva di Aki nel ricordo della prima sigaretta offerta da Himeno), ed alcuni espedienti narrativi particolarmente suggestivi (ad es. l’ultima sigaretta lasciata da Himeno con la scritta “easy revenge!” risolutiva dello scontro con il diavolo fantasma). Alcune scene di "slice of life" sono godibili e risultano efficaci anche per entrare in empatia con i personaggi.
Non mancano anche momenti di umorismo dissacrante e scene "maliziose" ben realizzate.
Fine parte contenente spoiler
Infine, ho apprezzato l'eccellente qualità dell’animazione e della componente musicale, con una opening azzeccatissima ed iconica (anche per le evidenti citazioni cinematografiche) ed alcune OST che esaltano i momenti più drammatici e toccanti.
In conclusione, nel complesso e per i motivi che ho esposto, è un’opera di buona qualità e, personalmente, vedrei volentieri la serie doppiata in italiano e possibilmente una seconda stagione.
Ma, onestamente, non è una serie che consiglierei a tutti, né tanto meno la consiglierei a un pubblico più giovane per contenuti e temi trattati.
Inizio subito con il dire che quest'opera non è per tutti. Se si decide di vederla ci si deve preparare a tutta la sua brutalità che colpisce da qualsiasi punto di vista.
Infatti "Chainsaw man" è un'opera estremamente cruda, in tutti i sensi. A livello visivo non fa sconti di nessun tipo: combattimenti violenti e sanguinolenti; scene a tratti disgustose e stomachevoli. Ho già visto anime di questo genere, ma devo dire che quest'anime in particolare non si è proprio curato minimamente dello spettatore. Ma "Chainsaw man" non è solo violento a livello visivo, infatti si rivela violento anche a livello "psicologico" se così si può dire. Non ci sono eroi. Nessuno è buono. Il protagonista è un ragazzo senza sogni né ambizioni, privo di una morale definita, che vive semplicemente ricercando una vita migliore di quella che viveva a inizio film. E come per il protagonista, un po' tutti i personaggi finiscono per cancellare la linea sottile che divide il buono dal cattivo mostrandosi in tutto il loro realismo.
Eppure, nonostante la sua energia totalmente dissacrante, quasi di sfida, ci vengono proposti anche temi importanti e profondi. Alcuni più evidenti, altri che emergono tra le righe e vengono lasciati muti per chi ha il coraggio di cogliergli. Si può sconfiggere il male senza sporcarsi le mani? Si possono avere ideali nobili in un mondo di morte e sangue? Tutto questo accompagnato da una vena ironica appositamente dissonante con le tematiche proposte, ma che in qualche modo alleggerisce il tutto.
Per non parlare poi del comparto tecnico che ha davvero fatto scintille. CGI sì, ma fatta benissimo. Le animazioni risultano gradevoli in ogni circostanza e così raffinate che si fa fatica in certi momenti a rendersi conto che si tratta di CGI. Senza contare la presenza di inquadrature audaci e particolari. In certi momenti l'ho trovato leggermente lento, ma nel complesso scorre bene.
In ultima analisi: ho trovato questo anime davvero molto bello. Colorato da emozioni profonde e personaggi enigmatici che non si rivelano mai del tutto allo spettatore rendendosi estremamente interessanti. Trama intrigante anche se semplice. Nel complesso un'opera equilibratissima in tutte le sue parti, che mi ha davvero soddisfatto.
Per chi è amante del genere splatter è stra-consigliato.
Infatti "Chainsaw man" è un'opera estremamente cruda, in tutti i sensi. A livello visivo non fa sconti di nessun tipo: combattimenti violenti e sanguinolenti; scene a tratti disgustose e stomachevoli. Ho già visto anime di questo genere, ma devo dire che quest'anime in particolare non si è proprio curato minimamente dello spettatore. Ma "Chainsaw man" non è solo violento a livello visivo, infatti si rivela violento anche a livello "psicologico" se così si può dire. Non ci sono eroi. Nessuno è buono. Il protagonista è un ragazzo senza sogni né ambizioni, privo di una morale definita, che vive semplicemente ricercando una vita migliore di quella che viveva a inizio film. E come per il protagonista, un po' tutti i personaggi finiscono per cancellare la linea sottile che divide il buono dal cattivo mostrandosi in tutto il loro realismo.
