Disk Wars: Avengers
Sin dai primi annunci, Disk Wars: Avengers si presentava come una serie trashissima, troppo trash per poterla ignorare. Cosa aspettarsi, del resto, da una premessa che vede gli eroi Marvel ridotti a "Pokemon" evocabili da ragazzini tramite appositi dischi?
L'intento commerciale è chiaro: in un periodo come questo, in cui gli eroi Marvel stanno vivendo un forte interesse da parte di grandi e piccini grazie al successo dei tanti film cinematografici e del relativo merchandise (entrate in un Disney Store e ditemi se non si trovano più giocattoli degli Avengers che dei classici Disney), l'occasione per farli conoscere anche ai bambini giapponesi è servita su un piatto d'argento. E, ovviamente, non sono mancati videogiochi, carte e giocattoli, come sempre accade quando ci sono i giapponesi di mezzo...
L'effetto trash c'è, effettivamente, ma ci si fa l'abitudine ben presto, e quel che si ottiene è una serie caruccia, con lo stile tipico delle serie commerciali per bambini (Digimon, Beyblade e simili). Disk Wars: Avengers è ricco d'azione e scontri, ma non mancano momenti di comicità, introspezione e psicologia.
I suoi giovani protagonisti sono semplici e stereotipati (l'impulsivo, l'intelligente, il riservato, l'insicuro, la ragazza solare), ma funzionano e ci si entra subito in sintonia, così come risulta azzeccato e avvincente il legame biunivoco e profondo che instaurano con gli eroi Marvel.
Disk Wars: Avengers è una festa per gli appassionati dei supereroi Marvel, che vi troveranno praticamente tutti gli eroi dei fumetti, da quelli resi celebri da film recenti a quelli meno conosciuti e sfortunati. Ciò che stupisce è che, anche in questa rielaborazione fantasiosa e assurda, buona parte di loro mantiene i tratti caratteristici che hanno sempre avuto nelle loro varie incarnazioni: gli inganni di Loki, la sbruffonaggine di Tony Stark, l'umorismo dell'Uomo Ragno, la strabordante ironia di Deadpool, i tormenti degli X-Men e così via. Ogni personaggio viene presentato arricchendone la storia o il carattere con citazioni, flashback e risvolti, e si cerca sempre di mantenere un minimo di fedeltà ai personaggi originali anche se spesso le loro vicende vengono un po' pasticciate. Dispiace che molti dei cattivi (ad esempio Lizard o il Dottor Octopus) risultino soltanto macchiette comiche, perdendo il fascino che avevano in originale, ma questo succede spesso anche nelle produzioni Marvel americane per un pubblico giovane, quindi non è un problema troppo grave.
La serie ripercorre varie saghe dedicate a questo o a quel personaggio (casualmente non mancano personaggi strategicamente piazzati lì per pubblicizzare i film, come i Guardiani della galassia o Ultron): dagli X-Men a Deadpool, da Venom a Blade. E' divisa in due tronconi, separati dall'immancabile episodio riassuntivo: se nel primo la trama è chiara e lineare, il secondo sembra più un'accozzaglia di saghe fini a se stesse, ma negli episodi finali tutto assume una sua unità.
E' una serie assai simpatica, che intrattiene e diverte nel vedere quali nuovi eroi Marvel faranno capolino e come si inseriranno in questa rielaborazione, mentre nel frattempo incanta con il percorso di crescita dei suoi personaggi, sia i bambini che gli eroi che a loro si accompagnano nelle battaglie.
Può sembrare strano e ridicolo, ma finisce invece per essere bellissimo vedere dei ragazzini che potenziano Iron Man o Hulk con armature ipertecnologiche e questi ultimi che sferrano strabilianti attacchi in stile Digimon, appunto. L'inserimento, nella seconda parte, di un secondo gruppo di eroi alleati ai ragazzi (tra cui un fighissimo Luke "Power Man" Cage), aiuta a variare le dinamiche e a rendere il tutto più esaltante.
