Una lettera per Momo
È un film in stile anime unico e semplice, ma che nella sua semplicità contiene messaggi e insegnamenti grandi e significativi.
La trama nella sua semplicità e nel suo legame con la vita quotidiana di una ragazza normale esprime un ventaglio di emozioni, sentimenti, stati d'animo e mentali variegati e profondi.
La grafica è molto realistica, quasi a voler sottolineare ed enfatizzare il legame con la natura reale della vicenda.
La presenza degli spiriti crea un equilibrio perfetto tra il fantastico e il reale, e dà vitalità, allegria, gioia alla protagonista, la quale è costretta, in un certo senso, a vivere una vita monotona e ripetitiva, e che, nonostante all'inizio faccia fatica a sopportare la presenza degli spiriti, riesce a poco a poco a instaurare un legame profondo e sincero che la porterà anche a ritrovare il coraggio e la fiducia in sé, per fare ciò che è giusto nel momento più critico della sua nuova vita.
La musica è molto semplice e pulita, come a voler dichiarare la pace che regna sull'isola dove la trama è ambientata e in simbiosi con la semplicità della trama.
I personaggi sono buffi, soprattutto gli spiriti, hanno una personalità nella norma e vivono la loro quotidianità senza particolari eventi che li disturbino.
I messaggi trasmessi sono importanti: trovare la fiducia e il coraggio dentro di sé e non credere mai che quelli che abbiamo amato e che ci hanno amati ci hanno lasciati e dimenticati, e che spetta a noi cercarli e ritrovarli.
La trama nella sua semplicità e nel suo legame con la vita quotidiana di una ragazza normale esprime un ventaglio di emozioni, sentimenti, stati d'animo e mentali variegati e profondi.
La grafica è molto realistica, quasi a voler sottolineare ed enfatizzare il legame con la natura reale della vicenda.
La presenza degli spiriti crea un equilibrio perfetto tra il fantastico e il reale, e dà vitalità, allegria, gioia alla protagonista, la quale è costretta, in un certo senso, a vivere una vita monotona e ripetitiva, e che, nonostante all'inizio faccia fatica a sopportare la presenza degli spiriti, riesce a poco a poco a instaurare un legame profondo e sincero che la porterà anche a ritrovare il coraggio e la fiducia in sé, per fare ciò che è giusto nel momento più critico della sua nuova vita.
La musica è molto semplice e pulita, come a voler dichiarare la pace che regna sull'isola dove la trama è ambientata e in simbiosi con la semplicità della trama.
I personaggi sono buffi, soprattutto gli spiriti, hanno una personalità nella norma e vivono la loro quotidianità senza particolari eventi che li disturbino.
I messaggi trasmessi sono importanti: trovare la fiducia e il coraggio dentro di sé e non credere mai che quelli che abbiamo amato e che ci hanno amati ci hanno lasciati e dimenticati, e che spetta a noi cercarli e ritrovarli.
Questo film racchiude tanto in sé... alla larga i fan degli action movie con CG abbondante e trama di facile comprensione!
"Una lettera per Momo" è sì semplice, ma è quella semplicità che nasconde un mondo dentro, il mondo delle emozioni. "Una lettera per Momo" è ricco di momenti essenziali, di silenzi assordanti in cui la protagonista dialoga con sé stessa, con i sensi di colpa, con l'inquietudine di chi ha perso l'occasione di dare e darsi conforto. Momo ha bisogno di agire e di comunicare col mondo ma non lo sa fare; imparerà quando la vita le farà rischiare di perdere anche la madre. È un percorso che la porterà a crescere, anche grazie ai tre demoni che hanno un ruolo da comprimari, ma rendono nel dare un taglio più leggero e comico all'introspezione della ragazza.
Il comparto tecnico è sublime, la regia da 10, con inquadrature e tagli fotografici di altissimo livello.
Il chara dei personaggi e le espressioni facciali sono ben caratterizzate. I fondali e le scenografie sono prodotti da disegni colorati a tempera.
Il comparto musicale è di buon livello, ad accompagnare i momenti di silenzio.
È un gran bel prodotto. Forse, a tratti, la narrazione perde un po' di mordente e sembra trascinarsi.
"Una lettera per Momo" è sì semplice, ma è quella semplicità che nasconde un mondo dentro, il mondo delle emozioni. "Una lettera per Momo" è ricco di momenti essenziali, di silenzi assordanti in cui la protagonista dialoga con sé stessa, con i sensi di colpa, con l'inquietudine di chi ha perso l'occasione di dare e darsi conforto. Momo ha bisogno di agire e di comunicare col mondo ma non lo sa fare; imparerà quando la vita le farà rischiare di perdere anche la madre. È un percorso che la porterà a crescere, anche grazie ai tre demoni che hanno un ruolo da comprimari, ma rendono nel dare un taglio più leggero e comico all'introspezione della ragazza.
Il comparto tecnico è sublime, la regia da 10, con inquadrature e tagli fotografici di altissimo livello.
Il chara dei personaggi e le espressioni facciali sono ben caratterizzate. I fondali e le scenografie sono prodotti da disegni colorati a tempera.
Il comparto musicale è di buon livello, ad accompagnare i momenti di silenzio.
È un gran bel prodotto. Forse, a tratti, la narrazione perde un po' di mordente e sembra trascinarsi.
Cara Momo... inizia così la nuova fatica di Hiroyuki Okiura, con la giovane protagonista che rilegge per l'ennesima volta una lettera incompiuta lasciatale dal defunto padre, mentre, assieme alla madre, si trasferisce nella sperduta isola di Shio, nel mare interno di Seto. Strappata dai luoghi metropolitani a lei familiari, la ragazza viene catapultata in un mondo che sembra rimasto indietro nel tempo di cinquant'anni. Ancora frastornata dalla recente perdita, si muove con aria quasi apatica, facendo fatica a relazionarsi con gli altri, questo almeno finché non succede qualcosa di strano. All'inizio è solo una sensazione, ma le cose peggiorano sempre di più e, come in una favola dei tempi andati, si ritrova ad avere a che fare con tre demoni che sono venuti ad abitare nella sua soffitta.
Okiura pesca a piene mani dal folklore nipponico, facendo letteralmente uscire dalle pagine di un vecchio libro illustrato queste tre strampalate figure che iniziano a scombussolare la vita di Momo. Ma questo è solo un pretesto. L'autore vuole raccontare la storia di una perdita, segnata dal rimpianto per delle parole dette con rabbia, e del viaggio, più metaforico che reale, che compie la protagonista per accettare il senso di vuoto lasciato dalla scomparsa del padre. Ma il racconto parla anche di come le persone possono reagire a una perdita come questa. Mentre Momo si comporta in maniera apatica, isolandosi da chi le sta vicino e rimpiangendo la sua vecchia casa, sua madre Ikuko cerca di ricominciare una nuova vita, tenendosi così impegnata che finisce per trascurare persino sua figlia.
