Gun Frontier
Va precisato che lessi per prima cosa il manga edito da Goen in tre volumi totali dall'omonimo titolo del maestro Matsumoto, da cui l'anime è tratto.
Ringrazio le biblioteche per avermi permesso di guardare gratuitamente questo anime in quattro dvd. Consiglio a tutti di chiedere alla propria biblioteca e consultare i titoli anime presenti a catalogo a livello provinciale, se non si trovano in streaming.
Questo è uno dei pochi casi in cui l'anime supera di gran lunga il manga.
Devo proprio dirlo, mai sono stata tanto felice di accogliere censure in vita mia!
E dire che di solito sono contraria...
La trama è semplice e richiama i vecchi spaghetti-western all'italiana: si narra del passato di Harlock, il capitano della famosa nave Arcadia nello storico anime e manga "Capitan Harlock" e del suo amico fraterno Tochiro (creatore della Arcadia) , quest'ultimo attira facilmente l'attenzione dello spettatore: basso di statura, miope, gambe arcuate, sorriso smagliante, ironia da vendere e un abilità pazzesca con la spada.
Durante il loro viaggio nel selvaggio West ricco di pistoleri, saloon, fiumi d'alcool, pallottole, belle donne, città strampalate e guai a non finire, incontreranno la bionda e sensuale Shinunora.
I due amici fraterni infatti sono alla perenne ricerca dei simili di Tochiro, una volta abitanti di Samurai Creek, ora distrutta dalla fantomatica Organizzazione e Shinunora, inizialmente spia dell'Organizzazione che li vuole morti, poi si trasforma in traditrice e alleata dei due.
Paragonando alla controparte cartacea sono state eliminate quasi tutte le scene sessuali legate a Shinunora: nel manga la stragrande maggioranza era spesso senza un senso, messa a forza in ogni breve capitolo, Leiji Matsumoto la faceva andare a letto letteralmente con chiunque entrasse in scena, anche in orge di gruppo, compresi ovviamente i due protagonisti.
Per carità, non sono contro le scene erotiche anzi, ma devono essere messe seguendo una logica o in linea con la trama, cosa nel manga quasi mai successa, facendo sembrare Shinunora una specie di bamboccio ninfomane che non si ribellava quasi mai ai continui stupri e abusi, e questo rendeva il personaggio decisamente poco credibile. Ma non era l'unica pecca purtroppo riguardo al manga, di cui ho parlato nella mia recensione su questo sito.
Tornando alla versione animata, le censure e le modifiche apportate non hanno snaturato affatto lo spirito e l'essenza della trama originale anzi, l'hanno migliorata notevolmente: spesso i dialoghi sono fedeli al manga dove a volte certi passaggi nella trama erano frettolosi e un po' sconcertanti, qui nell'anime le modifiche rendono ogni capitolo e vicenda più credibile; in alcuni personaggi viene integrata una breve storia personale che arricchisce e dona anima a personaggi che nel manga erano piatti e privi di carattere come l'episodio 4 "Duello sotto la pioggia" dedicato al personaggio di Maya o come nell'episodio 7 dedicato ad Asaka. Shinunora, nonostante le censure, mantiene il suo fascino erotico necessario in questo contesto e incline con l'essenza dell'opera originale.
L'anime conta in totale 13 episodi e fino all'episodio 11 le vicende sono abbastanza fedeli alla controparte cartacea tenendo conto delle giuste censure. Negli ultimi due episodi invece vengono introdotti personaggi estranei al manga come la sorella di Tochiro, Shizuku e il nemico Dark Meister, a mio parere inutili perché purtroppo anche nell'anime il finale rimane aperto e mai ripreso per dare una degna conclusione.
Resta comunque un buon prodotto a livello grafico, con sigle e colonna sonora che richiama i vecchi film sul Far West, anche il doppiaggio italiano è ben fatto.
Consigliato soprattutto agli amanti di "Capitan Harlock" per capire il passato del capitano dell'Arcadia e il legame che lo univa al suo caro amico Tochiro, e lo consiglio anche agli amanti del genere Western.
Ringrazio le biblioteche per avermi permesso di guardare gratuitamente questo anime in quattro dvd. Consiglio a tutti di chiedere alla propria biblioteca e consultare i titoli anime presenti a catalogo a livello provinciale, se non si trovano in streaming.
Questo è uno dei pochi casi in cui l'anime supera di gran lunga il manga.
Devo proprio dirlo, mai sono stata tanto felice di accogliere censure in vita mia!
E dire che di solito sono contraria...
La trama è semplice e richiama i vecchi spaghetti-western all'italiana: si narra del passato di Harlock, il capitano della famosa nave Arcadia nello storico anime e manga "Capitan Harlock" e del suo amico fraterno Tochiro (creatore della Arcadia) , quest'ultimo attira facilmente l'attenzione dello spettatore: basso di statura, miope, gambe arcuate, sorriso smagliante, ironia da vendere e un abilità pazzesca con la spada.
Durante il loro viaggio nel selvaggio West ricco di pistoleri, saloon, fiumi d'alcool, pallottole, belle donne, città strampalate e guai a non finire, incontreranno la bionda e sensuale Shinunora.
