Pokémon: Le Origini
<b>Attenzione: la recensione contiene spoiler</b>
"Pokémon: Le Origini" è uno speciale di quattro episodi che ricalca le avventure dell'allenatore Rosso, proveniente da Biancaville e protagonista dei primissimi giochi del brand e dei rispettivi remake. E secondo me qui arriva il primo problema di coerenza: chiamandosi "Le Origini", mi sarei aspettato un Rosso disegnato tenendo conto del primo artwork del personaggio, quello del 1996, e non del modello usato nei remake "RossoFuoco" e "VerdeFoglia".
Il vero problema dello speciale però sta nella sua lunghezza o, meglio, cortezza. Esso è composto da soli quattro episodi, ovviamente insufficienti per narrare con precisione gli eventi del videogioco. "Le Origini", infatti, si sofferma solamente sui fatti più importanti della trama, come ad esempio la lotta contro Giovanni, capo del Team Rocket, o la conquista della Lega Pokémon. Tutto il resto viene narrato sotto forma di resoconto all'inizio di ogni puntata, risultando quasi una presa in giro per chi, da questa mini-serie, si aspettava un minimo di avventura. Se contiamo anche che uno di questi episodi è un filler, allora la situazione precipita ancora di più; filler che avrà, tra l'altro, più mordente degli altri tre episodi con trama, e questo la dice lunga.
Tranquilli, anche gli eventi principali saranno comunque rivisitati in modo frettoloso e senza soffermarsi troppo sui dettagli. Esempio più che lampante è la scalata della Lega Pokémon, ove le "lotte" tra Rosso e i Super4 vengono rappresentate da uno scambio di mosse a testa... a combattimento, non a personaggio! Il finale contro Blu (Green, in originale) è tra le manifestazioni più evidenti dell'inconsistenza di questo anime, trasmettendo le stesse emozioni che trasmetterebbe la visione di un muro bianco per ore intere.
Le caratterizzazioni dei personaggi hanno la pretesa di riprendere quelle originali dei videogiochi, cosa però impossibile da fare con Rosso, in quanto, essendo un personaggio giocabile, egli è privo di una propria identità e carattere. Non per nulla un altro problema che questo speciale porta con sé è proprio il protagonista, reso nella maniera più banale possibile. Rosso per tutta la durata degli episodi agirà come un automa, impegnandosi a completare il pokèdex solo perché gli è stato ordinato dal prof. Oak, e non mostrando un'aspirazione propria. Il suo rapporto con i pokémon è pressoché inesistente, salvo qualche sporadica interazione con Charmander e i suoi stadi evolutivi; Il doppiaggio nostrano del personaggio, affidato alla splendida voce di Massimo Di Benedetto, purtroppo non aiuta a rendere il personaggio più carismatico o interessante di quanto non appaia sulla carta, rivelandosi non adatta al ruolo. In originale, a doppiare Rosso, troviamo la celebre voce di Naruto, Junko Takeuchi, che comunque non salva il personaggio, anche se riesce a renderlo un po' più vispo.
Gli altri personaggi sono abbastanza fedeli, per quel poco che ci vengono mostrati. Non che questo li rende memorabili e decenti, come Blu, che, seppur fedele alla sua versione videoludica, sarà comunque il classico rivale sbruffone e altezzoso che abbiamo già visto migliaia di volte. Un appunto va fatto a Giovanni, il capo-palestra di Smeraldopoli e boss del Team Rocket. Per essere il personaggio che tutti osannano come il cattivo supremo del mondo pokémon, sono rimasto abbastanza deluso. La sua conversione è illogica e del tutto priva di profondità, gettando alle ortiche la figura di malvagio senza scrupoli.
Parlando del lato tecnico, devo purtroppo dare un ulteriore parere negativo. Le animazioni delle mosse sono confuse e spesso non si capisce nemmeno quale attacco sia in atto, rendendo il tutto molto più simile a un fan-made che a una serie prodotta da animatori professionisti. Il character design è tra i più tristi e poveri che io abbia mai visto, creando dei veri e propri mostri fatti a personaggio, uno tra tutti Misty! L'elemento che più mi ha fatto storcere il naso è stato l'uso degli indicatori di salute al muro. Sicuramente è stata una scelta per accostarsi di più al prodotto d'origine, il problema è che l'hanno fatto con l'unico elemento che non avrebbero dovuto mantenere. Quella che volgarmente viene chiamata "vita" è un elemento essenziale in un videogioco, dove è fondamentale sapere lo stato di salute delle proprie creature, ma in un anime tutto ciò rende malissimo, e non produce alcun valore aggiuntivo alle battaglie, anzi, pone quesiti. Del tipo, come può un computer avere già i parametri di salute di un pokémon quando questi entra in campo? Boh, mistero!