La narrazione inizia in maniera lenta e, seguendo i cambi di umore di Momo, aumenta gradualmente il ritmo fino al finale, caratterizzato da una vena drammatica, che segna il ricongiungimento tra madre e figlia dopo il lutto che ha sconvolto le loro vite. La storia è un po' lineare, ma funzionale al racconto... però gli manca qualcosa. I personaggi sembrano piatti, quasi stereotipati, la protagonista soprattutto sembra recitare un ruolo già visto, mentre i mostri sono poco più di una macchietta, cosa che sulle prima fa ridere, ma a lungo andare tende a stancare. Sembrano solo un pretesto per smuovere Momo dalla sua apatia e, tranne per il finale, non fanno altro che combinare guai.
Il racconto in sé poi non è così originale e ricorda fin troppo alcuni lavori dello studio Ghibli, con la protagonista che si trasferisce in un paesino rurale per superare un momento difficile e riscopre la gioia di vivere grazie a un aiuto soprannaturale. Da quello che ho letto, il regista ha impiegato ben sette anni a pianificare la trama, scrivere il copione e disegnare gli storyboard... ma il risultato finale non è che sia dei più brillanti. Non fraintendetemi, non è un brutto film, anzi è molto bello e le quasi due ore di visione scorrono via che è un piacere; ma dal regista di "Jin-Roh" mi aspettavo molto di più (va beh che in quel caso la sceneggiatura era di Oshii). Sembra che Okiura prenda fin troppo spunto dai lavori di Miyazaki e soci, perdendoci però in originalità.
Per quello che riguarda il lato tecnico la pellicola può vantare animazioni di altissimo livello, con un character design che punta molto sulle espressioni facciali dei protagonisti e dei fondali assolutamente spettacolari, che riescono a rendere in maniera molto realistica il paesino rurale in cui sono ambientate le vicende. Per contro le musiche non spiccano particolarmente dal contesto. Il doppiaggio italiano invece è davvero ben fatto, con un'ottima resa delle voci e delle belle interpretazioni. Tirando le somme, si tratta di un bel lungometraggio, come non se ne vedevano da molto tempo, che però non riesce a soddisfare appieno le aspettative che hanno anticipato la sua uscita.
Okiura pesca a piene mani dal folklore nipponico, facendo letteralmente uscire dalle pagine di un vecchio libro illustrato queste tre strampalate figure che iniziano a scombussolare la vita di Momo. Ma questo è solo un pretesto. L'autore vuole raccontare la storia di una perdita, segnata dal rimpianto per delle parole dette con rabbia, e del viaggio, più metaforico che reale, che compie la protagonista per accettare il senso di vuoto lasciato dalla scomparsa del padre. Ma il racconto parla anche di come le persone possono reagire a una perdita come questa. Mentre Momo si comporta in maniera apatica, isolandosi da chi le sta vicino e rimpiangendo la sua vecchia casa, sua madre Ikuko cerca di ricominciare una nuova vita, tenendosi così impegnata che finisce per trascurare persino sua figlia.
La narrazione inizia in maniera lenta e, seguendo i cambi di umore di Momo, aumenta gradualmente il ritmo fino al finale, caratterizzato da una vena drammatica, che segna il ricongiungimento tra madre e figlia dopo il lutto che ha sconvolto le loro vite. La storia è un po' lineare, ma funzionale al racconto... però gli manca qualcosa. I personaggi sembrano piatti, quasi stereotipati, la protagonista soprattutto sembra recitare un ruolo già visto, mentre i mostri sono poco più di una macchietta, cosa che sulle prima fa ridere, ma a lungo andare tende a stancare. Sembrano solo un pretesto per smuovere Momo dalla sua apatia e, tranne per il finale, non fanno altro che combinare guai.
Il racconto in sé poi non è così originale e ricorda fin troppo alcuni lavori dello studio Ghibli, con la protagonista che si trasferisce in un paesino rurale per superare un momento difficile e riscopre la gioia di vivere grazie a un aiuto soprannaturale. Da quello che ho letto, il regista ha impiegato ben sette anni a pianificare la trama, scrivere il copione e disegnare gli storyboard... ma il risultato finale non è che sia dei più brillanti. Non fraintendetemi, non è un brutto film, anzi è molto bello e le quasi due ore di visione scorrono via che è un piacere; ma dal regista di "Jin-Roh" mi aspettavo molto di più (va beh che in quel caso la sceneggiatura era di Oshii). Sembra che Okiura prenda fin troppo spunto dai lavori di Miyazaki e soci, perdendoci però in originalità.
Per quello che riguarda il lato tecnico la pellicola può vantare animazioni di altissimo livello, con un character design che punta molto sulle espressioni facciali dei protagonisti e dei fondali assolutamente spettacolari, che riescono a rendere in maniera molto realistica il paesino rurale in cui sono ambientate le vicende. Per contro le musiche non spiccano particolarmente dal contesto. Il doppiaggio italiano invece è davvero ben fatto, con un'ottima resa delle voci e delle belle interpretazioni. Tirando le somme, si tratta di un bel lungometraggio, come non se ne vedevano da molto tempo, che però non riesce a soddisfare appieno le aspettative che hanno anticipato la sua uscita.
"Una Lettera per Momo" è un film cinematografico della durata di 120 minuti, realizzato nel 2011 da Hiroyuki Okiura, famoso per essere il regista di "Jin-Roh: Uomini e lupi".
La storia racconta di Momo Miyaura, una giovane e timida ragazzina che a causa dell'improvvisa morte del padre si trasferisce, insieme alla madre, su una piccola e tranquilla isola, con lo scopo di iniziare una nuova vita. Momo tuttavia non è affatto contenta di abbandonare la città e, non appena giunge nella sua nuova abitazione, attorno a lei iniziano a succedere strani eventi soprannaturali e misteriosi.
La trama è semplice, si sviluppa ottimamente e sempre con i tempi giusti. Inizialmente la narrazione potrebbe risultare un po' lenta, ma questa si rivela una scelta necessaria per coinvolgere adeguatamente lo spettatore. I personaggi sono pochi e splendidamente caratterizzati, protagonista al primissimo posto. Momo, dopo la perdita del padre, e a causa anche di un brusco litigio avvenuto poche ore prima del tragico evento, si chiude in sé stessa e perde la voglia di socializzare e di aprirsi alle altre persone, convincendosi che soffrire in solitudine sia la cosa più giusta da fare. E' proprio da questo suo senso di colpa che l'autore trae l'ispirazione necessaria per sviluppare a dovere la storia, proponendo un perfetto mix di drammaticità e comicità. La prima parte del film si concentra sull'introduzione dei tre simpatici guardiani, premurandosi di presentarli a dovere, e riuscendo in questo modo a divertire lo spettatore senza annoiarlo. La seconda parte è ovviamente più triste e drammatica, essa si concentra sulla risoluzione del problema di Momo nei confronti del padre; nonostante le atmosfere siano quelle giuste, ho trovato il tutto un po' forzato.