I due amici fraterni infatti sono alla perenne ricerca dei simili di Tochiro, una volta abitanti di Samurai Creek, ora distrutta dalla fantomatica Organizzazione e Shinunora, inizialmente spia dell'Organizzazione che li vuole morti, poi si trasforma in traditrice e alleata dei due.
Paragonando alla controparte cartacea sono state eliminate quasi tutte le scene sessuali legate a Shinunora: nel manga la stragrande maggioranza era spesso senza un senso, messa a forza in ogni breve capitolo, Leiji Matsumoto la faceva andare a letto letteralmente con chiunque entrasse in scena, anche in orge di gruppo, compresi ovviamente i due protagonisti.
Per carità, non sono contro le scene erotiche anzi, ma devono essere messe seguendo una logica o in linea con la trama, cosa nel manga quasi mai successa, facendo sembrare Shinunora una specie di bamboccio ninfomane che non si ribellava quasi mai ai continui stupri e abusi, e questo rendeva il personaggio decisamente poco credibile. Ma non era l'unica pecca purtroppo riguardo al manga, di cui ho parlato nella mia recensione su questo sito.
Tornando alla versione animata, le censure e le modifiche apportate non hanno snaturato affatto lo spirito e l'essenza della trama originale anzi, l'hanno migliorata notevolmente: spesso i dialoghi sono fedeli al manga dove a volte certi passaggi nella trama erano frettolosi e un po' sconcertanti, qui nell'anime le modifiche rendono ogni capitolo e vicenda più credibile; in alcuni personaggi viene integrata una breve storia personale che arricchisce e dona anima a personaggi che nel manga erano piatti e privi di carattere come l'episodio 4 "Duello sotto la pioggia" dedicato al personaggio di Maya o come nell'episodio 7 dedicato ad Asaka. Shinunora, nonostante le censure, mantiene il suo fascino erotico necessario in questo contesto e incline con l'essenza dell'opera originale.
L'anime conta in totale 13 episodi e fino all'episodio 11 le vicende sono abbastanza fedeli alla controparte cartacea tenendo conto delle giuste censure. Negli ultimi due episodi invece vengono introdotti personaggi estranei al manga come la sorella di Tochiro, Shizuku e il nemico Dark Meister, a mio parere inutili perché purtroppo anche nell'anime il finale rimane aperto e mai ripreso per dare una degna conclusione.
Resta comunque un buon prodotto a livello grafico, con sigle e colonna sonora che richiama i vecchi film sul Far West, anche il doppiaggio italiano è ben fatto.
Consigliato soprattutto agli amanti di "Capitan Harlock" per capire il passato del capitano dell'Arcadia e il legame che lo univa al suo caro amico Tochiro, e lo consiglio anche agli amanti del genere Western.
Gun Frontier è una serie del 2002 piuttosto particolare, poiché propone una rivisitazione totale del Capitan Harlock che tutti conosciamo, spostando i protagonisti all'interno di un'ambientazione western, invece del classico plot fantascientifico. Ma ciò non deve far storcere il naso, perché malgrado il drastico cambio di scenario con uno diversissimo, e molti difetti evidenti, il risultato finale è più che buono, e riesce a fare bella figura anche di fronte all'opera originale.
La trama di Gun Frontier è quella del più classico dei western: sparatorie, saloon, alcool e belle donne, ma con l'aggiunta di samurai e katane. I protagonisti principali sono Harlock e Tochiro, il primo in veste di pistolero in stile Clint Eastwood, e il secondo di samurai. All'inizio non si conoscono bene i loro obiettivi, e verranno spiegati man mano che si prosegue con la storia. Subito dopo il primo episodio si aggiungerà il terzo protagonista, Sinunora, una donna bellissima e misteriosa, e piuttosto disinibita, che non si farà troppi problemi a denudarsi davanti a chiunque, anche se spesso sotto costrizione. Di lei non si sa praticamente nulla all'inizio, e saranno molti i dubbi che ruoteranno attorno a questo personaggio, che non si capisce se stia dalla parte dei buoni o dei cattivi, e il suo ruolo comincerà ad essere più chiaro soltanto a metà serie.
In Gun Frontier sono presenti molte citazioni ad altre opere matsumotiane, in particolare di Capitan Harlock. Un esempio di citazione può essere l'incontro con Sinunora nel saloon, associabile a quello che avviene con Emeraldas in circostanze simili, o i frequenti insulti verso Tochiro per via del suo aspetto. L'ispirazione ai vecchi spaghetti-western all'italiana è più che evidente, sia nell'ambientazione che nella storia, e anche qui non mancano citazioni ad alcuni film cult degli anni '60-'70, come la classica frase del mirare al cuore del nemico, o gli impiccati sulle rocce alte nelle lande deserte. Oppure l'episodio in cui si parla di Winchester, pistola molto nominata nei film, il cui nome talvolta era presente anche nel titolo.
Quasi tutti i luoghi e le città presenti nell'anime esistono davvero, e si trovano negli Stati Uniti, dove appunto si svolge l'opera. Rispetto ad altre opere di Matsumoto, Gun Frontier è completamente realistica, in totale opposizione con gli scenari futuristici a cui siamo abituati, quindi niente astronavi e armi sofisticate, ma soltanto carrozze, cavalli e "semplici" pistole. Molti degli eventi narrati si rifanno alla vera storia del Far West, come il razzismo, la discriminazione dei pellerossa, o la scarsa posizione della donna all'interno della società, spesso usata come oggetto di divertimento dagli uomini.
