Jenny la tennista - Il film
Ho deciso di concedere a "Jenny la tennista" il voto nove, poiché è uno di quei film che resta in testa per la sua eccellenza. Questo, nel mio caso, è dovuto specificatamente a due motivi:
1) la bellezza e particolarità del film;
2) l'averlo visto nell'età giusta, ossia durante la prima ondata di anime, quando i rivali scarseggiavano.
Il film è un anime sportivo basato sul tennis (come già si capisce dal titolo); va però specificato che questo film e la serie da cui è tratto viene prima di "Holly e Benji", con il loro infinito e chilometrico correre su un campo da calcio, con colpi speciali e campionissimi in erba. Jenny durante la sua prima trasmissione rappresentava decisamente una novità, poiché l'unico altro anime sportivo che veniva trasmesso ai tempi era stato quello sulla pallavolo ("Mimì").
A questo punto, bisogna fare però una precisazione di carattere culturale.
Il mio maestro di giapponese mi spiegava che nella cultura dell'isola l'adolescenza è vista come un periodo in cui la tranquillità dell'individuo è data dal consumo delle energie fisiche giovanili in eccesso attraverso lo sport. In poche parole, li massacrano veramente di allenamenti al fine di poterli mantenere belli, buoni e tranquilli. Il mio maestro parlava per esperienza personale e quindi credo a questa sua definizione. Risalta inoltre in questo film l'assoluta fiducia e obbedienza che si ha nell'allenatore. Egli è praticamente colui che decide tutto e ha sempre ragione. Esplicativo a questo proposito è il discorso che viene fatto da Madama Butterfly al padre: ella chiede chi sia questo allenatore raccomandato dal padre che non la considera (dato che io sono bella, brava, sono il meglio che esiste nel tennis e sono la promessa del Giappone). La risposta del padre è "un eccellente allenatore", discorso chiuso e lamentele finite.
Un'altra precisazione che bisogna assolutamente fare è che "Jenny la tennista" è di "proprietà" di Osamu Dezaki, nel senso che le due serie televisive e questo film hanno tutte avuto lui alla regia, dando quindi una continuità stilistica (anche se il disegno cambia nel corso degli anni) a tutta la serie. Non si devono stupire quindi coloro che hanno amato la seconda parte di "Lady Oscar", se in questa serie ritroveranno alcune somiglianze (per esempio la mitica fontana per definire l'umore del personaggio), sia come musiche in alcuni stacchi sia soprattutto come impostazione grafica dei personaggi. Parlo naturalmente delle firme di Dezaki, ossia le inquadrature di primo piano sui volti in fermo immagine e le inquadrature su due personaggi contemporaneamente con la divisione dello schermo a metà.
Per quanto riguarda le musiche le ho trovate tutte adatte e piacevoli, con la sigla iniziale che è particolarmente gradevole da ascoltare e suscita l'idea di ricordi gioiosi (...primavera della mia vita sei stato l'inizio del mio viaggio...) e di una giovinezza che sta trascorrendo felice e inconsapevole; simbolizza (secondo me) il mitico videogioco da tavolo della prima generazione che costrinse il governo giapponese a una speciale emissione di monetine. Consiglio quindi questo film a tutti senza problemi d'età.
1) la bellezza e particolarità del film;
2) l'averlo visto nell'età giusta, ossia durante la prima ondata di anime, quando i rivali scarseggiavano.
Il film è un anime sportivo basato sul tennis (come già si capisce dal titolo); va però specificato che questo film e la serie da cui è tratto viene prima di "Holly e Benji", con il loro infinito e chilometrico correre su un campo da calcio, con colpi speciali e campionissimi in erba. Jenny durante la sua prima trasmissione rappresentava decisamente una novità, poiché l'unico altro anime sportivo che veniva trasmesso ai tempi era stato quello sulla pallavolo ("Mimì").
A questo punto, bisogna fare però una precisazione di carattere culturale.
Il mio maestro di giapponese mi spiegava che nella cultura dell'isola l'adolescenza è vista come un periodo in cui la tranquillità dell'individuo è data dal consumo delle energie fisiche giovanili in eccesso attraverso lo sport. In poche parole, li massacrano veramente di allenamenti al fine di poterli mantenere belli, buoni e tranquilli. Il mio maestro parlava per esperienza personale e quindi credo a questa sua definizione. Risalta inoltre in questo film l'assoluta fiducia e obbedienza che si ha nell'allenatore. Egli è praticamente colui che decide tutto e ha sempre ragione. Esplicativo a questo proposito è il discorso che viene fatto da Madama Butterfly al padre: ella chiede chi sia questo allenatore raccomandato dal padre che non la considera (dato che io sono bella, brava, sono il meglio che esiste nel tennis e sono la promessa del Giappone). La risposta del padre è "un eccellente allenatore", discorso chiuso e lamentele finite.
Un'altra precisazione che bisogna assolutamente fare è che "Jenny la tennista" è di "proprietà" di Osamu Dezaki, nel senso che le due serie televisive e questo film hanno tutte avuto lui alla regia, dando quindi una continuità stilistica (anche se il disegno cambia nel corso degli anni) a tutta la serie. Non si devono stupire quindi coloro che hanno amato la seconda parte di "Lady Oscar", se in questa serie ritroveranno alcune somiglianze (per esempio la mitica fontana per definire l'umore del personaggio), sia come musiche in alcuni stacchi sia soprattutto come impostazione grafica dei personaggi. Parlo naturalmente delle firme di Dezaki, ossia le inquadrature di primo piano sui volti in fermo immagine e le inquadrature su due personaggi contemporaneamente con la divisione dello schermo a metà.
Per quanto riguarda le musiche le ho trovate tutte adatte e piacevoli, con la sigla iniziale che è particolarmente gradevole da ascoltare e suscita l'idea di ricordi gioiosi (...primavera della mia vita sei stato l'inizio del mio viaggio...) e di una giovinezza che sta trascorrendo felice e inconsapevole; simbolizza (secondo me) il mitico videogioco da tavolo della prima generazione che costrinse il governo giapponese a una speciale emissione di monetine. Consiglio quindi questo film a tutti senza problemi d'età.
Jenny la tennista (titolo originale Ace o nerae!, trad. lett. "Punta all'ace!") è in primo luogo un manga di Sumika Yamamoto, pubblicato in patria in due parti narrative (1972-75, 10 tankobon; 1978-80, 8 tankobon) tra di loro in continuità (pur con un evento molto forte e significativo che le separa). Per parlare del film, bisogna fare una (spero breve) premessa sulle due serie TV che lo precedono.