Non vorrei, ma lo farò ugualmente, parlare dell'inserimento della Mega Evoluzione nell'ultima parte del quarto episodio. La Mega Evoluzione è una meccanica di gioco che ha debuttato con i giochi "X" e "Y", appartenenti alla sesta generazione. Ciò mi porta a pensare che tutto questo speciale altro non sia che uno spot gigante per quest'ultimi giochi, polverizzando del tutto l'idea primaria di omaggiare le vere origini del brand.
Riassumendo il tutto, ho trovato "Le Origini" un anime evitabilissimo, creato solo per dare fanservice gratuito a chi odia il vero anime dei pokémon (quello con Ash), e che non si impegna nemmeno a cercare di far emozionare lo spettatore con delle trovate artistiche che si rispettino. L'importante sono i traguardi e non il come vengono raggiunti: ciò è dimostrato dalle lotte composte spesso da un solo attacco per parte, senza una strategia o un solo pensiero tattico da parte degli allenatori. L'importante è che Rosso vinca e che i suoi fan sbavino per questo, mica è importante emozionarsi nel mentre, no?!
"Pokémon: Le Origini" è uno speciale di quattro episodi che ricalca le avventure dell'allenatore Rosso, proveniente da Biancaville e protagonista dei primissimi giochi del brand e dei rispettivi remake. E secondo me qui arriva il primo problema di coerenza: chiamandosi "Le Origini", mi sarei aspettato un Rosso disegnato tenendo conto del primo artwork del personaggio, quello del 1996, e non del modello usato nei remake "RossoFuoco" e "VerdeFoglia".
Il vero problema dello speciale però sta nella sua lunghezza o, meglio, cortezza. Esso è composto da soli quattro episodi, ovviamente insufficienti per narrare con precisione gli eventi del videogioco. "Le Origini", infatti, si sofferma solamente sui fatti più importanti della trama, come ad esempio la lotta contro Giovanni, capo del Team Rocket, o la conquista della Lega Pokémon. Tutto il resto viene narrato sotto forma di resoconto all'inizio di ogni puntata, risultando quasi una presa in giro per chi, da questa mini-serie, si aspettava un minimo di avventura. Se contiamo anche che uno di questi episodi è un filler, allora la situazione precipita ancora di più; filler che avrà, tra l'altro, più mordente degli altri tre episodi con trama, e questo la dice lunga.
Tranquilli, anche gli eventi principali saranno comunque rivisitati in modo frettoloso e senza soffermarsi troppo sui dettagli. Esempio più che lampante è la scalata della Lega Pokémon, ove le "lotte" tra Rosso e i Super4 vengono rappresentate da uno scambio di mosse a testa... a combattimento, non a personaggio! Il finale contro Blu (Green, in originale) è tra le manifestazioni più evidenti dell'inconsistenza di questo anime, trasmettendo le stesse emozioni che trasmetterebbe la visione di un muro bianco per ore intere.
Le caratterizzazioni dei personaggi hanno la pretesa di riprendere quelle originali dei videogiochi, cosa però impossibile da fare con Rosso, in quanto, essendo un personaggio giocabile, egli è privo di una propria identità e carattere. Non per nulla un altro problema che questo speciale porta con sé è proprio il protagonista, reso nella maniera più banale possibile. Rosso per tutta la durata degli episodi agirà come un automa, impegnandosi a completare il pokèdex solo perché gli è stato ordinato dal prof. Oak, e non mostrando un'aspirazione propria. Il suo rapporto con i pokémon è pressoché inesistente, salvo qualche sporadica interazione con Charmander e i suoi stadi evolutivi; Il doppiaggio nostrano del personaggio, affidato alla splendida voce di Massimo Di Benedetto, purtroppo non aiuta a rendere il personaggio più carismatico o interessante di quanto non appaia sulla carta, rivelandosi non adatta al ruolo. In originale, a doppiare Rosso, troviamo la celebre voce di Naruto, Junko Takeuchi, che comunque non salva il personaggio, anche se riesce a renderlo un po' più vispo.