Ad alcuni può sembrare curioso l'inserimento di samurai all'interno di un contesto western, tuttavia non è affatto una novità. Gli anni '60-'70 furono il periodo d'oro degli spaghetti-western, grazie ai quali divennero famosi registi come Sergio Leone, e attori come Clint Eastwood e Giuliano Gemma. Ma nello stesso periodo, nei cinema impazzavano anche i film di arti marziali, oltre a quelli di spade (i wuxiapian). Visto l'enorme successo, diversi film iniziarono a ispirarsi a entrambi i generi, scopiazzandosi un po' a vicenda, e si arrivò anche a produrre qualche fusione western/kung fu, come Il mio nome è Shanghai Joe del 1973, che ebbe pure un sequel. Oltre a questo, nella trasposizione italiana di alcuni film di arti marziali, venivano spesso utilizzati titoli affini al genere western. Ne uscivano fuori titoli curiosi come Per un pugno di spade o Lo chiamavano 5 dita d'acciaio, la cui trama però non aveva nulla a che spartire col titolo, messo solo a scopo pubblicitario. Anche negli anni recenti, il mix di western e kung fu è stato ripreso in C'era una volta in Cina e in America. Ciò significa che l'autore di Gun Frontier non ha messo in scena vicende prese dal nulla, ma ha scelto due generi che vanno a braccetto da sempre. Non per niente, gran parte del successo degli spaghetti-western è da attribuire all'ispirazione a Yojinbo di Akira Kurosawa da parte di Sergio Leone, per realizzare uno dei suoi capolavori più celebri.
Tecnicamente non è niente di eccezionale: nonostante siamo nel 2002, molti personaggi sono disegnati male, come sgorbi e con occhi piccolissimi, e la maggior parte sembrano tutti uguali, come succedeva nelle serie anni '70. Anche gli scenari sono molto simili tra loro, ma questo è più che giustificato dal fatto che siamo nel Far West. Il tratto di Matsumoto è tuttavia inconfondibile, in particolare nella figura femminile, con corpi snelli e slanciati, capelli lunghissimi, e il classico modo di disegnare gli occhi. L'esagerata presenza di fanservice tende però a danneggiare l'opera, soprattutto nei primi episodi, dove ogni scusa è buona per spogliare Sinunora. Tra l'altro è un fanservice che lascia tutto all'immaginazione, con seni scapezzolati (eccetto una scena), probabilmente per questioni di censura, altrimenti la serie sarebbe diventata troppo erotica. Il buffo design di certi personaggi sminuisce un po' la drammaticità di certe scene, senza tuttavia intaccarle troppo.
La serie viene penalizzata da un finale aperto, che lascia spazio a un sequel, però mai realizzato. Non è un capolavoro, ma merita comunque un bel voto: i personaggi principali son ben delineati, inoltre la trama è accattivante e sa alternare bene scene comiche e drammatiche. È da considerarsi un prodotto per appassionati, tuttavia, può essere vista tranquillamente anche da chi non si è mai avvicinato a Matsumoto. Ma per i novelli, consiglio prima di visionare le altre opere più famose, per esempio l'Harlock originale.
La trama di Gun Frontier è quella del più classico dei western: sparatorie, saloon, alcool e belle donne, ma con l'aggiunta di samurai e katane. I protagonisti principali sono Harlock e Tochiro, il primo in veste di pistolero in stile Clint Eastwood, e il secondo di samurai. All'inizio non si conoscono bene i loro obiettivi, e verranno spiegati man mano che si prosegue con la storia. Subito dopo il primo episodio si aggiungerà il terzo protagonista, Sinunora, una donna bellissima e misteriosa, e piuttosto disinibita, che non si farà troppi problemi a denudarsi davanti a chiunque, anche se spesso sotto costrizione. Di lei non si sa praticamente nulla all'inizio, e saranno molti i dubbi che ruoteranno attorno a questo personaggio, che non si capisce se stia dalla parte dei buoni o dei cattivi, e il suo ruolo comincerà ad essere più chiaro soltanto a metà serie.
In Gun Frontier sono presenti molte citazioni ad altre opere matsumotiane, in particolare di Capitan Harlock. Un esempio di citazione può essere l'incontro con Sinunora nel saloon, associabile a quello che avviene con Emeraldas in circostanze simili, o i frequenti insulti verso Tochiro per via del suo aspetto. L'ispirazione ai vecchi spaghetti-western all'italiana è più che evidente, sia nell'ambientazione che nella storia, e anche qui non mancano citazioni ad alcuni film cult degli anni '60-'70, come la classica frase del mirare al cuore del nemico, o gli impiccati sulle rocce alte nelle lande deserte. Oppure l'episodio in cui si parla di Winchester, pistola molto nominata nei film, il cui nome talvolta era presente anche nel titolo.