Il fortunato fumetto ottenne da subito un buon successo, così la Tokyo Movie Shinsha ne commissionò una trasposizione animata, affidandone la regia a Osamu Dezaki e il character design ad Akio Sugino (già colleghi in Rocky Joe tre anni prima; siamo agli albori di uno dei più felici sodalizi nel mondo degli anime). Questa prima serie, iniziata nell'ottobre del 1973 e dunque col manga ancora in corso, prese un po' le distanze dall'opera originale, dovendo sopperire alla mancanza di pagine su cui basarla. Terminò nel marzo 1974, con all'attivo ventisei episodi, che coprivano più o meno quattro tankobon del manga. Questa serie animata è stata trasmessa anche in Italia nei primi anni Ottanta, con un doppiaggio francamente imbarazzante (Piera Vidale sulla protagonista era ridicola... ed era comunque la migliore del cast!).
Mentre Sumika Yamamoto si apprestava a cominciare la seconda parte del manga, la TMS decise di realizzare una nuova serie tratta dai primi dieci tankobon. Dall'ottobre 1978 al marzo 1979 andò così in onda Shin ace o nerae! ("Il nuovo punta all'ace!"), venticinque episodi, con la regia di Minoru Okazaki e il chara design di Takao Tanna. Questa serie, più fedele alla controparte cartacea, in Italia è ancora inedita.
E arriviamo al film... Sempre nel 1979, la TMS continuò a cavalcare la cresta dell'onda, facendo uscire nelle sale giapponesi un lungometraggio di un'ora e mezza dedicato a Ace o nerae!. Alla regia torna lo stimato Osamu Dezaki, al chara design e alla direzione dell'animazione c'è di nuovo la mano raffinata di Akio Sugino (infatti, il remake della serie TV 1978, seppur con una grafica più moderna rispetto a quella del 1973, risulta esteticamente più scialbo).
Forti di un budget più elevato da spendere in un solo lungometraggio e anche della disponibilità di una sceneggiatura già solida (ancora i primi dieci tankobon della prima parte della storia), Dezaki e Sugino riescono senza dubbio a realizzare una nuova trasposizione animata tecnicamente migliore delle due incarnazioni precedenti.
Dopo questa forse troppo lunga premessa tecnica, arrivo a parlare della storia e dei personaggi (anche se non voglio andare troppo nello specifico, visto che l'evento clou è un grosso spoiler!).
La protagonista della vicenda è Hiromi Oka, una ragazza di quindici anni iscritta al Liceo Nishi, dove frequenta il club di tennis, non tanto per la passione per lo sport in sé, quanto per la grande ammirazione che nutre verso la migliore tennista della scuola, Reika Ryuuzaki. Quest'ultima è talmente talentuosa, bella e leggiadra da essere stata soprannominata "Madama Butterfly". Le cose cambiano quando a scuola arriva un nuovo allenatore, Jin Munakata, che - vedendo in Hiromi un grande potenziale - decide di sceglierla tra le cinque studentesse che parteciperanno al torneo interscolastico, preferendola ad altre ragazze più preparate. Hiromi è guardata con sospetto dalle altre studentesse, ma da quel momento, mentre cerca di riguadagnare la fiducia della sua adorata Madama Butterfly - che in particolare non ne vuole sapere di giocare con lei in un doppio - si sottoporrà agli estenuanti allenamenti di Jin per dimostrare a tutti di essere una valida tennista. Tra alti e bassi, sofferenze e momenti di sconforto, Hiromi riuscirà nel suo intento. Ma il futuro che l'attende non è tutto rosa e fiori...
Vista la durata contenuta, il film opera numerosi tagli alla storia originale, dovendo condensare dieci tankobon in appena novanta minuti. La principale conseguenza di questa necessità è che tutto finisce per ruotare esclusivamente intorno alla protagonista Hiromi e al suo rapporto con il mondo del tennis. La vedremo impegnarsi e maturare, mentre cerca a tutti i costi - ma sempre con una grande correttezza - di arrivare al suo obiettivo: diventare una tennista di grande livello. Il suo personaggio è dunque l'unico veramente caratterizzato e su cui la sceneggiatura si sofferma. Già Jin, che è comunque un personaggio fondamentale, risulta un po' più sfumato e sullo sfondo. Quanto agli altri personaggi, quelli che si notano di più - ma con tutti i limiti della scarsa presenza sulla scena - sono Reika/Madama Butterfly, Maki (migliore amica di Hiromi), Todo (campione maschile del club di tennis del Nishi) e Ranko (sorellastra di Jin).
La prima ora del film è tutta dedicata all'evento sportivo più importante dei primi numeri del manga, cioè il torneo interscolastico, in cui Hiromi giocherà un doppio con Madama Butterfly. L'ultima mezz'ora, invece, con tagli e grandi salti, arriva a narrare gli eventi degli ultimi tankobon: da un lato il grande impegno di Hiromi per essere selezionata per un importante torneo negli USA, dall'altro un evento che lascia un grande vuoto nella vicenda, ma ne segna anche una sorta di conclusione (il finale è aperto, seppur perfettamente sensato e apprezzabile).
Da un punto di vista tecnico il film va senza dubbio segnalato per l'eleganza e la raffinatezza della grafica. Scordatevi le tinte piatte, la colorazione approssimativa e i disegni estremamente abbozzati (e anche le sproporzioni) delle due vecchie serie TV. Gli incontri di tennis sono belli e realistici e mettono in particolare risalto la qualità che c'è dietro questo film, con le migliori scelte registiche che avrebbero poi reso famoso Osamu Dezaki (inquadrature angolari, le sue amate "cartoline" - fermo immagine acquerellati sui momenti chiave -, lo split-screen, cioè lo schermo diviso, non solo in due parti simmetriche, ma anche tre, quattro e anche di più) unite al bel disegno di Sugino. Vediamo nascere in questo film uno stile che ritroveremo nelle future opere del duo.
Il character design di Sugino, curatissimo, rispecchia molto fedelmente quello di Sumika Yamamoto. Ad essere sincero, preferisco la successiva evoluzione del chara di Sugino su questo genere di prodotti, probabilmente influenzato dai disegni di Riyoko Ikeda e dal lavoro fatto subito dopo il film di Ace o nerae! sulla serie TV di Lady Oscar (anche se il character design di questa serie fu sviluppato da Shingo Araki, Sugino partecipò alla sua realizzazione e realizzò anche disegni e settei personali). Quest'ultimo design "maturo" è quello che ritroviamo nelle due serie OAV del 1989-90, tratte più o meno liberamente dalla seconda parte del manga di Ace o nerae! (quella disegnata tra il 1978 e il 1980), ma anche in Caro fratello, serie TV del 1991 tratta da un manga di Riyoko Ikeda del 1975.