Tecnicamente, un ottimo lavoro sotto ogni punto di vista. Il design dei personaggi è simpatico e dai tratti semplici e delicati, le ambientazioni sono varie, dettagliate e suggestive, e le animazioni fluide e scorrevoli. Anche il comparto sonoro si difende bene, proponendo delle ottime OST e un doppiaggio più che adeguato (parlo di quello italiano).
Il finale è emozionante e conclude degnamente l'opera, elevandola, al di là delle forzature, a un livello superiore.
"Una Lettera per Momo" è un film divertente, simpatico, ma allo stesso tempo triste e malinconico, che propone delle riflessioni interessanti e alla portata di tutti. Non stiamo certamente parlando di un capolavoro, ma consiglio vivamente di dare una possibilità a quest'opera, che oltre a tutte le qualità già citate in precedenza, racchiude in sé anche una buona dose di folclore e di mitologia tipica giapponese.
La storia racconta di Momo Miyaura, una giovane e timida ragazzina che a causa dell'improvvisa morte del padre si trasferisce, insieme alla madre, su una piccola e tranquilla isola, con lo scopo di iniziare una nuova vita. Momo tuttavia non è affatto contenta di abbandonare la città e, non appena giunge nella sua nuova abitazione, attorno a lei iniziano a succedere strani eventi soprannaturali e misteriosi.
La trama è semplice, si sviluppa ottimamente e sempre con i tempi giusti. Inizialmente la narrazione potrebbe risultare un po' lenta, ma questa si rivela una scelta necessaria per coinvolgere adeguatamente lo spettatore. I personaggi sono pochi e splendidamente caratterizzati, protagonista al primissimo posto. Momo, dopo la perdita del padre, e a causa anche di un brusco litigio avvenuto poche ore prima del tragico evento, si chiude in sé stessa e perde la voglia di socializzare e di aprirsi alle altre persone, convincendosi che soffrire in solitudine sia la cosa più giusta da fare. E' proprio da questo suo senso di colpa che l'autore trae l'ispirazione necessaria per sviluppare a dovere la storia, proponendo un perfetto mix di drammaticità e comicità. La prima parte del film si concentra sull'introduzione dei tre simpatici guardiani, premurandosi di presentarli a dovere, e riuscendo in questo modo a divertire lo spettatore senza annoiarlo. La seconda parte è ovviamente più triste e drammatica, essa si concentra sulla risoluzione del problema di Momo nei confronti del padre; nonostante le atmosfere siano quelle giuste, ho trovato il tutto un po' forzato.
Tecnicamente, un ottimo lavoro sotto ogni punto di vista. Il design dei personaggi è simpatico e dai tratti semplici e delicati, le ambientazioni sono varie, dettagliate e suggestive, e le animazioni fluide e scorrevoli. Anche il comparto sonoro si difende bene, proponendo delle ottime OST e un doppiaggio più che adeguato (parlo di quello italiano).
Il finale è emozionante e conclude degnamente l'opera, elevandola, al di là delle forzature, a un livello superiore.
"Una Lettera per Momo" è un film divertente, simpatico, ma allo stesso tempo triste e malinconico, che propone delle riflessioni interessanti e alla portata di tutti. Non stiamo certamente parlando di un capolavoro, ma consiglio vivamente di dare una possibilità a quest'opera, che oltre a tutte le qualità già citate in precedenza, racchiude in sé anche una buona dose di folclore e di mitologia tipica giapponese.
Sono passati ben tredici anni da quel capolavoro di "Jin-Roh: Uomini e Lupi", quando finalmente Hiroyuki Okiura ha deciso di interrompere la sua pausa dalla regia di un film per realizzare "Una Lettera per Momo". Ci si ritrova innanzi a un film molto più personale rispetto alla precedente pellicola, visto che la mano di Mamoru Oshii era ben evidente, mentre con quest'opera Okiura riversa tutto sé stesso, curandone anche il soggetto, la sceneggiatura, il character design e lo storyboard. Il regista con questa pellicola doveva dimostrare agli scettici che l'opera precedente fosse di notevole spessore anche per via del suo talento registico e non solo per l'apporto determinante di Oshii. Il film, uscito nelle sale Giapponesi a inizio del 2012, è stato portato nel nostro Paese dalla Dynit, che si interessa sempre più pellicole d'animazione cinematografiche.
La storia è di una semplicità estrema: Momo Miyaura è una timida ragazzina di undici anni che ha da poco perso il padre, con il quale aveva litigato prima del tragico evento. Tutto ciò che le resta del defunto genitore è una lettera incompiuta le cui uniche parole sono "Cara Momo". La ragazza, trasferitasi con la madre in una nuova casa nell'isola di Shio per ricominciare una nuova vita, trova in soffitta un libro antico e improvvisamente intorno a lei cominciano a succedere strani eventi di natura soprannaturale.
Nonostante una costante per tutta la durata della pellicola sia un'atmosfera malinconica, ci si ritrova innanzi a un'opera molto più solare e allegra rispetto alla cupezza che permeava il precedente film del regista. Okiura, pur infondendo nella pellicola alcuni elementi tipici del suo stile, decide di distaccarsi nettamente dai film pessimistici e tristi in cui non solo aveva lavorato come regista, ma anche come direttore dell'animazione. Il regista decide di mettere in scena il conflitto tra genitori e figli, toccando il tema in modo apparentemente leggero, ma al contempo incisivo e schietto.
Momo è una ragazzina che a soli undici anni ha perso qualunque parvenza di felicità, chiudendosi in una totale, quanto dolorosa, solitudine interiore. La ragazza rifiuta ogni tentativo di socializzare e di creare un benché minimo legame con qualcuno, trattando tutte le persone che la circondano in modo freddo, poiché egoisticamente crede che sia solo lei a soffrire della perdita del padre, con il quale non potrà mai più scusarsi del pesante litigio avvenuto prima che morisse. Ikuku, madre di Momo, cerca con sorrisi forzati di far sì che non sia successo niente, portandosi l'intero dolore sulle proprie spalle, non conscia che in questo modo attira su di sé l'odio della figlia, con la quale avrà numerose discussioni e litigi.