Gli altri personaggi sono abbastanza fedeli, per quel poco che ci vengono mostrati. Non che questo li rende memorabili e decenti, come Blu, che, seppur fedele alla sua versione videoludica, sarà comunque il classico rivale sbruffone e altezzoso che abbiamo già visto migliaia di volte. Un appunto va fatto a Giovanni, il capo-palestra di Smeraldopoli e boss del Team Rocket. Per essere il personaggio che tutti osannano come il cattivo supremo del mondo pokémon, sono rimasto abbastanza deluso. La sua conversione è illogica e del tutto priva di profondità, gettando alle ortiche la figura di malvagio senza scrupoli.
Parlando del lato tecnico, devo purtroppo dare un ulteriore parere negativo. Le animazioni delle mosse sono confuse e spesso non si capisce nemmeno quale attacco sia in atto, rendendo il tutto molto più simile a un fan-made che a una serie prodotta da animatori professionisti. Il character design è tra i più tristi e poveri che io abbia mai visto, creando dei veri e propri mostri fatti a personaggio, uno tra tutti Misty! L'elemento che più mi ha fatto storcere il naso è stato l'uso degli indicatori di salute al muro. Sicuramente è stata una scelta per accostarsi di più al prodotto d'origine, il problema è che l'hanno fatto con l'unico elemento che non avrebbero dovuto mantenere. Quella che volgarmente viene chiamata "vita" è un elemento essenziale in un videogioco, dove è fondamentale sapere lo stato di salute delle proprie creature, ma in un anime tutto ciò rende malissimo, e non produce alcun valore aggiuntivo alle battaglie, anzi, pone quesiti. Del tipo, come può un computer avere già i parametri di salute di un pokémon quando questi entra in campo? Boh, mistero!
Non vorrei, ma lo farò ugualmente, parlare dell'inserimento della Mega Evoluzione nell'ultima parte del quarto episodio. La Mega Evoluzione è una meccanica di gioco che ha debuttato con i giochi "X" e "Y", appartenenti alla sesta generazione. Ciò mi porta a pensare che tutto questo speciale altro non sia che uno spot gigante per quest'ultimi giochi, polverizzando del tutto l'idea primaria di omaggiare le vere origini del brand.
Riassumendo il tutto, ho trovato "Le Origini" un anime evitabilissimo, creato solo per dare fanservice gratuito a chi odia il vero anime dei pokémon (quello con Ash), e che non si impegna nemmeno a cercare di far emozionare lo spettatore con delle trovate artistiche che si rispettino. L'importante sono i traguardi e non il come vengono raggiunti: ciò è dimostrato dalle lotte composte spesso da un solo attacco per parte, senza una strategia o un solo pensiero tattico da parte degli allenatori. L'importante è che Rosso vinca e che i suoi fan sbavino per questo, mica è importante emozionarsi nel mentre, no?!
Finalmente! Questo è il primo commento che voglio fare, se penso a questa "versione" animata dei Pokémon. Come tutti sono cresciuto giocando ai videogiochi e guardando gli episodi trasmessi da Mediaset. Questo titolo però, ragazzi, è un'altra storia... è ciò che ogni fan della serie videoludica ha sempre desiderato. Prima di tutto, la trama rispecchia appieno quella del buon vecchio "Pokémon Rosso" e il protagonista non è un ragazzo a cui regalano le medaglie, come se vincerle fosse una moda passata! Inoltre, cosa che ho particolarmente apprezzato, il Team Rocket è quello che è: una banda di mascalzoni senza dignità e amore per i Pokémon, e non un duo di incompetenti. I Pokémon non sono dei peluche carini che ripetono all'infinito il loro nome, temendo probabilmente di dimenticarlo!
Se quelli elencati erano tutti i presupposti e le note dolci di questa breve serie (praticamente non inizia nemmeno, che finisce) bisogna dire il lato negativo: quattro episodi di ventidue minuti sono troppo, troppo pochi. Capisco il voler riassumere, ma qui andiamo un po' oltre. Inoltre tanti aspetti potevano essere approfonditi, diversamente dalla famosa serie con Ash e "compagnia bella"!
Comunque, nonostante tutto, consigliato ai fan del fenomeno videoludico.
Se quelli elencati erano tutti i presupposti e le note dolci di questa breve serie (praticamente non inizia nemmeno, che finisce) bisogna dire il lato negativo: quattro episodi di ventidue minuti sono troppo, troppo pochi. Capisco il voler riassumere, ma qui andiamo un po' oltre. Inoltre tanti aspetti potevano essere approfonditi, diversamente dalla famosa serie con Ash e "compagnia bella"!
