Death Parade
Death Parade è un anime del 2015, prodotto da Madhouse e diretto da Yuzuru Tachikawa. Composto da 12 episodi, nasce dallo special "Death Billiards". La serie esplora temi profondi come vita, morte e giudizio, ambientata in un mondo misterioso dove i defunti vengono valutati attraverso giochi pericolosi.
La storia segue Decim, un giudice che lavora al bar Quindecim. Qui, due anime di persone appena morte partecipano a giochi che rivelano la loro vera natura. Decim, con il suo atteggiamento freddo, decide se le anime devono reincarnarsi o essere condannate al vuoto. Ma l’arrivo di una donna senza memoria cambierà il suo modo di vedere il giudizio e metterà in discussione l'intero sistema.
Tecnicamente, "Death Parade" è realizzata davvero bene. Le animazioni sono curate nei minimi dettagli, grazie allo studio Madhouse che raramente delude sotto questo aspetto. L’atmosfera del Quindecim, con il suo mix tra eleganza e inquietudine, ti cattura e ti fa sentire quasi sospeso, come se stessi per essere giudicato tu stesso. Il design dei personaggi è fantastico, in particolar modo Decim: con il suo viso impassibile e il suo stile freddo, ti fa subito capire chi hai davanti, e gli altri personaggi non sono da meno.
Anche la colonna sonora è azzeccatissima. La musica accompagna bene i momenti più intensi e drammatici, ma devo ammettere che l'opening Flyers della band BRADIO mi ha sorpreso parecchio. Ha un ritmo super allegro che contrasta totalmente con il tono della serie, ma alla fine la adoro proprio per questo!
Per me, questa serie è stata una piacevole sorpresa. Avendo visto prima "Death Billiards", il concept mi aveva già preso parecchio, e la serie ha soddisfatto le mie aspettative. L’ambientazione è uno dei punti che amo di più: quel mix tra bar elegante e mondo ultraterreno ha qualcosa di ipnotico. Sono sempre stato attratto da scenari del genere, dove realtà e mistero si intrecciano. Decim, poi, è un personaggio affascinante. La sua apparente apatia e il modo in cui giudica gli altri senza lasciar trasparire emozioni mi hanno colpito, ma è anche interessante vedere come evolve con l’introduzione della donna senza nome.
Non posso però negare che la serie avrebbe potuto essere ancora meglio. Per il concetto che porta, credo che avrebbe meritato una durata maggiore per approfondire di più i vari giudici e l'intera struttura del giudizio. A volte sembra che tutto resti un po' in superficie, lasciando tante domande senza risposta. Il finale, poi, è emozionante ma non completamente soddisfacente: sembra quasi che si sia deciso di chiudere senza dare un vero e proprio finale, e questo un po’ mi ha lasciato l’amaro in bocca.
In definitiva, è una serie che consiglio a chi cerca un anime che stimoli la riflessione e che abbia un’atmosfera unica. Certo, avrebbe potuto fare di più, ma resta comunque un’opera che mi ha affascinato, soprattutto per l’ambientazione e i personaggi. Se ti piace scavare nella mente umana e ti affascinano le questioni di vita e morte, è sicuramente da vedere.
La storia segue Decim, un giudice che lavora al bar Quindecim. Qui, due anime di persone appena morte partecipano a giochi che rivelano la loro vera natura. Decim, con il suo atteggiamento freddo, decide se le anime devono reincarnarsi o essere condannate al vuoto. Ma l’arrivo di una donna senza memoria cambierà il suo modo di vedere il giudizio e metterà in discussione l'intero sistema.
Tecnicamente, "Death Parade" è realizzata davvero bene. Le animazioni sono curate nei minimi dettagli, grazie allo studio Madhouse che raramente delude sotto questo aspetto. L’atmosfera del Quindecim, con il suo mix tra eleganza e inquietudine, ti cattura e ti fa sentire quasi sospeso, come se stessi per essere giudicato tu stesso. Il design dei personaggi è fantastico, in particolar modo Decim: con il suo viso impassibile e il suo stile freddo, ti fa subito capire chi hai davanti, e gli altri personaggi non sono da meno.
Anche la colonna sonora è azzeccatissima. La musica accompagna bene i momenti più intensi e drammatici, ma devo ammettere che l'opening Flyers della band BRADIO mi ha sorpreso parecchio. Ha un ritmo super allegro che contrasta totalmente con il tono della serie, ma alla fine la adoro proprio per questo!
Per me, questa serie è stata una piacevole sorpresa. Avendo visto prima "Death Billiards", il concept mi aveva già preso parecchio, e la serie ha soddisfatto le mie aspettative. L’ambientazione è uno dei punti che amo di più: quel mix tra bar elegante e mondo ultraterreno ha qualcosa di ipnotico. Sono sempre stato attratto da scenari del genere, dove realtà e mistero si intrecciano. Decim, poi, è un personaggio affascinante. La sua apparente apatia e il modo in cui giudica gli altri senza lasciar trasparire emozioni mi hanno colpito, ma è anche interessante vedere come evolve con l’introduzione della donna senza nome.
Non posso però negare che la serie avrebbe potuto essere ancora meglio. Per il concetto che porta, credo che avrebbe meritato una durata maggiore per approfondire di più i vari giudici e l'intera struttura del giudizio. A volte sembra che tutto resti un po' in superficie, lasciando tante domande senza risposta. Il finale, poi, è emozionante ma non completamente soddisfacente: sembra quasi che si sia deciso di chiudere senza dare un vero e proprio finale, e questo un po’ mi ha lasciato l’amaro in bocca.
In definitiva, è una serie che consiglio a chi cerca un anime che stimoli la riflessione e che abbia un’atmosfera unica. Certo, avrebbe potuto fare di più, ma resta comunque un’opera che mi ha affascinato, soprattutto per l’ambientazione e i personaggi. Se ti piace scavare nella mente umana e ti affascinano le questioni di vita e morte, è sicuramente da vedere.
Quando l’aspettativa su un’anime è troppo alta, il rischio è finire delusi grandemente. Ho fatto la fine della falena vicino al lampione e la colpa è mia: mi sono illusa che grandi recensioni significassero finalmente che questo era l’anime giusto, maturo, non scontato, potente a livello di significati e di emozioni. E invece eccomi qui a scrivere una bella recensione di fuoco, per sublimare tutta la frustrazione, il fastidio, l’avversione, che quest’anime mi ha fatto venire.
Cominciamo dalla trama
Ci troviamo nell’aldilà versione chic, le anime arrivano e vengono giudicate. A differenza del finale di un film celebre, "Fracchia, la belva umana", dove ci sono lui e la belva, seduti davanti ad un'enorme scrivania con un tizio vestito di bianco dietro e un martello a mo' di giudice, qui la visione del giudizio è diversa. Abbiamo una torre (o più torri, vai tu a capirlo), un ascensore che si muove tra i piani, anime che scendono, arrivano ad un piano bar dall’aria accattivante, trovano un barman ingessato e da quest'uomo, che parte chiedendo se si ricordano come sono giunti lì, vengono iniziati ad un gioco che sarà il giudizio. Alla fine del gioco (è proprio un gioco solo estremo!), visto che chi perde prima o poi s’arrabbia, i ricordi si risvegliano, le persone agiscono e reagiscono alla loro oscurità e a seconda del comportamento più o meno “pacifico”, vengono reindirizzati agli ascensori. A seconda dell’ascensore o finiscono reincarnati o vengono annullati. Tutto qui.
La trama prende piede con episodi che paiono autoconclusivi, con anime che arrivano, giocano, vanno in bestia o piangono l’anima e, infine, vengono rispedite agli ascensori. Entra poi, come assistente del barman protagonista della vicenda, una ragazza, tale Chiyuki. Leia di essere morta, ma non ha ricordi. Decim aveva chiesto di giudicarla, avendo sospeso il suo giudizio iniziale davanti alle sue lacrime, e Nona, la sua capa, glielo aveva concesso. Ma per emettere un giudizio Decim ha bisogno di tempo, da qui la necessità di averla al suo fianco come aiutante nei giudizi. Seguiamo quindi vari giudizi che dovrebbero essere utili a Decim per conoscere i suoi limiti e per sapere che farsene di Chiyuki, per poi, nel finale, decidersi a fare la sua benedetta scelta. Nel frattempo, a questo arco narrativo, si intersecano altre vicende, come quelle di un altro giudice, Ginti, più collerico e sanguigno di Decim, che si troverà anche lui a dover avere a che fare con un giudizio non semplice (nel quale non ho trovato chissà che pathos, bensì derisione e pietà) e quelle della loro coordinatrice, Nona, la quale, a più alto livello, parlerà un po' con tutti, senza dare la vera profondità e il vero senso di tutta la dinamica di potere e gestionale di un simile purgatorio. Gli episodi di Nona dovrebbero dare più senso ai giudizi emessi dai suoi sottoposti, ma mettono solo addosso ulteriori dubbi e finiscono con l’essere chiacchierati ma fumosi. Quelli con flashback annessi sono penosi per i loro contenuti che sono pochi o arrivano troppo tardi. Il finale è in linea con l’anime, tutto desideroso di tirare fuori emotività da un sasso, senza profondità percepita e con la vicenda dei giudici ancora in bilico.
Le maggiori criticità di Death parade
Partiamo dalla concezione dell’aldilà. Un buon world-building è capace di dare forma e contenuto alle vicende che vi accadono all’interno, ma quest’anime soffre di stitichezza: si tiene tutto per sé e dà veramente poco. Abbiamo davanti agli occhi, più volte, la dinamica della presentazione di Decim e, più o meno, abbiamo chiara la dinamica del giudizio. Purtroppo, i riferimenti solidi all’organizzazione sono dati in modo discontinuo, a spizzichi e bocconi, e, se si parla parecchio, il dialogo è fumoso e poco legato alla vicenda, facendo riferimento a elementi non chiariti precedentemente. Nona parla con Oculus attorno ad un biliardo, in un episodio noiosissimo e si capisce poco, poi parla con Quin, predecessore di Decim, ma emerge ancora poco. Parla pure con Decim e Ginti, ma la sua capacità di trasmettere e dare significati è legata a dei sottintesi tra personaggi, tu spettatore, attaccati. Questo mina la “base legale” del giudizio. Seppur ci sia il fascino di luoghi, procedure speciali per estrarre ricordi, utili ai giudizi per iniziare un giudizio, sale dei bottoni o spazi aperti e verdi di relax del personale, ciò non basta a dare solidità all’idea di ‘luogo del giudizio’.
Le stesse premesse legate ai personaggi sono fuorvianti e collidono con la sostanza narrativa. Se i giudici sono marionette che devono mettere giudizi senza avere alba di cosa sia un’emozione, perché Decim abbia sentimenti diventa poi chiaro, ma la giuliva e amante degli alcolici Quin? O Ginti, collerico con la fissa delle matrioske? Pare che quest’anime presenti una situazione ma poi sviluppi tutto il contrario di tutto, per puro spirito di contraddizione interna.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Più volte Decim ripete a Chiyuki che il giudizio ha una sua modalità statuita e più volte Chiyuki si dice non d’accordo al fatto che bisogna per forza estrarre oscurità dal cuore delle persone e che un giudizio siffatto non può comprendere la profondità dell’animo umano e dei suoi sentimenti a volte fragili, a volte fasulli, a volte ambivalenti. Per quanto l’obiezione di Chiyuki sia vera, chi è lei per giudicare un meccanismo collaudato da dio? E inoltre, che luogo è a emettere giudizi sulle capacità ludiche delle persone (seppur i giochi abbiano un collegamento col dolore)? Sarò cinica, ma mettere alla roulette russa, con giochi a tabellone, un giudizio tra “paradiso” e “inferno”, su una religione simil-buddista che non spiega né la bontà, né la cattiveria, nella scelta dell’annullamento e della reincarnazione, a mio parere fa scadere quest’anime. Da una parte non comprendo la componente ludica, ma è un mio limite mentale, dall’altra avrei voluto capire di più che religione facesse capo ad una tale concezione dell’aldilà. Infatti, nell’anime, si capisce che tutte le persone morte sono giudicate così; dando per buono il sistema, lo accetterei solo su un piano distopico, ma mi resterebbe ancora il dubbio su tale matrice religiosa. Ad esempio, per i buddisti il paradiso è un nulla, in cui smettere di fare la fatica di reincarnarsi. Ma qui? E il giudizio che Decim darà a Chiyuki in quest'ottica è indifferente, perché avrebbe pianto comunque perdendola come assistente.
Altra critica sui giudizi: fermo restando che arrivano al bancone del bar morti e di solito in coppia, non è chiaro, a volte, perché ci arrivino o in coppia o da singoli e che legami effettivamente abbiano. Sono scelti random, c’è una mente dietro?
Il primo caso, marito vs moglie (profonda la ricerca di senso in flashback ben dosati e la risoluzione tragica viene riletta e rivista sagacemente) da una traccia troppo buona che altri giudizi non riescono a dare, come:
-il secondo, nel quale non è chiaro come siano morti i due, ma si ha presente che avevano un legame seppur labile. Ma bastava questo legame legato all’infanzia (per i nipponici l’infanzia è tutta vita! Si ricordano pure il compagnetto di giochi con amore tanto da farsi la plastica per assomigliare alla sfidante, seppur col tempo si cambi naturalmente viso!) a farli giudicare assieme? Sulla base di cosa? E che giudizio è? È un episodio più carino che altro.
-il terzo caso è all’insegna della maternità, disperata o negata. Flashback, nel caso di lei, mal chiariti e troppo malfatti. Non si capisce perché lui e lei siano lì assieme, se sono morti per cause diverse. Nemmeno la veridicità del giudizio in una situazione emotiva prima di sopravvivenza brutale, poi di pianto patetico (capisco lei, ma lui piange solo per una donna che poteva fargli da madre e non per il pover’uomo del padre?) e decisamente fuori tempo massimo, si capisce.
-il quarto caso è il più infame. A parte il fatto che è Ginti, il barman rosso dal carattere fetente a farlo, i due protagonisti sono di un’idiozia inguardabile. Non solo per il ruolo che hanno (idol e fan sfegatata), ma per l’esagerazione delle loro morti. Questi due esseri immondi con il loro giudice saranno trascinati più avanti nella trama e lei partirà con un predicozzo ridicolo contro Ginti e contro il sistema. Come e perché siano stati giudicati assieme non ha molto senso. Come Ginti poi possa essere un giudice affidabile, a giudicare da come si atteggia, è tutto dire.
-il quinto caso era quello meglio fatto, a due episodi, ma, a parte comprendere il legame tra i due convenuti, si vede sia una psicologia dei personaggi, che una plausibilità dei loro comportamenti, che una vicenda umana, calcolati con una tale precisione che sembra una storia assai fasulla. A cominciare dalla carica grave dei crimini di cui si sono macchiati, pare un giudizio più interessante, ma giunge dopo troppe vicende toppate. Inoltre, pare strano che una vittima di stupro chieda giustizia così, condannando poi al carcere il fratello, se esiste almeno un sistema giudiziario che sia uno. Per quanto umana sia la motivazione del ragazzo, pare strano che riesca a farsi giustizia da solo al primo colpo e che, in sovrappiù, colpisca pure quell’altra persona (consapevole di entrare in un luogo pericoloso e con una professione che gli ha fatto venire i riflessi giusti per le occasioni rischiose), che, guarda caso, voleva essa stessa fare il giustiziere malato (e nessuno s’era reso conto che gli era andato di volta il cervello), ma che quasi faceva il voyeur, avendo dichiarato che il criminale che aveva violentato la sorella del ragazzo era un recidivo. La stessa supplica di Chiyuki al ragazzo è infondata: da morto come farebbe a tornare a proteggere la sorella? È il caso fatto peggio, confezionato male e messo in regia peggio.
-il sesto caso è a dir poco insensato, ma bisognava stringere il cerchio dopo essersi troppo dispersi (trovatemi voi un filo conduttore nei casi che vi ho detto sopra). Innanzi tutto, c’è una signora anziana, sola, che ricorda con dolcezza i suoi “bimbi”. Si parla, qualcosa emerge, ma la noia regna sovrana e intanto si incastra pure Chiyuki, tanto per riprendere il filo. Come Decim emetta un giudizio, è un mistero.
-infine, il giudizio su Chiyuki. Era ora, passata, logorata, snervante. Salta fuori la verità, ma poteva essere gestito meglio, molto meglio. Arriva, però, dopo un marasma incasinato e ha un’emotività esagerata e assurda, tanto assurda che Decim piange. Ci mancava la fontanella di lacrime col piattino sotto. Il fatto che sia morta così com’è morta, sa di minestra riscaldata e inoltre, che piange a fare, se ha scelto lei e per quel motivo? E il fatto che dicesse ‘non è per quello che l’ho fatto!’, non chiarisce il motivo per cui ‘sta disgraziata prima piange, poi supplica, poi piange ancora. Se la chiusa dell’anime sono quattro lacrimoni in un mare caotico di eventi slegati, io mi arrendo: qui abbiamo la profondità di una piscina per bambini, seppur quest’anime cerchi di parlare di morte, tradimento, suicidio, omicidio etc etc.
L’ultimo giudizio pone la fine, narrativamente parlando, della vicenda di Chiyuki (era ora), ma lascia aperta una svolta possibile nel futuro nella creazione di giudici umani. Tutto molto bello, ma qui riprenderei le critiche sul sistema e ho ancora da criticare.
Un elemento narrativo che doveva essere unificante era il famoso libro con la favola del bimbo e della bimba sorda. Raccontata con vocetta infantile dalla protagonista, era assai snervante. L’apparizione in vari luoghi del libro e pure delle immagini della bimba sorda, sono segnali che si presentano spesso, ma non se ne capisce l’utilità. Alla lunga potremmo pensare che Chiyuki si sia messa a pattinare solo perché le piaceva il racconto! Ma va te a saperlo e a capire come la trama del libro incida sulla vicenda generale.
I personaggi, la grafica, il suono
I personaggi sono poveri relitti trascinati in una trama che non procede, né in verticale, né in orizzontale. In questo stagno melmoso, si muovono poco, sono sempre uguali a se stessi, a parte piccoli movimenti per segnalare che sono in vita. Nona è sempre la solita trafficona, Oculus il solito sospettoso, Quin la solita criticona, Ginti il solito mordace, Chiyuki la solita moralista e, infine, Decim, il solito noioso simil-emotivo con tanto di lacrimuzza finale. I personaggi giudicati non hanno tutta questa storia o profondità, e pure da soli, o sono piatti, o sono schizzati e se sono sani, non hanno tutta quella carica che permette di apprezzarli troppo. Le vicende del giudizio non rendono molto di loro, ma va bene così, perché sono di passaggio, il male è l’accoppiata Chiyuki-Decim, che pare funzionare per un po' (lei lo manda in crisi esistenziale, altro che buona assistente), per poi chiudersi a lacrime e tarallucci e tra un confronto e l’altro tutto pare tornare normale tra i due.
Fine parte contenente spoiler
Il chara design è orrido: queste facce cadaveriche e lunghe, molto lunghe, con l’ombrona del naso sul labbro superiore, le figure magre, i visi molto caratteristici, i capelli rigidi e stopposi. Si salvano gli interni curatissimi e gli esterni, coi fondali pastellati.
L’opening è orecchiabile, ma troppo ganza e allegra rispetto all’anime, con troppo caos, troppi colori e troppi balletti. L’ending è più lenta, profonda e forse più in linea con l’anime.
L’OST è ben curato, con molti motivi che si succedono nelle vicende, calzandoci a pennello. Molto bello il motivo musicale che accompagna la danza acrobatica sul ghiaccio di Chiyuki.
Conclusioni
Concludendo, al di la della suprema delusione dovuta ad attese fin troppo alte (colpa mia), ho cercato di analizzare se quest’anime funzionasse davvero così com'era fatto e se si potesse salvare. Posso annoverare poche note positive, come la gran bella ambientazione a livello grafico, OST non indifferenti, il fatto che sia un anime maturo nei contenuti con temi coraggiosi e scomodi. Altri non ne trovo: è un’opera troppa slegata, che stravolge sé stessa con serietà ma senza coerenza apparente, con un’emotività mal gestita (che poteva essere il suo più grande tesoro), tempi morti, rottura di un qualunque filo narrativo con episodi “dietro le quinte” fumosi e fasulli nei contenuti e una chiusa che voleva scatenare emozioni che giunge male e troppo tardi. Speravo fosse meglio e, confesso, l’ho finito solo perché era doppiato in italiano, così almeno non facevo lo sforzo di leggermi i sottotitoli.
A me non è piaciuto, ma non mi sento di sconsigliarlo: c’è chi ne ha visto un capolavoro, quindi, qualcuno diverso da me forse apprezzerà di più quest’anime per me troppo pretenzioso con sé stesso.
Cominciamo dalla trama
Ci troviamo nell’aldilà versione chic, le anime arrivano e vengono giudicate. A differenza del finale di un film celebre, "Fracchia, la belva umana", dove ci sono lui e la belva, seduti davanti ad un'enorme scrivania con un tizio vestito di bianco dietro e un martello a mo' di giudice, qui la visione del giudizio è diversa. Abbiamo una torre (o più torri, vai tu a capirlo), un ascensore che si muove tra i piani, anime che scendono, arrivano ad un piano bar dall’aria accattivante, trovano un barman ingessato e da quest'uomo, che parte chiedendo se si ricordano come sono giunti lì, vengono iniziati ad un gioco che sarà il giudizio. Alla fine del gioco (è proprio un gioco solo estremo!), visto che chi perde prima o poi s’arrabbia, i ricordi si risvegliano, le persone agiscono e reagiscono alla loro oscurità e a seconda del comportamento più o meno “pacifico”, vengono reindirizzati agli ascensori. A seconda dell’ascensore o finiscono reincarnati o vengono annullati. Tutto qui.
La trama prende piede con episodi che paiono autoconclusivi, con anime che arrivano, giocano, vanno in bestia o piangono l’anima e, infine, vengono rispedite agli ascensori. Entra poi, come assistente del barman protagonista della vicenda, una ragazza, tale Chiyuki. Leia di essere morta, ma non ha ricordi. Decim aveva chiesto di giudicarla, avendo sospeso il suo giudizio iniziale davanti alle sue lacrime, e Nona, la sua capa, glielo aveva concesso. Ma per emettere un giudizio Decim ha bisogno di tempo, da qui la necessità di averla al suo fianco come aiutante nei giudizi. Seguiamo quindi vari giudizi che dovrebbero essere utili a Decim per conoscere i suoi limiti e per sapere che farsene di Chiyuki, per poi, nel finale, decidersi a fare la sua benedetta scelta. Nel frattempo, a questo arco narrativo, si intersecano altre vicende, come quelle di un altro giudice, Ginti, più collerico e sanguigno di Decim, che si troverà anche lui a dover avere a che fare con un giudizio non semplice (nel quale non ho trovato chissà che pathos, bensì derisione e pietà) e quelle della loro coordinatrice, Nona, la quale, a più alto livello, parlerà un po' con tutti, senza dare la vera profondità e il vero senso di tutta la dinamica di potere e gestionale di un simile purgatorio. Gli episodi di Nona dovrebbero dare più senso ai giudizi emessi dai suoi sottoposti, ma mettono solo addosso ulteriori dubbi e finiscono con l’essere chiacchierati ma fumosi. Quelli con flashback annessi sono penosi per i loro contenuti che sono pochi o arrivano troppo tardi. Il finale è in linea con l’anime, tutto desideroso di tirare fuori emotività da un sasso, senza profondità percepita e con la vicenda dei giudici ancora in bilico.
Le maggiori criticità di Death parade
Partiamo dalla concezione dell’aldilà. Un buon world-building è capace di dare forma e contenuto alle vicende che vi accadono all’interno, ma quest’anime soffre di stitichezza: si tiene tutto per sé e dà veramente poco. Abbiamo davanti agli occhi, più volte, la dinamica della presentazione di Decim e, più o meno, abbiamo chiara la dinamica del giudizio. Purtroppo, i riferimenti solidi all’organizzazione sono dati in modo discontinuo, a spizzichi e bocconi, e, se si parla parecchio, il dialogo è fumoso e poco legato alla vicenda, facendo riferimento a elementi non chiariti precedentemente. Nona parla con Oculus attorno ad un biliardo, in un episodio noiosissimo e si capisce poco, poi parla con Quin, predecessore di Decim, ma emerge ancora poco. Parla pure con Decim e Ginti, ma la sua capacità di trasmettere e dare significati è legata a dei sottintesi tra personaggi, tu spettatore, attaccati. Questo mina la “base legale” del giudizio. Seppur ci sia il fascino di luoghi, procedure speciali per estrarre ricordi, utili ai giudizi per iniziare un giudizio, sale dei bottoni o spazi aperti e verdi di relax del personale, ciò non basta a dare solidità all’idea di ‘luogo del giudizio’.
Le stesse premesse legate ai personaggi sono fuorvianti e collidono con la sostanza narrativa. Se i giudici sono marionette che devono mettere giudizi senza avere alba di cosa sia un’emozione, perché Decim abbia sentimenti diventa poi chiaro, ma la giuliva e amante degli alcolici Quin? O Ginti, collerico con la fissa delle matrioske? Pare che quest’anime presenti una situazione ma poi sviluppi tutto il contrario di tutto, per puro spirito di contraddizione interna.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Più volte Decim ripete a Chiyuki che il giudizio ha una sua modalità statuita e più volte Chiyuki si dice non d’accordo al fatto che bisogna per forza estrarre oscurità dal cuore delle persone e che un giudizio siffatto non può comprendere la profondità dell’animo umano e dei suoi sentimenti a volte fragili, a volte fasulli, a volte ambivalenti. Per quanto l’obiezione di Chiyuki sia vera, chi è lei per giudicare un meccanismo collaudato da dio? E inoltre, che luogo è a emettere giudizi sulle capacità ludiche delle persone (seppur i giochi abbiano un collegamento col dolore)? Sarò cinica, ma mettere alla roulette russa, con giochi a tabellone, un giudizio tra “paradiso” e “inferno”, su una religione simil-buddista che non spiega né la bontà, né la cattiveria, nella scelta dell’annullamento e della reincarnazione, a mio parere fa scadere quest’anime. Da una parte non comprendo la componente ludica, ma è un mio limite mentale, dall’altra avrei voluto capire di più che religione facesse capo ad una tale concezione dell’aldilà. Infatti, nell’anime, si capisce che tutte le persone morte sono giudicate così; dando per buono il sistema, lo accetterei solo su un piano distopico, ma mi resterebbe ancora il dubbio su tale matrice religiosa. Ad esempio, per i buddisti il paradiso è un nulla, in cui smettere di fare la fatica di reincarnarsi. Ma qui? E il giudizio che Decim darà a Chiyuki in quest'ottica è indifferente, perché avrebbe pianto comunque perdendola come assistente.
Altra critica sui giudizi: fermo restando che arrivano al bancone del bar morti e di solito in coppia, non è chiaro, a volte, perché ci arrivino o in coppia o da singoli e che legami effettivamente abbiano. Sono scelti random, c’è una mente dietro?
Il primo caso, marito vs moglie (profonda la ricerca di senso in flashback ben dosati e la risoluzione tragica viene riletta e rivista sagacemente) da una traccia troppo buona che altri giudizi non riescono a dare, come:
-il secondo, nel quale non è chiaro come siano morti i due, ma si ha presente che avevano un legame seppur labile. Ma bastava questo legame legato all’infanzia (per i nipponici l’infanzia è tutta vita! Si ricordano pure il compagnetto di giochi con amore tanto da farsi la plastica per assomigliare alla sfidante, seppur col tempo si cambi naturalmente viso!) a farli giudicare assieme? Sulla base di cosa? E che giudizio è? È un episodio più carino che altro.
-il terzo caso è all’insegna della maternità, disperata o negata. Flashback, nel caso di lei, mal chiariti e troppo malfatti. Non si capisce perché lui e lei siano lì assieme, se sono morti per cause diverse. Nemmeno la veridicità del giudizio in una situazione emotiva prima di sopravvivenza brutale, poi di pianto patetico (capisco lei, ma lui piange solo per una donna che poteva fargli da madre e non per il pover’uomo del padre?) e decisamente fuori tempo massimo, si capisce.
-il quarto caso è il più infame. A parte il fatto che è Ginti, il barman rosso dal carattere fetente a farlo, i due protagonisti sono di un’idiozia inguardabile. Non solo per il ruolo che hanno (idol e fan sfegatata), ma per l’esagerazione delle loro morti. Questi due esseri immondi con il loro giudice saranno trascinati più avanti nella trama e lei partirà con un predicozzo ridicolo contro Ginti e contro il sistema. Come e perché siano stati giudicati assieme non ha molto senso. Come Ginti poi possa essere un giudice affidabile, a giudicare da come si atteggia, è tutto dire.
-il quinto caso era quello meglio fatto, a due episodi, ma, a parte comprendere il legame tra i due convenuti, si vede sia una psicologia dei personaggi, che una plausibilità dei loro comportamenti, che una vicenda umana, calcolati con una tale precisione che sembra una storia assai fasulla. A cominciare dalla carica grave dei crimini di cui si sono macchiati, pare un giudizio più interessante, ma giunge dopo troppe vicende toppate. Inoltre, pare strano che una vittima di stupro chieda giustizia così, condannando poi al carcere il fratello, se esiste almeno un sistema giudiziario che sia uno. Per quanto umana sia la motivazione del ragazzo, pare strano che riesca a farsi giustizia da solo al primo colpo e che, in sovrappiù, colpisca pure quell’altra persona (consapevole di entrare in un luogo pericoloso e con una professione che gli ha fatto venire i riflessi giusti per le occasioni rischiose), che, guarda caso, voleva essa stessa fare il giustiziere malato (e nessuno s’era reso conto che gli era andato di volta il cervello), ma che quasi faceva il voyeur, avendo dichiarato che il criminale che aveva violentato la sorella del ragazzo era un recidivo. La stessa supplica di Chiyuki al ragazzo è infondata: da morto come farebbe a tornare a proteggere la sorella? È il caso fatto peggio, confezionato male e messo in regia peggio.
-il sesto caso è a dir poco insensato, ma bisognava stringere il cerchio dopo essersi troppo dispersi (trovatemi voi un filo conduttore nei casi che vi ho detto sopra). Innanzi tutto, c’è una signora anziana, sola, che ricorda con dolcezza i suoi “bimbi”. Si parla, qualcosa emerge, ma la noia regna sovrana e intanto si incastra pure Chiyuki, tanto per riprendere il filo. Come Decim emetta un giudizio, è un mistero.