Invece, il character design sviluppato da Sugino per questo film enfatizza alcune caratteristiche del disegno originale della Yamamoto che trovo stonino un po' in animazione: gli occhi sono troppo tondi e troppo vicini, i nasi sono pure un po' troppo "morbidi" e arcuati (rispetto ai canoni un po' più spigolosi dello stile ikediano).
Tuttavia, resta un'ottima prova dello stile "shoujo classico" ed è un gran piacere guardarlo. In particolare, a fronte di serie animate più vecchie - comprese le due di Ace o nerae! - vediamo per la prima volta disegnati e animati come si deve i boccoli della "bella bionda" di turno. Quest'ultima è quasi un personaggio canonico degli shoujo manga anni Settanta, di cui la più celebre incarnazione è ovviamente Maria Antonietta, ma nel novero rientrano anche la nostra Reika/Madama Butterfly, Fukiko/Lady Miya (Caro fratello), Ayumi Himekawa (Il grande sogno di Maya), solo per citare le più famose. Devo dire che sul mio viso si è stampato un grandissimo sorriso quando, la prima volta che ho guardato il film di Ace o nerae!, nella scena d'apertura ho visto giocare a tennis niente meno che… la Regina di Francia! (scherzo, o forse no... l'effetto è assolutamente quello!).
Le somiglianze con la celebre serie ambientata alla corte di Francia non finiscono qui. Infatti, altra cosa che nel film di Ace o nerae! può sorprendere lo spettatore che conosce a memoria Lady Oscar sono... le musiche! Il compositore è lo stesso, Kouji Makaino, che evidentemente compose diversi brani per la colonna sonora del film e nello stesso anno le riutilizzò per la serie TV di Oscar. Risentire quei temi musicali, così fortemente ancorati nella mia percezione a determinate scene e anche a certi personaggi, devo dire che è un po' spiazzante.
Non posso esprimermi sul doppiaggio originale, perché non l'ho mai ascoltato, in compenso si possono spendere due parole su quello italiano. Come dicevo, la prima serie TV del 1973 arrivò in Italia nei primi anni Ottanta (forse l'82?) con un doppiaggio tremendo, in cui la pur brava e simpatica Piera Vidale risultava singolarmente inopportuna sulla protagonista (gli altri personaggi erano anche peggio, un completo cast male accozzato, con voci da macchietta in una serie drammatica). Nel 1990, quando Mediaset decise di mandare in onda anche le due serie OAV appena prodotte in Giappone, fu deciso di ridoppiare l'intera prima serie. Furono mantenuti i nomi inglesi dei personaggi, tra cui Hiromi diventata Jenny (origine del titolo italiano), ma il doppiaggio era decisamente gradevole, in particolare grazie alla voce scelta per la protagonista, l'indimenticabile Susanna Fassetta (purtroppo per noi, proprio poco dopo decise di lasciare il mondo del doppiaggio...).
L'edizione italiana di questo film fu commissionata dalla Italian TV Broadcasting (ITV) e il doppiaggio fu realizzato dalla Oceania Film. Credo ci siano stati a metà anni Ottanta dei passaggi televisivi; sicuramente la ITV lo pubblicò in VHS nel 1984 (erano le VHS con le copertine argentate; quella di Jenny sembrerebbe fosse destinata al video noleggio). Fu pubblicato, per la vendita, anche dalla Eden Video, nota per le sue edizioni pirata. Successivamente nel 1999 è stato pubblicato di nuovo in VHS da Yamato Video e poi edito in DVD nel 2003 da Mondo TV.
Nel film - il cui doppiaggio quindi si colloca cronologicamente a metà tra quello storico e il ridoppiaggio Mediaset - è stato deciso di ripristinare tutti i nomi originali dei personaggi, con l'eccezione di quello della protagonista (evidentemente per far presa sul titolo dell'opera, ormai identificato dal pubblico italiano come Jenny la tennista). Curiosamente, però, è stata operata una "mezza modifica": nell'adattamento TV Hiromi Oka era diventata Jenny Nolan, nel film il suo nome è diventato... Jenny Hiromi! Praticamente hanno fatto diventare il nome originale il cognome. Per il resto la cosa che più salta all'occhio, come già segnalato nell'altra recensione, è la traduzione di una frase chiave scritta su un diario: quel "punta all'ace", che dà il titolo alla serie, è diventato un semplice "devi vincere!" (nell'edizione Mediaset era invece "Punta tutto sugli ace!", quindi comunque andava ancora bene).
Susanna Fassetta fu l'unica doppiatrice del cast del film ad essere riconfermata per il ridoppiaggio Mediaset e francamente è anche l'unica che abbia davvero apprezzato. Trovo che il doppiaggio del film sia complessivamente inferiore, più che altro per la scelta del cast, che risulta meno convincente e più scollato rispetto al ridoppiaggio TV. Su Reika c'è Valeria Perilli (nel ridoppiaggio c'è Laura Lenghi), su Ranko c'è Beatrice Margiotti, qui stranamente nasale (nel ridoppiaggio TV c'è Stefania Patruno), su Jin c'è Sergio Antonica al posto di Angelo Maggi (che era splendido), per non parlare della deliziosa Stella Musy su Maki qui sostituita da una doppiatrice, per me ignota, decisamente troppo... cavernosa!
Complessivamente si tratta di un bel film sportivo, forse un po' troppo serrato nei tempi, così da lasciare poco spazio a personaggi che - anche all'occhio di chi si avvicina per la prima volta a questo prodotto - possono apparire comunque interessanti. Ma forse la pecca più grande è che, al di là di tutti gli altri comprimari sacrificati, sia proprio il rapporto Hiromi/Jin a non venire particolarmente preso in considerazione. Alla fine il film sembra essere solo esclusivamente giocato sulla coppia Hiromi/gioco del tennis, con troppo poco spazio lasciato ai sentimenti.
Consiglio comunque di vederlo, anche solo per curiosità, visto che si tratta di un prodotto ben confezionato. Se piace, direi di lanciarsi sul manga.
