Sakamichi no Apollon
In questi giorni di caldo afoso, in cui mi ritrovo con più tempo libero del solito, come non lo avevo da tre anni a questa parte, mi è sembrato di ritornare all’idilliaco periodo delle superiori. Dopo le usuali sei ore di lezione, che erano come un pugno in un occhio, la routine al suono della tanto agognata campanella era sempre la stessa: chiacchierata e partita a biliardino con gli amici fuori scuola, passeggiata di circa un quarto d’ora per tornare a casa, pranzo, compiti per il giorno dopo (non sempre) e bingewatching matto da legare, altro che Little Tony. Ad oggi, l’università ha preso il posto della scuola e gli anime hanno scalzato alla grande le serie TV, ma, nonostante il basso ritmo tenuto negli ultimi anni, considerati i miei passati trascorsi, mi sono reso conto che è impossibile cambiare la natura di un ‘bingewatcharo’ come me. Ho cominciato a farmene un’idea tempo orsono guardando “Fullmetal Alchemist: Brotherood” e me ne convinco definitivamente oggi, dopo aver terminato la visione di “Sakamichi no Apollon”. Se un anime mi conquista già al primo episodio, non ci sono orari proibitivi né impegni improrogabili che tengano, come scrivere la tesi di laurea, è cassazione che io lo debba finire in massimo due giorni, e così è stato.
“Sakamichi no Apollon” è una storia che si fonda sull'amore, sull'amicizia e sulla musica: la storia di due ragazzi, l'uno candido e l'altro riottoso, che diventano grandi sullo sfondo di una cittadina di provincia della Prefettura di Nagasaki dei tardi anni Sessanta, in concomitanza con il sanguinoso periodo delle proteste studentesche, che iniziano a divampare in Giappone, Stati Uniti ed Europa. È l'estate del 1966 e Kaoru si trasferisce da Yokosuka nel Kyushu, iscrivendosi al liceo locale. A causa del lavoro del padre, la sua famiglia continua a spostarsi di città in città, in un ciclo tristemente ripetitivo. Per Kaoru, la scuola è soltanto un luogo che gli è ostile e difficile, in cui è costretto ogni volta a doversi adattare senza riuscirci, finendo per essere perennemente l'escluso e dover sopportare tutto in ogni nuovo istituto. La vita di Kaoru cambia definitivamente quando, durante l'ennesimo primo giorno di scuola, incontra dapprima la bella Ritsuko, cui si avvicina, e poi il problematico Sentaro, teppista da strapazzo e grande batterista. Inizia per lui un nuovo capitolo della sua, fino a quel momento, triste e monotona vita, di cui la musica jazz sarà il vero filo conduttore.
Con “Sakamichi no Apollon” è stato amore a prima vista. Le animazioni fluide offerte dallo Studio MAPPA e i fondali sono risultati sin da subito in perfetta sintonia con l’ambientazione storica dell’anime, mentre la musica jazz e la regia del grande Shin'ichirō Watanabe mi hanno riportato alla mente i giorni in cui guardavo quella meraviglia senza tempo che è “Cowboy Bebop”. Se a delle grandi animazioni e delle musiche che fanno vibrare tutto il corpo si aggiunge la componente romantica, per quanto mi riguarda, l’opera in questione ha tutte le carte in regola per imporsi come un autentico capolavoro. Tratto dall’omonimo manga josei, “Sakamichi no Apollon” ci offre uno squarcio di vita quotidiana di tre adolescenti, che si trovano ad affrontare tutte le rogne che la loro età comporta. Oltre ai problemi di cuore e alle litigate tra amici, l’anime tratta anche temi più adulti, come si richiede a uno josei, tra cui l’abbandono e la difficoltà di essere all’altezza delle aspettative. Kaoru e Sentaro vengono da due mondi tanto diversi, quanto simili sono i problemi che li attanagliano. In questa sofferenza generale, entrambi trovano nel jazz la loro personalissima valvola di sfogo e la vera ragione per cui un teppista e un ragazzo di buona famiglia riescono a stringere amicizia. Ovviamente, la presenza della bella e candida Ritsuko crea quello che è il più classico dei triangoli amorosi, in cui lui ama lei, ma lei ama l’altro e l’altro è quasi sempre il di lui migliore amico. Quando si parla di amore e amicizia in un anime, però, il pericolo che si rischia di correre è sempre lo stesso, che questi due filoni vadano ad escludere qualsiasi altro, in questo caso quello musicale. Alcuni forse avrebbero da ridire, ma, a mio modesto avviso, alla musica non viene dato il giusto spazio; nonostante ciò, l’anime offre delle scene di grandissimo impatto acustico e visivo, difficili da dimenticare, come la jam session in stile “I sospiri del mio cuore” e l’esibizione piano e batteria di Kaoru e Sentaro al festival scolastico, che si cimentano nella loro versione jazz di “My Favourite Things”. Alla quantità si può sempre sopperire con la qualità, e di qualità ce n’è tanta, almeno nelle scene interamente dedicate al jazz. Il grande tallone d’Achille, o per meglio dire i talloni, che trasformano “Sakamichi no Apollon” da possibile capolavoro ad ottimo prodotto, sono due: l’eccessiva dose di dramma e la sua breve durata. Tutti i protagonisti, chi più e chi meno, vivono complicate situazioni familiari, tra chi è stato abbandonato dal padre e chi, invece, non lo vede mai per motivi di lavoro e ne sente terribilmente la mancanza. Magari suonerà male alle orecchie di alcuni, ma non sarebbe sbagliato etichettare questi personaggi come problematici. La vita ci insegna, però, che da situazioni di questo tipo è possibile uscirne, cercando conforto nelle poche cose che ci fanno stare realmente bene, come potrebbero essere l’amore e l’amicizia. Eppure, in “Sakamichi no Apollon”, anche ciò che dovrebbe rappresentare un’ancora di salvezza, finisce per diventare principio di altri problemi. Un po’ come giocare a jenga, togli sotto e metti sopra, fino a quando la torre non crolla. L’impressione è che l’anime tratti effettivamente temi da josei, ma sbaglia nei modi, avvicinandosi di più ad uno shojo, in cui, talvolta, certe decisioni finiscono con l’essere scontate e prevedibili. In troppe occasioni, il dramma non è solamente eccessivo, ma anche fuori luogo. Nonostante ciò, anche su questo punto il sottoscritto è disposto a chiudere un occhio, perché di familiarità con gli josei ne ho veramente poca e, magari, è usanza comune trattare certi temi in questa maniera. Ciò che veramente non posso perdonare a “Sakamichi no Apollon” è la fretta. Lo so, probabilmente, all’epoca, lo Studio MAPPA non aveva il budget per fare una serie più lunga, ma dodici puntate per adattare un manga che conta dieci volumi è un crimine contro l’umanità, che non rende onore all’opera originale. In alcuni frangenti della storia, è palese che sia stato omesso qualcosa di importante, se non addirittura fondamentale e, alla conclusione di tutto, il prodotto finisce per l’essere buono solo a tre quarti. È, ahimè, uno dei più grandi luoghi comuni della storia, che in questo caso si rivela tristemente vero: il ragazzo è bravo, ma non si applica. Quanta differenza avrebbero fatto ventiquattro puntate, invece di dodici, purtroppo, lo posso solamente immaginare.
Lo dico onestamente, la sensazione dopo aver terminato “Sakamichi no Apollon” è stata di insoddisfazione mista a delusione, colpa sicuramente delle alte aspettative che mi ero creato. L’anime parte in maniera stupenda e mantiene un livello altissimo fino ai due terzi della storia, riuscendo a coinvolgere completamente lo spettatore, merito anche della musica jazz. Proprio nelle battute finali, quelle che decidono le sorti di ogni opera, però, l’anime segnala un calo non trascurabile, senza mai sfociare nel mediocre, ma la lasciando in bocca un sapore dolceamaro e la sensazione che, forse, si sarebbe potuto fare di meglio.
“Sakamichi no Apollon” è una storia che si fonda sull'amore, sull'amicizia e sulla musica: la storia di due ragazzi, l'uno candido e l'altro riottoso, che diventano grandi sullo sfondo di una cittadina di provincia della Prefettura di Nagasaki dei tardi anni Sessanta, in concomitanza con il sanguinoso periodo delle proteste studentesche, che iniziano a divampare in Giappone, Stati Uniti ed Europa. È l'estate del 1966 e Kaoru si trasferisce da Yokosuka nel Kyushu, iscrivendosi al liceo locale. A causa del lavoro del padre, la sua famiglia continua a spostarsi di città in città, in un ciclo tristemente ripetitivo. Per Kaoru, la scuola è soltanto un luogo che gli è ostile e difficile, in cui è costretto ogni volta a doversi adattare senza riuscirci, finendo per essere perennemente l'escluso e dover sopportare tutto in ogni nuovo istituto. La vita di Kaoru cambia definitivamente quando, durante l'ennesimo primo giorno di scuola, incontra dapprima la bella Ritsuko, cui si avvicina, e poi il problematico Sentaro, teppista da strapazzo e grande batterista. Inizia per lui un nuovo capitolo della sua, fino a quel momento, triste e monotona vita, di cui la musica jazz sarà il vero filo conduttore.
Con “Sakamichi no Apollon” è stato amore a prima vista. Le animazioni fluide offerte dallo Studio MAPPA e i fondali sono risultati sin da subito in perfetta sintonia con l’ambientazione storica dell’anime, mentre la musica jazz e la regia del grande Shin'ichirō Watanabe mi hanno riportato alla mente i giorni in cui guardavo quella meraviglia senza tempo che è “Cowboy Bebop”. Se a delle grandi animazioni e delle musiche che fanno vibrare tutto il corpo si aggiunge la componente romantica, per quanto mi riguarda, l’opera in questione ha tutte le carte in regola per imporsi come un autentico capolavoro. Tratto dall’omonimo manga josei, “Sakamichi no Apollon” ci offre uno squarcio di vita quotidiana di tre adolescenti, che si trovano ad affrontare tutte le rogne che la loro età comporta. Oltre ai problemi di cuore e alle litigate tra amici, l’anime tratta anche temi più adulti, come si richiede a uno josei, tra cui l’abbandono e la difficoltà di essere all’altezza delle aspettative. Kaoru e Sentaro vengono da due mondi tanto diversi, quanto simili sono i problemi che li attanagliano. In questa sofferenza generale, entrambi trovano nel jazz la loro personalissima valvola di sfogo e la vera ragione per cui un teppista e un ragazzo di buona famiglia riescono a stringere amicizia. Ovviamente, la presenza della bella e candida Ritsuko crea quello che è il più classico dei triangoli amorosi, in cui lui ama lei, ma lei ama l’altro e l’altro è quasi sempre il di lui migliore amico. Quando si parla di amore e amicizia in un anime, però, il pericolo che si rischia di correre è sempre lo stesso, che questi due filoni vadano ad escludere qualsiasi altro, in questo caso quello musicale. Alcuni forse avrebbero da ridire, ma, a mio modesto avviso, alla musica non viene dato il giusto spazio; nonostante ciò, l’anime offre delle scene di grandissimo impatto acustico e visivo, difficili da dimenticare, come la jam session in stile “I sospiri del mio cuore” e l’esibizione piano e batteria di Kaoru e Sentaro al festival scolastico, che si cimentano nella loro versione jazz di “My Favourite Things”. Alla quantità si può sempre sopperire con la qualità, e di qualità ce n’è tanta, almeno nelle scene interamente dedicate al jazz. Il grande tallone d’Achille, o per meglio dire i talloni, che trasformano “Sakamichi no Apollon” da possibile capolavoro ad ottimo prodotto, sono due: l’eccessiva dose di dramma e la sua breve durata. Tutti i protagonisti, chi più e chi meno, vivono complicate situazioni familiari, tra chi è stato abbandonato dal padre e chi, invece, non lo vede mai per motivi di lavoro e ne sente terribilmente la mancanza. Magari suonerà male alle orecchie di alcuni, ma non sarebbe sbagliato etichettare questi personaggi come problematici. La vita ci insegna, però, che da situazioni di questo tipo è possibile uscirne, cercando conforto nelle poche cose che ci fanno stare realmente bene, come potrebbero essere l’amore e l’amicizia. Eppure, in “Sakamichi no Apollon”, anche ciò che dovrebbe rappresentare un’ancora di salvezza, finisce per diventare principio di altri problemi. Un po’ come giocare a jenga, togli sotto e metti sopra, fino a quando la torre non crolla. L’impressione è che l’anime tratti effettivamente temi da josei, ma sbaglia nei modi, avvicinandosi di più ad uno shojo, in cui, talvolta, certe decisioni finiscono con l’essere scontate e prevedibili. In troppe occasioni, il dramma non è solamente eccessivo, ma anche fuori luogo. Nonostante ciò, anche su questo punto il sottoscritto è disposto a chiudere un occhio, perché di familiarità con gli josei ne ho veramente poca e, magari, è usanza comune trattare certi temi in questa maniera. Ciò che veramente non posso perdonare a “Sakamichi no Apollon” è la fretta. Lo so, probabilmente, all’epoca, lo Studio MAPPA non aveva il budget per fare una serie più lunga, ma dodici puntate per adattare un manga che conta dieci volumi è un crimine contro l’umanità, che non rende onore all’opera originale. In alcuni frangenti della storia, è palese che sia stato omesso qualcosa di importante, se non addirittura fondamentale e, alla conclusione di tutto, il prodotto finisce per l’essere buono solo a tre quarti. È, ahimè, uno dei più grandi luoghi comuni della storia, che in questo caso si rivela tristemente vero: il ragazzo è bravo, ma non si applica. Quanta differenza avrebbero fatto ventiquattro puntate, invece di dodici, purtroppo, lo posso solamente immaginare.
Lo dico onestamente, la sensazione dopo aver terminato “Sakamichi no Apollon” è stata di insoddisfazione mista a delusione, colpa sicuramente delle alte aspettative che mi ero creato. L’anime parte in maniera stupenda e mantiene un livello altissimo fino ai due terzi della storia, riuscendo a coinvolgere completamente lo spettatore, merito anche della musica jazz. Proprio nelle battute finali, quelle che decidono le sorti di ogni opera, però, l’anime segnala un calo non trascurabile, senza mai sfociare nel mediocre, ma la lasciando in bocca un sapore dolceamaro e la sensazione che, forse, si sarebbe potuto fare di meglio.
Partirei dal titolo, che in inglese è "Kids on the Slope", ovvero ragazzi sulla discesa. Infatti i ragazzi di cui parla il titolo studiano in una scuola in cima ad un colle, dunque ogni giorno, per tornare a casa, dovranno percorrere tale discesa, ambientazione di buona parte delle vicende ma soprattutto simbolo di una storia di amicizia che nasce a scuola, ma che trova spazio anche e soprattutto fuori. Infatti i protagonisti della storia, Kaoru Nishimi, Ritsuko Mukae e Sentarō Kawabuchi, spesso e volentieri si vedono nelle proprie case, per strada, al parco, ma soprattutto nel negozio di dischi del padre di Ritsuko.
Il motivo è semplice: il negozio Mukae non è solo un negozio di musica, al suo interno è presente una sala, e sarà questa il luogo e il vincolo che terrà uniti i ragazzi, che faranno del jazz (il genere musicale che suonano), il filo conduttore di tutta la storia.
La cosa si fa subito interessante: chi è appassionato di musica troverà delle splendide esibizioni, specialmente degli sfiziosi duetti fra la batteria di Sen e il pianoforte di Kaoru, ma per tutta la platea c'è una storia di amicizia, di sentimenti e di triangolo amoroso tutta da scoprire.
O almeno questo è ciò che posso dire sulla prima parte della storia. Per prima parte intendo fino al settimo episodio, "Now's the Time". Fin qui tutto procede in armonia, ogni episodio è quantomeno godibile, e se possiamo assistere ad una session dei due musicisti, c'è solo da esaltarsi. Dall'ottavo qualcosa cambia, a partire dai titoli degli episodi stessi. Cosa voglio dire? Se prima ad un titolo corrispondeva una canzone suonata, adesso l'attribuzione diventa "classica", cioè una specie di etichetta che descriva il contenuto. Ovviamente non è di questo che mi lamento, è solo una considerazione, e la prendo come curiosa coincidenza del cambio di marcia.
Per non fare spoiler, non mi metto a commentare nello specifico cosa accade, però posso sicuramente anticipare che i sentimenti dei ragazzi si fanno sempre più confusi e non si sta loro a presso, la musica sparisce, le reazioni esagerate (specialmente di Kaoru) sono fastidiose e a volte fuori luogo. Per farla breve: se l'ottavo mi ha inflitto una grossa delusione, a partire dal nono ho continuato a vederli solo per completare la serie.
Sulla storia finisco col dire che dopo tante sofferenze ho apprezzato il finale, dove (sempre senza fare spoiler) torna la musica (e alla grande!) e si chiude una bella storia di amicizia che in fondo è la vera protagonista dell'opera.
Dal punto di vista tecnico invece nulla da dire, il regista e sceneggiatore Shin'ichirō Watanabe è lo stesso di "Cowboy Bebop", opera che ho apprezzato solo per la regia, e le musiche sono della grande Yoko Kanno (anche lei già apprezzata in "Cowboy Bebop"). Il problema però è proprio questo: ad un certo punto mi è rimasta la convinzione che l'anime si reggesse in piedi solo grazie a delle musiche spaziali e ad un ottima regia. Ripensandoci a mente fresca, devo dire che non è così, ma, se un anime deve deludere, non può farlo negli ultimi episodi, che sono sempre i più importanti.
Per una serie che inizia alla grande e che prosegue malamente (salvo il finale) e che vanta un comparto tecnico superlativo, posso dare un voto positivo ma non ottimo. Opterei per un 6,5 che però, col bonus delle musiche pazzesche, arriva ad un 7 molto stiracchiato.
Insomma, da vedere, ma senza aspettarsi troppo da una media di 8,36 e numerosi Neko Awards.
Il motivo è semplice: il negozio Mukae non è solo un negozio di musica, al suo interno è presente una sala, e sarà questa il luogo e il vincolo che terrà uniti i ragazzi, che faranno del jazz (il genere musicale che suonano), il filo conduttore di tutta la storia.
La cosa si fa subito interessante: chi è appassionato di musica troverà delle splendide esibizioni, specialmente degli sfiziosi duetti fra la batteria di Sen e il pianoforte di Kaoru, ma per tutta la platea c'è una storia di amicizia, di sentimenti e di triangolo amoroso tutta da scoprire.
O almeno questo è ciò che posso dire sulla prima parte della storia. Per prima parte intendo fino al settimo episodio, "Now's the Time". Fin qui tutto procede in armonia, ogni episodio è quantomeno godibile, e se possiamo assistere ad una session dei due musicisti, c'è solo da esaltarsi. Dall'ottavo qualcosa cambia, a partire dai titoli degli episodi stessi. Cosa voglio dire? Se prima ad un titolo corrispondeva una canzone suonata, adesso l'attribuzione diventa "classica", cioè una specie di etichetta che descriva il contenuto. Ovviamente non è di questo che mi lamento, è solo una considerazione, e la prendo come curiosa coincidenza del cambio di marcia.
Per non fare spoiler, non mi metto a commentare nello specifico cosa accade, però posso sicuramente anticipare che i sentimenti dei ragazzi si fanno sempre più confusi e non si sta loro a presso, la musica sparisce, le reazioni esagerate (specialmente di Kaoru) sono fastidiose e a volte fuori luogo. Per farla breve: se l'ottavo mi ha inflitto una grossa delusione, a partire dal nono ho continuato a vederli solo per completare la serie.
Sulla storia finisco col dire che dopo tante sofferenze ho apprezzato il finale, dove (sempre senza fare spoiler) torna la musica (e alla grande!) e si chiude una bella storia di amicizia che in fondo è la vera protagonista dell'opera.
Dal punto di vista tecnico invece nulla da dire, il regista e sceneggiatore Shin'ichirō Watanabe è lo stesso di "Cowboy Bebop", opera che ho apprezzato solo per la regia, e le musiche sono della grande Yoko Kanno (anche lei già apprezzata in "Cowboy Bebop"). Il problema però è proprio questo: ad un certo punto mi è rimasta la convinzione che l'anime si reggesse in piedi solo grazie a delle musiche spaziali e ad un ottima regia. Ripensandoci a mente fresca, devo dire che non è così, ma, se un anime deve deludere, non può farlo negli ultimi episodi, che sono sempre i più importanti.
Per una serie che inizia alla grande e che prosegue malamente (salvo il finale) e che vanta un comparto tecnico superlativo, posso dare un voto positivo ma non ottimo. Opterei per un 6,5 che però, col bonus delle musiche pazzesche, arriva ad un 7 molto stiracchiato.
Insomma, da vedere, ma senza aspettarsi troppo da una media di 8,36 e numerosi Neko Awards.
È stata una bellissima serie: anche se ha come tematiche l'amore e l'amicizia adolescenziale, ha regalato belle emozioni.
La drammaturgia scorre senza troppi intoppi, e i personaggi sono costruiti abbastanza bene da affezionarvici subito: insomma, dodici puntate volano via in un attimo!
Bella l'idea di intrecciare l'amore, l'amicizia e la passione; la passione è quella dei due ragazzi per la musica jazz che fa da sfondo e alle volte è usata come mezzo per comunicare e sostituire i dialoghi (ottima trovata!) tra i protagonisti.
Io direi che potete guardarla tranquillamente: non ve ne pentirete.
La drammaturgia scorre senza troppi intoppi, e i personaggi sono costruiti abbastanza bene da affezionarvici subito: insomma, dodici puntate volano via in un attimo!
Bella l'idea di intrecciare l'amore, l'amicizia e la passione; la passione è quella dei due ragazzi per la musica jazz che fa da sfondo e alle volte è usata come mezzo per comunicare e sostituire i dialoghi (ottima trovata!) tra i protagonisti.
Io direi che potete guardarla tranquillamente: non ve ne pentirete.
"Sakamichi no Apollon" è un anime del 2012, tratto dall'omonimo manga, diretto da Shinichiro Watanabe.
La trama si dipana tra musica jazz e amori adolescenziali. I due protagonisti sono dei liceali emarginati dai coetanei, che attraverso la musica riescono a trovare un'intesa impensabile fino a quel momento.
Musica e amori si alternano nell'onere di sviluppare la trama, questo almeno inizialmente. Superata la metà, la musica non è altro che una comparsa che si presenta ogni tanto, giusto per fare vedere che c'è.
L'inizio dell'opera è semplice ma abbastanza accattivante, ma il flusso di energia portato dalla musica cala ad ogni episodio, fino ad arrivare a un finale che ho trovato abbastanza piatto.
La colonna sonora è ottima, all'altezza del tipo di anime, mentre mi hanno abbastanza deluso opening ed ending.
L'ultima osservazione che vorrei fare è sulla rappresentazione delle donne nell'anime, che mi ha lasciato abbastanza perplesso. Sul momento non ci ho fatto particolarmente caso, ma riflettendoci alla fine ho notato che tutti i personaggi femminili influenti si comportano in modo abbastanza pessimo: le uniche due madri che vengono menzionate hanno abbandonato il proprio figlio, mentre le ragazze capita che agiscano in modo vistosamente crudele solo per scopi puramente egoistici (a differenza dei ragazzi che, nei momenti in cui si comportano male, spesso sono spinti da motivi nobili o comunque per ragioni abbastanza condivisibili).
Nel complesso, un anime ben fatto che utilizza in modo ottimale la musica per elevare il proprio impatto emotivo, ma con diversi difetti, quindi lontano dall'essere definito un capolavoro.
La trama si dipana tra musica jazz e amori adolescenziali. I due protagonisti sono dei liceali emarginati dai coetanei, che attraverso la musica riescono a trovare un'intesa impensabile fino a quel momento.
Musica e amori si alternano nell'onere di sviluppare la trama, questo almeno inizialmente. Superata la metà, la musica non è altro che una comparsa che si presenta ogni tanto, giusto per fare vedere che c'è.
L'inizio dell'opera è semplice ma abbastanza accattivante, ma il flusso di energia portato dalla musica cala ad ogni episodio, fino ad arrivare a un finale che ho trovato abbastanza piatto.
La colonna sonora è ottima, all'altezza del tipo di anime, mentre mi hanno abbastanza deluso opening ed ending.
L'ultima osservazione che vorrei fare è sulla rappresentazione delle donne nell'anime, che mi ha lasciato abbastanza perplesso. Sul momento non ci ho fatto particolarmente caso, ma riflettendoci alla fine ho notato che tutti i personaggi femminili influenti si comportano in modo abbastanza pessimo: le uniche due madri che vengono menzionate hanno abbandonato il proprio figlio, mentre le ragazze capita che agiscano in modo vistosamente crudele solo per scopi puramente egoistici (a differenza dei ragazzi che, nei momenti in cui si comportano male, spesso sono spinti da motivi nobili o comunque per ragioni abbastanza condivisibili).
Nel complesso, un anime ben fatto che utilizza in modo ottimale la musica per elevare il proprio impatto emotivo, ma con diversi difetti, quindi lontano dall'essere definito un capolavoro.
“Sakamichi no Apollon” è un anime di dodici episodi tratto da un manga di nove volumi pubblicato per la Shogakukan da Yuki Kodama.
Con la scusa della passione per il jazz il regista Watanabe imbastisce una bella storia di amore e amicizia, soprattutto quest’ultima viene sentita come fondamentale per la vita e come stimolo a migliorarsi; volendo dare una definizione a questo slice of life in una sola parola, direi “poesia” o anche “tenerezza”.
Tutto è trattato in modo semplice, con leggerezza, ma ciò non significa che non ci sia dramma, non è certo un anime comico questo, ma non è neppure uno che tratta di tragedie con piagnistei o violenza gratuita: c’è soprattutto nel background dei personaggi del dramma, c’è chi è sballottato di qua e di là senza farsi amici, c’è chi è povero, c’è chi ha un padre che non lo ama, c’è chi non sa parlare dei propri sentimenti... ma il sentimento dell’amicizia farà sviluppare i protagonisti, perché a differenza dell’amore essa dura per sempre.
La storia è ambientata in una cittadina giapponese negli anni sessanta con riferimenti alla storia di quel momento: la morte di Coltrane, la musica dei Beatles, il movimento studentesco... citazioni delle cose che avvenivano mentre i triangoli, i quadrati, i pentagoni amorosi si formano, e almeno uno si trasforma in una relazione a due.
Ancora due parole sulla musica: ho trovato bellissima la opening “Sakamichi no Melody” di Yuki, che in effetti a differenza della ending non mi sembra abbia dei riferimenti alla musica jazz, e trovato bello il modo in cui si inserisce la musica nella trama. Divertente l’idea di intitolare gli episodi con un riferimento a grandi brani jazz.
Con la scusa della passione per il jazz il regista Watanabe imbastisce una bella storia di amore e amicizia, soprattutto quest’ultima viene sentita come fondamentale per la vita e come stimolo a migliorarsi; volendo dare una definizione a questo slice of life in una sola parola, direi “poesia” o anche “tenerezza”.
Tutto è trattato in modo semplice, con leggerezza, ma ciò non significa che non ci sia dramma, non è certo un anime comico questo, ma non è neppure uno che tratta di tragedie con piagnistei o violenza gratuita: c’è soprattutto nel background dei personaggi del dramma, c’è chi è sballottato di qua e di là senza farsi amici, c’è chi è povero, c’è chi ha un padre che non lo ama, c’è chi non sa parlare dei propri sentimenti... ma il sentimento dell’amicizia farà sviluppare i protagonisti, perché a differenza dell’amore essa dura per sempre.
La storia è ambientata in una cittadina giapponese negli anni sessanta con riferimenti alla storia di quel momento: la morte di Coltrane, la musica dei Beatles, il movimento studentesco... citazioni delle cose che avvenivano mentre i triangoli, i quadrati, i pentagoni amorosi si formano, e almeno uno si trasforma in una relazione a due.
Ancora due parole sulla musica: ho trovato bellissima la opening “Sakamichi no Melody” di Yuki, che in effetti a differenza della ending non mi sembra abbia dei riferimenti alla musica jazz, e trovato bello il modo in cui si inserisce la musica nella trama. Divertente l’idea di intitolare gli episodi con un riferimento a grandi brani jazz.
E' un anime breve e intenso che rimane nel cuore.
Già dal primo episodio mi si è stampato un sorriso dentro e fuori che è rimasto fino alla fine. Un sorriso per la leggiadria del tutto, a partire dai personaggi fino ad arrivare all'animazione fluida e morbida che, nonostante non sia sempre al top, diventa eccellente in molti momenti, quelli musicali tra tutti. La grafica è particolarmente bella per i protagonisti maschili, Kaoru e Sentaro, con primi piani senza paragoni, per quel che mi riguarda. Ottima la regia, che insieme al comparto grafico è in grado di far dimenticare che quel che si sta guardando è un cartone animato, sembra semplicemente di star seguendo le vicende di queste persone e ci si sente partecipi di ogni piccolo o grande evento.
La trama s'incentra sul rapporto d'amicizia che si sviluppa tra Kaoru e Sentaro, il primo studente eccellente e introverso, il secondo pessimo studente, 'scazzottaro' cronico. Interessante la dicotomia delle loro personalità apparenti e reali, il personaggio più bieco in più momenti risulterà Kaoru, in apparenza remissivo, il quale manifesterà più volte caratteristiche poco edificanti. Sentaro, in apparenza il bullo di strada, avrà sempre una connotazione comprensiva e dolce.
Nella loro amicizia s'intreccia l'amicizia con Ritsuko, compagna d'infanzia di Sentaro nonché compagna di classe di entrambi, di cui s'innamorerà Kaoru, e con la bella Yurika, di cui s'innamorerà Sentaro e un interessante personaggio secondario di nome Jun, studente universitario amico di Sentaro anche lui musicista, che non solo diventerà un terzo incomodo ma il personaggio su cui ruoterà la parte storica dell'opera - saranno sue le poche scene che si legano al genere storico, brevemente citato.
Come sfondo il sottoscala del negozio di dischi del padre di Ritsuko, dove si suonerà musica jazz con Sentaro alla batteria e Kaoru al piano. E qui avremo un Sentaro alla batteria che è uno spettacolo alla vista.
I momenti musicali sono pregevoli, e diventano colonna sonora significativa perché accompagnano momenti cardine nelle vicende dei protagonisti, un modo per esprimersi e un modo di essere.
Già dal primo episodio mi si è stampato un sorriso dentro e fuori che è rimasto fino alla fine. Un sorriso per la leggiadria del tutto, a partire dai personaggi fino ad arrivare all'animazione fluida e morbida che, nonostante non sia sempre al top, diventa eccellente in molti momenti, quelli musicali tra tutti. La grafica è particolarmente bella per i protagonisti maschili, Kaoru e Sentaro, con primi piani senza paragoni, per quel che mi riguarda. Ottima la regia, che insieme al comparto grafico è in grado di far dimenticare che quel che si sta guardando è un cartone animato, sembra semplicemente di star seguendo le vicende di queste persone e ci si sente partecipi di ogni piccolo o grande evento.
La trama s'incentra sul rapporto d'amicizia che si sviluppa tra Kaoru e Sentaro, il primo studente eccellente e introverso, il secondo pessimo studente, 'scazzottaro' cronico. Interessante la dicotomia delle loro personalità apparenti e reali, il personaggio più bieco in più momenti risulterà Kaoru, in apparenza remissivo, il quale manifesterà più volte caratteristiche poco edificanti. Sentaro, in apparenza il bullo di strada, avrà sempre una connotazione comprensiva e dolce.
Nella loro amicizia s'intreccia l'amicizia con Ritsuko, compagna d'infanzia di Sentaro nonché compagna di classe di entrambi, di cui s'innamorerà Kaoru, e con la bella Yurika, di cui s'innamorerà Sentaro e un interessante personaggio secondario di nome Jun, studente universitario amico di Sentaro anche lui musicista, che non solo diventerà un terzo incomodo ma il personaggio su cui ruoterà la parte storica dell'opera - saranno sue le poche scene che si legano al genere storico, brevemente citato.
Come sfondo il sottoscala del negozio di dischi del padre di Ritsuko, dove si suonerà musica jazz con Sentaro alla batteria e Kaoru al piano. E qui avremo un Sentaro alla batteria che è uno spettacolo alla vista.
I momenti musicali sono pregevoli, e diventano colonna sonora significativa perché accompagnano momenti cardine nelle vicende dei protagonisti, un modo per esprimersi e un modo di essere.
"Sakamichi no Apollon" è un anime del 2012, tratto dall'omonimo manga, prodotto dallo studio Tezuka Production e diretto da Shinichiro Watanabe, già famoso per aver diretto "Cowboy Bebop" e "Samurai Champloo".
Kaoru, a causa del lavoro del padre, si trasferisce da Yokosuka a Kyushu e si iscrive al liceo della zona. Non è la prima volta che gli capita di trasferirsi in un nuovo istituto, ma, ogni volta che si trova in classe, sentendo i giudizi dei suoi nuovi compagni che lo etichettano come un secchione e figlio di papà, ha la nausea e scappa verso il tetto per prendere una boccata d'aria. In questa scuola però andare sul tetto non sarà così facile: infatti è gestito dai ragazzi del terzo anno, che inizialmente non lo faranno andare sul tetto, ma, grazie all'aiuto di Sentarou, il bullo della classe temuto da tutti, Kaoru riuscirà ad andarci. Da qui si svilupperà il rapporto tra i due ragazzi, grazie alla passione in comune per la musica.
La storia quindi ruoterà tutto intorno ai due ragazzi, affiancati da Ritsuko, rappresentante di classe e amica d'infanzia di Sentarou. La musica sarà il tema principale, infatti Kaoru che suona musica classica con il piano e Sentarou che invece suona Jazz con la batteria si ritroveranno nel seminterrato del negozio di dischi del padre di Ritsuko a suonare insieme, formando una band proprio con il padre della ragazza e un altro ragazzo di nome Junichi. La musica quindi fungerà da tramite per avvicinare sempre di più i due protagonisti, che diventeranno quindi grandi amici. Ci troviamo comunque in uno slice of life, e quindi non mancheranno intrecci amorosi tra i vari personaggi, ma il tutto avverrà nel modo più realistico possibile e mai forzato. Infatti, secondo me, il messaggio principale che l'autore vuole trasmetterci è che la vita è come il jazz, ossia è imprevedibile, non si sa mai cosa ci può capitare, ma nonostante ciò dobbiamo accettarlo e andare avanti. Difatti i vari personaggi avranno tutti i loro problemi, ma tra varie difficoltà riusciranno a risolverli e a proseguire sereni con la loro vita, un po' come capita nella realtà.
A livello tecnico ci troviamo su altissimi livelli, come lo stesso Watanabe ci ha abituato con le sue opere precedenti. Le musiche sono fantastiche e azzeccate per ogni contesto in cui ci troviamo, del resto stiamo parlando di un anime musicale diretto da Watanabe, quindi aspettarsi delle ottime OST era quasi ovvio.
In conclusione do 9 a questa serie, poiché, nonostante non sia proprio il mio genere preferito, la storia mi ha preso da subito e sono entrato molto in empatia con i vari personaggi, soffrendo e ridendo insieme a loro, proprio grazie alla naturalezza delle storie che ci vengono raccontate.
Consiglio quindi la visione a tutti, anche magari a chi è un po' scettico su questo genere.
Kaoru, a causa del lavoro del padre, si trasferisce da Yokosuka a Kyushu e si iscrive al liceo della zona. Non è la prima volta che gli capita di trasferirsi in un nuovo istituto, ma, ogni volta che si trova in classe, sentendo i giudizi dei suoi nuovi compagni che lo etichettano come un secchione e figlio di papà, ha la nausea e scappa verso il tetto per prendere una boccata d'aria. In questa scuola però andare sul tetto non sarà così facile: infatti è gestito dai ragazzi del terzo anno, che inizialmente non lo faranno andare sul tetto, ma, grazie all'aiuto di Sentarou, il bullo della classe temuto da tutti, Kaoru riuscirà ad andarci. Da qui si svilupperà il rapporto tra i due ragazzi, grazie alla passione in comune per la musica.
La storia quindi ruoterà tutto intorno ai due ragazzi, affiancati da Ritsuko, rappresentante di classe e amica d'infanzia di Sentarou. La musica sarà il tema principale, infatti Kaoru che suona musica classica con il piano e Sentarou che invece suona Jazz con la batteria si ritroveranno nel seminterrato del negozio di dischi del padre di Ritsuko a suonare insieme, formando una band proprio con il padre della ragazza e un altro ragazzo di nome Junichi. La musica quindi fungerà da tramite per avvicinare sempre di più i due protagonisti, che diventeranno quindi grandi amici. Ci troviamo comunque in uno slice of life, e quindi non mancheranno intrecci amorosi tra i vari personaggi, ma il tutto avverrà nel modo più realistico possibile e mai forzato. Infatti, secondo me, il messaggio principale che l'autore vuole trasmetterci è che la vita è come il jazz, ossia è imprevedibile, non si sa mai cosa ci può capitare, ma nonostante ciò dobbiamo accettarlo e andare avanti. Difatti i vari personaggi avranno tutti i loro problemi, ma tra varie difficoltà riusciranno a risolverli e a proseguire sereni con la loro vita, un po' come capita nella realtà.