-infine, il giudizio su Chiyuki. Era ora, passata, logorata, snervante. Salta fuori la verità, ma poteva essere gestito meglio, molto meglio. Arriva, però, dopo un marasma incasinato e ha un’emotività esagerata e assurda, tanto assurda che Decim piange. Ci mancava la fontanella di lacrime col piattino sotto. Il fatto che sia morta così com’è morta, sa di minestra riscaldata e inoltre, che piange a fare, se ha scelto lei e per quel motivo? E il fatto che dicesse ‘non è per quello che l’ho fatto!’, non chiarisce il motivo per cui ‘sta disgraziata prima piange, poi supplica, poi piange ancora. Se la chiusa dell’anime sono quattro lacrimoni in un mare caotico di eventi slegati, io mi arrendo: qui abbiamo la profondità di una piscina per bambini, seppur quest’anime cerchi di parlare di morte, tradimento, suicidio, omicidio etc etc.
L’ultimo giudizio pone la fine, narrativamente parlando, della vicenda di Chiyuki (era ora), ma lascia aperta una svolta possibile nel futuro nella creazione di giudici umani. Tutto molto bello, ma qui riprenderei le critiche sul sistema e ho ancora da criticare.
Un elemento narrativo che doveva essere unificante era il famoso libro con la favola del bimbo e della bimba sorda. Raccontata con vocetta infantile dalla protagonista, era assai snervante. L’apparizione in vari luoghi del libro e pure delle immagini della bimba sorda, sono segnali che si presentano spesso, ma non se ne capisce l’utilità. Alla lunga potremmo pensare che Chiyuki si sia messa a pattinare solo perché le piaceva il racconto! Ma va te a saperlo e a capire come la trama del libro incida sulla vicenda generale.
I personaggi, la grafica, il suono
I personaggi sono poveri relitti trascinati in una trama che non procede, né in verticale, né in orizzontale. In questo stagno melmoso, si muovono poco, sono sempre uguali a se stessi, a parte piccoli movimenti per segnalare che sono in vita. Nona è sempre la solita trafficona, Oculus il solito sospettoso, Quin la solita criticona, Ginti il solito mordace, Chiyuki la solita moralista e, infine, Decim, il solito noioso simil-emotivo con tanto di lacrimuzza finale. I personaggi giudicati non hanno tutta questa storia o profondità, e pure da soli, o sono piatti, o sono schizzati e se sono sani, non hanno tutta quella carica che permette di apprezzarli troppo. Le vicende del giudizio non rendono molto di loro, ma va bene così, perché sono di passaggio, il male è l’accoppiata Chiyuki-Decim, che pare funzionare per un po' (lei lo manda in crisi esistenziale, altro che buona assistente), per poi chiudersi a lacrime e tarallucci e tra un confronto e l’altro tutto pare tornare normale tra i due.
Fine parte contenente spoiler
Il chara design è orrido: queste facce cadaveriche e lunghe, molto lunghe, con l’ombrona del naso sul labbro superiore, le figure magre, i visi molto caratteristici, i capelli rigidi e stopposi. Si salvano gli interni curatissimi e gli esterni, coi fondali pastellati.
L’opening è orecchiabile, ma troppo ganza e allegra rispetto all’anime, con troppo caos, troppi colori e troppi balletti. L’ending è più lenta, profonda e forse più in linea con l’anime.
L’OST è ben curato, con molti motivi che si succedono nelle vicende, calzandoci a pennello. Molto bello il motivo musicale che accompagna la danza acrobatica sul ghiaccio di Chiyuki.
Conclusioni
Concludendo, al di la della suprema delusione dovuta ad attese fin troppo alte (colpa mia), ho cercato di analizzare se quest’anime funzionasse davvero così com'era fatto e se si potesse salvare. Posso annoverare poche note positive, come la gran bella ambientazione a livello grafico, OST non indifferenti, il fatto che sia un anime maturo nei contenuti con temi coraggiosi e scomodi. Altri non ne trovo: è un’opera troppa slegata, che stravolge sé stessa con serietà ma senza coerenza apparente, con un’emotività mal gestita (che poteva essere il suo più grande tesoro), tempi morti, rottura di un qualunque filo narrativo con episodi “dietro le quinte” fumosi e fasulli nei contenuti e una chiusa che voleva scatenare emozioni che giunge male e troppo tardi. Speravo fosse meglio e, confesso, l’ho finito solo perché era doppiato in italiano, così almeno non facevo lo sforzo di leggermi i sottotitoli.
A me non è piaciuto, ma non mi sento di sconsigliarlo: c’è chi ne ha visto un capolavoro, quindi, qualcuno diverso da me forse apprezzerà di più quest’anime per me troppo pretenzioso con sé stesso.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Introduzione
Che cos'è la vita? Che cos'è la morte? Qual è il loro significato? Qual è il loro scopo? Cosa ci aspetta nell'aldilà? E, soprattutto, come verremo giudicati e in base a quale criterio, parametro? Difficile se non addirittura impossibile rispondere a queste domande con certezza assoluta, anche perché non c'è una risposta definitiva, ma ce ne sono molteplici e di diversa natura perché elaborate da prospettive, punti di vista, mentalità diverse tra di loro e quindi contrastanti, perché sono parametri soggettivi. Di norma la gente preferisce confondersi con la massa per non essere poi giudicata e, paradossalmente, adotta il sistema di giudizio della massa per giudicare i singoli individui dietro una maschera di buone parvenze, convenzioni, obblighi credendo di star vivendo la propria vita. Beh, a poco a poco specialmente quando si sta a contatto con determinate persone, si comincia a capire che i parametri e criteri di giudizio di questa società non sono perfetti e questa serie vuole essere uno schiaffo in faccia a queste convenzioni, parametri e criteri, specialmente quelli mossi da apatia che degenera fino all'atarassia.
Sinossi
Il Quindecim è un luogo dove le anime dei trapassati giungono per essere giudicate da un giudice, in questo caso Decim oppure anche Ginti o altri giudici. Le anime che giungono non hanno idea di dove si trovino e per scoprirlo, devono giocare a un gioco scelto attraverso una slot; non possono abbandonare il luogo finché la partita non si è conclusa. Si tratta di giochi ordinari, ma dotati molto spesso di alcune peculiarità: su alcuni componenti dei giochi appaiono gli organi del corpo dei trapassati, i quali provano dolore quando questi vengono colpiti e questo fa loro ricordare a poco a poco i momenti che precedono la morte e le circostanze in cui questa è avvenuta. Inoltre, i giochi hanno la funzione di rivelare la vera indole dei trapassati e quindi i comportamenti che questa ha indotto loro prima della morte. Di conseguenza, durante e dopo la partita queste ricordano le loro intenzioni, siano esse positive e/o negative e i motivi che li hanno spinti a compierle e vengono giudicate in base all'oscurità e/o alla luce che hanno dentro per essere spedite o alla reincarnazione e/o al vuoto. Tuttavia, alcune anime ricordano gli eventi accaduti prima della morte e quindi diventano più difficili da giudicare. Ed è quello che accade con Chiyuki, la quale è in un limbo: sa di essere morta, ma non si ricorda cosa le è accaduto prima della sua morte e cerca di capirlo grazie all'aiuto di Decim. Questi infatti, pur attenendosi alle regole dell'aldilà, ritiene che il sistema di giudizio sia sbagliato e che le persone non debbano essere giudicate solo in base ai ricordi, ma anche alle emozioni. E qui sorge il problema: i giudici sono delle bambole ripescate dal vuoto alle quali sono stati dati dei ricordi, ma non delle emozioni. Inoltre ai giudici non è permesso provare emozioni, devono continuare a giudicare le anime e non è permesso capire cosa sia la vita e la morte. Ciononostante, Chiyuki prova a far capire questa cosa a Decim, il quale è ambiguamente sostenuto da Nona che, vedendolo all'opera ed essendo tenuta informata, prova a sua volta a cambiare lo status quo, cercando anche di convincere Oculus di questo. Tuttavia questi non è intenzionato ad apportare alcun cambiamento, poiché le regole dell'aldilà sono stabilite da necessità più grandi dei bisogni del singolo. Anche altre anime rimangono bloccate nell'aldilà, tra queste Mayu ed Harada.
Grafica
La grafica è semplicemente meravigliosa, con questi toni cupi che ben si inscrivono al contesto descritto, ovvero quello dell'oltretomba. Il nero, il viola ed altri oscuri sono predominanti e ben rappresentano l'atmosfera cupa e molto silenziosa che ivi si presenta. I disegni, specie quelli dei personaggi sono incastrati perfettamente nell'ambientazione cupa e soffusa che qui si sprigiona e si lascia contemplare e comprendere a poco a poco nella sua compagine misteriosa, leggermente inquietante e macabra, ma al tempo stesso elegante, sopraffina e molto originale.
Colonna sonora
La colonna sonora: già la sigla d'apertura crea un contrasto magnifico, anche perché svolge la funzione di alleviare quel senso di disperazione, angoscia, ansia che caratterizza la maggior parte delle vicende nella vicenda, vista la sua allegria, gioia che infonde anche una speranza nelle anime dei trapassati, ma anche nello spettatore, il quale non può fare a meno di immedesimarsi in queste vicende, ora felici e spensierate, ora dure, crude e pesanti. Specialmente l'atmosfera di tensione, paura, dolore, rabbia, ira, collera, furia e disperazione viene amplificata da sottofondi duri, inquietanti che potenziano quegli stati mentali di angoscia, ansia e terrore. Per quanto riguarda le vicende tranquille e spensierati invece viene usato un sottofondo più soft e quindi più leggero. Infine la sigla di chiusura soprattutto se inscritta alle immagini di coda di ogni episodio, rendono della caducità della vita, della morte e del tempo che passa inesorabilmente.
Personaggi
I personaggi sono dotati ciascuno di una personalità già ben definita. Alcuni, tra cui Decim, Chiyuki, Nona, Queen, Mayu e Harada riescono a cambiare in meglio e rappresentano forse meglio degli altri il fatto che le persone possono cambiare se ci credono fermamente e cambiano in meglio per sé stesse e gli altri in modo da avere un'influenza positiva. Tuttavia, sanno che devono affrontare un percorso molto arduo, pieno di ostacoli. Altri come Ginti, Oculus sono invece sempre gli stessi, poiché hanno capito fin da subito che gli esseri umani sono sempre gli stessi e commettono sempre gli stessi errori nella vita per poi aggraparvisi quando ormai l'hanno persa senza rendersene conto. Ma sono le anime dei trapassati i veri protagonisti qui. Ciascuno di loro racconta a poco a poco la sua storia in base al modo in cui si destreggia nelle prove a cui viene sottoposto e rivela quindi la sua natura, indole. C'è chi è morto per vendetta o risentimento, c'è chi è morto per amore vero o presunto, chi si pente di non avere concesso una possibilità o chi semplicemente è morto in maniera tranquilla e semplice dopo aver vissuto una vita tranquilla e pacata. Ad ogni modo tutti finiscono in un altro posto, o nel vuoto se si sono comportati male o nella reincarnazione se si sono comportati bene.
Messaggi e insegnamenti
Seppur nella sua brevità, questa serie dimostra di essere una miniera di insegnamenti. Ogni episodio contiene più di un semplice insegnamento o morale che bisogna tenere in considerazione e che merita quindi di essere tenuto a mente tanto quanto i ricordi legati alle vicende in cui esso si è generato. Tuttavia i parametri con cui le anime vengono giudicate non sono così imparziali. Il primo a rendersene conto è Decim stesso, ed in seguito anche Chiyuki e Nona lo capiscano e aiutano Decim a cambiare questo stato perché non tiene conto delle emozioni, dei sentimenti e degli stati mentali che spingono le persone a comportarsi in un determinato modo in alcune circostanze, situazioni e contesti. Tuttavia, l'aldilà non può modificare le sue regole per il capriccio degli esseri umani che hanno sbagliato e non hanno provato a rimediare; molte persone hanno volutamente commesso delle azioni riprovevoli e disdicevoli quando erano ancora in vita e quindi sono più facili da giudicare. Quindi emerge un chiaro contrasto circa la visione e la percezione inerenti al giudizio da emettere nei confronti delle anime. Poi per quanto riguarda i casi di Mayu, Harada e Chiyuki, le cose si fanno più complicate. Mayu e Harada sono morti in circostanze assurde, mentre Chiyuki si è tolta la vita e il suicidio non è così semplice da giudicare. Ma è Decim a fornire il messaggio più importante che poi costituisce il climax della storia stessa: lui rispetta le persone che vivono fino in fondo la propria vita e che non hanno rimpianti e questo il trampolino di lancio della vicenda nonché il messaggio principale ovvero vivere appieno la propria vita, poiché essa è breve. Mi torna in mente il motto "Carpe Diem" di Orazio citato poi nel film "L'attimo fuggente" con Robin Williams, un vero e proprio capolavoro.
Giudizio finale
Un'opera che ci invita a riflettere seriamente sulle nostre scelte, decisioni, iniziative nonché e soprattutto sui nostri punti di vista, prospettive, possibilità, occasioni, opportunità, giudizi e a metterci davanti uno specchio per interrogarci su cosa desideriamo dalla vita e cercare di fare quello che è giusto e/o necessario perché trapassiamo senza rimpianti.
Voto: 10
Introduzione
Che cos'è la vita? Che cos'è la morte? Qual è il loro significato? Qual è il loro scopo? Cosa ci aspetta nell'aldilà? E, soprattutto, come verremo giudicati e in base a quale criterio, parametro? Difficile se non addirittura impossibile rispondere a queste domande con certezza assoluta, anche perché non c'è una risposta definitiva, ma ce ne sono molteplici e di diversa natura perché elaborate da prospettive, punti di vista, mentalità diverse tra di loro e quindi contrastanti, perché sono parametri soggettivi. Di norma la gente preferisce confondersi con la massa per non essere poi giudicata e, paradossalmente, adotta il sistema di giudizio della massa per giudicare i singoli individui dietro una maschera di buone parvenze, convenzioni, obblighi credendo di star vivendo la propria vita. Beh, a poco a poco specialmente quando si sta a contatto con determinate persone, si comincia a capire che i parametri e criteri di giudizio di questa società non sono perfetti e questa serie vuole essere uno schiaffo in faccia a queste convenzioni, parametri e criteri, specialmente quelli mossi da apatia che degenera fino all'atarassia.
Sinossi
Il Quindecim è un luogo dove le anime dei trapassati giungono per essere giudicate da un giudice, in questo caso Decim oppure anche Ginti o altri giudici. Le anime che giungono non hanno idea di dove si trovino e per scoprirlo, devono giocare a un gioco scelto attraverso una slot; non possono abbandonare il luogo finché la partita non si è conclusa. Si tratta di giochi ordinari, ma dotati molto spesso di alcune peculiarità: su alcuni componenti dei giochi appaiono gli organi del corpo dei trapassati, i quali provano dolore quando questi vengono colpiti e questo fa loro ricordare a poco a poco i momenti che precedono la morte e le circostanze in cui questa è avvenuta. Inoltre, i giochi hanno la funzione di rivelare la vera indole dei trapassati e quindi i comportamenti che questa ha indotto loro prima della morte. Di conseguenza, durante e dopo la partita queste ricordano le loro intenzioni, siano esse positive e/o negative e i motivi che li hanno spinti a compierle e vengono giudicate in base all'oscurità e/o alla luce che hanno dentro per essere spedite o alla reincarnazione e/o al vuoto. Tuttavia, alcune anime ricordano gli eventi accaduti prima della morte e quindi diventano più difficili da giudicare. Ed è quello che accade con Chiyuki, la quale è in un limbo: sa di essere morta, ma non si ricorda cosa le è accaduto prima della sua morte e cerca di capirlo grazie all'aiuto di Decim. Questi infatti, pur attenendosi alle regole dell'aldilà, ritiene che il sistema di giudizio sia sbagliato e che le persone non debbano essere giudicate solo in base ai ricordi, ma anche alle emozioni. E qui sorge il problema: i giudici sono delle bambole ripescate dal vuoto alle quali sono stati dati dei ricordi, ma non delle emozioni. Inoltre ai giudici non è permesso provare emozioni, devono continuare a giudicare le anime e non è permesso capire cosa sia la vita e la morte. Ciononostante, Chiyuki prova a far capire questa cosa a Decim, il quale è ambiguamente sostenuto da Nona che, vedendolo all'opera ed essendo tenuta informata, prova a sua volta a cambiare lo status quo, cercando anche di convincere Oculus di questo. Tuttavia questi non è intenzionato ad apportare alcun cambiamento, poiché le regole dell'aldilà sono stabilite da necessità più grandi dei bisogni del singolo. Anche altre anime rimangono bloccate nell'aldilà, tra queste Mayu ed Harada.
Grafica
La grafica è semplicemente meravigliosa, con questi toni cupi che ben si inscrivono al contesto descritto, ovvero quello dell'oltretomba. Il nero, il viola ed altri oscuri sono predominanti e ben rappresentano l'atmosfera cupa e molto silenziosa che ivi si presenta. I disegni, specie quelli dei personaggi sono incastrati perfettamente nell'ambientazione cupa e soffusa che qui si sprigiona e si lascia contemplare e comprendere a poco a poco nella sua compagine misteriosa, leggermente inquietante e macabra, ma al tempo stesso elegante, sopraffina e molto originale.
Colonna sonora
La colonna sonora: già la sigla d'apertura crea un contrasto magnifico, anche perché svolge la funzione di alleviare quel senso di disperazione, angoscia, ansia che caratterizza la maggior parte delle vicende nella vicenda, vista la sua allegria, gioia che infonde anche una speranza nelle anime dei trapassati, ma anche nello spettatore, il quale non può fare a meno di immedesimarsi in queste vicende, ora felici e spensierate, ora dure, crude e pesanti. Specialmente l'atmosfera di tensione, paura, dolore, rabbia, ira, collera, furia e disperazione viene amplificata da sottofondi duri, inquietanti che potenziano quegli stati mentali di angoscia, ansia e terrore. Per quanto riguarda le vicende tranquille e spensierati invece viene usato un sottofondo più soft e quindi più leggero. Infine la sigla di chiusura soprattutto se inscritta alle immagini di coda di ogni episodio, rendono della caducità della vita, della morte e del tempo che passa inesorabilmente.
Personaggi
I personaggi sono dotati ciascuno di una personalità già ben definita. Alcuni, tra cui Decim, Chiyuki, Nona, Queen, Mayu e Harada riescono a cambiare in meglio e rappresentano forse meglio degli altri il fatto che le persone possono cambiare se ci credono fermamente e cambiano in meglio per sé stesse e gli altri in modo da avere un'influenza positiva. Tuttavia, sanno che devono affrontare un percorso molto arduo, pieno di ostacoli. Altri come Ginti, Oculus sono invece sempre gli stessi, poiché hanno capito fin da subito che gli esseri umani sono sempre gli stessi e commettono sempre gli stessi errori nella vita per poi aggraparvisi quando ormai l'hanno persa senza rendersene conto. Ma sono le anime dei trapassati i veri protagonisti qui. Ciascuno di loro racconta a poco a poco la sua storia in base al modo in cui si destreggia nelle prove a cui viene sottoposto e rivela quindi la sua natura, indole. C'è chi è morto per vendetta o risentimento, c'è chi è morto per amore vero o presunto, chi si pente di non avere concesso una possibilità o chi semplicemente è morto in maniera tranquilla e semplice dopo aver vissuto una vita tranquilla e pacata. Ad ogni modo tutti finiscono in un altro posto, o nel vuoto se si sono comportati male o nella reincarnazione se si sono comportati bene.
Messaggi e insegnamenti
Seppur nella sua brevità, questa serie dimostra di essere una miniera di insegnamenti. Ogni episodio contiene più di un semplice insegnamento o morale che bisogna tenere in considerazione e che merita quindi di essere tenuto a mente tanto quanto i ricordi legati alle vicende in cui esso si è generato. Tuttavia i parametri con cui le anime vengono giudicate non sono così imparziali. Il primo a rendersene conto è Decim stesso, ed in seguito anche Chiyuki e Nona lo capiscano e aiutano Decim a cambiare questo stato perché non tiene conto delle emozioni, dei sentimenti e degli stati mentali che spingono le persone a comportarsi in un determinato modo in alcune circostanze, situazioni e contesti. Tuttavia, l'aldilà non può modificare le sue regole per il capriccio degli esseri umani che hanno sbagliato e non hanno provato a rimediare; molte persone hanno volutamente commesso delle azioni riprovevoli e disdicevoli quando erano ancora in vita e quindi sono più facili da giudicare. Quindi emerge un chiaro contrasto circa la visione e la percezione inerenti al giudizio da emettere nei confronti delle anime. Poi per quanto riguarda i casi di Mayu, Harada e Chiyuki, le cose si fanno più complicate. Mayu e Harada sono morti in circostanze assurde, mentre Chiyuki si è tolta la vita e il suicidio non è così semplice da giudicare. Ma è Decim a fornire il messaggio più importante che poi costituisce il climax della storia stessa: lui rispetta le persone che vivono fino in fondo la propria vita e che non hanno rimpianti e questo il trampolino di lancio della vicenda nonché il messaggio principale ovvero vivere appieno la propria vita, poiché essa è breve. Mi torna in mente il motto "Carpe Diem" di Orazio citato poi nel film "L'attimo fuggente" con Robin Williams, un vero e proprio capolavoro.
Giudizio finale
Un'opera che ci invita a riflettere seriamente sulle nostre scelte, decisioni, iniziative nonché e soprattutto sui nostri punti di vista, prospettive, possibilità, occasioni, opportunità, giudizi e a metterci davanti uno specchio per interrogarci su cosa desideriamo dalla vita e cercare di fare quello che è giusto e/o necessario perché trapassiamo senza rimpianti.
Voto: 10
“Death Parade” è un anime che affronta il tema della vita e della morte con una sensibilità e una poesia fantastica, non si tratta di una storia di eroi, antieroi e cattivi, ma di esseri umani con le loro emozioni, i loro segreti e le loro scelte. Ogni episodio ci presenta due persone che si risvegliano in un bar misterioso, il Quindecim, dove vengono accolti da Decim, un barista dai capelli bianchi e dagli occhi azzurri con una croce al centro. Decim è uno dei giudici che decidono il destino delle anime dopo la morte: per farlo, li costringe a partecipare a un gioco casuale che metterà alla prova la loro natura e la loro moralità. Ma le due persone non ricordano nulla della loro vita precedente, né di come sono morte.
“Death Parade” è un anime che non lascia indifferenti: con una regia impeccabile, una fotografia suggestiva e una colonna sonora coinvolgente, ci porta a riflettere sul senso dell’esistenza e sul valore delle relazioni. Non è un anime per tutti i gusti, ma chi lo guarda ne rimane profondamente toccato. L'opera si prende il tempo necessario per spiegarci le regole di questo mondo oltre la vita e per farci conoscere i personaggi che lo popolano: Decim ha un’assistente con il quale non condivide le stesse idee su come il giudizio viene emesso. La serie non si svela subito: ci vuole un po’ di tempo per capire le dinamiche di questo strano mondo e per entrare nella trama, che si basa sia sui giochi che sull'interazione dei vari personaggi. Fino a quel momento, seguiamo Decim nel suo ruolo di giudice e cerchiamo di capire i criteri con cui decide se un’anima merita il paradiso o l'inferno (che nell’anime sono spiegati molto bene il significato di paradiso e inferno).
L’ambientazione principale dell’opera è il Quindecim, il bar misterioso dove si svolgono i giochi mortali. Si tratta di un luogo suggestivo e adatto al tema, che crea un contrasto tra l’eleganza e la raffinatezza del locale e la tensione e l’angoscia dei protagonisti. I toni scuri, blu e nero dominano la scena e richiamano la morte, ma senza rendere l’atmosfera troppo cupa o deprimente. Anzi, ci sono anche dei tocchi di colore e di luce che alleggeriscono il tutto che rendono l'ambientazione molto suggestiva.
A mio avviso, quest'opera è un bellissimo anime psicologico che esplora e trasmette i sentimenti legati alla vita e alla morte.
Attenzione: questa parte contiene lievi spoiler!
Piccolo sfogo personale:
Non condivido l’opinione di chi dice che i personaggi secondari sono poco caratterizzati. Praticamente ogni episodio ci presenta due nuovi ospiti che devono essere giudicati e in soli 20 minuti riusciamo a conoscere le loro emozioni, le loro vite, le loro relazioni, trovo che sia un lavoro di scrittura e di regia impeccabile.
Penso che siano proprio loro a dare forza e varietà alla serie, mostrandoci le diverse sfaccettature dell’animo umano e le diverse reazioni di fronte alla morte. Ogni coppia di ospiti ci racconta una storia diversa, che ci coinvolge e ci fa riflettere. Penso che sia ingiusto ridurre questi personaggi a semplici comparse o a stereotipi. Inoltre, questi personaggi non sono solo dei testimoni passivi, ma hanno un ruolo attivo nel far avanzare la trama e nel mettere in discussione il sistema dei giudizi e le emozioni di Decim e del suo assistente.
Che dire, guardate la serie non ve ne pentirete, quattro ore della vostra vita ben spese.
“Death Parade” è un anime che non lascia indifferenti: con una regia impeccabile, una fotografia suggestiva e una colonna sonora coinvolgente, ci porta a riflettere sul senso dell’esistenza e sul valore delle relazioni. Non è un anime per tutti i gusti, ma chi lo guarda ne rimane profondamente toccato. L'opera si prende il tempo necessario per spiegarci le regole di questo mondo oltre la vita e per farci conoscere i personaggi che lo popolano: Decim ha un’assistente con il quale non condivide le stesse idee su come il giudizio viene emesso. La serie non si svela subito: ci vuole un po’ di tempo per capire le dinamiche di questo strano mondo e per entrare nella trama, che si basa sia sui giochi che sull'interazione dei vari personaggi. Fino a quel momento, seguiamo Decim nel suo ruolo di giudice e cerchiamo di capire i criteri con cui decide se un’anima merita il paradiso o l'inferno (che nell’anime sono spiegati molto bene il significato di paradiso e inferno).
L’ambientazione principale dell’opera è il Quindecim, il bar misterioso dove si svolgono i giochi mortali. Si tratta di un luogo suggestivo e adatto al tema, che crea un contrasto tra l’eleganza e la raffinatezza del locale e la tensione e l’angoscia dei protagonisti. I toni scuri, blu e nero dominano la scena e richiamano la morte, ma senza rendere l’atmosfera troppo cupa o deprimente. Anzi, ci sono anche dei tocchi di colore e di luce che alleggeriscono il tutto che rendono l'ambientazione molto suggestiva.
A mio avviso, quest'opera è un bellissimo anime psicologico che esplora e trasmette i sentimenti legati alla vita e alla morte.
Attenzione: questa parte contiene lievi spoiler!
Piccolo sfogo personale:
Non condivido l’opinione di chi dice che i personaggi secondari sono poco caratterizzati. Praticamente ogni episodio ci presenta due nuovi ospiti che devono essere giudicati e in soli 20 minuti riusciamo a conoscere le loro emozioni, le loro vite, le loro relazioni, trovo che sia un lavoro di scrittura e di regia impeccabile.
Penso che siano proprio loro a dare forza e varietà alla serie, mostrandoci le diverse sfaccettature dell’animo umano e le diverse reazioni di fronte alla morte. Ogni coppia di ospiti ci racconta una storia diversa, che ci coinvolge e ci fa riflettere. Penso che sia ingiusto ridurre questi personaggi a semplici comparse o a stereotipi. Inoltre, questi personaggi non sono solo dei testimoni passivi, ma hanno un ruolo attivo nel far avanzare la trama e nel mettere in discussione il sistema dei giudizi e le emozioni di Decim e del suo assistente.
Che dire, guardate la serie non ve ne pentirete, quattro ore della vostra vita ben spese.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Spoiler presenti e voluti.
INTRODUZIONE
"Death Parade" è il primo anime che ho visto, sebbene di manga ne abbia già letti tanti.
Questo anime ci porta nel Quindecim, salone in cui le sorti di una persona morta vengono scelte, Paradiso o Inferno, Reincarnazione o Vuoto eterno .
A differenza del paradiso e dell' inferno danteschi,"Death Parade" ci porta ad una soglia molto vicina a quella buddhista, che prevede, appunto, la reincarnazione. "Death Parade" è in assoluto il migliore anime, ma anche manga, filosofico che abbia mai visto (o letto).
Ciò che più colpisce di quest' opera è il fatto che Decim alla fin fine dell'opera riesca a provare dei Sentimenti, contrariamente a ciò che voleva Ocupulus .
1° episodio
Takashi e Mashiko, novelli sposi, giungono al Quindecim, dove Decim spiega loro che devono giocare al Death Seven Darts, in cui la posta in gioco è la loro stessa vita. Dopo aver sentito queste, alle loro orecchie, assurdità decidono di tornare all'ascensore da cui sono venuti, che però risulta bloccato, come era stato detto loro da Decim. Arrabbiati chiedono cosa succederebbe se non volessero giocare, e allora Decim mostra loro delle persone impagliate, che poi scopriremo essere dei semplici manichini.
Così decidono di proseguire il gioco, che si rivela essere un gioco in cui se si colpisce con una freccetta una parte del corpo, mostrata sul tabellone, si farà provare all'avversario dolore in quella parte del corpo. Si rifiutano di continuare e quindi sbagliano appositamente ogni tiro, ma quando Takashi si ricorda dei manichini, cambia idea, e colpisce un organo, fingendo di non averlo fatto apposta. Mashiko sbaglia involontariamente il tiro, e colpisce gli occhi. Takashi, allora è preso dall'ira e vuole far provare lo stesso dolore alla moglie, che quindi rivela di essere incinta e lo supplica di non colpire la pancia. Takashi, tuttavia, colpisce la pancia, e nel momento preciso in cui scocca il dardo, sembra avere dei ricordi, in cui lui è nascosto e sente Mashiko parlare con delle sue amiche, tuttavia per il momento non ci viene rivelato il dialogo. Ci viene mostrato che Takashi ascoltando il dialogo, sente le amiche dire che Mashiko ha un gran figo come amante. Racconta tutto alla moglie che però sembra negare di avere un amante. Takashi prende l'ultima freccetta di Mashiko e fa per tirare, dicendo il nome Macchi, come l'avevano chiamata le sue amiche. Mashiko spiega che aveva un amica alle medie che si chiamava Macchi e che aveva frainteso tutto. Takashi pensa che stia mentendo ma Mashiko prende la freccetta e colpisce il cuore . Decim si congratula con Mashiko, che è la vincitrice del gioco. Mashiko, in una scena strappalacrime, dice a Takashi che sono morti. Decim, quindi spiega che nel Quindecim vengono mandate le persone morte per decidere le loro sorti. Takashi allora, si ricorda che è morto in un incidente d'auto, strappando il telefono a Mashiko, levando gli occhi dalla strada, e cadendo in un dirupo, in quando si trovavano in una strada montana. Takashi si dispera, dunque, e chiede a Decim di salvarlo e accusa la moglie dicendole di averlo tradito e di aver fatto quel figlio con un altro uomo, così Mashiko, confessa che il figlio non è suo. Takashi allora prende una freccetta e si avvicina per ucciderla, ma viene bloccato da Decim. Alla fine dell' episodio vediamo che Mashiko è stata mandata nel vuoto.