Quasi tutti i luoghi e le città presenti nell'anime esistono davvero, e si trovano negli Stati Uniti, dove appunto si svolge l'opera. Rispetto ad altre opere di Matsumoto, Gun Frontier è completamente realistica, in totale opposizione con gli scenari futuristici a cui siamo abituati, quindi niente astronavi e armi sofisticate, ma soltanto carrozze, cavalli e "semplici" pistole. Molti degli eventi narrati si rifanno alla vera storia del Far West, come il razzismo, la discriminazione dei pellerossa, o la scarsa posizione della donna all'interno della società, spesso usata come oggetto di divertimento dagli uomini.
Ad alcuni può sembrare curioso l'inserimento di samurai all'interno di un contesto western, tuttavia non è affatto una novità. Gli anni '60-'70 furono il periodo d'oro degli spaghetti-western, grazie ai quali divennero famosi registi come Sergio Leone, e attori come Clint Eastwood e Giuliano Gemma. Ma nello stesso periodo, nei cinema impazzavano anche i film di arti marziali, oltre a quelli di spade (i wuxiapian). Visto l'enorme successo, diversi film iniziarono a ispirarsi a entrambi i generi, scopiazzandosi un po' a vicenda, e si arrivò anche a produrre qualche fusione western/kung fu, come Il mio nome è Shanghai Joe del 1973, che ebbe pure un sequel. Oltre a questo, nella trasposizione italiana di alcuni film di arti marziali, venivano spesso utilizzati titoli affini al genere western. Ne uscivano fuori titoli curiosi come Per un pugno di spade o Lo chiamavano 5 dita d'acciaio, la cui trama però non aveva nulla a che spartire col titolo, messo solo a scopo pubblicitario. Anche negli anni recenti, il mix di western e kung fu è stato ripreso in C'era una volta in Cina e in America. Ciò significa che l'autore di Gun Frontier non ha messo in scena vicende prese dal nulla, ma ha scelto due generi che vanno a braccetto da sempre. Non per niente, gran parte del successo degli spaghetti-western è da attribuire all'ispirazione a Yojinbo di Akira Kurosawa da parte di Sergio Leone, per realizzare uno dei suoi capolavori più celebri.
Tecnicamente non è niente di eccezionale: nonostante siamo nel 2002, molti personaggi sono disegnati male, come sgorbi e con occhi piccolissimi, e la maggior parte sembrano tutti uguali, come succedeva nelle serie anni '70. Anche gli scenari sono molto simili tra loro, ma questo è più che giustificato dal fatto che siamo nel Far West. Il tratto di Matsumoto è tuttavia inconfondibile, in particolare nella figura femminile, con corpi snelli e slanciati, capelli lunghissimi, e il classico modo di disegnare gli occhi. L'esagerata presenza di fanservice tende però a danneggiare l'opera, soprattutto nei primi episodi, dove ogni scusa è buona per spogliare Sinunora. Tra l'altro è un fanservice che lascia tutto all'immaginazione, con seni scapezzolati (eccetto una scena), probabilmente per questioni di censura, altrimenti la serie sarebbe diventata troppo erotica. Il buffo design di certi personaggi sminuisce un po' la drammaticità di certe scene, senza tuttavia intaccarle troppo.
La serie viene penalizzata da un finale aperto, che lascia spazio a un sequel, però mai realizzato. Non è un capolavoro, ma merita comunque un bel voto: i personaggi principali son ben delineati, inoltre la trama è accattivante e sa alternare bene scene comiche e drammatiche. È da considerarsi un prodotto per appassionati, tuttavia, può essere vista tranquillamente anche da chi non si è mai avvicinato a Matsumoto. Ma per i novelli, consiglio prima di visionare le altre opere più famose, per esempio l'Harlock originale.
Come per Monkey Punch, anche Leiji Matsumoto spolvera una suo vecchia opera per darla in pasto all'instancabile macchina dell'animazione giapponese.
Incentrato sull'ormai collaudata pletora di personaggi chiave (il Leijiverse), Gun Frontier può essere considerato un Harlock in salsa western, seguito dagli immancabili personaggi quali Tochiro (Masai) e Sinunora (Yuki Key, Maisha, Kira Tesawa, Nova) i quali affronteranno un lungo cammino verso il compimento dei loro destini.
Tochiro cerca la propria gente, dalla quale non ha avuto più notizie dallo sterminio a Samurai Creeck. Harlock invece è in debito verso Tochiro e lo seguirà ovunque per tenere fede alla loro indissolubile amicizia. Solo successivamente si unirà al gruppo Sinunora, personaggio misterioso e sensuale, sul quale si avranno sospetti circa le sue reali intenzioni fin da subito.
Le vicende sono alla stregua di episodi a seconda della città nelle quali si addentrano i tre, tutte costellate da personaggi gretti e meschini e sempre ostili verso qualsiasi straniero. Le gag che intercorrono nella narrazione sono quasi sempre incentrate sull'erotismo dei personaggi femminili, in particolar modo di Sinunora, puntualmente "sodomizzata" a ogni episodio. Questo rende il tutto troppo forzato al fan service, svalutando il carisma dei personaggi e le loro abilita, e rendendo le singole vicende personali fin troppo artificiose.
Per non parlare della figura di Harlock, relegato a mera spalla delle vicende che ruotano attorno a Tochiro. A Sinunora invece spetta l'ingrata figura della donna "immagine" (per usare un eufemismo) al saldo di un organizzazione.