A livello tecnico ci troviamo su altissimi livelli, come lo stesso Watanabe ci ha abituato con le sue opere precedenti. Le musiche sono fantastiche e azzeccate per ogni contesto in cui ci troviamo, del resto stiamo parlando di un anime musicale diretto da Watanabe, quindi aspettarsi delle ottime OST era quasi ovvio.
In conclusione do 9 a questa serie, poiché, nonostante non sia proprio il mio genere preferito, la storia mi ha preso da subito e sono entrato molto in empatia con i vari personaggi, soffrendo e ridendo insieme a loro, proprio grazie alla naturalezza delle storie che ci vengono raccontate.
Consiglio quindi la visione a tutti, anche magari a chi è un po' scettico su questo genere.
Prima ancora che una storia d'amore, "Sakamichi no Apollon" è un'opera che possiede alla base il valore dell'amicizia e l'importanza delle avversioni che la vita, tutta ad un tratto, ci presenta. Per questo motivo credo che sia davvero un'impresa ricavare un genere specifico dalla sua visione. Non siamo dinanzi a qualcosa che può essere etichettata semplicemente come sentimentale, né come classico dramma intervallato da scene esilaranti, quanto piuttosto ci troviamo in un contesto che chiudere in determinati confini non ha affatto senso, seppur considerando che stiamo comunque parlando di eventi quotidiani.
La premessa di un ottimo anime è situata già nell'opening, grazie a una dolce melodia a cui si accostano particolari parole che lasciano spazio a qualche attimo di riflessione, almeno per chi ha la fortuna di poterle cogliere sin da subito. Si arriva pertanto all'incipit: osserviamo Kaoru risalire lungo una via che lo porta all'ennesima avventura in una scuola diversa a causa dei continui trasferimenti del padre per questioni di lavoro, scoprendo peraltro che questa è una delle varie motivazioni per cui fatica a intraprendere delle relazioni sociali. Questa volta però il nostro protagonista è sicuramente più fortunato: appena entra nella sua nuova classe, incontra delle persone disposte a conoscerlo. Tra queste c'è Ritsuko, una simpatica fanciulla per la quale non troppo tardi avvertirà degli strani sentimenti, per poi scontrarsi in via non del tutto accidentale con Sentaro, un ragazzo all'apparenza prepotente con il quale però instaurerà un rapporto d'amicizia che, a tutti gli effetti, diventerà il fulcro centrale dell'intera opera. A far da contorno c'è la musica, nello specifico il jazz: Kaoru con il pianoforte, Sen con la batteria e uno sfondo in cui Ritsuko gestisce i lampi di silenzio. La vera storia comincia perciò da qui e, oltre agli eventi principali, si sviluppa anche grazie all'introduzione di nuovi personaggi che consentiranno sempre ai protagonisti di conoscere meglio sé stessi e il mondo che li circonda.
Sul lato tecnico, bisogna innanzitutto pensare che l'anime è stato realizzato da Shinichiro Watanabe, già conosciuto per produzioni eccellenti. Per ciò che concerne il racconto, la realizzazione è davvero ottima, anche se forse non del tutto esente da difetti probabilmente relativi più alla durata dell'opera che alla modalità attraverso i quali gli eventi sono stati narrati, comunque in modo sempre coerente. L'unica cosa un po' fastidiosa è la presenza di qualche scena un po' troppo mielosa. Dal punto di vista della grafica, invece, il lavoro appare addirittura eccelso: disegni realizzati con molta cura, ambientazioni ben strutturate e una varietà di colori sempre viva e accesa che facilita la visione, ma ciò che mi ha realmente impressionato è lo stile caratterizzato da numerosi primi piani. Altrettanto bene posso esprimermi per la musica: oltre alla questione opening ed ending sublimi, nel corso della storia si ascolta con molta ammirazione una colonna sonora impeccabile sia alla funzionalità della stessa che alle emozioni che ci lascia. Non in poche occasioni mi è venuta la pelle d'oca e, anzi, ho voglia di raccontarne proprio una, ma per chi non avesse ancora visto "Sakamichi no Apollon" consiglio di non leggere la parte successiva.
Attenzione: lievi spoiler sull'episodio finale
Apro una parentesi sul finale, che mi ha emozionato a tal punto da sentire il nodo in gola: le mie aspettative a riguardo mi facevano sospettare un lieto fine, ma quelle note suonate ancora una volta da Kaoru e Sen mi hanno spiazzato, perché ho compreso soltanto allora che forse avrebbero potuto essere veramente le ultime. Il messaggio è che un'amicizia vera non ha mai fine, ma le cose non vanno sempre come vorremmo che andassero. Ho provato tanta malinconia che è esplosa durante la loro corsa e l'incontro con Ritsuko. Riflettendoci, però, è proprio per questo che lo reputo tra i migliori finali mai visti.
Fine parte contenente spoiler
Consiglio dunque quest'opera già soltanto per le emozioni che fa trapelare. E' la storia di un intreccio di vita qualunque e potrebbe capitare a chiunque, ecco perché è così bella.
La premessa di un ottimo anime è situata già nell'opening, grazie a una dolce melodia a cui si accostano particolari parole che lasciano spazio a qualche attimo di riflessione, almeno per chi ha la fortuna di poterle cogliere sin da subito. Si arriva pertanto all'incipit: osserviamo Kaoru risalire lungo una via che lo porta all'ennesima avventura in una scuola diversa a causa dei continui trasferimenti del padre per questioni di lavoro, scoprendo peraltro che questa è una delle varie motivazioni per cui fatica a intraprendere delle relazioni sociali. Questa volta però il nostro protagonista è sicuramente più fortunato: appena entra nella sua nuova classe, incontra delle persone disposte a conoscerlo. Tra queste c'è Ritsuko, una simpatica fanciulla per la quale non troppo tardi avvertirà degli strani sentimenti, per poi scontrarsi in via non del tutto accidentale con Sentaro, un ragazzo all'apparenza prepotente con il quale però instaurerà un rapporto d'amicizia che, a tutti gli effetti, diventerà il fulcro centrale dell'intera opera. A far da contorno c'è la musica, nello specifico il jazz: Kaoru con il pianoforte, Sen con la batteria e uno sfondo in cui Ritsuko gestisce i lampi di silenzio. La vera storia comincia perciò da qui e, oltre agli eventi principali, si sviluppa anche grazie all'introduzione di nuovi personaggi che consentiranno sempre ai protagonisti di conoscere meglio sé stessi e il mondo che li circonda.
Sul lato tecnico, bisogna innanzitutto pensare che l'anime è stato realizzato da Shinichiro Watanabe, già conosciuto per produzioni eccellenti. Per ciò che concerne il racconto, la realizzazione è davvero ottima, anche se forse non del tutto esente da difetti probabilmente relativi più alla durata dell'opera che alla modalità attraverso i quali gli eventi sono stati narrati, comunque in modo sempre coerente. L'unica cosa un po' fastidiosa è la presenza di qualche scena un po' troppo mielosa. Dal punto di vista della grafica, invece, il lavoro appare addirittura eccelso: disegni realizzati con molta cura, ambientazioni ben strutturate e una varietà di colori sempre viva e accesa che facilita la visione, ma ciò che mi ha realmente impressionato è lo stile caratterizzato da numerosi primi piani. Altrettanto bene posso esprimermi per la musica: oltre alla questione opening ed ending sublimi, nel corso della storia si ascolta con molta ammirazione una colonna sonora impeccabile sia alla funzionalità della stessa che alle emozioni che ci lascia. Non in poche occasioni mi è venuta la pelle d'oca e, anzi, ho voglia di raccontarne proprio una, ma per chi non avesse ancora visto "Sakamichi no Apollon" consiglio di non leggere la parte successiva.
Attenzione: lievi spoiler sull'episodio finale
Apro una parentesi sul finale, che mi ha emozionato a tal punto da sentire il nodo in gola: le mie aspettative a riguardo mi facevano sospettare un lieto fine, ma quelle note suonate ancora una volta da Kaoru e Sen mi hanno spiazzato, perché ho compreso soltanto allora che forse avrebbero potuto essere veramente le ultime. Il messaggio è che un'amicizia vera non ha mai fine, ma le cose non vanno sempre come vorremmo che andassero. Ho provato tanta malinconia che è esplosa durante la loro corsa e l'incontro con Ritsuko. Riflettendoci, però, è proprio per questo che lo reputo tra i migliori finali mai visti.
Fine parte contenente spoiler
Consiglio dunque quest'opera già soltanto per le emozioni che fa trapelare. E' la storia di un intreccio di vita qualunque e potrebbe capitare a chiunque, ecco perché è così bella.
"Sakamichi no Apollon" è una serie della stagione primaverile 2012, composta da dodici episodi di durata canonica, tratta dall'omonimo manga ideato e disegnato da Yuki Kodama, e diretta da Shinichiro Watanabe, che torna a dirigere una serie animata a otto anni di distanza dal suo ultimo lavoro "Samurai Champloo".
La storia è ambientata in Giappone verso la fine degli anni sessanta, e vede come protagonista Kaoru Nishimi, un giovane ragazzo che a causa dei continui trasferimenti non è mai riuscito a farsi degli amici, e che col passare del tempo si è rinchiuso in sé stesso. Durante l'estate del suo primo anno di liceo, Kaoru è costretto ad andare nel Kyushu da alcuni parenti, sperando di poter vivere un periodo tranquillo lontano dai soliti bulli che gli hanno condizionato la vita. Nella nuova scuola, però, farà conoscenza proprio con il teppista della sua classe, Sentarou Kawabuchi, un ragazzo ben piazzato e incline alla violenza, che fortunatamente prenderà in simpatia il protagonista, e soprattutto lo farà innamorare della musica jazz.
"Sakamichi no Apollon" è un'opera sensazionale sotto ogni punto di vista, una storia che segue la crescita del suo protagonista nell'età adolescenziale, attraverso i primi amori e le prime amicizie, ma anche le grandi delusioni che spesso ne conseguono. La trama è semplice, si sviluppa perfettamente e con i tempi giusti e non rischia mai di annoiare, anzi, al contrario riuscirà a coinvolgere lo spettatore sin dalla prima puntata. Un'opera in grado di appassionare e di regalare una grandissima quantità di emozioni, soprattutto considerando che si compone di soli dodici episodi.
Diversi saranno i triangoli amorosi che si verranno a creare con l'evolversi della trama, e verranno gestiti magistralmente, senza lasciar trasparire in anticipo il loro esito, lasciando lo spettatore sempre con un punto di domanda sino al gran finale.
All'interno di questo contesto, che ruolo assume la musica? E' solo un elemento di contorno o parte integrante dall'opera? Sicuramente essa riveste un ruolo essenziale, alleggerisce ulteriormente una narrazione già di per sé facile da digerire, e fa da collante fra i vari personaggi, permettendogli di esprimersi liberamente. Spesso, soprattutto nelle situazioni più problematiche, è proprio attraverso una bella e risanante suonata di gruppo che Sentaro e Kaoru riescono a risolvere i loro problemi e a sfogarsi.
Prima di "Amore" e "Musica" però, la parola che caratterizza maggiormente l'opera è, secondo la mia opinione, "Amicizia", proprio quella che si verrà a creare fra i due ragazzi protagonisti. Un'amicizia vera, che non teme litigi, fraintendimenti o lo scorrere del tempo. Il rapporto fra Sentaro e Kaoru si sviluppa ottimamente, senza forzature di alcun tipo, e questo è dovuto anche alla loro eccelsa caratterizzazione, che si dimostra ben congegnata e credibile in ogni suo aspetto.
Il comparto tecnico, come è lecito aspettarsi vista la natura dell'opera, raggiunge alti livelli. Il design dei personaggi è, per una volta, originale e ben tratteggiato, non siamo di fronte alle solite uguali marionette cui viene semplicemente cambiato taglio e colore dei capelli. Le animazioni sono fluide, i fondali ben dettagliati e colorati magnificamente.
Se dal punto di vista grafico "Sakamichi no Apollon" rasenta la perfezione, da quello sonoro la raggiunge a pieni voti, proponendo in primo luogo delle colonne sonore perfette, e dando grande spazio alle esibizioni dei personaggi, che si lasciano ascoltare con grande piacere anche da chi, come me, di musica jazz non è appassionato e non ne capisce praticamente nulla. Va obbligatoriamente citata anche l'opening "Sakamichi no Melody" di Yuki.
Il finale è spiazzante, inatteso, emozionante, memorabile. La scelta dell'autore può essere più o meno apprezzata, ma è innegabile che l'atmosfera ricreata è unica e coinvolgente.
Tirando le somme, c'è poco da dire su "Sakamichi no Apollon": un'opera praticamente perfetta, l'unico difetto è quello di essere troppo breve.
La storia è ambientata in Giappone verso la fine degli anni sessanta, e vede come protagonista Kaoru Nishimi, un giovane ragazzo che a causa dei continui trasferimenti non è mai riuscito a farsi degli amici, e che col passare del tempo si è rinchiuso in sé stesso. Durante l'estate del suo primo anno di liceo, Kaoru è costretto ad andare nel Kyushu da alcuni parenti, sperando di poter vivere un periodo tranquillo lontano dai soliti bulli che gli hanno condizionato la vita. Nella nuova scuola, però, farà conoscenza proprio con il teppista della sua classe, Sentarou Kawabuchi, un ragazzo ben piazzato e incline alla violenza, che fortunatamente prenderà in simpatia il protagonista, e soprattutto lo farà innamorare della musica jazz.
"Sakamichi no Apollon" è un'opera sensazionale sotto ogni punto di vista, una storia che segue la crescita del suo protagonista nell'età adolescenziale, attraverso i primi amori e le prime amicizie, ma anche le grandi delusioni che spesso ne conseguono. La trama è semplice, si sviluppa perfettamente e con i tempi giusti e non rischia mai di annoiare, anzi, al contrario riuscirà a coinvolgere lo spettatore sin dalla prima puntata. Un'opera in grado di appassionare e di regalare una grandissima quantità di emozioni, soprattutto considerando che si compone di soli dodici episodi.
Diversi saranno i triangoli amorosi che si verranno a creare con l'evolversi della trama, e verranno gestiti magistralmente, senza lasciar trasparire in anticipo il loro esito, lasciando lo spettatore sempre con un punto di domanda sino al gran finale.
All'interno di questo contesto, che ruolo assume la musica? E' solo un elemento di contorno o parte integrante dall'opera? Sicuramente essa riveste un ruolo essenziale, alleggerisce ulteriormente una narrazione già di per sé facile da digerire, e fa da collante fra i vari personaggi, permettendogli di esprimersi liberamente. Spesso, soprattutto nelle situazioni più problematiche, è proprio attraverso una bella e risanante suonata di gruppo che Sentaro e Kaoru riescono a risolvere i loro problemi e a sfogarsi.
Prima di "Amore" e "Musica" però, la parola che caratterizza maggiormente l'opera è, secondo la mia opinione, "Amicizia", proprio quella che si verrà a creare fra i due ragazzi protagonisti. Un'amicizia vera, che non teme litigi, fraintendimenti o lo scorrere del tempo. Il rapporto fra Sentaro e Kaoru si sviluppa ottimamente, senza forzature di alcun tipo, e questo è dovuto anche alla loro eccelsa caratterizzazione, che si dimostra ben congegnata e credibile in ogni suo aspetto.
Il comparto tecnico, come è lecito aspettarsi vista la natura dell'opera, raggiunge alti livelli. Il design dei personaggi è, per una volta, originale e ben tratteggiato, non siamo di fronte alle solite uguali marionette cui viene semplicemente cambiato taglio e colore dei capelli. Le animazioni sono fluide, i fondali ben dettagliati e colorati magnificamente.
Se dal punto di vista grafico "Sakamichi no Apollon" rasenta la perfezione, da quello sonoro la raggiunge a pieni voti, proponendo in primo luogo delle colonne sonore perfette, e dando grande spazio alle esibizioni dei personaggi, che si lasciano ascoltare con grande piacere anche da chi, come me, di musica jazz non è appassionato e non ne capisce praticamente nulla. Va obbligatoriamente citata anche l'opening "Sakamichi no Melody" di Yuki.
Il finale è spiazzante, inatteso, emozionante, memorabile. La scelta dell'autore può essere più o meno apprezzata, ma è innegabile che l'atmosfera ricreata è unica e coinvolgente.
Tirando le somme, c'è poco da dire su "Sakamichi no Apollon": un'opera praticamente perfetta, l'unico difetto è quello di essere troppo breve.
"Sakamichi no Apollon" è un anime tratto dal manga di Yuki Kodama che si basa sull'amore per la musica, mettendo in risalto un forte sentimento come l'amicizia.
La trama si concentra su Kaoru Nishimi, uno studente che si trasferisce da Yokosuka nel Kyushu per via del lavoro del padre. Nella nuova scuola il protagonista dirà addio alla sua riservatezza, che aveva nella vecchia scuola, dopo aver incontrato un bullo nella sua nuova classe; Sentaro Kawabuchi è un ragazzaccio che ben presto legherà con il protagonista, trascinandolo nel mondo della musica. Nishimi capirà cosa significa aver un amico, l'importanza dell'amicizia stessa e soprattutto cosa si prova a suonare il jazz.
La storia ha uno sviluppo, inizialmente lineare, poi è un crescendo con ricchi colpi di scena che metteranno in crisi lo spettatore; l'imprevedibilità è il bello della storia.
I personaggi sono molto caratteristici e hanno un'importante ruolo nella storia. Nishimi è un tipo introverso, così reso dai tanti trasferimenti da piccolo, ma riesce ad aprire sé stesso e concentrarsi sulla musica come una droga; del resto lui ha già un buon talento per il pianoforte. Sentaro è il tipico bullo che fa a botte, ma mai giudicare dalle apparenze; non è altro che un orsacchiotto timido che riesce ad esprimere sé stesso solo mentre suona la batteria e quando sta con la sua amica d'infanzia Ritsuko. Quest'ultima è una ragazza molto amichevole che si propone sempre in prima persona, disposta ad aiutare chi è in difficoltà; ha anche lei una passione per la musica, ma passa le sue giornate ad ascoltare la musica di Sentaro e Kishimi.
Il comparto visivo è ottimo, con buoni disegni e colori vivaci, mentre riguardo il sonoro giudico positivamente le opening, molto carine, ma le colonne sonore del jazz non le posso giudicare, in quanto non sono un appassionato del genere, ma posso solo dire che sono orecchiabili.
In conclusione, "Sakamichi no Apollon" è un altro buon prodotto, per quanto riguarda il genere, mentre la storia è ben strutturata con un commovente finale, che non a tutti potrebbe piacere.
La trama si concentra su Kaoru Nishimi, uno studente che si trasferisce da Yokosuka nel Kyushu per via del lavoro del padre. Nella nuova scuola il protagonista dirà addio alla sua riservatezza, che aveva nella vecchia scuola, dopo aver incontrato un bullo nella sua nuova classe; Sentaro Kawabuchi è un ragazzaccio che ben presto legherà con il protagonista, trascinandolo nel mondo della musica. Nishimi capirà cosa significa aver un amico, l'importanza dell'amicizia stessa e soprattutto cosa si prova a suonare il jazz.
La storia ha uno sviluppo, inizialmente lineare, poi è un crescendo con ricchi colpi di scena che metteranno in crisi lo spettatore; l'imprevedibilità è il bello della storia.
I personaggi sono molto caratteristici e hanno un'importante ruolo nella storia. Nishimi è un tipo introverso, così reso dai tanti trasferimenti da piccolo, ma riesce ad aprire sé stesso e concentrarsi sulla musica come una droga; del resto lui ha già un buon talento per il pianoforte. Sentaro è il tipico bullo che fa a botte, ma mai giudicare dalle apparenze; non è altro che un orsacchiotto timido che riesce ad esprimere sé stesso solo mentre suona la batteria e quando sta con la sua amica d'infanzia Ritsuko. Quest'ultima è una ragazza molto amichevole che si propone sempre in prima persona, disposta ad aiutare chi è in difficoltà; ha anche lei una passione per la musica, ma passa le sue giornate ad ascoltare la musica di Sentaro e Kishimi.
Il comparto visivo è ottimo, con buoni disegni e colori vivaci, mentre riguardo il sonoro giudico positivamente le opening, molto carine, ma le colonne sonore del jazz non le posso giudicare, in quanto non sono un appassionato del genere, ma posso solo dire che sono orecchiabili.
In conclusione, "Sakamichi no Apollon" è un altro buon prodotto, per quanto riguarda il genere, mentre la storia è ben strutturata con un commovente finale, che non a tutti potrebbe piacere.
Basato sul manga di Yuki Kodama, "Sakamichi no Apollon" è un anime di dodici episodi del 2012 prodotto dallo studio MAPPA in collaborazione con la Tezuka Productions.
La serie ha come protagonista Kaoru Nishimi, liceale che a causa del lavoro del padre è costretto a spostarsi costantemente di città in città e che per questo non riesce ad adattarsi alle nuove scuole che frequenta, tanto da avere la "nausea" ogni qualvolta gli si presenta una situazione difficile. Tuttavia, arrivato nel Kyushu, incontra Sentaro Kawabuchi, che ha la fama di "ragazzaccio", e Ritsuko Mukae, per la quale inizierà a provare dei sentimenti. Sarà proprio grazie all'amicizia di Sentaro che Kaoru riuscirà a cambiare, aiutato anche dalla passione per la musica jazz.
Sinceramente all'inizio non avevo molte aspettative su quest'anime, sebbene ne avessi sentito parlare benissimo e nonostante il suo alto voto. Infatti non amo molto le serie ambientate negli anni addietro - questo negli anni '60 - dato che preferisco quelle un po' più "contemporanee"; inoltre avevo intravisto un character design abbastanza "retrò", non proprio dei miei preferiti. Invece sono rimasta piacevolmente sorpresa da "Sakamichi no Apollon": già dal primo episodio avevo capito che era una di quelle serie speciali, che non si vedono ultimamente in giro. Ogni puntata è stata una scoperta, una gioia e un continuo turbinio di emozioni. Sebbene sia uno slice of life, l'anime non cade mai nel banale o nei cliché, e soprattutto negli stereotipi: ho trovato tutti i personaggi, infatti, davvero unici e ben caratterizzati, come Sentaro, che sembra il solito teppista, ma in realtà è molto di più, o Jun, di cui ho apprezzato le varie sfaccettature della sua personalità. Di solito su trama e personaggi mi dilungo un po' di più, ma è difficile descrivere "Sakamichi no Apollon", una serie all'apparenza molto semplice, e che forse fa di questo uno dei suoi lati positivi, assieme al carico di emozioni che riesce a trasmettere.
Per quanto riguarda il lato tecnico, non sono molto esperta di registi, ma so che Shinichiro Watanabe è uno dei grandi dell'animazione nipponica, e in questa serie si riesce a percepire benissimo. Per descrivere animazioni e disegni, poi, credo il termine più appropriato sia "delicato": troviamo un tratto semplice e dei colori tenui, in linea con l'atmosfera e il contesto storico in cui la serie si svolge. Anche se all'inizio ero un po' dubbiosa sul modo in cui era disegnato il mento delle ragazze, alla fine ci ho fatto l'abitudine, grazie anche allo splendido doppiaggio di Yuuka Nanri nel ruolo di Ritsuko.
Ma, ovviamente, quello che stupisce di "Sakamichi no Apollon" è il comparto sonoro: importantissimo nella vita dei nostri protagonisti è il jazz, molto presente anche nelle OST, in cui non ci sono le live session. Queste ultime sono le parti che preferisco degli episodi: era davvero bello vedere Kaoru e Sentaro divertirsi suonando, cercando anche di comunicare attraverso la musica. Altro motivo per cui non mi aspettavo molto era appunto il jazz, genere che mi era del tutto indifferente. Credo che ora non sia più così.
Arriviamo al finale dell'anime: fino all'episodio 11 avevo intenzione di dare un bel 9, bisognava solo vedere come si concludeva. A dire la verità, non sono rimasta soddisfatta al 100%, anche perché avrei voluto che si approfondissero meglio altri personaggi come Yurika, ma tutto sommato è stato carino, alcune scene in particolare. Tuttavia mi sento comunque di togliere mezzo voto: 8,5 a "Sakamichi no Apollon", una serie davvero meravigliosa, consigliata a tutti.
La serie ha come protagonista Kaoru Nishimi, liceale che a causa del lavoro del padre è costretto a spostarsi costantemente di città in città e che per questo non riesce ad adattarsi alle nuove scuole che frequenta, tanto da avere la "nausea" ogni qualvolta gli si presenta una situazione difficile. Tuttavia, arrivato nel Kyushu, incontra Sentaro Kawabuchi, che ha la fama di "ragazzaccio", e Ritsuko Mukae, per la quale inizierà a provare dei sentimenti. Sarà proprio grazie all'amicizia di Sentaro che Kaoru riuscirà a cambiare, aiutato anche dalla passione per la musica jazz.
Sinceramente all'inizio non avevo molte aspettative su quest'anime, sebbene ne avessi sentito parlare benissimo e nonostante il suo alto voto. Infatti non amo molto le serie ambientate negli anni addietro - questo negli anni '60 - dato che preferisco quelle un po' più "contemporanee"; inoltre avevo intravisto un character design abbastanza "retrò", non proprio dei miei preferiti. Invece sono rimasta piacevolmente sorpresa da "Sakamichi no Apollon": già dal primo episodio avevo capito che era una di quelle serie speciali, che non si vedono ultimamente in giro. Ogni puntata è stata una scoperta, una gioia e un continuo turbinio di emozioni. Sebbene sia uno slice of life, l'anime non cade mai nel banale o nei cliché, e soprattutto negli stereotipi: ho trovato tutti i personaggi, infatti, davvero unici e ben caratterizzati, come Sentaro, che sembra il solito teppista, ma in realtà è molto di più, o Jun, di cui ho apprezzato le varie sfaccettature della sua personalità. Di solito su trama e personaggi mi dilungo un po' di più, ma è difficile descrivere "Sakamichi no Apollon", una serie all'apparenza molto semplice, e che forse fa di questo uno dei suoi lati positivi, assieme al carico di emozioni che riesce a trasmettere.
Per quanto riguarda il lato tecnico, non sono molto esperta di registi, ma so che Shinichiro Watanabe è uno dei grandi dell'animazione nipponica, e in questa serie si riesce a percepire benissimo. Per descrivere animazioni e disegni, poi, credo il termine più appropriato sia "delicato": troviamo un tratto semplice e dei colori tenui, in linea con l'atmosfera e il contesto storico in cui la serie si svolge. Anche se all'inizio ero un po' dubbiosa sul modo in cui era disegnato il mento delle ragazze, alla fine ci ho fatto l'abitudine, grazie anche allo splendido doppiaggio di Yuuka Nanri nel ruolo di Ritsuko.
Ma, ovviamente, quello che stupisce di "Sakamichi no Apollon" è il comparto sonoro: importantissimo nella vita dei nostri protagonisti è il jazz, molto presente anche nelle OST, in cui non ci sono le live session. Queste ultime sono le parti che preferisco degli episodi: era davvero bello vedere Kaoru e Sentaro divertirsi suonando, cercando anche di comunicare attraverso la musica. Altro motivo per cui non mi aspettavo molto era appunto il jazz, genere che mi era del tutto indifferente. Credo che ora non sia più così.
Arriviamo al finale dell'anime: fino all'episodio 11 avevo intenzione di dare un bel 9, bisognava solo vedere come si concludeva. A dire la verità, non sono rimasta soddisfatta al 100%, anche perché avrei voluto che si approfondissero meglio altri personaggi come Yurika, ma tutto sommato è stato carino, alcune scene in particolare. Tuttavia mi sento comunque di togliere mezzo voto: 8,5 a "Sakamichi no Apollon", una serie davvero meravigliosa, consigliata a tutti.
Lascerò le recensioni tecniche e analitiche agli utenti più esperti e che ne capiscono di più di me, e mi limiterò dare un parere appassionato a caldo.
"Sakamichi no Apollon" è senza dubbio una delle serie che più mi ha emozionato. Non aspettatevi intrecci articolati, l'anime si limita a narrare la vita di tre adolescenti: Kaoru, il ragazzo nuovo in città diligente nello studio ma con difficoltà a relazionarsi coi compagni, Ritsuko, la compagna di classe per cui ha una cotta, e Sentaro, il bullo della scuola. Questa descrizione sommaria dei tre protagonisti è oltremodo ingiusta e superficiale: i personaggi sono rappresentati in modo così sfaccettato che è impossibile inquadrarli dentro uno stereotipo ed è proprio questo a renderli estremamente realistici, permettendo allo spettatore di immedesimarsi completamente in loro. Ho perso il conto delle volte che, solo con qualche frase e qualche sguardo, i personaggi mi hanno fatto piangere dall'emozione e fatto sentire le farfalle nello stomaco.
"Sakamichi no Apollon" è una storia di amore, drammi adolescenziali, musica e amicizia. Sono in particolare questi ultimi due il filo conduttore della storia; per Kaoru e Sentaro la musica diventa spesso il modo per esprimere quello che le parole non possono dire, diventa, esplodendo vivace dai loro strumenti, la materializzazione della loro amicizia. Non sono assolutamente amante del genere jazz, ma le scene musicali hanno una carica emotiva impressionante, sono importanti tanto quanto i dialoghi (se non di più), intense come dichiarazioni d'amore, litigi e pianti, ma estremamente più sottili e silenziose.
Il finale è di una tenerezza disarmante e mi ha lasciato impietrita a piangere di emozione sul letto.
"A differenza dell'amore, l'amicizia dura per sempre".
Consigliatissimo.
"Sakamichi no Apollon" è senza dubbio una delle serie che più mi ha emozionato. Non aspettatevi intrecci articolati, l'anime si limita a narrare la vita di tre adolescenti: Kaoru, il ragazzo nuovo in città diligente nello studio ma con difficoltà a relazionarsi coi compagni, Ritsuko, la compagna di classe per cui ha una cotta, e Sentaro, il bullo della scuola. Questa descrizione sommaria dei tre protagonisti è oltremodo ingiusta e superficiale: i personaggi sono rappresentati in modo così sfaccettato che è impossibile inquadrarli dentro uno stereotipo ed è proprio questo a renderli estremamente realistici, permettendo allo spettatore di immedesimarsi completamente in loro. Ho perso il conto delle volte che, solo con qualche frase e qualche sguardo, i personaggi mi hanno fatto piangere dall'emozione e fatto sentire le farfalle nello stomaco.
"Sakamichi no Apollon" è una storia di amore, drammi adolescenziali, musica e amicizia. Sono in particolare questi ultimi due il filo conduttore della storia; per Kaoru e Sentaro la musica diventa spesso il modo per esprimere quello che le parole non possono dire, diventa, esplodendo vivace dai loro strumenti, la materializzazione della loro amicizia. Non sono assolutamente amante del genere jazz, ma le scene musicali hanno una carica emotiva impressionante, sono importanti tanto quanto i dialoghi (se non di più), intense come dichiarazioni d'amore, litigi e pianti, ma estremamente più sottili e silenziose.
Il finale è di una tenerezza disarmante e mi ha lasciato impietrita a piangere di emozione sul letto.
"A differenza dell'amore, l'amicizia dura per sempre".
Consigliatissimo.
Un anime delicato, che tratta il difficile periodo dell'adolescenza, i primi amori e le prime delusioni, i sentimenti di un ragazzo che per la prima volta, dopo tanto viaggiare e trasferirsi da un posto all'altro, trova un insospettabile amico, completamente opposto a lui, e scopre la musica jazz, che lega tra loro tutti i personaggi della storia. Una ragazza innamorata, che rinuncia ad ogni cosa per seguire l'amato, un ragazzo disconosciuto dalla famiglia per le proprie convinzioni, un ragazzo votato al jazz, all'apparenza teppista, che nasconde un cuore d'oro e si occupa della propria famiglia, abbandonata dal padre. Una ragazza, il cui sorriso scalda il cuore del protagonista e lo fa sentire a casa. Le storie di questi si intrecciano tra loro, si perdono e si ritrovano, tra delusioni, litigi, risate e riappacificazioni. A tratti poetico e profondo, a tratti leggero e divertente. Una storia di crescita dal finale un po' agrodolce e allo stesso tempo difficile da indovinare. Non è uno dei generi che preferisco, ma sono comunque contenta di averlo visto.
Un vero e proprio capolavoro. Di anime così particolarmente delicati, al giorno d'oggi se ne trovano pochi... Personalmente alla fine ho pianto. E, in quanto amante della musica classica, ero un bel po' scettico sul guardare un anime che dovrebbe narrare sostanzialmente di jazz. E con mia grande sorpresa, ecco che vedo un capolavoro, dove la musica non è più un hobby, bensì un qualcosa (sì, un qualcosa, perché non riesco a trovare termini per indicare il ruolo, corrispondente all'apogeo della perfezione, che assume la musica in questo anime) che unisce caratteri completamente diversi. Un universo che combatte stereotipi e pregiudizi, e lascia all'amicizia e all'amore il ruolo fondamentale di mezzi capaci di condurre alla scoperta degli uomini: situazioni familiari, economiche, indoli e comportamenti differenti si intrecciano fra di loro, dando vita a quella che viene chiamata la fantastica varietà, ma che nella pratica viene disprezzata perché causa di incompatibilità fra il genere umano. E quale esempio più schiacciante ma delicato di "Sakamichi no Apollon" possiamo trovare allo scopo di smentire e mettere in discussione i pregiudizi generatori di avversioni nei confronti della varietà? Quale cornice migliore potremmo trovare della collina tanto odiata dal nostro protagonista, che però, poi, mancherà a tutti? Eh sì! Le contraddizioni son fatte per accanirsi contro colui che vede l'anime... Ma anche un'esposizione dei fatti grossolana, esplicita e priva di tatto, un'ordinaria fabula, contornata solo da colpi di scena, si accanisce molto contro lo spettatore. Tuttavia, "Sakamichi no Apollon" è uno degli anime più delicati che abbia mai visto, che ci rivela la debolezza dell'uomo, le lacrime e il lato infantile delle persone, in contraddizione con l'orgoglio e il buonsenso.
Invito tutti a vedere questo bellissimo anime! Non ve ne pentirete!
Invito tutti a vedere questo bellissimo anime! Non ve ne pentirete!
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Ammetto che la visione di questo anime mi ha diviso interiormente. Se da una parte l'ho trovato un prodotto pregevole, dall'altra ritengo che lo svolgimento sia eccessivamente scontato. Mi è parso, onestamente, che di tutta la carne messa al fuoco non rimanga molto alla fine.
Seppure i personaggi siano insoliti e abbiano alle spalle delle storie molto interessanti da raccontare, tutto è particolarmente statico. Dopo un inizio coinvolgente, la storia si perde dietro ai soliti giochi di coppia; intrecci amorosi eccessivi e scontati. Tutti gli elementi diversi che erano introdotti, e che lasciavano ben sperare in un solido sviluppo, vengono invece lasciati sbiadire, fino a morire del tutto. Pian piano si raggiunge l'amara consapevolezza che nulla di quanto ci si aspettava si materializzerà. Onestamente, non ho ben compreso perché la storia si sia incamminata su questo sentiero, tralasciando particolari importanti e anche delicati.
Il racconto è ambientato in un periodo non ben precisato (sembrerebbe potersi collocare a cavallo tra gli anni '50 e '60). Trapela, comunque, l'estrema particolarità del momento storico. Un periodo in cui comincia ad affermarsi una vera apertura nei confronti del mondo occidentale da parte della chiusa società giapponese. Influenze in tema di moda, musica, religione. Iniziano a intravedersi le prime coraggiose coppie miste, guardate con sfavore dai molti conservatori del tempo. E' la musica jazz a fare da sfondo e da collante in questa storia incentrata sul senso dell'amicizia e sui primi amori. Evidente anche la componente religiosa che, in particolare, interessa il personaggio di Sentaro.
Tuttavia, nonostante queste rilevanti peculiarità, tutto è marginalizzato. Contrariamente alle aspettative, nulla viene affrontato in modo profondo e analitico come, invece, sarebbe stato doveroso fare. Da un certo punto in poi, il racconto si sviluppa in un modo poco comprensibile, focalizzandosi quasi esclusivamente sugli intrecci amorosi tra i vari personaggi che popolano la storia, continui, destabilizzanti, molti dei quali solo fugaci. La stessa musica, che avrebbe dovuto essere un elemento fondamentale, viene accantonata. Nuovamente, ci troviamo dinanzi a una storia che avrebbe avuto le potenzialità per essere un capolavoro, ma nessuna scelta è stata effettuata con la giusta dose di coraggio. Lentamente si lascia andare il timone di questa enorme e meravigliosa nave da crociera che prende il largo senza più una precisa meta.
Il finale poi è davvero spiazzante. I protagonsiti si dividono, ognuno va per la propria strada, individualmente. Di Sentaro, in particolare, nessuno sa più nulla per ben otto anni. Solo alla fine si scoprirà qual è la strada che lo stesso ha deciso di intraprendere. Una scelta importante e profonda quella di Sentaro, alla quale, tuttavia, non è stata data la giusta considerazione. Lo spettatore è posto di fronte a un dato di fatto senza essere stato condotto a tale epilogo da un precedente e analitico percorso narrativo. Non volendo entrare nel dettaglio, seppure vi era stato qualche velato accenno nel corso della storia, che faceva presagire il futuro di questo ragazzo, si tratta comunque di un mero accenno e nulla di più. Il che è davvero inspiegabile.