Il fortunato fumetto ottenne da subito un buon successo, così la Tokyo Movie Shinsha ne commissionò una trasposizione animata, affidandone la regia a Osamu Dezaki e il character design ad Akio Sugino (già colleghi in Rocky Joe tre anni prima; siamo agli albori di uno dei più felici sodalizi nel mondo degli anime). Questa prima serie, iniziata nell'ottobre del 1973 e dunque col manga ancora in corso, prese un po' le distanze dall'opera originale, dovendo sopperire alla mancanza di pagine su cui basarla. Terminò nel marzo 1974, con all'attivo ventisei episodi, che coprivano più o meno quattro tankobon del manga. Questa serie animata è stata trasmessa anche in Italia nei primi anni Ottanta, con un doppiaggio francamente imbarazzante (Piera Vidale sulla protagonista era ridicola... ed era comunque la migliore del cast!).
Mentre Sumika Yamamoto si apprestava a cominciare la seconda parte del manga, la TMS decise di realizzare una nuova serie tratta dai primi dieci tankobon. Dall'ottobre 1978 al marzo 1979 andò così in onda Shin ace o nerae! ("Il nuovo punta all'ace!"), venticinque episodi, con la regia di Minoru Okazaki e il chara design di Takao Tanna. Questa serie, più fedele alla controparte cartacea, in Italia è ancora inedita.
E arriviamo al film... Sempre nel 1979, la TMS continuò a cavalcare la cresta dell'onda, facendo uscire nelle sale giapponesi un lungometraggio di un'ora e mezza dedicato a Ace o nerae!. Alla regia torna lo stimato Osamu Dezaki, al chara design e alla direzione dell'animazione c'è di nuovo la mano raffinata di Akio Sugino (infatti, il remake della serie TV 1978, seppur con una grafica più moderna rispetto a quella del 1973, risulta esteticamente più scialbo).
Forti di un budget più elevato da spendere in un solo lungometraggio e anche della disponibilità di una sceneggiatura già solida (ancora i primi dieci tankobon della prima parte della storia), Dezaki e Sugino riescono senza dubbio a realizzare una nuova trasposizione animata tecnicamente migliore delle due incarnazioni precedenti.
Dopo questa forse troppo lunga premessa tecnica, arrivo a parlare della storia e dei personaggi (anche se non voglio andare troppo nello specifico, visto che l'evento clou è un grosso spoiler!).
La protagonista della vicenda è Hiromi Oka, una ragazza di quindici anni iscritta al Liceo Nishi, dove frequenta il club di tennis, non tanto per la passione per lo sport in sé, quanto per la grande ammirazione che nutre verso la migliore tennista della scuola, Reika Ryuuzaki. Quest'ultima è talmente talentuosa, bella e leggiadra da essere stata soprannominata "Madama Butterfly". Le cose cambiano quando a scuola arriva un nuovo allenatore, Jin Munakata, che - vedendo in Hiromi un grande potenziale - decide di sceglierla tra le cinque studentesse che parteciperanno al torneo interscolastico, preferendola ad altre ragazze più preparate. Hiromi è guardata con sospetto dalle altre studentesse, ma da quel momento, mentre cerca di riguadagnare la fiducia della sua adorata Madama Butterfly - che in particolare non ne vuole sapere di giocare con lei in un doppio - si sottoporrà agli estenuanti allenamenti di Jin per dimostrare a tutti di essere una valida tennista. Tra alti e bassi, sofferenze e momenti di sconforto, Hiromi riuscirà nel suo intento. Ma il futuro che l'attende non è tutto rosa e fiori...
Vista la durata contenuta, il film opera numerosi tagli alla storia originale, dovendo condensare dieci tankobon in appena novanta minuti. La principale conseguenza di questa necessità è che tutto finisce per ruotare esclusivamente intorno alla protagonista Hiromi e al suo rapporto con il mondo del tennis. La vedremo impegnarsi e maturare, mentre cerca a tutti i costi - ma sempre con una grande correttezza - di arrivare al suo obiettivo: diventare una tennista di grande livello. Il suo personaggio è dunque l'unico veramente caratterizzato e su cui la sceneggiatura si sofferma. Già Jin, che è comunque un personaggio fondamentale, risulta un po' più sfumato e sullo sfondo. Quanto agli altri personaggi, quelli che si notano di più - ma con tutti i limiti della scarsa presenza sulla scena - sono Reika/Madama Butterfly, Maki (migliore amica di Hiromi), Todo (campione maschile del club di tennis del Nishi) e Ranko (sorellastra di Jin).
La prima ora del film è tutta dedicata all'evento sportivo più importante dei primi numeri del manga, cioè il torneo interscolastico, in cui Hiromi giocherà un doppio con Madama Butterfly. L'ultima mezz'ora, invece, con tagli e grandi salti, arriva a narrare gli eventi degli ultimi tankobon: da un lato il grande impegno di Hiromi per essere selezionata per un importante torneo negli USA, dall'altro un evento che lascia un grande vuoto nella vicenda, ma ne segna anche una sorta di conclusione (il finale è aperto, seppur perfettamente sensato e apprezzabile).
Da un punto di vista tecnico il film va senza dubbio segnalato per l'eleganza e la raffinatezza della grafica. Scordatevi le tinte piatte, la colorazione approssimativa e i disegni estremamente abbozzati (e anche le sproporzioni) delle due vecchie serie TV. Gli incontri di tennis sono belli e realistici e mettono in particolare risalto la qualità che c'è dietro questo film, con le migliori scelte registiche che avrebbero poi reso famoso Osamu Dezaki (inquadrature angolari, le sue amate "cartoline" - fermo immagine acquerellati sui momenti chiave -, lo split-screen, cioè lo schermo diviso, non solo in due parti simmetriche, ma anche tre, quattro e anche di più) unite al bel disegno di Sugino. Vediamo nascere in questo film uno stile che ritroveremo nelle future opere del duo.
Il character design di Sugino, curatissimo, rispecchia molto fedelmente quello di Sumika Yamamoto. Ad essere sincero, preferisco la successiva evoluzione del chara di Sugino su questo genere di prodotti, probabilmente influenzato dai disegni di Riyoko Ikeda e dal lavoro fatto subito dopo il film di Ace o nerae! sulla serie TV di Lady Oscar (anche se il character design di questa serie fu sviluppato da Shingo Araki, Sugino partecipò alla sua realizzazione e realizzò anche disegni e settei personali). Quest'ultimo design "maturo" è quello che ritroviamo nelle due serie OAV del 1989-90, tratte più o meno liberamente dalla seconda parte del manga di Ace o nerae! (quella disegnata tra il 1978 e il 1980), ma anche in Caro fratello, serie TV del 1991 tratta da un manga di Riyoko Ikeda del 1975.
Invece, il character design sviluppato da Sugino per questo film enfatizza alcune caratteristiche del disegno originale della Yamamoto che trovo stonino un po' in animazione: gli occhi sono troppo tondi e troppo vicini, i nasi sono pure un po' troppo "morbidi" e arcuati (rispetto ai canoni un po' più spigolosi dello stile ikediano).