Sebbene ricalchi alcune tematiche circa le situazione umane - valore della vita, ruolo della donna nella società, doveri dell'amicizia -, queste sono fin troppo prese alle leggera, per far spazio a una più convenevole situazione "piccante", sempre pronta dietro l'angolo, e quindi scontata. All'inizio ciò può non dispiacere affatto, ma in virtù dei 13 episodi si nota una netta approssimazione della trama verso il finale, del tutto aperto, e speranzoso di un sequel.
A mio avviso, Gun Frontier è solo per i fan delle opere di Matsumoto.
Incentrato sull'ormai collaudata pletora di personaggi chiave (il Leijiverse), Gun Frontier può essere considerato un Harlock in salsa western, seguito dagli immancabili personaggi quali Tochiro (Masai) e Sinunora (Yuki Key, Maisha, Kira Tesawa, Nova) i quali affronteranno un lungo cammino verso il compimento dei loro destini.
Tochiro cerca la propria gente, dalla quale non ha avuto più notizie dallo sterminio a Samurai Creeck. Harlock invece è in debito verso Tochiro e lo seguirà ovunque per tenere fede alla loro indissolubile amicizia. Solo successivamente si unirà al gruppo Sinunora, personaggio misterioso e sensuale, sul quale si avranno sospetti circa le sue reali intenzioni fin da subito.
Le vicende sono alla stregua di episodi a seconda della città nelle quali si addentrano i tre, tutte costellate da personaggi gretti e meschini e sempre ostili verso qualsiasi straniero. Le gag che intercorrono nella narrazione sono quasi sempre incentrate sull'erotismo dei personaggi femminili, in particolar modo di Sinunora, puntualmente "sodomizzata" a ogni episodio. Questo rende il tutto troppo forzato al fan service, svalutando il carisma dei personaggi e le loro abilita, e rendendo le singole vicende personali fin troppo artificiose.
Per non parlare della figura di Harlock, relegato a mera spalla delle vicende che ruotano attorno a Tochiro. A Sinunora invece spetta l'ingrata figura della donna "immagine" (per usare un eufemismo) al saldo di un organizzazione.
Sebbene ricalchi alcune tematiche circa le situazione umane - valore della vita, ruolo della donna nella società, doveri dell'amicizia -, queste sono fin troppo prese alle leggera, per far spazio a una più convenevole situazione "piccante", sempre pronta dietro l'angolo, e quindi scontata. All'inizio ciò può non dispiacere affatto, ma in virtù dei 13 episodi si nota una netta approssimazione della trama verso il finale, del tutto aperto, e speranzoso di un sequel.
A mio avviso, Gun Frontier è solo per i fan delle opere di Matsumoto.
Con questo spin off del 2002 il mondo di Matsumoto ci viene presentato in maniera inedita e fantasiosa. Abbandonate astronavi e pianeti, adesso ci si stabilisce sulla Terra, precisamente negli Stati Uniti, all’epoca del vecchio Far West. Protagonisti questa volta ce ne sono due: Harlock e Tochiro, in realtà i loro potenziali antenati.
Vagabondi e solitari si incontrano per caso e incrociano il loro destino, intraprendendo un viaggio che li porterà a scoprire le città disseminate nel West con le loro usanze fantasiose e bizzarre.
All’inizio del loro viaggio incontrano una donna molto bella che sembra avere molti misteri sulla sua storia personale, Sinurora, che condividerà con i due amici il viaggio nelle lande sabbiose e desolate arse da un sole bruciante.
Gli intrighi non mancano, e il filo conduttore degli episodi è la vicenda personale di Tochiro: scambiato spesso dagli abitanti di Gun Frontier per un pellerossa a causa della sua piccolezza e diversità di tratti, spesso preso in giro e fatto oggetto di angherie si distingue per la sua bravura con una strana spada da samurai… In realtà Tochiro sta cercando la sua gente, proveniente da molto lontano, sterminata da una misteriosa organizzazione nella lontana Samurai Creek. Il senso di appartenenza al proprio popolo fa di Tochiro un personaggio forte, dominante, il vero protagonista della serie questa volta. Coraggioso e determinato, rompe lo stereotipo tradizionale dell’eroe forte e fisicamente perfetto: spesso viene deriso dai nemici anche per la sua incapacità di utilizzare le pistole a causa della sua miopia. Per questi motivi viene spesso sottovalutato da tutti, finendo per prendere i nemici alla sprovvista. L’ilarità propria del carattere di Tochiro in questa sua rivisitazione non è venuta meno: spesso diventa il protagonista di scene molto comiche, che ne fanno un personaggio carismatico a tutti gli effetti.
Altro elemento determinante, come sempre ricorrente in tutte le opere collegate ai manga di Matsumoto, è la forte complicità e amicizia fraterna con Harlock. Quest’ultimo era precedentemente un pirata che atterriva con i suoi saccheggi l’oceano americano. Un giorno si trovò faccia a faccia con un misterioso samurai. Da lì cominciò un’amicizia che lo legò a Tochiro, motivata da un senso di debito verso di lui.
Purtroppo però qui Harlock perde tutto il carisma che aveva sempre avuto nelle opere precedenti: libero da tutte le costrizioni morali che ne facevano un bandito coraggioso e ribelle alle autorità imposte da altri, qui registra una curva discendente, trasformandosi in un’ombra, un coprotagonista non perfettamente caratterizzato.