Comunque, nonostante tutto, consigliato ai fan del fenomeno videoludico.
Per la generazione di ragazzi degli anni '90 che scoprirono i Pokémon grazie ai primi videogiochi (Rosso e Blu, quelli che avevano come mascotte Charizard e Blastoise), la realizzazione di uno special televisivo molto più fedele al videogioco originale di quanto lo fosse l'infantile serie tv che ha come protagonista dal lontano 1997 Ash Ketchum dev'essere stata salutata come una manna dal cielo. Me compreso, perché con Pokémon Blu ci sono cresciuto. Peccato solo che il risultato finale non sia soddisfacente al 100% e dia l'impressione di essere stato fatto anche (anzi, soprattutto) per sponsorizzare l'uscita dei nuovi giochi X e Y, visto che nell'ultimo episodio compare anche una delle novità che gli ultimi giochi usciti per Nintendo 3DS hanno introdotto nel mondo dei mostriciattoli da collezione.
Il grosso difetto di Pokémon: Le Origini è di essere breve, troppo breve, volendo in soli quattro episodi raccogliere una storia che avrebbe meritato molto più spazio. Seguiamo le vicende di Red, un ragazzo di Pallet Town che parte per intraprendere la carriera di allenatore di Pokémon e completare il Pokédex, l'enciclopedia datagli dal professor Oak. Nel corso del suo viaggio Red dovrà scontrarsi con i vari capipalestra, sventare i piani malvagi del Team Rocket, affrontare il suo rivale Green, conquistare il titolo di campione della Lega Pokémon e catturare tutti i 150 Pokémon della prima generazione. In quattro episodi, tutto questo non può trovare spazio, costringendo quindi la sceneggiatura a concentrarsi solo su pochi momenti (in particolare lo scontro col Team Rocket, quello veramente cattivo che ammazza i Pokémon!) e comprimendo gli altri in deludenti riassunti all'inizio di ogni episodio. Forse 12 episodi sarebbero stati più adatti per una storia del genere.
Nel contempo, però, i quattro episodi hanno un tono più maturo rispetto alla serie tv che va in onda dal 1997, i Pokémon emettono dei versi come se fossero animali invece di ripetere il loro nome come se fossero rimbambiti (quindi non avremo Pikachu che ripetono "Pikapì!" in continuazione), non ci sono Pokémon parlanti (neppure Mewtwo), il Team Rocket è composto da veri terroristi privi di scrupoli che vogliono solo arricchirsi ed è presente anche il celebre episodio della morte della madre di Cubone.
Lo consiglio dunque soltanto ai veri fan che vogliono qualcosa di più fedele al gioco originale, anche se alla fine rimarranno sicuramente delusi dai difetti summenzionati.
Il grosso difetto di Pokémon: Le Origini è di essere breve, troppo breve, volendo in soli quattro episodi raccogliere una storia che avrebbe meritato molto più spazio. Seguiamo le vicende di Red, un ragazzo di Pallet Town che parte per intraprendere la carriera di allenatore di Pokémon e completare il Pokédex, l'enciclopedia datagli dal professor Oak. Nel corso del suo viaggio Red dovrà scontrarsi con i vari capipalestra, sventare i piani malvagi del Team Rocket, affrontare il suo rivale Green, conquistare il titolo di campione della Lega Pokémon e catturare tutti i 150 Pokémon della prima generazione. In quattro episodi, tutto questo non può trovare spazio, costringendo quindi la sceneggiatura a concentrarsi solo su pochi momenti (in particolare lo scontro col Team Rocket, quello veramente cattivo che ammazza i Pokémon!) e comprimendo gli altri in deludenti riassunti all'inizio di ogni episodio. Forse 12 episodi sarebbero stati più adatti per una storia del genere.
Nel contempo, però, i quattro episodi hanno un tono più maturo rispetto alla serie tv che va in onda dal 1997, i Pokémon emettono dei versi come se fossero animali invece di ripetere il loro nome come se fossero rimbambiti (quindi non avremo Pikachu che ripetono "Pikapì!" in continuazione), non ci sono Pokémon parlanti (neppure Mewtwo), il Team Rocket è composto da veri terroristi privi di scrupoli che vogliono solo arricchirsi ed è presente anche il celebre episodio della morte della madre di Cubone.
Lo consiglio dunque soltanto ai veri fan che vogliono qualcosa di più fedele al gioco originale, anche se alla fine rimarranno sicuramente delusi dai difetti summenzionati.