Spoiler presenti e voluti.
INTRODUZIONE
"Death Parade" è il primo anime che ho visto, sebbene di manga ne abbia già letti tanti.
Questo anime ci porta nel Quindecim, salone in cui le sorti di una persona morta vengono scelte, Paradiso o Inferno, Reincarnazione o Vuoto eterno .
A differenza del paradiso e dell' inferno danteschi,"Death Parade" ci porta ad una soglia molto vicina a quella buddhista, che prevede, appunto, la reincarnazione. "Death Parade" è in assoluto il migliore anime, ma anche manga, filosofico che abbia mai visto (o letto).
Ciò che più colpisce di quest' opera è il fatto che Decim alla fin fine dell'opera riesca a provare dei Sentimenti, contrariamente a ciò che voleva Ocupulus .
1° episodio
Takashi e Mashiko, novelli sposi, giungono al Quindecim, dove Decim spiega loro che devono giocare al Death Seven Darts, in cui la posta in gioco è la loro stessa vita. Dopo aver sentito queste, alle loro orecchie, assurdità decidono di tornare all'ascensore da cui sono venuti, che però risulta bloccato, come era stato detto loro da Decim. Arrabbiati chiedono cosa succederebbe se non volessero giocare, e allora Decim mostra loro delle persone impagliate, che poi scopriremo essere dei semplici manichini.
Così decidono di proseguire il gioco, che si rivela essere un gioco in cui se si colpisce con una freccetta una parte del corpo, mostrata sul tabellone, si farà provare all'avversario dolore in quella parte del corpo. Si rifiutano di continuare e quindi sbagliano appositamente ogni tiro, ma quando Takashi si ricorda dei manichini, cambia idea, e colpisce un organo, fingendo di non averlo fatto apposta. Mashiko sbaglia involontariamente il tiro, e colpisce gli occhi. Takashi, allora è preso dall'ira e vuole far provare lo stesso dolore alla moglie, che quindi rivela di essere incinta e lo supplica di non colpire la pancia. Takashi, tuttavia, colpisce la pancia, e nel momento preciso in cui scocca il dardo, sembra avere dei ricordi, in cui lui è nascosto e sente Mashiko parlare con delle sue amiche, tuttavia per il momento non ci viene rivelato il dialogo. Ci viene mostrato che Takashi ascoltando il dialogo, sente le amiche dire che Mashiko ha un gran figo come amante. Racconta tutto alla moglie che però sembra negare di avere un amante. Takashi prende l'ultima freccetta di Mashiko e fa per tirare, dicendo il nome Macchi, come l'avevano chiamata le sue amiche. Mashiko spiega che aveva un amica alle medie che si chiamava Macchi e che aveva frainteso tutto. Takashi pensa che stia mentendo ma Mashiko prende la freccetta e colpisce il cuore . Decim si congratula con Mashiko, che è la vincitrice del gioco. Mashiko, in una scena strappalacrime, dice a Takashi che sono morti. Decim, quindi spiega che nel Quindecim vengono mandate le persone morte per decidere le loro sorti. Takashi allora, si ricorda che è morto in un incidente d'auto, strappando il telefono a Mashiko, levando gli occhi dalla strada, e cadendo in un dirupo, in quando si trovavano in una strada montana. Takashi si dispera, dunque, e chiede a Decim di salvarlo e accusa la moglie dicendole di averlo tradito e di aver fatto quel figlio con un altro uomo, così Mashiko, confessa che il figlio non è suo. Takashi allora prende una freccetta e si avvicina per ucciderla, ma viene bloccato da Decim. Alla fine dell' episodio vediamo che Mashiko è stata mandata nel vuoto.
Dalle recensioni e leggendo un po' in giro avevo grandi aspettative da questo titolo, in più la trama sembrava molto accattivante, così ho deciso di guardarlo.
Mi ha preso subito e ci ho messo veramente poco a finirlo (sono solo 12 episodi) e devo dire che nel complesso mi è piaciuto, il personaggio principale è un tipo molto particolare che ha una filosofia tutta sua e intriga parecchio.
Guardando l'altro lato della medaglia, però, l'hype non è stato confermato perché le potenzialità di essere un top anime erano molte, quello che è mancato è l'approfondimento di determinate tematiche, infatti quando sono arrivato alla fine sono rimasto spiazzato nel leggere che la serie finiva così.
Per non fare spoiler non andrò nel dettaglio, però non fosse stato così concentrato si sarebbe meritato un 9/9.5 pieno, perché ogni episodio era entusiasmante (anche se in alcuni momenti poteva sembrare ripetitivo).
È un titolo che comunque consiglio, però se avete hype alle stelle fareste meglio a riconsiderarlo.
Mi ha preso subito e ci ho messo veramente poco a finirlo (sono solo 12 episodi) e devo dire che nel complesso mi è piaciuto, il personaggio principale è un tipo molto particolare che ha una filosofia tutta sua e intriga parecchio.
Guardando l'altro lato della medaglia, però, l'hype non è stato confermato perché le potenzialità di essere un top anime erano molte, quello che è mancato è l'approfondimento di determinate tematiche, infatti quando sono arrivato alla fine sono rimasto spiazzato nel leggere che la serie finiva così.
Per non fare spoiler non andrò nel dettaglio, però non fosse stato così concentrato si sarebbe meritato un 9/9.5 pieno, perché ogni episodio era entusiasmante (anche se in alcuni momenti poteva sembrare ripetitivo).
È un titolo che comunque consiglio, però se avete hype alle stelle fareste meglio a riconsiderarlo.
Questo anime ha sofferto di cali nei suoi soli dodici episodi, eppure non mi sento di dargli meno di otto: perché?
Perché è un anime che ti fa comunque porre delle domande.
Introduce dei temi infatti interessantissimi: in primis la morte e il giudizio successivo.
Nel mondo dell’anime i giudici sono bambole senza sentimento; però vediamo sin da quando arriva Nona a parlare con Decim che in realtà non è così: i giudici non sono senza sentimento perché altrimenti sarebbero uguali e non intendo fisicamente, Nona sentendo parlare Chiyuki e Decim sul modo di giudicare dice “insufficiente!”. Poi compare Gintà che sembra un cane rabbioso… insomma tutte quelle bambole sono diverse e quindi anche se pensano di giudicare nello stesso modo, non possono farlo.
Così un essere umano in teoria dovrebbe essere giudicato per le sole azioni: nel mondo di "Death Parade" il giudizio riguarda l’oscurità che cresce con la “prova”: due giocatori in palio il paradiso o l’inferno, pochi ricordi quando arrivano che vengono stimolati per dare il peggio di sé. Anche i dati del giudice sono incompleti e sono relativi solo alle azioni e non ai sentimenti perché i giudici come dicevo sono bambole e dunque non potrebbero capirli, ma io sono dell’avviso che il giudizio divino dovrebbe basarsi anche sui sentimenti di una persona: di ciò è fortemente convinta Chiyuki. I sentimenti guidano le azioni, si può fare del male eppure stare dalla parte del bene.
E poi ci sono i casi come la vecchia mangaka… a noi è sembrata buona e splendida nel suo essere così buona… come sarebbe stata messa sotto pressione per dimostrare che anche in lei c’è dell’oscurità?
Ma perché ciò?
Perché se si dimostra che tali anime sono malvagie viene spiegato verso la fine, si mandano nel nulla, il nulla è il vuoto, ma un vuoto in cui un’anima cosciente di se stessa sperimenta il terrore della solitudine e l’angoscia di cadere all’infinito. Il nulla è ciò che alimenta il mondo delle bambole.
Dio è scappato e ha lasciato i giudici, i giudici devono arrivare ad un verdetto ma si può giudicare in modo imparziale?
Le eventuali emozioni falsano o aiutano a dare un giudizio?
Guardatevi questa serie e decidete voi qual è la conclusione.
(Non do più di otto perché secondo me le reazioni di alcuni imputati sono troppo forzate...)
Perché è un anime che ti fa comunque porre delle domande.
Introduce dei temi infatti interessantissimi: in primis la morte e il giudizio successivo.
Nel mondo dell’anime i giudici sono bambole senza sentimento; però vediamo sin da quando arriva Nona a parlare con Decim che in realtà non è così: i giudici non sono senza sentimento perché altrimenti sarebbero uguali e non intendo fisicamente, Nona sentendo parlare Chiyuki e Decim sul modo di giudicare dice “insufficiente!”. Poi compare Gintà che sembra un cane rabbioso… insomma tutte quelle bambole sono diverse e quindi anche se pensano di giudicare nello stesso modo, non possono farlo.
Così un essere umano in teoria dovrebbe essere giudicato per le sole azioni: nel mondo di "Death Parade" il giudizio riguarda l’oscurità che cresce con la “prova”: due giocatori in palio il paradiso o l’inferno, pochi ricordi quando arrivano che vengono stimolati per dare il peggio di sé. Anche i dati del giudice sono incompleti e sono relativi solo alle azioni e non ai sentimenti perché i giudici come dicevo sono bambole e dunque non potrebbero capirli, ma io sono dell’avviso che il giudizio divino dovrebbe basarsi anche sui sentimenti di una persona: di ciò è fortemente convinta Chiyuki. I sentimenti guidano le azioni, si può fare del male eppure stare dalla parte del bene.
E poi ci sono i casi come la vecchia mangaka… a noi è sembrata buona e splendida nel suo essere così buona… come sarebbe stata messa sotto pressione per dimostrare che anche in lei c’è dell’oscurità?
Ma perché ciò?
Perché se si dimostra che tali anime sono malvagie viene spiegato verso la fine, si mandano nel nulla, il nulla è il vuoto, ma un vuoto in cui un’anima cosciente di se stessa sperimenta il terrore della solitudine e l’angoscia di cadere all’infinito. Il nulla è ciò che alimenta il mondo delle bambole.
Dio è scappato e ha lasciato i giudici, i giudici devono arrivare ad un verdetto ma si può giudicare in modo imparziale?
Le eventuali emozioni falsano o aiutano a dare un giudizio?
Guardatevi questa serie e decidete voi qual è la conclusione.
(Non do più di otto perché secondo me le reazioni di alcuni imputati sono troppo forzate...)
Ho suddiviso la visione di questo anime in tre fasi. La prima di curiosità, la seconda di stallo e la terza di hype totale. Mi spiego meglio.
L'idea di base di una sorta di Purgatorio non è di per sè particolarmente originale, ma il modo in cui viene presentata risulta subito piuttosto accattivante. I primi tre/quattro episodi infatti scorrono via veloci perché ogni volta ci si chiede quale gioco uscirà, che cosa faranno i protagonisti, chi meriterà la salvezza e chi la dannazione. Ho apprezzato l'ambientazione vagamente noir e decadente e il chara design è molto affascinante. Tuttavia dopo un po' lo schema tende a diventare ripetitivo e ci si inizia a chiedere quando succederà "qualcosa". Intorno alla metà della serie sono stata tentata di abbandonare la visione perché non riuscivo a capire dove volesse andare a parare, i personaggi secondari che compaiono successivamente a Decim e Chiyuki non lasciano il segno. Dal sesto episodio in poi si iniziano a intravedere finalmente altri elementi, oltre alle prove a cui sono sottoposti di volta in volta gli avventori del bar, che riguardano i misteriosi personaggi che popolano questa sorta di limbo.
Il finale mi ha lasciato la voglia di vedere come proseguirà, ma ci sono ancora molte cose poco chiare che devono essere spiegate e mi auguro che quando uscirà la seconda stagione io possa tornare qui per alzare il voto. Per ora mi fermo a un 7 di incoraggiamento.
L'idea di base di una sorta di Purgatorio non è di per sè particolarmente originale, ma il modo in cui viene presentata risulta subito piuttosto accattivante. I primi tre/quattro episodi infatti scorrono via veloci perché ogni volta ci si chiede quale gioco uscirà, che cosa faranno i protagonisti, chi meriterà la salvezza e chi la dannazione. Ho apprezzato l'ambientazione vagamente noir e decadente e il chara design è molto affascinante. Tuttavia dopo un po' lo schema tende a diventare ripetitivo e ci si inizia a chiedere quando succederà "qualcosa". Intorno alla metà della serie sono stata tentata di abbandonare la visione perché non riuscivo a capire dove volesse andare a parare, i personaggi secondari che compaiono successivamente a Decim e Chiyuki non lasciano il segno. Dal sesto episodio in poi si iniziano a intravedere finalmente altri elementi, oltre alle prove a cui sono sottoposti di volta in volta gli avventori del bar, che riguardano i misteriosi personaggi che popolano questa sorta di limbo.
Il finale mi ha lasciato la voglia di vedere come proseguirà, ma ci sono ancora molte cose poco chiare che devono essere spiegate e mi auguro che quando uscirà la seconda stagione io possa tornare qui per alzare il voto. Per ora mi fermo a un 7 di incoraggiamento.
"Death Parade" è una serie che a me non ha particolarmente, entusiasmato ma cerco di essere il più oggettivo possibile.
Partirei parlando del comparto tecnico che si mantiene su un livello medio, nulla di spettacolare ma ho trovato alcune scelte di design, sia delle ambientazioni sia dei personaggi, molto suggestive. La trama è semplice e incomincia a sorprenderti solo verso la fine. I colpi di scena sono quasi assenti (tranne qualcuno, comunque abbastanza prevedibile). Un altro problema della trama possiamo ritrovarlo nella continuità della storia, che in certi punti tende a scemare e di certo alcuni episodi "filler" in mezzo alla storia non migliorano la situazione. Il rapporto tra i personaggi è un po' superficiale soprattutto su i comprimari, inoltre all'interno dell'opera ci sono anche dei personaggi a dir poco inutili. Sicuramente la cosa più fastidiosa dell'opera sono alcune contraddizioni e forzature che non riesco a spiegarmi. Lo so che non dovrei parlare di queste cose senza giustificarle ma ricadrebbero in spoiler infatti se avete già visto l'anime vi consiglio di proseguire sennò sappiate che la recensione spoiler free continua dopo il paragrafo spoiler.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Sinceramente io odio abbastanza tutta l'ambientazione generale, non capisco perché dio dovrebbe creare un sistema così macchinoso e soprattutto così inefficiente. Non ti viene spiegato come vengono creati i giudici, come funziona tutta la struttura di questo posto e come è suddivisa e nemmeno perché dio è morto ma soprattutto perché ha creato qualcosa di così poco intelligente: il meccanismo per giudicare le persone è davvero insensato, i giochi che fanno stimolano l'istinto di sopravvivenza non la malvagità, cosa c'è di male a cercare di mantenersi in vita a discapito di uno sconosciuto. Invece i giudici sono bambole che non capiscono l'animo umano, non comprendono né la vita né la morte, neppure le emozioni, come dovrebbero fare a giudicare, senza dei parametri oggettivi su cui basarsi, la crudeltà di una persona di cui non comprendono nemmeno le emozioni, io capisco che tutto ciò serviva per poter creare l'arco introspettivo di Decim e la contrapposizione di Chiyuki ai metodi dei giudici che utilizzano per giudicare le persone creando così conflitto che serve per creare la trama ecc...ma non ditemi poi che un meccanismo del genere è stato creato da dio (effettivamente non ti dicono mai che tutto ciò è stato creato da dio, io lo sto dando per scontato). Un'altra incongruenza è la falsa assenza di emozioni da parte dei giudici: fin da subito, ci vengono presentati i giudici come privi di emozioni, ma è falso visto che, per esempio, Ginti è spesso arrabbiato e la rabbia è un'emozione. I giudici hanno tutti caratteri troppo diversi e sono tutti troppo espressivi per poterli definirli delle bambole senza emozioni.
[b[fine parte contenente spoiler[/b]
Il finale invece è un punto di forza, è abbastanza inaspettato e ci fa conoscere meglio la vera natura di alcuni personaggi, però il finale è aperto quindi molte cose non sono ancora molto chiare. Io comunque questo anime ve lo consiglio solo se siete interessati a qualcosa che vi intrattenga per dodici episodi, ma se lo guardate pieni di aspettative rimarrete un po' delusi.
Partirei parlando del comparto tecnico che si mantiene su un livello medio, nulla di spettacolare ma ho trovato alcune scelte di design, sia delle ambientazioni sia dei personaggi, molto suggestive. La trama è semplice e incomincia a sorprenderti solo verso la fine. I colpi di scena sono quasi assenti (tranne qualcuno, comunque abbastanza prevedibile). Un altro problema della trama possiamo ritrovarlo nella continuità della storia, che in certi punti tende a scemare e di certo alcuni episodi "filler" in mezzo alla storia non migliorano la situazione. Il rapporto tra i personaggi è un po' superficiale soprattutto su i comprimari, inoltre all'interno dell'opera ci sono anche dei personaggi a dir poco inutili. Sicuramente la cosa più fastidiosa dell'opera sono alcune contraddizioni e forzature che non riesco a spiegarmi. Lo so che non dovrei parlare di queste cose senza giustificarle ma ricadrebbero in spoiler infatti se avete già visto l'anime vi consiglio di proseguire sennò sappiate che la recensione spoiler free continua dopo il paragrafo spoiler.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Sinceramente io odio abbastanza tutta l'ambientazione generale, non capisco perché dio dovrebbe creare un sistema così macchinoso e soprattutto così inefficiente. Non ti viene spiegato come vengono creati i giudici, come funziona tutta la struttura di questo posto e come è suddivisa e nemmeno perché dio è morto ma soprattutto perché ha creato qualcosa di così poco intelligente: il meccanismo per giudicare le persone è davvero insensato, i giochi che fanno stimolano l'istinto di sopravvivenza non la malvagità, cosa c'è di male a cercare di mantenersi in vita a discapito di uno sconosciuto. Invece i giudici sono bambole che non capiscono l'animo umano, non comprendono né la vita né la morte, neppure le emozioni, come dovrebbero fare a giudicare, senza dei parametri oggettivi su cui basarsi, la crudeltà di una persona di cui non comprendono nemmeno le emozioni, io capisco che tutto ciò serviva per poter creare l'arco introspettivo di Decim e la contrapposizione di Chiyuki ai metodi dei giudici che utilizzano per giudicare le persone creando così conflitto che serve per creare la trama ecc...ma non ditemi poi che un meccanismo del genere è stato creato da dio (effettivamente non ti dicono mai che tutto ciò è stato creato da dio, io lo sto dando per scontato). Un'altra incongruenza è la falsa assenza di emozioni da parte dei giudici: fin da subito, ci vengono presentati i giudici come privi di emozioni, ma è falso visto che, per esempio, Ginti è spesso arrabbiato e la rabbia è un'emozione. I giudici hanno tutti caratteri troppo diversi e sono tutti troppo espressivi per poterli definirli delle bambole senza emozioni.
[b[fine parte contenente spoiler[/b]
Il finale invece è un punto di forza, è abbastanza inaspettato e ci fa conoscere meglio la vera natura di alcuni personaggi, però il finale è aperto quindi molte cose non sono ancora molto chiare. Io comunque questo anime ve lo consiglio solo se siete interessati a qualcosa che vi intrattenga per dodici episodi, ma se lo guardate pieni di aspettative rimarrete un po' delusi.
C-A-P-O-L-A-V-O-R-O!
Veramente ben scritto, ma la cosa più interessante è quanto in profondità riescono a scendere nella psiche dei personaggi sia principali, ma soprattutto quelli di contorno, "gli ospiti".
Dopo la morte, si approda al Quindecim, un posto fra i due mondi dell'oltretomba, per essere giudicati; ha l'aspetto di un bar, gestito dal giudice Dequim affiancato da una ragazza. Ad ogni essere umano è riservato un duplice destino a seguito di un giudizio: cadere nel vuoto (alias inferno) oppure reincarnarsi (alias paradiso) se è stato retto in vita. Tutto ciò avviene attraverso un gioco (freccette, bowling, biliardo, carte, etc...), dove si mette in palio la propria vita, gli ospiti non hanno la consapevolezza di averla già persa: idea decisamente affascinante.
L’uomo è veramente uomo soltanto quando gioca. (Friedrich Schiller)
Si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione. (Platone)
Il modo in cui la gente gioca mostra qualcosa del loro carattere. Il modo in cui perde lo mostra per intero. (Harvey B. Mackay)
Questo è il vero segreto della vita – essere completamente impegnato con quello che si sta facendo qui e ora. E invece di chiamarlo lavoro, rendersi conto che è un gioco. (Alan W. Watts)
Il gioco stimola i ricordi fino a far uscire la parte oscura di ognuno (anche forzatamente). Ma questo modo di giudicare non sembra essere quello giusto e Dequim, pur essendo una bambola senza sentimenti, lo intuisce e cerca di capire di più di emozioni umane e la ragazza sarà una figura cardine in questo viaggio.
Il lavoro è ben eseguito sotto tutti i punti di vista da quello grafico a quello di scrittura, dalla caratterizzazione dei personaggi alla colonna sonora. Potrebbe annoiare la struttura fissa della gran parte degli episodi, ma io personalmente li ho trovati del tutto funzionali per spiegare i due plot della storia: quello del protagonista e quello del sistema per emettere giudizi.
Se ami la filosofia del qui e ora, del momento presente, adorerai questo anime.
Consigliatissimo!
P.S. veramente un gran peccato che non si stia pensando ad una seconda stagione.
Veramente ben scritto, ma la cosa più interessante è quanto in profondità riescono a scendere nella psiche dei personaggi sia principali, ma soprattutto quelli di contorno, "gli ospiti".
Dopo la morte, si approda al Quindecim, un posto fra i due mondi dell'oltretomba, per essere giudicati; ha l'aspetto di un bar, gestito dal giudice Dequim affiancato da una ragazza. Ad ogni essere umano è riservato un duplice destino a seguito di un giudizio: cadere nel vuoto (alias inferno) oppure reincarnarsi (alias paradiso) se è stato retto in vita. Tutto ciò avviene attraverso un gioco (freccette, bowling, biliardo, carte, etc...), dove si mette in palio la propria vita, gli ospiti non hanno la consapevolezza di averla già persa: idea decisamente affascinante.
L’uomo è veramente uomo soltanto quando gioca. (Friedrich Schiller)
Si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione. (Platone)
Il modo in cui la gente gioca mostra qualcosa del loro carattere. Il modo in cui perde lo mostra per intero. (Harvey B. Mackay)
Questo è il vero segreto della vita – essere completamente impegnato con quello che si sta facendo qui e ora. E invece di chiamarlo lavoro, rendersi conto che è un gioco. (Alan W. Watts)
Il gioco stimola i ricordi fino a far uscire la parte oscura di ognuno (anche forzatamente). Ma questo modo di giudicare non sembra essere quello giusto e Dequim, pur essendo una bambola senza sentimenti, lo intuisce e cerca di capire di più di emozioni umane e la ragazza sarà una figura cardine in questo viaggio.
Il lavoro è ben eseguito sotto tutti i punti di vista da quello grafico a quello di scrittura, dalla caratterizzazione dei personaggi alla colonna sonora. Potrebbe annoiare la struttura fissa della gran parte degli episodi, ma io personalmente li ho trovati del tutto funzionali per spiegare i due plot della storia: quello del protagonista e quello del sistema per emettere giudizi.
Se ami la filosofia del qui e ora, del momento presente, adorerai questo anime.
Consigliatissimo!
P.S. veramente un gran peccato che non si stia pensando ad una seconda stagione.
Stavo per abbandonare la visione di "Death Parade" dopo il quarto episodio, in quanto non colpito dalla ripetitività dello schemino "arrivano due nuove anime, giocano, vengono giudicate, fine",ad episodi auto-conclusivi. Iniziavo a credere che non si sarebbe visto altro fino all'ultimo episodio ma, fortunatamente, spinto dalla noia ad iniziare il quinto episodio, di lì in poi la situazione è cambiata. La trama ha iniziato a delinearsi, così come ha iniziato a venire approfondita la caratterizzazione dei personaggi principali, dando sempre meno spazio alle vicende dei defunti e ai loro giochi, e sempre più attenzione ai protagonisti.
L'ultima grande storia inerente delle anime da giudicare si sviluppa su due episodi, è maggiormente approfondita e anche, direi, molto più interessante e ben narrata rispetto alle precedenti. Ma è negli ultimi episodi che Death Parade si rivela un anime di buon livello, capace non solo di far riflettere, ma di emozionare e commuovere. La storia di Chiyuki è sceneggiata talmente bene da consentire allo spettatore (e addirittura al glaciale Decim) di empatizzare fortemente con la ragazza. Un finale davvero commovente, grazie anche ad una background music di piano davvero intensa, dai toni malinconici che un po' ricordano "Comptine d'un autre été" di Yann Tiersen, main track de "Il favoloso mondo di Amélie". È infatti proprio l'atmosfera il maggior punto di forza di quest'anime. Oltre alle adattissime musiche, l'ambientazione da vecchio night bar un po' noir è qualcosa che non manca mai di affascinarmi.
Le sigle sono, a mio avviso, stupende. Per quanto non sia un genere che ascolto, ho trovato l'opening particolarmente brillante, in quanto contrasta in modo molto intelligente con i toni seri degli episodi, conferendo un po' di brio e alleggerendo l'atmosfera, ma senza assolutamente snaturarla. La sigla finale è invece molto più in linea con i toni della serie, anche se meno originale di quella iniziale, ma in ogni caso molto bella.
La cosa peggiore di "Death Parade"? Il character design. Non riesce assolutamente a piacermi. Se fosse stato disegnato solo Decim in quel modo, sarebbe stato azzeccatissimo, perché quei lineamenti un po' "appesi" e "cadenti", con la bocca che quasi scivola giù per il mento, si addicono benissimo alla sua inespressività, ma non sono assolutamente gradevoli sugli altri personaggi.
Tirando le somme, non mi sono sentito al cospetto di un capolavoro, ma di un buon anime sicuramente sì. Dal quinto episodio in avanti, "Death Parade" si fa seguire con gusto, interesse e anche qualche brividino di commozione. Se fosse entrato nel vivo un po' prima, data anche la breve durata della serie, forse mi sarei anche sbilanciato verso un 8, ma credo che un 7 ne rispecchi maggiormente il reale valore.
L'ultima grande storia inerente delle anime da giudicare si sviluppa su due episodi, è maggiormente approfondita e anche, direi, molto più interessante e ben narrata rispetto alle precedenti. Ma è negli ultimi episodi che Death Parade si rivela un anime di buon livello, capace non solo di far riflettere, ma di emozionare e commuovere. La storia di Chiyuki è sceneggiata talmente bene da consentire allo spettatore (e addirittura al glaciale Decim) di empatizzare fortemente con la ragazza. Un finale davvero commovente, grazie anche ad una background music di piano davvero intensa, dai toni malinconici che un po' ricordano "Comptine d'un autre été" di Yann Tiersen, main track de "Il favoloso mondo di Amélie". È infatti proprio l'atmosfera il maggior punto di forza di quest'anime. Oltre alle adattissime musiche, l'ambientazione da vecchio night bar un po' noir è qualcosa che non manca mai di affascinarmi.
Le sigle sono, a mio avviso, stupende. Per quanto non sia un genere che ascolto, ho trovato l'opening particolarmente brillante, in quanto contrasta in modo molto intelligente con i toni seri degli episodi, conferendo un po' di brio e alleggerendo l'atmosfera, ma senza assolutamente snaturarla. La sigla finale è invece molto più in linea con i toni della serie, anche se meno originale di quella iniziale, ma in ogni caso molto bella.
La cosa peggiore di "Death Parade"? Il character design. Non riesce assolutamente a piacermi. Se fosse stato disegnato solo Decim in quel modo, sarebbe stato azzeccatissimo, perché quei lineamenti un po' "appesi" e "cadenti", con la bocca che quasi scivola giù per il mento, si addicono benissimo alla sua inespressività, ma non sono assolutamente gradevoli sugli altri personaggi.
Tirando le somme, non mi sono sentito al cospetto di un capolavoro, ma di un buon anime sicuramente sì. Dal quinto episodio in avanti, "Death Parade" si fa seguire con gusto, interesse e anche qualche brividino di commozione. Se fosse entrato nel vivo un po' prima, data anche la breve durata della serie, forse mi sarei anche sbilanciato verso un 8, ma credo che un 7 ne rispecchi maggiormente il reale valore.
"Death Parade"... che dire?
Non soffermiamoci a parlare della trama (se di "trama" possiamo parlare) perchè, se state leggendo questa recensione, significa che vi siete già informati un minimo o che avete già visto completamente la serie.
SPOILER, per chi non avesse ancora finito di guardarlo.
Primi episodi okay, niente di trascendentale ma le varie puntate avevano quel non so che di pedagogico che poteva anche starci. Essendo lo scopo di queste quello di catturare l'attenzione dello spettatore, riescono nel loro compito.
Finchè l'anime si soffermava sugli autoconclusivi giudizi, non c'era alcun problema.
Allora perchè questo voto?
"Death Parade" si è, senza dubbio, andato a suicidare quando hanno deciso di dare importanza alla ragazza umana, alias Chiyuki.
Perchè? Scopriamolo insieme!
Inizialmente fa la spettatrice, e fin qui okay(?), immagino.
Da metà serie, si inizia a darle sempre più spazio, sia per quanto riguarda la essa stessa li presente, quanto per il suo "passato" (immagino potremmo definirlo così, anche se fino all'ultimo episodio ho ritenuto tutti i riferimenti relativi al passato della ragazza come qualcosa di eccessivamente astratto e artificioso).
Ma andiamo avanti.
Più passano gli episodi, più il carattere della ragazza inizia ad emergere, e più io perdo la pazienza.
Come mai? Fin dall'inizio dei tempi, il sistema di giudizio delle anime è stato quello, stop.
Queste sono le regole dell'universo di "Death Parade" dettate dagli autori.
Capisci che un anime inizia a perdere colpi, quando le stesse leggi universali collassano nel giro di un paio di episodi a causa di una mortale qualsiasi che arriva li.
E per me non c'è nulla di peggio di un dannato anime il cui incipit rappresenta la rottura della coerenza narrativa stessa.
Praticamente hanno realizzato un anime, perso qualche episodio a delinearne la natura stessa, e poi mandato al diavolo tutto per dare un senso all'esistenza stessa di una serie simile.