Sinurora è la protagonista femminile: per la gioia del pubblico maschile non mancheranno in ogni episodio scene di nudo che la vedranno protagonista, magari esagerando anche troppo, essendo precisamente ricercate per ottenere attenzione con le forme morbide e sinuose caratteristiche delle donne di Matsumoto.
Nell’universo di Gun Frontier infatti la donna non ha molta dignità: spesso trattata come merce di scambio tra uomini o come oggetto di piacere, non le è dato di pensare, e se un uomo mostra sentimenti verso di lei si tratta in realtà di maschere motivate da secondi fini per raggiungere uno scopo. Nello scorrere degli episodi questa è una tematica dominante, cui si affiancano altre tematiche profonde, come il profondo razzismo di alcune città verso uomini con colore di pelle diverso dal bianco. L’odio verso gli Indiani nativi delle terre di Gun Frontier è ulteriore esempio dell’attualità dell’opera, così come la solidarietà che si instaura tra Tochiro e i pellerossa americani che lo incontrano nel suo cammino: due popoli vittime della stessa oppressione, che hanno dovuto combattere per affermarsi o cedere la propria terra a popoli venuti da lontano.
La tematica seria è però fortemente controbilanciata da scene dal sapore comico-sarcastico, in cui si punta più che altro su dialoghi scurrili e su donne fatte oggetto di umiliazione, il che testimonia la vena umoristica, ma allo stesso tempo fortemente corrosiva verso quei sistemi di governo caratterizzati da una classe corrotta. Altro elemento dominante infatti è la presenza in ogni città-tappa nel viaggio dei protagonisti, di governanti meschini e corrotti, autori delle leggi più strane e curiose, ma allo stesso tempo oppressive. E lì dove esiste una città in cui vige come legge la libertà assoluta, questa finisce per trasformarsi in un ordinamento che favorisce soltanto il potere di coloro che sono più forti, paradossalmente nella forma di tirannide più oppressiva mascherata sotto il nome di democrazia.
Gun Frontier è un posto dove vivono i veri uomini, in cui vige la legge del più forte, in cui vive chi riesce a raggiungere il proprio obiettivo a tutti i costi.
Di certo tutte queste tematiche danno luogo a una trama ben congegnata, in cui su tutti i personaggi spicca la forte personalità di Tochiro, stavolta il vero protagonista, di cui Harlock diventa una spalla che lo compensa lì dove non è bravo: le pistole e gli antichi duelli tipici del Far West.
Tecnicamente l’opera è abbastanza discreta, anche se non eccellente. Alla regia troviamo Soichiro Zen, che ci ha regalato un’ottima ambientazione da Far West: città piene di saloon in cui scoppiano le risse più assurde, carrozze telonate e sabbia che si distende attorno alle città prive di strade, un deserto che penetra fin dentro i centri abitati, che si alza nei duelli tra pistoleri, dominando con i suoi colori caldi e ambrati, che diventano la costante essenziale della serie.
Tipica di questa ambientazione anche la musica, con un ritmo calzante e abbastanza intrigante; unica pecca è la ripetitività dei motivi che accompagnano gli episodi, togliendo emozione alle scene più significative. Nota dolente sul character design, che oscilla tra disegni molto belli, soprattutto sulle donne, e disegni di scarsa qualità, soprattutto su Harlock. Anche le animazioni non sono sempre costanti, ma in generale si attestano su un livello discreto.
Si tratta in fondo di uno spin off che colloca i protagonisti delle saghe di Matsumoto nella Terra in cui sono nati. Anche se all’inizio della visione potrebbe sembrare che si tratti di un’opera leggera, le tematiche impegnate sono sempre presenti e non hanno abbandonato neanche questo prodotto. L’insegnamento che ci viene trasmesso riguarda soprattutto la smania dell’uomo, che stavolta ha come conseguenza l’asservimento e l’annientamento di interi popoli pur di imporre il proprio potere e appropriarsi delle ricchezze e del potere.
E’ un filo ricorrente nell’universo di Matsumoto, che anche qui viene affrontato fuori da astronavi super tecnologiche e lontano dall’immenso mare delle stelle, calato piuttosto nelle sabbie calde dei deserti e all’interno di vecchi saloon. Forse per questa ambientazione diversa e per un’atmosfera più leggera e libera dai princìpi etici altisonanti delle opere precedenti potrebbe risultare una completa rottura con la tradizione precedente, ma questo non è un punto a sfavore…
<i>“Gun Frontier…dove gli uomini veri vagano sempre con le pistole in mano…”</i>: è questo lo spirito dell’opera, ed è essenzialmente originale.
Vagabondi e solitari si incontrano per caso e incrociano il loro destino, intraprendendo un viaggio che li porterà a scoprire le città disseminate nel West con le loro usanze fantasiose e bizzarre.
All’inizio del loro viaggio incontrano una donna molto bella che sembra avere molti misteri sulla sua storia personale, Sinurora, che condividerà con i due amici il viaggio nelle lande sabbiose e desolate arse da un sole bruciante.