Una storia fumosa che alterna momenti di originalità e innovazione a momenti insipidi e scontati. Una storia raccontata in un modo che io non ho apprezzato fino in fondo.
Ammetto che la visione di questo anime mi ha diviso interiormente. Se da una parte l'ho trovato un prodotto pregevole, dall'altra ritengo che lo svolgimento sia eccessivamente scontato. Mi è parso, onestamente, che di tutta la carne messa al fuoco non rimanga molto alla fine.
Seppure i personaggi siano insoliti e abbiano alle spalle delle storie molto interessanti da raccontare, tutto è particolarmente statico. Dopo un inizio coinvolgente, la storia si perde dietro ai soliti giochi di coppia; intrecci amorosi eccessivi e scontati. Tutti gli elementi diversi che erano introdotti, e che lasciavano ben sperare in un solido sviluppo, vengono invece lasciati sbiadire, fino a morire del tutto. Pian piano si raggiunge l'amara consapevolezza che nulla di quanto ci si aspettava si materializzerà. Onestamente, non ho ben compreso perché la storia si sia incamminata su questo sentiero, tralasciando particolari importanti e anche delicati.
Il racconto è ambientato in un periodo non ben precisato (sembrerebbe potersi collocare a cavallo tra gli anni '50 e '60). Trapela, comunque, l'estrema particolarità del momento storico. Un periodo in cui comincia ad affermarsi una vera apertura nei confronti del mondo occidentale da parte della chiusa società giapponese. Influenze in tema di moda, musica, religione. Iniziano a intravedersi le prime coraggiose coppie miste, guardate con sfavore dai molti conservatori del tempo. E' la musica jazz a fare da sfondo e da collante in questa storia incentrata sul senso dell'amicizia e sui primi amori. Evidente anche la componente religiosa che, in particolare, interessa il personaggio di Sentaro.
Tuttavia, nonostante queste rilevanti peculiarità, tutto è marginalizzato. Contrariamente alle aspettative, nulla viene affrontato in modo profondo e analitico come, invece, sarebbe stato doveroso fare. Da un certo punto in poi, il racconto si sviluppa in un modo poco comprensibile, focalizzandosi quasi esclusivamente sugli intrecci amorosi tra i vari personaggi che popolano la storia, continui, destabilizzanti, molti dei quali solo fugaci. La stessa musica, che avrebbe dovuto essere un elemento fondamentale, viene accantonata. Nuovamente, ci troviamo dinanzi a una storia che avrebbe avuto le potenzialità per essere un capolavoro, ma nessuna scelta è stata effettuata con la giusta dose di coraggio. Lentamente si lascia andare il timone di questa enorme e meravigliosa nave da crociera che prende il largo senza più una precisa meta.
Il finale poi è davvero spiazzante. I protagonsiti si dividono, ognuno va per la propria strada, individualmente. Di Sentaro, in particolare, nessuno sa più nulla per ben otto anni. Solo alla fine si scoprirà qual è la strada che lo stesso ha deciso di intraprendere. Una scelta importante e profonda quella di Sentaro, alla quale, tuttavia, non è stata data la giusta considerazione. Lo spettatore è posto di fronte a un dato di fatto senza essere stato condotto a tale epilogo da un precedente e analitico percorso narrativo. Non volendo entrare nel dettaglio, seppure vi era stato qualche velato accenno nel corso della storia, che faceva presagire il futuro di questo ragazzo, si tratta comunque di un mero accenno e nulla di più. Il che è davvero inspiegabile.
Una storia fumosa che alterna momenti di originalità e innovazione a momenti insipidi e scontati. Una storia raccontata in un modo che io non ho apprezzato fino in fondo.
Uno dei pochi anime degno di essere visto, una storia semplice, ma intensa e intrisa di amicizia, amore e musica. Non si può fare a meno di farsi trascinare dalle improvvisazioni musicali, dalle vicende amorose e familiari: è un racconto che ti insegna e segna qualcosa di veramente profondo. I disegni sono bene curati, ma non troppo sofisticati. Sulla dinamica non c'è nulla da ribattere: i movimenti si avvicinano quasi alla realtà, soprattutto nei momenti in cui suonano gli strumenti. Ogni personaggio ha un carattere particolare che si evolve, esplode e migliora.
E' un anime adatto a chi ha bisogno di essere trasportato da infinite emozioni, che ti spremono a fare qualcosa in un mondo che va a rotoli.
E' un anime adatto a chi ha bisogno di essere trasportato da infinite emozioni, che ti spremono a fare qualcosa in un mondo che va a rotoli.
Ho continuato la visione di quest'anime solo per rispetto al jazz, perché per il resto si tratta di uno dei peggiori lavori del 2012.
Come ha fatto Watanabe a cadere in simile ridicolo? Non so. Comunque sia la serie in diversi modi ha cercato di avvisarmi dell'odore di putrido che aleggiava, ma che inizialmente non avvertivo così distintamente. Innanzitutto, per essere un anime che - credevo - sarebbe dovuto essere incentrato sul jazz, mi aspettavo un'opening ed un'ending jazz, per l'appunto. Invece sono j-pop e ciò mi ha lasciato perplesso, ma non ci ho dato molto peso. Il primo episodio, però, ha continuato durante i suoi venti minuti a farmi sorgere l'impressione che ci si stesse avvicinando sin troppo a qualcosa di nauseante. Sentarou si presenta come una sorta di Onizuka, un ragazzo che sembra più grande (si viene a sapere che han tutti quindici anni, il che è stato l'apice della comicità) e che porterà l'archetipo 'sfigateggiante' Kaoru a superiori livelli di conoscenza di vita. A differenza di Onizuka, però, Sen non fa mai ridere e alla fin fine, a parte fare a pugni con chiunque nei primi episodi, non pare avere grandi capacità di guru. Legata a questi due ragazzini è Ritsuko, un'amica di Sentarou, che diviene chiaramente oggetto d'amore del nuovo arrivato Kaoru. Chiaramente, non c'è da chiederselo, si sviluppa un triangolo fin da subito e fin da subito iniziano i melodrammi relativamente a quanto faccia soffrire il protagonista incapace, che, oltre ad avere un aspetto da shoujo anime, ha anche la lacrima facilissima. A questo punto avevo già compreso dove si sarebbe andati a parare, ma ho dato un'ulteriore chance, sperando che l'animo jazz di "Sakamichi no Apollon" avrebbe trionfato sul melodramma beautiful-esco. Mai fui in cotanto errore. Non solo il jazz viene trascurato fin da subito (ed evito di concentrarmi su come il protagonista abbia fatto a diventare così bravo in poche settimane), ma la facciata melensa dell'anime si metamorfosa in un essere sempre più fagocitante. Da triangolo amoroso si arriva ad un quadrato, con l'arrivo di una nuova ragazza, Yurika. Può bastare? No. Ne arriva un altro, un amico di famiglia, Junichi, che crea un famigerato pentagono. Grazie al cielo qualcuno ha consigliato loro di smettere e non siamo arrivati al fatidico esagono, anche perché già col pentagono tutto è crollato. Gli episodi sono diventati un modo per mostrare che gli esseri umani hanno lacrime infinite che si rigenerano. Tizio è andato contro Caio perché Tizia ama segretamente Caio, Caio ora odia e picchia Sempronio perché Sempronio ha rubato Caia. Insomma, tutti si odiano e tutto crolla, il jazz viene snobbato e sostituito dal piagnucolio e dal mio soffrire. Ho dimenticato anche di dire che, in un qualche modo, sono riusciti a inserire in questo guazzabuglio anche la sfera cristiana, che tra l'altro è anche abbastanza in tema con il piagnucolio e il moralismo, quindi non li biasimo, ma ne rido ugualmente.
Fortunatamente sono stati solamente dodici episodi, ma di drammaticità tanto condensata che parevano essere infiniti. Tornando alla trama, non solo ci sono i problemi di cui ho parlato, ma arriva anche il Mefistofele di turno, un ragazzino dalla faccia cattivognola, col canino sporgente (?) e dalla voce effeminata. Egli ama i Beatles, invece che il jazz, come praticamente tutti i giovani dell'epoca, quindi fa ancora più ridere la scena del festival scolastico in cui i due improvvisanti jazzisti riscuotono un fantastico successo di massa. Comunque, l'arrivo di questo diavoletto fa scoppiare la bolla già instabile per motivi sentimentali, ma in un qualche modo il volersi bene cristianamente ritorna pur sempre. Le cose si stabiliscono, Sempronio e Caia se ne vanno, mentre Tizia scopre di essere davvero cotta di Tizio. Ovviamente Caio si ritrova da solo. Il finale che ne consegue è la cosa meno realistica possibile e ovviamente totalmente estraniata dal jazz, che viene aggiunto agli ultimi minuti giusto per ricordare all'utente che si sarebbe dovuto trattare di un anime relativo al jazz.
Uno dei peggiori lavori di sempre; si salvano solamente gli intermezzi musicali e Yoko Kanno, che è dir poco che ha fatto un lavoro egregio.
Come ha fatto Watanabe a cadere in simile ridicolo? Non so. Comunque sia la serie in diversi modi ha cercato di avvisarmi dell'odore di putrido che aleggiava, ma che inizialmente non avvertivo così distintamente. Innanzitutto, per essere un anime che - credevo - sarebbe dovuto essere incentrato sul jazz, mi aspettavo un'opening ed un'ending jazz, per l'appunto. Invece sono j-pop e ciò mi ha lasciato perplesso, ma non ci ho dato molto peso. Il primo episodio, però, ha continuato durante i suoi venti minuti a farmi sorgere l'impressione che ci si stesse avvicinando sin troppo a qualcosa di nauseante. Sentarou si presenta come una sorta di Onizuka, un ragazzo che sembra più grande (si viene a sapere che han tutti quindici anni, il che è stato l'apice della comicità) e che porterà l'archetipo 'sfigateggiante' Kaoru a superiori livelli di conoscenza di vita. A differenza di Onizuka, però, Sen non fa mai ridere e alla fin fine, a parte fare a pugni con chiunque nei primi episodi, non pare avere grandi capacità di guru. Legata a questi due ragazzini è Ritsuko, un'amica di Sentarou, che diviene chiaramente oggetto d'amore del nuovo arrivato Kaoru. Chiaramente, non c'è da chiederselo, si sviluppa un triangolo fin da subito e fin da subito iniziano i melodrammi relativamente a quanto faccia soffrire il protagonista incapace, che, oltre ad avere un aspetto da shoujo anime, ha anche la lacrima facilissima. A questo punto avevo già compreso dove si sarebbe andati a parare, ma ho dato un'ulteriore chance, sperando che l'animo jazz di "Sakamichi no Apollon" avrebbe trionfato sul melodramma beautiful-esco. Mai fui in cotanto errore. Non solo il jazz viene trascurato fin da subito (ed evito di concentrarmi su come il protagonista abbia fatto a diventare così bravo in poche settimane), ma la facciata melensa dell'anime si metamorfosa in un essere sempre più fagocitante. Da triangolo amoroso si arriva ad un quadrato, con l'arrivo di una nuova ragazza, Yurika. Può bastare? No. Ne arriva un altro, un amico di famiglia, Junichi, che crea un famigerato pentagono. Grazie al cielo qualcuno ha consigliato loro di smettere e non siamo arrivati al fatidico esagono, anche perché già col pentagono tutto è crollato. Gli episodi sono diventati un modo per mostrare che gli esseri umani hanno lacrime infinite che si rigenerano. Tizio è andato contro Caio perché Tizia ama segretamente Caio, Caio ora odia e picchia Sempronio perché Sempronio ha rubato Caia. Insomma, tutti si odiano e tutto crolla, il jazz viene snobbato e sostituito dal piagnucolio e dal mio soffrire. Ho dimenticato anche di dire che, in un qualche modo, sono riusciti a inserire in questo guazzabuglio anche la sfera cristiana, che tra l'altro è anche abbastanza in tema con il piagnucolio e il moralismo, quindi non li biasimo, ma ne rido ugualmente.
Fortunatamente sono stati solamente dodici episodi, ma di drammaticità tanto condensata che parevano essere infiniti. Tornando alla trama, non solo ci sono i problemi di cui ho parlato, ma arriva anche il Mefistofele di turno, un ragazzino dalla faccia cattivognola, col canino sporgente (?) e dalla voce effeminata. Egli ama i Beatles, invece che il jazz, come praticamente tutti i giovani dell'epoca, quindi fa ancora più ridere la scena del festival scolastico in cui i due improvvisanti jazzisti riscuotono un fantastico successo di massa. Comunque, l'arrivo di questo diavoletto fa scoppiare la bolla già instabile per motivi sentimentali, ma in un qualche modo il volersi bene cristianamente ritorna pur sempre. Le cose si stabiliscono, Sempronio e Caia se ne vanno, mentre Tizia scopre di essere davvero cotta di Tizio. Ovviamente Caio si ritrova da solo. Il finale che ne consegue è la cosa meno realistica possibile e ovviamente totalmente estraniata dal jazz, che viene aggiunto agli ultimi minuti giusto per ricordare all'utente che si sarebbe dovuto trattare di un anime relativo al jazz.
Uno dei peggiori lavori di sempre; si salvano solamente gli intermezzi musicali e Yoko Kanno, che è dir poco che ha fatto un lavoro egregio.
Prima ci si innamora della musica, poi dei personaggi, e quando ormai tutto ciò che un appassionato di anime chiede a una serie sembra avverarsi, ecco che la musica continua a rapire, e rimescola ogni cosa coinvolgendo inaspettatamente e andando a completare il tutto.
"Sakamichi no Apollon" rappresenta una delle serie anime che ha posto alla base un tema che non è proprio il frutto delle mode del momento, il jazz per l'appunto; tuttavia grazie alla trama, ai personaggi e alla forza coinvolgente che solo la musica può dare è riuscita a trasformare quella melodia a cui si è poco abituati in qualcosa di unico, che porta lo spettatore al coinvolgimento e ad appassionarlo al punto che ci si sofferma ad ascoltare a occhi chiusi tutte le bellissime melodie jazz che accompagnano i personaggi.
Attenzione però, il jazz non è il tema principale dell'opera, ma il veicolo attraverso il quale viene raccontata la storia.
Non sono un'appassionata di musica jazz, e anzi a dire la verità non mi sono mai nemmeno interessata a questo genere di musica, tuttavia in questa serie ho avuto occasione di rivalutarla e farmela pure piacere. E per chi pensa che possa essere visto solo dagli amanti del genere, sappiate che non è assolutamente così, io stessa sono una prova che può davvero piacere a molti. Detto ciò, al centro della serie non c'è solo la musica ma anche intrighi amorosi, amicizie e l'analisi di tanti temi importanti, fra cui la famiglia.
I personaggi hanno una caratterizzazione originale, con qualche cicatrice dell'animo da nascondere, e abbastanza coinvolgenti da affezionarsene quasi subito, già dalla prima puntata.
Al centro di questi ragazzi c'è la passione sfrenata per la musica, e più e più volte è la stessa musica che viene utilizzata come medicina per l'animo dei protagonisti, ed è la stessa musica che riesce a chiarire le incomprensioni e i sentimenti anche quando le parole non servono e complicherebbero ogni cosa. So che sembra alquanto banale questa affermazione, ma in questa serie c'è tutta l'abilità di pochi mangaka come Yuki Kodama, l'autrice di questa bellissima serie, di riuscire a trasmettere qualcosa ai telespettatori. La musica non è solo strumento di accompagnamento dell'anime, è molto di più: è l'azzeccato momento di intrusione delle melodie, è il ritmo coinvolgente del jazz che porta il telespettatore a muovere il piede al suo ritmo, è il mezzo attraverso il quale vengono spiegati i sentimenti dei personaggi.
La trama è allo stesso modo efficace tanto da riuscire ad esserne presi da subito. Le dodici puntate di cui è composto scorrono via senta tanta fatica sotto gli occhi del telespettatore, al punto che riesce a far cresce in lui puntata dopo puntata la curiosità di conoscerne la fine. In ogni episodio vi è l'incursione di un nuovo evento che tiene in suspense le sorti dei personaggi, e proprio per questo mantiene alta l'attenzione.
Graficamente è veramente gradevole da vedere. Sono curati i particolari, i colori caldi e comunque puliti aiutano molto a lasciarsi trasportare, al punto che anche un cupo semi-interrato illuminato solo dalla luce artificiale diventa un luogo eccezionale. Le ambientazioni che fanno riferimento a un periodo storico di ritrovato benessere per il Paese sono state create in giusta trasposizione, permettendo di addentrarsi nei periodo. Tra le vie della città, di tanto in tanto scorrono marinai in divisa, chiaro ricordo e riferimento della florida America di quel periodo, il 1966, terra natale del jazz. Personalmente ho gradito anche le copertine dei dischi che si vedono di tanto in tanto negli episodi.
Credo che a mio parere abbia veramente pochi difetti. Per il mio metro di valutazione la capacità di coinvolgimento e la trama originale sono dei fattori che contano parecchio nel giudizio finale, pertanto non posso che dare un giudizio positivo, al punto che un qualcosa di più di una semplice sufficienza non gli renderebbe nemmeno giustizia. Considerando che leggendo la trama non mi fidavo della serie e che inaspettatamente si è invece rivelata una delle mie preferite, e che mi ha permesso di conoscere il ritmo travolgente del jazz, facendomelo addirittura piacere, non posso che assegnarli un meritatissimo 10. Era da tanto che non vedevo una serie anime così eccezionale.
"Sakamichi no Apollon" rappresenta una delle serie anime che ha posto alla base un tema che non è proprio il frutto delle mode del momento, il jazz per l'appunto; tuttavia grazie alla trama, ai personaggi e alla forza coinvolgente che solo la musica può dare è riuscita a trasformare quella melodia a cui si è poco abituati in qualcosa di unico, che porta lo spettatore al coinvolgimento e ad appassionarlo al punto che ci si sofferma ad ascoltare a occhi chiusi tutte le bellissime melodie jazz che accompagnano i personaggi.
Attenzione però, il jazz non è il tema principale dell'opera, ma il veicolo attraverso il quale viene raccontata la storia.
Non sono un'appassionata di musica jazz, e anzi a dire la verità non mi sono mai nemmeno interessata a questo genere di musica, tuttavia in questa serie ho avuto occasione di rivalutarla e farmela pure piacere. E per chi pensa che possa essere visto solo dagli amanti del genere, sappiate che non è assolutamente così, io stessa sono una prova che può davvero piacere a molti. Detto ciò, al centro della serie non c'è solo la musica ma anche intrighi amorosi, amicizie e l'analisi di tanti temi importanti, fra cui la famiglia.
I personaggi hanno una caratterizzazione originale, con qualche cicatrice dell'animo da nascondere, e abbastanza coinvolgenti da affezionarsene quasi subito, già dalla prima puntata.
Al centro di questi ragazzi c'è la passione sfrenata per la musica, e più e più volte è la stessa musica che viene utilizzata come medicina per l'animo dei protagonisti, ed è la stessa musica che riesce a chiarire le incomprensioni e i sentimenti anche quando le parole non servono e complicherebbero ogni cosa. So che sembra alquanto banale questa affermazione, ma in questa serie c'è tutta l'abilità di pochi mangaka come Yuki Kodama, l'autrice di questa bellissima serie, di riuscire a trasmettere qualcosa ai telespettatori. La musica non è solo strumento di accompagnamento dell'anime, è molto di più: è l'azzeccato momento di intrusione delle melodie, è il ritmo coinvolgente del jazz che porta il telespettatore a muovere il piede al suo ritmo, è il mezzo attraverso il quale vengono spiegati i sentimenti dei personaggi.
La trama è allo stesso modo efficace tanto da riuscire ad esserne presi da subito. Le dodici puntate di cui è composto scorrono via senta tanta fatica sotto gli occhi del telespettatore, al punto che riesce a far cresce in lui puntata dopo puntata la curiosità di conoscerne la fine. In ogni episodio vi è l'incursione di un nuovo evento che tiene in suspense le sorti dei personaggi, e proprio per questo mantiene alta l'attenzione.
Graficamente è veramente gradevole da vedere. Sono curati i particolari, i colori caldi e comunque puliti aiutano molto a lasciarsi trasportare, al punto che anche un cupo semi-interrato illuminato solo dalla luce artificiale diventa un luogo eccezionale. Le ambientazioni che fanno riferimento a un periodo storico di ritrovato benessere per il Paese sono state create in giusta trasposizione, permettendo di addentrarsi nei periodo. Tra le vie della città, di tanto in tanto scorrono marinai in divisa, chiaro ricordo e riferimento della florida America di quel periodo, il 1966, terra natale del jazz. Personalmente ho gradito anche le copertine dei dischi che si vedono di tanto in tanto negli episodi.
Credo che a mio parere abbia veramente pochi difetti. Per il mio metro di valutazione la capacità di coinvolgimento e la trama originale sono dei fattori che contano parecchio nel giudizio finale, pertanto non posso che dare un giudizio positivo, al punto che un qualcosa di più di una semplice sufficienza non gli renderebbe nemmeno giustizia. Considerando che leggendo la trama non mi fidavo della serie e che inaspettatamente si è invece rivelata una delle mie preferite, e che mi ha permesso di conoscere il ritmo travolgente del jazz, facendomelo addirittura piacere, non posso che assegnarli un meritatissimo 10. Era da tanto che non vedevo una serie anime così eccezionale.
Quando un anime mi stupisce così tanto e mi rimane qualcosa di sé anche dopo la sua conclusione, mi fa sentire completamente appagata. E questo è uno di quegli anime che ci è riuscito, bellissimo sotto ogni punto di vista, secondo il mio parere. Un anime armonioso, assolutamente da vedere, che ti porta ad appassionarti anche alle storie dei personaggi "ai margini", essendo fatto così bene. Una storia scorrevole che non annoia mai. Non bisogna per forza essere un amante del jazz per vedere questo anime: io non lo sono, ma amo la musica.
E' una delizia e un toccasana per l'udito e per gli occhi, grazie alle musiche messe al punto giusto che non stonano mai e ai colori caldi che si accompagnano magnificamente alle scene.
E' ambientato in un anno particolare, il '68, un anno pieno di cambiamenti e rivoluzioni che si lega agli stati d'animo dei personaggi anch'essi in subbuglio. Anche se le problematiche del Giappone in quegli anni non sono state approfondite molto, si riesce a capire perfettamente il clima che si viveva. La musica è il filo rosso del destino che lega persone così diverse tra loro avendo proprio in comune la musica. I personaggi sono realistici e ognuno deve affrontare i propri demoni interiori per potere crescere e inseguire i propri sogni. Non è tutto rose e fiori, bisogna anche soffrire per poter diventare più forti e andare avanti con la propria vita. E rimarrete stupiti dal finale inaspettato e insolito che si combina bene con il resto della storia.
Vedetelo, se amate la musica in generale, le storie d'amicizia che si evolvono, gli amori ricambiati e non, le scelte di vita difficili da prendere. Farete un tuffo nel passato, ma non sarete soli, vi farà compagnia il jazz.
E' una delizia e un toccasana per l'udito e per gli occhi, grazie alle musiche messe al punto giusto che non stonano mai e ai colori caldi che si accompagnano magnificamente alle scene.
E' ambientato in un anno particolare, il '68, un anno pieno di cambiamenti e rivoluzioni che si lega agli stati d'animo dei personaggi anch'essi in subbuglio. Anche se le problematiche del Giappone in quegli anni non sono state approfondite molto, si riesce a capire perfettamente il clima che si viveva. La musica è il filo rosso del destino che lega persone così diverse tra loro avendo proprio in comune la musica. I personaggi sono realistici e ognuno deve affrontare i propri demoni interiori per potere crescere e inseguire i propri sogni. Non è tutto rose e fiori, bisogna anche soffrire per poter diventare più forti e andare avanti con la propria vita. E rimarrete stupiti dal finale inaspettato e insolito che si combina bene con il resto della storia.
Vedetelo, se amate la musica in generale, le storie d'amicizia che si evolvono, gli amori ricambiati e non, le scelte di vita difficili da prendere. Farete un tuffo nel passato, ma non sarete soli, vi farà compagnia il jazz.
Mi sono avvicinato a "Sakamichi no Apollon" incuriosito dall'ambientazione "provinciale" e dal fatto che il tutto si svolgesse negli anni '60. Sono uno di quelli che di solito reagisce in maniera emotiva di fronte a quello che guarda, siano film, serie TV o anime: ecco, con "Sakamichi no Apollon" ho versato lacrime in più episodi. Non lacrime di disperazione ("Oddio mio, è morto quello! Colpo di scena!"), ma proprio lacrime di tenerezza.
La storia è molto semplice e, se avete letto la sinossi, non avete bisogno che la ricopi qui. Quello che trovo fantastico nell'anime è il tipo di interazione che si instaura tra i personaggi: sicuramente i tre principali godono della migliore caratterizzazione, ma è bello vedere che anche chi è di contorno ha qualcosa da dire. Quanto al resto, davvero non riesco a esprimermi: è una storia di crescita e di cambiamenti, maturazione e scoperta. Se siete disposti a godervi dodici episodi di persone che parlano, che si avvicinano e si affezionano, questo è l'anime che fa per voi.
Il tutto condito da disegni molto belli e da un reparto sonoro che oserei definire eccezionale. Assolutamente da guardare. Ora scusate ma torno a piangere, ho appena finito di vederlo.
La storia è molto semplice e, se avete letto la sinossi, non avete bisogno che la ricopi qui. Quello che trovo fantastico nell'anime è il tipo di interazione che si instaura tra i personaggi: sicuramente i tre principali godono della migliore caratterizzazione, ma è bello vedere che anche chi è di contorno ha qualcosa da dire. Quanto al resto, davvero non riesco a esprimermi: è una storia di crescita e di cambiamenti, maturazione e scoperta. Se siete disposti a godervi dodici episodi di persone che parlano, che si avvicinano e si affezionano, questo è l'anime che fa per voi.
Il tutto condito da disegni molto belli e da un reparto sonoro che oserei definire eccezionale. Assolutamente da guardare. Ora scusate ma torno a piangere, ho appena finito di vederlo.
Questo anime è uno degli ultimi lavori di Shinichi Watanabe, già regista di "Cowboy Bebop" e "Samurai Champloo". Stranamente, con "Sakamichi no Apollon", tale regista, che predilige palesemente le opere d'azione, si diletta con uno slice of life.
"Sakamichi no Apollon" è molto canonico, sopratutto nella gestione dei rapporti sentimentali tra i personaggi, che spesso ricadono nei soliti cliché tipici del genere. La caratterizzazione dei due protagonisti maschili è comunque ottima, e il loro rapporto di amicizia, sebbene sia abbastanza romanzato, è il vero punto di forza di questa serie.
Giappone, anni '60. Kaoru è un ragazzo molto studioso e introverso, che si è appena trasferito in una cittadina della provincia di Tokyo. Nella nuova scuola, nonostante il suo temperamento, riesce a fare amicizia con Sentaro, il bullo della classe, condividendo con lui la passione per la musica. Sentaro ha una amica d'infanzia molto carina, Ritsuko, di cui ovviamente Kaoru si innamora. Ella è figlia del proprietario di un negozio di dischi jazz, nella cui cantina è presente una vera e propria sala prove. In questo luogo spesso Kaoru e Sentaro si ritroveranno per suonare, insieme al padre di Ritsuko e a Junichi, uno studente universitario che si ritroverà coinvolto nelle manifestazioni studentesche che andavano di moda in quegli anni.
Il lettore avrà intuito che si verrà a creare un triangolo amoroso tra i protagonisti, a cui si aggiungerà Yurika, una ragazza di buona famiglia e molto ben caratterizzata. Come ho già accennato, le regole per la "rotazione" di tale "quadriangolo" saranno abbastanza prevedibili.
La cosa che veramente ho aprezzato di "Sakamichi no Apollon" è la cura maniacale degli autori nella scelta dei brani jazz suonati dai protagonisti, e la solita bravura, nella stesura della colonna sonora, dell'effervescente Yoko Kanno. Il character design e gli aspetti tecnici sono di ottima fattura, e contribuiscono a rendere la visione di questo titolo abbastanza apprezzabile.
In conclusione, ci ritroviamo di fronte ad uno slice of life di qualità, in cui l'amicizia e la musica fanno da padroni. I personaggi principali sono ben caratterizzati, sopratutto il protagonista, tuttavia le solite manfrine sentimentali alla "Beautiful" rendono questo titolo un'opera abbastanza standard per il suo genere. "Sakamichi no Apollon", comunque, sa fare bene il suo mestiere, intrattenendo e coinvolgendo lo spettatore alla grande.
"Sakamichi no Apollon" è molto canonico, sopratutto nella gestione dei rapporti sentimentali tra i personaggi, che spesso ricadono nei soliti cliché tipici del genere. La caratterizzazione dei due protagonisti maschili è comunque ottima, e il loro rapporto di amicizia, sebbene sia abbastanza romanzato, è il vero punto di forza di questa serie.
Giappone, anni '60. Kaoru è un ragazzo molto studioso e introverso, che si è appena trasferito in una cittadina della provincia di Tokyo. Nella nuova scuola, nonostante il suo temperamento, riesce a fare amicizia con Sentaro, il bullo della classe, condividendo con lui la passione per la musica. Sentaro ha una amica d'infanzia molto carina, Ritsuko, di cui ovviamente Kaoru si innamora. Ella è figlia del proprietario di un negozio di dischi jazz, nella cui cantina è presente una vera e propria sala prove. In questo luogo spesso Kaoru e Sentaro si ritroveranno per suonare, insieme al padre di Ritsuko e a Junichi, uno studente universitario che si ritroverà coinvolto nelle manifestazioni studentesche che andavano di moda in quegli anni.
Il lettore avrà intuito che si verrà a creare un triangolo amoroso tra i protagonisti, a cui si aggiungerà Yurika, una ragazza di buona famiglia e molto ben caratterizzata. Come ho già accennato, le regole per la "rotazione" di tale "quadriangolo" saranno abbastanza prevedibili.
La cosa che veramente ho aprezzato di "Sakamichi no Apollon" è la cura maniacale degli autori nella scelta dei brani jazz suonati dai protagonisti, e la solita bravura, nella stesura della colonna sonora, dell'effervescente Yoko Kanno. Il character design e gli aspetti tecnici sono di ottima fattura, e contribuiscono a rendere la visione di questo titolo abbastanza apprezzabile.
In conclusione, ci ritroviamo di fronte ad uno slice of life di qualità, in cui l'amicizia e la musica fanno da padroni. I personaggi principali sono ben caratterizzati, sopratutto il protagonista, tuttavia le solite manfrine sentimentali alla "Beautiful" rendono questo titolo un'opera abbastanza standard per il suo genere. "Sakamichi no Apollon", comunque, sa fare bene il suo mestiere, intrattenendo e coinvolgendo lo spettatore alla grande.
Ero alla ricerca di un anime che non puntasse sull'azione ma sull'approfondimento psicologico; insomma, cercavo un qualcosa che parlasse della vita di tutti i giorni, ed è proprio quello che ho trovato: attraverso i tre protagonisti di "Sakamichi no Apollon" viviamo dodici puntate all'insegna dell'amicizia e dell'amore, mischiati con tanta grande musica jazz, il tutto coronato da una grafica ultra-realistica da urlo.
Le mie parti preferite sono state appunto quelle musicali, quelle in cui i protagonisti danno via libera allo sfogo delle proprie emozioni sugli strumenti, creando un insieme improvvisato di note che è pura poesia. Mi è piaciuta moltissimo anche la relazione amichevole fra il gracile Kaoru e il veemente Sentaro, e anche i loro sofferti litigi dovuti alle loro differenze, sia sociali che di carattere; infatti, l'introspezione psicologica è molto profonda e ogni personaggio è ben delineato. La cosa che mi ha fatto storcere un po' il naso è stato questo inserire l'amore in maniera spropositata, soprattutto da metà anime in poi, comunicando almeno a me un certo senso di banalità e di noiosità; devo ammettere che ci sono stati parecchi momenti in cui non vedevo l'ora che tornassero gli allegri scambi di battute fra Kaoru e Sentaro oppure una scatenata jam session. E' interessante anche il gruppo pop che cerca di cavalcare il successo del momento risultando solo una copia sbiadita e senz'anima dei Beatles; una metafora dei giorni nostri?
Insomma, "Sakamichi no Apollon" è un bell'anime, non esattamente ciò che mi aspettavo, a volte (almeno secondo me) sovrastimato, ma comunque veloce, scorrevole, di corta durata e anche più difficile di ciò che ci si aspetterebbe. Non tutto è felicità, non tutto è spensieratezza, è una lotta dei nostri giovani protagonisti contro la vita, è una storia di crescita, di amicizia e di amore, unita a tanta grandissima musica. Una perla da non perdere, per tutti!
Le mie parti preferite sono state appunto quelle musicali, quelle in cui i protagonisti danno via libera allo sfogo delle proprie emozioni sugli strumenti, creando un insieme improvvisato di note che è pura poesia. Mi è piaciuta moltissimo anche la relazione amichevole fra il gracile Kaoru e il veemente Sentaro, e anche i loro sofferti litigi dovuti alle loro differenze, sia sociali che di carattere; infatti, l'introspezione psicologica è molto profonda e ogni personaggio è ben delineato. La cosa che mi ha fatto storcere un po' il naso è stato questo inserire l'amore in maniera spropositata, soprattutto da metà anime in poi, comunicando almeno a me un certo senso di banalità e di noiosità; devo ammettere che ci sono stati parecchi momenti in cui non vedevo l'ora che tornassero gli allegri scambi di battute fra Kaoru e Sentaro oppure una scatenata jam session. E' interessante anche il gruppo pop che cerca di cavalcare il successo del momento risultando solo una copia sbiadita e senz'anima dei Beatles; una metafora dei giorni nostri?
Insomma, "Sakamichi no Apollon" è un bell'anime, non esattamente ciò che mi aspettavo, a volte (almeno secondo me) sovrastimato, ma comunque veloce, scorrevole, di corta durata e anche più difficile di ciò che ci si aspetterebbe. Non tutto è felicità, non tutto è spensieratezza, è una lotta dei nostri giovani protagonisti contro la vita, è una storia di crescita, di amicizia e di amore, unita a tanta grandissima musica. Una perla da non perdere, per tutti!
Ho cominciato a guardare l'anime di "Sakamichi no Apollon (Kids on the Slope)" per capire se valesse la pena di comprare il manga di Yuuki Kodama, vincitore del prestigioso premio Shogakukan; inoltre, la versione animata aveva dalla sua altri due assi nella manica: (1) si tratta di una storia breve, che si svolge in soli dodici episodi e (2) alla regia c'è un mostro sacro come Shin Watanabe!
Sin dalle prime puntate ho capito che la risposta alla mia domanda iniziale - almeno per quanto mi riguarda - è "No", non vale la pena di comprare il fumetto, che sta per essere pubblicato in Italia. E non ne vale la pena non perché sia brutto, anzi, è senz'altro un ottimo josei, ma il punto di forza di "Sakamichi no Apollon" è la colonna sonora curata da Yoko Kanno ("Escaflowne", "Cowboy Beebop", "Darker than Black"...), e che include pezzi insoliti e coinvolgenti legando i personaggi e sottolineandone le esperienze di vita.
La storia si apre sull'estate del 1966, quando Kaoru Nishimi si trasferisce a casa di suo zio, nel Kyûshû. È sempre stato un ragazzo introverso, che difficilmente legava con i compagni di classe. L'isolamento non è dovuto solo al suo carattere e ai suoi interessi, inconsueti per un adolescente: bisogna ricordare che in Giappone il bullismo è un fenomeno particolarmente diffuso e feroce, a causa del forte senso di coesione che si crea nei gruppi, tanto fra i ragazzi quanto fra gli adulti.
La sua situazione cambia radicalmente quando si avvicina a una sua compagna di classe, Ritsuko Mukae, che gli apre la porta dello scantinato del negozio di vinili gestito da suo padre, in cui un gruppetto ragazzi si riunisce per delle jam session. Così il timido Kaoru stringe amicizia con Junichi Katsuragi, il trombettista, e soprattutto con Sentarô Kawabuchi, il batterista, suo coetaneo.
Il riferimento più vicino per capire lo spirito di questo anime è senz'altro "Nana", ma, se in quel caso le citazioni derivavano dal mondo del rock, qui il jazz è protagonista assoluto della vicenda, con rimandi espliciti già a partire dai titoli di ogni episodio: nella miriade di brani che compongono una soundtrack stellare spiccano "Moanin' " di Art Blakey, "Someday my prince will come" di Billy Evans e "My favorite things", tutte dinamiche e veloci (molto più digeribili delle versioni originali, che ho subito provato ad ascoltare!); tanto accattivanti da rivaleggiare con il nascente brit-pop in stile Beatles proposto da un'altra band della scuola durante il classico festival della cultura.