Se fin dal primo episodio mi dici che i giudici hanno la facoltà di scegliere il destino della tua anima, non può arrivare un pinco pallino qualsiasi che, durante lo svolgersi degli episodi, decide di fare di testa sua, strillando ogni mezzo secondo al giudice che i suoi metodi sono poco empatici ed andando, talvolta addirittura, ad influenzare i giudizi stessi.
Non mi soffermo sulla storia di Chavvot semplicemente perchè per me è ridicolo, e ripeto RIDICOLO, menarcela fin dall'episodio 5 con questa diamine di fiaba che poi non avrà alcuna utilità effettiva, ma loro continuano a propinarla quasi ad ogni puntata.
Eppure, se i problemi si fermassero qui, il mio voto sarebbe ancora positivo. Questo perchè, seppur in questa recensione abbia deciso di non parlare troppo degli aspetti positivi (in quanto potete trovarli in qualsiasi recensione più "tradizionale" anche su questo stesso sito), comunque fino a questo punto mi era abbastanza piaciuto.
La maggior parte degli episodi basati sui giudizi delle coppie mi avevano veramente colpito e, togliendone un paio che non erano proprio al livello degli altri, tutto sommato il mio giudizio era senza dubbio positivo
Ad esempio, i due episodi focalizzati sui due assassini, che per me sono l'apice di bellezza raggiunta da questa serie... e poi il nulla...
Episodio 10, noia.
Episodio 11, noia.
Episodio 12, penso sia nella top 3 degli episodi finali più brutti che abbia mai guardato.
Con sta storia di Chavvot in mezzo ad ogni puntata, con le emozioni forzate nel contesto stesso dell'anime (ditemi se giudicare non in modo imparziale bensì in base alle emozioni sia normale) e con i diamine di 3 episodi finali, sembra ti stiano costringendo a farti piacere a prescindere Chiyuki, e ti stiano forzando a commuoverti nell'episodio finale.
E no, il pianto di Decim non mi suscita alcun sentimento, se non imbarazzo.
Uno che ha giudicato centinaia, se non migliaia, di persone (lo si capisce dal numero enorme di manichini che possiede), perchè prova empatia PROPRIO per questa ragazza? Non mi sembra che il suo passato sia particolarmente commovente o strano o altro, abbiamo visto storie molto più d'impatto negli episodi precedenti di questo anime. Boh, io non ho provato niente.
Ciliegina sulla torta, il nostro Netero (è così che mi piace chiamare Oculus, sorry) che dovrebbe essere una sorta di controllore o qualcosa del genere (perchè questo anime fallisce anche nello spiegare una cosa banale come l'ordine gerarchico) che sa tutto ma non fa nulla.
Non una punizione, non un avvertimento. Il secondo, l'unico solo dietro Dio, che si lascia prendere per i fondelli da chiunque senza far nulla.
Gli altri personaggi? Inutili.
Non soffermiamoci a parlare della trama (se di "trama" possiamo parlare) perchè, se state leggendo questa recensione, significa che vi siete già informati un minimo o che avete già visto completamente la serie.
SPOILER, per chi non avesse ancora finito di guardarlo.
Primi episodi okay, niente di trascendentale ma le varie puntate avevano quel non so che di pedagogico che poteva anche starci. Essendo lo scopo di queste quello di catturare l'attenzione dello spettatore, riescono nel loro compito.
Finchè l'anime si soffermava sugli autoconclusivi giudizi, non c'era alcun problema.
Allora perchè questo voto?
"Death Parade" si è, senza dubbio, andato a suicidare quando hanno deciso di dare importanza alla ragazza umana, alias Chiyuki.
Perchè? Scopriamolo insieme!
Inizialmente fa la spettatrice, e fin qui okay(?), immagino.
Da metà serie, si inizia a darle sempre più spazio, sia per quanto riguarda la essa stessa li presente, quanto per il suo "passato" (immagino potremmo definirlo così, anche se fino all'ultimo episodio ho ritenuto tutti i riferimenti relativi al passato della ragazza come qualcosa di eccessivamente astratto e artificioso).
Ma andiamo avanti.
Più passano gli episodi, più il carattere della ragazza inizia ad emergere, e più io perdo la pazienza.
Come mai? Fin dall'inizio dei tempi, il sistema di giudizio delle anime è stato quello, stop.
Queste sono le regole dell'universo di "Death Parade" dettate dagli autori.
Capisci che un anime inizia a perdere colpi, quando le stesse leggi universali collassano nel giro di un paio di episodi a causa di una mortale qualsiasi che arriva li.
E per me non c'è nulla di peggio di un dannato anime il cui incipit rappresenta la rottura della coerenza narrativa stessa.
Praticamente hanno realizzato un anime, perso qualche episodio a delinearne la natura stessa, e poi mandato al diavolo tutto per dare un senso all'esistenza stessa di una serie simile.
Se fin dal primo episodio mi dici che i giudici hanno la facoltà di scegliere il destino della tua anima, non può arrivare un pinco pallino qualsiasi che, durante lo svolgersi degli episodi, decide di fare di testa sua, strillando ogni mezzo secondo al giudice che i suoi metodi sono poco empatici ed andando, talvolta addirittura, ad influenzare i giudizi stessi.
Non mi soffermo sulla storia di Chavvot semplicemente perchè per me è ridicolo, e ripeto RIDICOLO, menarcela fin dall'episodio 5 con questa diamine di fiaba che poi non avrà alcuna utilità effettiva, ma loro continuano a propinarla quasi ad ogni puntata.
Eppure, se i problemi si fermassero qui, il mio voto sarebbe ancora positivo. Questo perchè, seppur in questa recensione abbia deciso di non parlare troppo degli aspetti positivi (in quanto potete trovarli in qualsiasi recensione più "tradizionale" anche su questo stesso sito), comunque fino a questo punto mi era abbastanza piaciuto.
La maggior parte degli episodi basati sui giudizi delle coppie mi avevano veramente colpito e, togliendone un paio che non erano proprio al livello degli altri, tutto sommato il mio giudizio era senza dubbio positivo
Ad esempio, i due episodi focalizzati sui due assassini, che per me sono l'apice di bellezza raggiunta da questa serie... e poi il nulla...
Episodio 10, noia.
Episodio 11, noia.
Episodio 12, penso sia nella top 3 degli episodi finali più brutti che abbia mai guardato.
Con sta storia di Chavvot in mezzo ad ogni puntata, con le emozioni forzate nel contesto stesso dell'anime (ditemi se giudicare non in modo imparziale bensì in base alle emozioni sia normale) e con i diamine di 3 episodi finali, sembra ti stiano costringendo a farti piacere a prescindere Chiyuki, e ti stiano forzando a commuoverti nell'episodio finale.
E no, il pianto di Decim non mi suscita alcun sentimento, se non imbarazzo.
Uno che ha giudicato centinaia, se non migliaia, di persone (lo si capisce dal numero enorme di manichini che possiede), perchè prova empatia PROPRIO per questa ragazza? Non mi sembra che il suo passato sia particolarmente commovente o strano o altro, abbiamo visto storie molto più d'impatto negli episodi precedenti di questo anime. Boh, io non ho provato niente.
Ciliegina sulla torta, il nostro Netero (è così che mi piace chiamare Oculus, sorry) che dovrebbe essere una sorta di controllore o qualcosa del genere (perchè questo anime fallisce anche nello spiegare una cosa banale come l'ordine gerarchico) che sa tutto ma non fa nulla.
Non una punizione, non un avvertimento. Il secondo, l'unico solo dietro Dio, che si lascia prendere per i fondelli da chiunque senza far nulla.
Gli altri personaggi? Inutili.
Anime breve ma a mio avviso molto godibile. Sebbene si tratti di un anime psicologico e la risata non è il suo scopo principale, non mancheranno scene comiche e divertenti. I momenti seri e filosofici inoltre fanno spesso riflettere sulla vita e su come la viviamo, ed infine anche i personaggi sono ben fatti. Bellissimo ed un po' commovente anche il finale. L'unica pecca è il fatto che non esiste (e probabilmente mai esisterà) una seconda stagione, ma a parte questo direi che merita davvero molto.
PS: Non fidatevi dell'opening allegra e divertente, non rispecchia per niente l'anime.
PS: Non fidatevi dell'opening allegra e divertente, non rispecchia per niente l'anime.
Anime che rispecchia perfettamente il mio genere, non ho potuto non apprezzarlo.
L'ho trovato un po' per caso ed è stato il caso più bello di sempre!
Non mi dilungo troppo, passo subito ai voti!
Trama 10/10
Essendo mio genere, non posso essere totalmente oggettiva.
Adoro la trama, l'idea che nell'aldilà si possa fare un "survival game" per far sì che il giudice possa valutare la tua anima. L'apprezzo totalmente!
Personaggi 10/10
I personaggi, sia quelli principali sia i secondari sono ben caratterizzati (tranne in pochi casi). Riescono a coinvolgerti, a farti sentire tutto il dolore che hanno provato e che provano (non ho mai smesso di piangere nel corso della visione!)
Sigla (8/10)
Adoro le animazioni per l'opening e l'ending. La sigla iniziale non mi fa impazzire in quanto musica ma è davvero molto carina e coinvolgente!
Animazione (10/10)
Come dico in ogni mia recensione parlo da profana, ma posso dire che l'anime è visivamente bello! I movimenti fluidi, e i colori e le ambientazioni sono molto suggestivi.
Parere finale
Lo consiglio, lo consiglio e lo consiglio! Se cercate un anime dalle tematiche paranormali, Thriller e mooolto drammatico ve lo stra consiglio.
Unica pecca: finisce!
L'ho trovato un po' per caso ed è stato il caso più bello di sempre!
Non mi dilungo troppo, passo subito ai voti!
Trama 10/10
Essendo mio genere, non posso essere totalmente oggettiva.
Adoro la trama, l'idea che nell'aldilà si possa fare un "survival game" per far sì che il giudice possa valutare la tua anima. L'apprezzo totalmente!
Personaggi 10/10
I personaggi, sia quelli principali sia i secondari sono ben caratterizzati (tranne in pochi casi). Riescono a coinvolgerti, a farti sentire tutto il dolore che hanno provato e che provano (non ho mai smesso di piangere nel corso della visione!)
Sigla (8/10)
Adoro le animazioni per l'opening e l'ending. La sigla iniziale non mi fa impazzire in quanto musica ma è davvero molto carina e coinvolgente!
Animazione (10/10)
Come dico in ogni mia recensione parlo da profana, ma posso dire che l'anime è visivamente bello! I movimenti fluidi, e i colori e le ambientazioni sono molto suggestivi.
Parere finale
Lo consiglio, lo consiglio e lo consiglio! Se cercate un anime dalle tematiche paranormali, Thriller e mooolto drammatico ve lo stra consiglio.
Unica pecca: finisce!
Prologo veloce, volutamente incomprensibile come alla fine potrebbe risultare il tutto, poiché quasi fuori dalle concezioni materiali, "Death Parade" ci getta direttamente dentro l’assurdo, lo spirituale e al tempo stesso il fisico ed il carnale.
Ma nemmeno il tempo di realizzare cosa si sta visualizzando che giunge lesta l’opening, una delle più belle e divertenti mai fatte, e che induce ad aspettarsi qualcosa di frivolo, una sorta d’intrattenimento allegro, una storia d’amore, un racconto breve su qualche ballerino o un bartender bizzarro ma spensierato.
Niente di più falso: "Death Parade" è riflessione, è vita, è morte, è dolore, è sofferenza. …Già, vita: “Lottare e soffrire, questo vuol dire vivere”.
Soltanto dodici episodi per un concentrato sorprendente. Non esistono tempi morti, i disegni sono brillanti, le animazioni curate, mentre ciò che sono i veri protagonisti della storia, cominciano a delinearsi verso la metà del racconto. Breve ma intenso, fugace come un sogno che quasi ci dimentichiamo all’alba, ma che, in cuor nostro, sappiamo essere stato bellissimo e sofferto.
Decim è un autentico, talentuoso, elegante ed inespressivo bartender del “Quindecim”, un lounge bar arredato in modo moderno e classico al tempo stesso, frequentato da pochi, sparuti e singolari clienti, alcuni assidui, altri sempre diversi.
Tuttavia, questo luogo misterioso non è affatto ciò che sembra, esattamente come l’animo umano spesso non rivela mai la propria natura a meno che non sia messo in condizioni particolari o estreme: ebbene, quanto pare, dopo la morte vi è un giudizio “divino”, e se giudicato malvagio, all’essere umano spetta non l’inferno, ma il vuoto dove la propria anima vagherà obliata per l’eternità, oppure, se giudicato buono, un premio supremo in forma di reincarnazione. Questa è l’incredibile realtà che tutti i defunti possono apprendere al Quindecim, non un bar qualsiasi, bensì il luogo dove un giudice vestito da barman, freddo e distaccato, giudicherà la vostra anima in base a singolari prove di vario genere. Ad aiutarlo, v’è una bella ragazza dai capelli corvini e dal fisico aggraziato: chi sia, non viene subito spiegato, ma sarà un personaggio fondamentale per l’intera trama.
Giungono così avventori smarriti, che non ricordano niente delle loro ultime ore di vita, e comincia il “gioco”: sarà tramite questo (ed annessi stratagemmi architettati ad arte) che Decim giudicherà ogni coppia di persone appena trapassata.
"Death Parade" è molto più che la solita storia di shinigami, sentimenti e rammarichi: è una storia che insegna ad amare la vita proprio passando per il dolore della perdita, poiché, gli esseri umani, si rendono conto di quanto qualcosa possa valere soltanto quando questa viene meno.
In tal quadro dai colori marcati, dalle ombre cupe e dai sinistri risvolti, le anime dei morti vengono spinte ai limiti della pietà, spiriti legati momentaneamente a corpi fittizi che ricordano le loro sembianze in vita, ma che in realtà risultano essere bambole artificiali realizzate proprio da Decim, per degnarle di un aspetto ancora “umano”, prima del giudizio.
Ma cosa sono esattamente questi giudici della morte? Perché esiste questo “bar”? E perché Decim giudica i morti mettendoli di fronte a situazioni estreme e ai ricordi delle sofferenze in vita? Presto tutto sarà svelato, e qualcosa, forse, verrà messo in dubbio, tanto da cambiare i protagonisti della storia nel profondo. I manichini, le bambole, i fantocci, appaiono infine la metafora di sentimenti umani “visivi”, necessari, in un modo o nell’altro, per poter comprendere gioie e dolori di ogni vita vissuta, e ci ricordano vividamente di come sia difficile immedesimarsi negli altri per poter cercare di capire le sofferenze altrui, che spesso, purtroppo, vengono giudicate sommariamente, o ancor peggio erratamente, da chi non si sforza di comprendere davvero chi ha di fronte.
Il prodotto è animato in modo molto coinvolgente, sembra “girato” cinematograficamente con occhio attento, l’unica critica negativa che gli si può muovere è che sia troppo corto per i temi messi in ballo, da cui si traggono tanti buoni spunti, riflessioni profonde, e che appunto, potrebbero essere approfondite ancora di più, molto di più, ma non ve n’è il tempo: diverse cose rimangono esplorate soltanto superficialmente.
Il misticismo di come il giudizio finale viene decretato, l’ago della bilancia che pende da Male a Bene, i risvolti e le espressioni dei “corpi” dei defunti, cosa è davvero giusto e cosa è davvero sbagliato sia in vita sia in senso universale, sono tutti temi ardui da trattare, ma che "Death Parade" ci mette di fronte nel migliore dei modi: si può giudicare qualcuno se prima non proviamo le sue stesse emozioni, se non lo capiamo fino in fondo, se non proviamo empatia?
Anche l’ending si fa valere, come d’altronde tutta la colonna sonora, veramente eccezionale.
E ricordate: da qualche parte, ognuno di noi ha qualcuno che lo sta aspettando, che tiene a qualcun altro o che soffre per la mancanza di qualcuno, perchè ogni vita è importante e unica.
“Lottare e soffrire, questo vuol dire vivere”. Da vedere. Assolutamente.
Ma nemmeno il tempo di realizzare cosa si sta visualizzando che giunge lesta l’opening, una delle più belle e divertenti mai fatte, e che induce ad aspettarsi qualcosa di frivolo, una sorta d’intrattenimento allegro, una storia d’amore, un racconto breve su qualche ballerino o un bartender bizzarro ma spensierato.
Niente di più falso: "Death Parade" è riflessione, è vita, è morte, è dolore, è sofferenza. …Già, vita: “Lottare e soffrire, questo vuol dire vivere”.
Soltanto dodici episodi per un concentrato sorprendente. Non esistono tempi morti, i disegni sono brillanti, le animazioni curate, mentre ciò che sono i veri protagonisti della storia, cominciano a delinearsi verso la metà del racconto. Breve ma intenso, fugace come un sogno che quasi ci dimentichiamo all’alba, ma che, in cuor nostro, sappiamo essere stato bellissimo e sofferto.
Decim è un autentico, talentuoso, elegante ed inespressivo bartender del “Quindecim”, un lounge bar arredato in modo moderno e classico al tempo stesso, frequentato da pochi, sparuti e singolari clienti, alcuni assidui, altri sempre diversi.
Tuttavia, questo luogo misterioso non è affatto ciò che sembra, esattamente come l’animo umano spesso non rivela mai la propria natura a meno che non sia messo in condizioni particolari o estreme: ebbene, quanto pare, dopo la morte vi è un giudizio “divino”, e se giudicato malvagio, all’essere umano spetta non l’inferno, ma il vuoto dove la propria anima vagherà obliata per l’eternità, oppure, se giudicato buono, un premio supremo in forma di reincarnazione. Questa è l’incredibile realtà che tutti i defunti possono apprendere al Quindecim, non un bar qualsiasi, bensì il luogo dove un giudice vestito da barman, freddo e distaccato, giudicherà la vostra anima in base a singolari prove di vario genere. Ad aiutarlo, v’è una bella ragazza dai capelli corvini e dal fisico aggraziato: chi sia, non viene subito spiegato, ma sarà un personaggio fondamentale per l’intera trama.
Giungono così avventori smarriti, che non ricordano niente delle loro ultime ore di vita, e comincia il “gioco”: sarà tramite questo (ed annessi stratagemmi architettati ad arte) che Decim giudicherà ogni coppia di persone appena trapassata.
"Death Parade" è molto più che la solita storia di shinigami, sentimenti e rammarichi: è una storia che insegna ad amare la vita proprio passando per il dolore della perdita, poiché, gli esseri umani, si rendono conto di quanto qualcosa possa valere soltanto quando questa viene meno.
In tal quadro dai colori marcati, dalle ombre cupe e dai sinistri risvolti, le anime dei morti vengono spinte ai limiti della pietà, spiriti legati momentaneamente a corpi fittizi che ricordano le loro sembianze in vita, ma che in realtà risultano essere bambole artificiali realizzate proprio da Decim, per degnarle di un aspetto ancora “umano”, prima del giudizio.
Ma cosa sono esattamente questi giudici della morte? Perché esiste questo “bar”? E perché Decim giudica i morti mettendoli di fronte a situazioni estreme e ai ricordi delle sofferenze in vita? Presto tutto sarà svelato, e qualcosa, forse, verrà messo in dubbio, tanto da cambiare i protagonisti della storia nel profondo. I manichini, le bambole, i fantocci, appaiono infine la metafora di sentimenti umani “visivi”, necessari, in un modo o nell’altro, per poter comprendere gioie e dolori di ogni vita vissuta, e ci ricordano vividamente di come sia difficile immedesimarsi negli altri per poter cercare di capire le sofferenze altrui, che spesso, purtroppo, vengono giudicate sommariamente, o ancor peggio erratamente, da chi non si sforza di comprendere davvero chi ha di fronte.
Il prodotto è animato in modo molto coinvolgente, sembra “girato” cinematograficamente con occhio attento, l’unica critica negativa che gli si può muovere è che sia troppo corto per i temi messi in ballo, da cui si traggono tanti buoni spunti, riflessioni profonde, e che appunto, potrebbero essere approfondite ancora di più, molto di più, ma non ve n’è il tempo: diverse cose rimangono esplorate soltanto superficialmente.
Il misticismo di come il giudizio finale viene decretato, l’ago della bilancia che pende da Male a Bene, i risvolti e le espressioni dei “corpi” dei defunti, cosa è davvero giusto e cosa è davvero sbagliato sia in vita sia in senso universale, sono tutti temi ardui da trattare, ma che "Death Parade" ci mette di fronte nel migliore dei modi: si può giudicare qualcuno se prima non proviamo le sue stesse emozioni, se non lo capiamo fino in fondo, se non proviamo empatia?
Anche l’ending si fa valere, come d’altronde tutta la colonna sonora, veramente eccezionale.
E ricordate: da qualche parte, ognuno di noi ha qualcuno che lo sta aspettando, che tiene a qualcun altro o che soffre per la mancanza di qualcuno, perchè ogni vita è importante e unica.
“Lottare e soffrire, questo vuol dire vivere”. Da vedere. Assolutamente.
Questa è la prima volta che mi capita di vedere una serie cosi premiata ma anche cosi scadente che secondo me raggiunge a stento la sufficienza. Come si fa a dire che Nona sia il miglior personaggio femminile del 2015? È un personaggio che si vede molto poco ed è anche poco caratterizzato. Adesso andiamo con ordine, "Death Parade" narra di come vengano giudicate le anime subito dopo il trapasso con un sistema messo a punto in modo da non poter sbagliare ad emettere una sentenza (paradiso o inferno alias reincarnazione o vuoto)... Ho trovato la storia molto banale con evidenti incongruenze nella trama, discreta invece la sceneggiatura. I dialoghi spesso prolungati e con parecchie introspezioni degli animi delle persone che venivano giudicate risultano essere noiosi e banali il più delle volte. Tra i vari generi toccati l'azione è praticamente nulla ma il vero problema sta nella mancanza di colpi di scena e nella superficialità dei temi trattati. Le animazioni fanno il loro dovere e la colonna sonora è accettabile. Nessuno dei personaggi trattati con eccezione di Dequim sono ben caratterizzati e la storia piatta di questa serie non aiuta ad immedesimarsi con i personaggi.
Per concludere siamo decisamente lontani dai livelli di altre serie premiate (dello stesso genere) e non merita nessun riconoscimento, non mi sento di consigliarne la visione o comunque se dovete guardarlo fatelo senza troppe pretese.
Per concludere siamo decisamente lontani dai livelli di altre serie premiate (dello stesso genere) e non merita nessun riconoscimento, non mi sento di consigliarne la visione o comunque se dovete guardarlo fatelo senza troppe pretese.
Per essere un anime di questa portata è troppo corto, perchè neanche te ne accorgi e magicamente è già finito.
"Death Parade" è un anime avvolto da molte tonalità di colore tra cui il nero che simboleggia il vuoto e l'oscurità dell'animo umano, il bianco che è la reincarnazione e il colore dei capelli di Decim ed infine il viola che va a rappresentare i giochi che gli ospiti dovranno affrontare per salvare la loro anima e i capelli di Chiyuki (l'assistente di Decim).
Dalla sigla di inizio, non si direbbe che è un anime con tanta drammaticità e violenza; al contrario si potrebbe pensare che é una storia allegra e spassosa.
Fin dal primo episodio, si viene a conoscenza del terribile fato che gli ospiti sono costretti a subire prima della salvezza o dalla dannazione eterna.
Il Quindecim, un luogo misterioso dove uno strambo Barman chiede ai propri ospiti di mettere in gioco la propria vita sfidandosi ad un gioco.
Come si potrebbe dire "Il gioco del destino" e solo i diretti interessati possono cambiarlo.
Gli episodi sono abbastanza alternati perchè prima si vede la sfida tra due persone, poi nell'altra si entra nel mondo del Quindecim dove incontriamo altri personaggi.
Senza di loro, Decim non potrebbe svolgere il suo ruolo da giudice perchè in primis c'è la squadra che compone i ricordi degli ospiti e il tutto viene trasferito a Decim.
Nelle ultime puntate, si entra proprio nella fase cruciale e più triste della storia perchè Chiyuki deve essere giudicata.
È un anime molto bello che secondo me ci lascia un messaggio di fondo che sarebbe : "Ama la vita perchè è una sola e non la sprecare".
Un piccolo difetto di questa serie sono i disegni di alcuni modelli dei personaggi che non sono fatti proprio bene e alcune dimenticanze tra cui il motivo della dipartita di un personaggio e del perchè non hanno inquadrato il momento in cui i due ospiti entrano negli ascensori.
Queste, sono piccole cose che grosso modo passano inosservate perchè ti concentri sulla storia e del come andrà a finire.
"Death Parade" è un anime avvolto da molte tonalità di colore tra cui il nero che simboleggia il vuoto e l'oscurità dell'animo umano, il bianco che è la reincarnazione e il colore dei capelli di Decim ed infine il viola che va a rappresentare i giochi che gli ospiti dovranno affrontare per salvare la loro anima e i capelli di Chiyuki (l'assistente di Decim).
Dalla sigla di inizio, non si direbbe che è un anime con tanta drammaticità e violenza; al contrario si potrebbe pensare che é una storia allegra e spassosa.
Fin dal primo episodio, si viene a conoscenza del terribile fato che gli ospiti sono costretti a subire prima della salvezza o dalla dannazione eterna.
Il Quindecim, un luogo misterioso dove uno strambo Barman chiede ai propri ospiti di mettere in gioco la propria vita sfidandosi ad un gioco.
Come si potrebbe dire "Il gioco del destino" e solo i diretti interessati possono cambiarlo.
Gli episodi sono abbastanza alternati perchè prima si vede la sfida tra due persone, poi nell'altra si entra nel mondo del Quindecim dove incontriamo altri personaggi.
Senza di loro, Decim non potrebbe svolgere il suo ruolo da giudice perchè in primis c'è la squadra che compone i ricordi degli ospiti e il tutto viene trasferito a Decim.
Nelle ultime puntate, si entra proprio nella fase cruciale e più triste della storia perchè Chiyuki deve essere giudicata.
È un anime molto bello che secondo me ci lascia un messaggio di fondo che sarebbe : "Ama la vita perchè è una sola e non la sprecare".
Un piccolo difetto di questa serie sono i disegni di alcuni modelli dei personaggi che non sono fatti proprio bene e alcune dimenticanze tra cui il motivo della dipartita di un personaggio e del perchè non hanno inquadrato il momento in cui i due ospiti entrano negli ascensori.
Queste, sono piccole cose che grosso modo passano inosservate perchè ti concentri sulla storia e del come andrà a finire.
Attenzione: vi sono spoiler.
“Non è solo il dolore. Ci sono tante emozioni quante persone. La fragilità di qualcuno che cade in preda alla rabbia... La forza di superare la paura grazie all’amore... Non capisci nulla di tutto questo.”
- Chiyuki
“Death Parade” è una serie TV anime di dodici episodi trasmessa nel 2015, prodotta dallo studio Madhouse e basata sul cortometraggio dell’Anime Mirai 2013 “Death Billiards”.
Nel 2009 usciva un anime chiamato “Aoi Bungaku” - ironicamente concepito anch’esso dalla Madhouse - e ne fui completamente rapito. Non aveva una vera e propria trama, in quanto animava, di episodio in episodio, un romanzo diverso, tra cui “Ningen shikkaku” (lett. L’umano squalificato, arrivato in italia come Lo Squalificato), un’opera della quale ero già perdutamente innamorato; non solo, anche tutti gli altri episodi erano straordinari, ricchi di umanità ed emozioni e la ricordo tutt’ora, a distanza di tantissimi anni, come una delle produzioni più belle che abbia mai visto. Pensai ben presto di dedicarle una recensione, prima che la sua natura episodica mi distolse dall’intento.
Vi domanderete cosa c’entra. "Death Parade" gli è molto simile - in quanto di natura episodica - e vi stupireste di scoprire quante analogie condividono queste due serie animate, sia nella loro natura, sia per quanto concerne la dimensione contenutistica. È perciò per me una sfida, ora come ora, recensire "Death Parade" - anche figlio di una maturità letteraria diversa rispetto ai tanti anni che sono passati dalla visione di "Aoi Bungaku".
Dal voto è facile realizzare che mi sia piaciuto davvero molto ed è con un sorriso beffardo che prendo atto di avergli dato lo stesso punteggio che conferii ad "Aoi Bungaku". Ma di cosa parla "Death Parade"? In parole semplici: le anime di due defunti, deceduti contemporaneamente, sono giudicate da un arbitro, una marionetta senza sentimenti né emozioni, che decreterà se lo spirito del defunto avrà diritto alla reincarnazione o se sarà condannato per sempre al vuoto; ciò attraverso una serie di “death games” (lett. giochi mortali) che si tengono in un vero e proprio bar dell’aldilà. A ogni episodio lo spettatore assiste a situazioni e personaggi diversi, tutti con una storia da raccontare e ricordi da riaffiorare - i defunti, infatti, perdono i ricordi riguardo le loro circostanze funebri - e credetemi: non è, la stragrande maggioranza delle volte, per nulla facile stare da una parte o dall’altra. Come aggravante, vi è il fatto che gli arbitri sono avvezzi nel ricreare il più possibile “le condizioni estreme” con le quali è possibile far fuoriuscire l’oscurità dall’animo di una persona, per poterla così giudicare nella sua interezza. E ogni mezzo è lecito.
Ho deciso, alla faccia della reticenza, di fare una mini-recensione di ogni “death game” e non solo della trama stessa, in quanto il filo che divide i due è estremamente sottile e senza l’uno non vi è l’altro. In questo scampolo di spazio parliamo un po’ dei personaggi, che fortunatamente sono pochi:
- abbiamo il protagonista e giudice principale dell’anime, Decim, che gestisce il bar Quindecim. Educato e cordiale nei modi di porsi, è il giudice che più mette alla prova lo spirito dei morti che giungono nel suo bar e la sua crescita è uno degli aspetti più positivi dell’anime, ma ci arriveremo.
- L’altro protagonista della storia è una donna di cui non si conosce il nome e a cui viene assegnato il ruolo di assistente di Decim, nell’attesa che venga giudicata mentre recupera i ricordi della sua vita. Inizialmente turbata dal non possedere le sue memorie, è un personaggio fondamentale nello sviluppo di Decim e anche di sé stessa.
- Abbiamo poi Nona, l’ambiguo “capo” di Decim. Seppur il suo preciso ruolo nell’aldilà non sia mai appurato chiaramente, supervisiona i giudici ed è la tedofora dei dubbi sul sistema giuridico.
- E ancora: Ginti, un giudice come Decim, ma molto più ostile e aggressivo nei modi, a mio parere l’effigie o meglio ancora la personificazione dell’inadeguatezza e grossolanità dei giudizi e come essi vengono decretati.