Una storia molto delicata quanto al contempo leggera, ma capace comunque di veicolare un messaggio molto maturo, nonostante il target di riferimento per stessa ammissione del regista siano i bambini. Nonostante l'impostazione da slice of life per quasi tutta la durata del film (circa due ore), Okiura ha l'idea di inserire un elemento fantastico, tramite le figure dei tre demoni che hanno il compito di vigilare su Momo e Ikuku, nell'attesa che il padre della ragazza possa raggiungere l'aldilà per provvedervi personalmente. Grazie a questi simpatici mostri, avremo modo di scoprire il lato più solare e positivo di Momo, anche grazie a qualche siparietto comico divertente.
Nonostante "Una Lettera per Momo" sia un prodotto semplice e leggero, ci sono voluti ben sette anni per realizzarlo. La forza del film non risiede assolutamente nella trama (alla stesura della quale, se Okiura ci avrà dedicato un paio di giorni è già tanto), ma nell'uso sapiente ed efficace della regia. Un occhio esperto noterà subito come nell'intera pellicola non vi sia una sola inquadratura buttata via, ma tutte quante hanno una ragion d'essere, così che il cinefilo possa percepire come Okiura abbia dedicato giorni interi prima di preparare una singola scena.
Il marchio di fabbrica dell'autore lo si riconosce nei primi piani dove si focalizza sulla testa abbassata di Momo, la quale, con i suoi occhi strabici e persi nel vuoto, sembra essere alla ricerca di una risposta che non riesce a trovare. Chi non si interessa di queste sottigliezze cinematografiche potrà comunque essere ammaliato per tutte le due ore di film dalle splendide animazioni, nonché dallo splendido comparto grafico, semplice, ma pulsante freschezza da ogni poro, accompagnato dai magnifici quanto dettagliati fondali dell'isola di Shio con tutti i suoi elementi moderni (supermarket zeppi di roba e ponti) e rurali (le case e le coltivazioni sulla collina). Da segnalare inoltre la fotografia di Tanaka, che vira su colori crepuscolari tendenti al giallo ocra e all'arancione chiaro, nel sottolineare il triste stato d'animo di Momo, per poi virare nel lieto finale su colori più luminosi.
Tirando le somme, "Una Lettera per Momo" risulta un fulgido esempio di come fare un film d'autore senza che esso sfoci nel "tre persone in una stanza che parlano dell'esistenza, la vita e la società" (i film di Oshii per esempio), che tanto sono idolatrati da gran parte della critica stagionata, ancora imperante al giorno d'oggi. Un'opera leggera, semplice, fresca, non originale certo, ma che risulta di sicuro ben narrata, con un ritmo molto sostenuto che ben si confà ai luoghi in cui è ambientata la storia.
Il film non è perfetto, visto qualche calo di continuità nella seconda parte del film, un paio di raccordi di montaggio per niente convincenti e soprattutto i dieci minuti sulla collina, girati con una regia da manuale, ma risultanti dei veri e propri filler inutili all'interno della pellicola, oltre che mostrare una povertà di idee su piano realizzativo. In sostanza, Okiura confeziona un lungometraggio fruibile da tutte le tipologie di spettatori, ad appannaggio anche di coloro che provano avversione verso il cinema d'autore.
La storia è di una semplicità estrema: Momo Miyaura è una timida ragazzina di undici anni che ha da poco perso il padre, con il quale aveva litigato prima del tragico evento. Tutto ciò che le resta del defunto genitore è una lettera incompiuta le cui uniche parole sono "Cara Momo". La ragazza, trasferitasi con la madre in una nuova casa nell'isola di Shio per ricominciare una nuova vita, trova in soffitta un libro antico e improvvisamente intorno a lei cominciano a succedere strani eventi di natura soprannaturale.
Nonostante una costante per tutta la durata della pellicola sia un'atmosfera malinconica, ci si ritrova innanzi a un'opera molto più solare e allegra rispetto alla cupezza che permeava il precedente film del regista. Okiura, pur infondendo nella pellicola alcuni elementi tipici del suo stile, decide di distaccarsi nettamente dai film pessimistici e tristi in cui non solo aveva lavorato come regista, ma anche come direttore dell'animazione. Il regista decide di mettere in scena il conflitto tra genitori e figli, toccando il tema in modo apparentemente leggero, ma al contempo incisivo e schietto.
Momo è una ragazzina che a soli undici anni ha perso qualunque parvenza di felicità, chiudendosi in una totale, quanto dolorosa, solitudine interiore. La ragazza rifiuta ogni tentativo di socializzare e di creare un benché minimo legame con qualcuno, trattando tutte le persone che la circondano in modo freddo, poiché egoisticamente crede che sia solo lei a soffrire della perdita del padre, con il quale non potrà mai più scusarsi del pesante litigio avvenuto prima che morisse. Ikuku, madre di Momo, cerca con sorrisi forzati di far sì che non sia successo niente, portandosi l'intero dolore sulle proprie spalle, non conscia che in questo modo attira su di sé l'odio della figlia, con la quale avrà numerose discussioni e litigi.
Una storia molto delicata quanto al contempo leggera, ma capace comunque di veicolare un messaggio molto maturo, nonostante il target di riferimento per stessa ammissione del regista siano i bambini. Nonostante l'impostazione da slice of life per quasi tutta la durata del film (circa due ore), Okiura ha l'idea di inserire un elemento fantastico, tramite le figure dei tre demoni che hanno il compito di vigilare su Momo e Ikuku, nell'attesa che il padre della ragazza possa raggiungere l'aldilà per provvedervi personalmente. Grazie a questi simpatici mostri, avremo modo di scoprire il lato più solare e positivo di Momo, anche grazie a qualche siparietto comico divertente.
Nonostante "Una Lettera per Momo" sia un prodotto semplice e leggero, ci sono voluti ben sette anni per realizzarlo. La forza del film non risiede assolutamente nella trama (alla stesura della quale, se Okiura ci avrà dedicato un paio di giorni è già tanto), ma nell'uso sapiente ed efficace della regia. Un occhio esperto noterà subito come nell'intera pellicola non vi sia una sola inquadratura buttata via, ma tutte quante hanno una ragion d'essere, così che il cinefilo possa percepire come Okiura abbia dedicato giorni interi prima di preparare una singola scena.
Il marchio di fabbrica dell'autore lo si riconosce nei primi piani dove si focalizza sulla testa abbassata di Momo, la quale, con i suoi occhi strabici e persi nel vuoto, sembra essere alla ricerca di una risposta che non riesce a trovare. Chi non si interessa di queste sottigliezze cinematografiche potrà comunque essere ammaliato per tutte le due ore di film dalle splendide animazioni, nonché dallo splendido comparto grafico, semplice, ma pulsante freschezza da ogni poro, accompagnato dai magnifici quanto dettagliati fondali dell'isola di Shio con tutti i suoi elementi moderni (supermarket zeppi di roba e ponti) e rurali (le case e le coltivazioni sulla collina). Da segnalare inoltre la fotografia di Tanaka, che vira su colori crepuscolari tendenti al giallo ocra e all'arancione chiaro, nel sottolineare il triste stato d'animo di Momo, per poi virare nel lieto finale su colori più luminosi.