Mentre il terzetto prova nel seminterrato (con il padre di Ritsuko che ogni tanto si unisce a loro suonando il contrabbasso), le relazioni tra loro si sviluppano in varie direzioni, mostrando la psicologia e le emozioni di ciascuno. Il paragone è ancora con "Nana": nella celebre opera di Ai Yazawa si notavano chiaramente le sfumature shôjo ai (amore saffico), mentre qui c'è una continua velatura shônen ai (amore gay), che sicuramente farà felice una larga fetta del pubblico femminile appassionata di yaoi. Il rapporto tra Kaoru e Sentarô ha dei connotati che potrebbero in ogni momento scivolare nell'omosessualità, ma quest'ambiguità è stemperata alla figura caricaturale di Seiji Matsuoka, un membro del club artistico che, cullando il sogno di diventare una star, forma un gruppo pop, con il gusto fashion per le divise che connotava i Fab Four di "Sergeant Pepper's" e poi le band più o meno visual di matrice nipponica.
Con l'entrata in scena della bella e raffinata Yurika Fukabori la situazione evolve come il più classico dei quadrilateri sentimentali, con Kaoru innamorato di Ritsuko e Ri'ko infatuata del carattere scostante di Sentarô. A sua volta però, non essendosi accorto del suo interesse, Sentarô ha un vero e proprio colpo di fulmine per Yurika, sedotta dal tormentato Ju-nii. Da questo punto di vista, quindi, nulla di nuovo, se non fosse per l'accurata introspezione che, mostrando il passato con una serie di flash-back, ci porta a conoscere le vicende personali di ognuno e a capirne le azioni.
Kaoru è geloso di Sen, non solo a causa di Ri'ko, ma anche per l'affetto che lo lega ai suoi fratellini e il calore che si respira nella sua casa, nonostante gli evidenti problemi economici. Tutto questo, infatti, è in apparente contrasto con la freddezza della famiglia dello zio di Kaoru, ricca ma scostante (con la cugina Mariko caratterizzata come la tipica viziata snob), ma si scopre che anche il percussionista ha sofferto la discriminazione dei suoi coetanei, essendo figlio di un soldato americano. La questione è particolarmente interessante nell'ottica antropologica e si riallaccia ancora allo spiccato senso di "unicità" del popolo giapponese, costruito secondo il mito dell'omogeneità etnica e culturale. Il meccanismo di esclusione/inclusione in base alle differenze somatiche è presente anche nei cartoni ambientati ai giorni nostri. Si pensi ad esempio a "Sayonara Zetsubô Sensei", in cui Kaede, essendo bionda, alta e per metà inglese, si sente vittima dell'ostracismo dei suoi compagni e arriva a sdoppiarsi: da un lato Kaede - la perfetta donna remissiva giapponese - e dall'altro Kaere (che significa anche "Tornatene a casa!") - spigliata e provocante come un'occidentale stereotipata. In "Sakamichi", il tema si riallaccia alla specifica ambientazione cronologica: gli anni Sessanta furono un periodo di ripresa per la società ancora traumatizzata dalla sconfitta bellica, e l'opposizione al neo-colonialismo statunitense fu molto sentita a tutti i livelli, soprattutto tra gli studenti.
Il versante più propriamente politico è ben rappresentato dalla trasformazione di Junichi da sobrio ragazzo di periferia a universitario impegnato nelle aspre contestazioni della Tôdai. Pochi sanno che nel Sol Levante le agitazioni studentesche furono molto accese e addirittura antecedenti all'ondata europea del '68. Infatti, le manifestazioni contro il "Trattato di Sicurezza" (che stabiliva la presenza di basi militari americane in Giappone), erano iniziate già nel 1960 con violentissimi scontri di fronte al palazzo della Dieta. Tra il 1967 e il 1968 - quando si svolge la storia dell'anime - le barricate erano arrivate a un punto veramente critico e i leader della sinistra giovanile coniugavano la protesta per i problemi interni al malcontento mondiale dovuto alla guerra in Vietnam. Le stesse tensioni tra adolescenti e istituzioni compaiono in uno dei cammei che compongono la trama di "Hyouka", piccola perla dello studio Kyotô che ha appassionato il pubblico nella stagione 2012.
Tornando a "Sakamichi", da alcuni dettagli si deduce che Ju-nii viene coinvolto quasi per caso dalle cellule contestatarie e, proprio come il protagonista del romanzo "Boku-tte nani?" di Masahiro Mita (1977), in realtà asseconda semplicemente il suo personale bisogno di appartenenza. Anzi, per altri versi l'uso del jazz come strumento di narrazione autobiografica forse ricorda di più il percorso di crescita sociale e individuale di Tarô Watanabe, personaggio di Norwegian Wood e alter ego di Haruki Murakami che, travolto dai cambiamenti che avvengono nel suo microcosmo privato, passa indifferente accanto alle lacerazioni collettive.
Mentre Katsuragi risolve così la ricerca identitaria, allontanandosi dai valori dei suoi genitori (solo per poi ricostruire un proprio nucleo famigliare lontano dal paese, insieme a Yurika), Sentarô abbraccia sempre più intensamente la fede cristiana, frequentando la chiesa con Ritsuko e portando sempre con sé un rosario, senza mai rinunciare alla sua batteria. Anche in questa scelta narrativa c'è qualcosa d'insolito e interessante, dato che in genere l'aspetto religioso nei manga riguarda il buddhismo o lo shintoismo, svestendosi spesso di esoterismo sovrannaturale. Qui invece si mostra una comunità minoritaria (1,2% dei fedeli), che ancora oggi mantiene alcune tradizioni suggestive come ad esempio il velo bianco indossato dalle donne durante le funzioni.
La scuola e la chiesa si trovano sulla collina e dominano il mare. A causa di questi scenari o forse per via del lavoro del signor Nishimi - comandante di una nave - vengono in mente alcuni film dello Studio Ghibli, da "Ponyo sulla scogliera" al recente "La collina dei papaveri", con il quale la serie condivide la rivalutazione del passato, anche se nel caso di Gorô Miyazaki la vicenda si svolge negli anni Cinquanta. Seguendo questo slittamento temporale, un altro possibile termine di confronto è il bellissimo film "Le voci della nostra infanzia" ("Furusato Japan") di Akio Nishizawa, in cui un gruppo di ragazzi combatte le privazioni di un durissimo dopoguerra grazie alla forza coesiva della musica. Tuttavia, in entrambi i film, i tratti sono più morbidi e infantili e lo stile è simile alla fiaba, mentre in Sakamichi i toni e il segno sono più maturi e spigolosi.
Infine, resta da analizzare una sottotrama che s'intreccia e si perde nel procedere del filone principale. Quando Sentarô la incontra per la prima volta, Yurika fa parte del club di arte e quindi gli chiede di farle da modello per un dipinto a sfondo mitologico. Ecco in parte spiegato il misterioso "Apollo" del titolo originale, che si perde nella traduzione inglese e che torna fugacemente anche nel nome del gruppo formato da Sen, Seiji e Maruo per il festival della scuola ("The Apollon"). Il quadro di Yurika ha l'impostazione di un'opera accademica, ma le tonalità accese e vivaci di un disegno pop. Il richiamo è ad alcuni spunti artistici che compaiono in altri anime recenti, come per esempio le opere create da Rikako Oryô in "Psycho-Pass", in cui c'è un costante riferimento alla lettura shakespeariana delle tragedie elleniche. Un simile approccio al mito come parabola descrittiva delle passioni individuali rimanda a "Corri, Melos" (Ashire, Melos), libera trasposizione animata del romanzo di Osamu Dazai all'interno di "Aoi Bungaku Series" (ep. 9-10); e in questo caso combacia anche la delicatezza con cui si sfiora il tema di un rapporto di amicizia maschile.
In definitiva "Sakamichi no Apollon" è un prodotto di altissimo livello tecnico e professionale, che però lascia straniti se lo si accosta ad altri titoli della scintillante carriera di Shin Watanabe (da "Cowboy Beebop" a "Michiko & Hatchin"). Ma probabilmente è solo una questione di gusti!
Sin dalle prime puntate ho capito che la risposta alla mia domanda iniziale - almeno per quanto mi riguarda - è "No", non vale la pena di comprare il fumetto, che sta per essere pubblicato in Italia. E non ne vale la pena non perché sia brutto, anzi, è senz'altro un ottimo josei, ma il punto di forza di "Sakamichi no Apollon" è la colonna sonora curata da Yoko Kanno ("Escaflowne", "Cowboy Beebop", "Darker than Black"...), e che include pezzi insoliti e coinvolgenti legando i personaggi e sottolineandone le esperienze di vita.
La storia si apre sull'estate del 1966, quando Kaoru Nishimi si trasferisce a casa di suo zio, nel Kyûshû. È sempre stato un ragazzo introverso, che difficilmente legava con i compagni di classe. L'isolamento non è dovuto solo al suo carattere e ai suoi interessi, inconsueti per un adolescente: bisogna ricordare che in Giappone il bullismo è un fenomeno particolarmente diffuso e feroce, a causa del forte senso di coesione che si crea nei gruppi, tanto fra i ragazzi quanto fra gli adulti.
La sua situazione cambia radicalmente quando si avvicina a una sua compagna di classe, Ritsuko Mukae, che gli apre la porta dello scantinato del negozio di vinili gestito da suo padre, in cui un gruppetto ragazzi si riunisce per delle jam session. Così il timido Kaoru stringe amicizia con Junichi Katsuragi, il trombettista, e soprattutto con Sentarô Kawabuchi, il batterista, suo coetaneo.
Il riferimento più vicino per capire lo spirito di questo anime è senz'altro "Nana", ma, se in quel caso le citazioni derivavano dal mondo del rock, qui il jazz è protagonista assoluto della vicenda, con rimandi espliciti già a partire dai titoli di ogni episodio: nella miriade di brani che compongono una soundtrack stellare spiccano "Moanin' " di Art Blakey, "Someday my prince will come" di Billy Evans e "My favorite things", tutte dinamiche e veloci (molto più digeribili delle versioni originali, che ho subito provato ad ascoltare!); tanto accattivanti da rivaleggiare con il nascente brit-pop in stile Beatles proposto da un'altra band della scuola durante il classico festival della cultura.
Mentre il terzetto prova nel seminterrato (con il padre di Ritsuko che ogni tanto si unisce a loro suonando il contrabbasso), le relazioni tra loro si sviluppano in varie direzioni, mostrando la psicologia e le emozioni di ciascuno. Il paragone è ancora con "Nana": nella celebre opera di Ai Yazawa si notavano chiaramente le sfumature shôjo ai (amore saffico), mentre qui c'è una continua velatura shônen ai (amore gay), che sicuramente farà felice una larga fetta del pubblico femminile appassionata di yaoi. Il rapporto tra Kaoru e Sentarô ha dei connotati che potrebbero in ogni momento scivolare nell'omosessualità, ma quest'ambiguità è stemperata alla figura caricaturale di Seiji Matsuoka, un membro del club artistico che, cullando il sogno di diventare una star, forma un gruppo pop, con il gusto fashion per le divise che connotava i Fab Four di "Sergeant Pepper's" e poi le band più o meno visual di matrice nipponica.
Con l'entrata in scena della bella e raffinata Yurika Fukabori la situazione evolve come il più classico dei quadrilateri sentimentali, con Kaoru innamorato di Ritsuko e Ri'ko infatuata del carattere scostante di Sentarô. A sua volta però, non essendosi accorto del suo interesse, Sentarô ha un vero e proprio colpo di fulmine per Yurika, sedotta dal tormentato Ju-nii. Da questo punto di vista, quindi, nulla di nuovo, se non fosse per l'accurata introspezione che, mostrando il passato con una serie di flash-back, ci porta a conoscere le vicende personali di ognuno e a capirne le azioni.
Kaoru è geloso di Sen, non solo a causa di Ri'ko, ma anche per l'affetto che lo lega ai suoi fratellini e il calore che si respira nella sua casa, nonostante gli evidenti problemi economici. Tutto questo, infatti, è in apparente contrasto con la freddezza della famiglia dello zio di Kaoru, ricca ma scostante (con la cugina Mariko caratterizzata come la tipica viziata snob), ma si scopre che anche il percussionista ha sofferto la discriminazione dei suoi coetanei, essendo figlio di un soldato americano. La questione è particolarmente interessante nell'ottica antropologica e si riallaccia ancora allo spiccato senso di "unicità" del popolo giapponese, costruito secondo il mito dell'omogeneità etnica e culturale. Il meccanismo di esclusione/inclusione in base alle differenze somatiche è presente anche nei cartoni ambientati ai giorni nostri. Si pensi ad esempio a "Sayonara Zetsubô Sensei", in cui Kaede, essendo bionda, alta e per metà inglese, si sente vittima dell'ostracismo dei suoi compagni e arriva a sdoppiarsi: da un lato Kaede - la perfetta donna remissiva giapponese - e dall'altro Kaere (che significa anche "Tornatene a casa!") - spigliata e provocante come un'occidentale stereotipata. In "Sakamichi", il tema si riallaccia alla specifica ambientazione cronologica: gli anni Sessanta furono un periodo di ripresa per la società ancora traumatizzata dalla sconfitta bellica, e l'opposizione al neo-colonialismo statunitense fu molto sentita a tutti i livelli, soprattutto tra gli studenti.
Il versante più propriamente politico è ben rappresentato dalla trasformazione di Junichi da sobrio ragazzo di periferia a universitario impegnato nelle aspre contestazioni della Tôdai. Pochi sanno che nel Sol Levante le agitazioni studentesche furono molto accese e addirittura antecedenti all'ondata europea del '68. Infatti, le manifestazioni contro il "Trattato di Sicurezza" (che stabiliva la presenza di basi militari americane in Giappone), erano iniziate già nel 1960 con violentissimi scontri di fronte al palazzo della Dieta. Tra il 1967 e il 1968 - quando si svolge la storia dell'anime - le barricate erano arrivate a un punto veramente critico e i leader della sinistra giovanile coniugavano la protesta per i problemi interni al malcontento mondiale dovuto alla guerra in Vietnam. Le stesse tensioni tra adolescenti e istituzioni compaiono in uno dei cammei che compongono la trama di "Hyouka", piccola perla dello studio Kyotô che ha appassionato il pubblico nella stagione 2012.
Tornando a "Sakamichi", da alcuni dettagli si deduce che Ju-nii viene coinvolto quasi per caso dalle cellule contestatarie e, proprio come il protagonista del romanzo "Boku-tte nani?" di Masahiro Mita (1977), in realtà asseconda semplicemente il suo personale bisogno di appartenenza. Anzi, per altri versi l'uso del jazz come strumento di narrazione autobiografica forse ricorda di più il percorso di crescita sociale e individuale di Tarô Watanabe, personaggio di Norwegian Wood e alter ego di Haruki Murakami che, travolto dai cambiamenti che avvengono nel suo microcosmo privato, passa indifferente accanto alle lacerazioni collettive.
Mentre Katsuragi risolve così la ricerca identitaria, allontanandosi dai valori dei suoi genitori (solo per poi ricostruire un proprio nucleo famigliare lontano dal paese, insieme a Yurika), Sentarô abbraccia sempre più intensamente la fede cristiana, frequentando la chiesa con Ritsuko e portando sempre con sé un rosario, senza mai rinunciare alla sua batteria. Anche in questa scelta narrativa c'è qualcosa d'insolito e interessante, dato che in genere l'aspetto religioso nei manga riguarda il buddhismo o lo shintoismo, svestendosi spesso di esoterismo sovrannaturale. Qui invece si mostra una comunità minoritaria (1,2% dei fedeli), che ancora oggi mantiene alcune tradizioni suggestive come ad esempio il velo bianco indossato dalle donne durante le funzioni.
La scuola e la chiesa si trovano sulla collina e dominano il mare. A causa di questi scenari o forse per via del lavoro del signor Nishimi - comandante di una nave - vengono in mente alcuni film dello Studio Ghibli, da "Ponyo sulla scogliera" al recente "La collina dei papaveri", con il quale la serie condivide la rivalutazione del passato, anche se nel caso di Gorô Miyazaki la vicenda si svolge negli anni Cinquanta. Seguendo questo slittamento temporale, un altro possibile termine di confronto è il bellissimo film "Le voci della nostra infanzia" ("Furusato Japan") di Akio Nishizawa, in cui un gruppo di ragazzi combatte le privazioni di un durissimo dopoguerra grazie alla forza coesiva della musica. Tuttavia, in entrambi i film, i tratti sono più morbidi e infantili e lo stile è simile alla fiaba, mentre in Sakamichi i toni e il segno sono più maturi e spigolosi.
Infine, resta da analizzare una sottotrama che s'intreccia e si perde nel procedere del filone principale. Quando Sentarô la incontra per la prima volta, Yurika fa parte del club di arte e quindi gli chiede di farle da modello per un dipinto a sfondo mitologico. Ecco in parte spiegato il misterioso "Apollo" del titolo originale, che si perde nella traduzione inglese e che torna fugacemente anche nel nome del gruppo formato da Sen, Seiji e Maruo per il festival della scuola ("The Apollon"). Il quadro di Yurika ha l'impostazione di un'opera accademica, ma le tonalità accese e vivaci di un disegno pop. Il richiamo è ad alcuni spunti artistici che compaiono in altri anime recenti, come per esempio le opere create da Rikako Oryô in "Psycho-Pass", in cui c'è un costante riferimento alla lettura shakespeariana delle tragedie elleniche. Un simile approccio al mito come parabola descrittiva delle passioni individuali rimanda a "Corri, Melos" (Ashire, Melos), libera trasposizione animata del romanzo di Osamu Dazai all'interno di "Aoi Bungaku Series" (ep. 9-10); e in questo caso combacia anche la delicatezza con cui si sfiora il tema di un rapporto di amicizia maschile.
In definitiva "Sakamichi no Apollon" è un prodotto di altissimo livello tecnico e professionale, che però lascia straniti se lo si accosta ad altri titoli della scintillante carriera di Shin Watanabe (da "Cowboy Beebop" a "Michiko & Hatchin"). Ma probabilmente è solo una questione di gusti!
Quando l'autore di "Cowboy Bebop" e "Samurai Champloo" mette le mani su una serie (sebbene l'idea di base non sia sua), si può affermare senz'ombra di dubbio che detta serie sarà qualcosa di memorabile, qualcosa che lascerà il segno da qui a venire, e che tale serie non potrà che ricevere elogi dalla critica e dagli spettatori. Nella fattispecie, "Sakamichi no Apollon" può essere considerato come la migliore serie di tutto il 2012, tanta è la bellezza profusa in ogni parte dell'anime. Per tale ragione scrivo questa recensione, per rendere giustizia a un'opera che non riceverà mai sufficienti elogi, nonostante la tipologia dell'opera sia apparentemente antitetica ai generi che prediligo.
"Sakamichi no Apollon" è un anime della stagione primaverile 2012 composto da dodici episodi canonici. La serie deriva dall'omonimo manga del 2007, in procinto di giungere in Italia.
Trama: Giappone, Kyushu, estate 1966. Kaoru Nishimi è un giovane studente modello di buona famiglia da poco trasferitosi da Yokosuka. Nella speranza di condurre una vita scolastica serena e lontana da angherie e prepotenze, Kaoru conduce una condotta piuttosto pacata e nel complesso anonima, fino al momento in cui s'imbatte in Sentarō Kawabuchi, il presunto "bullo" della classe. Quest'incontro segnerà per sempre i loro destini. Kaoru, amante della musica classica, sperimenterà per la prima volta l'incredibile potere e dinamismo del jazz, genere musicale particolarmente diffuso a quell'epoca, e quest'esperienza li unirà in un legame indissolubile, al di là delle relazioni sentimentali che i due protagonisti tenteranno di vivere. Memorabili le loro "session", così come sono memorabili le scene puramente commoventi di questa serie.
Grafica: eccellente in ogni ambito. Le ambientazioni sono variegate ed estremamente curate in ogni dettaglio. Le animazioni sono spettacolari (e danno il meglio di sé quando si tratta delle esecuzioni musicali: le movenze sono così perfette che pare proprio di ammirare dei musicisti professionisti esibirsi in un live o in una session. Le mie congratulazioni), impossibile non apprezzarle. Il character design all'inizio non mi piaceva, ma dopo "essermi fatto l'occhio" l'ho ritenuto perfetto per la serie.
Sonoro: se dovessi citare il fiore all'occhiello per cui vale la pena guardarsi quest'opera è proprio il comparto sonoro. Opening ed ending sono ai massimi livelli, ma ciò che più di tutto risalta sono le OST e le splendide musiche di genere classico: jazz e blues si sprecano, con brani ottimamente eseguiti, ottime improvvisazioni ed elaborazioni, un piacere sia per gl'intenditori del genere, sia per i neofiti. Il jazz impera col suo groove travolgente, con le sue atmosfere dinamiche, elaborate, frenetiche e improvvisate, e ciascun brano è sin troppo bello, anche per chi non è amante del genere o non lo ha mai conosciuto prima. Si nota lo stile impeccabile di Yoko Kanno. Encomiabile. Degni di nota anche gli effetti sonori e un doppiaggio all'altezza dell'opera.
Personaggi: è impossibile non affezionarsi a personaggi così "vivi" e credibili, così straordinariamente ben realizzati e caratterizzati. Il lato introspettivo è straordinariamente curato e traspare nei loro atteggiamenti e nelle loro conversazioni. L'interazione è ai massimi livelli. Grande è il lato evolutivo di ciascun personaggio. Si può affermare con tranquillità che nessuno sarà più lo stesso alla fine della storia.
Sceneggiatura: grande punto di forza dell'intera serie è la sceneggiatura. La gestione temporale è fluida e lineare, con un salto temporale nell'episodio finale. Il ritmo è perfetto per lo svolgimento dei fatti, né frenetico, né statico. Il fanservice è assente, sono presenti alcune scene di violenza, ma non sfociano mai nel volgare e nel truculento. I dialoghi sono estremamente curati e piacevoli.
Finale: penso di poter affermare che il finale di "Sakamichi no Apollon" sia uno dei migliori finali che mai abbia visto finora in un'opera d'animazione. Completo, suggestivo, incredibilmente commovente, spettacolare, strepitoso. Non so come poterlo descrivere altrimenti.
In sintesi, "Sakamichi no Apollon" non è un semplice anime capolavoro (degno d'appartenere all'olimpo delle migliori produzioni di sempre), è un'esperienza incredibile e indimenticabile, capace di coinvolgere e commuovere più di molte serie strappalacrime. Un viaggio nel Giappone degli anni '60 in cui è possibile respirare le atmosfere dell'epoca. "Sakamichi no Apollon" è un anime d'autore, la cui raffinatezza raggiunge livelli tali da non essere colta nella sua pura essenza da tutti. "Sakamichi no Apollon" è capace di saper commuovere anche più di alcune serie strappalacrime più gettonate. Questa serie è un must per ogni vero intenditore dell'animazione, sicuramente un nuovo parametro di riferimento per tutti gli anime d'altissimo livello. Gli otaku ne stiano alla larga.
"Sakamichi no Apollon" è un anime della stagione primaverile 2012 composto da dodici episodi canonici. La serie deriva dall'omonimo manga del 2007, in procinto di giungere in Italia.
Trama: Giappone, Kyushu, estate 1966. Kaoru Nishimi è un giovane studente modello di buona famiglia da poco trasferitosi da Yokosuka. Nella speranza di condurre una vita scolastica serena e lontana da angherie e prepotenze, Kaoru conduce una condotta piuttosto pacata e nel complesso anonima, fino al momento in cui s'imbatte in Sentarō Kawabuchi, il presunto "bullo" della classe. Quest'incontro segnerà per sempre i loro destini. Kaoru, amante della musica classica, sperimenterà per la prima volta l'incredibile potere e dinamismo del jazz, genere musicale particolarmente diffuso a quell'epoca, e quest'esperienza li unirà in un legame indissolubile, al di là delle relazioni sentimentali che i due protagonisti tenteranno di vivere. Memorabili le loro "session", così come sono memorabili le scene puramente commoventi di questa serie.
Grafica: eccellente in ogni ambito. Le ambientazioni sono variegate ed estremamente curate in ogni dettaglio. Le animazioni sono spettacolari (e danno il meglio di sé quando si tratta delle esecuzioni musicali: le movenze sono così perfette che pare proprio di ammirare dei musicisti professionisti esibirsi in un live o in una session. Le mie congratulazioni), impossibile non apprezzarle. Il character design all'inizio non mi piaceva, ma dopo "essermi fatto l'occhio" l'ho ritenuto perfetto per la serie.
Sonoro: se dovessi citare il fiore all'occhiello per cui vale la pena guardarsi quest'opera è proprio il comparto sonoro. Opening ed ending sono ai massimi livelli, ma ciò che più di tutto risalta sono le OST e le splendide musiche di genere classico: jazz e blues si sprecano, con brani ottimamente eseguiti, ottime improvvisazioni ed elaborazioni, un piacere sia per gl'intenditori del genere, sia per i neofiti. Il jazz impera col suo groove travolgente, con le sue atmosfere dinamiche, elaborate, frenetiche e improvvisate, e ciascun brano è sin troppo bello, anche per chi non è amante del genere o non lo ha mai conosciuto prima. Si nota lo stile impeccabile di Yoko Kanno. Encomiabile. Degni di nota anche gli effetti sonori e un doppiaggio all'altezza dell'opera.
Personaggi: è impossibile non affezionarsi a personaggi così "vivi" e credibili, così straordinariamente ben realizzati e caratterizzati. Il lato introspettivo è straordinariamente curato e traspare nei loro atteggiamenti e nelle loro conversazioni. L'interazione è ai massimi livelli. Grande è il lato evolutivo di ciascun personaggio. Si può affermare con tranquillità che nessuno sarà più lo stesso alla fine della storia.
Sceneggiatura: grande punto di forza dell'intera serie è la sceneggiatura. La gestione temporale è fluida e lineare, con un salto temporale nell'episodio finale. Il ritmo è perfetto per lo svolgimento dei fatti, né frenetico, né statico. Il fanservice è assente, sono presenti alcune scene di violenza, ma non sfociano mai nel volgare e nel truculento. I dialoghi sono estremamente curati e piacevoli.
Finale: penso di poter affermare che il finale di "Sakamichi no Apollon" sia uno dei migliori finali che mai abbia visto finora in un'opera d'animazione. Completo, suggestivo, incredibilmente commovente, spettacolare, strepitoso. Non so come poterlo descrivere altrimenti.
In sintesi, "Sakamichi no Apollon" non è un semplice anime capolavoro (degno d'appartenere all'olimpo delle migliori produzioni di sempre), è un'esperienza incredibile e indimenticabile, capace di coinvolgere e commuovere più di molte serie strappalacrime. Un viaggio nel Giappone degli anni '60 in cui è possibile respirare le atmosfere dell'epoca. "Sakamichi no Apollon" è un anime d'autore, la cui raffinatezza raggiunge livelli tali da non essere colta nella sua pura essenza da tutti. "Sakamichi no Apollon" è capace di saper commuovere anche più di alcune serie strappalacrime più gettonate. Questa serie è un must per ogni vero intenditore dell'animazione, sicuramente un nuovo parametro di riferimento per tutti gli anime d'altissimo livello. Gli otaku ne stiano alla larga.
Ho appena finito di vederlo e, devo ammetterlo, mi ha lasciato piacevolmente sorpreso. Non che sia strano, ma per me che sono un amante di shounen e seinen, lo è.
E' una storia che si fonda sull'amicizia in primis, accompagnata da una bellissima colonna sonora jazz, che non racconta mai più del dovuto, non impatta contro punti morti, bensì dice tutto ciò che c'è da dire. Una storia "breve ma intensa", emozionante e commovente.
La vicenda segue l'intreccio di tre vite, tre adolescenti di nome Kaoru, Ritsuko e Sentaro. Kaoru è un ragazzo che a causa del lavoro del padre si sposta di città in città, cambiando puntualmente scuola, luogo ormai visto sempre come ostile e di difficile ambientazione. Sempre, se non fosse che questa volta il nostro protagonista conosce Ritsuko e l'inizialmente problematico Sentaro. Ritsuko è la figlia del proprietario di un negozio specializzato in vendita di CD musicali, per lo più jazz, e in una sorta di scantinato del negozio avvengono varie sessioni musicali insieme allo stesso Sentaro e Junichi. Kaoru, praticante di pianoforte, dopo essersi avvicinato ai due, entra a far parte del gruppo, e inizia così a suonare con la "band", divertendosi e dimenticandosi di ogni problema.
Non mancheranno ovviamente litigi, incomprensioni, addii e quant'altro, che renderanno la narrazione fluida e mai noiosa, per non dire soprattutto mai scontata.
Grazie al celebre character designer Nobuteru Yuki, il comparto grafico dell'opera è eccellente, per non parlare della già precedentemente citata colonna sonora. Ottime anche le animazioni, fluide e realistiche, soprattutto nelle scene musicali. Il finale è l'unica cosa un po' affrettata e aperta, ma in dodici puntate non si poteva fare di meglio. Sento quindi di consigliare vivamente questo anime, che ha battuto ogni mio pregiudizio e dubbio iniziale.
"La vita è come il jazz, può prendere pieghe inaspettate."
E' una storia che si fonda sull'amicizia in primis, accompagnata da una bellissima colonna sonora jazz, che non racconta mai più del dovuto, non impatta contro punti morti, bensì dice tutto ciò che c'è da dire. Una storia "breve ma intensa", emozionante e commovente.
La vicenda segue l'intreccio di tre vite, tre adolescenti di nome Kaoru, Ritsuko e Sentaro. Kaoru è un ragazzo che a causa del lavoro del padre si sposta di città in città, cambiando puntualmente scuola, luogo ormai visto sempre come ostile e di difficile ambientazione. Sempre, se non fosse che questa volta il nostro protagonista conosce Ritsuko e l'inizialmente problematico Sentaro. Ritsuko è la figlia del proprietario di un negozio specializzato in vendita di CD musicali, per lo più jazz, e in una sorta di scantinato del negozio avvengono varie sessioni musicali insieme allo stesso Sentaro e Junichi. Kaoru, praticante di pianoforte, dopo essersi avvicinato ai due, entra a far parte del gruppo, e inizia così a suonare con la "band", divertendosi e dimenticandosi di ogni problema.
Non mancheranno ovviamente litigi, incomprensioni, addii e quant'altro, che renderanno la narrazione fluida e mai noiosa, per non dire soprattutto mai scontata.
Grazie al celebre character designer Nobuteru Yuki, il comparto grafico dell'opera è eccellente, per non parlare della già precedentemente citata colonna sonora. Ottime anche le animazioni, fluide e realistiche, soprattutto nelle scene musicali. Il finale è l'unica cosa un po' affrettata e aperta, ma in dodici puntate non si poteva fare di meglio. Sento quindi di consigliare vivamente questo anime, che ha battuto ogni mio pregiudizio e dubbio iniziale.
"La vita è come il jazz, può prendere pieghe inaspettate."
Non appena terminata la visione di questa serie sono subito corsa qui per dare il mio parere, e il primo giudizio che mi sorge spontaneo attribuire a quest'opera è: "Breve, ma intensa! Ha saputo reggere le mie aspettative."
Dopo aver visto qualche scena qua e là mi ero incuriosita, e ho fatto molto bene a soddisfare il mio desiderio di vederla. A mio parere la serie parte bene già con la prima puntata: non si tratta di una puntata eccezionale, ma non ci si annoia affatto, e si ha modo di inquadrare i tre personaggi principali della vicenda. Non mi piace raccontare la vicenda e togliere ai futuri spettatori il piacere di scoprire insieme ai personaggi ciò che accade, quindi andiamo dritti al sodo.
Punto primo, i personaggi: ben caratterizzati, nel corso della vicenda si può ben notare la graduale crescita di tutti, nessuno escluso. Punto secondo, l'amicizia: questo è un tema che coinvolge sempre e che, a mio parere, va sempre di moda, molto più della storia d'amore. E qui all'amicizia viene dato un posto di riguardo: si racconta di un'amicizia che nasce pian piano, che non viene ostentata, nata e sempre alimentata dal jazz, ma soprattutto si racconta di un'amicizia di crescita che aiuta e "salva" i due protagonisti in una fase problematica quale quella dell'adolescenza, soprattutto se è accompagnata anche da complesse vicende familiari. Punto terzo, la musica: la musica è un elemento che se è utilizzato bene può creare capolavori e in questo caso non si smentisce. Ho apprezzato molto il fatto che la musica sia stata una delle protagoniste e le scelte dei brani si sono rivelate appropriate. I momenti musicali sono stati sempre molto intensi ed emozionanti, soprattutto l'esibizione al festival ed ovviamente l'ultima.
La valutazione che attribuisco a quest'opera è nove e non dieci, come potrebbe emergere da una recensione così positiva, soltanto a causa dei disegni che non hanno incontrato i miei gusti, perché li ho ritenuti piuttosto spigolosi, e per l'animazione un po' rigida nelle scene con più movimento. Per concludere, ritengo che si tratti di una vera perla adatta a tutti gli interessati al genere e anche a quelli un po' meno. Da non perdere.
Dopo aver visto qualche scena qua e là mi ero incuriosita, e ho fatto molto bene a soddisfare il mio desiderio di vederla. A mio parere la serie parte bene già con la prima puntata: non si tratta di una puntata eccezionale, ma non ci si annoia affatto, e si ha modo di inquadrare i tre personaggi principali della vicenda. Non mi piace raccontare la vicenda e togliere ai futuri spettatori il piacere di scoprire insieme ai personaggi ciò che accade, quindi andiamo dritti al sodo.
Punto primo, i personaggi: ben caratterizzati, nel corso della vicenda si può ben notare la graduale crescita di tutti, nessuno escluso. Punto secondo, l'amicizia: questo è un tema che coinvolge sempre e che, a mio parere, va sempre di moda, molto più della storia d'amore. E qui all'amicizia viene dato un posto di riguardo: si racconta di un'amicizia che nasce pian piano, che non viene ostentata, nata e sempre alimentata dal jazz, ma soprattutto si racconta di un'amicizia di crescita che aiuta e "salva" i due protagonisti in una fase problematica quale quella dell'adolescenza, soprattutto se è accompagnata anche da complesse vicende familiari. Punto terzo, la musica: la musica è un elemento che se è utilizzato bene può creare capolavori e in questo caso non si smentisce. Ho apprezzato molto il fatto che la musica sia stata una delle protagoniste e le scelte dei brani si sono rivelate appropriate. I momenti musicali sono stati sempre molto intensi ed emozionanti, soprattutto l'esibizione al festival ed ovviamente l'ultima.
La valutazione che attribuisco a quest'opera è nove e non dieci, come potrebbe emergere da una recensione così positiva, soltanto a causa dei disegni che non hanno incontrato i miei gusti, perché li ho ritenuti piuttosto spigolosi, e per l'animazione un po' rigida nelle scene con più movimento. Per concludere, ritengo che si tratti di una vera perla adatta a tutti gli interessati al genere e anche a quelli un po' meno. Da non perdere.
Anime bellissimo! Uno slice of life coinvolgente, emozionante e realistico che vede protagonisti un gruppetto di amici piuttosto eterogeneo. Ci ritroviamo nel Giappone della fine degli anni '60, in una normale scuola superiore in cui i protagonisti s'incontreranno e impareranno a conoscersi.
I personaggi sono ben caratterizzati, si riesce facilmente ad affezionarsi a ognuno di essi; ognuno con le proprie idee, con il proprio stile di vita e i propri limiti derivati dalle esperienze pregresse, talvolta difficili da superare. Nonostante le "abissali" differenze che traspaiono a primo acchito tra i personaggi, nel corso degli episodi vediamo come saranno maggiormente queste diversità a permettere la costruzione graduale di un'amicizia intrinseca con un certo spessore. I personaggi non cambiano radicalmente (come spesso magicamente succede in molti anime), ma a brevi passi migliorano! Proprio come avviene nella vita reale!
E, come sottofondo a questa incredibile storia di amicizia, piacevolmente risuonano le note di un dinamico e istintivo jazz da scantinato, che accompagna con le sue note le vicissitudini di questi personaggi! I disegni sono molto belli, i dialoghi sono ben curati e spesso commoventi.
È sicuramente uno dei prodotti più riusciti dell'annata 2012, un vero gioiellino! Assolutamente da vedere!
I personaggi sono ben caratterizzati, si riesce facilmente ad affezionarsi a ognuno di essi; ognuno con le proprie idee, con il proprio stile di vita e i propri limiti derivati dalle esperienze pregresse, talvolta difficili da superare. Nonostante le "abissali" differenze che traspaiono a primo acchito tra i personaggi, nel corso degli episodi vediamo come saranno maggiormente queste diversità a permettere la costruzione graduale di un'amicizia intrinseca con un certo spessore. I personaggi non cambiano radicalmente (come spesso magicamente succede in molti anime), ma a brevi passi migliorano! Proprio come avviene nella vita reale!
E, come sottofondo a questa incredibile storia di amicizia, piacevolmente risuonano le note di un dinamico e istintivo jazz da scantinato, che accompagna con le sue note le vicissitudini di questi personaggi! I disegni sono molto belli, i dialoghi sono ben curati e spesso commoventi.
È sicuramente uno dei prodotti più riusciti dell'annata 2012, un vero gioiellino! Assolutamente da vedere!
"La vita è come il jazz, può prendere pieghe inaspettate."
Non credo esistano frasi più consone per cominciare la recensione di un anime a dir poco stupendo. Tratto dall'omonimo manga di Yūchi Kodama, la versione animata ha come regista il già rinomato ed adorato Shinichirō Watanabe, papà di serie famosissime quali "Cowboy Bebop" e "Samurai Champloo". Generalmente, quando mi si propina uno slice of life, sono restio dal vederlo perché spesso viene meno il realismo che io mi aspetto da serie di questo tipo; in "Sakamichi no Apollon", tuttavia, i personaggi sono persone reali che ragionano come un comune mortale e che subiscono e reagiscono a tutti gli eventi della vita.
