Zettai Karen Children: The Unlimited - Hyoubu Kyousuke
Il mio è un voto molto negativo: confesso che ho ponderato un 5, ma è un regalo che di fatto non mi sento di fare, soprattutto perché è una serie breve, e di recente sembra andare di moda il fatto che avendo un numero limitato di episodi si possa fare un'accozzaglia di concetti con un qualche senso logico qua e là, ma il tutto senza badare alle sbavature che si creano.
La trama francamente poteva dare di più, anche se pesca in un ritrito già visto, già sentito e soprattutto già trattato meglio altrove; questo perché l'idea, anche se non innovativa, di base è buona e ampiamente rodata negli anime, ovvero il dramma dell'uomo comune a confronto con il superuomo, in questo caso Esper e normali. Tuttavia, quando si tocca il razzismo e la discriminazione, il lato emotive/psicologico la deve fare da padrone nella trama, anche solo in un'analisi di percezione di massa del fenomeno, e questa cosa purtroppo manca in "Zettai Karen Children: The Unlimited", dove si tenta un poco probabile tracciato emotivo di pochi soggetti coinvolti, segnati in modo particolare dalle vicende, che guidano il dipanarsi degli eventi cercando di perseguire i propri scopi.
Poteva essere diverso, sicuramente, ma l'analisi anche dei pochi personaggi è approssimativa, l'uso del flashback per far raccapezzare lo spettatore è grossolano e fastidioso, racchiudere una fetta di informazioni in puntate interamente di flashback devia l'attenzione dall'attimo presente, soprattutto perché queste puntate vengono sfoderate verso la fine della serie, come a dire "siamo di fretta, ecco come stanno le cose, almeno ora capite". E’ una cosa irritante, perché fino al momento prima le tracce di passato erano centellinate e lasciavano intendere che era un mistero necessario per la storia. Falsissimo.
I personaggi sono molto stereotipati, tra l'altro, e la loro analisi psicologica è limitata e filtrata a una finta profondità, di fatto tutto è molto superficiale e buttato lì alla buona; l'uso dei children nelle forze armate lascia un che di deludente, queste superbambinette che vanno in guerra con la divisa scolastica fanno sinceramente pena, e sminuiscono il concetto di base del dramma dell'essere Esper in una società umana normale. Insomma, ridicolizzano il tutto, in un modo francamente fastidioso, di fatto il concetto di problema discriminatorio non decolla mai davvero, viene sempre sminuito in modo tale da far sembrare il tutto una barzelletta e far addirittura apparire i personaggi che hanno ferite nel cuore legate a questo come degli incapaci al perdono. Lo stesso protagonista, il super Hyoubu del titolo appunto, viene quasi additato come un eccessivo, eppure nessuno parla dei decenni di rancore e di come si arriva al perdono in queste situazioni.
Unica nota di spicco, naufragata entro la fine a sua volta, è l'incipit di spionaggio inverso da parte dei normali sugli Esper, che lasciava sperare in un confronto di idee più forte tra i due protagonisti, ma di fatto Andy sembra uno in balia delle onde, piuttosto che un uomo con principi solidi che richiede altrettanta solidità di fondo per cambiare un'idea.
Infine, vorrei dire che la scelta di un finale da cioccolatino perugina potevano evitarselo.
Il profilo tecnico è decente, francamente trovo alcuni tratti dei personaggi stravaganti, con capelli assurdi proprio nel modo in cui sono definiti (vedi Fujiko da anziana e via dicendo), ma nel complesso siamo davanti a un lavoro guardabile, molto colorato; un po' psichedelico l'effetto unlimited, ma quello va a gusti.
Le musiche non sono niente di che, ma orecchiabili, opening e ending senza infamia e senza lode.
La trama francamente poteva dare di più, anche se pesca in un ritrito già visto, già sentito e soprattutto già trattato meglio altrove; questo perché l'idea, anche se non innovativa, di base è buona e ampiamente rodata negli anime, ovvero il dramma dell'uomo comune a confronto con il superuomo, in questo caso Esper e normali. Tuttavia, quando si tocca il razzismo e la discriminazione, il lato emotive/psicologico la deve fare da padrone nella trama, anche solo in un'analisi di percezione di massa del fenomeno, e questa cosa purtroppo manca in "Zettai Karen Children: The Unlimited", dove si tenta un poco probabile tracciato emotivo di pochi soggetti coinvolti, segnati in modo particolare dalle vicende, che guidano il dipanarsi degli eventi cercando di perseguire i propri scopi.