Ciò che finisce per colpire maggiormente è, tuttavia, il bellissimo messaggio di fondo, che fa riflettere sul ruolo dell'eroe. Lo strettissimo legame fra gli eroi e i bambini finisce per portare alla luce interessanti questioni: forse che anche nel cuore di un comune bambino si nasconde un piccolo ma grande eroe? Forse che anche questo piccolo eroe, pur senza costumi sgargianti, abilità sovrumane o armi avanzatissime, possiede poteri chiamati amore e coraggio, importanti tanto quelli dei suoi idoli adulti e, anzi, per loro indispensabili?
E' un anime allegro e colorato, dove i bambini sono disegnati con un classicissimo e gradevole stile da cartone animato giapponese per ragazzi e si cerca di rendere al meglio i vari eroi Marvel rendendoli riconoscibili ma non sempre identici agli originali. Alcune rielaborazioni grafiche risultano azzeccate e affascinanti, come la bellissima resa di Pepper Potts. Altre sono un po' meno riuscite, come l'orripilante Dottor Octopus.
C'è un buon uso della computer grafica, limitata a mezzi di trasporto o ai dischi, senza essere eccessivamente invasiva come successo altrove.
Il doppiaggio fa il suo lavoro senza eccellere troppo, mentre la serie ha una colonna sonora abbastanza gradevole e vari, simpatici, brani dei T.M. Revolution (il cui cantante doppia Silver Samurai nella serie).
Disk Wars: Avengers è esattamente ciò che sembra: una serie commerciale per bambini, con tutti gli alti e i bassi che questo genere di produzioni si porta dietro. Se siete appassionati degli eroi Marvel, forse storcerete il naso davanti a questa loro versione "Pokemon", ma vi perdereste perle come gli spassosissimi episodi con Deadpool che ironizza sugli anime giapponesi e comunque una serie carina e gradevole nel suo complesso, che dimostra benissimo come mai oggi gli eroi Marvel tirino tanto e piacciano un po' a tutti: perché sono colorati, perché sono forti, perché sono eroi che idolatriamo ma che, tutto sommato, sentiamo anche un po' nostri. No, magari noi non possiamo imprigionare un supereroe in un disco ed evocarlo a nostro piacimento, ma forse possiamo cercare di dar voce al nostro piccolo supereroe interiore, che ha anche lui i suoi "superproblemi", ma con impegno e coraggio può riuscire a risolverli.
L'intento commerciale è chiaro: in un periodo come questo, in cui gli eroi Marvel stanno vivendo un forte interesse da parte di grandi e piccini grazie al successo dei tanti film cinematografici e del relativo merchandise (entrate in un Disney Store e ditemi se non si trovano più giocattoli degli Avengers che dei classici Disney), l'occasione per farli conoscere anche ai bambini giapponesi è servita su un piatto d'argento. E, ovviamente, non sono mancati videogiochi, carte e giocattoli, come sempre accade quando ci sono i giapponesi di mezzo...
L'effetto trash c'è, effettivamente, ma ci si fa l'abitudine ben presto, e quel che si ottiene è una serie caruccia, con lo stile tipico delle serie commerciali per bambini (Digimon, Beyblade e simili). Disk Wars: Avengers è ricco d'azione e scontri, ma non mancano momenti di comicità, introspezione e psicologia.
I suoi giovani protagonisti sono semplici e stereotipati (l'impulsivo, l'intelligente, il riservato, l'insicuro, la ragazza solare), ma funzionano e ci si entra subito in sintonia, così come risulta azzeccato e avvincente il legame biunivoco e profondo che instaurano con gli eroi Marvel.
Disk Wars: Avengers è una festa per gli appassionati dei supereroi Marvel, che vi troveranno praticamente tutti gli eroi dei fumetti, da quelli resi celebri da film recenti a quelli meno conosciuti e sfortunati. Ciò che stupisce è che, anche in questa rielaborazione fantasiosa e assurda, buona parte di loro mantiene i tratti caratteristici che hanno sempre avuto nelle loro varie incarnazioni: gli inganni di Loki, la sbruffonaggine di Tony Stark, l'umorismo dell'Uomo Ragno, la strabordante ironia di Deadpool, i tormenti degli X-Men e così via. Ogni personaggio viene presentato arricchendone la storia o il carattere con citazioni, flashback e risvolti, e si cerca sempre di mantenere un minimo di fedeltà ai personaggi originali anche se spesso le loro vicende vengono un po' pasticciate. Dispiace che molti dei cattivi (ad esempio Lizard o il Dottor Octopus) risultino soltanto macchiette comiche, perdendo il fascino che avevano in originale, ma questo succede spesso anche nelle produzioni Marvel americane per un pubblico giovane, quindi non è un problema troppo grave.