Tirando le somme, "Una Lettera per Momo" risulta un fulgido esempio di come fare un film d'autore senza che esso sfoci nel "tre persone in una stanza che parlano dell'esistenza, la vita e la società" (i film di Oshii per esempio), che tanto sono idolatrati da gran parte della critica stagionata, ancora imperante al giorno d'oggi. Un'opera leggera, semplice, fresca, non originale certo, ma che risulta di sicuro ben narrata, con un ritmo molto sostenuto che ben si confà ai luoghi in cui è ambientata la storia.
Il film non è perfetto, visto qualche calo di continuità nella seconda parte del film, un paio di raccordi di montaggio per niente convincenti e soprattutto i dieci minuti sulla collina, girati con una regia da manuale, ma risultanti dei veri e propri filler inutili all'interno della pellicola, oltre che mostrare una povertà di idee su piano realizzativo. In sostanza, Okiura confeziona un lungometraggio fruibile da tutte le tipologie di spettatori, ad appannaggio anche di coloro che provano avversione verso il cinema d'autore.
"Una Lettera per Momo" è l'anime "che ti aspetti e guai se non fosse così"! Già, perché fin da quando l'ho ordinato a scatola chiusa sapevo quali sarebbero dovuti essere i connotati di questo lungometraggio, e la lieta sorpresa è che li ho ritrovati tutti e si possono riassumere in una parola: brillante. E lo è senza dubbio alcuno!
Ironico, ma spesso introspettivo, riesce a non scadere nel banale trattando il delicato e un po' inflazionato tema dell'abbandono, del distacco, del rammarico. L'autore colpisce nel segno e sa cogliere il dramma interiore senza pesare sullo spettatore, pur lasciandogli il diritto di riflettere e a tratti di commuoversi. Ci si immedesima in Momo con estrema semplicità: proviamo i suoi stessi brividi, il suo stesso stupore, la sua stessa nostalgia. Senza indugio, nonostante le difficoltà, insieme a lei troviamo la strada che porta alla soluzione del problema, sfociando nello stupore e nella magnificenza dell'epilogo. Assistiamo in maniera paradossalmente naturale a una commistione tra il mondo onirico e quello terreno, in un'esplosione di colori e suoni, come non ne vedevo da anni in un lungometraggio.
E fino ad ora non ho trattato l'aspetto tecnico: al di là dell'ottima edizione della Dynit, che propone un prodotto di altissimo valore, è bene mettere in risalto la qualità con la quale questo anime è stato creato e curato. Un chara più che convincente e un dettaglio delle ambientazioni che ormai non dovrebbe fare più notizia, ma che voglio sottolineare comunque. La fotografia è eccellente, con una resa quasi "sensuale".
Concludo con una considerazione che ho fatto tra me e me quando ho spento il lettore blu-ray e il televisore: "E' questo che dei classici Ghibli mi manca tanto!" Magia, fantasy, atmosfera, natura, sentimenti, gioia e dolore sono tutti tratti indiscutibilmente "Ghibli", peccato che a farla da padrone questa volta è un ottimo Hiroyuki Okiura in veste di "one man show", che riesce a spazzare via l'ultimo e stanco Studio Ghibli senza troppa fatica (in apparenza).
Per questi motivi, e per tutti quelli che non mi sono venuti in mente, per me il "minimo sindacale" di quest'anime è l'eccellenza, per cui senza paura do un 10.
Ironico, ma spesso introspettivo, riesce a non scadere nel banale trattando il delicato e un po' inflazionato tema dell'abbandono, del distacco, del rammarico. L'autore colpisce nel segno e sa cogliere il dramma interiore senza pesare sullo spettatore, pur lasciandogli il diritto di riflettere e a tratti di commuoversi. Ci si immedesima in Momo con estrema semplicità: proviamo i suoi stessi brividi, il suo stesso stupore, la sua stessa nostalgia. Senza indugio, nonostante le difficoltà, insieme a lei troviamo la strada che porta alla soluzione del problema, sfociando nello stupore e nella magnificenza dell'epilogo. Assistiamo in maniera paradossalmente naturale a una commistione tra il mondo onirico e quello terreno, in un'esplosione di colori e suoni, come non ne vedevo da anni in un lungometraggio.
E fino ad ora non ho trattato l'aspetto tecnico: al di là dell'ottima edizione della Dynit, che propone un prodotto di altissimo valore, è bene mettere in risalto la qualità con la quale questo anime è stato creato e curato. Un chara più che convincente e un dettaglio delle ambientazioni che ormai non dovrebbe fare più notizia, ma che voglio sottolineare comunque. La fotografia è eccellente, con una resa quasi "sensuale".
Concludo con una considerazione che ho fatto tra me e me quando ho spento il lettore blu-ray e il televisore: "E' questo che dei classici Ghibli mi manca tanto!" Magia, fantasy, atmosfera, natura, sentimenti, gioia e dolore sono tutti tratti indiscutibilmente "Ghibli", peccato che a farla da padrone questa volta è un ottimo Hiroyuki Okiura in veste di "one man show", che riesce a spazzare via l'ultimo e stanco Studio Ghibli senza troppa fatica (in apparenza).
Per questi motivi, e per tutti quelli che non mi sono venuti in mente, per me il "minimo sindacale" di quest'anime è l'eccellenza, per cui senza paura do un 10.
"Una lettera per Momo" è un film d'animazione drammatico di Hiroyuki Okiura del 2011.
Momo, protagonista del film, dopo la morte accidentale del padre, si trasferisce assieme alla mamma Ikuko nell'isola di Shio, una delle tante che si trovano nel Mare Interno tra l'isola di Honshu e Shikoku, dove la mamma di Momo ha passato gli anni della gioventù assieme al defunto marito. Qui entrambe figlia e madre cercheranno di superare il lutto ancora recente e iniziare una vita nuova. Venduta la casa di Tokyo, la loro nuova dimora sarà una casa in stile tradizionale affianco a quella degli zii di Ikuko.
L'isola di Shio vive in un armonioso e incontaminato mini ecosistema, basato sull'agricoltura, la pesca e le attività primarie, e sembra che qui il tempo si sia fermato rispetto al Giappone all'avanguardia della metropoli di Tokyo, dove inizialmente Momo vuole tornare sentendo mancare i comfort della grande città. La mamma di Momo nei primi giorni è costretta a viaggiare giornalmente verso Shikoku per un corso di aggiornamento, e così Momo trascorre le giornate in solitudine, perché anche se conosce Iota che la introduce agli altri ragazzi dell'isola, ha difficoltà a socializzare con loro e rimane chiusa dentro di sé, ancora presa dal rimorso di aver litigato con il padre al suo ultimo incontro con lui. E si interroga continuamente sull'ultimo lascito del padre, una lettera incompleta che le aveva lasciato nel cassetto della camera, in cui c'è scritto solo "cara Momo".