Ci troviamo nel Giappone degli anni '60. Il nostro protagonista, Kaoru, si trasferisce per l'ennesima volta in una nuova scuola, a causa del lavoro del padre; Kaoru non è un ragazzo normale, è un genio, ma soffre nello stare insieme alle persone. Infatti, già dal primo episodio, ha la nausea, perché ha questo fastidio nell'essere osservato da chi gli sta intorno. L'unico modo per eliminare questa spiacevole sensazione è salire sul tetto della scuola e respirare profondamente; sfortunatamente, la chiave del tetto è tenuta dai senpai. In tutto ciò, conosce Sentaro, un ragazzo problematico che, facendo a pugni con alcuni ragazzi, riesce ad ottenere l'accesso al tetto; da questo momento, i due si avvicineranno e, insieme a loro, ci sarà l'amica d'infanzia di Sen, Ritsuko.
La storia, come per tutte le altre in cui ha lavorato Watanabe, è quasi un contorno, o meglio, è il filo conduttore; quello che risulta fondamentale è il messaggio e le varie tematiche trattate. Amore, amicizia e musica sono i tre punti su cui ruota l'intera vicenda, ma quello che spicca, fra tutti, è la musica. La musica è lo strumento attraverso il quale tutte le questioni si risolvono, si creano amicizie, ci si dichiara; la musica, jazz in questo caso, rappresenta la vita dei nostri protagonisti! Certe volte sarà un crescendo, altre un decrescendo, spesso un accelerando, ma, purtroppo, qualche volta ci si presenterà una pausa breve!
"La vita è come il jazz, può prendere pieghe inaspettate." Questa frase, con la quale ho cominciato la recensione, è proprio il fulcro di tutta la serie. L'amicizia, comunque, riesce ad assumere un ruolo importantissimo: se la musica è il mezzo che forma i rapporti, l'amicizia si rivela il punto cardine del nostro protagonista, che riuscirà a maturare ed elaborare l'ultimo, e uno dei più bei sentimenti: l'amore!
E' uno slice of life, quindi ciò che ci aspettiamo sono semplici vicende, e in effetti è così: triangoli amorosi, contese e disillusioni. Ma il tutto risulta, grazie ai tre temi già citati, a un livello di coinvolgimento inaudito.
Il chara è molto interessante, i personaggi sono, come già ho detto, reali. I loro ragionamenti e le loro azioni corrispondono a quelle di una persona umana in carne ed ossa. Generalmente, anime del genere, per destare l'interesse, rompono degli schemi logici per risultare divertenti e coinvolgenti. Qui non avviene: i personaggi sono maturi e, nonostante ciò, si continueranno ad evolvere. Soprattutto Kaoru ha una caratterizzazione molto particolare, infatti riesce a creare, grazie alle esperienze che si andranno ad accumulare, rapporti con tutti gli altri. Ma, nonostante ciò, riuscirà ad avere atteggiamenti diversi e vari in base alle situazioni e ai personaggi che gli saranno davanti.
Tecnicamente è a un livello inaudito. La regia è la punta di diamante, fondamentale per ammirare e amare questo anime. Inoltre, una cosa che ho adorato è il disegno: i personaggi hanno una fisionomia particolare per il genere a cui siamo abituati negli ultimi tempi, dominati dall'inespressivo moe. Ovviamente, neanche dovrei dirlo, l'apparato di OST è incredibile e ricco, soprattutto di jazz ma anche altri tipi di sottofondi perfettamente omogenei alle situazioni e alle vicende.
Un anime da vedere. Watanabe mantiene alto il livello di questo già affermato Josey!
Non credo esistano frasi più consone per cominciare la recensione di un anime a dir poco stupendo. Tratto dall'omonimo manga di Yūchi Kodama, la versione animata ha come regista il già rinomato ed adorato Shinichirō Watanabe, papà di serie famosissime quali "Cowboy Bebop" e "Samurai Champloo". Generalmente, quando mi si propina uno slice of life, sono restio dal vederlo perché spesso viene meno il realismo che io mi aspetto da serie di questo tipo; in "Sakamichi no Apollon", tuttavia, i personaggi sono persone reali che ragionano come un comune mortale e che subiscono e reagiscono a tutti gli eventi della vita.
Ci troviamo nel Giappone degli anni '60. Il nostro protagonista, Kaoru, si trasferisce per l'ennesima volta in una nuova scuola, a causa del lavoro del padre; Kaoru non è un ragazzo normale, è un genio, ma soffre nello stare insieme alle persone. Infatti, già dal primo episodio, ha la nausea, perché ha questo fastidio nell'essere osservato da chi gli sta intorno. L'unico modo per eliminare questa spiacevole sensazione è salire sul tetto della scuola e respirare profondamente; sfortunatamente, la chiave del tetto è tenuta dai senpai. In tutto ciò, conosce Sentaro, un ragazzo problematico che, facendo a pugni con alcuni ragazzi, riesce ad ottenere l'accesso al tetto; da questo momento, i due si avvicineranno e, insieme a loro, ci sarà l'amica d'infanzia di Sen, Ritsuko.
La storia, come per tutte le altre in cui ha lavorato Watanabe, è quasi un contorno, o meglio, è il filo conduttore; quello che risulta fondamentale è il messaggio e le varie tematiche trattate. Amore, amicizia e musica sono i tre punti su cui ruota l'intera vicenda, ma quello che spicca, fra tutti, è la musica. La musica è lo strumento attraverso il quale tutte le questioni si risolvono, si creano amicizie, ci si dichiara; la musica, jazz in questo caso, rappresenta la vita dei nostri protagonisti! Certe volte sarà un crescendo, altre un decrescendo, spesso un accelerando, ma, purtroppo, qualche volta ci si presenterà una pausa breve!
"La vita è come il jazz, può prendere pieghe inaspettate." Questa frase, con la quale ho cominciato la recensione, è proprio il fulcro di tutta la serie. L'amicizia, comunque, riesce ad assumere un ruolo importantissimo: se la musica è il mezzo che forma i rapporti, l'amicizia si rivela il punto cardine del nostro protagonista, che riuscirà a maturare ed elaborare l'ultimo, e uno dei più bei sentimenti: l'amore!
E' uno slice of life, quindi ciò che ci aspettiamo sono semplici vicende, e in effetti è così: triangoli amorosi, contese e disillusioni. Ma il tutto risulta, grazie ai tre temi già citati, a un livello di coinvolgimento inaudito.
Il chara è molto interessante, i personaggi sono, come già ho detto, reali. I loro ragionamenti e le loro azioni corrispondono a quelle di una persona umana in carne ed ossa. Generalmente, anime del genere, per destare l'interesse, rompono degli schemi logici per risultare divertenti e coinvolgenti. Qui non avviene: i personaggi sono maturi e, nonostante ciò, si continueranno ad evolvere. Soprattutto Kaoru ha una caratterizzazione molto particolare, infatti riesce a creare, grazie alle esperienze che si andranno ad accumulare, rapporti con tutti gli altri. Ma, nonostante ciò, riuscirà ad avere atteggiamenti diversi e vari in base alle situazioni e ai personaggi che gli saranno davanti.
Tecnicamente è a un livello inaudito. La regia è la punta di diamante, fondamentale per ammirare e amare questo anime. Inoltre, una cosa che ho adorato è il disegno: i personaggi hanno una fisionomia particolare per il genere a cui siamo abituati negli ultimi tempi, dominati dall'inespressivo moe. Ovviamente, neanche dovrei dirlo, l'apparato di OST è incredibile e ricco, soprattutto di jazz ma anche altri tipi di sottofondi perfettamente omogenei alle situazioni e alle vicende.
Un anime da vedere. Watanabe mantiene alto il livello di questo già affermato Josey!
Il vero e proprio tsunami di commenti positivi che hanno accompagnato questa serie, episodio dopo episodio, sommato a diversi inviti a visionarla, non potevano lasciarmi indifferente, ma, così come un bambino che mangia una torta lasciando per ultimo la parte che gli piace di più, ho pazientemente atteso che fossero disponibili tutti e dodici gli episodi, prima di dedicarmi a questo titolo sul quale avevo riposto, inevitabilmente, grandissime aspettative. Il risultato è stato degno di tali aspettative? La risposta è abbastanza complessa.
Da un lato non c'è dubbio che questo "Sakamichi no Apollon" ha dimostrato di essere un titolo decisamente apprezzabile e degno delle numerosissime attestazioni di stima ricevute; dall'altro, però, se mi venisse chiesto se si possa anche considerare come un titolo da aggiungere in una ipotetica top ten degli anime più belli di tutti i tempi, la mia risposta sarebbe sicuramente negativa: si tratta di un lavoro davvero ottimo, ma da collocare su un gradino più basso rispetto a quelli che oggi considero come gli anime migliori fra quelli realizzati finora.
La storia è ambientata nel Giappone della seconda metà degli anni '60: sono gli anni della contestazione giovanile, ma anche quelli dell'esplosione del fenomeno Beatles e del rock and roll in generale; anche altri generi musicali, come il jazz, avranno, però, grandissima diffusione. E sarà proprio il jazz il collante che unirà le vite dello schivo Kaoru e del problematico Sentaro nella più improbabile e profonda delle amicizie. Lo scorrere delle loro giornate sarà costellato da una vera e propria giostra sentimentale fatta di amori non corrisposti, che assumono la forma di diversi triangoli che si sovrappongono l'uno all'altro.
Personalmente, per dare una spiegazione esauriente alle conclusioni a cui sono giunto, ritengo di dover dividere questo anime in due parti.
La prima metà non mi ha particolarmente impressionato: probabilmente il fatto che non sia un amante del jazz avrà avuto il suo peso, ma sinceramente fino al sesto episodio questo "Sakamichi no Apollon" mi è sembrato un anime normalissimo. Non un brutto anime, anzi, ma nemmeno questo gran capolavoro di cui tanto si parlava.
La svolta si ha, invece, nella seconda metà, dove invece vengono inanellati una serie di episodi davvero memorabili e che non possono lasciare indifferente nemmeno lo spettatore più prevenuto. L'unica pecca è quella che, un po' alla volta, sta diventando uno dei marchi di fabbrica della noitaminA: quella di voler sbalordire a tutti i costi. Anche questa volta si è cercato un colpo ad effetto, ma scadendo in una certa banalità che mi ha un po' infastidito.
Il finale, poi, sembra voler ricordare inutilmente allo spettatore che "Sakamichi no Apollon" è una storia che parla di amicizia e non di amore: strano, perché per tutto il tempo le due cose sembravano coesistere in modo davvero apprezzabile.
Tengo a precisare che questi passaggi critici servono solo a ribadire i motivi per cui colloco "Sakamichi no Apollon" un po' più in basso rispetto ad altri titoli nella mia personale considerazione: quanto agli elogi, finora si sono sprecati, per cui ritengo inutile ripeterli. Che si tratti di un ottimo anime da vedere e da consigliare non c'è alcun dubbio.
Da un lato non c'è dubbio che questo "Sakamichi no Apollon" ha dimostrato di essere un titolo decisamente apprezzabile e degno delle numerosissime attestazioni di stima ricevute; dall'altro, però, se mi venisse chiesto se si possa anche considerare come un titolo da aggiungere in una ipotetica top ten degli anime più belli di tutti i tempi, la mia risposta sarebbe sicuramente negativa: si tratta di un lavoro davvero ottimo, ma da collocare su un gradino più basso rispetto a quelli che oggi considero come gli anime migliori fra quelli realizzati finora.
La storia è ambientata nel Giappone della seconda metà degli anni '60: sono gli anni della contestazione giovanile, ma anche quelli dell'esplosione del fenomeno Beatles e del rock and roll in generale; anche altri generi musicali, come il jazz, avranno, però, grandissima diffusione. E sarà proprio il jazz il collante che unirà le vite dello schivo Kaoru e del problematico Sentaro nella più improbabile e profonda delle amicizie. Lo scorrere delle loro giornate sarà costellato da una vera e propria giostra sentimentale fatta di amori non corrisposti, che assumono la forma di diversi triangoli che si sovrappongono l'uno all'altro.
Personalmente, per dare una spiegazione esauriente alle conclusioni a cui sono giunto, ritengo di dover dividere questo anime in due parti.
La prima metà non mi ha particolarmente impressionato: probabilmente il fatto che non sia un amante del jazz avrà avuto il suo peso, ma sinceramente fino al sesto episodio questo "Sakamichi no Apollon" mi è sembrato un anime normalissimo. Non un brutto anime, anzi, ma nemmeno questo gran capolavoro di cui tanto si parlava.
La svolta si ha, invece, nella seconda metà, dove invece vengono inanellati una serie di episodi davvero memorabili e che non possono lasciare indifferente nemmeno lo spettatore più prevenuto. L'unica pecca è quella che, un po' alla volta, sta diventando uno dei marchi di fabbrica della noitaminA: quella di voler sbalordire a tutti i costi. Anche questa volta si è cercato un colpo ad effetto, ma scadendo in una certa banalità che mi ha un po' infastidito.
Il finale, poi, sembra voler ricordare inutilmente allo spettatore che "Sakamichi no Apollon" è una storia che parla di amicizia e non di amore: strano, perché per tutto il tempo le due cose sembravano coesistere in modo davvero apprezzabile.
Tengo a precisare che questi passaggi critici servono solo a ribadire i motivi per cui colloco "Sakamichi no Apollon" un po' più in basso rispetto ad altri titoli nella mia personale considerazione: quanto agli elogi, finora si sono sprecati, per cui ritengo inutile ripeterli. Che si tratti di un ottimo anime da vedere e da consigliare non c'è alcun dubbio.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
"Sakamichi no Apollon" è un anime che, a esser sincera, non aveva minimamente suscitato il mio interesse prima d'ora, ma adesso come adesso mi pento proprio che non sia successo prima! Lo trovo diverso dagli altri, perché credo che abbia quel qualcosa in più. Forse l'ambientazione negli anni '60, forse la storia che in parte aveva come filo conduttore la musica jazz, ma molto probabilmente quello che fa la differenza ai miei occhi sono i disegni: infatti questi sono molto più realistici di tanti altri e quindi si adattano perfettamente all'ambientazione. La storia poi scivola via, a mio parere, benissimo e ti coinvolge ancora di più (forse é anche merito della musica!). Ma la cosa che mi ha colpito più di tutte é il finale, infatti fino all'inizio del dodicesimo episodio pensavo che Sen sarebbe ritornato e Koaru e Ritsuko si sarebbero finalmente messi insieme; invece accade tutt'altro! Un finale veramente inaspettato, ma che mi ha lasciato comunque un sorriso e una lacrimuccia sul viso; questo perché mi ha veramente colpita.
Anime veramente stupendo, diverso dai soliti; lo consiglio proprio. Per non parlare poi della musica bellissima!
"Sakamichi no Apollon" è un anime che, a esser sincera, non aveva minimamente suscitato il mio interesse prima d'ora, ma adesso come adesso mi pento proprio che non sia successo prima! Lo trovo diverso dagli altri, perché credo che abbia quel qualcosa in più. Forse l'ambientazione negli anni '60, forse la storia che in parte aveva come filo conduttore la musica jazz, ma molto probabilmente quello che fa la differenza ai miei occhi sono i disegni: infatti questi sono molto più realistici di tanti altri e quindi si adattano perfettamente all'ambientazione. La storia poi scivola via, a mio parere, benissimo e ti coinvolge ancora di più (forse é anche merito della musica!). Ma la cosa che mi ha colpito più di tutte é il finale, infatti fino all'inizio del dodicesimo episodio pensavo che Sen sarebbe ritornato e Koaru e Ritsuko si sarebbero finalmente messi insieme; invece accade tutt'altro! Un finale veramente inaspettato, ma che mi ha lasciato comunque un sorriso e una lacrimuccia sul viso; questo perché mi ha veramente colpita.
Anime veramente stupendo, diverso dai soliti; lo consiglio proprio. Per non parlare poi della musica bellissima!
Non c'è voluto molto perché mi fiondassi sul nuovo lavoro di quel guru che è Shinichirō Watanabe, peraltro autore di uno dei miei anime preferiti di sempre, ovvero Cowboy Bebop. Nello specifico, mi sto riferendo a Sakamichi no Apollon, conosciuto anche come "Kids on the Slope", serie di sole dodici puntate del 2012 tratta da un manga originale di Yuki Kodama. Nonostante il genere josei potrebbe sembrare quanto di più lontano dallo stile del regista, credo che Watanabe abbia svolto un eccellente lavoro nella trasposizione animata di tale opera, grazie anche al contributo prezioso di una grande compositrice come Yoko Kanno.
Ambientata nel Giappone degli Anni Sessanta, la vicenda segue i trascorsi amorosi e scolastici di tre ragazzi: il pianista classico Kaoru, il batterista "teppista" Sentarō, la capoclasse ligia allo studio Ritsuko. Al centro delle loro complicate relazioni si intrecciano disagio giovanile, passione e sogni, unitamente al loro amore per la musica jazz.
Una trama di per sé semplicissima che a un primo sguardo potrebbe non mettere nel giusto risalto l'ottima caratterizzazione dei personaggi principali e secondari, ciascuno dei quali è delineato così bene da farmi immedesimare tout court nelle loro sofferenze, nei loro pensieri e sentimenti, come non mi capitava da tempo. La sceneggiatura ispirata alla controparte cartacea è dunque molto buona, ma il team approntato da Watanabe ne ha enfatizzato ogni aspetto nel miglior modo possibile. Per quanto riguarda il lato puramente tecnico, il character design e lo stile complessivo risultano superiori a quelli del manga originale, complici probabilmente le ombreggiature ben curate e un utilizzo di Computer Graphics che rende più fluide alcune scene (ad esempio, nelle inquadrature delle dita sui tasti del pianoforte). L'affascinante colonna sonora, pienamente coerente con il soggetto, si suddivide in brani originali della Kanno e in una serie composizioni prese in prestito da alcuni tra i jazzisti più famosi, riuscendo ad avvolgere sapientemente lo spettatore nelle atmosfere tipiche di tal genere. Pur essendo un grande appassionato di musica classica, è indubbio che uno dei meriti di questa serie sia stato quello di avermi spinto a conoscere un po' meglio proprio il jazz. Una piccola curiosità prima di concludere: i nomi di alcuni personaggi, inclusi due dei tre protagonisti, Kaoru e Ritsuko, sono un evidente omaggio a Neon Genesis Evangelion. Ad ogni modo, consiglio Sakamichi no Apollon agli amanti del genere "slice of life" che vogliano godersi una "storia vera" incentrata su amicizia, amore e tanto jazz.
Ambientata nel Giappone degli Anni Sessanta, la vicenda segue i trascorsi amorosi e scolastici di tre ragazzi: il pianista classico Kaoru, il batterista "teppista" Sentarō, la capoclasse ligia allo studio Ritsuko. Al centro delle loro complicate relazioni si intrecciano disagio giovanile, passione e sogni, unitamente al loro amore per la musica jazz.
Una trama di per sé semplicissima che a un primo sguardo potrebbe non mettere nel giusto risalto l'ottima caratterizzazione dei personaggi principali e secondari, ciascuno dei quali è delineato così bene da farmi immedesimare tout court nelle loro sofferenze, nei loro pensieri e sentimenti, come non mi capitava da tempo. La sceneggiatura ispirata alla controparte cartacea è dunque molto buona, ma il team approntato da Watanabe ne ha enfatizzato ogni aspetto nel miglior modo possibile. Per quanto riguarda il lato puramente tecnico, il character design e lo stile complessivo risultano superiori a quelli del manga originale, complici probabilmente le ombreggiature ben curate e un utilizzo di Computer Graphics che rende più fluide alcune scene (ad esempio, nelle inquadrature delle dita sui tasti del pianoforte). L'affascinante colonna sonora, pienamente coerente con il soggetto, si suddivide in brani originali della Kanno e in una serie composizioni prese in prestito da alcuni tra i jazzisti più famosi, riuscendo ad avvolgere sapientemente lo spettatore nelle atmosfere tipiche di tal genere. Pur essendo un grande appassionato di musica classica, è indubbio che uno dei meriti di questa serie sia stato quello di avermi spinto a conoscere un po' meglio proprio il jazz. Una piccola curiosità prima di concludere: i nomi di alcuni personaggi, inclusi due dei tre protagonisti, Kaoru e Ritsuko, sono un evidente omaggio a Neon Genesis Evangelion. Ad ogni modo, consiglio Sakamichi no Apollon agli amanti del genere "slice of life" che vogliano godersi una "storia vera" incentrata su amicizia, amore e tanto jazz.
"Sakamichi no Apollon" è un anime del 2012 tratto dal manga di Yuki Kodama del 2007, composto da nove volumi.
La storia segue le vicende di tre ragazzi: Kaoru Nishimi, Sentaro Kawabuchi e Ritsuko Mukae. Kaoru è un ragazzino molto intelligente e brillante, il tipico studente modello, che, a causa del lavoro di suo padre (che si scopre essere un marinaio), si trasferisce nel Kyushu dagli zii. Il carattere del ragazzo si rivela fin dal primo momento pacato e riservato; era sempre stato costretto a trasferirsi da un paese all'altro, e quindi a cambiare spesso scuola, così che non ha mai avuto dei veri e propri amici. Anche al suo arrivo nel Kyushu Kaoru aveva la certezza che tutto sarebbe andato come tutte le volte precedenti, ma in realtà non fu così. Il primo giorno di scuola Kaoru fa la conoscenza di Sentaro, che, a differenza di Kaoru, ha un carattere espansivo ed estroverso. Il ragazzo è temuto da tutti gli studenti della scuola, che lo credono un teppista e un violento a causa della sua forza fisica e del suo fisico robusto. I due ragazzi sembrano essere due persone completamente diverse, i loro caratteri sono contrapposti l'uno all'altro, ma in una circostanza alquanto insolita i due stringono amicizia. E' proprio grazie all'influenza di Sentaro che Kaoru (che si scopre aver studiato per anni pianoforte con una impronta classica) inizia ad appassionarsi al jazz, iniziando a suonare insieme a Junichi Katsuragi (uno studente universitario, amico d'infanzia di Sentaro e Ritsuko) e al padre di Ritsuko, nel seminterrato del negozio di dischi di quest'ultimo. Ritsuko è la compagna di classe di Sentaro e Kaoru, nonché amica d'infanzia di Sentaro, per il quale prova un forte amore fraterno. Ritsuko appare come una ragazza dal carattere dolce e premuroso nei confronti di entrambi i ragazzi.
L'arrivo di nuovi personaggi non fa altro che animare nell'animo dei personaggi principali sentimenti forti e discordanti tra di loro, alternando amore e odio, fino alla disperazione e la rassegnazione, momenti di gioia e di dolore tipici dell'adolescenza, età bella e complessa nello stesso tempo, che vede il passaggio dall'età infantile alla maturità.
Lo scenario proposto dall'anime è quello tipo della fine degli anni '60 e inizio degli anni '70, dai luoghi, agli abiti.
"Sakamichi no Apollon" non è un anime che parla solo di musica, è un anime che parla principalmente dell'amicizia, del periodo dell'adolescenza e dei sentimenti che in questa età sono amplificati, creando a volte incomprensioni, che scaldano gli animi dei tre ragazzi. La musica pervade l'intera opera, dando quel tocco di originalità che devo riconoscere a questo anime. E' grazie all'amore per la musica che i protagonisti riescono a superare i loro dispiaceri e le loro delusioni, unitamente al forte legame di amicizia che li lega.
La prospettiva psicologica dei personaggi viene in rilievo in maniera approfondita durante il corso delle puntate, in cui, una puntata dopo l'altra, si aggiungono tasselli importanti che ci fanno conoscere i loro pensieri e le loro paure. Le musiche presenti nell'opera sono a dir poco stupende e lasciano un senso di malinconia per quegli anni ormai passati, rendendo la visione dell'anime piacevole e nello stesso tempo divertente, facendoti risuonare quei motivi nella testa fino alla visione di una nuova puntata.
Nel complesso non posso che dare il massimo dei voti a un anime che mi ha trasmesso tanto a livello emozionale. Trovo che sia uno dei pochi anime che mi ha lasciato il segno fino ad ora, e lo consiglio vivamente, non limitandosi a giudicarlo noioso solo perché può parlare di musica, perché in "Sakamichi no Apollon" ci sono altri elementi che fanno la differenza e lo rendono un anime, a mio parere, coinvolgente e profondo.
La storia segue le vicende di tre ragazzi: Kaoru Nishimi, Sentaro Kawabuchi e Ritsuko Mukae. Kaoru è un ragazzino molto intelligente e brillante, il tipico studente modello, che, a causa del lavoro di suo padre (che si scopre essere un marinaio), si trasferisce nel Kyushu dagli zii. Il carattere del ragazzo si rivela fin dal primo momento pacato e riservato; era sempre stato costretto a trasferirsi da un paese all'altro, e quindi a cambiare spesso scuola, così che non ha mai avuto dei veri e propri amici. Anche al suo arrivo nel Kyushu Kaoru aveva la certezza che tutto sarebbe andato come tutte le volte precedenti, ma in realtà non fu così. Il primo giorno di scuola Kaoru fa la conoscenza di Sentaro, che, a differenza di Kaoru, ha un carattere espansivo ed estroverso. Il ragazzo è temuto da tutti gli studenti della scuola, che lo credono un teppista e un violento a causa della sua forza fisica e del suo fisico robusto. I due ragazzi sembrano essere due persone completamente diverse, i loro caratteri sono contrapposti l'uno all'altro, ma in una circostanza alquanto insolita i due stringono amicizia. E' proprio grazie all'influenza di Sentaro che Kaoru (che si scopre aver studiato per anni pianoforte con una impronta classica) inizia ad appassionarsi al jazz, iniziando a suonare insieme a Junichi Katsuragi (uno studente universitario, amico d'infanzia di Sentaro e Ritsuko) e al padre di Ritsuko, nel seminterrato del negozio di dischi di quest'ultimo. Ritsuko è la compagna di classe di Sentaro e Kaoru, nonché amica d'infanzia di Sentaro, per il quale prova un forte amore fraterno. Ritsuko appare come una ragazza dal carattere dolce e premuroso nei confronti di entrambi i ragazzi.
L'arrivo di nuovi personaggi non fa altro che animare nell'animo dei personaggi principali sentimenti forti e discordanti tra di loro, alternando amore e odio, fino alla disperazione e la rassegnazione, momenti di gioia e di dolore tipici dell'adolescenza, età bella e complessa nello stesso tempo, che vede il passaggio dall'età infantile alla maturità.
Lo scenario proposto dall'anime è quello tipo della fine degli anni '60 e inizio degli anni '70, dai luoghi, agli abiti.
"Sakamichi no Apollon" non è un anime che parla solo di musica, è un anime che parla principalmente dell'amicizia, del periodo dell'adolescenza e dei sentimenti che in questa età sono amplificati, creando a volte incomprensioni, che scaldano gli animi dei tre ragazzi. La musica pervade l'intera opera, dando quel tocco di originalità che devo riconoscere a questo anime. E' grazie all'amore per la musica che i protagonisti riescono a superare i loro dispiaceri e le loro delusioni, unitamente al forte legame di amicizia che li lega.
La prospettiva psicologica dei personaggi viene in rilievo in maniera approfondita durante il corso delle puntate, in cui, una puntata dopo l'altra, si aggiungono tasselli importanti che ci fanno conoscere i loro pensieri e le loro paure. Le musiche presenti nell'opera sono a dir poco stupende e lasciano un senso di malinconia per quegli anni ormai passati, rendendo la visione dell'anime piacevole e nello stesso tempo divertente, facendoti risuonare quei motivi nella testa fino alla visione di una nuova puntata.
Nel complesso non posso che dare il massimo dei voti a un anime che mi ha trasmesso tanto a livello emozionale. Trovo che sia uno dei pochi anime che mi ha lasciato il segno fino ad ora, e lo consiglio vivamente, non limitandosi a giudicarlo noioso solo perché può parlare di musica, perché in "Sakamichi no Apollon" ci sono altri elementi che fanno la differenza e lo rendono un anime, a mio parere, coinvolgente e profondo.
Shinichiro Watanabe, il regista di "Cowboy Bebop", torna finalmente con una nuova serie, per di più coadiuvato a livello musicale da un astro luminoso quale Yoko Kanno, apprezzatissima compositrice a cui dobbiamo un vastissimo repertorio di bellissime colonne sonore.
Un'occasione rara, uno spettacolo da non perdere, un anime da guardare assolutamente: questo, almeno, era ciò che pensavo quando mi sono approcciato per la prima volta a "Sakamichi no apollon", opera dalle credenziali stratosferiche, molto chiacchierata negli ultimi tempi.
L'impressione che ne ho ricevuto, invero, non è stata globalmente molto buona. Non voglio fare una polemica, ma dare un'opinione in tutta sincerità. Personalmente riconosco che si tratta di un'opera di buona qualità se considerata nel suo genere, per una serie di ragioni, tuttavia, essa non rientra affatto nel circolo di lavori che riterrei brillanti o particolarmente toccanti e meritevoli. I problemi a mio avviso stanno nell'impostazione delle dinamiche con cui si evolve la trama, nell'atteggiamento dei personaggi e nel modo in cui vengono toccate certe tematiche.
I personaggi godono di buoni background e caratterizzazioni, si guardi ad esempio il passato di Sentarō e la sua attuale situazione economico-familiare. Anche Kaoru viene ben delineato come personaggio: sebbene non brilli per originalità, la sua dimensione psicologica è più che curata.
I protagonisti, tuttavia, spesso reagiscono alle situazioni in modo palesemente esasperato, assumono atteggiamenti poco credibili e idealizzati, soprattutto con riguardo a quelli sentimentali. Il centro focale delle loro vite da studenti pare essere costituito interamente dalle beghe amorose, qui si manifesta la palese idealizzazione: tutti si devono innamorare per forza, tutti sono fissati con l'innamoramento, che diventa l'epicentro di ogni dinamica dei rapporti interpersonali e della trama, a parte la musica (e grazie tante!), ma su di essa torneremo più tardi. Altro elemento negativo è il modo in cui si sviluppa e costruisce la narrazione. Non è mia intenzione criticare il melodramma presente in quest'opera, è normale trovarne in serie dall'animo sentimentale, come è giusto che sia. Ritengo però sterile impostare così platealmente l'insieme di relazioni su poligoni amorosi a tre e più lati, giostrare le vicende facendo ruotare le dinamiche amorose su tali artifici. L'intreccio inoltre si sviluppa mediante continue coincidenze, in virtù delle quali i nostri eroi si trovano sempre nel luogo e nel momento giusto e più opportuno per ascoltare qualche segreto (o qualcos'altro) che non dovrebbero - o che invece dovrebbero - ascoltare. In tal guisa procedono le rivelazioni, i colpi di scena e più in generale gli sviluppi delle vicende. Dopo una piacevole introduzione, una volta capito dove la serie voglia andare a parare, seguire gli avvenimenti diventa piuttosto noioso. La narrazione incappa continuamente in cliché che spesso hanno dinamiche uguali tra loro o che sanno di già visto. Si parano innanzi elementi scontatissimi, oserei definirli "classici", come i continui e paradossali fraintendimenti, le paranoie amorose, i rossori da imbarazzo, i regali preparati a mano, le scene sofferte alla stazione del treno, i colpi di fulmine sulla spiaggia al tramonto, il salvataggio dai "teppistelli", ecc.
Si focalizza eccessivamente l'attenzione sulle ossessioni sentimentali, è tutto un continuo: "lui ama lei che però ama l'altro che ama un'altra" con poca variazione e originalità. La fantasia su questo versante scarseggia parecchio.
Il vero fulcro della serie, tuttavia, a mio modesto avviso si rivela essere l'amicizia tra i due protagonisti maschili. Anch'essa non è stata in grado di convincermi appieno: trattasi di un rapporto che viene sublimato al massimo grado, un'amicizia troppo delicata ed empatica per essere quella tra due uomini. Nel finale, inoltre, si assiste al culmine di tale percorso, palesato attraverso il forte senso di speranza affidato a un'amicizia che supera le distanze e il tempo. E' un tema non proprio originale e piuttosto conformista, trattato in modo assolutamente lineare.
L'elemento della musica, poi, che è il maggiore punto di contatto tra Sentaro e Kaworu, viene super idealizzato: la musica diventa una sorta di divinità redentrice, il medium che mette in comunicazione i due amici e quindi lo strumento della loro comprensione e riappacificazione reciproca.
Si deve riconoscere che "Sakamichi no apollon" gode di una regia davvero ottima e raffinata, di un'ambientazione anni '60 splendidamente realizzata, soprattutto a livello di atmosfera e ambienti. Le musiche sono bellissime, d'altronde vengono riproposti classici del jazz piuttosto famosi, come "Moanin'" di Arthur Blakey, oppure "Someday My Prince Will Come" di Bill Evans, "Summertime" di George Gershwin e molti altri ancora. Nell'opera sono inoltre presenti notevoli citazioni e rimandi al mondo della musica e del jazz: ad esempio si nomina la morte di John Coltrane, o il riferimento allo storico jazz-club "Birdland", in una scena si vede anche uno Höfner 500/1, celeberrimo basso utilizzato da Paul McCartney dei Beatles. Da ricordare la bellissima scena del concerto a scuola, forse il momento migliore di tutto l'anime, in cui viene proposto un medley di brani davvero fantastici come "My Favorite Things" e i già citati Someday My Prince Will Come, e Moanin'. Il lato musicale si rivela potenzialmente ottimo, ricco di particolari e di curiosità. Purtroppo rimane nettamente in secondo piano, di sottofondo, per lasciare maggiore spazio alle beghe sentimentali dei protagonisti.
"Sakamichi no Apollon" si esaurisce, sostanzialmente, in una classicissima storiella di amori e amicizie che a mio avviso non ha molto da dire, anche emotivamente parlando. Personalmente credo che lo possa apprezzare principalmente un pubblico femminile, amante dello josei e delle romanticherie da avanspettacolo. Per il resto si tratta di una serie sicuramente buona nel suo genere, tuttavia non mi ha colpito molto positivamente riguardo agli aspetti su cui punta di più, mentre mi ha maggiormente incuriosito rispetto a quei lati che vengono lasciati di contorno e che speravo potessero godere di maggiore spazio.
Voto: 7.
Un'occasione rara, uno spettacolo da non perdere, un anime da guardare assolutamente: questo, almeno, era ciò che pensavo quando mi sono approcciato per la prima volta a "Sakamichi no apollon", opera dalle credenziali stratosferiche, molto chiacchierata negli ultimi tempi.
L'impressione che ne ho ricevuto, invero, non è stata globalmente molto buona. Non voglio fare una polemica, ma dare un'opinione in tutta sincerità. Personalmente riconosco che si tratta di un'opera di buona qualità se considerata nel suo genere, per una serie di ragioni, tuttavia, essa non rientra affatto nel circolo di lavori che riterrei brillanti o particolarmente toccanti e meritevoli. I problemi a mio avviso stanno nell'impostazione delle dinamiche con cui si evolve la trama, nell'atteggiamento dei personaggi e nel modo in cui vengono toccate certe tematiche.
I personaggi godono di buoni background e caratterizzazioni, si guardi ad esempio il passato di Sentarō e la sua attuale situazione economico-familiare. Anche Kaoru viene ben delineato come personaggio: sebbene non brilli per originalità, la sua dimensione psicologica è più che curata.
I protagonisti, tuttavia, spesso reagiscono alle situazioni in modo palesemente esasperato, assumono atteggiamenti poco credibili e idealizzati, soprattutto con riguardo a quelli sentimentali. Il centro focale delle loro vite da studenti pare essere costituito interamente dalle beghe amorose, qui si manifesta la palese idealizzazione: tutti si devono innamorare per forza, tutti sono fissati con l'innamoramento, che diventa l'epicentro di ogni dinamica dei rapporti interpersonali e della trama, a parte la musica (e grazie tante!), ma su di essa torneremo più tardi. Altro elemento negativo è il modo in cui si sviluppa e costruisce la narrazione. Non è mia intenzione criticare il melodramma presente in quest'opera, è normale trovarne in serie dall'animo sentimentale, come è giusto che sia. Ritengo però sterile impostare così platealmente l'insieme di relazioni su poligoni amorosi a tre e più lati, giostrare le vicende facendo ruotare le dinamiche amorose su tali artifici. L'intreccio inoltre si sviluppa mediante continue coincidenze, in virtù delle quali i nostri eroi si trovano sempre nel luogo e nel momento giusto e più opportuno per ascoltare qualche segreto (o qualcos'altro) che non dovrebbero - o che invece dovrebbero - ascoltare. In tal guisa procedono le rivelazioni, i colpi di scena e più in generale gli sviluppi delle vicende. Dopo una piacevole introduzione, una volta capito dove la serie voglia andare a parare, seguire gli avvenimenti diventa piuttosto noioso. La narrazione incappa continuamente in cliché che spesso hanno dinamiche uguali tra loro o che sanno di già visto. Si parano innanzi elementi scontatissimi, oserei definirli "classici", come i continui e paradossali fraintendimenti, le paranoie amorose, i rossori da imbarazzo, i regali preparati a mano, le scene sofferte alla stazione del treno, i colpi di fulmine sulla spiaggia al tramonto, il salvataggio dai "teppistelli", ecc.