La serie ripercorre varie saghe dedicate a questo o a quel personaggio (casualmente non mancano personaggi strategicamente piazzati lì per pubblicizzare i film, come i Guardiani della galassia o Ultron): dagli X-Men a Deadpool, da Venom a Blade. E' divisa in due tronconi, separati dall'immancabile episodio riassuntivo: se nel primo la trama è chiara e lineare, il secondo sembra più un'accozzaglia di saghe fini a se stesse, ma negli episodi finali tutto assume una sua unità.
E' una serie assai simpatica, che intrattiene e diverte nel vedere quali nuovi eroi Marvel faranno capolino e come si inseriranno in questa rielaborazione, mentre nel frattempo incanta con il percorso di crescita dei suoi personaggi, sia i bambini che gli eroi che a loro si accompagnano nelle battaglie.
Può sembrare strano e ridicolo, ma finisce invece per essere bellissimo vedere dei ragazzini che potenziano Iron Man o Hulk con armature ipertecnologiche e questi ultimi che sferrano strabilianti attacchi in stile Digimon, appunto. L'inserimento, nella seconda parte, di un secondo gruppo di eroi alleati ai ragazzi (tra cui un fighissimo Luke "Power Man" Cage), aiuta a variare le dinamiche e a rendere il tutto più esaltante.
Ciò che finisce per colpire maggiormente è, tuttavia, il bellissimo messaggio di fondo, che fa riflettere sul ruolo dell'eroe. Lo strettissimo legame fra gli eroi e i bambini finisce per portare alla luce interessanti questioni: forse che anche nel cuore di un comune bambino si nasconde un piccolo ma grande eroe? Forse che anche questo piccolo eroe, pur senza costumi sgargianti, abilità sovrumane o armi avanzatissime, possiede poteri chiamati amore e coraggio, importanti tanto quelli dei suoi idoli adulti e, anzi, per loro indispensabili?
E' un anime allegro e colorato, dove i bambini sono disegnati con un classicissimo e gradevole stile da cartone animato giapponese per ragazzi e si cerca di rendere al meglio i vari eroi Marvel rendendoli riconoscibili ma non sempre identici agli originali. Alcune rielaborazioni grafiche risultano azzeccate e affascinanti, come la bellissima resa di Pepper Potts. Altre sono un po' meno riuscite, come l'orripilante Dottor Octopus.
C'è un buon uso della computer grafica, limitata a mezzi di trasporto o ai dischi, senza essere eccessivamente invasiva come successo altrove.
Il doppiaggio fa il suo lavoro senza eccellere troppo, mentre la serie ha una colonna sonora abbastanza gradevole e vari, simpatici, brani dei T.M. Revolution (il cui cantante doppia Silver Samurai nella serie).
Disk Wars: Avengers è esattamente ciò che sembra: una serie commerciale per bambini, con tutti gli alti e i bassi che questo genere di produzioni si porta dietro. Se siete appassionati degli eroi Marvel, forse storcerete il naso davanti a questa loro versione "Pokemon", ma vi perdereste perle come gli spassosissimi episodi con Deadpool che ironizza sugli anime giapponesi e comunque una serie carina e gradevole nel suo complesso, che dimostra benissimo come mai oggi gli eroi Marvel tirino tanto e piacciano un po' a tutti: perché sono colorati, perché sono forti, perché sono eroi che idolatriamo ma che, tutto sommato, sentiamo anche un po' nostri. No, magari noi non possiamo imprigionare un supereroe in un disco ed evocarlo a nostro piacimento, ma forse possiamo cercare di dar voce al nostro piccolo supereroe interiore, che ha anche lui i suoi "superproblemi", ma con impegno e coraggio può riuscire a risolverli.