- Infine Oculus, un anziano scrupoloso sui metodi e le regole del sistema giuridico, nonché “l’essere più vicino a Dio”. Non è chiaro neppure il suo ruolo nell’aldilà, ma si comporta come un supervisore di Nona.
Il primo death game è descritto nei primi due episodi e narra di una coppia di novelli sposi defunti, Takashi e Machiko, cui Decim informa che dovranno giocare a un death game, con le loro vite in palio, prima di poter lasciare il bar. Tramite un’apposita “ruota della (s)fortuna”, è sancita una sfida a freccette, in cui gli organi dell’altro sono raffigurati sul rispettivo bersaglio e, come tipico del gioco del darts, chi si avvicina di più allo zero, vince. Dapprima i due non credono alle parole di Decim, ma dopo aver appurato sulla propria pelle la veridicità delle stesse, decidono di mancare il bersaglio per non ferirsi. Questo fin quando Takashi non si rende conto di essere in svantaggio e soprattutto dal momento in cui ambedue cominciano a recuperare i ricordi, man mano che il gioco prosegue. Takashi ricorda di aver origliato delle amiche di Machiko discutere di una sua relazione con un altro uomo e da lì i due iniziano a colpirsi tramite le freccette. Alla fine la questione si rivelerà essere un malinteso, ma poco dopo la vittoria di Machiko e il ritorno dei loro ricordi - tra i quali quello di una Machiko incinta del figlio di Takashi -, torna in loro anche la memoria della loro morte. Takashi, ancora convinto del tradimento della moglie, cercò di strappare dalle sue mani il cellulare della consorte mentre era alla guida, scatenando un sinistro mortale. L’uomo è quindi psicologicamente distrutto dal peso della responsabilità di aver ucciso sé stesso, la moglie e suo figlio e cade in preda ad attimi di disperazione e delirio in cui inizialmente chiede a Decim (che Takashi crede sia Dio) di riportarli in vita e, poi, in totale rifiuto della realtà, accusa la moglie di portare in grembo il bambino di un altro. Sono delle scene fortissime che francamente ho apprezzato molto, sono state realizzate seguendo una crudeltà estremamente realistica, laddove saliva e sudore si uniscono e formano un comparto fisico dei personaggi crudo ma veritiero. Tanto che, non sopportando la visione del marito in quelle condizioni, Machiko ammette di averlo tradito e che il bambino non è suo. In un botta e risposta molto violento a livello verbale, Takashi cerca di colpire fisicamente sua moglie, prima di essere fermato da Decim. Volete sapere il verdetto? Machiko finisce nel vuoto, mentre Takashi ottiene il diritto di reincarnarsi. Come spiegato nell’episodio due, il giudizio di Decim è basato sull’ammissione di Machiko riguardo il tradimento nei riguardi del marito e sulla sua rivelazione “d’averlo sposato solo per i suoi soldi”. Tuttavia, l’assistente di Decim, che stava assistendo al death game insieme a Nona, afferma di essere sicura che il bambino appartenga davvero a Takashi nonostante Machiko l’abbia tradito. Non ci è dato sapere la verità e, a parer mio, molti elementi di questa storia sono lasciati a interpretazione e personalmente l’apprezzo. La cosa che mi stupisce, piuttosto, è perché Takashi abbia ricevuto la reincarnazione, siccome anch’esso si è fatto divorare dalla gelosia ed è divenuto violento. Peraltro abbiamo la conferma di questo discutibile verdetto quando l’assistente di Decim dichiara che, in fondo in fondo, Takashi era semplicemente una persona che non riusciva a fidarsi degli altri.
Il secondo death game è descritto nel terzo episodio e narra di un ragazzo (Shigeru) e una ragazza (che non ricorda il proprio nome), che giocheranno una partita a bowling e cui all’interno delle bocce sono contenuti i cuori dell’altro, anche se a differenza del primo death game, i protagonisti non avvertono dolore. Durante il gioco, Shigeru prova una forte attrazione per la ragazza e le chiede un appuntamento qualora vincesse la partita. La ragazza recupera alcuni ricordi e realizza di conoscere Shigeru sin da piccola; quest’ultimo la riconosce come Chisato, una delle due bambine con cui soleva giocare in tenera età, ma che non ebbe più la possibilità di rivedere a causa del trasloco di quest’ultima. Tra i due s’instaura un ottimo feeling, in uno degli episodi più dolci e sereni della serie, tanto che anche Decim e la sua assistente sembrano apprezzare. Proprio alla fine del gioco, però, Chisato ricorda chi è davvero: Mai, l’altra bambina sopracitata. La sua forte somiglianza con Chisato è dovuta a un fatto sconcertante, ovvero un’operazione di plastica facciale a cui la stessa Mai si è sottoposta pur di avvicinare Shigeru, che era sempre stato invaghito di Chisato. Nonostante la storia abbia un che di sconvolgente, subito dopo i due realizzano di essere morti, causas un incidente stradale (un altro?!) mentre erano su un bus (ah meno male). Il finale della storia è davvero carino, con i due che chiedono a Decim di poter spendere del tempo assieme prima di essere giudicati, come una vera coppia. In modo sorprendente, qui scopriamo un Decim ironico, che risponde prima con “2 minuti vanno bene?”, per poi concedere ai due innamorati tutto il tempo che serve loro. È qui che i primi dubbi sulla natura del nostro barista dai capelli ribelli mi hanno assalito, in quanto decisamente troppo umano rispetto agli altri personaggi. Fatto sta che i due passano del piacevole tempo insieme, sia da soli che in compagnia di Decim e l’assistente, per poi essere giudicati: tutto è bene ciò che finisce bene e per una storia dai toni romantici e sereni come questi, non poteva che essere donata la reincarnazione a entrambi. Un lato di questa storia su cui vorrei soffermarmi e che la serie ha, a parer mio trascurato troppo, è il torto che Mai ha fatto a sé stessa cercando di assomigliare a qualcun altro pur di ottenere le attenzioni di un ragazzo. Probabilmente questa storia “d’amore” non mi è piaciuta tanto quanto è piaciuta agli altri sul web (generalmente ho sentito parlare benissimo di questa coppia) proprio per questo motivo, forse Madhouse e Yuzuru Tachikawa non si sono accorti di aver coadiuvato un messaggio abbastanza pericoloso. Nulla da togliere a quello che, comunque ripeto, è stato davvero un death game inusuale, dai toni pacati, tranquilli, che ha saputo esprimere un’accoglienza e una quiete davvero uniche. Kudos. Fun fact: mentre la maggior parte degli episodi in cui è presente un death game si intitolano “death più un sostantivo che descrive il tipo di gioco”, in questa puntata il titolo è “Rolling Ballad”, ovvero Ballata Rotolante.
Il terzo death game è descritto nel quarto episodio e narra questa volta di due perfetti sconosciuti: Misaki - una donna di successo dello showbusiness - e Yosuke, che nome a parte ricorda poco altro di sé. I due dovranno contendersi il death game attraverso un gioco arcade in stile Virtua Fighter, con i loro avatar come protagonisti. Misaki è inizialmente convinta che il tutto sia una trovata della sua manager e che sia in corso la registrazione di un reality show ed è per questo che persuade Yosuke a collaborare stando al gioco di Decim. Se dapprima i toni sono quasi quelli tipici della commedia - addirittura ci hanno dovuto infilare anche qui l’umorismo sul seno prosperoso, mamma mia che trashata - man mano ch’i due riacquistano i ricordi, viepiù l’episodio si tramuta in un grigio crudele. Misaki ricorda i suoi precedenti matrimoni, costellati dall’abuso fisico che i due ex mariti le perpetravano e di come adesso porti il peso di cinque figli sulle spalle; Yosuke ricorda la separazione dei propri genitori e l’arrivo della nuova compagna del padre, nonché di una vita solitaria e spesa perlopiù chiuso in casa. Proprio Yosuke, essendo un videogiocatore, si riscopre molto più bravo di Misaki, tanto che Decim, per evitare una fine prematura del death game, utilizza uno strano marchingegno evidentemente collegato in Wi-Fi grazie al quale fa letteralmente saltare via il joystick di Yosuke, procurandogli un round di sconfitta. Proprio in questo istante, le metodologie con le quali gli arbitri cercano di tirare fuori “l’oscurità dalle anime delle persone” tramite delle “situazioni estreme”, sono messe in discussione dall’assistente di Decim, che lo rimprovera. Misaki e Yosuke si rendono conto, una volta riaffiorati i ricordi, che è impossibile che questo sia un reality e ottengono conferma da parte di Decim che non vi sono telecamere nascoste. A questo punto i due realizzano che la loro vita è davvero in pericolo e Misaki, conscia di essere in totale svantaggio nei confronti di Yosuke, riesce, tramite una sequenza di tasti digitati a caso, ad attivare una tecnica speciale, ma proprio prima di finire l’avversario, interviene nuovamente Decim, che questa volta fa saltare il suo di joystick. La disperazione di Misaki cresce in modo così evidente che nel giro di pochi secondi perde il senno: con una violenza inaudita e, in forma di raptus, afferra la testa di Yosuke e la scaglia ripetutamente contro il monitor, fermandosi soltanto dopo diversi colpi consecutivi. Realizzato il suo gesto, Misaki si pente e raccoglie Yosuke tra le braccia, ma affronta l’avvertimento di Decim: la priorità è la partita. Misaki decide di dare gli ultimi colpi all’avatar di Yosuke, che proprio nello stato catatonico ricorda del suo rapporto difficile con la matrigna, ma soprattutto dell’amore che quest’ultima riversava nei suoi confronti e che non era mai corrisposto, al punto che ella desiderava soltanto essere chiamata “mamma” da lui, almeno per una volta. Yosuke ricorda così di essersi tolto la vita durante una delle sue solite giornate solitarie e si sveglia, riuscendo ad attivare anch’esso una tecnica speciale: entrambi si colpiscono e la sfida finisce in pareggio. Non ci sono né vincitori né vinti e proprio in questo frangente Misaki ricorda la causa della sua morte: strangolata dalla sua manager, rea di non digerire più il suo comportamento pretenzioso. A questo punto, i due cadono in una vera e propria disperazione: Misaki reagisce violentemente all’idea di dover abbandonare i suoi cinque figli, proprio ora che era riuscita a superare i suoi matrimoni e la vita le aveva sorriso regalandole il successo nel mondo dello spettacolo; Yosuke, invece, scoppia in un mare di lacrime, rimproverando sé stesso, sì, per essersi suicidato, ma soprattutto per non essere riuscito a fare una cosa semplice come chiamare “mamma” la donna che l’aveva cresciuto e amato. I due vengono prontamente abbracciati da un empatico (e qui ci siamo) Decim, che si complimenta per le loro realizzazioni, in un abbraccio che trascina i due in una vera e propria catarsi. Un episodio di una crudeltà e di una brutalità immensa, se si considera il destino riservato a queste due povere anime, ma che racconta perfettamente alcune dinamiche della vita nonché le ingiustizie che in tanti si trovano ad affrontare. In questo death game, però, inizia a essere lapalissiano come il metodo di giudizio sia da rivedere: le persone sono portate alla disperazione tramite mezzi esterni, insomma c’è un’istigazione anche laddove, come in questo caso, le cose filano lisce senza che tra i due partecipanti vi sia alcun cenno di aggressività o peggio ancora violenza. Il paradosso sta tutto nel verdetto: Yosuke ottiene la reincarnazione, mentre Misaki è spedita nel vuoto. A voi le ulteriori conclusioni.
Il quarto death game è descritto nel sesto episodio e narra di una tipica ragazza delle superiori (Mayu) e un famoso idol, Harada, membro del gruppo C.H.A. Questa volta la sfida è a Twister, quel simpaticissimo, proprio simpaticissimo gioco col tappeto e i colori. Ma la vera novità del caso è che il verdetto non sarà emesso da Decim, bensì da Ginti, che gestisce un bar chiamato Viginti - effettivamente con la fantasia dei nomi a cose e persone non ci siamo. Devo essere sincero: ho idee discordanti riguardo questo episodio: in primis perché i due protagonisti sono estremamente superficiali, tutt’e due in maniera diversa; in secundis perché di per sé è una puntata estremamente fanservice laddove Twister è servito come escamotage per inserirci qualche scena ingannevole di troppo. Eppure, l’episodio è davvero valido e lo sviluppo relazionale tra i due protagonisti non è male. Mayu è una ragazza che idolatra i C.H.A. e, in senso lato, Harada, tanto da usare le loro canzoni in momenti di sconforto per sentirsi meglio (eh sì, la musica è questo e altro cara mia), mentre quest’ultimo è un donnaiolo che non sembra interessarsi dei sentimenti delle ragazze che pianta in asso dopo averci copulato. Il tutto contornato da un arbitro decisamente presuntuoso e poco incline alla pazienza come Ginti, che alza l’asticella per quanto riguarda la poca discrezionalità del sistema giuridico, cercando di peggiorare di volta in volta le condizioni dei due, arrivando a cercare in tutti i modi di portare i due a volersi ammazzare a vicenda per sopravvivere al gioco. In realtà, paradossalmente, Mayu e Harada sono tra i pochi che durante il death game si sono salvati a vicenda: Mayu, nonostante abbia una morte discutibile e impossibile da ricollegare all’anime - inciampa su una saponetta del bagno e cade di testa, boh - combatte costantemente contro le provocazioni di Ginti, esprimendo tutto il suo amore per le canzoni dei C.H.A.; Harada, invece, ricorda durante la partita che la sua morte è dovuta a una vendetta perpetrata ai suoi danni da parte della sorella di una sua ex, rea di essersi suicidata dopo aver avuto una relazione proprio con Harada. Ciò che la sorella non sapeva è che Harada stette davvero raggiungono il limite fisico e non riescono ad andare avanti, Mayu decide di sacrificarsi per Harada, che però la salva. I due cominciano ad avvicinarsi come in una relazione sentimentale, ma qualsiasi sia il risultato della loro esperienza, è abbastanza da mandare in confusione Ginti che decide di sospendere il giudizio e di tenerli con sé. Il gatto di Ginti, che passa sempre del tempo con lui, sembra essere d’accordo con la decisione e sarà importante più avanti.
Qui facciamo un piccolo stacco. Nell’episodio sette, ci viene detto che Decim è un arbitro in cui sono state “installate” emozioni umane. Per caso qualcosa vi è più chiaro?
Il quinto death game, attenzione a tutti, perché è una bomba. Descritto in due episodi, otto e nove, narra delle vicende di un giovane ragazzo (Shimada) - che stranamente arriva al bar con una borsa a tracolla - e un uomo di mezza età, precisamente un detective (Tatsumi). Questo è uno dei punti cruciali della trama in quanto la complessità di questo processo, nonché del suo verdetto, è cotanto vasto e antropologicamente interessante che sarà squisito poterne discutere. Arriviamo al dunque. Cominciamo innanzitutto col dire che in questo death game Decim decide di non utilizzare il telecomando dotato di Wi-Fi (okay la smetto) per istigare le persone, conscio che le sue azioni in passato hanno causato dolore, ma ancora più importante… sa che v’è stato un assassinio, tramite i ricordi delle due anime. Qui c’è un importante sviluppo del personaggio, che a mio parere può essere scappato a molti: Decim chiama Nona poiché inesperto con casi di questo tipo, ma mostra quello che gli esseri umani chiamano timore. Mi è piaciuto tantissimo, soprattutto dopo aver saputo che in lui sono presenti i sentimenti.
Tornando al death game, già dalle prime battute l’intuito mi diceva qualcosa: il detective che esamina attentamente le parole e gli occhi di Decim, comportandosi in modo completamente diverso rispetto a tutti gli altri spiriti, il ragazzo che trova nella sua borsa un coltello insanguinato ed entrambi che mostrano un’innocenza tale da allontanare l’ipotesi assassinio. Dopo aver analizzato la situazione e non potendo fare altrimenti, i due decidono di accettare il gioco, decidendo in anzitempo di collaborare. La ruota della (s)fortuna decreta per loro un match ad air hockey e, manco a dirlo, sui dischi sono incisi i loro organi. Già dai primi istanti di partita il pathos è costante: Shimada rievoca i suoi genitori morti prematuramente e il dover badare a sua sorella sin da adolescente, tanto da ricordarne le tappe di crescita e aver iniziato a lavorare non appena finita la scuola, anche in vista delle spese da dedicarle; Tatsumi, invece, riflette in modo costante sul da farsi e si domanda quale sia la vera natura e lo scopo del gioco, commentando in particolare la sua incapacità di leggere gli occhi di Decim, che gli appaiono freddi e impossibili da decifrare. La sua compostezza in una situazione tale mi ha stupito, tanto che non appena cominciano a riaffiorare i suoi ricordi… bè, la frittata è fatta. Tatsumi ricorda l’assassinio della moglie a causa del suo impiego, con memorie condite dai bei tempi passati insieme, ma la sua reazione all’evento è terrificante, nonché straziante agli occhi dello spettatore: affranto dalla morte della sua consorte, Tatsumi sceglie la strada della vendetta e pur di trovare i mandanti, perde tutto. Da uomo freddo e ragionevole, lo ritroviamo nel giro di pochi istanti aggressivo e violento, con gli occhi ricoperti da un pesantissimo alone nero e una voce completamente tramutata, distaccata e sconnessa, a tal punto che solo incrociando gli sguardi, Shimada resta terrorizzato; ed è proprio qui che le cose cominciano a prendere dei connotati oscuri. Il ragazzo ricorda l’abuso ai danni della sorella e anch’esso, come Tatsumi, sceglie la strada della vendetta. Come avrete intuito, le cose si complicano e perdurano nel tempo, costringendo Decim velocizzare il gioco, immettendo dolore ogni volta che si subisce un punto e ciò nell’organo designato del disco.
A quel punto, l’assistente inizia ad avvertire che qualcosa non va: chiede a Decim di non tirare troppo la corda, ma quest’ultimo le rivela tutta l’intenzione di estrapolare l’oscurità dalla loro anima per poi giudicarli, in un crescendo dello spannung che è così forte da raggiungere un livello di intensità pazzesco, rendendolo un death game unico.
I due continuano la loro partita, fin quando Shimada non ricorda che la sua vendetta è già compiuta, in parte: la borsa, il cuo contenuto è un coltello insanguinato, ne è persino la prova inconfutabile, anche se ricorda di aver ucciso solo uno dei due uomini di cui la sorella ha parlato; anche Tatsumi, poco dopo, ricorda che la vendetta per quanto concerne le moglie è stata espletata. Insomma, sono tutt’e due assassini. Il detective, addirittura, ricorda d’aver ghignato di gusto dopo aver compiuto l’omicidio, convincendosi che la moglie lo abbia ringraziato. Ed è qui che Tatsumi evolve ancora: da ossessionato dalla vendetta, adesso diventa quasi una figura paterna per Shimada, mette a repentaglio la sua vita, con insistenza (ricordiamo che ogni punto perso è un dolore atroce a un organo) pur di fare in modo che il ragazzo torni sulla Terra per compiere il suo regolamento di conti, nonostante Shimada non voglia ferirlo e si mostri restio. Ma è qui che la vita compie il suo ciclo di coincidenze: Tatsumi si perde nuovamente tra i ricordi e lo vediamo, ormai divorato dalla vendetta, come un vero e proprio cacciatore di criminali, tanto da infiltrarsi in casa del violentatore della sorella di Shimada. Ciò che Tatsumi non sa è che Shimada è già stato lì e l’ha già ucciso, ma per concludere in bellezza il ciclo delle coincidenze, il ragazzo lo scambia per il suo partner criminale e accoltella anche lui, uccidendolo; Shimada muore invece per le conseguenze dello scontro fisico col criminale, da cui era stato colpito poco prima dell’arrivo dell’ormai ex detective. Ed è qui che c’è l’ennesima trasformazione di Tatsumi: appurata la sua morte, egli si riscopre un sadico, incapace di provare alcuna empatia, rivelando a Shimada di aver visto in prima persona lo stupro della sorella ma di non essere intervenuto in quanto “per prendere provvedimenti ci vogliono prima delle vittime”. Il modo in cui questo psicopatico Tatsumi è realizzato è semplicemente splendido: non abbiamo una persona disegnata o fatta comportare come un pazzo per dare un’idea di anormalità, anzi, egli resta fermo sulle sue posizioni e tutti i presenti non riescono a dibattere alle sue argomentazioni, se non Shimada usando la violenza. Tatsumi è un uomo logorato dalla sua sete di vendetta, conscio di aver perso tutto, anche la sua umanità, disilluso dal mondo e dalla vita, in una descrizione della brutalità che francamente ho visto non in pochi anime ma in poche opere. Arriva a dire che la morte della moglie è servita perché lui diventasse ciò che è ora, ovvero un vendicatore di vittime. Se questo può sembrare abbastanza per di giudicare le anime dei due, per Decim non lo è: chiede a Shimada come vorrebbe farla pagare a Tatsumi e il ragazzo senza indugi gli rivela di volerlo ammazzare; non potendo uccidere una persona già morta, Decim gli propone, istigando nuovamente, di colpire tutti i suoi dischi su cui sono raffigurati gli organi. L’intenzione di Decim è quella di capire se l’oscurità nell’animo di Shimada gli permetterà davvero di compiere un’azione tanto macabra e violenta, o se le sue sono solo parole. Ed è qui che l’anime fa partire un discorso molto importante, che viene però solo in parte approfondito. L’assistente, infatti, riesce inizialmente a fermare Shimada, rivelandogli che se non lo farà potrà rivedere la sorella una volta reincarnato; sono scene fortissime, doppiate benissimo in lingua originale e che riescono perfettamente a far avvertire il dolore del ragazzo, nonché la disperazione dell’assistente, ormai sconcertata dai metodi di Decim. Scene di una durezza e di una spietatezza che, paradossalmente, sono umane e non potrei trovare aggettivo migliore. Alla fine, Tatsumi, quasi come se volesse giustificare sé stesso e dimostrarsi che lui non è l’unico a essere diventato un folle sadico, prova in tutti i modi a convincere Shimada a colpirlo, asserendo che nel mondo le vittime sono necessarie. Shimada, alla fine, colpito dalla rabbia e dalle parole, sempre più provocatorie del detective, colpisce tutti i suoi organi con lo stesso coltello col quale lo aveva ucciso, in una scena di un’intensità incredibile. A seguito di questi due episodi che, ve l’assicuro, tutto d’un fiato ti restano addosso per almeno un paio d’ore, entrambi sono destinati al vuoto.
Qui l’anime ci pone davanti a un quesito fondamentale: esiste il libero arbitrio? Nietzsche direbbe di no, i deterministi direbbero di no, i fatalisti direbbero di no, ma molti altri sì, soprattutto teologi. Fin dove si estende il libero arbitrio? Quando una persona è istigata e quando è responsabile delle proprie azioni? L’esempio è quello classico: se io pongo tra le mani del lettore di questo scritto una pistola, in un momento di grande rabbia da parte sua, se egli preme il grilletto di cosa stiamo parlando? Libero arbitrio, responsabilità, istigazione o positivismo? Al lettore l’ardua sentenza.
Un altro aspetto, un po’ più relativo, ma sempre parte della questione è: è possibile giudicare gli esseri umani? O meglio, è giusto farlo? Sicché non si è vissuto nei panni di quella persona, sicché non si possono vivere le stesse sensazioni/emozioni/sentimenti di quella persona, come la si può giudicare? Anche volendo asserire di conoscere i sentimenti provati dall’imputato, come si fa a dire con certezza di viverli con la stessa intensità o atrocità? Gli anarchici diranno che non si può giudicare un uomo, tutti quelli che credono in una corrente politica e nel sistema giuridico, nonché nel “sogno” di una società civile sono costretti a rispondere di sì, si può e si deve fare. Ma cosa stabilisce che è giusto che una persona venga giudicata e addirittura punita? Chi concede il diritto di ergersi al di sopra di un altro uomo, giudicandolo e punendolo, e a chi? Questi sono discorsi molto personali e che rievocano memorie di "Death Note", ma che è importante riesumare di tanto in tanto.
Dopo questo straziante death game, l’anime ci dà pace attraverso un ultimo gioco della morte, arrivato ormai al decimo episodio; inusuale ma confortevole: la protagonista è un’anziana, su cui non c’è molto da dire se non il fatto che trasmette una dolcezza e una serenità strabiliante. Altresì invece devo commentare la crescita di Decim, rimasto particolarmente turbato a causa dell’ultimo death game, che rivolge i suoi dubbi a Nona, asserendo che forse il sistema giuridico di imputazione delle anime più che estrapolare l’oscurità dai defunti, la plasma. Di Decim devo elogiare anche lo splendido discorso sul “si muore proprio perché si è vivi”, a dispetto di quanto affermato da Ginti secondo il quale “vivere è inutile siccome si muore”. Uno scampolo di Parmenide che ben ci ha insegnato che “l’essere è, e non può non essere”, mentre “il non-essere non è, e non può essere”.
Come dicevo, l’anziana deve giocare il suo death game a carte, contro l’assistente (il cui giudizio dovrà arrivare a breve) e Decim stesso. In una narrazione lenta ma comunque interessante, scopriamo che l’anziana è una disegnatrice manga e che suo marito è l’anziano di "Death Billiards". Non ci è dato sapere come sia morta, in quanto nella sua innocenza sceglie di non conoscerne la causa. Ovviamente, la sua anima è reincarnata. Il suo personaggio è interessante perché, a differenza di tutti gli altri, dimostra un nullo attaccamento alla vita, pur dichiarando di amarla e di essere fiera di ciò che ha fatto. Il momento in cui l’anziana è presentata non può che essere il più azzeccato, considerando che lo spettatore ha intravisto la follia e l’attaccamento morboso alla vita umana in tutte le sue sfaccettature più negative. In sostanza, un personaggio che lascia una testimonianza diversa della vita, così come della morte.
L’episodio undici ci permette, finalmente, di rivivere le circostanze di Chiyuki, l’assistente di Decim. Un’appassionata di pattinaggio sul ghiaccio e in seguito una promettente atleta, costretta ad abbandonarlo quando un infortunio le stronca la carriera, che l’aveva già vista conquistare diversi premi. Chiyuki, che considerava il pattinaggio tutta la sua vita, si è sentita vuota, apatica e insensibile nei confronti del mondo e degli altri da allora, fin quando non ha realizzato che fosse impossibile capirsi e ha scelto il suicidio. In questo episodio è presente una bellissima scena, a livello di animazione e musiche, in cui Chiyuki torna a pattinare sul ghiaccio, consiglio a tutti di vederla perché ne vale la pena. Ah, il nostro barista prima di procedere col giudizio decide di drogare Chiyuki e addormentarla. Perché? Lo scopriremo nel prossimo episodio.
Il piatto forte di questa puntata, però, è a parer mio un altro: vi ricordate Mayu e Harada, le due anime che Ginti non è riuscito ancora a giudicare? Ebbene, il giudice più paziente del mondo li mette alla prova ancora una volta: Hanada sembra star per esaurire il suo tempo attendendo il giudizio, ma Mayu può salvarlo qualora scegliesse di spedire nel vuoto l’anima di un defunto IDENTICO A LIGHT YAGAMI (il che spiegherebbe perché nell’anime accennano spesso a un vertiginoso aumento delle morti - e poi va bè, Madhouse animò anche il manga di "Death Note" anni fa) nella hall. Mayu decide però di risparmiarlo e di sacrificare sé stessa pur di salvare Hanada. Ginti accetta e, una volta arrivati al giudizio, chiede a Mayu che cosa significhi per lei la sua vita senza Harada. Mayu è sincera e risponde che non lo sa, e alla stizzita reazione di Ginti domanda a sua volta per lui cosa significhi la vita, ma ovviamente il barista si para dietro al suo ruolo di arbitro. Mayu rivela di provare pietà per loro e Ginti, in pieno abuso di potere, li spedisce nel vuoto, laddove però la scena è davvero fantastica e le due anime condannate per sempre all’oblio, diventano un tutt’uno. Kudos. Oh, e sono abbastanza certo che quello di Ginti sia stato un atto sconsiderato e deplorevole, tanto che il suo gatto non si farà più vedere.
Siamo arrivati al dodicesimo e ultimo episodio di questa serie. Decim porta Chiyuki nella sua vecchia casa, risvegliandosi nel suo vecchio letto. Ella vede la madre, ancora sofferente per la sua scomparsa e così inizia un lungo confronto interno: Chiyuki realizza di essere stata egoista, di non aver dato valore alla sua vita e di aver fatto soffrire le persone a lei care. In un’angosciante scena di pianto, dove di umanità ce n’è a palate, il doppiaggio giapponese raggiunge un livello di realismo ed empatia da entrare direttamente nello spettatore. Decim offre a Chiyuki la possibilità di tornare in vita sulla Terra, facendo a cambio con quella di qualcun altro. Chiyuki ci riflette, è tentata, ma come assistente di Decim ha imparato troppo: la sua catarsi, la sua purificazione interiore, nasce da qui, dalla consapevolezza che, esattamente come ha detto lei, si vive con i propri errori e con i propri rimpianti e che sì, le persone possono capirsi e se non possono, allora facciamo in modo che succeda. In un momento così straziante, neppure Decim riesce a nascondersi dietro la sua corazza: prima avverte un dolore al petto e poi scoppia anche lui in un pianto. Qui esce fuori l’inganno: Chiyuki non è stata riportata sulla terra, ma era tutta una proiezione fantasiosa di Decim, ormai letteralmente sopraffatto dalle lacrime, che era disperato nel voler comprendere le emozioni della sua assistente. Chiyuki capisce il suo intento e i due si abbracciano, suggellando un momento fantastico, per intensità, emozione, empatia, comprensione del prossimo. Decim porta sulle spalle il peso di tutte le persone che ha giudicato, magari anche in maniera superficiale, mentre Chiyuki è consapevole di aver rinunciato a tutta la sua vita e di dover convivere con questo rimorso, ma che potrà reincarnarsi. In una toccante scena di addio, Decim riesce a sorridere con naturalezza, promettendo a Chiyuki di diventare un arbitro che riuscirà a far sentire tutti fieri di essere (e di aver) vissuti(/o).