Si focalizza eccessivamente l'attenzione sulle ossessioni sentimentali, è tutto un continuo: "lui ama lei che però ama l'altro che ama un'altra" con poca variazione e originalità. La fantasia su questo versante scarseggia parecchio.
Il vero fulcro della serie, tuttavia, a mio modesto avviso si rivela essere l'amicizia tra i due protagonisti maschili. Anch'essa non è stata in grado di convincermi appieno: trattasi di un rapporto che viene sublimato al massimo grado, un'amicizia troppo delicata ed empatica per essere quella tra due uomini. Nel finale, inoltre, si assiste al culmine di tale percorso, palesato attraverso il forte senso di speranza affidato a un'amicizia che supera le distanze e il tempo. E' un tema non proprio originale e piuttosto conformista, trattato in modo assolutamente lineare.
L'elemento della musica, poi, che è il maggiore punto di contatto tra Sentaro e Kaworu, viene super idealizzato: la musica diventa una sorta di divinità redentrice, il medium che mette in comunicazione i due amici e quindi lo strumento della loro comprensione e riappacificazione reciproca.
Si deve riconoscere che "Sakamichi no apollon" gode di una regia davvero ottima e raffinata, di un'ambientazione anni '60 splendidamente realizzata, soprattutto a livello di atmosfera e ambienti. Le musiche sono bellissime, d'altronde vengono riproposti classici del jazz piuttosto famosi, come "Moanin'" di Arthur Blakey, oppure "Someday My Prince Will Come" di Bill Evans, "Summertime" di George Gershwin e molti altri ancora. Nell'opera sono inoltre presenti notevoli citazioni e rimandi al mondo della musica e del jazz: ad esempio si nomina la morte di John Coltrane, o il riferimento allo storico jazz-club "Birdland", in una scena si vede anche uno Höfner 500/1, celeberrimo basso utilizzato da Paul McCartney dei Beatles. Da ricordare la bellissima scena del concerto a scuola, forse il momento migliore di tutto l'anime, in cui viene proposto un medley di brani davvero fantastici come "My Favorite Things" e i già citati Someday My Prince Will Come, e Moanin'. Il lato musicale si rivela potenzialmente ottimo, ricco di particolari e di curiosità. Purtroppo rimane nettamente in secondo piano, di sottofondo, per lasciare maggiore spazio alle beghe sentimentali dei protagonisti.
"Sakamichi no Apollon" si esaurisce, sostanzialmente, in una classicissima storiella di amori e amicizie che a mio avviso non ha molto da dire, anche emotivamente parlando. Personalmente credo che lo possa apprezzare principalmente un pubblico femminile, amante dello josei e delle romanticherie da avanspettacolo. Per il resto si tratta di una serie sicuramente buona nel suo genere, tuttavia non mi ha colpito molto positivamente riguardo agli aspetti su cui punta di più, mentre mi ha maggiormente incuriosito rispetto a quei lati che vengono lasciati di contorno e che speravo potessero godere di maggiore spazio.
Voto: 7.
Mi sono interessata a quest'anime dal primo annuncio della trasposizione del manga, mi incuriosiva la nuova serie di noitaminA, che avrebbe mischiato amore, amicizia e musica. Speravo sarebbe stato il buon incontro tra "Nodame Cantabile" e "Honey & Clover", invece già dal primo trailer il mio interesse si è trasformato in spasmodica attesa, quando ho visto scorrere le prime immagini e saggiato i ritmi musicali, tra i colpi di bacchetta di Sen su una ringhiera metallica e la pioggia che scorreva a rivoli sul volto di Kaoru. Non si trattava per niente dell'incontro di due opere già viste, ma di un'opera nuova e unica nel suo genere. Queste prime impressioni sono solo state rinforzate dalla visione del prodotto, sempre più appassionante di punta in puntata. "Sakamichi no Apollon" si è rivelato davvero un gioiellino e fa parte di quegli anime da non lasciarsi assolutamente sfuggire!
1966, Kaoru un tipo piuttosto secchione e di buona famiglia, si trasferisce in una nuova città presso la zia. Il padre l'ha sballottato da un luogo a un altro per lungo tempo, impedendogli di creare alcun legame con i suoi coetanei. Questa volta però le cose sono destinate a cambiare: Kaoru ha un incontro-scontro con il bullo, Sentaro, che finalmente introdurrà l'amicizia, quella vera, nella sua vita e grazie al legame che quest'ultimo ha con Ritsuko (Ri-chan) arriverà anche il primo amore. Il terzetto interagirà con altri personaggi, che di volta in volta arricchiranno la trama e apporteranno nuovi e inaspettati rivolgimenti.
Dicevo all'inizio che la serie tratta di amori, e in questo campo avremo incomprensioni, tempistica sbagliata, amori non corrisposti, amori impossibili e colpi di testa, piccoli dolori ma anche grandi gioie, tutte vissuti al massimo, come accade in quel speciale periodo tra la fine dell'adolescenza e l'inizio dell'età adulta. Tuttavia, sebbene l'amore sia presente, ciò che la fa veramente da padrona è l'amicizia. Non vedo alcuna tendenza shounen-ai in questo rapporto Kaoru-Sen e credo che chi la voglia vedere a tutti i costi introduca una chiave di lettura davvero forzata. Qui l'amico è la persona che ti è vicina quando sei nei guai - anche con i pugni, pronto a difenderti in una rissa -, quando sei depresso - offrendoti sostegno morale. L'amico condivide con te i momenti di gioia, soprattutto l'amico condivide con te la grande passione per la musica, a ritmo di jazz.
Non preoccupatevi, anche chi non ama il jazz gradirà, poiché le sperimentazioni rumorose quasi dissonanti sono compiute dai personaggi e non fanno tanto parte del sottofondo musicale. In quelle sessioni di sperimentale i protagonisti scaricano tutti i loro sentimenti e tutta la loro gioventù: Kaoru al piano e Sen alla batteria, con l'occasionale apporto di Jun alla tromba e del padre di Ri-chan al contrabbasso… E quasi si vuole suonare con loro a tutto volume. Invece la colonna sonora in ogni puntata porta come titolo un pezzo tra i più famosi del repertorio jazz, ed è davvero apprezzabile. Inoltre, un po' defilata, viene anche introdotta la musica della beat generation, per capirci quella influenzata dai Beatles, attraverso il personaggio di Seiji Matsuoka, il quale sogna di diventare un cantante professionista.
Gli anni '60 sono un periodo storico caldo, di cambiamenti, ed ecco che irrompono anche le prime rivolte studentesche e il generale subbuglio nel mondo studentesco grazie all'affascinante personaggio di Jun-niisan, di qualche anno più grande. Inoltre sono presenti numerosi temi di disagio sociale, quali la visone negativa delle donne divorziate; la forte differenza di classe tra famiglie; l'onore delle famiglie; la persistente tradizione delle buone famiglie di voler combinare matrimoni d'interesse senza curarsi dell'amore; il problema dell'abuso di alcol che porta alla violenza domestica; la gestione degli scandali in ambito scolastico; il tema dei mezzo sangue lasciati dietro dalla permanenza dei soldati americani in Giappone, e la stessa permanenza degli yankke ormai mal digerita; la situazione della minoranza cristiana in Giappone; e molto altro ancora.
"Apollo sulla collina"? Ma che vuol dire il titolo? Il nostro Sen è bello, giovane, forte e iracondo come un dio dell'Olimpo, è il soggetto perfetto per incarnare Apollo… il personaggio di Yurika, oltre a rubare un po' di cuori, importa nell'opera anche un po' di arte e questa visione del nostro Sen, che dà il nome all'opera. Ed è curioso vedere come il dio pagano poi finisca per… Se volte saperlo, dovete arrivare all'ultima puntata. Posso solo dire che molti sono rimasti spiazzati dal finale, me compresa, non tutti l'hanno gradito, ma una cosa è certa: non è il finale che t'aspetti, è un po' dolce e amaro, al pari della vita.
In definitiva la serie è un coinvolgente mix di adolescenza, amicizia, amore, musica, arte, temi sociali. Da 10.
1966, Kaoru un tipo piuttosto secchione e di buona famiglia, si trasferisce in una nuova città presso la zia. Il padre l'ha sballottato da un luogo a un altro per lungo tempo, impedendogli di creare alcun legame con i suoi coetanei. Questa volta però le cose sono destinate a cambiare: Kaoru ha un incontro-scontro con il bullo, Sentaro, che finalmente introdurrà l'amicizia, quella vera, nella sua vita e grazie al legame che quest'ultimo ha con Ritsuko (Ri-chan) arriverà anche il primo amore. Il terzetto interagirà con altri personaggi, che di volta in volta arricchiranno la trama e apporteranno nuovi e inaspettati rivolgimenti.
Dicevo all'inizio che la serie tratta di amori, e in questo campo avremo incomprensioni, tempistica sbagliata, amori non corrisposti, amori impossibili e colpi di testa, piccoli dolori ma anche grandi gioie, tutte vissuti al massimo, come accade in quel speciale periodo tra la fine dell'adolescenza e l'inizio dell'età adulta. Tuttavia, sebbene l'amore sia presente, ciò che la fa veramente da padrona è l'amicizia. Non vedo alcuna tendenza shounen-ai in questo rapporto Kaoru-Sen e credo che chi la voglia vedere a tutti i costi introduca una chiave di lettura davvero forzata. Qui l'amico è la persona che ti è vicina quando sei nei guai - anche con i pugni, pronto a difenderti in una rissa -, quando sei depresso - offrendoti sostegno morale. L'amico condivide con te i momenti di gioia, soprattutto l'amico condivide con te la grande passione per la musica, a ritmo di jazz.
Non preoccupatevi, anche chi non ama il jazz gradirà, poiché le sperimentazioni rumorose quasi dissonanti sono compiute dai personaggi e non fanno tanto parte del sottofondo musicale. In quelle sessioni di sperimentale i protagonisti scaricano tutti i loro sentimenti e tutta la loro gioventù: Kaoru al piano e Sen alla batteria, con l'occasionale apporto di Jun alla tromba e del padre di Ri-chan al contrabbasso… E quasi si vuole suonare con loro a tutto volume. Invece la colonna sonora in ogni puntata porta come titolo un pezzo tra i più famosi del repertorio jazz, ed è davvero apprezzabile. Inoltre, un po' defilata, viene anche introdotta la musica della beat generation, per capirci quella influenzata dai Beatles, attraverso il personaggio di Seiji Matsuoka, il quale sogna di diventare un cantante professionista.
Gli anni '60 sono un periodo storico caldo, di cambiamenti, ed ecco che irrompono anche le prime rivolte studentesche e il generale subbuglio nel mondo studentesco grazie all'affascinante personaggio di Jun-niisan, di qualche anno più grande. Inoltre sono presenti numerosi temi di disagio sociale, quali la visone negativa delle donne divorziate; la forte differenza di classe tra famiglie; l'onore delle famiglie; la persistente tradizione delle buone famiglie di voler combinare matrimoni d'interesse senza curarsi dell'amore; il problema dell'abuso di alcol che porta alla violenza domestica; la gestione degli scandali in ambito scolastico; il tema dei mezzo sangue lasciati dietro dalla permanenza dei soldati americani in Giappone, e la stessa permanenza degli yankke ormai mal digerita; la situazione della minoranza cristiana in Giappone; e molto altro ancora.
"Apollo sulla collina"? Ma che vuol dire il titolo? Il nostro Sen è bello, giovane, forte e iracondo come un dio dell'Olimpo, è il soggetto perfetto per incarnare Apollo… il personaggio di Yurika, oltre a rubare un po' di cuori, importa nell'opera anche un po' di arte e questa visione del nostro Sen, che dà il nome all'opera. Ed è curioso vedere come il dio pagano poi finisca per… Se volte saperlo, dovete arrivare all'ultima puntata. Posso solo dire che molti sono rimasti spiazzati dal finale, me compresa, non tutti l'hanno gradito, ma una cosa è certa: non è il finale che t'aspetti, è un po' dolce e amaro, al pari della vita.
In definitiva la serie è un coinvolgente mix di adolescenza, amicizia, amore, musica, arte, temi sociali. Da 10.
Visto che lo stile di disegno con cui è proposto non mi ha impressionato, dato che non ascolto il jazz e che la sinossi della trama non aveva suscitato il mio interesse, non avrei mai ipotizzato di avventurarmi nella visione di "Sakamichi no Apollon". Tra l'altro quest'anime mi dava un po' l'impressione di essere uno shounen ai, impressione assolutamente errata, anche se esso sicuramente strizza l'occhio anche a un pubblico che apprezza perlomeno il genere bishounen.
Le innumerevoli opinioni positive che il titolo ha suscitato, tuttavia, mi hanno costretto ad affrontare questa visione che è iniziata con le peggiori premesse: ero convinto che esso fosse sopravvalutato e che mi avrebbe annoiato, proprio non mi ispirava ed ero intenzionato a confermare questa mia idea. I miei pregiudizi sono tuttavia stati spazzati via sin dai primi episodi e, con un po' d'orgoglio ferito, devo accodarmi a coloro che ne tessono le lodi.
"Sakamichi no Apollon" altro non è che uno storia di amicizia e di primi amori, che si scontrano con un periodo di cambiamento in cui le illusioni dell'adolescenza iniziano a crollare, si scontrano con il mondo adulto, le cui pressioni diventano, verso la fine delle superiori, sempre più difficili da sostenere. A fare da collante all'insolito trio eletto a protagonista dell'anime è la passione per la musica, in questo caso il jazz.
Dopo l'ennesimo trasferimento, Kaoru, uno studente modello, deve affrontare quella che si prospetta essere, ancora una volta, una grigia esperienza scolastica, sperando perlomeno di non essere vittima di bulli e di riuscire a trattenere i suoi problemi che non gli permettono di socializzare con i compagni. Sentaro è il bullo della classe, un tizio scostante, grande e grosso, rissoso e temuto dai compagni. Ritsuko è una ragazza dolce e solare, amica d'infanzia di Sentaro e l'unica a sapere che il ragazzo è ben diverso da come appare e che ha un cuore grande come una casa. Ritsuko prende da subito in simpatia anche Kaoru, che vede introverso e con serie difficoltà a integrarsi. Complice il caso, complice la stessa Ritsuko, Sen e Kaoru iniziano a frequentarsi quando scoprono che hanno in comune la passione per la musica. Sen è un convinto batterista che ama il jazz, mentre a Kaoru, pianista di formazione classica, basta ben poco per essere conquistato dal jazz. I tre avranno modo di passare lunghe giornate insieme a divertirsi, a suonare e a innamorasi…
Si nota, in particolare dall'interazione tra i ragazzi e dalla loro caratterizzazione, che "Sakamichi no Apollon" è stato ideato principalmente per un pubblico femminile. I loro pianti, il fatto che si abbraccino nelle difficoltà e altre sequenze pongono l'attenzione su aspetti femminili del loro carattere che a volte sono quasi fraintendibili. Tutti, comunque sia, hanno una persona dell'altro sesso chiaramente in mente e buona parte dell'anime si dedica proprio a questi triangoli sentimentali. A parte i tre protagonisti vi sono almeno altri due personaggi che hanno un ruolo molto rilevante nelle questioni di cuore, ovvero Yurika, una bella ragazza di buona famiglia, e Junichi, colui che Sen ha sempre ammirato e che vede come fratello maggiore. Oltre all'amore un ruolo importante l'ha l'amicizia, ma se c'è un altro tema che è estremamente importante in questa produzione è la musica che, pur non essendo il fulcro della trama, né è il principale motore.
"Sakamichi no Apollon" è raccontato in modo estremamente efficace, non si allunga mai più del necessario in dettagli di poco conto e riesce a creare dei personaggi credibili e accattivanti. Se Sentaro è sicuramente il più carismatico, stupisce vedere la crescita di Kaoru, che acquista sicurezza e consapevolezza nel corso dell'opera. Il ritmo è sempre abbastanza rapido, tanto che in soli 12 episodi viene raccontato un arco di tempo piuttosto ampio. Non ci sarà quindi tempo di annoiarsi, ancor meno vi annoierete nei momenti musicali che, anzi, sono veramente splendidi ed emozionanti. Questi sono mirabilmente resi e riescono a fondere grafica e sonoro in modo perfetto, di rado ne ho trovati di così ben realizzati. L'unico che ricordo a questi livelli, tra i titoli che ho visto di recente, è quello che mi è stato regalato dallo Studio Ghibli ne "I Sospiri del mio Cuore", ma non so se riesce a eguagliare quanto viene mostrato alla fine del settimo episodio di "Sakamichi no Apollon". E pensare che io di jazz non ne so un tubo e che è un genere che mai ho consapevolmente ascoltato, quindi onestamente mai avrei ipotizzato di poter essere così soavemente conquistato da queste melodie.
L'anime è anche abile nel creare climax e in qualche modo a stravolgerli, riesce a far nascere aspettative e talvolta, inaspettatamente, le delude, ma offre subito un nuovo spunto di interesse. Tale tecnica appare più volte negli ultimi episodi: non nego che essi mi abbiano lasciato un po' d'amaro in bocca per alcuni eventi che non sono riuscito a godermi, ma mi hanno in compenso regalato alcune inaspettate e splendide sequenze, come il duetto finale e soprattutto l'esperimento canoro di Ritsuko.
Altra caratteristica ben resa nell'anime è la capacità di saper trasmettere le emozioni senza parole e, rapportando la cosa ai due amici, colpisce come questi riescano a risanare i frequenti contrasti semplicemente scatenandosi insieme in duetti improvvisati, con risultati tra l'altro davvero impressionanti. E' quanto accade alla fine del già da me citato settimo episodio, punto in cui "Sakamichi no Apollon" raggiunge il suo apice.
Senza allungarmi ulteriormente nelle considerazioni, la serie è entrata nelle mie preferite, battendo tutti i miei pregiudizi e perplessità iniziali.
Qualora, come il sottoscritto, foste dei maschietti, non dovete farvi spaventare da quanto ho sopra sottolineato: è vero, "Sakamichi no Apollon" è pensato principalmente per un pubblico femminile, ma se mai avete apprezzato qualche commedia sentimentale, qualche shoujo, o comunque qualche opera con temi come l'amicizia e la musica, vi conquisterà.
Le innumerevoli opinioni positive che il titolo ha suscitato, tuttavia, mi hanno costretto ad affrontare questa visione che è iniziata con le peggiori premesse: ero convinto che esso fosse sopravvalutato e che mi avrebbe annoiato, proprio non mi ispirava ed ero intenzionato a confermare questa mia idea. I miei pregiudizi sono tuttavia stati spazzati via sin dai primi episodi e, con un po' d'orgoglio ferito, devo accodarmi a coloro che ne tessono le lodi.
"Sakamichi no Apollon" altro non è che uno storia di amicizia e di primi amori, che si scontrano con un periodo di cambiamento in cui le illusioni dell'adolescenza iniziano a crollare, si scontrano con il mondo adulto, le cui pressioni diventano, verso la fine delle superiori, sempre più difficili da sostenere. A fare da collante all'insolito trio eletto a protagonista dell'anime è la passione per la musica, in questo caso il jazz.
Dopo l'ennesimo trasferimento, Kaoru, uno studente modello, deve affrontare quella che si prospetta essere, ancora una volta, una grigia esperienza scolastica, sperando perlomeno di non essere vittima di bulli e di riuscire a trattenere i suoi problemi che non gli permettono di socializzare con i compagni. Sentaro è il bullo della classe, un tizio scostante, grande e grosso, rissoso e temuto dai compagni. Ritsuko è una ragazza dolce e solare, amica d'infanzia di Sentaro e l'unica a sapere che il ragazzo è ben diverso da come appare e che ha un cuore grande come una casa. Ritsuko prende da subito in simpatia anche Kaoru, che vede introverso e con serie difficoltà a integrarsi. Complice il caso, complice la stessa Ritsuko, Sen e Kaoru iniziano a frequentarsi quando scoprono che hanno in comune la passione per la musica. Sen è un convinto batterista che ama il jazz, mentre a Kaoru, pianista di formazione classica, basta ben poco per essere conquistato dal jazz. I tre avranno modo di passare lunghe giornate insieme a divertirsi, a suonare e a innamorasi…
Si nota, in particolare dall'interazione tra i ragazzi e dalla loro caratterizzazione, che "Sakamichi no Apollon" è stato ideato principalmente per un pubblico femminile. I loro pianti, il fatto che si abbraccino nelle difficoltà e altre sequenze pongono l'attenzione su aspetti femminili del loro carattere che a volte sono quasi fraintendibili. Tutti, comunque sia, hanno una persona dell'altro sesso chiaramente in mente e buona parte dell'anime si dedica proprio a questi triangoli sentimentali. A parte i tre protagonisti vi sono almeno altri due personaggi che hanno un ruolo molto rilevante nelle questioni di cuore, ovvero Yurika, una bella ragazza di buona famiglia, e Junichi, colui che Sen ha sempre ammirato e che vede come fratello maggiore. Oltre all'amore un ruolo importante l'ha l'amicizia, ma se c'è un altro tema che è estremamente importante in questa produzione è la musica che, pur non essendo il fulcro della trama, né è il principale motore.
"Sakamichi no Apollon" è raccontato in modo estremamente efficace, non si allunga mai più del necessario in dettagli di poco conto e riesce a creare dei personaggi credibili e accattivanti. Se Sentaro è sicuramente il più carismatico, stupisce vedere la crescita di Kaoru, che acquista sicurezza e consapevolezza nel corso dell'opera. Il ritmo è sempre abbastanza rapido, tanto che in soli 12 episodi viene raccontato un arco di tempo piuttosto ampio. Non ci sarà quindi tempo di annoiarsi, ancor meno vi annoierete nei momenti musicali che, anzi, sono veramente splendidi ed emozionanti. Questi sono mirabilmente resi e riescono a fondere grafica e sonoro in modo perfetto, di rado ne ho trovati di così ben realizzati. L'unico che ricordo a questi livelli, tra i titoli che ho visto di recente, è quello che mi è stato regalato dallo Studio Ghibli ne "I Sospiri del mio Cuore", ma non so se riesce a eguagliare quanto viene mostrato alla fine del settimo episodio di "Sakamichi no Apollon". E pensare che io di jazz non ne so un tubo e che è un genere che mai ho consapevolmente ascoltato, quindi onestamente mai avrei ipotizzato di poter essere così soavemente conquistato da queste melodie.
L'anime è anche abile nel creare climax e in qualche modo a stravolgerli, riesce a far nascere aspettative e talvolta, inaspettatamente, le delude, ma offre subito un nuovo spunto di interesse. Tale tecnica appare più volte negli ultimi episodi: non nego che essi mi abbiano lasciato un po' d'amaro in bocca per alcuni eventi che non sono riuscito a godermi, ma mi hanno in compenso regalato alcune inaspettate e splendide sequenze, come il duetto finale e soprattutto l'esperimento canoro di Ritsuko.
Altra caratteristica ben resa nell'anime è la capacità di saper trasmettere le emozioni senza parole e, rapportando la cosa ai due amici, colpisce come questi riescano a risanare i frequenti contrasti semplicemente scatenandosi insieme in duetti improvvisati, con risultati tra l'altro davvero impressionanti. E' quanto accade alla fine del già da me citato settimo episodio, punto in cui "Sakamichi no Apollon" raggiunge il suo apice.
Senza allungarmi ulteriormente nelle considerazioni, la serie è entrata nelle mie preferite, battendo tutti i miei pregiudizi e perplessità iniziali.
Qualora, come il sottoscritto, foste dei maschietti, non dovete farvi spaventare da quanto ho sopra sottolineato: è vero, "Sakamichi no Apollon" è pensato principalmente per un pubblico femminile, ma se mai avete apprezzato qualche commedia sentimentale, qualche shoujo, o comunque qualche opera con temi come l'amicizia e la musica, vi conquisterà.
Il 9 che do a quest'anime è dato anche dal fatto che, cosa molto importante riguardante chiunque vedrà la serie, è riuscito a farmi piacere molto la musica jazz o il fatto stesso che ha solo 12 episodi, cose che in genere non mi dispiacciono, ma che non sono neanche le mie preferite.
La vicenda è ambientata nel 1966 e parla di Kaoru Nishimi, studente modello proveniente da una famiglia benestante, che però vive senza padre né madre. Inoltre deve spesso cambiare scuola, perché per la sua infanzia poco felice ha dei problemi a socializzare e si sente continuamente sotto pressione, tanto da arrivare troppo spesso a stare male. Dopo essere arrivato nell'ennesima scuola e aver conosciuto la rappresentante di classe, Ritsuko, ha uno di questi momenti e cerca di andare sul terrazzo, unico luogo in cui riesce a sentirsi rilassato. Qui incontra però Sentarou, ragazzo di pessima reputazione, ma che si rivelerà però un bullo buono, se così si può dire. Lui e Ritsuko sono molto amici, e tramite il fatto che Kaoru suona il piano, Sen la batteria e il padre della ragazza, che ha un negozio di musica, il contrabbasso, diventeranno amici suonando insieme. Subentrano poi altri personaggi ad alimentare i legami tra le varie persone, che siano essi di amicizia o d'amore.
Le uniche pecche che riesco a trovare sono due: la prima, appunto, è che 12 episodi non mi rimangono impressi come 24, ma tutto ha il suo perché. Piuttosto che allungare il brodo è sicuramente meglio fare poche puntate senza lasciarne alcuna inutile, ma qui arriva la seconda cosa che non mi è piaciuta, o meglio non mi ha convinto del tutto. Due anni passano in un batter d'occhio; c'è la festa di Natale, e dopo pochissime puntate ti ritrovi quella dell'anno dopo, come se per quell'anno non fosse successo niente d'interessante, perché non ci credo: un anno è tanto e qualcosa di più o meno importante dev'essere per forza successo. Praticamente non si vede mai quale sia la routine quotidiana dei personaggi, ma se ne sente parlare.
Comunque, come si può notare, non sono grandi difetti e soprattutto sono gli unici. Il resto è tutto ottimo. Le storie d'amore, se possono sembrare un pelo banali, lo smentiscono con il corso delle puntate e comunque tutto ha più senso se si pensa al periodo in cui l'anime è ambientato; i legami di amicizia sono coinvolgenti e rendono l'opera appassionante ma non pesante da seguire. Se le prime puntate mi hanno donato un senso come di pace interiore, le ultime mi hanno tenuto incollato allo schermo e spiazzato.
Il finale non è felice, ma è emozionante e le ultime scene hanno colmato la mia angoscia con un retrogusto di felicità e soddisfazione, niente da dire.
I personaggi, come deve d'altronde essere per ogni serie corta, sono ben caratterizzati e tutti nascondono un passato o un presente da raccontare.
La grafica è ben curata, originale e appropriata. Poi, beh, la musica è parte integrante della storia e sebbene opening ed ending non mi abbiano convinto, il resto è ottimo.
In sostanza questo è un anime consigliato a tutti: non è particolarmente impegnativo ma è appassionante, e (purtroppo o per fortuna, in base ai gusti) lo si può benissimo finire nel giro di un paio di giorni, se si ha tempo. In più, riesce a coinvolgere con qualcosa come la musica jazz, ormai generalmente non vicina alla maggior parte della gente.
La vicenda è ambientata nel 1966 e parla di Kaoru Nishimi, studente modello proveniente da una famiglia benestante, che però vive senza padre né madre. Inoltre deve spesso cambiare scuola, perché per la sua infanzia poco felice ha dei problemi a socializzare e si sente continuamente sotto pressione, tanto da arrivare troppo spesso a stare male. Dopo essere arrivato nell'ennesima scuola e aver conosciuto la rappresentante di classe, Ritsuko, ha uno di questi momenti e cerca di andare sul terrazzo, unico luogo in cui riesce a sentirsi rilassato. Qui incontra però Sentarou, ragazzo di pessima reputazione, ma che si rivelerà però un bullo buono, se così si può dire. Lui e Ritsuko sono molto amici, e tramite il fatto che Kaoru suona il piano, Sen la batteria e il padre della ragazza, che ha un negozio di musica, il contrabbasso, diventeranno amici suonando insieme. Subentrano poi altri personaggi ad alimentare i legami tra le varie persone, che siano essi di amicizia o d'amore.
Le uniche pecche che riesco a trovare sono due: la prima, appunto, è che 12 episodi non mi rimangono impressi come 24, ma tutto ha il suo perché. Piuttosto che allungare il brodo è sicuramente meglio fare poche puntate senza lasciarne alcuna inutile, ma qui arriva la seconda cosa che non mi è piaciuta, o meglio non mi ha convinto del tutto. Due anni passano in un batter d'occhio; c'è la festa di Natale, e dopo pochissime puntate ti ritrovi quella dell'anno dopo, come se per quell'anno non fosse successo niente d'interessante, perché non ci credo: un anno è tanto e qualcosa di più o meno importante dev'essere per forza successo. Praticamente non si vede mai quale sia la routine quotidiana dei personaggi, ma se ne sente parlare.
Comunque, come si può notare, non sono grandi difetti e soprattutto sono gli unici. Il resto è tutto ottimo. Le storie d'amore, se possono sembrare un pelo banali, lo smentiscono con il corso delle puntate e comunque tutto ha più senso se si pensa al periodo in cui l'anime è ambientato; i legami di amicizia sono coinvolgenti e rendono l'opera appassionante ma non pesante da seguire. Se le prime puntate mi hanno donato un senso come di pace interiore, le ultime mi hanno tenuto incollato allo schermo e spiazzato.
Il finale non è felice, ma è emozionante e le ultime scene hanno colmato la mia angoscia con un retrogusto di felicità e soddisfazione, niente da dire.
I personaggi, come deve d'altronde essere per ogni serie corta, sono ben caratterizzati e tutti nascondono un passato o un presente da raccontare.
La grafica è ben curata, originale e appropriata. Poi, beh, la musica è parte integrante della storia e sebbene opening ed ending non mi abbiano convinto, il resto è ottimo.
In sostanza questo è un anime consigliato a tutti: non è particolarmente impegnativo ma è appassionante, e (purtroppo o per fortuna, in base ai gusti) lo si può benissimo finire nel giro di un paio di giorni, se si ha tempo. In più, riesce a coinvolgere con qualcosa come la musica jazz, ormai generalmente non vicina alla maggior parte della gente.
Dice il detto, "Gli opposti si attraggono". Da sempre il mondo del cinema, dei fumetti e dell'animazione ci hanno offerto validi esempi di coppie di persone totalmente differenti fra loro per fisionomia, carattere e/o attitudini, che però riuscivano, insieme, a creare un'alchimia tutta particolare, in virtù dell'amicizia e della complicità intercorrente fra loro. Si pensi a Stan Laurel e Oliver Hardy, a John Belushi e Dan Aykroyd, ad Asterix e Obelix, a Timon e Pumbaa, a James P. Sullivan e Mike Wazowsky, a Nagisa Misumi e Honoka Yukishiro, a Saki Hyuuga e Mai Mishou.
"Sakamichi no Apollon" ("L'Apollo del pendio"), serie animata recentemente conclusasi sui teleschermi giapponesi e tratta dall'omonimo manga di Yuki Kodama, ci racconta, ancora una volta, di una "strana coppia" di amici che non ha nulla da invidiare ai grandi nomi succitati, come base della sua storia.
1966. Kaoru Nishimi si trasferisce in una nuova città e in un nuovo liceo. Cosa particolarmente drammatica per lui, introverso signorino di buona famiglia educato sulle note (suonate al pianoforte) della musica classica per cui la socializzazione con le persone è sempre stata un grosso cruccio.
Il primo impatto con la sua nuova vita è traumatico, per un ragazzo chiuso in se stesso come Kaoru, ma ecco che in suo soccorso, inaspettatamente, arriva un angelo: Ritsuko Mukae, dolce e gentile compagna di scuola la cui famiglia gestisce un negozio di musica. La ragazza si avvicina subito al nuovo arrivato, aiutandolo ad ambientarsi.
Giunge dunque, per Kaoru, il dolceamaro tempo del primo amore, travagliato come non mai, ma intriso di numerose sensazioni.
Insieme all'angelo, il ragazzo incontra, però, anche il diavolo: Sentarou Kawabuchi, un compagno di classe robusto e rissoso che ha la fama del teppista da cui è meglio tenersi alla larga. Cosa che sarebbe nei piani di Kaoru, ma che non riuscirà a mettere in atto, complice una serie di strani scherzi del destino, non ultimo quello che il bulletto è un caro amico d'infanzia dell'amata Ritsuko, unica che riesce ad avvicinarsi a lui senza problemi, e che quindi, in un modo o nell'altro, gli toccherà averci a che fare.
Come spesso accade in questi casi, tuttavia, Kaoru si renderà conto che il diavolo non è poi così cattivo come lo si dipinge e che anche Sentarou è un essere umano, con i suoi sentimenti e i suoi problemi, che, a dispetto dell'apparenza violenta, tiene molto ai suoi cari, ha un grande cuore e una grande passione, la musica jazz.
Proprio la musica jazz sarà l'elemento che contribuirà a unire i due ragazzi in un legame di amicizia indissolubile. Inizialmente "costretto" da Sentarou, Kaoru si ritroverà a suonare il pianoforte per accompagnare la sua batteria nelle sessioni di musica che entrambi svolgeranno nel sottoscala del negozio del padre di Ritsuko, il quale occasionalmente si unirà a loro nel suonare. Scoprirà che gli piace suonare il jazz, e che gli piace farlo in compagnia di Sentarou, quel ragazzo che in un primo momento gli faceva paura e che, pian piano, diventa per lui un amico insostituibile.
Amicizia, amore e adolescenza. Sono queste le "tre A" che in "Sakamichi no Apollon" si intrecciano con maestria per creare un racconto coinvolgente e ricco d'emozioni.
Il timido Kaoru, la dolce Ritsuko e il rissoso Sentarou non sono gli unici personaggi della nostra storia. Attorno a loro gravitano anche, ad esempio, la bella Yurika Fuchizaki, ragazza di un anno più grande che si unirà presto al loro gruppo; Junichi Katsuragi, taciturno studente universitario amico di Ritsuko e Sentarou sin dall'infanzia, o Seiji Matsuoka, compagno di scuola effeminato con la passione per i Beatles.
Questo ben assortito gruppo di personaggi instaurerà, nel corso dei dodici episodi che compongono la serie, un complesso schema di relazioni sentimentali composto da triangoli, quadrangoli e via discorrendo, che riesce a tenere sulle spine lo spettatore, impegnato a interrogarsi con interesse sullo sviluppo di queste complicate love stories.
L'interesse dello spettatore viene premiato. Non mancheranno, infatti, baci, equivoci, fraintendimenti, regali fatti a mano, colpi di fulmine, gelosie, rossori, dichiarazioni, fughe d'amore e diversi momenti di grandissima intensità emotiva su questo versante, complice anche il carattere molto "giapponese" dei personaggi, che li rende riservati e chiusi, ma impulsivi all'occorrenza, facendo sì che diventino protagonisti di incomprensioni, silenzi, timidezza, ma anche di gesti tanto inaspettati quanto toccanti.
Nonostante occupino una gran parte della vicenda, tuttavia, le storie d'amore non sono l'unico né il principale tema di "Sakamichi no Apollon". Lo spettatore se ne accorge man mano che il cerchio si stringe in direzione del finale e la storia d'amore di Kaoru e Ritsuko si fa da parte, mentre la narrazione si concentra quasi unicamente su un altro tipo di rapporto, quello dell'amicizia che lega l'introverso pianista al robusto batterista.
E' un'amicizia sincera, fortissima, quella intercorrente fra i due ragazzi, che matura pian piano, fra momenti di grande sensibilità, man mano che entrambi scoprono qualcosa di più di loro stessi e si fanno forza vicendevolmente. Un'amicizia salda, che non teme litigi, gelosie, fraintendimenti, intromissioni o separazioni. I momenti in cui suonano insieme, facendo diventare un tutt'uno il ritmo che scaturisce dai loro strumenti per creare una grande armonia, del resto, sono fra i ricordi più piacevoli delle loro vite piene di problemi e travagli. Diversi, estranei, eppure in un certo senso intimamente molto simili, i due ragazzi superano insieme, a suon di musica, i rispettivi problemi, creando e consolidando un meraviglioso legame l'uno con l'altro.
Delicato, emozionante, sentimentale, ricco di suggestioni shounen-ai che esaltano lo spettatore appassionato di questo tipo di rapporti, ma che riescono a rimanere soltanto suggestioni ignorabili per chi invece mal li digerisce, il legame d'amicizia fra i due ragazzi è il vero e proprio fulcro dell'intera vicenda, che può quindi essere letta non soltanto come una storia d'amore, non soltanto come la storia di un gruppo di ragazzi nel Giappone degli anni '60, ma anche e soprattutto la storia di due grandi amici che fra musica, dramma ed emozioni, si comprendono l'un l'altro, crescono e vivono insieme la loro adolescenza, in previsione di un finale dove sarà proprio l'amicizia fra i due ragazzi, ora uniti da un profondo legame che supera il tempo, le diversità, la lontananza e qualsiasi altro tipo di sentimento, a rappresentare la chiave di volta.
Sullo sfondo, gli anni '60, quelli delle rivolte studentesche (che svolgono un ruolo di minore importanza nella storia) e della grande musica americana.