"Disk Wars: Avengers" è una serie anime del 2014, realizzata su licenza Marvel per pubblicizzare una linea di giocattoli, i "Disks", sorta di action figures dei supereroi che si possono trasformare appunto in dischetti. Non so sinceramente se questi prodotti siano usciti fuori dal Giappone e se siano arrivati fin qui in Italia (non li ho mai visti nei negozi) ma la serie anime resterà molto probabilmente relegata al solo Giappone.
La trama dell'anime è incentrata sulla creazione dei suddetti Disk da parte di Tony Stark / Iron Man, ma a differenza della realtà, nel mondo dell'anime non sono giocattoli ma avanzati dispositivi di contenimento creati con lo scopo di imprigionare i vari super criminali. Purtroppo le cose come al solito non vanno mai per il verso giusto e il perfido Loki, fratellastro del dio nordico Thor, decide di impossessarsene. Durante la battaglia che ne segue, Iron Man e gli altri Avengers (Captain America, Hulk, Wasp e Thor) finiscono anche loro imprigionati nei Disk. L'unico modo che gli eroi hanno per tornare alla propria forma è grazie al potere di alcuni ragazzini capaci di liberarli temporaneamente dai dispositivi, permettendogli di tornare a combattere, seppur solo per pochi minuti. Quando invece sono imprigionati nei Disk, gli eroi possono manifestarsi sotto forma di proiezione olografica e comunicare con i propri partner o gli altri personaggi.
Sostanzialmente, è come se i più potenti eroi della Terra diventassero dei Pokèmon che lottano al fianco dei propri padroni / compagni umani, pronti ad evocarli ogni qual volta c'è ne sia la necessità.
La serie in sé non è proprio malvagia, e tutto sommato il suo scopo lo raggiunge. Il problema maggiore è la sua lunghezza: ben 51 episodi.
Alla fine tutto si riduce ad una parata dei vari supereroi della Marvel a cui vengono di volta in volta dedicate minisaghe di pochi episodi, come ad esempio quella dedicata agli X-Men, al costume nero di Spider-Man, a Blade o a Deadpool, che si alternano ad altre realizzate apposta per pubblicizzare i film in uscita al cinema, tipo quella sui Guardiani della Galassia o su Ultron. Purtroppo però, anche se queste mini saghe funzionano abbastanza bene prese singolarmente, rendono evidente la mancanza di una vera e solida trama di fondo, che è troppo ripetitiva e fin troppo diluita, rendendo difficoltoso arrivare alla fine.
La serie è comunque abbastanza infantile nei contenuti e nelle varie storie proposte. I vari super eroi sono ridotti quasi a baby sitter dei ragazzini a cui si accompagnano, aiutandoli nelle loro difficoltà e problemi di tutti i giorni, siano essi i compiti scolastici o la mancanza di fiducia in sé stessi. Questo rapporto va però anche nell'altro senso, con gli eroi che diventano incapaci di battere perfino un gatto se non hanno il proprio partner di fianco a infondergli forza e coraggio. Invece i cattivi, anche quelli che in origine erano crudeli e spietati, sono ridotti a macchiette comiche.
Il gruppo dei ragazzini protagonisti è invece parecchio stereotipato. C'è Akira, quello che potrebbe essere definito il leader, coraggioso e scavezzacollo, di rosso vestito, suo fratello Hikaru, quello calmo e intelligente, Chris, quello scontroso e taciturno che sta per i fatti suoi, Ed, il piccoletto timido e piagnucolone, e infine Jessica, ragazzina ricca e apparentemente viziata. Le loro storie personali di vita normale si intrecciano alle vicende fantastiche degli Avengers, e diventano il tramite con cui l'anime diffonde i classici ma sempre verdi messaggi rivolti agli spettatori più piccoli, come il rispetto degli altri e di sé stessi, la forza dell'amicizia e dei sogni, e il non arrendersi mai.
C'è da dire che la serie è fatta anche per un pubblico, quello giapponese, che non conosce i super eroi a menadito e pertanto, nel corso dei vari episodi molti di loro vengono presentati come se fosse la prima volta che i personaggi si incontrassero tra loro, e fino all'ultimo episodio continuano a comparire i nomi in sovraimpressione ogni volta che un eroe fa la sua apparizione. Non mancano però citazioni e rimandi a saghe storiche e scene di culto per i più esperti fan Marvel.