Ma le cose cambiano quando in soffitta Momo trova un libricino malandato, appartenuto al suo bisnonno, con delle storie di demoni e creature soprannaturali, perché da quel libro prenderanno vita, secondo un disegno ben preciso dei "Piani Superiori", tre demoni, Iwa, Kawa e Mame, che cambieranno la vita di Momo. I tre demoni, visibili solo alla ragazza, sono dei veri e propri scrocconi, vivono di scorribande nei campi e di ruberie di oggetti, causando un sacco di guai a Momo, che proprio non sa come tenerli a bada . Ma con il tempo riuscirà ad abituarsi a loro e saranno una spinta per andare avanti nella vita di tutti i giorni; diciamo quindi che la loro comparsa sarà funzionale a un percorso di formazione di Momo, che inizierà anche ad apprezzare la bellezza dell'isola di Shio.
I tre demoni, apparentemente dei buoni a nulla, poi si riveleranno fondamentali nel "deus ex machina" finale, secondo un espediente narrativo simile a quello usato da Miyazaki in "Totoro".
Il character design è molto particolare, con i personaggi che hanno dei volti puliti e riescono ad essere espressivi sia nei sorrisi che nel pianto, e le movenze del corpo vengono realizzate molto realisticamente. Impossibile non entrare in empatia con Momo, che cresce durante l'arco narrativo, e non commuoversi per il suo amore incondizionato nei confronti della mamma nel momento del bisogno.
Nel complesso, davvero un bellissimo film, un esplosione di colori, ricco di fondali disegnati benissimo, sia dei paesaggi dell'isola che delle architetture tradizionali del paese.
Emergono i riferimenti al folclore e alla mitologia giapponese, con tutti gli spiritelli ed esserini che governano la natura (vedi i Kodama, ad esempio). Emerge quindi anche il tema della vita agreste, del ritorno alle attività essenziali dell'uomo, che ancora possono essere decisive e sostitutive della frenesia della metropoli, e il tema di un mondo incontaminato, che dona pace, ad esempio per metabolizzare un lutto di una persona cara e ricominciare una nuova vita.
Momo, protagonista del film, dopo la morte accidentale del padre, si trasferisce assieme alla mamma Ikuko nell'isola di Shio, una delle tante che si trovano nel Mare Interno tra l'isola di Honshu e Shikoku, dove la mamma di Momo ha passato gli anni della gioventù assieme al defunto marito. Qui entrambe figlia e madre cercheranno di superare il lutto ancora recente e iniziare una vita nuova. Venduta la casa di Tokyo, la loro nuova dimora sarà una casa in stile tradizionale affianco a quella degli zii di Ikuko.
L'isola di Shio vive in un armonioso e incontaminato mini ecosistema, basato sull'agricoltura, la pesca e le attività primarie, e sembra che qui il tempo si sia fermato rispetto al Giappone all'avanguardia della metropoli di Tokyo, dove inizialmente Momo vuole tornare sentendo mancare i comfort della grande città. La mamma di Momo nei primi giorni è costretta a viaggiare giornalmente verso Shikoku per un corso di aggiornamento, e così Momo trascorre le giornate in solitudine, perché anche se conosce Iota che la introduce agli altri ragazzi dell'isola, ha difficoltà a socializzare con loro e rimane chiusa dentro di sé, ancora presa dal rimorso di aver litigato con il padre al suo ultimo incontro con lui. E si interroga continuamente sull'ultimo lascito del padre, una lettera incompleta che le aveva lasciato nel cassetto della camera, in cui c'è scritto solo "cara Momo".
Ma le cose cambiano quando in soffitta Momo trova un libricino malandato, appartenuto al suo bisnonno, con delle storie di demoni e creature soprannaturali, perché da quel libro prenderanno vita, secondo un disegno ben preciso dei "Piani Superiori", tre demoni, Iwa, Kawa e Mame, che cambieranno la vita di Momo. I tre demoni, visibili solo alla ragazza, sono dei veri e propri scrocconi, vivono di scorribande nei campi e di ruberie di oggetti, causando un sacco di guai a Momo, che proprio non sa come tenerli a bada . Ma con il tempo riuscirà ad abituarsi a loro e saranno una spinta per andare avanti nella vita di tutti i giorni; diciamo quindi che la loro comparsa sarà funzionale a un percorso di formazione di Momo, che inizierà anche ad apprezzare la bellezza dell'isola di Shio.
I tre demoni, apparentemente dei buoni a nulla, poi si riveleranno fondamentali nel "deus ex machina" finale, secondo un espediente narrativo simile a quello usato da Miyazaki in "Totoro".
Il character design è molto particolare, con i personaggi che hanno dei volti puliti e riescono ad essere espressivi sia nei sorrisi che nel pianto, e le movenze del corpo vengono realizzate molto realisticamente. Impossibile non entrare in empatia con Momo, che cresce durante l'arco narrativo, e non commuoversi per il suo amore incondizionato nei confronti della mamma nel momento del bisogno.
Nel complesso, davvero un bellissimo film, un esplosione di colori, ricco di fondali disegnati benissimo, sia dei paesaggi dell'isola che delle architetture tradizionali del paese.
Emergono i riferimenti al folclore e alla mitologia giapponese, con tutti gli spiritelli ed esserini che governano la natura (vedi i Kodama, ad esempio). Emerge quindi anche il tema della vita agreste, del ritorno alle attività essenziali dell'uomo, che ancora possono essere decisive e sostitutive della frenesia della metropoli, e il tema di un mondo incontaminato, che dona pace, ad esempio per metabolizzare un lutto di una persona cara e ricominciare una nuova vita.
"Una lettera per Momo" è uno di quei film che ti prende da subito in modo particolare, facendoti immergere sin dalla primissima sequenza nel flusso del racconto. E una volta entrati non se ne vuole più uscire!
Era da tempo che non vedevo un film così pieno di dettagli umani, riguardo le dinamiche comportamentali, espressive, relazionali. La profondità e lo spessore che mostra in ogni sequenza, tramite uno sguardo, un'espressione fugace, un gesto fisico di un personaggio, sono semplicemente da ammirare. E non stupisce che insieme a questo realismo davvero notevole troviamo un impianto narrativo così volto a scavare dietro il velo della realtà, attraverso la sovrarealtà dell'immaginazione, tanto che il film stesso diventa quasi un inno alle capacità più intime che l'uomo condivide con il mondo invisibile. E non c'è capacità più invisibile, silenziosa, creativa e immaginativa dell'Amore. E si vede come questo film che ci parla d'Amore sia stato scritto, diretto e disegnato con quell'Amore che palpita nei suoi colori, nelle sue parole, nei suoi suoni.