Tuttavia, resta un'ottima prova dello stile "shoujo classico" ed è un gran piacere guardarlo. In particolare, a fronte di serie animate più vecchie - comprese le due di Ace o nerae! - vediamo per la prima volta disegnati e animati come si deve i boccoli della "bella bionda" di turno. Quest'ultima è quasi un personaggio canonico degli shoujo manga anni Settanta, di cui la più celebre incarnazione è ovviamente Maria Antonietta, ma nel novero rientrano anche la nostra Reika/Madama Butterfly, Fukiko/Lady Miya (Caro fratello), Ayumi Himekawa (Il grande sogno di Maya), solo per citare le più famose. Devo dire che sul mio viso si è stampato un grandissimo sorriso quando, la prima volta che ho guardato il film di Ace o nerae!, nella scena d'apertura ho visto giocare a tennis niente meno che… la Regina di Francia! (scherzo, o forse no... l'effetto è assolutamente quello!).
Le somiglianze con la celebre serie ambientata alla corte di Francia non finiscono qui. Infatti, altra cosa che nel film di Ace o nerae! può sorprendere lo spettatore che conosce a memoria Lady Oscar sono... le musiche! Il compositore è lo stesso, Kouji Makaino, che evidentemente compose diversi brani per la colonna sonora del film e nello stesso anno le riutilizzò per la serie TV di Oscar. Risentire quei temi musicali, così fortemente ancorati nella mia percezione a determinate scene e anche a certi personaggi, devo dire che è un po' spiazzante.
Non posso esprimermi sul doppiaggio originale, perché non l'ho mai ascoltato, in compenso si possono spendere due parole su quello italiano. Come dicevo, la prima serie TV del 1973 arrivò in Italia nei primi anni Ottanta (forse l'82?) con un doppiaggio tremendo, in cui la pur brava e simpatica Piera Vidale risultava singolarmente inopportuna sulla protagonista (gli altri personaggi erano anche peggio, un completo cast male accozzato, con voci da macchietta in una serie drammatica). Nel 1990, quando Mediaset decise di mandare in onda anche le due serie OAV appena prodotte in Giappone, fu deciso di ridoppiare l'intera prima serie. Furono mantenuti i nomi inglesi dei personaggi, tra cui Hiromi diventata Jenny (origine del titolo italiano), ma il doppiaggio era decisamente gradevole, in particolare grazie alla voce scelta per la protagonista, l'indimenticabile Susanna Fassetta (purtroppo per noi, proprio poco dopo decise di lasciare il mondo del doppiaggio...).
L'edizione italiana di questo film fu commissionata dalla Italian TV Broadcasting (ITV) e il doppiaggio fu realizzato dalla Oceania Film. Credo ci siano stati a metà anni Ottanta dei passaggi televisivi; sicuramente la ITV lo pubblicò in VHS nel 1984 (erano le VHS con le copertine argentate; quella di Jenny sembrerebbe fosse destinata al video noleggio). Fu pubblicato, per la vendita, anche dalla Eden Video, nota per le sue edizioni pirata. Successivamente nel 1999 è stato pubblicato di nuovo in VHS da Yamato Video e poi edito in DVD nel 2003 da Mondo TV.
Nel film - il cui doppiaggio quindi si colloca cronologicamente a metà tra quello storico e il ridoppiaggio Mediaset - è stato deciso di ripristinare tutti i nomi originali dei personaggi, con l'eccezione di quello della protagonista (evidentemente per far presa sul titolo dell'opera, ormai identificato dal pubblico italiano come Jenny la tennista). Curiosamente, però, è stata operata una "mezza modifica": nell'adattamento TV Hiromi Oka era diventata Jenny Nolan, nel film il suo nome è diventato... Jenny Hiromi! Praticamente hanno fatto diventare il nome originale il cognome. Per il resto la cosa che più salta all'occhio, come già segnalato nell'altra recensione, è la traduzione di una frase chiave scritta su un diario: quel "punta all'ace", che dà il titolo alla serie, è diventato un semplice "devi vincere!" (nell'edizione Mediaset era invece "Punta tutto sugli ace!", quindi comunque andava ancora bene).
Susanna Fassetta fu l'unica doppiatrice del cast del film ad essere riconfermata per il ridoppiaggio Mediaset e francamente è anche l'unica che abbia davvero apprezzato. Trovo che il doppiaggio del film sia complessivamente inferiore, più che altro per la scelta del cast, che risulta meno convincente e più scollato rispetto al ridoppiaggio TV. Su Reika c'è Valeria Perilli (nel ridoppiaggio c'è Laura Lenghi), su Ranko c'è Beatrice Margiotti, qui stranamente nasale (nel ridoppiaggio TV c'è Stefania Patruno), su Jin c'è Sergio Antonica al posto di Angelo Maggi (che era splendido), per non parlare della deliziosa Stella Musy su Maki qui sostituita da una doppiatrice, per me ignota, decisamente troppo... cavernosa!
Complessivamente si tratta di un bel film sportivo, forse un po' troppo serrato nei tempi, così da lasciare poco spazio a personaggi che - anche all'occhio di chi si avvicina per la prima volta a questo prodotto - possono apparire comunque interessanti. Ma forse la pecca più grande è che, al di là di tutti gli altri comprimari sacrificati, sia proprio il rapporto Hiromi/Jin a non venire particolarmente preso in considerazione. Alla fine il film sembra essere solo esclusivamente giocato sulla coppia Hiromi/gioco del tennis, con troppo poco spazio lasciato ai sentimenti.
Consiglio comunque di vederlo, anche solo per curiosità, visto che si tratta di un prodotto ben confezionato. Se piace, direi di lanciarsi sul manga.
Questo lungometraggio animato, della durata di circa un'ora e mezza, risale al 1979 e riassume il primo arco narrativo del manga "Ace o Nerae!", di Sumika Yamamoto, meglio noto in Italia con il titolo dell'anime, "Jenny la tennista".