Un aspetto poco convincente è però il design degli eroi che si vedono nella serie. Se alcuni sono sostanzialmente identici a come erano nelle versioni americane (è il caso di Iron Man, Spider-Man, Hulk, Deadpool o Blade per dirne alcuni), altri sono invece molto diversi, come ad esempio Captain America che sembra portare una divisa da quarterback di rugby, Doctor Strange, o il caso più emblematico di tutti, un bruttissimo Doctor Octopus, che non avevo riconosciuto finché non hanno pronunciato il suo nome.
Tuttavia personalmente non posso definirmi un esperto e perciò non posso affermare con certezza che anche questi design non siano già stati usati in precedenza nelle centinaia di albi e storie pubblicate.
La parte tecnica si attesta solo sulla sufficienza. I disegni sono di qualità generalmente medio-bassa, con molte volte errori di proporzioni, specialmente nei campi lunghi con i personaggi lontani, o comunque poco curati nei primi piani. Nulla di così sconvolgente ma che comunque si nota.
Musiche abbastanza anonime a parte le due sigle dei T.M. Revolution, sempre molto energiche, come è lo stile della band, e qualche altro brano che riesce ad entrare nella testa solo perché mandato decine di volte nel corso degli episodi, tipo quello che si sente quando vengono evocati gli eroi.
Il doppiaggio invece è come al solito uno degli aspetti più difficili da considerare, specialmente in una serie infarcita di nomi inglesi, che purtroppo i giapponesi non riescono davvero a pronunciare. Nei vari episodi è un tripudio di Aian Man, Spaida-Man, e Soo (Thor). E' dura farci l'orecchio.
In sintesi dunque: l'anime in sé non è proprio da buttare ma rimane comunque una serie realizzata per pubblicizzare dei giocattoli e pertanto non c'è dietro chissà quale profondità.
La storia è passabile ma molto infantile, e arrivare alla fine è quasi impegnativo.
Per un fan Marvel guardarlo potrebbe rivelarsi forse anche più difficile considerato come sono stati gestiti alcuni personaggi e non è sicuramente il miglior prodotto animato dedicato agli Avengers ma nel complesso, considerato il pubblico a cui è destinata, si può chiudere un occhio.
La trama dell'anime è incentrata sulla creazione dei suddetti Disk da parte di Tony Stark / Iron Man, ma a differenza della realtà, nel mondo dell'anime non sono giocattoli ma avanzati dispositivi di contenimento creati con lo scopo di imprigionare i vari super criminali. Purtroppo le cose come al solito non vanno mai per il verso giusto e il perfido Loki, fratellastro del dio nordico Thor, decide di impossessarsene. Durante la battaglia che ne segue, Iron Man e gli altri Avengers (Captain America, Hulk, Wasp e Thor) finiscono anche loro imprigionati nei Disk. L'unico modo che gli eroi hanno per tornare alla propria forma è grazie al potere di alcuni ragazzini capaci di liberarli temporaneamente dai dispositivi, permettendogli di tornare a combattere, seppur solo per pochi minuti. Quando invece sono imprigionati nei Disk, gli eroi possono manifestarsi sotto forma di proiezione olografica e comunicare con i propri partner o gli altri personaggi.
Sostanzialmente, è come se i più potenti eroi della Terra diventassero dei Pokèmon che lottano al fianco dei propri padroni / compagni umani, pronti ad evocarli ogni qual volta c'è ne sia la necessità.
La serie in sé non è proprio malvagia, e tutto sommato il suo scopo lo raggiunge. Il problema maggiore è la sua lunghezza: ben 51 episodi.
Alla fine tutto si riduce ad una parata dei vari supereroi della Marvel a cui vengono di volta in volta dedicate minisaghe di pochi episodi, come ad esempio quella dedicata agli X-Men, al costume nero di Spider-Man, a Blade o a Deadpool, che si alternano ad altre realizzate apposta per pubblicizzare i film in uscita al cinema, tipo quella sui Guardiani della Galassia o su Ultron. Purtroppo però, anche se queste mini saghe funzionano abbastanza bene prese singolarmente, rendono evidente la mancanza di una vera e solida trama di fondo, che è troppo ripetitiva e fin troppo diluita, rendendo difficoltoso arrivare alla fine.