Grazie a tutti coloro che ci hanno lavorato, e al bravissimo regista Hiroyuki Okiura!
Era da tempo che non vedevo un film così pieno di dettagli umani, riguardo le dinamiche comportamentali, espressive, relazionali. La profondità e lo spessore che mostra in ogni sequenza, tramite uno sguardo, un'espressione fugace, un gesto fisico di un personaggio, sono semplicemente da ammirare. E non stupisce che insieme a questo realismo davvero notevole troviamo un impianto narrativo così volto a scavare dietro il velo della realtà, attraverso la sovrarealtà dell'immaginazione, tanto che il film stesso diventa quasi un inno alle capacità più intime che l'uomo condivide con il mondo invisibile. E non c'è capacità più invisibile, silenziosa, creativa e immaginativa dell'Amore. E si vede come questo film che ci parla d'Amore sia stato scritto, diretto e disegnato con quell'Amore che palpita nei suoi colori, nelle sue parole, nei suoi suoni.
Grazie a tutti coloro che ci hanno lavorato, e al bravissimo regista Hiroyuki Okiura!
"Una lettera per Momo" è un film del 2011 di Hiroyuki Okiura, già regista del noto "Jin-Roh - Uomini e lupi". Ha vinto vari premi in festival di notevole importanza. Premi, a mio parere, pienamente meritati.
La storia ha come protagonista una bambina undicenne, che, dopo la morte improvvisa del padre, si trasferisce con la madre da Tokyo nell'isola di Shio, a casa di alcuni zii della madre. Qui, inizialmente, la piccola Momo non riesce a trovarsi bene e in più vive con i sensi di colpa, poiché, l'ultima volta che aveva visto suo padre, prima della scomparsa prematura, avevano litigato animatamente. Nella nuova casa, però, Momo inizia a sentire ben presto rumori e voci strane. Scopre che sulla soffitta si rifugiano tre demoni guardiani. Molto spaventata all'inizio, con il tempo lega con i tre demoni e anche grazie a loro riesce ad ambientarsi nel nuovo paese, e riesce ad allontanare definitivamente i suoi sensi di colpa.
E' un anime ben fatto, con una sceneggiatura ben costruita e che scorre per due ore senza annoiare minimamente lo spettatore. Indubbiamente, il punto forte sono i tre demoni pasticcioni, realizzati molto bene, e che danno più ritmo e brio alla storia. Presenta una buona animazione, molto curata nei dettagli; personalmente, mi è piaciuto molto il character design.
Anche questo film è stato paragonato a quelli dello Studio Ghibli, come è inevitabile una volta che si parla di demoni e di storie con soggetti femminili come protagonisti, soprattutto se bambine o adolescenti. Mi dispiace per Hiroyuki Okiura, ma il paragone comunque non regge, questa storia realizzata con lo standard Ghibli sarebbe stata sicuramente da 10!
E' comunque un film molto bello, di cui consiglio fortemente la visione.
La storia ha come protagonista una bambina undicenne, che, dopo la morte improvvisa del padre, si trasferisce con la madre da Tokyo nell'isola di Shio, a casa di alcuni zii della madre. Qui, inizialmente, la piccola Momo non riesce a trovarsi bene e in più vive con i sensi di colpa, poiché, l'ultima volta che aveva visto suo padre, prima della scomparsa prematura, avevano litigato animatamente. Nella nuova casa, però, Momo inizia a sentire ben presto rumori e voci strane. Scopre che sulla soffitta si rifugiano tre demoni guardiani. Molto spaventata all'inizio, con il tempo lega con i tre demoni e anche grazie a loro riesce ad ambientarsi nel nuovo paese, e riesce ad allontanare definitivamente i suoi sensi di colpa.
E' un anime ben fatto, con una sceneggiatura ben costruita e che scorre per due ore senza annoiare minimamente lo spettatore. Indubbiamente, il punto forte sono i tre demoni pasticcioni, realizzati molto bene, e che danno più ritmo e brio alla storia. Presenta una buona animazione, molto curata nei dettagli; personalmente, mi è piaciuto molto il character design.
Anche questo film è stato paragonato a quelli dello Studio Ghibli, come è inevitabile una volta che si parla di demoni e di storie con soggetti femminili come protagonisti, soprattutto se bambine o adolescenti. Mi dispiace per Hiroyuki Okiura, ma il paragone comunque non regge, questa storia realizzata con lo standard Ghibli sarebbe stata sicuramente da 10!
E' comunque un film molto bello, di cui consiglio fortemente la visione.
"Una Lettera per Momo" è un film cinematografico che vanta la regia di Hiroyuki Okiura, artista non conosciuto dalle masse, ma che ha un curriculum molto interessante e che è cresciuto e maturato principalmente all'interno della Production IG. Non si tratta del suo debutto come regista, ha infatti avuto l'onore di portare in animazione la Kerberos Saga di Mamoru Oshii con il film "Jin-Roh - Uomini e Lupi". Questa volta si cimenta con un lavoro ben più solare, che saprà farvi sorridere e divertire, ma che tuttavia non manca di offrire qualche risvolto più cupo e riflessivo, trattando argomenti come la morte di una persona cara.
Il percorso che Momo dovrà affrontare sarà quello di lenire il proprio senso di colpa e di rielaborare il lutto per il padre, morto a seguito di un incidente dopo che i due non si erano lasciati nel migliore dei modi. Lo spunto per farlo è piuttosto insolito e viene introdotto da un elemento soprannaturale, ovvero un gruppetto di tre sconclusionati demoni, che accompagneranno la bambina in questa esperienza. Momo, dopo la tragedia, deve trasferirsi con la madre nell'isola in cui la stessa è nata, un luogo ben diverso e più rurale rispetto alla città in cui ha passato i suoi undici anni di vita. Scopre che la casa di famiglia nasconde qualche strano segreto, visto che sente, quando è da sola, delle persone parlare e si verificano dei piccoli furti. Spaventata, ma al contempo incuriosita, trova che il solaio nasconde delle strane creature, invisibili a tutti gli altri: sono tre pasticcioni demoni guardiani che da quel giorno le staranno sempre appiccicati.