Poteva essere diverso, sicuramente, ma l'analisi anche dei pochi personaggi è approssimativa, l'uso del flashback per far raccapezzare lo spettatore è grossolano e fastidioso, racchiudere una fetta di informazioni in puntate interamente di flashback devia l'attenzione dall'attimo presente, soprattutto perché queste puntate vengono sfoderate verso la fine della serie, come a dire "siamo di fretta, ecco come stanno le cose, almeno ora capite". E’ una cosa irritante, perché fino al momento prima le tracce di passato erano centellinate e lasciavano intendere che era un mistero necessario per la storia. Falsissimo.
I personaggi sono molto stereotipati, tra l'altro, e la loro analisi psicologica è limitata e filtrata a una finta profondità, di fatto tutto è molto superficiale e buttato lì alla buona; l'uso dei children nelle forze armate lascia un che di deludente, queste superbambinette che vanno in guerra con la divisa scolastica fanno sinceramente pena, e sminuiscono il concetto di base del dramma dell'essere Esper in una società umana normale. Insomma, ridicolizzano il tutto, in un modo francamente fastidioso, di fatto il concetto di problema discriminatorio non decolla mai davvero, viene sempre sminuito in modo tale da far sembrare il tutto una barzelletta e far addirittura apparire i personaggi che hanno ferite nel cuore legate a questo come degli incapaci al perdono. Lo stesso protagonista, il super Hyoubu del titolo appunto, viene quasi additato come un eccessivo, eppure nessuno parla dei decenni di rancore e di come si arriva al perdono in queste situazioni.
Unica nota di spicco, naufragata entro la fine a sua volta, è l'incipit di spionaggio inverso da parte dei normali sugli Esper, che lasciava sperare in un confronto di idee più forte tra i due protagonisti, ma di fatto Andy sembra uno in balia delle onde, piuttosto che un uomo con principi solidi che richiede altrettanta solidità di fondo per cambiare un'idea.
Infine, vorrei dire che la scelta di un finale da cioccolatino perugina potevano evitarselo.
Il profilo tecnico è decente, francamente trovo alcuni tratti dei personaggi stravaganti, con capelli assurdi proprio nel modo in cui sono definiti (vedi Fujiko da anziana e via dicendo), ma nel complesso siamo davanti a un lavoro guardabile, molto colorato; un po' psichedelico l'effetto unlimited, ma quello va a gusti.
Le musiche non sono niente di che, ma orecchiabili, opening e ending senza infamia e senza lode.
Non conosco la serie originale e pertanto ho visto questi dodici episodi ignaro della maggior parte del background. In un futuro non troppo prossimo esistono gli esper, tra i quali c'è ne uno particolarmente forte, Hyobu, un ragazzo dall'aspetto adolescente e ribelle, vestito con una divisa scolastica (già questo è un grosso ostacolo alla verosimiglianza e credibilità di questa storia fantasy), che ha raccolto attorno a sé molti altri esper con lo scopo di combattere il mondo dei normali, da sempre sospettosi e discriminanti nei loro confronti. Per chi conosce gli "X-Men" potremmo dire che è una sorta di Magneto giapponese, molto carismatico, potentissimo e dagli analoghi obiettivi.
Il tema della discriminazione è presente in molti episodi anche se viene approfondito banalmente. Purtroppo la parola banale (unita a poco originale) è l'aspetto che descrive meglio tutta l'opera. Hyobu nasconde un segreto, ai tempi della seconda guerra mondiale era un giovanotto, quindi com'è possibile che sia ancora così giovane? Una cosa che stride davvero è vedere questo vecchietto comportarsi come un ragazzo - c'è qualcosa che stride nella sua caratterizzazione. Ebbene, i poteri esp fanno di tutto, mantengono giovani, manipolano i materiali, teletrasportano, proteggono, distruggono, fanno volare, creano onde d'urto o silenziose, insomma fanno di tutto tranne che curare le malattie, per quello basta una normale trasfusione. Le cose non migliorano quando arriva l'organizzazione Giapponese chiamata BABEL, i cui esper di punta sono delle studentesse in divisa. Anche la spy story che fa da filo conduttore a tutti gli episodi non è originalissima e, a parte qualche trovata, non solletica mai abbastanza la curiosità. Purtroppo il tema di fondo (la discriminazione, il diverso,) così ben affrontato in altre opere, qui non decolla mai veramente e per certi versi, quando prova a farsi prendere sul serio, finisce per rovinare tutto con un condimento di loli, gonnelline e la solita bambina messa lì per ispirare compassione. Da vedere solo se non sapete cosa fare.