La protagonista è Jenny (in originale Hiromi Oka), una quindicenne semplice e un po' timida, che come tante sue compagne si è iscritta al tennis club del suo liceo soprattutto spinta dall'ammirazione nei confronti della campionessa Reika Ryuzaki, da tutti soprannominata Madama Butterfly per la sua bellezza e per il suo stile raffinato ed elegante. Passata sempre inosservata, Jenny viene invece subito notata dal nuovo allenatore, Jin Munakata, un campione che aveva lasciato la carriera agonistica e che inspiegabilmente la sceglie come quinto membro della squadra che parteciperà al campionato interscolastico: la selezione di una novellina come Jenny a prezzo dell'esclusione di altre giocatrici almeno apparentemente più meritevoli creerà ovviamente notevole scompiglio nel club, attirando contro di lei molte critiche malevole da parte di quasi tutte le compagne di squadra; in compenso però sarà determinante nella sua vita, perché le farà scoprire quanto ami realmente il tennis, per il quale possiede un talento che nemmeno lei stessa avrebbe mai immaginato di avere. Ma non solo, perché Jenny avrà modo di scoprire anche l'amore…
Questo film uscì inizialmente in videocassetta alla fine degli anni '90, e a quanto pare in seguito è stato realizzato anche il DVD a cura della Mondo TV.
Io lo vidi per la prima volta in TV diversi anni fa, quando su una rete locale c'era la splendida abitudine, ormai purtroppo perduta, di trasmettere film di animazione giapponese ogni domenica pomeriggio; in seguito ho avuto modo di rivederlo più volte, perciò lo ricordo bene. Non altrettanto posso dire della prima serie dell'anime, e non solo perché ero piccola quando l'ho vista, ma soprattutto perché non mi piacque, e ciò ha fatto sì che ne fissassi soprattutto i lati negativi, che nel film sono stati fortunatamente eliminati.
Innanzitutto sono stati ripristinati i nomi originali, dunque Reika Ross è tornata ad essere Reika Ryuzaki, Teddy è tornato ad essere Takayuki Todo, Jeremy è tornato ad essere Jin Munakata, Rosy O'Connors è tornata ad essere Ranko Midorikawa. Ed è stata fatta giustizia al povero Yuu Ozaki, che all'epoca era stato ribattezzato Norman e aveva chissà perché un aspetto totalmente diverso da quello che aveva nel manga! Soltanto la protagonista è rimasta Jenny, probabilmente per richiamare meglio l'attenzione dei piccoli telespettatori della serie in un'epoca in cui non si conosceva qui in Italia l'esistenza dei manga; in compenso Hiromi ne è divenuto il cognome: forse perché sentire l'originale Oka avrebbe potuto richiamare il simpatico palmipede il cui nome si pronuncia allo stesso modo?
Ho trovato molto più gradevole il doppiaggio, non solo per alcune voci che mi parvero davvero ridicole nella serie del '73, ma soprattutto per la voce di Jenny, che con l'interpretazione di Pietra Vidale mi ispirava molta antipatia (la Vidale mi sembra perfetta per un personaggio invadente e puntiglioso come Alice in "Occhi di gatto", ma l'ho trovata sgradevole su una ragazza timida, dolce e insicura come Jenny) e che mi pare in questo film molto più consona al personaggio grazie a Susanna Fassetta. Certo, ci sono alcune imperfezioni, come la non perfetta coincidenza fra voci e movimento delle labbra in alcune brevi sequenze oppure l'inserimento di alcune parole in giapponese (come le giocatrici che dicono: "I… Ni; i… ni" invece di "Un… due; un… due"), ma mi paiono dettagli non rilevanti nell'ambito di un lavoro complessivamente ottimo.
La madre di Jenny che ad un certo punto risponde al telefono e dice "Pronto, qui casa Hiromi!" fa un po' sorridere chi ha letto il manga originale, ma passa inosservato a coloro che non conoscono i nomi originali. I quali non baderanno nemmeno a come sia stata modificata la traduzione di una frase scritta su un certo quaderno (ovviamente per non spoilerare non specificherò le circostanze né tantomeno chi ha scritto tale frase), resa con un generico "Devi vincere!" e che in realtà è la frase che dà il titolo al manga, "Punta all'ace!", riferendosi quindi a un qualcosa, l'ace, che ha un significato ben preciso nel tennis.
Più grave è a mio avviso un errore di cui mi sono accorta solo dopo una mia visione molto più recente del film, perché si tratta di un errore che un bambino non può certo notare: mi riferisco all'invenzione di una "leucemia del midollo spinale"… Insomma, mica esiste la leucemia del midollo spinale! Ma pazienza, dato che da quanto ho potuto constatare confondere il midollo spinale ed il midollo osseo è un errore abbastanza ricorrente in traduzioni da varie lingue, anche in serie ambientate in ambiente medico come "Dottor House": come non tollerarlo in una storia il cui tema principale è lo sport? Anche se sarebbe bastato non voler tentare di tradurre parola per parola per evitarlo: leucemia sarebbe bastato, per non dire che sarebbe stato il termine più corretto…
Il character design è di Akio Sugino, che ha curato questo aspetto anche della prima serie TV e degli OAV: anche se il mio preferito resta Shingo Araki, devo dire che anche questo stile non mi dispiace affatto!
La sceneggiatura ha modificato diverse cose rispetto alla serie animata: ovviamente per raccontare tutta la prima serie in meno di mezz'ora sono stati necessari molti tagli, dei quali hanno risentito alcuni personaggi, come Kyoko Otowa (Evelyn nell'anime), a proposito della quale nella serie animata non solo vengono spiegate le motivazioni per cui Jin l'ha esclusa (a parte la questione del talento di Jenny), ma viene anche mostrata una certa evoluzione del personaggio dovuta a un particolare evento di cui ella è protagonista: il tutto nel film manca, e Otowa è ridotta a poco più che una comparsa, che pronuncia pochissime battute.
Oltre a lei anche Reika spicca un po' meno, mentre la storia si incentra praticamente solo su Jenny, Jin e Todo, con un minimo di risalto lasciato solo ai personaggi più vicini rispettivamente a Jenny e al suo allenatore, ovvero Maki, la migliore amica di Jenny, che resta l'unica a starle vicino in un momento così difficile in cui tutte le compagne si accaniscono contro di lei (cosa che nel film è molto attenuata, ma che si rivela ben più seria nell'anime, in cui ricordo una scena in cui la poverina si ferisce un piede con una puntina da disegno che qualcuno le aveva messo di proposito in una scarpa!), e Ranko, sorellastra per parte di padre di Jin, a lui molto affezionata (il cui rapporto con il fratellastro è un tantino più equivoco nel manga, dato che Ranko sembrerebbe addirittura infatuata di lui).
Come ogni storia in tema sportivo che si rispetti gli allenamenti e la crescita di Jenny come tennista sovrastano nettamente la componente amorosa, tuttavia quelle poche scene mi sono parse adeguatamente incisive da non far risentire troppo di ciò.