"Una Lettera per Momo" si presenta da subito molto bene, sembra per diversi aspetti un film prodotto dallo Studio Ghibli, pur non essendolo. Mostra uno stile grafico semplice ma curato, supportato da una colonna sonora molto bella, efficace e piacevole. Si nota che è un prodotto di qualità e, tra l'altro, viene proposto in Italia da Dynit con un'edizione altrettanto pregevole. Ho particolarmente apprezzato i riferimenti alla tradizione e al folklore giapponese, con quell'elemento soprannaturale e le caratteristiche tematiche del genere kaidan (storie di fantasmi), che offrono quel pepe in più ad un racconto che ha come protagonista una bambina costretta ad affrontare un periodo della sua vita molto difficile: spaesata nel dover vivere in un ambiente per lei nuovo e tormentata dal senso di colpa, visto che teme di essere in qualche modo responsabile della morte del padre. Senza i tre sgangherati coprotagonisti il racconto non riuscirebbe a far sorridere lo spettatore, risultando ben più pesante e accentuando alcuni problemi di ritmo narrativo ai quali l'opera non è estranea, soprattutto nella seconda metà. A tal proposito, finita la fase di scoperta e abituatisi alle stranezze dei tre demoni guardiani, l'interesse dello spettatore va scemando e l'elemento risolutivo finale, che dovrebbe creare il climax necessario per giungere alla risoluzione degli eventi, risulta un po' troppo classico e a mio parere non abbastanza efficace.
Tale aspetto è comunque l'unica l'increspatura in un film che merita di essere visto e che fortunatamente qualcuno ha pensato di portare in Italia, che riesce con successo a trattare tematiche delicate e spinose a cuor leggero, regalando qualche sorriso allo spettatore. Riesce inoltre a essere commovente e lo fa senza calcare la mano, in modo delicato e naturale. "Una Lettera per Momo" è un film che punta, in pieno stile Studio Ghibli, a piacere sia ai bambini che ai genitori. Ben diverso dai film per famiglie occidentali, propone un messaggio destinato e recepibile solo dai più cresciuti, e uno più semplice e apprezzabile anche dai bambini, che di certo apprezzeranno i tre buffi demoni guardiani e i pasticci che creeranno.
Consigliato.
Il percorso che Momo dovrà affrontare sarà quello di lenire il proprio senso di colpa e di rielaborare il lutto per il padre, morto a seguito di un incidente dopo che i due non si erano lasciati nel migliore dei modi. Lo spunto per farlo è piuttosto insolito e viene introdotto da un elemento soprannaturale, ovvero un gruppetto di tre sconclusionati demoni, che accompagneranno la bambina in questa esperienza. Momo, dopo la tragedia, deve trasferirsi con la madre nell'isola in cui la stessa è nata, un luogo ben diverso e più rurale rispetto alla città in cui ha passato i suoi undici anni di vita. Scopre che la casa di famiglia nasconde qualche strano segreto, visto che sente, quando è da sola, delle persone parlare e si verificano dei piccoli furti. Spaventata, ma al contempo incuriosita, trova che il solaio nasconde delle strane creature, invisibili a tutti gli altri: sono tre pasticcioni demoni guardiani che da quel giorno le staranno sempre appiccicati.
"Una Lettera per Momo" si presenta da subito molto bene, sembra per diversi aspetti un film prodotto dallo Studio Ghibli, pur non essendolo. Mostra uno stile grafico semplice ma curato, supportato da una colonna sonora molto bella, efficace e piacevole. Si nota che è un prodotto di qualità e, tra l'altro, viene proposto in Italia da Dynit con un'edizione altrettanto pregevole. Ho particolarmente apprezzato i riferimenti alla tradizione e al folklore giapponese, con quell'elemento soprannaturale e le caratteristiche tematiche del genere kaidan (storie di fantasmi), che offrono quel pepe in più ad un racconto che ha come protagonista una bambina costretta ad affrontare un periodo della sua vita molto difficile: spaesata nel dover vivere in un ambiente per lei nuovo e tormentata dal senso di colpa, visto che teme di essere in qualche modo responsabile della morte del padre. Senza i tre sgangherati coprotagonisti il racconto non riuscirebbe a far sorridere lo spettatore, risultando ben più pesante e accentuando alcuni problemi di ritmo narrativo ai quali l'opera non è estranea, soprattutto nella seconda metà. A tal proposito, finita la fase di scoperta e abituatisi alle stranezze dei tre demoni guardiani, l'interesse dello spettatore va scemando e l'elemento risolutivo finale, che dovrebbe creare il climax necessario per giungere alla risoluzione degli eventi, risulta un po' troppo classico e a mio parere non abbastanza efficace.
Tale aspetto è comunque l'unica l'increspatura in un film che merita di essere visto e che fortunatamente qualcuno ha pensato di portare in Italia, che riesce con successo a trattare tematiche delicate e spinose a cuor leggero, regalando qualche sorriso allo spettatore. Riesce inoltre a essere commovente e lo fa senza calcare la mano, in modo delicato e naturale. "Una Lettera per Momo" è un film che punta, in pieno stile Studio Ghibli, a piacere sia ai bambini che ai genitori. Ben diverso dai film per famiglie occidentali, propone un messaggio destinato e recepibile solo dai più cresciuti, e uno più semplice e apprezzabile anche dai bambini, che di certo apprezzeranno i tre buffi demoni guardiani e i pasticci che creeranno.
Consigliato.
Ho iniziato a vedere questo film senza grandi pretese (forse perché non pubblicizzato tanto o comunque non di autori/studi cinematografici famosi) e devo dire che invece mi ha davvero colpito in positivo. Certo l'inizio è un po' noiosetto, ma ben presto la storia comincia pian piano a ingranare, per poi esplodere in bellezza e, perché no, in un pizzico di commozione. La tematica di fondo è di quelle toccanti, ma viene raccontata senza appesantire troppo il tutto e in modo non troppo complesso. La storia è fluida e lineare che è un vero piacere da seguire. Non mancano quel tocco di comicità e quelle ambientazioni fantastiche degne dei migliori film d'animazione giapponese.
Insomma, davvero un bel film che consiglio a tutti.
Insomma, davvero un bel film che consiglio a tutti.
Semplicemente bello! Era da parecchio tempo che non riuscivo più a trovare un bel lungometraggio di animazione giapponese che mi incantasse come quest'ultimo. Sono pochissime, anzi, praticamente nulle, le volte che assegno un nove pulito e spensierato come valutazione. "Una lettera per Momo" ricorda molto i film del maestro Miyazaki, sia nell'ambientazione che nella trama di base. La storia è semplice, non troppo complessa, e abbraccia le tematiche quotidiane tanto osannate da Miyazaki. I disegni sono piacevoli e sanno catturare, lo sviluppo della trama è a dir poco perfetto. Nel suo complesso il film non ha niente da invidiare a quelli del maestro, anzi, se la gioca alla grande. Quindi, ricapitolando, è un film consigliatissimo. Forse oserei dire: "Assolutamente da vedere, non vi deluderà".