In sostanza, "Death Parade" è un anime che sembra aver raccolto meno di quanto ha seminato considerando il voto (comunque altissimo) assegnatogli rispetto alla lunghezza della sua recensione, ma sono innegabili taluni difetti: soprattutto, mi pare lapalissiano che servissero alcuni episodi in più per spiegare le dinamiche di alcuni personaggi e anche dell’aldilà; dalle considerazioni che ho fatto non posso ignorare alcune che mi hanno davvero fatto storcere il naso. Nel suo piccolo, "Death Parade" è un capolavoro, che tratta di temi difficili ma in modo molto maturo e consapevole. Mi sembra giusto che nella mia personale classifica divida l’8 con "Aoi Bungaku", così come voglio fare i complimenti a Madhouse per un anime davvero stellare e che, per carità, non meritava quella sciagurata opening. A parte gli scherzi, Madhouse merita più di un elogio per la straordinaria capacità di animare in modo estremamente realistico le reazioni (e le trasformazioni) dei vari personaggi, che mostrano maschere e sfaccettature del tutto diverse anche a distanza di pochi minuti: Tatsumi è l’esempio più lampante ed evidente, ma tutti, a loro modo, sono caratterizzati alla grande nonostante il tempo risicato. La crudeltà con la quale certi temi sono affrontati possono sembrare esasperati, addirittura fuori luogo siccome nel mondo dell’animazione contemporanea è raro trovare un atteggiamento di questo tipo, ma personalmente l’ho apprezzata davvero tanto: pochi moralismi e tante rappresentazioni di una vita, che, per molti, non ha un lieto fine. Madhouse realizza che anche le persone che vivono nella miseria e nella brutalità della loro vita meritano di essere riprodotti, suggellando il tutto creando una serie di escamotage narrativi, dal mistero alla critica filosofica, pur di rendere lo spettatore attivo durante la visione dell’anime. Ribadisco, nel suo piccolo "Death Parade" è un capolavoro che avrebbe meritato un’attenzione mediatica diversa, nonché più episodi per articolare meglio il tutto.
“Non è solo il dolore. Ci sono tante emozioni quante persone. La fragilità di qualcuno che cade in preda alla rabbia... La forza di superare la paura grazie all’amore... Non capisci nulla di tutto questo.”
- Chiyuki
“Death Parade” è una serie TV anime di dodici episodi trasmessa nel 2015, prodotta dallo studio Madhouse e basata sul cortometraggio dell’Anime Mirai 2013 “Death Billiards”.
Nel 2009 usciva un anime chiamato “Aoi Bungaku” - ironicamente concepito anch’esso dalla Madhouse - e ne fui completamente rapito. Non aveva una vera e propria trama, in quanto animava, di episodio in episodio, un romanzo diverso, tra cui “Ningen shikkaku” (lett. L’umano squalificato, arrivato in italia come Lo Squalificato), un’opera della quale ero già perdutamente innamorato; non solo, anche tutti gli altri episodi erano straordinari, ricchi di umanità ed emozioni e la ricordo tutt’ora, a distanza di tantissimi anni, come una delle produzioni più belle che abbia mai visto. Pensai ben presto di dedicarle una recensione, prima che la sua natura episodica mi distolse dall’intento.
Vi domanderete cosa c’entra. "Death Parade" gli è molto simile - in quanto di natura episodica - e vi stupireste di scoprire quante analogie condividono queste due serie animate, sia nella loro natura, sia per quanto concerne la dimensione contenutistica. È perciò per me una sfida, ora come ora, recensire "Death Parade" - anche figlio di una maturità letteraria diversa rispetto ai tanti anni che sono passati dalla visione di "Aoi Bungaku".
Dal voto è facile realizzare che mi sia piaciuto davvero molto ed è con un sorriso beffardo che prendo atto di avergli dato lo stesso punteggio che conferii ad "Aoi Bungaku". Ma di cosa parla "Death Parade"? In parole semplici: le anime di due defunti, deceduti contemporaneamente, sono giudicate da un arbitro, una marionetta senza sentimenti né emozioni, che decreterà se lo spirito del defunto avrà diritto alla reincarnazione o se sarà condannato per sempre al vuoto; ciò attraverso una serie di “death games” (lett. giochi mortali) che si tengono in un vero e proprio bar dell’aldilà. A ogni episodio lo spettatore assiste a situazioni e personaggi diversi, tutti con una storia da raccontare e ricordi da riaffiorare - i defunti, infatti, perdono i ricordi riguardo le loro circostanze funebri - e credetemi: non è, la stragrande maggioranza delle volte, per nulla facile stare da una parte o dall’altra. Come aggravante, vi è il fatto che gli arbitri sono avvezzi nel ricreare il più possibile “le condizioni estreme” con le quali è possibile far fuoriuscire l’oscurità dall’animo di una persona, per poterla così giudicare nella sua interezza. E ogni mezzo è lecito.
Ho deciso, alla faccia della reticenza, di fare una mini-recensione di ogni “death game” e non solo della trama stessa, in quanto il filo che divide i due è estremamente sottile e senza l’uno non vi è l’altro. In questo scampolo di spazio parliamo un po’ dei personaggi, che fortunatamente sono pochi:
- abbiamo il protagonista e giudice principale dell’anime, Decim, che gestisce il bar Quindecim. Educato e cordiale nei modi di porsi, è il giudice che più mette alla prova lo spirito dei morti che giungono nel suo bar e la sua crescita è uno degli aspetti più positivi dell’anime, ma ci arriveremo.
- L’altro protagonista della storia è una donna di cui non si conosce il nome e a cui viene assegnato il ruolo di assistente di Decim, nell’attesa che venga giudicata mentre recupera i ricordi della sua vita. Inizialmente turbata dal non possedere le sue memorie, è un personaggio fondamentale nello sviluppo di Decim e anche di sé stessa.
- Abbiamo poi Nona, l’ambiguo “capo” di Decim. Seppur il suo preciso ruolo nell’aldilà non sia mai appurato chiaramente, supervisiona i giudici ed è la tedofora dei dubbi sul sistema giuridico.
- E ancora: Ginti, un giudice come Decim, ma molto più ostile e aggressivo nei modi, a mio parere l’effigie o meglio ancora la personificazione dell’inadeguatezza e grossolanità dei giudizi e come essi vengono decretati.
- Infine Oculus, un anziano scrupoloso sui metodi e le regole del sistema giuridico, nonché “l’essere più vicino a Dio”. Non è chiaro neppure il suo ruolo nell’aldilà, ma si comporta come un supervisore di Nona.
Il primo death game è descritto nei primi due episodi e narra di una coppia di novelli sposi defunti, Takashi e Machiko, cui Decim informa che dovranno giocare a un death game, con le loro vite in palio, prima di poter lasciare il bar. Tramite un’apposita “ruota della (s)fortuna”, è sancita una sfida a freccette, in cui gli organi dell’altro sono raffigurati sul rispettivo bersaglio e, come tipico del gioco del darts, chi si avvicina di più allo zero, vince. Dapprima i due non credono alle parole di Decim, ma dopo aver appurato sulla propria pelle la veridicità delle stesse, decidono di mancare il bersaglio per non ferirsi. Questo fin quando Takashi non si rende conto di essere in svantaggio e soprattutto dal momento in cui ambedue cominciano a recuperare i ricordi, man mano che il gioco prosegue. Takashi ricorda di aver origliato delle amiche di Machiko discutere di una sua relazione con un altro uomo e da lì i due iniziano a colpirsi tramite le freccette. Alla fine la questione si rivelerà essere un malinteso, ma poco dopo la vittoria di Machiko e il ritorno dei loro ricordi - tra i quali quello di una Machiko incinta del figlio di Takashi -, torna in loro anche la memoria della loro morte. Takashi, ancora convinto del tradimento della moglie, cercò di strappare dalle sue mani il cellulare della consorte mentre era alla guida, scatenando un sinistro mortale. L’uomo è quindi psicologicamente distrutto dal peso della responsabilità di aver ucciso sé stesso, la moglie e suo figlio e cade in preda ad attimi di disperazione e delirio in cui inizialmente chiede a Decim (che Takashi crede sia Dio) di riportarli in vita e, poi, in totale rifiuto della realtà, accusa la moglie di portare in grembo il bambino di un altro. Sono delle scene fortissime che francamente ho apprezzato molto, sono state realizzate seguendo una crudeltà estremamente realistica, laddove saliva e sudore si uniscono e formano un comparto fisico dei personaggi crudo ma veritiero. Tanto che, non sopportando la visione del marito in quelle condizioni, Machiko ammette di averlo tradito e che il bambino non è suo. In un botta e risposta molto violento a livello verbale, Takashi cerca di colpire fisicamente sua moglie, prima di essere fermato da Decim. Volete sapere il verdetto? Machiko finisce nel vuoto, mentre Takashi ottiene il diritto di reincarnarsi. Come spiegato nell’episodio due, il giudizio di Decim è basato sull’ammissione di Machiko riguardo il tradimento nei riguardi del marito e sulla sua rivelazione “d’averlo sposato solo per i suoi soldi”. Tuttavia, l’assistente di Decim, che stava assistendo al death game insieme a Nona, afferma di essere sicura che il bambino appartenga davvero a Takashi nonostante Machiko l’abbia tradito. Non ci è dato sapere la verità e, a parer mio, molti elementi di questa storia sono lasciati a interpretazione e personalmente l’apprezzo. La cosa che mi stupisce, piuttosto, è perché Takashi abbia ricevuto la reincarnazione, siccome anch’esso si è fatto divorare dalla gelosia ed è divenuto violento. Peraltro abbiamo la conferma di questo discutibile verdetto quando l’assistente di Decim dichiara che, in fondo in fondo, Takashi era semplicemente una persona che non riusciva a fidarsi degli altri.
Il secondo death game è descritto nel terzo episodio e narra di un ragazzo (Shigeru) e una ragazza (che non ricorda il proprio nome), che giocheranno una partita a bowling e cui all’interno delle bocce sono contenuti i cuori dell’altro, anche se a differenza del primo death game, i protagonisti non avvertono dolore. Durante il gioco, Shigeru prova una forte attrazione per la ragazza e le chiede un appuntamento qualora vincesse la partita. La ragazza recupera alcuni ricordi e realizza di conoscere Shigeru sin da piccola; quest’ultimo la riconosce come Chisato, una delle due bambine con cui soleva giocare in tenera età, ma che non ebbe più la possibilità di rivedere a causa del trasloco di quest’ultima. Tra i due s’instaura un ottimo feeling, in uno degli episodi più dolci e sereni della serie, tanto che anche Decim e la sua assistente sembrano apprezzare. Proprio alla fine del gioco, però, Chisato ricorda chi è davvero: Mai, l’altra bambina sopracitata. La sua forte somiglianza con Chisato è dovuta a un fatto sconcertante, ovvero un’operazione di plastica facciale a cui la stessa Mai si è sottoposta pur di avvicinare Shigeru, che era sempre stato invaghito di Chisato. Nonostante la storia abbia un che di sconvolgente, subito dopo i due realizzano di essere morti, causas un incidente stradale (un altro?!) mentre erano su un bus (ah meno male). Il finale della storia è davvero carino, con i due che chiedono a Decim di poter spendere del tempo assieme prima di essere giudicati, come una vera coppia. In modo sorprendente, qui scopriamo un Decim ironico, che risponde prima con “2 minuti vanno bene?”, per poi concedere ai due innamorati tutto il tempo che serve loro. È qui che i primi dubbi sulla natura del nostro barista dai capelli ribelli mi hanno assalito, in quanto decisamente troppo umano rispetto agli altri personaggi. Fatto sta che i due passano del piacevole tempo insieme, sia da soli che in compagnia di Decim e l’assistente, per poi essere giudicati: tutto è bene ciò che finisce bene e per una storia dai toni romantici e sereni come questi, non poteva che essere donata la reincarnazione a entrambi. Un lato di questa storia su cui vorrei soffermarmi e che la serie ha, a parer mio trascurato troppo, è il torto che Mai ha fatto a sé stessa cercando di assomigliare a qualcun altro pur di ottenere le attenzioni di un ragazzo. Probabilmente questa storia “d’amore” non mi è piaciuta tanto quanto è piaciuta agli altri sul web (generalmente ho sentito parlare benissimo di questa coppia) proprio per questo motivo, forse Madhouse e Yuzuru Tachikawa non si sono accorti di aver coadiuvato un messaggio abbastanza pericoloso. Nulla da togliere a quello che, comunque ripeto, è stato davvero un death game inusuale, dai toni pacati, tranquilli, che ha saputo esprimere un’accoglienza e una quiete davvero uniche. Kudos. Fun fact: mentre la maggior parte degli episodi in cui è presente un death game si intitolano “death più un sostantivo che descrive il tipo di gioco”, in questa puntata il titolo è “Rolling Ballad”, ovvero Ballata Rotolante.
Il terzo death game è descritto nel quarto episodio e narra questa volta di due perfetti sconosciuti: Misaki - una donna di successo dello showbusiness - e Yosuke, che nome a parte ricorda poco altro di sé. I due dovranno contendersi il death game attraverso un gioco arcade in stile Virtua Fighter, con i loro avatar come protagonisti. Misaki è inizialmente convinta che il tutto sia una trovata della sua manager e che sia in corso la registrazione di un reality show ed è per questo che persuade Yosuke a collaborare stando al gioco di Decim. Se dapprima i toni sono quasi quelli tipici della commedia - addirittura ci hanno dovuto infilare anche qui l’umorismo sul seno prosperoso, mamma mia che trashata - man mano ch’i due riacquistano i ricordi, viepiù l’episodio si tramuta in un grigio crudele. Misaki ricorda i suoi precedenti matrimoni, costellati dall’abuso fisico che i due ex mariti le perpetravano e di come adesso porti il peso di cinque figli sulle spalle; Yosuke ricorda la separazione dei propri genitori e l’arrivo della nuova compagna del padre, nonché di una vita solitaria e spesa perlopiù chiuso in casa. Proprio Yosuke, essendo un videogiocatore, si riscopre molto più bravo di Misaki, tanto che Decim, per evitare una fine prematura del death game, utilizza uno strano marchingegno evidentemente collegato in Wi-Fi grazie al quale fa letteralmente saltare via il joystick di Yosuke, procurandogli un round di sconfitta. Proprio in questo istante, le metodologie con le quali gli arbitri cercano di tirare fuori “l’oscurità dalle anime delle persone” tramite delle “situazioni estreme”, sono messe in discussione dall’assistente di Decim, che lo rimprovera. Misaki e Yosuke si rendono conto, una volta riaffiorati i ricordi, che è impossibile che questo sia un reality e ottengono conferma da parte di Decim che non vi sono telecamere nascoste. A questo punto i due realizzano che la loro vita è davvero in pericolo e Misaki, conscia di essere in totale svantaggio nei confronti di Yosuke, riesce, tramite una sequenza di tasti digitati a caso, ad attivare una tecnica speciale, ma proprio prima di finire l’avversario, interviene nuovamente Decim, che questa volta fa saltare il suo di joystick. La disperazione di Misaki cresce in modo così evidente che nel giro di pochi secondi perde il senno: con una violenza inaudita e, in forma di raptus, afferra la testa di Yosuke e la scaglia ripetutamente contro il monitor, fermandosi soltanto dopo diversi colpi consecutivi. Realizzato il suo gesto, Misaki si pente e raccoglie Yosuke tra le braccia, ma affronta l’avvertimento di Decim: la priorità è la partita. Misaki decide di dare gli ultimi colpi all’avatar di Yosuke, che proprio nello stato catatonico ricorda del suo rapporto difficile con la matrigna, ma soprattutto dell’amore che quest’ultima riversava nei suoi confronti e che non era mai corrisposto, al punto che ella desiderava soltanto essere chiamata “mamma” da lui, almeno per una volta. Yosuke ricorda così di essersi tolto la vita durante una delle sue solite giornate solitarie e si sveglia, riuscendo ad attivare anch’esso una tecnica speciale: entrambi si colpiscono e la sfida finisce in pareggio. Non ci sono né vincitori né vinti e proprio in questo frangente Misaki ricorda la causa della sua morte: strangolata dalla sua manager, rea di non digerire più il suo comportamento pretenzioso. A questo punto, i due cadono in una vera e propria disperazione: Misaki reagisce violentemente all’idea di dover abbandonare i suoi cinque figli, proprio ora che era riuscita a superare i suoi matrimoni e la vita le aveva sorriso regalandole il successo nel mondo dello spettacolo; Yosuke, invece, scoppia in un mare di lacrime, rimproverando sé stesso, sì, per essersi suicidato, ma soprattutto per non essere riuscito a fare una cosa semplice come chiamare “mamma” la donna che l’aveva cresciuto e amato. I due vengono prontamente abbracciati da un empatico (e qui ci siamo) Decim, che si complimenta per le loro realizzazioni, in un abbraccio che trascina i due in una vera e propria catarsi. Un episodio di una crudeltà e di una brutalità immensa, se si considera il destino riservato a queste due povere anime, ma che racconta perfettamente alcune dinamiche della vita nonché le ingiustizie che in tanti si trovano ad affrontare. In questo death game, però, inizia a essere lapalissiano come il metodo di giudizio sia da rivedere: le persone sono portate alla disperazione tramite mezzi esterni, insomma c’è un’istigazione anche laddove, come in questo caso, le cose filano lisce senza che tra i due partecipanti vi sia alcun cenno di aggressività o peggio ancora violenza. Il paradosso sta tutto nel verdetto: Yosuke ottiene la reincarnazione, mentre Misaki è spedita nel vuoto. A voi le ulteriori conclusioni.
Il quarto death game è descritto nel sesto episodio e narra di una tipica ragazza delle superiori (Mayu) e un famoso idol, Harada, membro del gruppo C.H.A. Questa volta la sfida è a Twister, quel simpaticissimo, proprio simpaticissimo gioco col tappeto e i colori. Ma la vera novità del caso è che il verdetto non sarà emesso da Decim, bensì da Ginti, che gestisce un bar chiamato Viginti - effettivamente con la fantasia dei nomi a cose e persone non ci siamo. Devo essere sincero: ho idee discordanti riguardo questo episodio: in primis perché i due protagonisti sono estremamente superficiali, tutt’e due in maniera diversa; in secundis perché di per sé è una puntata estremamente fanservice laddove Twister è servito come escamotage per inserirci qualche scena ingannevole di troppo. Eppure, l’episodio è davvero valido e lo sviluppo relazionale tra i due protagonisti non è male. Mayu è una ragazza che idolatra i C.H.A. e, in senso lato, Harada, tanto da usare le loro canzoni in momenti di sconforto per sentirsi meglio (eh sì, la musica è questo e altro cara mia), mentre quest’ultimo è un donnaiolo che non sembra interessarsi dei sentimenti delle ragazze che pianta in asso dopo averci copulato. Il tutto contornato da un arbitro decisamente presuntuoso e poco incline alla pazienza come Ginti, che alza l’asticella per quanto riguarda la poca discrezionalità del sistema giuridico, cercando di peggiorare di volta in volta le condizioni dei due, arrivando a cercare in tutti i modi di portare i due a volersi ammazzare a vicenda per sopravvivere al gioco. In realtà, paradossalmente, Mayu e Harada sono tra i pochi che durante il death game si sono salvati a vicenda: Mayu, nonostante abbia una morte discutibile e impossibile da ricollegare all’anime - inciampa su una saponetta del bagno e cade di testa, boh - combatte costantemente contro le provocazioni di Ginti, esprimendo tutto il suo amore per le canzoni dei C.H.A.; Harada, invece, ricorda durante la partita che la sua morte è dovuta a una vendetta perpetrata ai suoi danni da parte della sorella di una sua ex, rea di essersi suicidata dopo aver avuto una relazione proprio con Harada. Ciò che la sorella non sapeva è che Harada stette davvero raggiungono il limite fisico e non riescono ad andare avanti, Mayu decide di sacrificarsi per Harada, che però la salva. I due cominciano ad avvicinarsi come in una relazione sentimentale, ma qualsiasi sia il risultato della loro esperienza, è abbastanza da mandare in confusione Ginti che decide di sospendere il giudizio e di tenerli con sé. Il gatto di Ginti, che passa sempre del tempo con lui, sembra essere d’accordo con la decisione e sarà importante più avanti.
Qui facciamo un piccolo stacco. Nell’episodio sette, ci viene detto che Decim è un arbitro in cui sono state “installate” emozioni umane. Per caso qualcosa vi è più chiaro?
Il quinto death game, attenzione a tutti, perché è una bomba. Descritto in due episodi, otto e nove, narra delle vicende di un giovane ragazzo (Shimada) - che stranamente arriva al bar con una borsa a tracolla - e un uomo di mezza età, precisamente un detective (Tatsumi). Questo è uno dei punti cruciali della trama in quanto la complessità di questo processo, nonché del suo verdetto, è cotanto vasto e antropologicamente interessante che sarà squisito poterne discutere. Arriviamo al dunque. Cominciamo innanzitutto col dire che in questo death game Decim decide di non utilizzare il telecomando dotato di Wi-Fi (okay la smetto) per istigare le persone, conscio che le sue azioni in passato hanno causato dolore, ma ancora più importante… sa che v’è stato un assassinio, tramite i ricordi delle due anime. Qui c’è un importante sviluppo del personaggio, che a mio parere può essere scappato a molti: Decim chiama Nona poiché inesperto con casi di questo tipo, ma mostra quello che gli esseri umani chiamano timore. Mi è piaciuto tantissimo, soprattutto dopo aver saputo che in lui sono presenti i sentimenti.
Tornando al death game, già dalle prime battute l’intuito mi diceva qualcosa: il detective che esamina attentamente le parole e gli occhi di Decim, comportandosi in modo completamente diverso rispetto a tutti gli altri spiriti, il ragazzo che trova nella sua borsa un coltello insanguinato ed entrambi che mostrano un’innocenza tale da allontanare l’ipotesi assassinio. Dopo aver analizzato la situazione e non potendo fare altrimenti, i due decidono di accettare il gioco, decidendo in anzitempo di collaborare. La ruota della (s)fortuna decreta per loro un match ad air hockey e, manco a dirlo, sui dischi sono incisi i loro organi. Già dai primi istanti di partita il pathos è costante: Shimada rievoca i suoi genitori morti prematuramente e il dover badare a sua sorella sin da adolescente, tanto da ricordarne le tappe di crescita e aver iniziato a lavorare non appena finita la scuola, anche in vista delle spese da dedicarle; Tatsumi, invece, riflette in modo costante sul da farsi e si domanda quale sia la vera natura e lo scopo del gioco, commentando in particolare la sua incapacità di leggere gli occhi di Decim, che gli appaiono freddi e impossibili da decifrare. La sua compostezza in una situazione tale mi ha stupito, tanto che non appena cominciano a riaffiorare i suoi ricordi… bè, la frittata è fatta. Tatsumi ricorda l’assassinio della moglie a causa del suo impiego, con memorie condite dai bei tempi passati insieme, ma la sua reazione all’evento è terrificante, nonché straziante agli occhi dello spettatore: affranto dalla morte della sua consorte, Tatsumi sceglie la strada della vendetta e pur di trovare i mandanti, perde tutto. Da uomo freddo e ragionevole, lo ritroviamo nel giro di pochi istanti aggressivo e violento, con gli occhi ricoperti da un pesantissimo alone nero e una voce completamente tramutata, distaccata e sconnessa, a tal punto che solo incrociando gli sguardi, Shimada resta terrorizzato; ed è proprio qui che le cose cominciano a prendere dei connotati oscuri. Il ragazzo ricorda l’abuso ai danni della sorella e anch’esso, come Tatsumi, sceglie la strada della vendetta. Come avrete intuito, le cose si complicano e perdurano nel tempo, costringendo Decim velocizzare il gioco, immettendo dolore ogni volta che si subisce un punto e ciò nell’organo designato del disco.
A quel punto, l’assistente inizia ad avvertire che qualcosa non va: chiede a Decim di non tirare troppo la corda, ma quest’ultimo le rivela tutta l’intenzione di estrapolare l’oscurità dalla loro anima per poi giudicarli, in un crescendo dello spannung che è così forte da raggiungere un livello di intensità pazzesco, rendendolo un death game unico.
I due continuano la loro partita, fin quando Shimada non ricorda che la sua vendetta è già compiuta, in parte: la borsa, il cuo contenuto è un coltello insanguinato, ne è persino la prova inconfutabile, anche se ricorda di aver ucciso solo uno dei due uomini di cui la sorella ha parlato; anche Tatsumi, poco dopo, ricorda che la vendetta per quanto concerne le moglie è stata espletata. Insomma, sono tutt’e due assassini. Il detective, addirittura, ricorda d’aver ghignato di gusto dopo aver compiuto l’omicidio, convincendosi che la moglie lo abbia ringraziato. Ed è qui che Tatsumi evolve ancora: da ossessionato dalla vendetta, adesso diventa quasi una figura paterna per Shimada, mette a repentaglio la sua vita, con insistenza (ricordiamo che ogni punto perso è un dolore atroce a un organo) pur di fare in modo che il ragazzo torni sulla Terra per compiere il suo regolamento di conti, nonostante Shimada non voglia ferirlo e si mostri restio. Ma è qui che la vita compie il suo ciclo di coincidenze: Tatsumi si perde nuovamente tra i ricordi e lo vediamo, ormai divorato dalla vendetta, come un vero e proprio cacciatore di criminali, tanto da infiltrarsi in casa del violentatore della sorella di Shimada. Ciò che Tatsumi non sa è che Shimada è già stato lì e l’ha già ucciso, ma per concludere in bellezza il ciclo delle coincidenze, il ragazzo lo scambia per il suo partner criminale e accoltella anche lui, uccidendolo; Shimada muore invece per le conseguenze dello scontro fisico col criminale, da cui era stato colpito poco prima dell’arrivo dell’ormai ex detective. Ed è qui che c’è l’ennesima trasformazione di Tatsumi: appurata la sua morte, egli si riscopre un sadico, incapace di provare alcuna empatia, rivelando a Shimada di aver visto in prima persona lo stupro della sorella ma di non essere intervenuto in quanto “per prendere provvedimenti ci vogliono prima delle vittime”. Il modo in cui questo psicopatico Tatsumi è realizzato è semplicemente splendido: non abbiamo una persona disegnata o fatta comportare come un pazzo per dare un’idea di anormalità, anzi, egli resta fermo sulle sue posizioni e tutti i presenti non riescono a dibattere alle sue argomentazioni, se non Shimada usando la violenza. Tatsumi è un uomo logorato dalla sua sete di vendetta, conscio di aver perso tutto, anche la sua umanità, disilluso dal mondo e dalla vita, in una descrizione della brutalità che francamente ho visto non in pochi anime ma in poche opere. Arriva a dire che la morte della moglie è servita perché lui diventasse ciò che è ora, ovvero un vendicatore di vittime. Se questo può sembrare abbastanza per di giudicare le anime dei due, per Decim non lo è: chiede a Shimada come vorrebbe farla pagare a Tatsumi e il ragazzo senza indugi gli rivela di volerlo ammazzare; non potendo uccidere una persona già morta, Decim gli propone, istigando nuovamente, di colpire tutti i suoi dischi su cui sono raffigurati gli organi. L’intenzione di Decim è quella di capire se l’oscurità nell’animo di Shimada gli permetterà davvero di compiere un’azione tanto macabra e violenta, o se le sue sono solo parole. Ed è qui che l’anime fa partire un discorso molto importante, che viene però solo in parte approfondito. L’assistente, infatti, riesce inizialmente a fermare Shimada, rivelandogli che se non lo farà potrà rivedere la sorella una volta reincarnato; sono scene fortissime, doppiate benissimo in lingua originale e che riescono perfettamente a far avvertire il dolore del ragazzo, nonché la disperazione dell’assistente, ormai sconcertata dai metodi di Decim. Scene di una durezza e di una spietatezza che, paradossalmente, sono umane e non potrei trovare aggettivo migliore. Alla fine, Tatsumi, quasi come se volesse giustificare sé stesso e dimostrarsi che lui non è l’unico a essere diventato un folle sadico, prova in tutti i modi a convincere Shimada a colpirlo, asserendo che nel mondo le vittime sono necessarie. Shimada, alla fine, colpito dalla rabbia e dalle parole, sempre più provocatorie del detective, colpisce tutti i suoi organi con lo stesso coltello col quale lo aveva ucciso, in una scena di un’intensità incredibile. A seguito di questi due episodi che, ve l’assicuro, tutto d’un fiato ti restano addosso per almeno un paio d’ore, entrambi sono destinati al vuoto.
Qui l’anime ci pone davanti a un quesito fondamentale: esiste il libero arbitrio? Nietzsche direbbe di no, i deterministi direbbero di no, i fatalisti direbbero di no, ma molti altri sì, soprattutto teologi. Fin dove si estende il libero arbitrio? Quando una persona è istigata e quando è responsabile delle proprie azioni? L’esempio è quello classico: se io pongo tra le mani del lettore di questo scritto una pistola, in un momento di grande rabbia da parte sua, se egli preme il grilletto di cosa stiamo parlando? Libero arbitrio, responsabilità, istigazione o positivismo? Al lettore l’ardua sentenza.
Un altro aspetto, un po’ più relativo, ma sempre parte della questione è: è possibile giudicare gli esseri umani? O meglio, è giusto farlo? Sicché non si è vissuto nei panni di quella persona, sicché non si possono vivere le stesse sensazioni/emozioni/sentimenti di quella persona, come la si può giudicare? Anche volendo asserire di conoscere i sentimenti provati dall’imputato, come si fa a dire con certezza di viverli con la stessa intensità o atrocità? Gli anarchici diranno che non si può giudicare un uomo, tutti quelli che credono in una corrente politica e nel sistema giuridico, nonché nel “sogno” di una società civile sono costretti a rispondere di sì, si può e si deve fare. Ma cosa stabilisce che è giusto che una persona venga giudicata e addirittura punita? Chi concede il diritto di ergersi al di sopra di un altro uomo, giudicandolo e punendolo, e a chi? Questi sono discorsi molto personali e che rievocano memorie di "Death Note", ma che è importante riesumare di tanto in tanto.
Dopo questo straziante death game, l’anime ci dà pace attraverso un ultimo gioco della morte, arrivato ormai al decimo episodio; inusuale ma confortevole: la protagonista è un’anziana, su cui non c’è molto da dire se non il fatto che trasmette una dolcezza e una serenità strabiliante. Altresì invece devo commentare la crescita di Decim, rimasto particolarmente turbato a causa dell’ultimo death game, che rivolge i suoi dubbi a Nona, asserendo che forse il sistema giuridico di imputazione delle anime più che estrapolare l’oscurità dai defunti, la plasma. Di Decim devo elogiare anche lo splendido discorso sul “si muore proprio perché si è vivi”, a dispetto di quanto affermato da Ginti secondo il quale “vivere è inutile siccome si muore”. Uno scampolo di Parmenide che ben ci ha insegnato che “l’essere è, e non può non essere”, mentre “il non-essere non è, e non può essere”.