In un certo senso, si può dire che "Sakamichi no Apollon" sia un po' un romanzo di Haruki Murakami, ma privo delle scene di sesso e dei deliri onirici. Vi è infatti, fra i fotogrammi di questa bella storia dall'ambientazione anni '60, la stessa, identica, attenzione per la musica occidentale che si trova in romanzi come "Norway no mori" (Norwegian Wood) e "Kokkyou no minami, taiyou no nishi" (A sud del confine, ad ovest del sole).
Esattamente come per i romanzi succitati - dove titoli di canzoni jazz, blues o rock occidentali diventano il titolo del libro o fanno la loro comparsa in diversi passaggi -, infatti, nei titoli degli episodi e in numerose scene della storia sono coinvolti molti nomi famosi e brani di musica jazz occidentale, come "Moanin'" di Art Blakey & The Jazz Messengers (1958), "Summertime" di George Gershwin (1935), "Bag's Groove" di Milt Jackson (1952), "Someday my prince will come" di Bill Evans (1959), "Blowin' the blues away" di Horace Silver (1959), "But not for me" di Chet Baker (1958), Lullaby of birdland" di Chris Connor (1953), "My favourite things" da "Tutti insieme appassionatamente" (1959), di cui John Coltrane fece una cover strumentale nell'omonimo album del 1961, "Four" di Miles Davis (1958), i Beatles o il jazzista John Coltrane (la cui morte, avvenuta nel 1967, viene citata dai personaggi). Menzione d'onore anche per i The Spiders, gruppo pop giapponese degli anni '60, la cui hit "Itsu made mo doko made mo/Ban ban ban", del 1967, viene eseguita da Seiji, uno dei personaggi della storia, che preferisce ritmi più moderni al tradizionale jazz amato da Sentarou.
La bellissima colonna sonora della serie animata riprende spesso e volentieri questi brani e altri, accompagnandoli con uno score molto sobrio, opera della veterana Yoko Kanno, che ben si confà all'ambientazione della vicenda. Molto coinvolgente è anche la sigla d'apertura, "Sakamichi no melody" di Yuki, mentre quella di chiusura, "Altair" di Motohiro Hata, è più anonima.
Di rimando, il doppiaggio non presenta voci troppo particolari e in alcuni casi sono anche sgradevoli nell'interpretazione, come il personaggio di Kaoru, il cui continuo parlare a monosillabi con voce femminea dopo un po' risulta fastidioso.
Il comparto grafico dell'opera offre uno stile di disegno molto raffinato, opera del celebre character designer Nobuteru Yuki, che strizza molto l'occhio ai fumetti josei di ultima generazione (diverse sono le suggestioni stilistiche e narrative che rimandano al famoso "Nodame Cantabile", opera di recente successo incentrata anch'essa sulla musica), ma che non sempre risulta bellissimo e che tende a rappresentare i personaggi maschili in maniera un po' troppo femminea e pulita, mentre quelli femminili non sono mai troppo belli o affascinanti.
Ottime la regia (opera del famoso Shinichiro Watanabe) e le animazioni, che diventano vera e propria gioia per gli occhi nelle fluidissime e spettacolari scene in cui i personaggi suonano.
"Sakamichi no Apollon" saluta i suoi spettatori con un finale tanto coinvolgente e potente sul lato emozionale quanto, purtroppo, rocambolesco e un po' troppo aperto su quello dei meri fatti. Finale che, tuttavia, rappresenta il culmine di un'esperienza indimenticabile, un viaggio in un mondo adolescenziale sobrio, lontano, eppure estremamente vicino allo spettatore, che si immerge con gli occhi, le orecchie e il cuore negli anni '60. Impossibile non portarlo sempre nel cuore, il percorso di crescita di questi ragazzi che, lentamente, scoprono l'amore e un'amicizia talmente forte e profonda da riuscire addirittura a sovrastarlo nella scala d'importanza dei loro sentimenti. Un'amicizia sì esagerata e forse non troppo realistica (ma chi può dirlo?). Eppure, uno degli artifici narrativi caratteristici dell'animazione giapponese, che tanto contribuisce a farla amare a chi ne è appassionato, non è forse quello di giocare, portandole all'eccesso, con le emozioni dei personaggi e degli spettatori? Kaoru, Ritsuko e Sentarou sono qui per questo, in fondo. Piangono, amano, soffrono, gioiscono, esasperando ogni loro emozione per far sì che lo spettatore riesca a portarne per sempre con sé il ricordo. E ci riescono, eccome.
Nonostante qualche piccola defezione, dunque, "Sakamichi no Apollon" si rivela essere un piccolo gioiello, appassionante, romantico, toccante, sentimentale e molto coinvolgente. Originariamente pensato per un pubblico adulto (che, presumibilmente, saprà destreggiarsi alla perfezione fra i mille e più rimandi alla musica jazz e a un periodo che, magari, è quello della propria infanzia o adolescenza), è in realtà una bellissima storia d'amore e d'amicizia capace di appassionare e far palpitare il cuore un po' a tutti, insegnando loro a non giudicare dalle apparenze e a non precludersi nessuna esperienza, perché, chissà, quel rissoso bulletto temuto da tutti, un giorno, potrebbe diventare il vostro migliore amico.
"Sakamichi no Apollon" ("L'Apollo del pendio"), serie animata recentemente conclusasi sui teleschermi giapponesi e tratta dall'omonimo manga di Yuki Kodama, ci racconta, ancora una volta, di una "strana coppia" di amici che non ha nulla da invidiare ai grandi nomi succitati, come base della sua storia.
1966. Kaoru Nishimi si trasferisce in una nuova città e in un nuovo liceo. Cosa particolarmente drammatica per lui, introverso signorino di buona famiglia educato sulle note (suonate al pianoforte) della musica classica per cui la socializzazione con le persone è sempre stata un grosso cruccio.
Il primo impatto con la sua nuova vita è traumatico, per un ragazzo chiuso in se stesso come Kaoru, ma ecco che in suo soccorso, inaspettatamente, arriva un angelo: Ritsuko Mukae, dolce e gentile compagna di scuola la cui famiglia gestisce un negozio di musica. La ragazza si avvicina subito al nuovo arrivato, aiutandolo ad ambientarsi.
Giunge dunque, per Kaoru, il dolceamaro tempo del primo amore, travagliato come non mai, ma intriso di numerose sensazioni.
Insieme all'angelo, il ragazzo incontra, però, anche il diavolo: Sentarou Kawabuchi, un compagno di classe robusto e rissoso che ha la fama del teppista da cui è meglio tenersi alla larga. Cosa che sarebbe nei piani di Kaoru, ma che non riuscirà a mettere in atto, complice una serie di strani scherzi del destino, non ultimo quello che il bulletto è un caro amico d'infanzia dell'amata Ritsuko, unica che riesce ad avvicinarsi a lui senza problemi, e che quindi, in un modo o nell'altro, gli toccherà averci a che fare.
Come spesso accade in questi casi, tuttavia, Kaoru si renderà conto che il diavolo non è poi così cattivo come lo si dipinge e che anche Sentarou è un essere umano, con i suoi sentimenti e i suoi problemi, che, a dispetto dell'apparenza violenta, tiene molto ai suoi cari, ha un grande cuore e una grande passione, la musica jazz.
Proprio la musica jazz sarà l'elemento che contribuirà a unire i due ragazzi in un legame di amicizia indissolubile. Inizialmente "costretto" da Sentarou, Kaoru si ritroverà a suonare il pianoforte per accompagnare la sua batteria nelle sessioni di musica che entrambi svolgeranno nel sottoscala del negozio del padre di Ritsuko, il quale occasionalmente si unirà a loro nel suonare. Scoprirà che gli piace suonare il jazz, e che gli piace farlo in compagnia di Sentarou, quel ragazzo che in un primo momento gli faceva paura e che, pian piano, diventa per lui un amico insostituibile.
Amicizia, amore e adolescenza. Sono queste le "tre A" che in "Sakamichi no Apollon" si intrecciano con maestria per creare un racconto coinvolgente e ricco d'emozioni.
Il timido Kaoru, la dolce Ritsuko e il rissoso Sentarou non sono gli unici personaggi della nostra storia. Attorno a loro gravitano anche, ad esempio, la bella Yurika Fuchizaki, ragazza di un anno più grande che si unirà presto al loro gruppo; Junichi Katsuragi, taciturno studente universitario amico di Ritsuko e Sentarou sin dall'infanzia, o Seiji Matsuoka, compagno di scuola effeminato con la passione per i Beatles.
Questo ben assortito gruppo di personaggi instaurerà, nel corso dei dodici episodi che compongono la serie, un complesso schema di relazioni sentimentali composto da triangoli, quadrangoli e via discorrendo, che riesce a tenere sulle spine lo spettatore, impegnato a interrogarsi con interesse sullo sviluppo di queste complicate love stories.
L'interesse dello spettatore viene premiato. Non mancheranno, infatti, baci, equivoci, fraintendimenti, regali fatti a mano, colpi di fulmine, gelosie, rossori, dichiarazioni, fughe d'amore e diversi momenti di grandissima intensità emotiva su questo versante, complice anche il carattere molto "giapponese" dei personaggi, che li rende riservati e chiusi, ma impulsivi all'occorrenza, facendo sì che diventino protagonisti di incomprensioni, silenzi, timidezza, ma anche di gesti tanto inaspettati quanto toccanti.
Nonostante occupino una gran parte della vicenda, tuttavia, le storie d'amore non sono l'unico né il principale tema di "Sakamichi no Apollon". Lo spettatore se ne accorge man mano che il cerchio si stringe in direzione del finale e la storia d'amore di Kaoru e Ritsuko si fa da parte, mentre la narrazione si concentra quasi unicamente su un altro tipo di rapporto, quello dell'amicizia che lega l'introverso pianista al robusto batterista.
E' un'amicizia sincera, fortissima, quella intercorrente fra i due ragazzi, che matura pian piano, fra momenti di grande sensibilità, man mano che entrambi scoprono qualcosa di più di loro stessi e si fanno forza vicendevolmente. Un'amicizia salda, che non teme litigi, gelosie, fraintendimenti, intromissioni o separazioni. I momenti in cui suonano insieme, facendo diventare un tutt'uno il ritmo che scaturisce dai loro strumenti per creare una grande armonia, del resto, sono fra i ricordi più piacevoli delle loro vite piene di problemi e travagli. Diversi, estranei, eppure in un certo senso intimamente molto simili, i due ragazzi superano insieme, a suon di musica, i rispettivi problemi, creando e consolidando un meraviglioso legame l'uno con l'altro.
Delicato, emozionante, sentimentale, ricco di suggestioni shounen-ai che esaltano lo spettatore appassionato di questo tipo di rapporti, ma che riescono a rimanere soltanto suggestioni ignorabili per chi invece mal li digerisce, il legame d'amicizia fra i due ragazzi è il vero e proprio fulcro dell'intera vicenda, che può quindi essere letta non soltanto come una storia d'amore, non soltanto come la storia di un gruppo di ragazzi nel Giappone degli anni '60, ma anche e soprattutto la storia di due grandi amici che fra musica, dramma ed emozioni, si comprendono l'un l'altro, crescono e vivono insieme la loro adolescenza, in previsione di un finale dove sarà proprio l'amicizia fra i due ragazzi, ora uniti da un profondo legame che supera il tempo, le diversità, la lontananza e qualsiasi altro tipo di sentimento, a rappresentare la chiave di volta.
Sullo sfondo, gli anni '60, quelli delle rivolte studentesche (che svolgono un ruolo di minore importanza nella storia) e della grande musica americana.
In un certo senso, si può dire che "Sakamichi no Apollon" sia un po' un romanzo di Haruki Murakami, ma privo delle scene di sesso e dei deliri onirici. Vi è infatti, fra i fotogrammi di questa bella storia dall'ambientazione anni '60, la stessa, identica, attenzione per la musica occidentale che si trova in romanzi come "Norway no mori" (Norwegian Wood) e "Kokkyou no minami, taiyou no nishi" (A sud del confine, ad ovest del sole).
Esattamente come per i romanzi succitati - dove titoli di canzoni jazz, blues o rock occidentali diventano il titolo del libro o fanno la loro comparsa in diversi passaggi -, infatti, nei titoli degli episodi e in numerose scene della storia sono coinvolti molti nomi famosi e brani di musica jazz occidentale, come "Moanin'" di Art Blakey & The Jazz Messengers (1958), "Summertime" di George Gershwin (1935), "Bag's Groove" di Milt Jackson (1952), "Someday my prince will come" di Bill Evans (1959), "Blowin' the blues away" di Horace Silver (1959), "But not for me" di Chet Baker (1958), Lullaby of birdland" di Chris Connor (1953), "My favourite things" da "Tutti insieme appassionatamente" (1959), di cui John Coltrane fece una cover strumentale nell'omonimo album del 1961, "Four" di Miles Davis (1958), i Beatles o il jazzista John Coltrane (la cui morte, avvenuta nel 1967, viene citata dai personaggi). Menzione d'onore anche per i The Spiders, gruppo pop giapponese degli anni '60, la cui hit "Itsu made mo doko made mo/Ban ban ban", del 1967, viene eseguita da Seiji, uno dei personaggi della storia, che preferisce ritmi più moderni al tradizionale jazz amato da Sentarou.
La bellissima colonna sonora della serie animata riprende spesso e volentieri questi brani e altri, accompagnandoli con uno score molto sobrio, opera della veterana Yoko Kanno, che ben si confà all'ambientazione della vicenda. Molto coinvolgente è anche la sigla d'apertura, "Sakamichi no melody" di Yuki, mentre quella di chiusura, "Altair" di Motohiro Hata, è più anonima.
Di rimando, il doppiaggio non presenta voci troppo particolari e in alcuni casi sono anche sgradevoli nell'interpretazione, come il personaggio di Kaoru, il cui continuo parlare a monosillabi con voce femminea dopo un po' risulta fastidioso.
Il comparto grafico dell'opera offre uno stile di disegno molto raffinato, opera del celebre character designer Nobuteru Yuki, che strizza molto l'occhio ai fumetti josei di ultima generazione (diverse sono le suggestioni stilistiche e narrative che rimandano al famoso "Nodame Cantabile", opera di recente successo incentrata anch'essa sulla musica), ma che non sempre risulta bellissimo e che tende a rappresentare i personaggi maschili in maniera un po' troppo femminea e pulita, mentre quelli femminili non sono mai troppo belli o affascinanti.
Ottime la regia (opera del famoso Shinichiro Watanabe) e le animazioni, che diventano vera e propria gioia per gli occhi nelle fluidissime e spettacolari scene in cui i personaggi suonano.
"Sakamichi no Apollon" saluta i suoi spettatori con un finale tanto coinvolgente e potente sul lato emozionale quanto, purtroppo, rocambolesco e un po' troppo aperto su quello dei meri fatti. Finale che, tuttavia, rappresenta il culmine di un'esperienza indimenticabile, un viaggio in un mondo adolescenziale sobrio, lontano, eppure estremamente vicino allo spettatore, che si immerge con gli occhi, le orecchie e il cuore negli anni '60. Impossibile non portarlo sempre nel cuore, il percorso di crescita di questi ragazzi che, lentamente, scoprono l'amore e un'amicizia talmente forte e profonda da riuscire addirittura a sovrastarlo nella scala d'importanza dei loro sentimenti. Un'amicizia sì esagerata e forse non troppo realistica (ma chi può dirlo?). Eppure, uno degli artifici narrativi caratteristici dell'animazione giapponese, che tanto contribuisce a farla amare a chi ne è appassionato, non è forse quello di giocare, portandole all'eccesso, con le emozioni dei personaggi e degli spettatori? Kaoru, Ritsuko e Sentarou sono qui per questo, in fondo. Piangono, amano, soffrono, gioiscono, esasperando ogni loro emozione per far sì che lo spettatore riesca a portarne per sempre con sé il ricordo. E ci riescono, eccome.
Nonostante qualche piccola defezione, dunque, "Sakamichi no Apollon" si rivela essere un piccolo gioiello, appassionante, romantico, toccante, sentimentale e molto coinvolgente. Originariamente pensato per un pubblico adulto (che, presumibilmente, saprà destreggiarsi alla perfezione fra i mille e più rimandi alla musica jazz e a un periodo che, magari, è quello della propria infanzia o adolescenza), è in realtà una bellissima storia d'amore e d'amicizia capace di appassionare e far palpitare il cuore un po' a tutti, insegnando loro a non giudicare dalle apparenze e a non precludersi nessuna esperienza, perché, chissà, quel rissoso bulletto temuto da tutti, un giorno, potrebbe diventare il vostro migliore amico.
Dopo anni di ricerche, finalmente un anime serio: sì, perché "Sakamichi no Apollon" non è uno di quei noiosi anime sentimentali, con disegni a volte anche messi lì a caso. Racconta della musica, della gioventù, nei lontanissimi anni '60, dove l'amicizia contava veramente tanto, non come oggi, dove le promesse contano veramente poco. Infatti l'anime secondo il mio giudizio serve veramente a tornare indietro con la mente, ai tempi in cui si divideva con il compagno il pezzo di pane a scuola.
Per chi magari vuole sentire anche un po' di buona musica, questo è l'anime che fa per lui. Inoltre il jazz in questo contesto è stato inserito in modo che anche l'utente che lo ascolta per la prima volta possa assaporare le dolci note delle soundtrack dell'anime, con un tono del jazz molto leggero.
L'anime è bello, racconta una storia, è semplice e fresco. Ottimo direi. Buona visione!
Per chi magari vuole sentire anche un po' di buona musica, questo è l'anime che fa per lui. Inoltre il jazz in questo contesto è stato inserito in modo che anche l'utente che lo ascolta per la prima volta possa assaporare le dolci note delle soundtrack dell'anime, con un tono del jazz molto leggero.
L'anime è bello, racconta una storia, è semplice e fresco. Ottimo direi. Buona visione!
"Sakamichi no Apollon", ovvero "i ragazzi sulla discesa", è un anime del 2012 piuttosto breve ma intenso. Il titolo fa riferimento alla discesa che porta alla scuola, e che il protagonista Nishimi Kaoru tanto odia.
La storia è piuttosto semplice, così come il suo svolgimento: Kaoru è uno studente timido costretto a trasferirsi di continuo di scuola in scuola che troverà nel nuovo istituto un luogo felice dove passare probabilmente i più begli anni della sua vita. Qui incontrerà Sentaru, un ragazzo che inizialmente sembra calzare a pennello i panni del "bullo dal cuore d'oro", salvo poi mostrare lati del suo carattere piuttosto interessanti.
Ai due si unisce Riko, l'amica d'infanzia di Sentaru e tra i tre si creerà un bellissimo legame di amicizia e amore.
La parte migliore della serie, che riesce a distaccarla dal resto degli "slice of life" (genere che tratta di scene vita quotidiana) è la componente musicale jazz. Sentaru e Kaoru inizieranno infatti a suonare jazz assieme creando un legame indissolubile nella loro amicizia.
Ovviamente non mancheranno le storie d'amore che creeranno non pochi problemi ai personaggi: ad A piace B, ma a B piace C, a cui però piace A... un po' un classico del genere, ma qui strutturato abbastanza bene.
Il problema più grande ritengo che sia però la brevità della serie. In dodici episodi sono condensati 2 anni di vita, veramente una cosa esagerata. Nel giro di poche puntate si assiste alla festa di Natale e poco dopo di nuovo in quanto è già trascorso un anno. Possibile che in un anno non sia successo nulla di interessante? Che i protagonisti abbiano trascorso il tempo tra la scuola e la normale routine di musica nello scantinato? Molte volte si cerca di allungare il brodo inserendo episodi filler che non aggiungono proprio nulla alla storia ma, anzi, la rendono noiosa. Qui è tutto il contrario: gli eventi si susseguono con una rapidità tale che quando meno te lo aspetti è già il momento dell'addio.
Come già accennato prima, la componente dell'anime più apprezzabile è quella musicale; non solo dal punto di vista dei brani scelti (tutti dei classici del genere jazz, di autori del calibro di Bill Evans e John Coltrane), ma anche da quello delle animazioni. Spesso per questioni di tempo nelle sessioni musicali vengono inseriti singoli fotogrammi su cui è montato il sonoro mentre qui le scene sono ricreate con una cura per i dettagli veramente impressionante.
Per coloro che amano le storie d'amicizia e d'amore questo è un must da vedere, ma mi sento di consigliarlo anche a chi vuole un anime piacevole e dai temi sempre attuali senza però pretendere colpi di scena che si discostino dai classici cliché del genere. Se gli episodi fossero stati il doppio probabilmente sarebbe uscito un capolavoro più completo, mentre con sole 12 puntate si ha un po' il senso di qualcosa di tronco, di mozzato.
La storia è piuttosto semplice, così come il suo svolgimento: Kaoru è uno studente timido costretto a trasferirsi di continuo di scuola in scuola che troverà nel nuovo istituto un luogo felice dove passare probabilmente i più begli anni della sua vita. Qui incontrerà Sentaru, un ragazzo che inizialmente sembra calzare a pennello i panni del "bullo dal cuore d'oro", salvo poi mostrare lati del suo carattere piuttosto interessanti.
Ai due si unisce Riko, l'amica d'infanzia di Sentaru e tra i tre si creerà un bellissimo legame di amicizia e amore.
La parte migliore della serie, che riesce a distaccarla dal resto degli "slice of life" (genere che tratta di scene vita quotidiana) è la componente musicale jazz. Sentaru e Kaoru inizieranno infatti a suonare jazz assieme creando un legame indissolubile nella loro amicizia.
Ovviamente non mancheranno le storie d'amore che creeranno non pochi problemi ai personaggi: ad A piace B, ma a B piace C, a cui però piace A... un po' un classico del genere, ma qui strutturato abbastanza bene.
Il problema più grande ritengo che sia però la brevità della serie. In dodici episodi sono condensati 2 anni di vita, veramente una cosa esagerata. Nel giro di poche puntate si assiste alla festa di Natale e poco dopo di nuovo in quanto è già trascorso un anno. Possibile che in un anno non sia successo nulla di interessante? Che i protagonisti abbiano trascorso il tempo tra la scuola e la normale routine di musica nello scantinato? Molte volte si cerca di allungare il brodo inserendo episodi filler che non aggiungono proprio nulla alla storia ma, anzi, la rendono noiosa. Qui è tutto il contrario: gli eventi si susseguono con una rapidità tale che quando meno te lo aspetti è già il momento dell'addio.
Come già accennato prima, la componente dell'anime più apprezzabile è quella musicale; non solo dal punto di vista dei brani scelti (tutti dei classici del genere jazz, di autori del calibro di Bill Evans e John Coltrane), ma anche da quello delle animazioni. Spesso per questioni di tempo nelle sessioni musicali vengono inseriti singoli fotogrammi su cui è montato il sonoro mentre qui le scene sono ricreate con una cura per i dettagli veramente impressionante.
Per coloro che amano le storie d'amicizia e d'amore questo è un must da vedere, ma mi sento di consigliarlo anche a chi vuole un anime piacevole e dai temi sempre attuali senza però pretendere colpi di scena che si discostino dai classici cliché del genere. Se gli episodi fossero stati il doppio probabilmente sarebbe uscito un capolavoro più completo, mentre con sole 12 puntate si ha un po' il senso di qualcosa di tronco, di mozzato.
Emozionante. Difficile aggiungere altro su di un anime che, nel suo piccolo, cambia, aggiorna e stravolge i canoni classici.
Esistono due tipi di opere: quelle che si limitano a ripercorrere le forme e le idee già consolidate, riproponendole sotto luci diverse, ma di fatto ripetendole, e quelle che invece tentano qualcosa di più, un salto, spesso nel vuoto, altre volte vincente. "Sakamichi no Apollon" fa parte di questa seconda categoria.
Spesso nelle recensioni vi è una caccia agli elementi positivi, a quelli negativi, agli elementi migliori e peggiori; in questo caso non voglio farlo. Non che questa serie non abbia punti deboli, ma quelli di forza sono talmente in sovra-numero che li nascondono, li seppelliscono e dopo chi più se li ricorda.
Come spesso mi accade, l'inizio non mi convince molto. Sembra la solita storia di uno studente "secchione" che si trasferisce in una nuova scuola dove nessuno lo considera e lui non fa altro che ripetere quanto schifo gli fa il mondo. Questo studente sembra essere impersonato da Kaouru Nishimi: un personaggio che definire controverso è dire poco. Egli sembra mescolare una serie di personalità che lo rendono talmente imprevedibile da dare l'impressione di essere una bomba che può ridere felice e subito dopo esplodere: scatti d'ira, poi rapidi pentimenti. Egli è un personaggio "vivo", un ragazzo che si sente solo e che in Sentaro ha trovato qualcosa di più di un semplice amico. Un legame talmente forte li lega da renderli inseparabili e lasciarli sulla stessa lunghezza d'onda anche quando le loro strade rimangono divise per molti anni. In realtà è come se non si fossero mai persi di vista.
Rika è un personaggio che ho apprezzato moltissimo, non solo per la sua estrema dolcezza e compostezza (che caratterizza gran parte delle ragazze dei manga - inciso: io non ne ho mai incontrate di simili!), ma anche, e soprattutto, per il modo in cui vive i suoi sentimenti e la sua amicizia, bagnata d'amore, con Kaouru e Sentaro. Lei per certi versi "sta in mezzo" all'amicizia piena di contrasti, e con fatica ed entusiasmo riesce a fare da collante tra i due, tanto da renderli inseparabili.
Le musiche, bellissime, rendono a pieno l'atmosfera frizzante e allo stesso tempo leggera dell'anime. Quella stessa musica che sotto forma di jazz gioca un ruolo di indiscutibile protagonista della storia.
Il finale è davvero azzeccato, bello, felice e commovente. Davvero in dodici puntate non si poteva fare di meglio, dodici puntate in cui sono racchiuse e descritte tante emozioni umane, di gioia e di sofferenza, con una tale maestria che non potranno lasciarvi indifferenti.
Esistono due tipi di opere: quelle che si limitano a ripercorrere le forme e le idee già consolidate, riproponendole sotto luci diverse, ma di fatto ripetendole, e quelle che invece tentano qualcosa di più, un salto, spesso nel vuoto, altre volte vincente. "Sakamichi no Apollon" fa parte di questa seconda categoria.
Spesso nelle recensioni vi è una caccia agli elementi positivi, a quelli negativi, agli elementi migliori e peggiori; in questo caso non voglio farlo. Non che questa serie non abbia punti deboli, ma quelli di forza sono talmente in sovra-numero che li nascondono, li seppelliscono e dopo chi più se li ricorda.
Come spesso mi accade, l'inizio non mi convince molto. Sembra la solita storia di uno studente "secchione" che si trasferisce in una nuova scuola dove nessuno lo considera e lui non fa altro che ripetere quanto schifo gli fa il mondo. Questo studente sembra essere impersonato da Kaouru Nishimi: un personaggio che definire controverso è dire poco. Egli sembra mescolare una serie di personalità che lo rendono talmente imprevedibile da dare l'impressione di essere una bomba che può ridere felice e subito dopo esplodere: scatti d'ira, poi rapidi pentimenti. Egli è un personaggio "vivo", un ragazzo che si sente solo e che in Sentaro ha trovato qualcosa di più di un semplice amico. Un legame talmente forte li lega da renderli inseparabili e lasciarli sulla stessa lunghezza d'onda anche quando le loro strade rimangono divise per molti anni. In realtà è come se non si fossero mai persi di vista.
Rika è un personaggio che ho apprezzato moltissimo, non solo per la sua estrema dolcezza e compostezza (che caratterizza gran parte delle ragazze dei manga - inciso: io non ne ho mai incontrate di simili!), ma anche, e soprattutto, per il modo in cui vive i suoi sentimenti e la sua amicizia, bagnata d'amore, con Kaouru e Sentaro. Lei per certi versi "sta in mezzo" all'amicizia piena di contrasti, e con fatica ed entusiasmo riesce a fare da collante tra i due, tanto da renderli inseparabili.
Le musiche, bellissime, rendono a pieno l'atmosfera frizzante e allo stesso tempo leggera dell'anime. Quella stessa musica che sotto forma di jazz gioca un ruolo di indiscutibile protagonista della storia.
Il finale è davvero azzeccato, bello, felice e commovente. Davvero in dodici puntate non si poteva fare di meglio, dodici puntate in cui sono racchiuse e descritte tante emozioni umane, di gioia e di sofferenza, con una tale maestria che non potranno lasciarvi indifferenti.
Capolavoro sfiorato, questo "Sakamichi no Apollon", che pur non riuscendo per un soffio a entrare nell'olimpo dei titoli che meritano un 9, si rivela capace di emozionare tantissimo chi si sofferma sulle bellissime vicende narrate dai ragazzi dello studio Mappa e della Tezuka Production.
La storia di questo titolo poggia le sue basi su temi "forti" come amore - dove per amore si intende quello di tipo tradizionale per un'altra persona, ma anche per qualcosa di più astratto come la musica - e amicizia, temi che, se trattati con la giusta maestria e sapienza, per la loro importanza riescono davvero a smuovere gli animi degli otaku più freddi e insensibili.
Veniamo a un esame dettagliato di questo prodotto, che non avevo nemmeno inserito in lista tra quelli di primavera, non particolarmente attratto dalle immagini a corredo della news, ma che ho deciso di vedere, convinto dai tanti SMS entusiasti pubblicati sulla homepage di AnimeClick.it.
Il comparto grafico è gradevolissimo. Non si raggiungono vette espresse in altri lavori, ma il tratto è molto pulito, semplice, sia per quanto riguarda i personaggi che ci accompagneranno in questo viaggio, sia per gli sfondi, scolastici e cittadini per lo più, ma non mancheranno un paio di momenti in cui i nostri eroi si sposteranno in riva al mare. Il tutto reso con un'ottima efficacia che ci cala realmente nell'atmosfera del Giappone del '66, momento in cui gli orrori e le umiliazioni del conflitto mondiale, sono alle spalle, e per il popolo nipponico si profila un boom economico che lo renderà una delle potenze industriali. Se gli scenari fanno egregiamente il loro lavoro, come detto, anche il chara design è decisamente ben riuscito, donandoci un terzetto di protagonisti ben assortito e dai tratti ben distinti. Gli stessi personaggi secondari confermano il buon lavoro dei grafici nella caratterizzazione del cast di questo "Sakamichi no Apollon".
Discorso più complesso è quello che riguarda la caratterizzazione psicologica dei personaggi, dove a fronte di un ottimo lavoro per la maggior parte degli attori, che hanno tutti comportamenti e atteggiamenti lontani dagli stereotipi più banali e scontati e a volte fanno scelte che non ci si sarebbe aspettati (pur nella loro coerenza), a inficiare parzialmente il lavoro degli sceneggiatori e negare a quest'anime il 9 che era decisamente alla sua portata arriva uno dei tre personaggi principali: Sentaro.
Questo gigante buono, infatti, pur essendo un personaggio che ho amato e apprezzato tantissimo nel contesto della serie, nel finale compie una scelta di una portata talmente rilevante ma così lontana da ciò che aveva mostrato fino a quel momento, da lasciarmi piuttosto stupito e irritato.
Un altro comparto su cui torniamo a livelli di assoluta eccellenza è quello musicale, e visti i temi trattati da questo "Sakamichi no Apollon", non poteva essere altrimenti.
A parte le sigle, gradevolissime, i pezzi che i nostri eroi eseguiranno, che siano di assolo, in duetto o in quartetto, sono davvero stupendi, in particolare se apprezzate il jazz, che i nostri eroi amano alla follia.
Questo accenno alle esecuzioni dei brani da parte dei protagonisti richiama un altro fiore all'occhiello di questa produzione, ovvero le animazioni. Vedere Sentaro, in particolare, che suona la batteria, con movimenti fluidissimi e credibili è davvero emozionante, ed un plauso in particolare va anche alla regia, che sfrutta inquadrature che mutano rapidamente e improvvisamente, quasi a voler seguire i veloci movimenti delle bacchette di Sentaro sulla batteria o delle mani di Kaoru sul piano.
Avrete già capito, in conclusione, che qui siamo di fronte davvero a un prodotto di assoluta eccellenza, che non arriva al traguardo del 9, non entrando nel ristretto club dei capolavori per un vero e proprio soffio: il finale, in cui Sentaro compie la scelta che accennavo poco prima e che stride con il personaggio che abbiamo amato fino a quel momento. Non è una questione di lieto fine o finale triste; se ben delineati a me vanno bene entrambi, a seconda dei casi. E' proprio una questione di scelte incoerenti, quelle che si svolgono nell'ultimo episodio. Ho trovato quindi il finale agrodolce di "Sakamichi no Apollon" adattissimo alle atmosfere di quest'anime, ma probabilmente gli autori avrebbero dovuto arrivare a un finale del genere, facendo compiere a Sentaro un cammino diverso. Così non facendo, invece, "Sakamichi no Apollon" si deve giocoforza fermare sulla soglia del 8, rimpiangendo davvero amaramente l'occasione sprecata.
La storia di questo titolo poggia le sue basi su temi "forti" come amore - dove per amore si intende quello di tipo tradizionale per un'altra persona, ma anche per qualcosa di più astratto come la musica - e amicizia, temi che, se trattati con la giusta maestria e sapienza, per la loro importanza riescono davvero a smuovere gli animi degli otaku più freddi e insensibili.
Veniamo a un esame dettagliato di questo prodotto, che non avevo nemmeno inserito in lista tra quelli di primavera, non particolarmente attratto dalle immagini a corredo della news, ma che ho deciso di vedere, convinto dai tanti SMS entusiasti pubblicati sulla homepage di AnimeClick.it.
Il comparto grafico è gradevolissimo. Non si raggiungono vette espresse in altri lavori, ma il tratto è molto pulito, semplice, sia per quanto riguarda i personaggi che ci accompagneranno in questo viaggio, sia per gli sfondi, scolastici e cittadini per lo più, ma non mancheranno un paio di momenti in cui i nostri eroi si sposteranno in riva al mare. Il tutto reso con un'ottima efficacia che ci cala realmente nell'atmosfera del Giappone del '66, momento in cui gli orrori e le umiliazioni del conflitto mondiale, sono alle spalle, e per il popolo nipponico si profila un boom economico che lo renderà una delle potenze industriali. Se gli scenari fanno egregiamente il loro lavoro, come detto, anche il chara design è decisamente ben riuscito, donandoci un terzetto di protagonisti ben assortito e dai tratti ben distinti. Gli stessi personaggi secondari confermano il buon lavoro dei grafici nella caratterizzazione del cast di questo "Sakamichi no Apollon".
Discorso più complesso è quello che riguarda la caratterizzazione psicologica dei personaggi, dove a fronte di un ottimo lavoro per la maggior parte degli attori, che hanno tutti comportamenti e atteggiamenti lontani dagli stereotipi più banali e scontati e a volte fanno scelte che non ci si sarebbe aspettati (pur nella loro coerenza), a inficiare parzialmente il lavoro degli sceneggiatori e negare a quest'anime il 9 che era decisamente alla sua portata arriva uno dei tre personaggi principali: Sentaro.
Questo gigante buono, infatti, pur essendo un personaggio che ho amato e apprezzato tantissimo nel contesto della serie, nel finale compie una scelta di una portata talmente rilevante ma così lontana da ciò che aveva mostrato fino a quel momento, da lasciarmi piuttosto stupito e irritato.
Un altro comparto su cui torniamo a livelli di assoluta eccellenza è quello musicale, e visti i temi trattati da questo "Sakamichi no Apollon", non poteva essere altrimenti.
A parte le sigle, gradevolissime, i pezzi che i nostri eroi eseguiranno, che siano di assolo, in duetto o in quartetto, sono davvero stupendi, in particolare se apprezzate il jazz, che i nostri eroi amano alla follia.
Questo accenno alle esecuzioni dei brani da parte dei protagonisti richiama un altro fiore all'occhiello di questa produzione, ovvero le animazioni. Vedere Sentaro, in particolare, che suona la batteria, con movimenti fluidissimi e credibili è davvero emozionante, ed un plauso in particolare va anche alla regia, che sfrutta inquadrature che mutano rapidamente e improvvisamente, quasi a voler seguire i veloci movimenti delle bacchette di Sentaro sulla batteria o delle mani di Kaoru sul piano.
Avrete già capito, in conclusione, che qui siamo di fronte davvero a un prodotto di assoluta eccellenza, che non arriva al traguardo del 9, non entrando nel ristretto club dei capolavori per un vero e proprio soffio: il finale, in cui Sentaro compie la scelta che accennavo poco prima e che stride con il personaggio che abbiamo amato fino a quel momento. Non è una questione di lieto fine o finale triste; se ben delineati a me vanno bene entrambi, a seconda dei casi. E' proprio una questione di scelte incoerenti, quelle che si svolgono nell'ultimo episodio. Ho trovato quindi il finale agrodolce di "Sakamichi no Apollon" adattissimo alle atmosfere di quest'anime, ma probabilmente gli autori avrebbero dovuto arrivare a un finale del genere, facendo compiere a Sentaro un cammino diverso. Così non facendo, invece, "Sakamichi no Apollon" si deve giocoforza fermare sulla soglia del 8, rimpiangendo davvero amaramente l'occasione sprecata.
