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Nicola Scarfaldi Cancello

Episodi visti: 12/12 --- Voto 9
Dopo il picco di perfezione raggiunto dal film, era difficile che la seconda serie potesse fare di meglio o anche solo mantenersi sullo stesso livello, e infatti non è successo.
A mio giudizio, siamo anche leggermente sotto quanto fatto nella prima serie, ma rimaniamo comunque su vette altissime.

"The Golden City of the Scorching Sun" riprende esattamente dove finiva "Dawn of the Deep Soul", con i nostri protagonisti che scendono di un livello giù nell'Abisso. Al contempo, la storia si intreccia con quella di un gruppo di avventurieri suicidi discesi nell'Abisso 150 anni prima.
I modi e le modalità in cui queste storie si collegheranno sono, come ci si poteva aspettare, sorprendenti. Questo perché, di per sé, la qualità della scrittura non è calata affatto. Ci ritroviamo sempre davanti a un autore capace di gestire al meglio il suo worldbuilding, i suoi personaggi e il modo in cui racconta gli eventi. Oltre che una serie che li ha animati al meglio, con una qualità altissima in animazioni e regia.

Quindi, perché considero questa seconda serie leggermente inferiore a quanto visto prima?
Tolto dall'equazione il film, che è fuori scala, durante la visione ho avuto la sensazione che la serie fosse "statica". Questo perché viene meno l'esplorazione dell'Abisso, e tutta la serie si sofferma sulle dinamiche inerenti Illblu, il villaggio dove si ambienta tutta la serie.
Questo posto che per ideazione, caratterizzazione e gestione delle sue dinamiche sociali è semplicemente incredibile. Ancora una volta, Tsukushi si dimostra un fiume in piena di idee che riesce a gestire con maestria. Eppure, sembra quasi soffocare un po' l'anima stessa dell'opera, basata su questo viaggio verso il fondo dell'Abisso, che qui sembra fermarsi troppo a lungo.
Credo che la causa di ciò non sia da imputare all'autore, ma più a un problema tecnico di trasposizione. In un manga seriale, è accettabile un lungo arco narrativo ambientato nello stesso luogo, ma il fatto che un'intera stagione di una serie animata sia ferma nello stesso luogo... forse sembra un peccato, ecco.

Probabilmente, la causa di questo "problema" (stiamo parlando davvero di una minuzia) va ricercata nelle scelte produttive moderne. Non venendo più prodotte serie animate da ventiquattro episodi, o comunque particolarmente lunghe, si è deciso di occupare questi dodici con l'arco narrativo di Illblu, per renderlo al meglio e non fare tagli sul materiale originale.
Il risultato è comunque incredibile, infatti "Made in Abyss" rimane una delle migliori serie della contemporaneità, ma forse si finisce la serie con il desiderio di dirsi: "Peccato! Proprio quando il viaggio sarebbe continuato, la serie finisce".

Il mio è un discorso che viaggia esattamente sul confine tra obiettività e soggettività, e di queste cose è fatta la critica. In molti probabilmente saranno più clementi o più rigidi di me, e io sono con loro finché utilizzeranno i mezzi della critica, e non dell'opinione, per condividere tali idee.

Ora, non mi rimane che sperare che il lungo tempo impiegato da Tsukushi per scrivere e disegnare ogni volume del manga sia dovuto alla sua ricerca della perfezione, e non a pigrizia.

Ho detto tutto. Auf wiedersehen!


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menelito

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7,5
Questa seconda stagione mi ha colpito come la prima, ma in maniera diversa.
A mio parere viene un po' meno il fascino scaturito dai paesaggi e dalle ambientazioni, che mi sono sembrate meno epiche della stagione precedente. Discorso simile per i nuovi personaggi e creature, che nella prima stagione spesso parevano uscire fuori da qualche bestiario medievale, mentre qua, nella gran parte dei casi, sembrano usciti fuori da una fiaba per psicopatici. Sia per il loro aspetto che per la loro morale (non vado oltre per evitare spoiler).
La trama pare procedere molto più lentamente rispetto a prima e l'attenzione viene focalizzata sulle dinamiche del nuovo luogo in cui si trovano i nostri protagonisti e sui drammi (da lì non si scappa) che alcuni personaggi hanno vissuto o stanno tuttora vivendo. Verso la fine molte cose vengono spiegate, ma alcuni elementi come le dinamiche della maledizione non mi sono chiarissimi e necessitano di ulteriori spiegazioni in eventuali stagioni future.
Musiche di gran qualità, opening bella da ascoltare, ending affascinante da vedere.