La serie è comunque abbastanza infantile nei contenuti e nelle varie storie proposte. I vari super eroi sono ridotti quasi a baby sitter dei ragazzini a cui si accompagnano, aiutandoli nelle loro difficoltà e problemi di tutti i giorni, siano essi i compiti scolastici o la mancanza di fiducia in sé stessi. Questo rapporto va però anche nell'altro senso, con gli eroi che diventano incapaci di battere perfino un gatto se non hanno il proprio partner di fianco a infondergli forza e coraggio. Invece i cattivi, anche quelli che in origine erano crudeli e spietati, sono ridotti a macchiette comiche.
Il gruppo dei ragazzini protagonisti è invece parecchio stereotipato. C'è Akira, quello che potrebbe essere definito il leader, coraggioso e scavezzacollo, di rosso vestito, suo fratello Hikaru, quello calmo e intelligente, Chris, quello scontroso e taciturno che sta per i fatti suoi, Ed, il piccoletto timido e piagnucolone, e infine Jessica, ragazzina ricca e apparentemente viziata. Le loro storie personali di vita normale si intrecciano alle vicende fantastiche degli Avengers, e diventano il tramite con cui l'anime diffonde i classici ma sempre verdi messaggi rivolti agli spettatori più piccoli, come il rispetto degli altri e di sé stessi, la forza dell'amicizia e dei sogni, e il non arrendersi mai.
C'è da dire che la serie è fatta anche per un pubblico, quello giapponese, che non conosce i super eroi a menadito e pertanto, nel corso dei vari episodi molti di loro vengono presentati come se fosse la prima volta che i personaggi si incontrassero tra loro, e fino all'ultimo episodio continuano a comparire i nomi in sovraimpressione ogni volta che un eroe fa la sua apparizione. Non mancano però citazioni e rimandi a saghe storiche e scene di culto per i più esperti fan Marvel.
Un aspetto poco convincente è però il design degli eroi che si vedono nella serie. Se alcuni sono sostanzialmente identici a come erano nelle versioni americane (è il caso di Iron Man, Spider-Man, Hulk, Deadpool o Blade per dirne alcuni), altri sono invece molto diversi, come ad esempio Captain America che sembra portare una divisa da quarterback di rugby, Doctor Strange, o il caso più emblematico di tutti, un bruttissimo Doctor Octopus, che non avevo riconosciuto finché non hanno pronunciato il suo nome.
Tuttavia personalmente non posso definirmi un esperto e perciò non posso affermare con certezza che anche questi design non siano già stati usati in precedenza nelle centinaia di albi e storie pubblicate.
La parte tecnica si attesta solo sulla sufficienza. I disegni sono di qualità generalmente medio-bassa, con molte volte errori di proporzioni, specialmente nei campi lunghi con i personaggi lontani, o comunque poco curati nei primi piani. Nulla di così sconvolgente ma che comunque si nota.
Musiche abbastanza anonime a parte le due sigle dei T.M. Revolution, sempre molto energiche, come è lo stile della band, e qualche altro brano che riesce ad entrare nella testa solo perché mandato decine di volte nel corso degli episodi, tipo quello che si sente quando vengono evocati gli eroi.
Il doppiaggio invece è come al solito uno degli aspetti più difficili da considerare, specialmente in una serie infarcita di nomi inglesi, che purtroppo i giapponesi non riescono davvero a pronunciare. Nei vari episodi è un tripudio di Aian Man, Spaida-Man, e Soo (Thor). E' dura farci l'orecchio.
In sintesi dunque: l'anime in sé non è proprio da buttare ma rimane comunque una serie realizzata per pubblicizzare dei giocattoli e pertanto non c'è dietro chissà quale profondità.
La storia è passabile ma molto infantile, e arrivare alla fine è quasi impegnativo.
Per un fan Marvel guardarlo potrebbe rivelarsi forse anche più difficile considerato come sono stati gestiti alcuni personaggi e non è sicuramente il miglior prodotto animato dedicato agli Avengers ma nel complesso, considerato il pubblico a cui è destinata, si può chiudere un occhio.