Il tema della discriminazione è presente in molti episodi anche se viene approfondito banalmente. Purtroppo la parola banale (unita a poco originale) è l'aspetto che descrive meglio tutta l'opera. Hyobu nasconde un segreto, ai tempi della seconda guerra mondiale era un giovanotto, quindi com'è possibile che sia ancora così giovane? Una cosa che stride davvero è vedere questo vecchietto comportarsi come un ragazzo - c'è qualcosa che stride nella sua caratterizzazione. Ebbene, i poteri esp fanno di tutto, mantengono giovani, manipolano i materiali, teletrasportano, proteggono, distruggono, fanno volare, creano onde d'urto o silenziose, insomma fanno di tutto tranne che curare le malattie, per quello basta una normale trasfusione. Le cose non migliorano quando arriva l'organizzazione Giapponese chiamata BABEL, i cui esper di punta sono delle studentesse in divisa. Anche la spy story che fa da filo conduttore a tutti gli episodi non è originalissima e, a parte qualche trovata, non solletica mai abbastanza la curiosità. Purtroppo il tema di fondo (la discriminazione, il diverso,) così ben affrontato in altre opere, qui non decolla mai veramente e per certi versi, quando prova a farsi prendere sul serio, finisce per rovinare tutto con un condimento di loli, gonnelline e la solita bambina messa lì per ispirare compassione. Da vedere solo se non sapete cosa fare.
Strano caso quello di "The Unlimited": si tratta infatti di uno spinoff basato sul manga "Zettai Karen Children", manga di discreto successo in Giappone da cui è stata tratta anni fa una serie animata (che al di fuori dei patri confini è pressoché sconosciuta) e un OVA dallo scarso successo commerciale. Caso ancora più strano, se aggiungiamo che la serie TV è essenzialmente una commedia incentrata sulla vita e le avventure di tre bambine di dieci anni, guidate da un supervisore di dieci anni più grande. In quella serie il ruolo di Kyousuke, protagonista di questo spinoff, era di certo non marginale, ma era lampante il fatto che quello ha segnato il relativo "salto di qualità" ed è coinciso con il suo maggior coinvolgimento nella storia.
Al di là del distacco in temi e atmosfere rispetto alla serie originale, "The Unlimited" si propone, almeno nelle premesse, di suscitare un minimo di curiosità nello spettatore: il protagonista, infatti, oltre che essere un cattivo, ha una psicologia affascinante ed è a capo di un'organizzazione i cui membri non ci pensano due volte a uccidere gli avversari. Purtroppo, però, come sempre più spesso nel mondo dell'entertainment, le buone premesse si scontrano con la dura realtà e, di conseguenza, l'unica cosa che riesce particolarmente bene a questo "The Unlimited" è quello di non richiedere la conoscenza della precedente serie TV. Per il resto, beh, abbiamo di fronte un prodotto trascurabile sotto più punti di vista:
1) Sindrome del "Just As Planned".
Fin dal primo episodio accadono fatti che, pur essendo facilmente prevedibili, seguono una logica che, ad esser buoni, potremmo definire naturale... peccato che questa "naturalezza" venga puntualmente rovinata dalla classica rivelazione di uno dei personaggi che se ne esce col classico "Bene, è andata come previsto", come a voler forzatamente rendere più 'thrillerosa' una parte di storia che non ne avrebbe bisogno, col risultato di far apparire il tutto piuttosto patetico.
2) Otaku friendly.
Il manga da cui ha origine questo universo, "Zettai Karen Children", è uno shonen che al tempo stesso ingloba un sacco di componenti borderline: infatti, nella prima parte della serie, è loli e un po' ecchi, con qualche citazione (come un po' tutta la serie TV), mentre nella parte successiva (mai animata, se escludiamo l'OVA) strizza l'occhio a fan di ecchi, yuri, yaoi, BL o ancora ai fanatici delle citazioni ad altri anime e manga. Il problema è che, se nel manga tutta questa miscela è comunque gestita in modo naturale e senza mai scadere nel ruffiano, in "The Unlimited" è evidente fin dal primo minuto che il tutto ha come obiettivo quello di avvicinare determinate fasce di pubblico nella speranza di fare soldi facili. In una parola: fanservice, diretto questo sia alle yaoiste, grazie alle interazioni ambigue tra Sakaki e Minamoto di B.A.B.E.L. e tra vari membri di P.A.N.D.R.A., con Hyobu e Andy in testa, sia ai lolicon, attirati questi dalla pucciosa quanto inutile Yugiri, loli che, se escludiamo le volte in cui chiama Hyobu, in tutta la serie avrà pronunciato sì è no dieci parole diverse in quattro frasi di senso compiuto.
3) "Oh! Ma perché nessuno gli spara?"
Altro grosso problema della storia è la gestione degli antagonisti armati nelle scene d'azione, tutti puntualmente armati fino ai denti, ma che, nelle poche volte in cui non vengono messi fuori combattimento dalla classica onda d'urto di Hyoubu, e sono quindi in condizioni di farsi valere, non si fanno avanti o, se lo fanno, sbagliano mira facendo sì che i "buoni" la facciano franca anche sotto una pioggia di proiettili.