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Riccardo80

Episodi visti: 12/12 --- Voto 2
Purtroppo è una serie che si basa sempre più su crudeltà gratuite al fine di impressionare e far colpo sullo spettatore, ma, se nella prima stagione queste crudeltà venivano preparate con il giusto equilibrio, qui invece manca tutto questo, anestetizzando completamente lo spettatore. Non vi è alcuna ragione valida per queste esplorazioni in un posto nel quale il migliore dei destini è la morte: questo fa sì che si perde credibilità, e mi ha fatto perdere quel patto narrativo che doveva essere alla base della storia. Non salva la situazione neanche l'enorme plot armor che ha la protagonista, che vede sempre più attorno a lei situazioni sempre più grottesche, ma che alla fine si salva senza particolari sacrifici personali.
Personalmente, ritengo che questa stagione sia stata una delusione, peraltro mi ha fatto perdere il senso di quanto avevo gradito tutto sommato nella prima stagione. Per me è una bocciatura!


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Jinbe90

Episodi visti: 12/12 --- Voto 4
Questa seconda stagione conferma i timori lasciati dalla prima, e soprattutto dal film.
La trama, già di per sé illogica, del viaggio verso il baratro (perché lì c'è mia madre, o forse no, ma andiamoci ugualmente), cede totalmente il passo alla violenza gratuita e al gore più spietato. L'intera serie è un manifesto del sadismo perverso, sempre rivolto a creature innocenti e indifese (bambini, animali). La scena che conferma questo timore è quella in cui Maa spreme Meinya fino a farle uscire un occhio dall'orbita e, letteralmente, le budella dall'ano. Un episodio isolato (Maa diventerà poi una creatura dolce e premurosa, anche qui senza motivo), decontestualizzato e gratuito. Eviterò di scrivere cosa penso del mangaka, perché oscurereste il mio commento, ma vi invito a riflettere su questa necessità di disegnare scene sempre più cruente. La progressiva perdita di umanità poteva essere resa in mille modi, ma senza il gore.
Detto questo, l'arco è terribilmente noioso. Noiosa è la storia di Vueko, Faputa e compagnia, noioso è il lento disvelarsi della verità. Disastroso.


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Seve

Episodi visti: 12/12 --- Voto 2
E ci siamo.
La prima serie mi aveva lasciato abbastanza perplesso. Che diavolo di senso ha questo apparente suicidio? Perché di questo parliamo. Una bambina, peraltro rappresentata come impacciata, che si cala in un buco demoniaco. Al di là di ogni metafora, già dopo alcuni episodi qualcosa stonava. Fino a che non ho inteso la logica sottostante, che a mio dire molti travisano, aggregando valore narrativo per supplire a una mancanza.
Ovvero: è tutta una scusa. Una scusa da parte dell'autore per dare sfogo a una violenza crudele, sadica, inutile e pretestuosa al danno di figure infantili. Il contrasto fra le forme tondeggianti e imberbi e le assurde atrocità inflitte ai piccoli corpi sfiora il guro.

Ho terminato la prima serie con questo sapore di intento maligno. La seconda serie conferma e amplifica questa impressione, ovvero che stiamo venendo stuzzicati in una parte non proprio felice di noi, quella zona oscura in cui ci fa schifo, ma ci incuriosisce, vedere applicate inutili crudeltà.
Perché sono "di fatto" inutili: a parte alcuni cenni di una rivendita di reliquie (rivendita che non porta profitto, però, quindi assurda), perché qualcuno dovrebbe ficcarsi volontariamente in un tale schifo? Perché tutti i 'vantaggi' di esperimenti e menomazioni e torture non ci sono, sono nominali e conducono a "niente". Si fa il male così, perché colpirà lo spettatore ingenuo, la mami sensibile e l'intellettuale forzoso che tenterà di trovare una metafora che giustifichi la sua pruderie volgarotta.

Se una cosa bella era presente in questo anime, erano di certo gli sfondi e le inquadrature, roba da animazione di altissimo livello. Anche se era difficile credere che si generassero ecosistemi complessi in un solo chilometro quadrato, i giochi prospettici e la luce rendevano la visione piacevole, facendo dimenticare l'inutilità del tutto e la macabra intenzione. Nella nuova serie perdiamo questo. Quindi, già meno bello.