Come dicevo, l’anziana deve giocare il suo death game a carte, contro l’assistente (il cui giudizio dovrà arrivare a breve) e Decim stesso. In una narrazione lenta ma comunque interessante, scopriamo che l’anziana è una disegnatrice manga e che suo marito è l’anziano di "Death Billiards". Non ci è dato sapere come sia morta, in quanto nella sua innocenza sceglie di non conoscerne la causa. Ovviamente, la sua anima è reincarnata. Il suo personaggio è interessante perché, a differenza di tutti gli altri, dimostra un nullo attaccamento alla vita, pur dichiarando di amarla e di essere fiera di ciò che ha fatto. Il momento in cui l’anziana è presentata non può che essere il più azzeccato, considerando che lo spettatore ha intravisto la follia e l’attaccamento morboso alla vita umana in tutte le sue sfaccettature più negative. In sostanza, un personaggio che lascia una testimonianza diversa della vita, così come della morte.
L’episodio undici ci permette, finalmente, di rivivere le circostanze di Chiyuki, l’assistente di Decim. Un’appassionata di pattinaggio sul ghiaccio e in seguito una promettente atleta, costretta ad abbandonarlo quando un infortunio le stronca la carriera, che l’aveva già vista conquistare diversi premi. Chiyuki, che considerava il pattinaggio tutta la sua vita, si è sentita vuota, apatica e insensibile nei confronti del mondo e degli altri da allora, fin quando non ha realizzato che fosse impossibile capirsi e ha scelto il suicidio. In questo episodio è presente una bellissima scena, a livello di animazione e musiche, in cui Chiyuki torna a pattinare sul ghiaccio, consiglio a tutti di vederla perché ne vale la pena. Ah, il nostro barista prima di procedere col giudizio decide di drogare Chiyuki e addormentarla. Perché? Lo scopriremo nel prossimo episodio.
Il piatto forte di questa puntata, però, è a parer mio un altro: vi ricordate Mayu e Harada, le due anime che Ginti non è riuscito ancora a giudicare? Ebbene, il giudice più paziente del mondo li mette alla prova ancora una volta: Hanada sembra star per esaurire il suo tempo attendendo il giudizio, ma Mayu può salvarlo qualora scegliesse di spedire nel vuoto l’anima di un defunto IDENTICO A LIGHT YAGAMI (il che spiegherebbe perché nell’anime accennano spesso a un vertiginoso aumento delle morti - e poi va bè, Madhouse animò anche il manga di "Death Note" anni fa) nella hall. Mayu decide però di risparmiarlo e di sacrificare sé stessa pur di salvare Hanada. Ginti accetta e, una volta arrivati al giudizio, chiede a Mayu che cosa significhi per lei la sua vita senza Harada. Mayu è sincera e risponde che non lo sa, e alla stizzita reazione di Ginti domanda a sua volta per lui cosa significhi la vita, ma ovviamente il barista si para dietro al suo ruolo di arbitro. Mayu rivela di provare pietà per loro e Ginti, in pieno abuso di potere, li spedisce nel vuoto, laddove però la scena è davvero fantastica e le due anime condannate per sempre all’oblio, diventano un tutt’uno. Kudos. Oh, e sono abbastanza certo che quello di Ginti sia stato un atto sconsiderato e deplorevole, tanto che il suo gatto non si farà più vedere.
Siamo arrivati al dodicesimo e ultimo episodio di questa serie. Decim porta Chiyuki nella sua vecchia casa, risvegliandosi nel suo vecchio letto. Ella vede la madre, ancora sofferente per la sua scomparsa e così inizia un lungo confronto interno: Chiyuki realizza di essere stata egoista, di non aver dato valore alla sua vita e di aver fatto soffrire le persone a lei care. In un’angosciante scena di pianto, dove di umanità ce n’è a palate, il doppiaggio giapponese raggiunge un livello di realismo ed empatia da entrare direttamente nello spettatore. Decim offre a Chiyuki la possibilità di tornare in vita sulla Terra, facendo a cambio con quella di qualcun altro. Chiyuki ci riflette, è tentata, ma come assistente di Decim ha imparato troppo: la sua catarsi, la sua purificazione interiore, nasce da qui, dalla consapevolezza che, esattamente come ha detto lei, si vive con i propri errori e con i propri rimpianti e che sì, le persone possono capirsi e se non possono, allora facciamo in modo che succeda. In un momento così straziante, neppure Decim riesce a nascondersi dietro la sua corazza: prima avverte un dolore al petto e poi scoppia anche lui in un pianto. Qui esce fuori l’inganno: Chiyuki non è stata riportata sulla terra, ma era tutta una proiezione fantasiosa di Decim, ormai letteralmente sopraffatto dalle lacrime, che era disperato nel voler comprendere le emozioni della sua assistente. Chiyuki capisce il suo intento e i due si abbracciano, suggellando un momento fantastico, per intensità, emozione, empatia, comprensione del prossimo. Decim porta sulle spalle il peso di tutte le persone che ha giudicato, magari anche in maniera superficiale, mentre Chiyuki è consapevole di aver rinunciato a tutta la sua vita e di dover convivere con questo rimorso, ma che potrà reincarnarsi. In una toccante scena di addio, Decim riesce a sorridere con naturalezza, promettendo a Chiyuki di diventare un arbitro che riuscirà a far sentire tutti fieri di essere (e di aver) vissuti(/o).
In sostanza, "Death Parade" è un anime che sembra aver raccolto meno di quanto ha seminato considerando il voto (comunque altissimo) assegnatogli rispetto alla lunghezza della sua recensione, ma sono innegabili taluni difetti: soprattutto, mi pare lapalissiano che servissero alcuni episodi in più per spiegare le dinamiche di alcuni personaggi e anche dell’aldilà; dalle considerazioni che ho fatto non posso ignorare alcune che mi hanno davvero fatto storcere il naso. Nel suo piccolo, "Death Parade" è un capolavoro, che tratta di temi difficili ma in modo molto maturo e consapevole. Mi sembra giusto che nella mia personale classifica divida l’8 con "Aoi Bungaku", così come voglio fare i complimenti a Madhouse per un anime davvero stellare e che, per carità, non meritava quella sciagurata opening. A parte gli scherzi, Madhouse merita più di un elogio per la straordinaria capacità di animare in modo estremamente realistico le reazioni (e le trasformazioni) dei vari personaggi, che mostrano maschere e sfaccettature del tutto diverse anche a distanza di pochi minuti: Tatsumi è l’esempio più lampante ed evidente, ma tutti, a loro modo, sono caratterizzati alla grande nonostante il tempo risicato. La crudeltà con la quale certi temi sono affrontati possono sembrare esasperati, addirittura fuori luogo siccome nel mondo dell’animazione contemporanea è raro trovare un atteggiamento di questo tipo, ma personalmente l’ho apprezzata davvero tanto: pochi moralismi e tante rappresentazioni di una vita, che, per molti, non ha un lieto fine. Madhouse realizza che anche le persone che vivono nella miseria e nella brutalità della loro vita meritano di essere riprodotti, suggellando il tutto creando una serie di escamotage narrativi, dal mistero alla critica filosofica, pur di rendere lo spettatore attivo durante la visione dell’anime. Ribadisco, nel suo piccolo "Death Parade" è un capolavoro che avrebbe meritato un’attenzione mediatica diversa, nonché più episodi per articolare meglio il tutto.
Platone insegnava che si comprende di più di una persona con un'ora di gioco che con molte ore di conversazione. Evidentemente gli autori di "Death parade" hanno preso questo consiglio troppo sul serio poiché hanno immaginato che, nell'aldilà, il giudizio avvenga in un modo davvero spiazzante. In primis sarà in un bar di lusso, giudicando due soggetti alla volta, morti nello stesso istante. I magistrati, pur conoscendo molte cose della vita dei defunti, non potranno emettere la sentenza se non dopo averli fatti giocare assieme ad un gioco, diverso ad ogni puntata, in modo che la loro oscurità interiore si manifesti per bene.
Ciò sarà per un verso crudele, dato che i nostri non sanno di essere morti e solo nel mentre capiranno che stanno affrontandosi in un survival game, ma per un altro interessante, perché darà loro la possibilità di cercare di redimersi dai propri sbagli, vivendo gli ultimi definitivi momenti della vita cercando di afferrare il paradiso.
È impossibile descrivere la complessità dei singoli casi, spesso degni di "Detective Conan" e, più ancora, non si potrà non provare empatia per i soggetti con cui verremo a contatto, non pensare che le loro storie siano diverse dalle nostre.
La visione si rivelerà catartica, proprio nel senso che la tragedia greca attribuiva a questo termine e ci renderà più saggi e toccati dalle tantissime domande che quest'anime non può non portare. Ogni spettatore avrà le sue. Per esempio la critica al modo che abbiamo di giudicare gli altri: in "Delitto e castigo" non si raccomanda, forse, di andare cauti nel giudicare il rapporto tra un uomo e una donna, poiché c'é sempre almeno un angolino che conoscono solo loro. Qui l'angolino si rivela presente anche in vari tipi di rapporto e non é certo piccolo. Inoltre se l'assenza d'empatia può sembrare essenziale al giudizio spassionato, qui si denuncia il problema opposto, ovvero che proprio l'assenza d' empatia possa rendere il giudizio impossibile. O il fatto che un marito geloso non possa avere una relazione equilibrata non solo con la propria moglie, ma con chiunque altro, a causa della propria insicurezza. O il tema del fallimento sportivo che può portarci all'auto distruzione, quando invece dovrebbe mostrarci come la vita di un atleta abbia valore ben oltre le gare e che quindi, come cantava Dalla, "un vincitore valga quanto un vinto". O il tema del dolore della morte, perché uccide non solo una persona singola, ma anche il rapporto con gli altri che il defunto ha.
La grafica é buona, con i colori caldi, la regia perfetta. La psicologia profonda. Il punto debole é l'opening, a mio avviso indifendibile, poiché non può mostrare i vari personaggi del regno dei morti impegnati in un allegra baldoria, con tanto di ballo alla "Pulp fiction".
Come voto finale un meritatissimo nove.
Ciò sarà per un verso crudele, dato che i nostri non sanno di essere morti e solo nel mentre capiranno che stanno affrontandosi in un survival game, ma per un altro interessante, perché darà loro la possibilità di cercare di redimersi dai propri sbagli, vivendo gli ultimi definitivi momenti della vita cercando di afferrare il paradiso.
È impossibile descrivere la complessità dei singoli casi, spesso degni di "Detective Conan" e, più ancora, non si potrà non provare empatia per i soggetti con cui verremo a contatto, non pensare che le loro storie siano diverse dalle nostre.
La visione si rivelerà catartica, proprio nel senso che la tragedia greca attribuiva a questo termine e ci renderà più saggi e toccati dalle tantissime domande che quest'anime non può non portare. Ogni spettatore avrà le sue. Per esempio la critica al modo che abbiamo di giudicare gli altri: in "Delitto e castigo" non si raccomanda, forse, di andare cauti nel giudicare il rapporto tra un uomo e una donna, poiché c'é sempre almeno un angolino che conoscono solo loro. Qui l'angolino si rivela presente anche in vari tipi di rapporto e non é certo piccolo. Inoltre se l'assenza d'empatia può sembrare essenziale al giudizio spassionato, qui si denuncia il problema opposto, ovvero che proprio l'assenza d' empatia possa rendere il giudizio impossibile. O il fatto che un marito geloso non possa avere una relazione equilibrata non solo con la propria moglie, ma con chiunque altro, a causa della propria insicurezza. O il tema del fallimento sportivo che può portarci all'auto distruzione, quando invece dovrebbe mostrarci come la vita di un atleta abbia valore ben oltre le gare e che quindi, come cantava Dalla, "un vincitore valga quanto un vinto". O il tema del dolore della morte, perché uccide non solo una persona singola, ma anche il rapporto con gli altri che il defunto ha.
La grafica é buona, con i colori caldi, la regia perfetta. La psicologia profonda. Il punto debole é l'opening, a mio avviso indifendibile, poiché non può mostrare i vari personaggi del regno dei morti impegnati in un allegra baldoria, con tanto di ballo alla "Pulp fiction".
Come voto finale un meritatissimo nove.
"Death Parade" è un anime che a mio avviso andrebbe iniziato senza sapere nulla sulla trama, così da giocarsi l'effetto sorpresa alla prima puntata, lasciando una piacevole sensazione allo spettatore ignaro.
Un anime crudo, che mette a nudo alcuni aspetti umani in possesso di alcuni individui che in principio apparivano tutt'altra persona.
La serie, costituita da 12 puntate semi antologiche, scorre piacevolmente chiudendo un ciclo ad ogni episodio. La Ost che accompagnerà l'anime è molto piacevole e riesce ad immergere lo spettatore nei momenti più profondi della narrazione.
Una storia originale che cerca di racchiudere un concetto fondamentale: "l'apparenza inganna" o "l'abito non fa il monaco".
Una serie corta e coincisa, assolutamente consigliata per chi cerca qualcosa di non troppo lungo, per occupare uno o due pomeriggi piovosi.
Un anime crudo, che mette a nudo alcuni aspetti umani in possesso di alcuni individui che in principio apparivano tutt'altra persona.
La serie, costituita da 12 puntate semi antologiche, scorre piacevolmente chiudendo un ciclo ad ogni episodio. La Ost che accompagnerà l'anime è molto piacevole e riesce ad immergere lo spettatore nei momenti più profondi della narrazione.
Una storia originale che cerca di racchiudere un concetto fondamentale: "l'apparenza inganna" o "l'abito non fa il monaco".
Una serie corta e coincisa, assolutamente consigliata per chi cerca qualcosa di non troppo lungo, per occupare uno o due pomeriggi piovosi.
"Death Parade" potrebbe essere perfettamente riassunto tramite un aggettivo: catartico. Quasi è una serie brutale per i sentimenti che riesce a toccare e per il ritratto che dà di noi piccoli esseri umani che andiamo avanti giorno per giorno scrivendo le pagine della nostra vita senza fare i conti col fatto che alla fine siamo destinati tutti ad essere "riposti in un cassetto". La trama ed il tema principale sono molto chiari e racchiudono un dubbio che ognuno di noi ha: quando moriamo dove andiamo? Che ne sarà di noi e di quello che abbiamo fatto in vita? "Death Parade" dà la risposta: andiamo al Quindecim a giocarcela dopo un bicchiere, giocarcela in senso letterale, in compagnia di Decim, giudice apatico con sguardo freddo che emette un giudizio: o si sale o si scende (giusto per evitare discussioni su paradiso/inferno e via dicendo).
Gli episodi si sviluppano in maniera lineare: ogni volta viene presentata una casistica diversa di morte, vite diverse, relazioni diverse e soprattutto bugie diverse perchè diciamocelo, anzi pensiamolo mentre guardiamo ogni episodio, ognuno di noi si è rivisto almeno in una situazione rappresentata.
Ad un certo punto la trama si infittisce, ci sono complotti dietro perchè come noi siamo invidiosi degli Dei, anche loro possono esserlo di noi e delle nostre emozioni provate ma non proseguo oltre per evitare spoiler.
Tuttavia scorre bene, anche troppo e ti trascina silenziosa e lieve come un ascensore in un coinvolgimento emotivo che, per me personalmente, è senza precedenti. Anche le animazioni sono ben realizzate, i disegni personalmente non mi hanno entusiasmata ma c'è da precisare che, da grafica, sono una maniaca dei tratti iperrealistici/iperparticolareggiati e quindi la deformazione professionale è sempre dietro l'angolo.
I personaggi principali appariranno con carattere e personalità un po' "piatte" ma è giusto così: sono giudici, sono imparziali, non sono umani. In più il confronto con gli umani accentua questo aspetto, soprattutto perchè ogni persona è attaccata al ricordo residuo di sè e di salvarsi... La faccia.
Inoltre alcuni tra i personaggi principali non vengono approfonditi troppo nel dettaglio ma anche questo è giusto, siamo noi a dover essere giudicati, le nostre vite sono in ballo, non le loro.
Chi mi conosce sa che sono tirchia, anche con i voti, ma meno di 10 ad un capolavoro come questo non si può non dare. Ora dirò perchè: vedendo gli ultimi due episodi il pianto che mi sono fatta e la volontà di mettere alcune cose al loro posto prima che un giorno possa essere troppo tardi è una consapevolezza troppo potente e che va al di là di disegni, animazioni, trama e tutto il resto.
Il compito principale di ciò che ci viene presentato è quello di insegnarci qualcosa, c'è una morale o qualcosa di simile. "Death Parade" ci riesce e bene e tutti i suoi componenti alla fine si ricredono, soprattutto Decim. "Death Parade" ci ricorda sempre che dobbiamo smetterla di crogiolarci in lucubrazioni mentali su "verrò giudicato? verrò punito? andrò all'inferno?" e che dobbiamo vivere col rispetto di noi stessi e di chi ci sta attorno, quello che viene dopo è un mero mistero/utopia.
"Death Parade" è ricco di spunti su cui riflettere, ogni "cosa" che appare, ogni frase detta è un rimando ad un qualcosa di più interiore e di più inconscio. "Death Parade" è una catarsi in noi stessi, unico avviso: non guardatelo se siete di fretta, tratta di vite e di giudizi (universali) ossia le due questioni che richiedono più tempo, attenzioni e ponderabilità di qualsiasi altro fattore esistente al mondo.
Gli episodi si sviluppano in maniera lineare: ogni volta viene presentata una casistica diversa di morte, vite diverse, relazioni diverse e soprattutto bugie diverse perchè diciamocelo, anzi pensiamolo mentre guardiamo ogni episodio, ognuno di noi si è rivisto almeno in una situazione rappresentata.
Ad un certo punto la trama si infittisce, ci sono complotti dietro perchè come noi siamo invidiosi degli Dei, anche loro possono esserlo di noi e delle nostre emozioni provate ma non proseguo oltre per evitare spoiler.
Tuttavia scorre bene, anche troppo e ti trascina silenziosa e lieve come un ascensore in un coinvolgimento emotivo che, per me personalmente, è senza precedenti. Anche le animazioni sono ben realizzate, i disegni personalmente non mi hanno entusiasmata ma c'è da precisare che, da grafica, sono una maniaca dei tratti iperrealistici/iperparticolareggiati e quindi la deformazione professionale è sempre dietro l'angolo.
I personaggi principali appariranno con carattere e personalità un po' "piatte" ma è giusto così: sono giudici, sono imparziali, non sono umani. In più il confronto con gli umani accentua questo aspetto, soprattutto perchè ogni persona è attaccata al ricordo residuo di sè e di salvarsi... La faccia.
Inoltre alcuni tra i personaggi principali non vengono approfonditi troppo nel dettaglio ma anche questo è giusto, siamo noi a dover essere giudicati, le nostre vite sono in ballo, non le loro.
Chi mi conosce sa che sono tirchia, anche con i voti, ma meno di 10 ad un capolavoro come questo non si può non dare. Ora dirò perchè: vedendo gli ultimi due episodi il pianto che mi sono fatta e la volontà di mettere alcune cose al loro posto prima che un giorno possa essere troppo tardi è una consapevolezza troppo potente e che va al di là di disegni, animazioni, trama e tutto il resto.
Il compito principale di ciò che ci viene presentato è quello di insegnarci qualcosa, c'è una morale o qualcosa di simile. "Death Parade" ci riesce e bene e tutti i suoi componenti alla fine si ricredono, soprattutto Decim. "Death Parade" ci ricorda sempre che dobbiamo smetterla di crogiolarci in lucubrazioni mentali su "verrò giudicato? verrò punito? andrò all'inferno?" e che dobbiamo vivere col rispetto di noi stessi e di chi ci sta attorno, quello che viene dopo è un mero mistero/utopia.
"Death Parade" è ricco di spunti su cui riflettere, ogni "cosa" che appare, ogni frase detta è un rimando ad un qualcosa di più interiore e di più inconscio. "Death Parade" è una catarsi in noi stessi, unico avviso: non guardatelo se siete di fretta, tratta di vite e di giudizi (universali) ossia le due questioni che richiedono più tempo, attenzioni e ponderabilità di qualsiasi altro fattore esistente al mondo.
"Death Parade" è un anime con una trama fin da subito coinvolgente e che, anche se a primo impatto può sembrare surreale, riguarda un po' tutti noi. In effetti, a tutti noi è capitato di pensare cosa ci sia dopo la morte, ci siamo sempre chiesti quale sarà il nostro destino, se andremo in Paradiso o all'Inferno, o se ci sia realmente qualcosa dopo la fine dell'esistenza. Ecco: la serie parla proprio di questo, ci dà una sua versione su questo argomento; più precisamente, la vicenda è ambientata in una sorta di bar dell'Oltretomba, in cui lavora Decim, un giudice che si occupa di decidere se le anime dei defunti meritano di reincarnarsi oppure di cadere nel vuoto. Giudica a seconda dei comportamenti che gli umani deceduti assumono durante dei giochi, il più delle volte abbastanza cruenti, durante i quali vengono a galla i loro ricordi, momentaneamente perduti a causa dello shock della morte. In più, prima che i deceduti arrivino al bar, a Decim vengono forniti i ricordi di queste persone, che gli permettono di capire che tipo di anima si troverà a dover giudicare.
Nel complesso, "Death Parade" è un anime ben strutturato, in grado di suscitare nello spettatore le più svariate emozioni, con dei personaggi curati nei dettagli e con un'ambientazione brillantemente illustrata.
Nonostante sia una serie molto breve e con sfumature di surrealismo, ci lascia una morale profonda, che fornisce innumerevoli spunti su cui riflettere.
Nel complesso, "Death Parade" è un anime ben strutturato, in grado di suscitare nello spettatore le più svariate emozioni, con dei personaggi curati nei dettagli e con un'ambientazione brillantemente illustrata.
Nonostante sia una serie molto breve e con sfumature di surrealismo, ci lascia una morale profonda, che fornisce innumerevoli spunti su cui riflettere.
Oggi sono qui per recensire "Death Parade", anime del 2015 prodotto dalla MadHouse.
La trama è in realtà molto semplice: il nostro protagonista è Decim, barman del Quindecim, che ha il compito di giudicare le persone morte che arriveranno nel bar attraverso una serie di giochi in cui ci sarà la vita in palio.
I personaggi non sono pochi, ma purtroppo non hanno spessore, gli unici che sono stati caratterizzati bene sono i protagonisti (Decim e Chiyuki); degli altri sappiamo poco e nulla fino alla fine della serie.
Buono l'aspetto tecnico della serie: buone animazioni e disegni; l'ambientazione mi è piaciuta tanto, ben curata anche se non cambia nel corso della serie.
Promosse anche le musiche, la opening entra subito in testa, cosi come la ending.
Mi sono piaciute anche le OST che accompagnano gli episodi, tutte azzeccate.
Del doppiaggio italiano non so cosa dirvi, io l'ho visto in lingua originale, ma ho letto che è buono.
Consiglio davvero la visione a chi cerca un anime particolare, ben strutturato e con temi forti, e che riesce ad emozionare nel finale.
La trama è in realtà molto semplice: il nostro protagonista è Decim, barman del Quindecim, che ha il compito di giudicare le persone morte che arriveranno nel bar attraverso una serie di giochi in cui ci sarà la vita in palio.
I personaggi non sono pochi, ma purtroppo non hanno spessore, gli unici che sono stati caratterizzati bene sono i protagonisti (Decim e Chiyuki); degli altri sappiamo poco e nulla fino alla fine della serie.
Buono l'aspetto tecnico della serie: buone animazioni e disegni; l'ambientazione mi è piaciuta tanto, ben curata anche se non cambia nel corso della serie.
Promosse anche le musiche, la opening entra subito in testa, cosi come la ending.
Mi sono piaciute anche le OST che accompagnano gli episodi, tutte azzeccate.
Del doppiaggio italiano non so cosa dirvi, io l'ho visto in lingua originale, ma ho letto che è buono.
Consiglio davvero la visione a chi cerca un anime particolare, ben strutturato e con temi forti, e che riesce ad emozionare nel finale.
Dopo aver visto il relativo special ("Death Billiard"), non potevo di certo farmi mancare l'anime.
Guardando i primi episodi, le scene paiono essere ripetitive, tuttavia esse non sono altro che pezzi di un puzzle che potrà essere risolto solo alla fine dell'opera. Sublime è il modo in cui viene analizzato l'animo umano in ogni sua piccola sfaccettatura. Chi avrebbe mai pensato che un giudice apatico fissato con le marionette avrebbe potuto regalarmi un'emozione... soprattutto grazie a un'assistente così particolare!
Onde evitare spoiler, non vi parlerò della trama, ma mi limiterò soltanto a dirvi: "Godetevelo fino all'ultimo secondo!".
P.S. L'opening è davvero orecchiabile!
Guardando i primi episodi, le scene paiono essere ripetitive, tuttavia esse non sono altro che pezzi di un puzzle che potrà essere risolto solo alla fine dell'opera. Sublime è il modo in cui viene analizzato l'animo umano in ogni sua piccola sfaccettatura. Chi avrebbe mai pensato che un giudice apatico fissato con le marionette avrebbe potuto regalarmi un'emozione... soprattutto grazie a un'assistente così particolare!
Onde evitare spoiler, non vi parlerò della trama, ma mi limiterò soltanto a dirvi: "Godetevelo fino all'ultimo secondo!".
P.S. L'opening è davvero orecchiabile!
"Death Parade" è un'opera interessante che racconta le gesta di un barman chiamato Decim, gestore del Quindecim (un bar che, più che essere un locale di divertimento, è il luogo tra i due mondi dell'oltretomba), che ha il dovere di decidere il destino di chi è appena passato a miglior vita; tramite un gioco, saranno gli atteggiamenti e il modo di fare dei concorrenti a incidere sulla scelta finale. Il protagonista è aiutato da dei colleghi che però all'interno della serie non hanno un grosso spessore e una grossa importanza; solo l'arrivo di una ragazza riuscirà davvero a scuotere il cupo barman e da lì si vivrà la vera essenza dell'anime. Secondo me la intro è la cosa più epica mai fatta in un anime!
Trama: 7,25
La trama di Death Parade è discretamente accattivante. Decim (10° in latino), barman del bar Quindecim (15° in latino), così come altri giudici, decide se spedire le anime dei morti all'inferno o al paradiso (vuoto o reincarnazione).
Tramite i ricordi della gente (due persone vengono mandate insieme poiché morte più o meno insieme, e comunque ci sono eccezioni) e grazie ad alcuni giochi cerca di "far affiorare l'oscurità dei loro cuori per poi soppesarla". Questi giochi spesso mettono in ballo percezioni sensoriali molto forti oppure il dolore al fine di far verificare la "situazione estrema", quando cioè le persone sono messe davvero alla prova con la loro stessa coscienza.
In tutto ciò c'è la collaborazione di Chiyuki spoiler umana a cui sono stati tolti volontariamente i ricordi dal giudice Nona fine spoiler che porrà in Decim dei dubbi sul sistema di giudizio e sui giudici stessi.
Personalmente ho trovato questo modo di giudicare tanto (inizialmente) particolare quanto stupido e falso (e nell'anime è più che evidente il motivo) tanto da essere per me incomprensibile come questo possa essere il metodo di selezione delle anime. In più è simpatico vedere la rete organizzata che c'è dietro gli "enti" del mondo dell'oltretomba. Fantastiche le storie degli ospiti e i loro vissuti che, per quanto semplici alcune volte, danno molti spunti di riflessione.
Personaggi: 7,50
Decim - Bel personaggio. Sembra privo di emozioni spoiler in verità Nona ha installato in lui delle emozioni umane fine spoiler ma intrigante perché sempre volenteroso di capire come dovrebbe essere il giudizio. Prova un senso di rispetto per "coloro che vivono interamente la loro vita" (credo fosse così) ovvero le persone.
Chiyuki - Ragazza con intelligenza e buon senso nella media che però ben risalta nell'ambiente anormale che la circonda in quanto assistente di Decim. Forse forse anche lei è un po' anormale in quanto si è adattata velocissimamente al nuovo mondo.
Gli ospiti sono poco sviluppati nelle loro storie (spesso episodi auto-conclusivi nei quali si vedono l'unica volta alcuni personaggi) e caratterialmente abbastanza di spessore. Permettono di raccontare storie fantastiche e danno l'opportunità allo spettatore di intravedere la complessa eppure semplice natura umana.
Gli altri personaggi secondari in sono approfonditi nonostante siano anche ben caratterizzati.
Aspetto tecnico: 7,6
I disegni sono ben fatti e i colori (nella versione italiana VVVVID) sono abbastanza vividi e accesi. Più morti in una versione giapponese che ho trovato.
La opening è veramente molto molto bella, orecchiabile e che stacca bene dall'anime dando un po' di buon umore all'inzio.
L'ending non è nulla di ché, solo nella media.
Le musiche di sottofondo permettono una immersione completa nelle vicende coinvolgendo. Sempre azzeccato nelle tracce, raffinato e con un volume ben calibrato.
Le voci italiane dei personaggi principali del doppiaggio che trovate su VVVVID sono molto buone. Le espressioni sono molto più vere di quelle giapponesi. Magari urlano meno, ma trasmettono più realismo ai personaggi. Le voci secondarie scendono un po' per alcuni personaggi, ma li preferisco comunque alla versione del Sol Levante.
Consigliato? Sì! Soprattutto la versione italiana che ha anche una buona correzione colori e un doppiaggio migliore. Trama bella, anzi bellissima per ciò che concerne gli ospiti, scende un po' per quei dubbi di Decim che sarebbero abbastanza scontati e per quelle carenze del giudizio. Buono il lato tecnico e buoni personaggi. Peccato che praticamente Oculus e Nona non abbiano avuto la possibilità di mostrarci magari un po' del loro passato. Forse in un futuro?
Voto = 7,5 circa
La trama di Death Parade è discretamente accattivante. Decim (10° in latino), barman del bar Quindecim (15° in latino), così come altri giudici, decide se spedire le anime dei morti all'inferno o al paradiso (vuoto o reincarnazione).
Tramite i ricordi della gente (due persone vengono mandate insieme poiché morte più o meno insieme, e comunque ci sono eccezioni) e grazie ad alcuni giochi cerca di "far affiorare l'oscurità dei loro cuori per poi soppesarla". Questi giochi spesso mettono in ballo percezioni sensoriali molto forti oppure il dolore al fine di far verificare la "situazione estrema", quando cioè le persone sono messe davvero alla prova con la loro stessa coscienza.
In tutto ciò c'è la collaborazione di Chiyuki spoiler umana a cui sono stati tolti volontariamente i ricordi dal giudice Nona fine spoiler che porrà in Decim dei dubbi sul sistema di giudizio e sui giudici stessi.