Nella primavera del 2012 Shinichiro Watanabe e Yoko Kanno, musicista e grande compositrice, ci regalano un'altra collaborazione dopo "Cowboy Bebop" del 1998, e ci regalano un altro anime che con tutta probabilità resterà negli annali tra gli anime "belli" del nuovo secolo: stiamo parlando di "Sakamichi no Apollon". La serie è più semplice e "diretta" degli altri lavori del regista, ma colpisce subito, poiché la personalità dei protagonisti principali è sviluppata a tal punto da renderli "reali", quasi conoscenti.
L'anime è ambientato alla fine degli anni '60, e trasmette in modo davvero convincente i sensi di tempo e di luogo: Kaoru Nishimi, uno dei due protagonisti maschili, dopo essersi trasferito per l'ennesima volta, e aver rifatto la routine della presentazione nella sua nuova scuola, incontra l'altro protagonista maschile, Sentaro Kawabuchi, un ragazzaccio all'apparenza, ma che nasconde davvero tante belle qualità. Successivamente Kaoru fa amicizia anche con la capoclasse Ritsuko Mukae, figlia del proprietario di un negozio di vinili. I due ragazzi diverranno grandi amici, e accomunati dalla passione per la musica, inizieranno a suonare del sano jazz nel seminterrato del negozio di Mukae. L'anime ci narrerà sotto forma di uno slice of life dell'amicizia e dei sentimenti d'amore dei tre, senza mai andare troppo a fondo, ma regalando comunque emozioni uniche e indimenticabili.
Gli apici emozionali, davvero sparsi in tutti gli episodi, sono dovuti soprattutto alla Kanno, che ancora una volta compone una colonna sonora da brividi, utilizzando un genere davvero unico come il jazz, che probabilmente pochi hanno mai pensato di usare in una serie animata come genere principale. Il jazz riesce qui a non essere "solo" una colonna sonora, ma diviene parte della vita dei protagonisti. Alla fine alcune scelte sembrano un po' azzardate, e il finale può far storcere il naso, può sembrare che l'anime non sia compiuto e può perfino rimanere l'amaro in bocca, ma se si pensa ai vari avvenimenti accaduti nel corso degli episodi come spezzoni di una normale vita umana, e non come avvenimenti atti a un finale di felicità probabilmente "temporanea" che tutti vorremmo sempre vedere, allora si può dare giusto peso alle scelte fatte dagli autori.
Come sempre la regia di Watanabe è eccelsa e attenta a tutti i particolari tecnici. Mi verrebbe da dire che questo sia un anime d'altri tempi, e non per l'ambientazione, perciò lo consiglio chiaramente a tutti gli amanti dell'animazione.
L'anime è ambientato alla fine degli anni '60, e trasmette in modo davvero convincente i sensi di tempo e di luogo: Kaoru Nishimi, uno dei due protagonisti maschili, dopo essersi trasferito per l'ennesima volta, e aver rifatto la routine della presentazione nella sua nuova scuola, incontra l'altro protagonista maschile, Sentaro Kawabuchi, un ragazzaccio all'apparenza, ma che nasconde davvero tante belle qualità. Successivamente Kaoru fa amicizia anche con la capoclasse Ritsuko Mukae, figlia del proprietario di un negozio di vinili. I due ragazzi diverranno grandi amici, e accomunati dalla passione per la musica, inizieranno a suonare del sano jazz nel seminterrato del negozio di Mukae. L'anime ci narrerà sotto forma di uno slice of life dell'amicizia e dei sentimenti d'amore dei tre, senza mai andare troppo a fondo, ma regalando comunque emozioni uniche e indimenticabili.
Gli apici emozionali, davvero sparsi in tutti gli episodi, sono dovuti soprattutto alla Kanno, che ancora una volta compone una colonna sonora da brividi, utilizzando un genere davvero unico come il jazz, che probabilmente pochi hanno mai pensato di usare in una serie animata come genere principale. Il jazz riesce qui a non essere "solo" una colonna sonora, ma diviene parte della vita dei protagonisti. Alla fine alcune scelte sembrano un po' azzardate, e il finale può far storcere il naso, può sembrare che l'anime non sia compiuto e può perfino rimanere l'amaro in bocca, ma se si pensa ai vari avvenimenti accaduti nel corso degli episodi come spezzoni di una normale vita umana, e non come avvenimenti atti a un finale di felicità probabilmente "temporanea" che tutti vorremmo sempre vedere, allora si può dare giusto peso alle scelte fatte dagli autori.
Come sempre la regia di Watanabe è eccelsa e attenta a tutti i particolari tecnici. Mi verrebbe da dire che questo sia un anime d'altri tempi, e non per l'ambientazione, perciò lo consiglio chiaramente a tutti gli amanti dell'animazione.
Tutti i giorni sono uguali. Anche tutte le scuole sono uguali. Persino tutta la massa di studenti è uguale. Non conta che siano persone di provincia o di città, se frequentino un istituto invece che un altro, se posseggono un dialetto più semplice o uno più complesso. E' sempre la stessa storia. Solo un posto fra tanti dell'ennesimo trasloco a cui Kaoru è sottoposto. Gli sembra già di sapere gli inutili pensieri che passano per la mente dei suoi nuovi compagni. E' abituato agli sguardi curiosi, ai bisbigli carichi di giudizi affrettati, alle incomprensibili parlate locali, e ai rapporti superficiali che verranno dimenticati non appena sarà costretto a viaggiare di nuovo. Sono ormai passati gli anni in cui credeva alle promesse di tenersi in contatto. La posta rimane vuota, e intanto l'indirizzo cambia un'altra volta. Ci risparmino questa ipocrisia da quattro soldi. In fondo, chi non ha amici ha poco da perdere, nulla che sia un pretesto per incrementare il proprio senso di vuoto e di solitudine. E' tutto così abituale, meccanico; è tutto sotto controllo, nessun evento imprevedibile verrà a sconvolgere la propria fragile emotività. Un'emotività già sensibile per una persona che è solita non aver radici, e che ha smesso di cercare un rapporto solido che duri nel tempo. Basta illusioni, e soprattutto, basta delusioni. E' già troppo aspettare il ritorno del padre, è già triste aver dimenticato il viso della madre ed esser costretto a vedere lo sguardo ostico della zia che lo ospita. La risposta a tutto questo è l'annichilimento. Annullare i propri rapporti, annullare la propria presenza in classe, annullare la moltitudine di facce sconosciute che lo attorniano.
Si inizia un nuovo giorno, in un nuovo istituto. La prassi è quasi la stessa affrontata numerose volte, e Kaoru si mostra deciso ad annullare le sue sensazioni e - fingendo di prevedere i loro sentimenti e le loro parole - annulla anche i suoi compagni. Così si bada meno al loro parere, e non ci si aspetta nulla di meno dalle persone. Nonostante la propria barriera di indipendenza e cinismo, la responsabile della classe, Rika, non si lascia spaventare. Con dolcezza e umiltà segue i passi del suo nuovo compagno, cercando di inserirlo nel proprio contesto scolastico e oltre, fino allo scantinato del negozio di dischi di suo padre. Anche se gli avvenimenti sembrano susseguirsi con una certa rapidità e senza alcun intoppo, il tutto è dovuto a un feeling - o presunto tale nel suo esordio - tra Kaoru e Sentaro. Rika ci ha visto giusto, e nota qualcosa di diverso nel suo amico di infanzia. Spera che la sua robusta figura dalla personalità fuori dai gangheri non venga nuovamente fraintesa. La fortuna vuole che questo legame, seppure non cercato da nessuno dei due, abbia la forza di un ciclone. Sentaro è l'opposto della fragile figura da intellettuale di Kaoru. Lui è vitale, fisico, eccessivo ed espansivo in tutto ciò che fa. E' così come lo vedi. Con i capelli corti per non rivelare il suo essere "meticcio", l'allegra maglietta a righe rosse, il rosario messo singolarmente al collo, e la cicatrice sul volto che richiama la sua natura da ribelle attaccabrighe. Ma Sen-boy è anche di più, specialmente per Rika. Quest'ultima, è la purezza fatta ragazza. Anche troppo ingenua, troppo calma e posata. Sostiene silenziosamente i suoi amici, e dispensa loro sorrisi confortevoli. La sua angelica persona attira sin da subito Kaoru, ma da pretesto per legare con lei, diverrà mezzo di un altro più importante rapporto, quello con Sentaro. I due ragazzi non iniziano propriamente con il piede giusto, ma una serie di salvataggi e alcune scaramucce prima e dopo, li mettono in contatto. Il sodalizio prenderà una forma meglio definita nella loro passione comune: la musica.
Si mischiano i generi, si scambiano le note, e il ritmo si fa vicino. A volte è una sfida, altre volte è pura sintonia. Intorno a loro, si muovono altri personaggi che influiranno nella loro storia, muovendone i fili, e talvolta strattonandoli in tal modo che la loro vita ne risente, e l'amicizia è messa a dura prova. La personalità di Rika si affievolisce, è quella dei suoi due amici a stagliarsi in primo piano a suon di jazz. Lei sembra semplicemente testimone dei ragazzi della sua vita; i due ragazzi che, durante le battute finali della serie, sembrano non trovare più conforto in lei, se a mancare è uno dei due.
"Sakamichi no Apollon" racconta la storia di un gruppo di adolescenti che hanno ancora tutta la vita da affrontare, pur avendo avuto un passato piuttosto intenso. Non c'è nulla di determinato e di statico nella vita, è ancora tutta da realizzare, senza che le delusioni ne arrestino definitivamente il percorso. Si parla di percorso, appunto, in questa serie animata in dodici episodi, tratta dal manga di Yuki Kodama. La strada è in salita, e per quanto sia faticosa, vale la pena proseguirla. E' la scalata a costruire il nostro carattere e i nostri ricordi. Ed è con quella che si giunge sin sulla cima, dopo aver tentato di fuggire lungo la discesa, e dopo averla raggiunta con il respiro corto.
Respirare, appunto. Un atto così spontaneo che se non regolato a sufficienza può determinare il nostro stato d'animo. A volte dobbiamo ricordarci di respirare quando una situazione più grande di noi ci lascia con il fiato sospeso. Siamo in apnea, ci sentiamo inermi e abbiamo sempre più l'impressione d'essere fuori posto. Altre volte, invece, dobbiamo prendere un unico respiro più lungo e calibrato, prima di riattaccarne un altro. Altrimenti rischieremmo di farci assalire dal panico che crescendo ci fa incespicare sui nostri stessi passi. Alcune persone, in alcune situazioni, possono esser assalite da numerosi pensieri che si accavallano gli uni sugli altri, accrescendo il loro senso di inadeguatezza. Si sentono messe alla prova, si sentono forzate e osservate. Per chi è assalito da questo sentimento, c'è un desiderio che si fa impellente. Dal luogo affollato in cui anche una sola di quelle persone ti punta gli occhi addosso, o mormora al proprio vicino, l'unica soluzione è uno spazio sgombro, libero, aperto, vuoto, uno spazio proprio, da non invadere. E' probabilmente questo a determinare il senso di solitudine che accomuna Sentaro e Kaoru, visti come diametralmente opposti, ma entrambi con un vissuto di insicurezze che ne hanno forgiato l'armatura che portano tutti i giorni e ovunque. Non c'è amore che tenga a un'amicizia franca, che riesce a stare allo stesso passo.
Ci si arricchisce e ci si comprende anche quando sembra difficile. Ci si rivolge all'altro come fosse sé stesso, perché le proprie paure sono probabilmente anche le sue. Quindi irrompi nel suo spazio e nel farlo senti tutta la naturalezza di quel rapporto, di quell'affetto che ci tiene legati all'ombelico. E così, Kaoru e Sentaro, l'uno accanto all'altro, si stagliano nel pubblico con la loro immagine migliore, spoglia da qualsiasi corazza nella loro vivace corsa che li fa tornare bambini, felici e spensierati nell'essersi trovati e ritrovati.
Si inizia un nuovo giorno, in un nuovo istituto. La prassi è quasi la stessa affrontata numerose volte, e Kaoru si mostra deciso ad annullare le sue sensazioni e - fingendo di prevedere i loro sentimenti e le loro parole - annulla anche i suoi compagni. Così si bada meno al loro parere, e non ci si aspetta nulla di meno dalle persone. Nonostante la propria barriera di indipendenza e cinismo, la responsabile della classe, Rika, non si lascia spaventare. Con dolcezza e umiltà segue i passi del suo nuovo compagno, cercando di inserirlo nel proprio contesto scolastico e oltre, fino allo scantinato del negozio di dischi di suo padre. Anche se gli avvenimenti sembrano susseguirsi con una certa rapidità e senza alcun intoppo, il tutto è dovuto a un feeling - o presunto tale nel suo esordio - tra Kaoru e Sentaro. Rika ci ha visto giusto, e nota qualcosa di diverso nel suo amico di infanzia. Spera che la sua robusta figura dalla personalità fuori dai gangheri non venga nuovamente fraintesa. La fortuna vuole che questo legame, seppure non cercato da nessuno dei due, abbia la forza di un ciclone. Sentaro è l'opposto della fragile figura da intellettuale di Kaoru. Lui è vitale, fisico, eccessivo ed espansivo in tutto ciò che fa. E' così come lo vedi. Con i capelli corti per non rivelare il suo essere "meticcio", l'allegra maglietta a righe rosse, il rosario messo singolarmente al collo, e la cicatrice sul volto che richiama la sua natura da ribelle attaccabrighe. Ma Sen-boy è anche di più, specialmente per Rika. Quest'ultima, è la purezza fatta ragazza. Anche troppo ingenua, troppo calma e posata. Sostiene silenziosamente i suoi amici, e dispensa loro sorrisi confortevoli. La sua angelica persona attira sin da subito Kaoru, ma da pretesto per legare con lei, diverrà mezzo di un altro più importante rapporto, quello con Sentaro. I due ragazzi non iniziano propriamente con il piede giusto, ma una serie di salvataggi e alcune scaramucce prima e dopo, li mettono in contatto. Il sodalizio prenderà una forma meglio definita nella loro passione comune: la musica.
Si mischiano i generi, si scambiano le note, e il ritmo si fa vicino. A volte è una sfida, altre volte è pura sintonia. Intorno a loro, si muovono altri personaggi che influiranno nella loro storia, muovendone i fili, e talvolta strattonandoli in tal modo che la loro vita ne risente, e l'amicizia è messa a dura prova. La personalità di Rika si affievolisce, è quella dei suoi due amici a stagliarsi in primo piano a suon di jazz. Lei sembra semplicemente testimone dei ragazzi della sua vita; i due ragazzi che, durante le battute finali della serie, sembrano non trovare più conforto in lei, se a mancare è uno dei due.
"Sakamichi no Apollon" racconta la storia di un gruppo di adolescenti che hanno ancora tutta la vita da affrontare, pur avendo avuto un passato piuttosto intenso. Non c'è nulla di determinato e di statico nella vita, è ancora tutta da realizzare, senza che le delusioni ne arrestino definitivamente il percorso. Si parla di percorso, appunto, in questa serie animata in dodici episodi, tratta dal manga di Yuki Kodama. La strada è in salita, e per quanto sia faticosa, vale la pena proseguirla. E' la scalata a costruire il nostro carattere e i nostri ricordi. Ed è con quella che si giunge sin sulla cima, dopo aver tentato di fuggire lungo la discesa, e dopo averla raggiunta con il respiro corto.
Respirare, appunto. Un atto così spontaneo che se non regolato a sufficienza può determinare il nostro stato d'animo. A volte dobbiamo ricordarci di respirare quando una situazione più grande di noi ci lascia con il fiato sospeso. Siamo in apnea, ci sentiamo inermi e abbiamo sempre più l'impressione d'essere fuori posto. Altre volte, invece, dobbiamo prendere un unico respiro più lungo e calibrato, prima di riattaccarne un altro. Altrimenti rischieremmo di farci assalire dal panico che crescendo ci fa incespicare sui nostri stessi passi. Alcune persone, in alcune situazioni, possono esser assalite da numerosi pensieri che si accavallano gli uni sugli altri, accrescendo il loro senso di inadeguatezza. Si sentono messe alla prova, si sentono forzate e osservate. Per chi è assalito da questo sentimento, c'è un desiderio che si fa impellente. Dal luogo affollato in cui anche una sola di quelle persone ti punta gli occhi addosso, o mormora al proprio vicino, l'unica soluzione è uno spazio sgombro, libero, aperto, vuoto, uno spazio proprio, da non invadere. E' probabilmente questo a determinare il senso di solitudine che accomuna Sentaro e Kaoru, visti come diametralmente opposti, ma entrambi con un vissuto di insicurezze che ne hanno forgiato l'armatura che portano tutti i giorni e ovunque. Non c'è amore che tenga a un'amicizia franca, che riesce a stare allo stesso passo.
Ci si arricchisce e ci si comprende anche quando sembra difficile. Ci si rivolge all'altro come fosse sé stesso, perché le proprie paure sono probabilmente anche le sue. Quindi irrompi nel suo spazio e nel farlo senti tutta la naturalezza di quel rapporto, di quell'affetto che ci tiene legati all'ombelico. E così, Kaoru e Sentaro, l'uno accanto all'altro, si stagliano nel pubblico con la loro immagine migliore, spoglia da qualsiasi corazza nella loro vivace corsa che li fa tornare bambini, felici e spensierati nell'essersi trovati e ritrovati.
Appena entrato in una nuova scuola superiore di Tokyo, Kaoru Nishimi è subito perseguitato dai soliti bulletti dell'istituto. Ha la fortuna di stringere amicizia con Sentaro, l'attaccabrighe temuto dai compagni, scoprendo in lui un ragazzo problematico che agisce in tal modo per darsi la forza di sopportare una tesa situazione familiare. Accumunati dall'amore per la musica, presto i due iniziano a vedersi nel negozio di dischi di una compagna di classe, Ritsuko, mettendo su un complesso jazz in cantina...
"Kids on the Slope" segna il ritorno alla regia di Shinichiro Watanabe, entrato nel mito quasi quindici anni fa con "Cowboy Bebop" e poi rapidamente, e stranamente, scomparso dall'industria dell'animazione, se si escludono partecipazioni sporadiche ad antologie di episodi all-star ("Animatrix" e "Genius Party") e la poco calcolata, quasi dimenticata, serie tv di "Samurai Champloo". Ma "Kids on the Slope" significa anche il ritrovato team-up tra lui e la Yoko Kanno, il cui apporto rappresentava uno dei massimi punti di forza nella saga del cacciatore di taglie spaziale, creatrice di straordinarie tracce sonore che abbracciavano ogni variegato stile musicale per risaltare con universalità le avventure di Spike Spiegel. Un grande team che si ricompone nel 2012, in un soggetto non originale che traspone, con svariati tagli e modifiche ma seguendone fedelmente la storia fino alla fine, il josei omonimo, recentissimo, della Yuki Kodama.
Manga, quest'ultimo, che senza troppi giri di parole rappresenta la classica opera di formazione giovanile con sottofondo musicale, uno dei tanti figli di Piano Forest dove protagonisti pieni di complessi e appartenenti a ceti diversi (Kaoru figlio di famiglia benestante e castratrice che vuole per lui le università e gli incarichi più prestigiosi; Sentaro che si dà da fare coi fratellini poveri e il padre alcolizzato) stringono amicizia grazie alla musica. Niente di particolare o memorabile, una storia corale come tante che segue le ferree regole del genere: innamoramenti giovanili e prime delusioni sentimentali, amicizie che travalicano differenze di classe, tragedia che separa le strade di più persone fino alla commossa riconciliazione anni dopo... Fortuna che a dirigere c'è Shinichiro Watanabe. Per fortuna.
Con la consueta classe egli edifica un monumento alle potenzialità della regia, con un uso creativo delle inquadrature che tiene inchiodati alla visione facendo presto dimenticare la banalità della storia. Ovviamente la musica è, nelle opere di Watanabe, sempre protagonista assoluta, e anche se in questo caso non ha importanza centrale, l'amore del regista per la quarta arte è onnipresente, trovando sfogo nelle frequenti jam session di Kaoru e amici con l'indugio visivo nella spettacolare sollecitazione di batterie, trombe e pianoforti, a cui dà "voce" la Kanno con splendide tracce musicali a tema. Un atto d'amore per il jazz, già protagonista anche in "Cowboy Bebop", che è uno dei motivi principali per consigliare la produzione agli appassionati di questa musica.
Chi cerca in "Kids on the Slope" una bella storia prenda atto che, se la trama è quanto di più semplice ci si possa attendere, quantomeno i protagonisti godono di una buona caratterizzazione, abbastanza da risultare convincenti e invogliare a proseguire con la visione. Le loro vicissitudini seguono i vari cliché del caso, ma almeno l'interesse di sapere cosa succederà nella prossima puntata è genuino e non ci si annoia mai grazie al buon ritmo complessivo e all'assenza di particolari punti morti. Parte non indifferente del successo della produzione, oltre all'accoppiata Watanabe/Kanno e alle ovvie, ottime animazioni del caso, va ricondotta anche ai deliziosi disegni di Nobuteru Yuki, estremamente espressivi ed estremamente realistici, perfetti nell'aggiornare in animazione il tratto originale della Kodama ed estremamente accattivanti - finalmente ragazze acqua e sapone e non bombe sexy, e anche il protagonista occhialuto non è certo un eroe che si vede molto spesso. Fa il resto la splendida opening "Sakamichi no Melody".
Unico limite da accettare, ahinoi, la terribile visione idealizzata dell'amicizia maschile a opera dell'autrice originale, interamente replicata anche nella versione animata. Come molte mangaka shoujo/josei, anche la Kodama sembra saper pensare solo ad amori proibiti e amicizie ambigue, e dipinge in modo assolutamente innaturale, al limite del grottesco, l'amicizia tra Kaoru e Sentaro, immaginando che un tale rapporto segua la stessa logica e sensibilità di uno femminile. Vediamo così i due spesso raffigurati come fossero ragazze, che piangono per le tragedie dell'altro, si consolano abbracciandosi, si prendono a schiaffi invece che a pugni, compiono dei ragionamenti tutto fuorché virili, ecc. Insomma, questo per dire che se "Kids on the Slope" piace parecchio agli/alle amanti dello yaoi, non è certo un caso. Una tale esagerazione che più di una volta fa perdere in credibilità alle reazioni psicologiche, estremizzate da una mentalità tipicamente femminile che non conosce affatto quella dell'altro sesso.
La serie rimane una visione piacevole, registicamente di gran classe e con una colonna sonora ancora una volta da urlo, che se anche rappresenta un'opera "minore" tra i lavori di Watanabe di sicuro non deluderà i suoi fan.
"Kids on the Slope" segna il ritorno alla regia di Shinichiro Watanabe, entrato nel mito quasi quindici anni fa con "Cowboy Bebop" e poi rapidamente, e stranamente, scomparso dall'industria dell'animazione, se si escludono partecipazioni sporadiche ad antologie di episodi all-star ("Animatrix" e "Genius Party") e la poco calcolata, quasi dimenticata, serie tv di "Samurai Champloo". Ma "Kids on the Slope" significa anche il ritrovato team-up tra lui e la Yoko Kanno, il cui apporto rappresentava uno dei massimi punti di forza nella saga del cacciatore di taglie spaziale, creatrice di straordinarie tracce sonore che abbracciavano ogni variegato stile musicale per risaltare con universalità le avventure di Spike Spiegel. Un grande team che si ricompone nel 2012, in un soggetto non originale che traspone, con svariati tagli e modifiche ma seguendone fedelmente la storia fino alla fine, il josei omonimo, recentissimo, della Yuki Kodama.
Manga, quest'ultimo, che senza troppi giri di parole rappresenta la classica opera di formazione giovanile con sottofondo musicale, uno dei tanti figli di Piano Forest dove protagonisti pieni di complessi e appartenenti a ceti diversi (Kaoru figlio di famiglia benestante e castratrice che vuole per lui le università e gli incarichi più prestigiosi; Sentaro che si dà da fare coi fratellini poveri e il padre alcolizzato) stringono amicizia grazie alla musica. Niente di particolare o memorabile, una storia corale come tante che segue le ferree regole del genere: innamoramenti giovanili e prime delusioni sentimentali, amicizie che travalicano differenze di classe, tragedia che separa le strade di più persone fino alla commossa riconciliazione anni dopo... Fortuna che a dirigere c'è Shinichiro Watanabe. Per fortuna.
Con la consueta classe egli edifica un monumento alle potenzialità della regia, con un uso creativo delle inquadrature che tiene inchiodati alla visione facendo presto dimenticare la banalità della storia. Ovviamente la musica è, nelle opere di Watanabe, sempre protagonista assoluta, e anche se in questo caso non ha importanza centrale, l'amore del regista per la quarta arte è onnipresente, trovando sfogo nelle frequenti jam session di Kaoru e amici con l'indugio visivo nella spettacolare sollecitazione di batterie, trombe e pianoforti, a cui dà "voce" la Kanno con splendide tracce musicali a tema. Un atto d'amore per il jazz, già protagonista anche in "Cowboy Bebop", che è uno dei motivi principali per consigliare la produzione agli appassionati di questa musica.
Chi cerca in "Kids on the Slope" una bella storia prenda atto che, se la trama è quanto di più semplice ci si possa attendere, quantomeno i protagonisti godono di una buona caratterizzazione, abbastanza da risultare convincenti e invogliare a proseguire con la visione. Le loro vicissitudini seguono i vari cliché del caso, ma almeno l'interesse di sapere cosa succederà nella prossima puntata è genuino e non ci si annoia mai grazie al buon ritmo complessivo e all'assenza di particolari punti morti. Parte non indifferente del successo della produzione, oltre all'accoppiata Watanabe/Kanno e alle ovvie, ottime animazioni del caso, va ricondotta anche ai deliziosi disegni di Nobuteru Yuki, estremamente espressivi ed estremamente realistici, perfetti nell'aggiornare in animazione il tratto originale della Kodama ed estremamente accattivanti - finalmente ragazze acqua e sapone e non bombe sexy, e anche il protagonista occhialuto non è certo un eroe che si vede molto spesso. Fa il resto la splendida opening "Sakamichi no Melody".
Unico limite da accettare, ahinoi, la terribile visione idealizzata dell'amicizia maschile a opera dell'autrice originale, interamente replicata anche nella versione animata. Come molte mangaka shoujo/josei, anche la Kodama sembra saper pensare solo ad amori proibiti e amicizie ambigue, e dipinge in modo assolutamente innaturale, al limite del grottesco, l'amicizia tra Kaoru e Sentaro, immaginando che un tale rapporto segua la stessa logica e sensibilità di uno femminile. Vediamo così i due spesso raffigurati come fossero ragazze, che piangono per le tragedie dell'altro, si consolano abbracciandosi, si prendono a schiaffi invece che a pugni, compiono dei ragionamenti tutto fuorché virili, ecc. Insomma, questo per dire che se "Kids on the Slope" piace parecchio agli/alle amanti dello yaoi, non è certo un caso. Una tale esagerazione che più di una volta fa perdere in credibilità alle reazioni psicologiche, estremizzate da una mentalità tipicamente femminile che non conosce affatto quella dell'altro sesso.
La serie rimane una visione piacevole, registicamente di gran classe e con una colonna sonora ancora una volta da urlo, che se anche rappresenta un'opera "minore" tra i lavori di Watanabe di sicuro non deluderà i suoi fan.
Shinichiro Watanabe torna a dirigere una serie animata dopo otto anni, ma sono ben undici, quelli che lo separano dall'ultima collaborazione con la compositrice Yoko Kanno: un piccolo 'dettaglio' che colloca di diritto Sakamichi no Apollon tra le visioni imperdibili. L'impressione che l'adattamento dell'omonimo manga di Yuki Kodama si elevi un paio di spanne sugli altri titoli primaverili del 2012 è immediata, oltre che legittima: come dire, "la classe non è acqua". Stavolta il papà di Cowboy Bebop e Samurai Champloo non ha a che fare con un soggetto originale, eppure dimostra di sentirsi a suo agio nel raffigurare atmosfere piuttosto distanti da quelle dei suoi primi capolavori, ora adiacenti a un realistico spaccato del Giappone del 1966. È il ritratto di un'epoca di ritrovato benessere, per un Paese che si pone a poco a poco ai vertici economici mondiali dopo aver rafforzato i rapporti commerciali con l'Occidente e averne subìto un'influenza a tutto spiano. Un'influenza che si rispecchia ad esempio nelle mode giunte da oltreoceano in ambito musicale, qui introdotte come filo conduttore tra le vite dei protagonisti, ma non solo. In Sakamichi no Apollon la musica adempie alla sua essenziale funzionalità, quella di suscitare emozioni forti, e lo fa da ambo i lati: quello dei personaggi, che grazie a essa comunicano i propri stati d'animo, ma anche degli spettatori, trascinati da melodie pulsanti, specialmente nei momenti di climax. La Kanno è ispirata come suo solito, anche nella selezione di brani non originali; la sua miglior prova è costituita però dal magnifico arrangiamento realizzato per il brano d'apertura, Sakamichi no Melody.
Per come si presenta graficamente, il prodotto dà l'idea di un realismo e una raffinatezza ricercati, che possano riprodurre al meglio l'ambientazione d'epoca, pur facendo ben sfoggio di animazione computerizzata e di una grandissima pulizia dei disegni. Lo stile presentato riesce pertanto a essere sobrio quanto raffinato, e il tutto è dinamizzato eccellentemente - particolare attenzione meritano le jam session strumentali, riprodotte in modo fenomenale.
La passione per la musica non funge comunque da vincolo di base per l'avvicinamento di Kaoru, Sentaro e Ritsuko: gli ultimi due sono infatti amici già dall'infanzia, quando il primo entrerà a far parte della loro vita, in seguito all'ennesimo trasferimento. I suoi genitori sono divorziati ed è quindi costretto a vivere con il padre, il cui lavoro richiede continui spostamenti di città in città. All'età di sedici anni si ritrova a vivere in un paesino di provincia, dove s'iscriverà al liceo locale. Qui viene subito accolto da una nuova, affettuosa compagna di classe, che gestisce un negozio di dischi insieme alla famiglia, ma anche dal teppistello della classe, che lo prende in simpatia, incoraggiandolo a formare con lui un gruppo jazz.
È in un ambiente scolastico che si aprirà dunque l'album dei ricordi giovanili di queste tre vite che, una volta intrecciate, andranno a comporre quella che è una delle migliori storyline del proprio genere, un memorabile compendio di amore e amicizia, un'esperienza a tratti spensierata e nostalgica, a tatti malinconica e sconfortante, scandita dal sapore delle stagioni. Imperdibile.
Per come si presenta graficamente, il prodotto dà l'idea di un realismo e una raffinatezza ricercati, che possano riprodurre al meglio l'ambientazione d'epoca, pur facendo ben sfoggio di animazione computerizzata e di una grandissima pulizia dei disegni. Lo stile presentato riesce pertanto a essere sobrio quanto raffinato, e il tutto è dinamizzato eccellentemente - particolare attenzione meritano le jam session strumentali, riprodotte in modo fenomenale.
La passione per la musica non funge comunque da vincolo di base per l'avvicinamento di Kaoru, Sentaro e Ritsuko: gli ultimi due sono infatti amici già dall'infanzia, quando il primo entrerà a far parte della loro vita, in seguito all'ennesimo trasferimento. I suoi genitori sono divorziati ed è quindi costretto a vivere con il padre, il cui lavoro richiede continui spostamenti di città in città. All'età di sedici anni si ritrova a vivere in un paesino di provincia, dove s'iscriverà al liceo locale. Qui viene subito accolto da una nuova, affettuosa compagna di classe, che gestisce un negozio di dischi insieme alla famiglia, ma anche dal teppistello della classe, che lo prende in simpatia, incoraggiandolo a formare con lui un gruppo jazz.
È in un ambiente scolastico che si aprirà dunque l'album dei ricordi giovanili di queste tre vite che, una volta intrecciate, andranno a comporre quella che è una delle migliori storyline del proprio genere, un memorabile compendio di amore e amicizia, un'esperienza a tratti spensierata e nostalgica, a tatti malinconica e sconfortante, scandita dal sapore delle stagioni. Imperdibile.
"Sakamichi no Apollon" mi ha tolto la voglia di vedere gli anime. Ho odiato questi 12 episodi dall'inizio alla fine. Mi hanno fatto commuovere troppo. Ho pianto ogni minuto. Una storia di amicizia, di crescita individuale e collettiva a suon di jazz fa da sfondo, e da primo piano contemporaneamente, a questo meraviglioso capolavoro. I personaggi entrano subito nel cuore dello spettatore a tal punto da diventare un bisogno, una dipendenza, sapere il più possibile su di loro.
La realizzazione grafica è degna dei migliori film d'animazione nipponici. I disegni sono infatti estremamente realistici e accurati, sia per i personaggi sia per gli sfondi. Per la colonna sonora non si poteva certo chiamare uno qualsiasi. Infatti ecco la nota Yoko Kanno, che con sublime maestria ci ha regalato non solo colonne sonore adattate dai successi jazz degli anni Sessanta, ma anche accompagnamenti ai momenti più toccanti e salienti degli episodi.
La trama viene sviluppata nel corso di tre anni, dove i protagonisti prima imparano a conoscersi, e subito dopo ad aiutarsi. Kaoru è un cinico ragazzo trovatosi fin troppo spesso in scuole nuove e diverse e a dover quindi fare i conti con la solitudine forzata. Odia tutto e tutti, e tende inesorabilmente ad allontanarsi da chiunque provi ad avvicinarsi. Non è il caso per il temuto teppista della scuola, Sentaro, un ragazzo attaccabrighe e ribelle, ma gentile, comprensivo e particolarmente affettuoso. Due ragazzi così diversi, si ritrovano per molte circostanze a essere amici. Un'amicizia che entra nelle viscere dello spettatore, costringendolo a visionare tutti gli episodi in un colpo solo, tale è la suspense creata. Anime capolavoro, emozionante, con un chiaro messaggio: l'amicizia, se pura e sincera, non finirà mai, e non ha bisogno di parole per esprimersi. *Lacrima*
La realizzazione grafica è degna dei migliori film d'animazione nipponici. I disegni sono infatti estremamente realistici e accurati, sia per i personaggi sia per gli sfondi. Per la colonna sonora non si poteva certo chiamare uno qualsiasi. Infatti ecco la nota Yoko Kanno, che con sublime maestria ci ha regalato non solo colonne sonore adattate dai successi jazz degli anni Sessanta, ma anche accompagnamenti ai momenti più toccanti e salienti degli episodi.
La trama viene sviluppata nel corso di tre anni, dove i protagonisti prima imparano a conoscersi, e subito dopo ad aiutarsi. Kaoru è un cinico ragazzo trovatosi fin troppo spesso in scuole nuove e diverse e a dover quindi fare i conti con la solitudine forzata. Odia tutto e tutti, e tende inesorabilmente ad allontanarsi da chiunque provi ad avvicinarsi. Non è il caso per il temuto teppista della scuola, Sentaro, un ragazzo attaccabrighe e ribelle, ma gentile, comprensivo e particolarmente affettuoso. Due ragazzi così diversi, si ritrovano per molte circostanze a essere amici. Un'amicizia che entra nelle viscere dello spettatore, costringendolo a visionare tutti gli episodi in un colpo solo, tale è la suspense creata. Anime capolavoro, emozionante, con un chiaro messaggio: l'amicizia, se pura e sincera, non finirà mai, e non ha bisogno di parole per esprimersi. *Lacrima*
Disegni curatissimi, una colonna sonora di pregio e azzeccatissima, una storia non banale... Cosa dire di più? "Sakamichi no Apollon" è uno di quei prodotti che si alza un metro al di sopra della massa.
Prima di tutto i disegni: si è puntato sul realismo spinto. Scordatevi i capelli blu e verdi e le ragazzine iper-bellissime con nasini microscopici: qui sembra quasi di vedere un film.
Le musiche - di Yoko Kanno, mica "pizzi e fichi", eh... - già da sole varrebbero la visione: non sono un semplice accompagnamento, sono il vero punto centrale della storia. Spesso quando Kaoru e Sentaro suonano è come se ci stessero spiegando le loro emozioni; sarebbe impossibile raccontare una storia del genere senza la musica.
Infine la storia: il racconto di un'amicizia che travalica anche i sentimenti d'amore, così come la condizione sociale e la religione. Un'amicizia fondata sulla musica e sulla condivisione di sentimenti che si riesce a produrre con essa, ma mai banale, che riesce a sorprendere pur rimanendo sempre realistica.
Da vedere, insomma.
Prima di tutto i disegni: si è puntato sul realismo spinto. Scordatevi i capelli blu e verdi e le ragazzine iper-bellissime con nasini microscopici: qui sembra quasi di vedere un film.
Le musiche - di Yoko Kanno, mica "pizzi e fichi", eh... - già da sole varrebbero la visione: non sono un semplice accompagnamento, sono il vero punto centrale della storia. Spesso quando Kaoru e Sentaro suonano è come se ci stessero spiegando le loro emozioni; sarebbe impossibile raccontare una storia del genere senza la musica.
Infine la storia: il racconto di un'amicizia che travalica anche i sentimenti d'amore, così come la condizione sociale e la religione. Un'amicizia fondata sulla musica e sulla condivisione di sentimenti che si riesce a produrre con essa, ma mai banale, che riesce a sorprendere pur rimanendo sempre realistica.
Da vedere, insomma.