Le musiche sono state affidate a Kouji Makaino: l'adattamento italiano ha mantenuto la opening e la ending originali, rispettivamente "Mabushii Kitesu" e "Harukana Yume" (quest'ultima inserita curiosamente all'interno del film, cantata da Jenny stessa), ed entrambe mi sono piaciute. Come pure mi è piaciuta molto la colonna sonora, a proposito della quale mi pare doverosa una precisazione: gli amanti del genere non possono non notare immediatamente la presenza di alcuni temi musicali già sentiti nella meravigliosa serie animata di "Lady Oscar": dato che in Italia abbiamo avuto modo di vedere quella serie molto prima del film di Jenny si potrebbe pensare che in quest'ultimo vi sia stato un piccolo "riciclaggio"; in realtà è il contrario, dato che il film è del 1979, mentre la serie animata di "Lady Oscar" è stata realizzata fra l'ottobre del 1979 e il settembre dell'anno successivo! Ma dato che il compositore è lo stesso non possiamo parlare di plagio, e dopotutto tali temi musicali si adattano bene al contesto di entrambe le produzioni.
Il regista è il compianto Osamu Dezaki, che ha diretto magnificamente molte serie animate, come "Lady Oscar", "Rocky Joe" ("Ashita no Joe") e "Caro fratello" ("Onisama e"), oltre vari lungometraggi, fra cui "Black Jack - La sindrome di Moira" e alcuni film su Lupin. In "Jenny la tennista - Il film" ritroviamo alcune caratteristiche del suo stile, come l'ampio uso di inquadrature oblique e angolate dal basso, l'uso di fermi immagine su disegni particolarmente curati (inseriti per dare maggior risalto a determinate espressioni dei personaggi) e lo spit-screen (ovvero lo schermo diviso), che si presta nel contesto non solo al classico uso nelle telefonate ma anche e soprattutto nel corso delle partite di tennis: il risultato dell'associazione di questi espedienti con le musiche di Makaino è magnifico.
Cos'altro potrei aggiungere, dunque? "Jenny la tennista - Il film" mostra tutte le caratteristiche dell'epoca in cui è stato realizzato, ma ne mostra sicuramente tutti i lati positivi. E' una storia di sport, ma anche una storia di amicizia e di amore, non priva di momenti intensi e commoventi. Chi conosce il manga e/o l'anime sa che quel finale non è altro che il preludio a un nuovo fondamentale arco narrativo delle vicende che hanno come protagonista Jenny, ma è anche vero che quel finale anche da solo è perfettamente godibile, perché reso in modo tale da andare benissimo come un finale semi-aperto che si presta ottimamente alla libera interpretazione dello spettatore e che non necessariamente richiede un seguito, quello che ci è stato dato nel manga o qualsiasi altro.
Insomma, è un film che consiglio caldamente a tutti: innanzitutto alla generazione cresciuta negli anni'70-'80, che lo apprezzerà maggiormente, ma anche ai più giovani, che, sebbene abituati a uno stile più moderno, potranno, superata la ritrosia iniziale di fronte a un prodotto palesemente "vecchio", godere anch'essi degli aspetti positivi che ho citato.
Voto globale: 10
La protagonista è Jenny (in originale Hiromi Oka), una quindicenne semplice e un po' timida, che come tante sue compagne si è iscritta al tennis club del suo liceo soprattutto spinta dall'ammirazione nei confronti della campionessa Reika Ryuzaki, da tutti soprannominata Madama Butterfly per la sua bellezza e per il suo stile raffinato ed elegante. Passata sempre inosservata, Jenny viene invece subito notata dal nuovo allenatore, Jin Munakata, un campione che aveva lasciato la carriera agonistica e che inspiegabilmente la sceglie come quinto membro della squadra che parteciperà al campionato interscolastico: la selezione di una novellina come Jenny a prezzo dell'esclusione di altre giocatrici almeno apparentemente più meritevoli creerà ovviamente notevole scompiglio nel club, attirando contro di lei molte critiche malevole da parte di quasi tutte le compagne di squadra; in compenso però sarà determinante nella sua vita, perché le farà scoprire quanto ami realmente il tennis, per il quale possiede un talento che nemmeno lei stessa avrebbe mai immaginato di avere. Ma non solo, perché Jenny avrà modo di scoprire anche l'amore…
Questo film uscì inizialmente in videocassetta alla fine degli anni '90, e a quanto pare in seguito è stato realizzato anche il DVD a cura della Mondo TV.
Io lo vidi per la prima volta in TV diversi anni fa, quando su una rete locale c'era la splendida abitudine, ormai purtroppo perduta, di trasmettere film di animazione giapponese ogni domenica pomeriggio; in seguito ho avuto modo di rivederlo più volte, perciò lo ricordo bene. Non altrettanto posso dire della prima serie dell'anime, e non solo perché ero piccola quando l'ho vista, ma soprattutto perché non mi piacque, e ciò ha fatto sì che ne fissassi soprattutto i lati negativi, che nel film sono stati fortunatamente eliminati.
Innanzitutto sono stati ripristinati i nomi originali, dunque Reika Ross è tornata ad essere Reika Ryuzaki, Teddy è tornato ad essere Takayuki Todo, Jeremy è tornato ad essere Jin Munakata, Rosy O'Connors è tornata ad essere Ranko Midorikawa. Ed è stata fatta giustizia al povero Yuu Ozaki, che all'epoca era stato ribattezzato Norman e aveva chissà perché un aspetto totalmente diverso da quello che aveva nel manga! Soltanto la protagonista è rimasta Jenny, probabilmente per richiamare meglio l'attenzione dei piccoli telespettatori della serie in un'epoca in cui non si conosceva qui in Italia l'esistenza dei manga; in compenso Hiromi ne è divenuto il cognome: forse perché sentire l'originale Oka avrebbe potuto richiamare il simpatico palmipede il cui nome si pronuncia allo stesso modo?
Ho trovato molto più gradevole il doppiaggio, non solo per alcune voci che mi parvero davvero ridicole nella serie del '73, ma soprattutto per la voce di Jenny, che con l'interpretazione di Pietra Vidale mi ispirava molta antipatia (la Vidale mi sembra perfetta per un personaggio invadente e puntiglioso come Alice in "Occhi di gatto", ma l'ho trovata sgradevole su una ragazza timida, dolce e insicura come Jenny) e che mi pare in questo film molto più consona al personaggio grazie a Susanna Fassetta. Certo, ci sono alcune imperfezioni, come la non perfetta coincidenza fra voci e movimento delle labbra in alcune brevi sequenze oppure l'inserimento di alcune parole in giapponese (come le giocatrici che dicono: "I… Ni; i… ni" invece di "Un… due; un… due"), ma mi paiono dettagli non rilevanti nell'ambito di un lavoro complessivamente ottimo.