Siamo al world building più estremo, una realtà aliena dove nulla ha premesse "umane", e tutto si svolge nella dinamica di dolori risparmiabili, sacrifici, sofferenza gratuita che non avrebbero dunque spazio nella dimensione umana. Pretestuoso. Si cerca perfino di dare una morale a questo coacervo di roba.
La serie è un macro-episodio autoconclusivo dove tutto andrà malissimo, nessuno farà niente di davvero risolutivo e, alla fine, per evitare il cataclisma narrativo, si svela il trucco: dato che era solo un espediente per farti vedere cose brutte, non c'è permanenza di stato.
Come una magica conseguenza, i protagonisti vedranno "sempre" (prima serie, film, seconda serie) la "morte finale" di una situazione che durava da prima di loro. Perché l'autore non vuole raccontare una evoluzione, vuole farti avere il disgusto, e quindi ti mostrerà la corruzione ultima, il marciume conclusivo, l'epitome del dolore. Il cataclisma. Dove tutti muoiono, i corpi si sbriciolano, si piange tanto e, se non piangi prima, ci metto del dolore, così poi piangi.
E poi avanti per la nuova circostanza di contrizione, mutilazione, aborto, cicatrice inutile.

Ma non si parlava di ritrovare la madre? E come ha fatto la madre a passare "tutti" questi orrori, che la figlia può passare soltanto distruggendoli completamente? Perché nessuno manda su un libro dove spiega questa roba? O lascia segni fra un livello e l'altro, dato che i robottini possono andare su tranquilli?

Quindi: niente. Questa seconda serie peggiora ciò che mi faceva ansia nella prima, ha meno mordente, peggiora l'assenza di logica e conferma il dubbio che sia solo uno show pretestuoso fatto per mostrarti cose sgradevoli, e intendo "sgradevoli" come perfino "immorali".
"Made in Abyss" è pedo-orrore.
Non guardatelo, non alimentate il mercato di questa robaccia.


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optimus07

Episodi visti: 12/12 --- Voto 9
Quando si guarda un anime come "Made in Abyss", è impossibile non rimanere stupiti e sbalorditi: la trama, estremamente originale e mai vista, tiene per mano lo spettatore e lo accompagna nel viaggio di questi tre ragazzi che, dopo una prima stagione e un film, raggiungono finalmente l'ultimo strato dell'Abisso, una voragine misteriosa al cui interno sono contenute creature e segreti che nessuno conosce. Il tutto, condito con un piccolo mix di macabro e di violenza che crea quasi un inganno alla "Madoka Magica", in cui ci si aspetta di vedere dei bambini combattere contro creature 'pucciose', ma in realtà sbattono in faccia una terribile verità, e cioè che in quanto esseri umani, purtroppo, siamo tutti destinati a soffrire, indipendentemente dal fatto di essere giovani o vecchi. E, in effetti, "Made In Abyss" contiene in sé un profondo pessimismo, mascherato sotto forma di viaggio che ha come obiettivo quello di rispondere a una importante domanda che ci riguarda molto da vicino: "Quanto puoi spingerti in là per esaudire i tuoi desideri?"

La nuova stagione ci introduce, come già detto, all'ultimo strato in cui i nostri tre protagonisti, Riko, Nanachi e Reg, fanno la conoscenza di alcuni strani personaggi non umani, definiti con il nome di residui. Chi sono? E perché si trovano lì? La sapiente tecnica del mischiare presente e passato ci porta a conoscere così la vera storia di questi residui (oltre ad alcuni importanti dettagli sull'Abisso). La caratteristica fondamentale di questo arco narrativo è che, almeno fino agli ultimi quattro episodi, non succede nulla di sensazionale, sono tutti episodi "esplorativi" e "conoscitivi", ma il bello è che, pur essendo la narrazione lenta, non porta affatto alla noia e, anzi, spinge a voler sapere ancora di più di questo fantastico mondo. Ne ho visti di anime che, purtroppo, utilizzavano questo tipo di narrazione e finivano poi in chiacchiere inutili (l'ultimo, l'ho visto proprio prima di "Made in Abyss", ovvero "Re:Creators", ma non siamo qui per dilungarci su questo altro prodotto). Qui invece ho trovato tutto fuorché noia. Per farvi fare un'idea, vi dico solamente che ho finito i primi otto episodi in tre giorni. E io, di solito, sono lento. Un anime di dodici episodi può anche durarmi un paio di settimane. Purtroppo, però, per quanto mi riguarda, dall'inizio del climax in poi (quindi parliamo degli ultimi tre/quattro episodi circa), la storia inizia un po' ad aggrovigliarsi su sé stessa, portando anche a una conclusione che, sono sincero, non mi ha soddisfatto pienamente. C'è stato quasi un cambio di registro che, pur essendo funzionale ai fini della trama, mi ha lasciato alquanto perplesso, soprattutto per alcune soluzioni narrative e per l'introduzione di termini che mi hanno un attimo costretto a rivedere gli episodi in questione, per potermi chiarire i concetti che mi ero perso per strada.