Gli intrighi non mancano, e il filo conduttore degli episodi è la vicenda personale di Tochiro: scambiato spesso dagli abitanti di Gun Frontier per un pellerossa a causa della sua piccolezza e diversità di tratti, spesso preso in giro e fatto oggetto di angherie si distingue per la sua bravura con una strana spada da samurai… In realtà Tochiro sta cercando la sua gente, proveniente da molto lontano, sterminata da una misteriosa organizzazione nella lontana Samurai Creek. Il senso di appartenenza al proprio popolo fa di Tochiro un personaggio forte, dominante, il vero protagonista della serie questa volta. Coraggioso e determinato, rompe lo stereotipo tradizionale dell’eroe forte e fisicamente perfetto: spesso viene deriso dai nemici anche per la sua incapacità di utilizzare le pistole a causa della sua miopia. Per questi motivi viene spesso sottovalutato da tutti, finendo per prendere i nemici alla sprovvista. L’ilarità propria del carattere di Tochiro in questa sua rivisitazione non è venuta meno: spesso diventa il protagonista di scene molto comiche, che ne fanno un personaggio carismatico a tutti gli effetti.
Altro elemento determinante, come sempre ricorrente in tutte le opere collegate ai manga di Matsumoto, è la forte complicità e amicizia fraterna con Harlock. Quest’ultimo era precedentemente un pirata che atterriva con i suoi saccheggi l’oceano americano. Un giorno si trovò faccia a faccia con un misterioso samurai. Da lì cominciò un’amicizia che lo legò a Tochiro, motivata da un senso di debito verso di lui.
Purtroppo però qui Harlock perde tutto il carisma che aveva sempre avuto nelle opere precedenti: libero da tutte le costrizioni morali che ne facevano un bandito coraggioso e ribelle alle autorità imposte da altri, qui registra una curva discendente, trasformandosi in un’ombra, un coprotagonista non perfettamente caratterizzato.
Sinurora è la protagonista femminile: per la gioia del pubblico maschile non mancheranno in ogni episodio scene di nudo che la vedranno protagonista, magari esagerando anche troppo, essendo precisamente ricercate per ottenere attenzione con le forme morbide e sinuose caratteristiche delle donne di Matsumoto.
Nell’universo di Gun Frontier infatti la donna non ha molta dignità: spesso trattata come merce di scambio tra uomini o come oggetto di piacere, non le è dato di pensare, e se un uomo mostra sentimenti verso di lei si tratta in realtà di maschere motivate da secondi fini per raggiungere uno scopo. Nello scorrere degli episodi questa è una tematica dominante, cui si affiancano altre tematiche profonde, come il profondo razzismo di alcune città verso uomini con colore di pelle diverso dal bianco. L’odio verso gli Indiani nativi delle terre di Gun Frontier è ulteriore esempio dell’attualità dell’opera, così come la solidarietà che si instaura tra Tochiro e i pellerossa americani che lo incontrano nel suo cammino: due popoli vittime della stessa oppressione, che hanno dovuto combattere per affermarsi o cedere la propria terra a popoli venuti da lontano.
La tematica seria è però fortemente controbilanciata da scene dal sapore comico-sarcastico, in cui si punta più che altro su dialoghi scurrili e su donne fatte oggetto di umiliazione, il che testimonia la vena umoristica, ma allo stesso tempo fortemente corrosiva verso quei sistemi di governo caratterizzati da una classe corrotta. Altro elemento dominante infatti è la presenza in ogni città-tappa nel viaggio dei protagonisti, di governanti meschini e corrotti, autori delle leggi più strane e curiose, ma allo stesso tempo oppressive. E lì dove esiste una città in cui vige come legge la libertà assoluta, questa finisce per trasformarsi in un ordinamento che favorisce soltanto il potere di coloro che sono più forti, paradossalmente nella forma di tirannide più oppressiva mascherata sotto il nome di democrazia.
Gun Frontier è un posto dove vivono i veri uomini, in cui vige la legge del più forte, in cui vive chi riesce a raggiungere il proprio obiettivo a tutti i costi.
Di certo tutte queste tematiche danno luogo a una trama ben congegnata, in cui su tutti i personaggi spicca la forte personalità di Tochiro, stavolta il vero protagonista, di cui Harlock diventa una spalla che lo compensa lì dove non è bravo: le pistole e gli antichi duelli tipici del Far West.
Tecnicamente l’opera è abbastanza discreta, anche se non eccellente. Alla regia troviamo Soichiro Zen, che ci ha regalato un’ottima ambientazione da Far West: città piene di saloon in cui scoppiano le risse più assurde, carrozze telonate e sabbia che si distende attorno alle città prive di strade, un deserto che penetra fin dentro i centri abitati, che si alza nei duelli tra pistoleri, dominando con i suoi colori caldi e ambrati, che diventano la costante essenziale della serie.
Tipica di questa ambientazione anche la musica, con un ritmo calzante e abbastanza intrigante; unica pecca è la ripetitività dei motivi che accompagnano gli episodi, togliendo emozione alle scene più significative. Nota dolente sul character design, che oscilla tra disegni molto belli, soprattutto sulle donne, e disegni di scarsa qualità, soprattutto su Harlock. Anche le animazioni non sono sempre costanti, ma in generale si attestano su un livello discreto.