Eppure, nonostante la sua energia totalmente dissacrante, quasi di sfida, ci vengono proposti anche temi importanti e profondi. Alcuni più evidenti, altri che emergono tra le righe e vengono lasciati muti per chi ha il coraggio di cogliergli. Si può sconfiggere il male senza sporcarsi le mani? Si possono avere ideali nobili in un mondo di morte e sangue? Tutto questo accompagnato da una vena ironica appositamente dissonante con le tematiche proposte, ma che in qualche modo alleggerisce il tutto.
Per non parlare poi del comparto tecnico che ha davvero fatto scintille. CGI sì, ma fatta benissimo. Le animazioni risultano gradevoli in ogni circostanza e così raffinate che si fa fatica in certi momenti a rendersi conto che si tratta di CGI. Senza contare la presenza di inquadrature audaci e particolari. In certi momenti l'ho trovato leggermente lento, ma nel complesso scorre bene.
In ultima analisi: ho trovato questo anime davvero molto bello. Colorato da emozioni profonde e personaggi enigmatici che non si rivelano mai del tutto allo spettatore rendendosi estremamente interessanti. Trama intrigante anche se semplice. Nel complesso un'opera equilibratissima in tutte le sue parti, che mi ha davvero soddisfatto.
Per chi è amante del genere splatter è stra-consigliato.
Che spettacolo.
Non penso ci sia altro modo di definire questa serie, non ho letto il manga da cui è tratto, ma sapevo essere roba "valida" visto l'attesa che si portava dietro l'esordio di questa sua "riduzione" animata.
Della trama non parlo, andate, vedetevi questa meraviglia "moderna" e deliziativi.
Dentro ci troverete un po' di tutto, dall'educazione sentimentale del nostro MC agli squartamenti con budella nell'ovunque, il tutto condito da litri e litri di sangue che scorre a fiumi. Quindi è una roba "triste", pesante direte voi?
In parte lo è, sicuramente la situazione di partenza dell' MC è poi da magone misto a sgomento, ma la differenza la fa in questo caso come racconti una storia oltre la storia in se e qui il racconto è una cavalcata rock degna di Tarantino e proprio a Tarantino, alla sua estetica, ai suoi "contrasti" va la mente dello spettatore, pare di vedere le Iene con dentro gli Oni.
Regia da applausi a scena aperta, realizzazione tecnica stupefacente, forse giusto le musiche sono da mettere un gradino sotto.
Riesce pure a usare la CG senza fare ribrezzo, giusto la prima puntata serve per abituarsi poi manco la si nota più.
Ah già: una menzione alle ending che cambiano ogni puntata e ne riassumono il contesto, favoloso.
L'opening invece è sempre quella, ma spacca il mondo pure lei.
Nove e sto basso.
Datemi la seconda stagione tipo ora.
Non penso ci sia altro modo di definire questa serie, non ho letto il manga da cui è tratto, ma sapevo essere roba "valida" visto l'attesa che si portava dietro l'esordio di questa sua "riduzione" animata.
Della trama non parlo, andate, vedetevi questa meraviglia "moderna" e deliziativi.
Dentro ci troverete un po' di tutto, dall'educazione sentimentale del nostro MC agli squartamenti con budella nell'ovunque, il tutto condito da litri e litri di sangue che scorre a fiumi. Quindi è una roba "triste", pesante direte voi?
In parte lo è, sicuramente la situazione di partenza dell' MC è poi da magone misto a sgomento, ma la differenza la fa in questo caso come racconti una storia oltre la storia in se e qui il racconto è una cavalcata rock degna di Tarantino e proprio a Tarantino, alla sua estetica, ai suoi "contrasti" va la mente dello spettatore, pare di vedere le Iene con dentro gli Oni.
Regia da applausi a scena aperta, realizzazione tecnica stupefacente, forse giusto le musiche sono da mettere un gradino sotto.
Riesce pure a usare la CG senza fare ribrezzo, giusto la prima puntata serve per abituarsi poi manco la si nota più.
Ah già: una menzione alle ending che cambiano ogni puntata e ne riassumono il contesto, favoloso.
L'opening invece è sempre quella, ma spacca il mondo pure lei.
Nove e sto basso.
Datemi la seconda stagione tipo ora.