Per il resto i problemi sono quelli tipici di un progetto mozzato in corsa legati alla gestione del tempo: colpi di scena improbabili, voltafaccia forzati e la solita pessima gestione del tempo, con sprechi di minuti preziosi che vanno a risolversi in accelerate improvvise e irragionevoli verso la ultime battute della serie.
Buono invece il comparto grafico e alcune scene d'azione nei primi due terzi della serie.
In conclusione, a chi conosce il brand per la prima serie TV consiglio di seguire "The Unlimited" solo per vedere all'opera le tre eroine di "Zettai Karen Children", cresciute di qualche anno dagli eventi della prima serie. I neofiti la troveranno invece una perdita di tempo.
I lettori del manga possono invece continuare a illudersi di poter vedere un giorno animata la seconda parte del fumetto, dal momento che questo "The Unlimited" non influenza in alcun modo gli eventi successivi alla prima parte del manga.
Al di là del distacco in temi e atmosfere rispetto alla serie originale, "The Unlimited" si propone, almeno nelle premesse, di suscitare un minimo di curiosità nello spettatore: il protagonista, infatti, oltre che essere un cattivo, ha una psicologia affascinante ed è a capo di un'organizzazione i cui membri non ci pensano due volte a uccidere gli avversari. Purtroppo, però, come sempre più spesso nel mondo dell'entertainment, le buone premesse si scontrano con la dura realtà e, di conseguenza, l'unica cosa che riesce particolarmente bene a questo "The Unlimited" è quello di non richiedere la conoscenza della precedente serie TV. Per il resto, beh, abbiamo di fronte un prodotto trascurabile sotto più punti di vista:
1) Sindrome del "Just As Planned".
Fin dal primo episodio accadono fatti che, pur essendo facilmente prevedibili, seguono una logica che, ad esser buoni, potremmo definire naturale... peccato che questa "naturalezza" venga puntualmente rovinata dalla classica rivelazione di uno dei personaggi che se ne esce col classico "Bene, è andata come previsto", come a voler forzatamente rendere più 'thrillerosa' una parte di storia che non ne avrebbe bisogno, col risultato di far apparire il tutto piuttosto patetico.
2) Otaku friendly.
Il manga da cui ha origine questo universo, "Zettai Karen Children", è uno shonen che al tempo stesso ingloba un sacco di componenti borderline: infatti, nella prima parte della serie, è loli e un po' ecchi, con qualche citazione (come un po' tutta la serie TV), mentre nella parte successiva (mai animata, se escludiamo l'OVA) strizza l'occhio a fan di ecchi, yuri, yaoi, BL o ancora ai fanatici delle citazioni ad altri anime e manga. Il problema è che, se nel manga tutta questa miscela è comunque gestita in modo naturale e senza mai scadere nel ruffiano, in "The Unlimited" è evidente fin dal primo minuto che il tutto ha come obiettivo quello di avvicinare determinate fasce di pubblico nella speranza di fare soldi facili. In una parola: fanservice, diretto questo sia alle yaoiste, grazie alle interazioni ambigue tra Sakaki e Minamoto di B.A.B.E.L. e tra vari membri di P.A.N.D.R.A., con Hyobu e Andy in testa, sia ai lolicon, attirati questi dalla pucciosa quanto inutile Yugiri, loli che, se escludiamo le volte in cui chiama Hyobu, in tutta la serie avrà pronunciato sì è no dieci parole diverse in quattro frasi di senso compiuto.
3) "Oh! Ma perché nessuno gli spara?"
Altro grosso problema della storia è la gestione degli antagonisti armati nelle scene d'azione, tutti puntualmente armati fino ai denti, ma che, nelle poche volte in cui non vengono messi fuori combattimento dalla classica onda d'urto di Hyoubu, e sono quindi in condizioni di farsi valere, non si fanno avanti o, se lo fanno, sbagliano mira facendo sì che i "buoni" la facciano franca anche sotto una pioggia di proiettili.
Per il resto i problemi sono quelli tipici di un progetto mozzato in corsa legati alla gestione del tempo: colpi di scena improbabili, voltafaccia forzati e la solita pessima gestione del tempo, con sprechi di minuti preziosi che vanno a risolversi in accelerate improvvise e irragionevoli verso la ultime battute della serie.
Buono invece il comparto grafico e alcune scene d'azione nei primi due terzi della serie.
In conclusione, a chi conosce il brand per la prima serie TV consiglio di seguire "The Unlimited" solo per vedere all'opera le tre eroine di "Zettai Karen Children", cresciute di qualche anno dagli eventi della prima serie. I neofiti la troveranno invece una perdita di tempo.
I lettori del manga possono invece continuare a illudersi di poter vedere un giorno animata la seconda parte del fumetto, dal momento che questo "The Unlimited" non influenza in alcun modo gli eventi successivi alla prima parte del manga.