Si tratta in fondo di uno spin off che colloca i protagonisti delle saghe di Matsumoto nella Terra in cui sono nati. Anche se all’inizio della visione potrebbe sembrare che si tratti di un’opera leggera, le tematiche impegnate sono sempre presenti e non hanno abbandonato neanche questo prodotto. L’insegnamento che ci viene trasmesso riguarda soprattutto la smania dell’uomo, che stavolta ha come conseguenza l’asservimento e l’annientamento di interi popoli pur di imporre il proprio potere e appropriarsi delle ricchezze e del potere.
E’ un filo ricorrente nell’universo di Matsumoto, che anche qui viene affrontato fuori da astronavi super tecnologiche e lontano dall’immenso mare delle stelle, calato piuttosto nelle sabbie calde dei deserti e all’interno di vecchi saloon. Forse per questa ambientazione diversa e per un’atmosfera più leggera e libera dai princìpi etici altisonanti delle opere precedenti potrebbe risultare una completa rottura con la tradizione precedente, ma questo non è un punto a sfavore…
<i>“Gun Frontier…dove gli uomini veri vagano sempre con le pistole in mano…”</i>: è questo lo spirito dell’opera, ed è essenzialmente originale.
Pur amando moltissimo le opere di Matsumoto, Gun Frontier non rientra tra le migliori: è molto spassosa, erotica e violenta, ma manca un po' di mordente e purtroppo Harlock ha ben poco dell'uomo che conosciamo! Tuttavia bisogna ammettere che il protagonista è Tochiro e che, dunque, per una volta il grande Harlock deve farsi da parte. Anche i disegni e l'animazione a volte scadono di brutto e la storia non riesce a sopperire a questa mancanza. Si vede che nasce da un vecchio manga del maestro (del '72!) in cui Harlock non era ancora il capitano... Comunque è decisamente simpatico e vale la pena vederlo, soprattutto per gli amanti del west e del sesso ;)
Un voto alto, dato per 2 motivi principali.
Il primo è che ci viene presentata la prima avventura di Harlock e Tochiro, anche se non nel contesto classico cui siamo abituati.
Il secondo è dato dal fatto che in questa opera protagonista non è Harlock come si può pensare, ma Tochiro. Sì il piccolo samurai alla ricerca dei suoi conterranei dopo la scomparsa del paese di Samurai Creek. La trama è simile più che altro per atmosfera e tematiche a quella del telefilm Kung Fu, con David Carradine, e ad alcuni film e telefilm degli anni 70 dove il protagonista è uno sporco muso giallo giapponese odiato e braccato per la sua diversità...
Il finale, aperto, sembra invitare all'idea di un seguito, ma dubito che ne esista uno e che ne esisterà uno, anche se così mi ricorda proprio il telefilm prima citato.
Unica nota dolente è data dall'animazione, la stessa di Cosmo Warrior Zero, dove a ottimi disegni si affiancano disegni di qualità mediobassa.
Per la cronaca, per questo Natale mi sono regalato il cofanetto americano con i sottotitoli in italiano e seguirlo così è stato uno spasso ;-))
Il primo è che ci viene presentata la prima avventura di Harlock e Tochiro, anche se non nel contesto classico cui siamo abituati.
Il secondo è dato dal fatto che in questa opera protagonista non è Harlock come si può pensare, ma Tochiro. Sì il piccolo samurai alla ricerca dei suoi conterranei dopo la scomparsa del paese di Samurai Creek. La trama è simile più che altro per atmosfera e tematiche a quella del telefilm Kung Fu, con David Carradine, e ad alcuni film e telefilm degli anni 70 dove il protagonista è uno sporco muso giallo giapponese odiato e braccato per la sua diversità...
Il finale, aperto, sembra invitare all'idea di un seguito, ma dubito che ne esista uno e che ne esisterà uno, anche se così mi ricorda proprio il telefilm prima citato.
Unica nota dolente è data dall'animazione, la stessa di Cosmo Warrior Zero, dove a ottimi disegni si affiancano disegni di qualità mediobassa.
Per la cronaca, per questo Natale mi sono regalato il cofanetto americano con i sottotitoli in italiano e seguirlo così è stato uno spasso ;-))
Non ho mai amato matsumoto, quindi il mio giudizio può essere di parte. Bel disegno ma a volte poco dettagliato, animazione poco più che mediocre, buona la colonna sonora. La trama appare forzata e poco coinvolgente e molto spesso scade in un'ironia totalmente estranea alle atmosfere western dell'anime. Insomma, dateci un'occhiata ma non aspettatevi granchè....
Serie molto carina nel complesso, il rapporto tra hARLOCK E Toshiro viene presentato e sviluppato molto bene. La protagonista femminile, Simunora, ha la giusta dose di sex appeal e mistero , nonché una notevole furbizia. Molto belle sia l'OP che l'ED theme. Unica nota stonata la fine :(
Non può finire in una maniera così inconcludente... spero in un seguito che concluda la storia. L'ambientazione tipicamente western ci riporta ad un atmosfera alla "trinità" anche se la trama non ha nulla a che vedere con quel film.
Non può finire in una maniera così inconcludente... spero in un seguito che concluda la storia. L'ambientazione tipicamente western ci riporta ad un atmosfera alla "trinità" anche se la trama non ha nulla a che vedere con quel film.