La serie, nel complesso, a conti fatti è estremamente promossa per la meraviglia e lo stupore, accompagnato ancora una volta da meravigliose musiche e animazioni, che ho trovato leggermente sottotono rispetto a quelle della prima stagione ma comunque ottime e decisamente superiori a tanti altri anime usciti negli ultimi anni. Pollice in su anche per l'opening e, soprattutto, per l'ending, la cui cupezza riflette perfettamente i toni oscuri della storia. Un lavoro decisamente magistrale, non c'è dubbio. Nonostante ciò, scendo però di un punto per la votazione complessiva, proprio in virtù della confusione generata dall'ultima parte... e, soprattutto, per Riko che fa i suoi onorevoli bisognini. Non sapete di cosa parlo? Date un'occhiata al primo episodio e poi fatemi sapere se anche voi non avete avuto voglia di prender per la gola l'autore che, pur avendo scritto una storia spettacolare, deve comunque ricordarci che alcune cose inutili per creare pagine o minuti vanno sempre inserite. "Baci baci, ci vediamo".

SimoSimo_96

Episodi visti: 12/12 --- Voto 10
"Made in Abyss" lo aveva già lasciato intendere, lo ha messo in chiaro da subito, "voglio raccontarvi qualcosa di grosso" sembra averci voluto dire. Ha voluto raccontare la storia di una bambina volenterosa di avventura, di scoperta, di ignoto. Ha voluto mostrarci, come se non lo si sapesse già, che la vita - l'Abisso in questo caso - non fa sconti, che ogni cosa ha il suo prezzo, ogni cosa ha il suo valore.

Ilblu è teatro della consacrazione dello svisceramento della definizione di valore, un qualcosa che esiste per ogni individuo, eppure, per ogni individuo significa qualcosa di diverso.

Il trio delle meraviglie, Riko, Reg e la morbida Nanachi, arrivano a Ilblu, un villaggio su cui veleggia uno schermo protettivo dalla Maledizione dell'Abisso che tutela l'interno e i suoi abitanti, i Residui di Ilblu, la cui storia ci verrà narrata tra mille peripezie e pericoli. Ilblu però non è solo un villaggio, Ilblu è una culla materna, un posto unico all'interno dell'Abisso, in cui una certa Faputa, tale Principessa Immortale, non può entrare per motivi più o meno noti, per adesso almeno. Ilblu ha un piano per Faputa, e la realizzazione dello stesso darà corpo e anima a una delle risoluzioni più funeste e controverse a cui sia possibile assistere.

"Valore". Questo è il termine cardine di questo pezzo di storia, questo è ciò a cui girano intorno vita, morte e scelte delle persone. Perché per ciascuno di noi, qualsiasi cosa può costituire una forma di valore, da un pegno che ci ricorda una persona amata, o la persona stessa, a un obiettivo raggiunto tra mille difficoltà.

Valore è tutto. Se "Made in Abyss", finora, ci ha abituati ad accettare, nostro malgrado, che le nostre scelte, i nostri desideri, hanno un prezzo, oggi ci riporta un passo indietro, e allo stesso tempo un passo avanti, spostando la nostra attenzione sull'essenza stessa di quella scelta, di quel desiderio. Ci racconta come tra individui, umani, bestie, residui, strani robot o principesse immortali che siano, esistono dei legami, e sono proprio questi legami a dare forma alla vita, poiché i connettori di questi legami di vita sono proprio le nostre scelte e le nostre brame. Ci riporta indietro e avanti a capire e a ricordare per cosa abbiamo pagato quel prezzo, quanto Valore abbia quel desiderio per noi, un qualcosa che per altri può essere insignificante, e al tempo stesso unico e insostituibile per noi, un oggetto, una persona, un amore, una promessa.

Tra gioie e dolori "Made in Abyss" ci insegna ancora una volta il valore del dolore. Perché soffrire per qualcosa significa attribuire valore a quel qualcosa, fa male sì, ma è tutta una questione di consapevolezza.

Ognuno ha il suo valore da proteggere, da tramandare, da scambiare. E quel valore definisce la nostra individualità, il come decidiamo di stare al mondo.

Opera di valore immenso, meravigliosa, divina. Semplicemente "Made in Abyss".