La madre di Jenny che ad un certo punto risponde al telefono e dice "Pronto, qui casa Hiromi!" fa un po' sorridere chi ha letto il manga originale, ma passa inosservato a coloro che non conoscono i nomi originali. I quali non baderanno nemmeno a come sia stata modificata la traduzione di una frase scritta su un certo quaderno (ovviamente per non spoilerare non specificherò le circostanze né tantomeno chi ha scritto tale frase), resa con un generico "Devi vincere!" e che in realtà è la frase che dà il titolo al manga, "Punta all'ace!", riferendosi quindi a un qualcosa, l'ace, che ha un significato ben preciso nel tennis.
Più grave è a mio avviso un errore di cui mi sono accorta solo dopo una mia visione molto più recente del film, perché si tratta di un errore che un bambino non può certo notare: mi riferisco all'invenzione di una "leucemia del midollo spinale"… Insomma, mica esiste la leucemia del midollo spinale! Ma pazienza, dato che da quanto ho potuto constatare confondere il midollo spinale ed il midollo osseo è un errore abbastanza ricorrente in traduzioni da varie lingue, anche in serie ambientate in ambiente medico come "Dottor House": come non tollerarlo in una storia il cui tema principale è lo sport? Anche se sarebbe bastato non voler tentare di tradurre parola per parola per evitarlo: leucemia sarebbe bastato, per non dire che sarebbe stato il termine più corretto…
Il character design è di Akio Sugino, che ha curato questo aspetto anche della prima serie TV e degli OAV: anche se il mio preferito resta Shingo Araki, devo dire che anche questo stile non mi dispiace affatto!
La sceneggiatura ha modificato diverse cose rispetto alla serie animata: ovviamente per raccontare tutta la prima serie in meno di mezz'ora sono stati necessari molti tagli, dei quali hanno risentito alcuni personaggi, come Kyoko Otowa (Evelyn nell'anime), a proposito della quale nella serie animata non solo vengono spiegate le motivazioni per cui Jin l'ha esclusa (a parte la questione del talento di Jenny), ma viene anche mostrata una certa evoluzione del personaggio dovuta a un particolare evento di cui ella è protagonista: il tutto nel film manca, e Otowa è ridotta a poco più che una comparsa, che pronuncia pochissime battute.
Oltre a lei anche Reika spicca un po' meno, mentre la storia si incentra praticamente solo su Jenny, Jin e Todo, con un minimo di risalto lasciato solo ai personaggi più vicini rispettivamente a Jenny e al suo allenatore, ovvero Maki, la migliore amica di Jenny, che resta l'unica a starle vicino in un momento così difficile in cui tutte le compagne si accaniscono contro di lei (cosa che nel film è molto attenuata, ma che si rivela ben più seria nell'anime, in cui ricordo una scena in cui la poverina si ferisce un piede con una puntina da disegno che qualcuno le aveva messo di proposito in una scarpa!), e Ranko, sorellastra per parte di padre di Jin, a lui molto affezionata (il cui rapporto con il fratellastro è un tantino più equivoco nel manga, dato che Ranko sembrerebbe addirittura infatuata di lui).
Come ogni storia in tema sportivo che si rispetti gli allenamenti e la crescita di Jenny come tennista sovrastano nettamente la componente amorosa, tuttavia quelle poche scene mi sono parse adeguatamente incisive da non far risentire troppo di ciò.
Le musiche sono state affidate a Kouji Makaino: l'adattamento italiano ha mantenuto la opening e la ending originali, rispettivamente "Mabushii Kitesu" e "Harukana Yume" (quest'ultima inserita curiosamente all'interno del film, cantata da Jenny stessa), ed entrambe mi sono piaciute. Come pure mi è piaciuta molto la colonna sonora, a proposito della quale mi pare doverosa una precisazione: gli amanti del genere non possono non notare immediatamente la presenza di alcuni temi musicali già sentiti nella meravigliosa serie animata di "Lady Oscar": dato che in Italia abbiamo avuto modo di vedere quella serie molto prima del film di Jenny si potrebbe pensare che in quest'ultimo vi sia stato un piccolo "riciclaggio"; in realtà è il contrario, dato che il film è del 1979, mentre la serie animata di "Lady Oscar" è stata realizzata fra l'ottobre del 1979 e il settembre dell'anno successivo! Ma dato che il compositore è lo stesso non possiamo parlare di plagio, e dopotutto tali temi musicali si adattano bene al contesto di entrambe le produzioni.
Il regista è il compianto Osamu Dezaki, che ha diretto magnificamente molte serie animate, come "Lady Oscar", "Rocky Joe" ("Ashita no Joe") e "Caro fratello" ("Onisama e"), oltre vari lungometraggi, fra cui "Black Jack - La sindrome di Moira" e alcuni film su Lupin. In "Jenny la tennista - Il film" ritroviamo alcune caratteristiche del suo stile, come l'ampio uso di inquadrature oblique e angolate dal basso, l'uso di fermi immagine su disegni particolarmente curati (inseriti per dare maggior risalto a determinate espressioni dei personaggi) e lo spit-screen (ovvero lo schermo diviso), che si presta nel contesto non solo al classico uso nelle telefonate ma anche e soprattutto nel corso delle partite di tennis: il risultato dell'associazione di questi espedienti con le musiche di Makaino è magnifico.
Cos'altro potrei aggiungere, dunque? "Jenny la tennista - Il film" mostra tutte le caratteristiche dell'epoca in cui è stato realizzato, ma ne mostra sicuramente tutti i lati positivi. E' una storia di sport, ma anche una storia di amicizia e di amore, non priva di momenti intensi e commoventi. Chi conosce il manga e/o l'anime sa che quel finale non è altro che il preludio a un nuovo fondamentale arco narrativo delle vicende che hanno come protagonista Jenny, ma è anche vero che quel finale anche da solo è perfettamente godibile, perché reso in modo tale da andare benissimo come un finale semi-aperto che si presta ottimamente alla libera interpretazione dello spettatore e che non necessariamente richiede un seguito, quello che ci è stato dato nel manga o qualsiasi altro.
Insomma, è un film che consiglio caldamente a tutti: innanzitutto alla generazione cresciuta negli anni'70-'80, che lo apprezzerà maggiormente, ma anche ai più giovani, che, sebbene abituati a uno stile più moderno, potranno, superata la ritrosia iniziale di fronte a un prodotto palesemente "vecchio", godere anch'essi degli aspetti positivi che ho citato.
Voto globale: 10