Personalmente ho trovato questo modo di giudicare tanto (inizialmente) particolare quanto stupido e falso (e nell'anime è più che evidente il motivo) tanto da essere per me incomprensibile come questo possa essere il metodo di selezione delle anime. In più è simpatico vedere la rete organizzata che c'è dietro gli "enti" del mondo dell'oltretomba. Fantastiche le storie degli ospiti e i loro vissuti che, per quanto semplici alcune volte, danno molti spunti di riflessione.
Personaggi: 7,50
Decim - Bel personaggio. Sembra privo di emozioni spoiler in verità Nona ha installato in lui delle emozioni umane fine spoiler ma intrigante perché sempre volenteroso di capire come dovrebbe essere il giudizio. Prova un senso di rispetto per "coloro che vivono interamente la loro vita" (credo fosse così) ovvero le persone.
Chiyuki - Ragazza con intelligenza e buon senso nella media che però ben risalta nell'ambiente anormale che la circonda in quanto assistente di Decim. Forse forse anche lei è un po' anormale in quanto si è adattata velocissimamente al nuovo mondo.
Gli ospiti sono poco sviluppati nelle loro storie (spesso episodi auto-conclusivi nei quali si vedono l'unica volta alcuni personaggi) e caratterialmente abbastanza di spessore. Permettono di raccontare storie fantastiche e danno l'opportunità allo spettatore di intravedere la complessa eppure semplice natura umana.
Gli altri personaggi secondari in sono approfonditi nonostante siano anche ben caratterizzati.
Aspetto tecnico: 7,6
I disegni sono ben fatti e i colori (nella versione italiana VVVVID) sono abbastanza vividi e accesi. Più morti in una versione giapponese che ho trovato.
La opening è veramente molto molto bella, orecchiabile e che stacca bene dall'anime dando un po' di buon umore all'inzio.
L'ending non è nulla di ché, solo nella media.
Le musiche di sottofondo permettono una immersione completa nelle vicende coinvolgendo. Sempre azzeccato nelle tracce, raffinato e con un volume ben calibrato.
Le voci italiane dei personaggi principali del doppiaggio che trovate su VVVVID sono molto buone. Le espressioni sono molto più vere di quelle giapponesi. Magari urlano meno, ma trasmettono più realismo ai personaggi. Le voci secondarie scendono un po' per alcuni personaggi, ma li preferisco comunque alla versione del Sol Levante.
Consigliato? Sì! Soprattutto la versione italiana che ha anche una buona correzione colori e un doppiaggio migliore. Trama bella, anzi bellissima per ciò che concerne gli ospiti, scende un po' per quei dubbi di Decim che sarebbero abbastanza scontati e per quelle carenze del giudizio. Buono il lato tecnico e buoni personaggi. Peccato che praticamente Oculus e Nona non abbiano avuto la possibilità di mostrarci magari un po' del loro passato. Forse in un futuro?
Voto = 7,5 circa
Premetto col dire che durante la visione di questo anime ho avuto sentimenti decisamente contrastanti: inizialmente il mio gradimento era decisamente basso (sufficienza scarsa per intenderci), tant'è che ho faticato a non abbandonare verso il sesto episodio, successivamente il crescendo è stato talmente forte che alla fine non ho potuto evitare di dare una nota positiva, cosa che mai mi sarei immaginato a metà anime.
Il motivo principale di questa considerazione è la trama. Per oltre metà anime, la trama è praticamente assente: sembra di guardare una lista di episodi scollegati e in una certa maniera ripetitivi. La storia si incentra sull'arbitro Decim che, con l'aiuto della sua assistente, deve giudicare se mandare all'inferno o in paradiso le anime delle persone decedute. Giocando con loro e con i loro ricordi, cerca di metterli in situazioni estreme per poter osservare e decidere cosa meritino. Prima di tutto, non si capisce perché gli individui sono sempre giudicati in coppia (per quelli da soli, che succede ?). Poi, in certi casi, le loro azioni durante la vita sono talmente evidenti (omicidi, per esempio) che ci si domanda quale sia la necessità di ricreare queste situazioni estreme per poterli giudicare di nuovo. Infine, c'è tutto un universo di altri personaggi completamente inutile: altri arbitri ed i loro "capi", che hanno un ruolo marginale, potrebbero essere tranquillamente rimossi senza che l'anime perda di contenuto. Inizialmente ero rimasto anche negativamente colpito dalla qualità del giudizio: queste situazioni estreme e le reazioni dei giudicati sono talmente arbitrarie che talvolta ci si stupisce spesso delle conclusioni tratte da Decim. Tuttavia, nel corso dell'anime si vedrà che farà parte del crescendo.
Ma passiamo alla lista degli aspetti positivi. Prima di tutto, i disegni: li ho trovati fantastici e estremamente ben dettagliati. Quello che mi ha stupito, è il dettaglio del particolare: per esempio la cura nel realizzare la tappezzeria delle pareti o il grande lampadario. Spesso non ne viene direttamente dato particolare risalto, ma sta allo spettatore andarne alla ricerca. Le musiche sono molto azzeccate e, specie quelle di sottofondo durante l'anime, aiutano nel coinvolgimento dello spettatore. Infine, l'originalità: senza dubbio la tematica, per come viene trattata, non è banale e permette allo spettatore di avere qualche spunto di riflessione.
Per concludere, nonostante tutto, consiglierei la visione dell'anime, tenendo le aspettative basse per la prima metà e tenere gli occhi ben aperti per apprezzare i bei particolari nei disegni.
Il motivo principale di questa considerazione è la trama. Per oltre metà anime, la trama è praticamente assente: sembra di guardare una lista di episodi scollegati e in una certa maniera ripetitivi. La storia si incentra sull'arbitro Decim che, con l'aiuto della sua assistente, deve giudicare se mandare all'inferno o in paradiso le anime delle persone decedute. Giocando con loro e con i loro ricordi, cerca di metterli in situazioni estreme per poter osservare e decidere cosa meritino. Prima di tutto, non si capisce perché gli individui sono sempre giudicati in coppia (per quelli da soli, che succede ?). Poi, in certi casi, le loro azioni durante la vita sono talmente evidenti (omicidi, per esempio) che ci si domanda quale sia la necessità di ricreare queste situazioni estreme per poterli giudicare di nuovo. Infine, c'è tutto un universo di altri personaggi completamente inutile: altri arbitri ed i loro "capi", che hanno un ruolo marginale, potrebbero essere tranquillamente rimossi senza che l'anime perda di contenuto. Inizialmente ero rimasto anche negativamente colpito dalla qualità del giudizio: queste situazioni estreme e le reazioni dei giudicati sono talmente arbitrarie che talvolta ci si stupisce spesso delle conclusioni tratte da Decim. Tuttavia, nel corso dell'anime si vedrà che farà parte del crescendo.
Ma passiamo alla lista degli aspetti positivi. Prima di tutto, i disegni: li ho trovati fantastici e estremamente ben dettagliati. Quello che mi ha stupito, è il dettaglio del particolare: per esempio la cura nel realizzare la tappezzeria delle pareti o il grande lampadario. Spesso non ne viene direttamente dato particolare risalto, ma sta allo spettatore andarne alla ricerca. Le musiche sono molto azzeccate e, specie quelle di sottofondo durante l'anime, aiutano nel coinvolgimento dello spettatore. Infine, l'originalità: senza dubbio la tematica, per come viene trattata, non è banale e permette allo spettatore di avere qualche spunto di riflessione.
Per concludere, nonostante tutto, consiglierei la visione dell'anime, tenendo le aspettative basse per la prima metà e tenere gli occhi ben aperti per apprezzare i bei particolari nei disegni.
"Death Parade" è un anime che mi ha davvero colpito. Vi spiegherò brevemente la trama: dopo la morte, gli esseri umani sono destinati ad andare in Paradiso o all'Inferno e il barman Decim, nell'oltretomba, ha il compito, attraverso dei giochi, di decidere il loro destino. Non ci si deve soffermare sulla mera trama di base, la quale è solo la punta dell' iceberg, perché questi giochi, all'interno dei quali l'uomo rischia la propria vita, hanno lo scopo di mettere a nudo l'anima dell'essere umano per poter dare un giudizio giusto. Non spiegherò ulteriormente altri dettagli della trama, è bello scoprire cosa ci sia dietro tutto questo da soli. I personaggi sono tutti davvero ben costruiti, non ne sono molti, ma meglio puntare alla qualità che alla quantità. Gli episodi sono interessanti e catturano l'attenzione dello spettatore da subito. I temi affrontati sono stati ben distribuiti nelle puntate quindi non ci sono episodi in cui non succede praticamente nulla (forse solo il primo). Ciò che ho apprezzato poco è la opening, che non rispecchia in realtà il contenuto dell'opera e potrebbe fuorviare lo spettatore indeciso; nulla da dire sulla ending, davvero bella e commovente. Consiglio a tutti la visione perché merita davvero.
Trama:
"Death Parade" è un anime di dodici episodi che tratta le vicende dei giudici, "persone" con il compito di giudicare (per l'appunto) i morti. Il protagonista è il barman Decim, situato al quindicesimo piano di una delle varie torri. Il suo compito sarà quello di far partecipare a diversi giochi, scelti casualmente, i "giudicati", che saranno costretti a mettere in gioco la propria vita. Decim però non sarà da solo, difatti verrà aiutato da una insolita coinquilina, e capiremo da subito come quest'ultima sia capace di provare emozioni, al contrario dei giudici.
Tecnica:
Nulla da ridire dal lato tecnico, l'anime in questione mi è piaciuto molto sia per i disegni che per il comparto sonoro. Su VVVVID vi è sia il doppiaggio in italiano, che quello in lingua originale (naturalmente sottotitolato). Unica nota negativa è la ripetitività delle ambientazioni, anche se ben curate. Terminando il lato "estetico", posso dire che verremo invasi da un senso di curiosità che si andrà ad instaurare soprattutto nei primi episodi.
Considerazioni personali:
Di recente ho letto molti manga e visto parecchi anime che hanno come argomento centrale quello della morte, ma nessuno di questi mi ha catturato come "Death Parade". Consiglio vivamente la visione a chi cerca un anime breve e d'impatto.
"Death Parade" è un anime di dodici episodi che tratta le vicende dei giudici, "persone" con il compito di giudicare (per l'appunto) i morti. Il protagonista è il barman Decim, situato al quindicesimo piano di una delle varie torri. Il suo compito sarà quello di far partecipare a diversi giochi, scelti casualmente, i "giudicati", che saranno costretti a mettere in gioco la propria vita. Decim però non sarà da solo, difatti verrà aiutato da una insolita coinquilina, e capiremo da subito come quest'ultima sia capace di provare emozioni, al contrario dei giudici.
Tecnica:
Nulla da ridire dal lato tecnico, l'anime in questione mi è piaciuto molto sia per i disegni che per il comparto sonoro. Su VVVVID vi è sia il doppiaggio in italiano, che quello in lingua originale (naturalmente sottotitolato). Unica nota negativa è la ripetitività delle ambientazioni, anche se ben curate. Terminando il lato "estetico", posso dire che verremo invasi da un senso di curiosità che si andrà ad instaurare soprattutto nei primi episodi.
Considerazioni personali:
Di recente ho letto molti manga e visto parecchi anime che hanno come argomento centrale quello della morte, ma nessuno di questi mi ha catturato come "Death Parade". Consiglio vivamente la visione a chi cerca un anime breve e d'impatto.
"Death Parade" è un anime molto particolare, ambientato in una sorta di bar dell'oltretomba, che narra le vicende di Decim, un giudice del regno dei defunti, che dovrà decidere quali anime potranno reincarnarsi e quali dovranno essere condannate all'eterno oblio. Lo schema degli episodi tende a ripetersi, presentando due anime che devono essere giudicate, ciononostante ciascuna anima ha la propria storia da raccontare ed è sempre interessante scoprire i segreti di ognuno di loro. La componente psicologica è molto forte in questo anime e indurrà lo spettatore a porsi numerosi quesiti sull'esistenza e sulla vita, portandolo a provare forte empatia per i personaggi.
Ottimi i disegni, il doppiaggio in italiano e anche la sigla iniziale.
Ottimi i disegni, il doppiaggio in italiano e anche la sigla iniziale.
Mi ritrovo a non dare un voto alto e ad andare controcorrente per questo anime così apprezzato genericamente.
La trama si può concentrare così: quando due persone muoiono nello stesso momento, vengono convocati in un posto fra i due mondi dell'oltretomba per essere giudicati. Arrivano così al Quindecim, un bar gestito da un inespressivo cameriere, e invitati a prendere parte ad un gioco, che può andare dal biliardo al bowling, dalle carte alle freccette. Lo scopo di questo gioco in realtà è di creare situazioni estreme e far riaffiorare la vera condotta di queste persone, la loro essenza più oscura, in modo che il barman Decim possa giudicarle e decidere per il loro destino. Egli infatti emana il verdetto e decide se far reincarnare l'anima del defunto o spedirla nell'oblio.
Dalle premesse sembrava assai interessante. Nonostante i soli dodici episodi, un buon anime può dimostrarsi fantastico, se ben gestito. Non è questo il caso.
Decim è un "barista" quasi privo di emozioni, mai visto un personaggio più apatico, e anche i suoi colleghi non sono molto più espressivi o interessanti.
La natura stessa del giudizio di Decim è molto discutibile... Questi giudici non comprendono minimamente le emozioni umane e a volte fraintendono del tutto le motivazioni dietro determinate azioni. Le loro decisioni comunque mi hanno lasciato spesso perplessa, in quanto talvolta prive di ogni logica. I dubbi sulla correttezza di tale metodo a volte vengono a Decim stesso.
L'attenzione è spostata spesso sulle anime che vengono giudicate. Ma anche queste personalità le ho trovate poco coinvolgenti, anche per il fatto che le puntate sono quasi tutte autoconclusive e vi è la continua introduzione di personaggi secondari che vengono poi liquidati in un paio di minuti.
Infine, riguardo l'aspetto tecnico, i disegni non sono male, ma c'è di meglio sul mercato. Le colonne sonore abbastanza carine, ma non sono niente di speciale.
In alcune puntate sono riuscita anche a commuovermi, ma niente di che, e andando avanti l'anime non fa che diventare ripetitivo ed estremamente noioso.
Devo dire che al nono episodio ho smesso per qualche settimana di seguirlo. Poi mi sono ricordata che non l'avevo concluso, ma non ne sentivo la mancanza, e questo mi ha fatto capire che non mi trovavo davanti ad una trama entusiasmante. Ho resistito alla tentazione di lasciarla incompleta solo per il fatto che mancavano solo tre episodi alla fine.
In definitiva, il mio voto non supera la sufficienza perché la trama davvero non mi ha convinta. Probabilmente il voto sarebbe più basso se non fosse per i disegni e la colonna sonora che ne incrementano il valore generale.
La trama si può concentrare così: quando due persone muoiono nello stesso momento, vengono convocati in un posto fra i due mondi dell'oltretomba per essere giudicati. Arrivano così al Quindecim, un bar gestito da un inespressivo cameriere, e invitati a prendere parte ad un gioco, che può andare dal biliardo al bowling, dalle carte alle freccette. Lo scopo di questo gioco in realtà è di creare situazioni estreme e far riaffiorare la vera condotta di queste persone, la loro essenza più oscura, in modo che il barman Decim possa giudicarle e decidere per il loro destino. Egli infatti emana il verdetto e decide se far reincarnare l'anima del defunto o spedirla nell'oblio.
Dalle premesse sembrava assai interessante. Nonostante i soli dodici episodi, un buon anime può dimostrarsi fantastico, se ben gestito. Non è questo il caso.
Decim è un "barista" quasi privo di emozioni, mai visto un personaggio più apatico, e anche i suoi colleghi non sono molto più espressivi o interessanti.
La natura stessa del giudizio di Decim è molto discutibile... Questi giudici non comprendono minimamente le emozioni umane e a volte fraintendono del tutto le motivazioni dietro determinate azioni. Le loro decisioni comunque mi hanno lasciato spesso perplessa, in quanto talvolta prive di ogni logica. I dubbi sulla correttezza di tale metodo a volte vengono a Decim stesso.
L'attenzione è spostata spesso sulle anime che vengono giudicate. Ma anche queste personalità le ho trovate poco coinvolgenti, anche per il fatto che le puntate sono quasi tutte autoconclusive e vi è la continua introduzione di personaggi secondari che vengono poi liquidati in un paio di minuti.
Infine, riguardo l'aspetto tecnico, i disegni non sono male, ma c'è di meglio sul mercato. Le colonne sonore abbastanza carine, ma non sono niente di speciale.
In alcune puntate sono riuscita anche a commuovermi, ma niente di che, e andando avanti l'anime non fa che diventare ripetitivo ed estremamente noioso.
Devo dire che al nono episodio ho smesso per qualche settimana di seguirlo. Poi mi sono ricordata che non l'avevo concluso, ma non ne sentivo la mancanza, e questo mi ha fatto capire che non mi trovavo davanti ad una trama entusiasmante. Ho resistito alla tentazione di lasciarla incompleta solo per il fatto che mancavano solo tre episodi alla fine.
In definitiva, il mio voto non supera la sufficienza perché la trama davvero non mi ha convinta. Probabilmente il voto sarebbe più basso se non fosse per i disegni e la colonna sonora che ne incrementano il valore generale.
Per recensire "Death Parade" intendo procedere per punti, esaminando gli elementi fondamentali dell’opera ed evidenziando, qualora siano presenti, note di merito, o demerito.
Iniziamo dunque dall’ambientazione. L’aldilà è solitamente trattato come un mondo al quale gli umani, eccezion fatta per personaggi speciali, non posso accedere, per svariate ragioni. In "Death Parade", tuttavia, questo non avviene, poiché l’intero anime è strutturato nel mondo dell’oltretomba, che sappiamo essere strutturato verticalmente, all’interno di un’altissima torre. Qui troviamo (a mio parere) la prima nota di demerito, poiché ci vengono dati ben pochi dettagli riguardo la gerarchia dei giudici dell’aldilà, tanto quanto è scarna la descrizione del luogo nel quale veniamo catapultati fin dal primo istante della serie. Questo alone di mistero e mancanza di informazioni portano, tuttavia, a rimanere incollati allo schermo, bramando dettagli su dettagli che, purtroppo, non verranno mai forniti, lasciando in parte con l’amaro in bocca. Sul piano estetico, ritengo che l’ambiente sia assolutamente azzeccato: inquietante al punto giusto per l’arredamento e l’uso delle luci, intrigante per la presenza di elementi che pian piano assumono senso nel corso della storia.
I personaggi sono relativamente pochi, o meglio, nessun personaggio è inutile o serve semplicemente come comparsa nei diversi luoghi. Caratterizzati in modo eccellente sul piano psicologico, fisicamente sono piuttosto classici, scelta stilistica perfetta per portare lo spettatore a focalizzarsi sulla psiche di ognuno. Come avviene per l’ambientazione, possediamo ben poche informazioni sulla storia dei giudici, figure che rimarranno sempre misteriose.
Il susseguirsi degli eventi, col procedere degli episodi, potrebbe risultare ripetitivo e noioso, se non fosse per il fatto che non mancano colpi di scena e situazioni intriganti, che permettono di seguire la serie senza addormentarsi davanti allo schermo ed, anzi, risvegliare l’attenzione nei momenti più importanti.
I disegni sono oggettivamente ben fatti, molto semplici, ma evidentemente unici nello stile, ragion per cui, dal punto di vista estetico, questa seria mette d’accordo davvero tutti.
Ho quindi intenzione di prestare attenzione alla colonna sonora, a mio parere uno dei maggiori punti di forza di "Death Parade". L’opening, sempre uguale per tutti e dodici gli episodi, è a dir poco magnifica. Incalzante, potente e ballabile, tiene alta l’attenzione fin dall’inizio di ogni puntata, discostandosi decisamente dai molti momenti cupi, riflessivi e commoventi che danno un senso alla storia nel suo insieme. I brani scelti di sottofondo sono stati scelti altrettanto meticolosamente ed enfatizzano incredibilmente determinate situazioni e sensazioni, rendendo alcuni eventi indimenticabili. L’ending, d’altro canto, non è da meno. Il brano è perfetto per concludere gli episodi, ognuno dei quali (o quasi) è fine a sé stesso.
Insomma, come credo si sia capito, ho davvero amato questa serie. I temi vengono trattati in maniera seria, forte e logica, incalzando a riflettere sul vero significato della vita e, se vogliamo, toccando tematiche secondarie, a cui l’autore lascia libera interpretazione. Ci sono pecche evidenti: buchi storici e ambientali, mancanza di chiarezza dal punto di vista “sociale e politico” per quanto riguarda i personaggi. Nonostante questo, però, "Death Parade" eccelle sotto molti punti di vista, diventando, dunque, un anime che consiglio vivamente di guardare, a prescindere dalla tipologia preferita.
Iniziamo dunque dall’ambientazione. L’aldilà è solitamente trattato come un mondo al quale gli umani, eccezion fatta per personaggi speciali, non posso accedere, per svariate ragioni. In "Death Parade", tuttavia, questo non avviene, poiché l’intero anime è strutturato nel mondo dell’oltretomba, che sappiamo essere strutturato verticalmente, all’interno di un’altissima torre. Qui troviamo (a mio parere) la prima nota di demerito, poiché ci vengono dati ben pochi dettagli riguardo la gerarchia dei giudici dell’aldilà, tanto quanto è scarna la descrizione del luogo nel quale veniamo catapultati fin dal primo istante della serie. Questo alone di mistero e mancanza di informazioni portano, tuttavia, a rimanere incollati allo schermo, bramando dettagli su dettagli che, purtroppo, non verranno mai forniti, lasciando in parte con l’amaro in bocca. Sul piano estetico, ritengo che l’ambiente sia assolutamente azzeccato: inquietante al punto giusto per l’arredamento e l’uso delle luci, intrigante per la presenza di elementi che pian piano assumono senso nel corso della storia.
I personaggi sono relativamente pochi, o meglio, nessun personaggio è inutile o serve semplicemente come comparsa nei diversi luoghi. Caratterizzati in modo eccellente sul piano psicologico, fisicamente sono piuttosto classici, scelta stilistica perfetta per portare lo spettatore a focalizzarsi sulla psiche di ognuno. Come avviene per l’ambientazione, possediamo ben poche informazioni sulla storia dei giudici, figure che rimarranno sempre misteriose.
Il susseguirsi degli eventi, col procedere degli episodi, potrebbe risultare ripetitivo e noioso, se non fosse per il fatto che non mancano colpi di scena e situazioni intriganti, che permettono di seguire la serie senza addormentarsi davanti allo schermo ed, anzi, risvegliare l’attenzione nei momenti più importanti.
I disegni sono oggettivamente ben fatti, molto semplici, ma evidentemente unici nello stile, ragion per cui, dal punto di vista estetico, questa seria mette d’accordo davvero tutti.
Ho quindi intenzione di prestare attenzione alla colonna sonora, a mio parere uno dei maggiori punti di forza di "Death Parade". L’opening, sempre uguale per tutti e dodici gli episodi, è a dir poco magnifica. Incalzante, potente e ballabile, tiene alta l’attenzione fin dall’inizio di ogni puntata, discostandosi decisamente dai molti momenti cupi, riflessivi e commoventi che danno un senso alla storia nel suo insieme. I brani scelti di sottofondo sono stati scelti altrettanto meticolosamente ed enfatizzano incredibilmente determinate situazioni e sensazioni, rendendo alcuni eventi indimenticabili. L’ending, d’altro canto, non è da meno. Il brano è perfetto per concludere gli episodi, ognuno dei quali (o quasi) è fine a sé stesso.
Insomma, come credo si sia capito, ho davvero amato questa serie. I temi vengono trattati in maniera seria, forte e logica, incalzando a riflettere sul vero significato della vita e, se vogliamo, toccando tematiche secondarie, a cui l’autore lascia libera interpretazione. Ci sono pecche evidenti: buchi storici e ambientali, mancanza di chiarezza dal punto di vista “sociale e politico” per quanto riguarda i personaggi. Nonostante questo, però, "Death Parade" eccelle sotto molti punti di vista, diventando, dunque, un anime che consiglio vivamente di guardare, a prescindere dalla tipologia preferita.
"Death Parade" è una serie televisiva anime del 2015 prodotta dalla ben nota Madhouse.
Ad ogni essere umano, una volta morto, tocca andare nel bar Quindecim, e, due alla volta, vengono presentati in questo bar. Qui, il barista (Decim) spiega ai due concorrenti che saranno costretti a partecipare ad un gioco che viene scelto premendo un semplice pulsante rosso. Ogni episodio è a sé stante, cosa che io non amo particolarmente, ma che mi è piaciuto abbastanza in quest'anime. Il comparto tecnico è di alto livello, con le OST che a mio avviso sono molto bellie, e in più ci sono episodi che risultano essere veramente splendidi, mentre altri risultano vuoti. Ad esempio, io non dimenticherò mai il terzo episodio, di una bellezza indescrivibile, dove viene presentata la storia di due ragazzi (un ragazzo e una ragazza) che commuove tanto. Forse il miglior episodio di un anime che io abbia mai visto, complimenti alla Madhouse. Voto finale: un 8,5 che sarebbe potuto essere 9 se non fosse stato per quegli episodi vuoti che mi hanno fortemente annoiato.
Ad ogni essere umano, una volta morto, tocca andare nel bar Quindecim, e, due alla volta, vengono presentati in questo bar. Qui, il barista (Decim) spiega ai due concorrenti che saranno costretti a partecipare ad un gioco che viene scelto premendo un semplice pulsante rosso. Ogni episodio è a sé stante, cosa che io non amo particolarmente, ma che mi è piaciuto abbastanza in quest'anime. Il comparto tecnico è di alto livello, con le OST che a mio avviso sono molto bellie, e in più ci sono episodi che risultano essere veramente splendidi, mentre altri risultano vuoti. Ad esempio, io non dimenticherò mai il terzo episodio, di una bellezza indescrivibile, dove viene presentata la storia di due ragazzi (un ragazzo e una ragazza) che commuove tanto. Forse il miglior episodio di un anime che io abbia mai visto, complimenti alla Madhouse. Voto finale: un 8,5 che sarebbe potuto essere 9 se non fosse stato per quegli episodi vuoti che mi hanno fortemente annoiato.
"Death Parade" è l'anime che non ti aspetti di vedere, se giudicato dall'opening. Vi è infatti questo gioco di fraintendimenti quasi surreali tra la giocosità e la freschezza dell'opening e il mondo cupo e tetro che invece l'anime offre.
Dopo la morte, il destino di ogni essere umano è banalmente semplice: gli onesti vengono premiati con il Paradiso, i disonesti sono spediti all'Inferno. Ma se due anime muoiono contemporaneamente? Ed ecco che entrano in scena i giudici, come Decim, che hanno l'arduo compito di decidere quale anima destinare all'Inferno e quale al Paradiso. La scelta si trasforma in gioco sadico e crudele, che tuttavia rivela inaspettati colpi di scena e fornisce allo spettatore diversi spunti di riflessione sugli esiti di storie che, spesso, si sarebbero date per scontate.
"Death Parade" si regge infatti sulle storie dei morti in attesa del verdetto, ma a dispetto di quanto si pensi saranno proprie queste a dare vita ad una trama ben più elaborata ed intrigante. Se tutto appare un po' monotono nelle prime puntate, attendete un poco e presto capirete qual è la vera trama che si andrà a sviluppare nell'arco finale.
I personaggi son ben delineati così come le storie delle anime che si susseguono una dopo l'altra.
Non mancano le lacrime, le risate, i momenti di suspance, spunti di riflessioni davvero interessanti... "Death Parade" è un condensato di tante emozioni e, per chi ne abbia bisogno, ne consiglio caldamente la visione.
Dopo la morte, il destino di ogni essere umano è banalmente semplice: gli onesti vengono premiati con il Paradiso, i disonesti sono spediti all'Inferno. Ma se due anime muoiono contemporaneamente? Ed ecco che entrano in scena i giudici, come Decim, che hanno l'arduo compito di decidere quale anima destinare all'Inferno e quale al Paradiso. La scelta si trasforma in gioco sadico e crudele, che tuttavia rivela inaspettati colpi di scena e fornisce allo spettatore diversi spunti di riflessione sugli esiti di storie che, spesso, si sarebbero date per scontate.
"Death Parade" si regge infatti sulle storie dei morti in attesa del verdetto, ma a dispetto di quanto si pensi saranno proprie queste a dare vita ad una trama ben più elaborata ed intrigante. Se tutto appare un po' monotono nelle prime puntate, attendete un poco e presto capirete qual è la vera trama che si andrà a sviluppare nell'arco finale.
I personaggi son ben delineati così come le storie delle anime che si susseguono una dopo l'altra.
Non mancano le lacrime, le risate, i momenti di suspance, spunti di riflessioni davvero interessanti... "Death Parade" è un condensato di tante emozioni e, per chi ne abbia bisogno, ne consiglio caldamente la visione.
Anime estremamente affascinante e coinvolgente, nonostante i primi quattro episodi mi avessero fatta erroneamente presagire che l'anime si sarebbe sviluppato soltanto intorno a queste vicende di gioco tra "gli ospiti". Ero sul punto di dropparlo, dato che non amo molto i contenuti privi di potenziali sviluppi, per quanto possano essere fatti bene e competentemente. Poi, finalmente con l'episodio 5 la storia si evolve, ci si da una bella spinta insomma, il che ha reso tutto molto interessante e particolare. Anime consigliatissimo, anche se, onestamente, avrei preferito che con questa scusante delle emozioni umane, Decim avesse potuto sperimentare più di quanto egli abbia potuto sperimentare. Le sue emozioni sarebbero dovute essere più marcate, a parer mio. Più amore (nella giusta dose, senza rendere il tutto banale), paura, tristezza, mancanze, affetto, disperazione. Un peccato, ma nonostante ciò, l'anime è ben fatto, e rimarrà, senza dubbio, uno dei miei preferiti.
Adoro quest'anime, ben fatto, simpatico e misterioso, un po’ come Decim.
La protagonista tutto ad un tratto si trova in un luogo sconosciuto con persone bizzarre che fanno cose altrettanto bizzarre, persone che vengono coinvolte in giochi assurdi che decideranno il loro destino come anime. Un personaggio che non mi sta molto simpatico è il nonnetto, poco simpatico, alquanto inquietante. La trama è misteriosa e interessante, cosa che ho già detto, e belli sono i personaggi.
Merita tutti i premi che ha ricevuto!
La protagonista tutto ad un tratto si trova in un luogo sconosciuto con persone bizzarre che fanno cose altrettanto bizzarre, persone che vengono coinvolte in giochi assurdi che decideranno il loro destino come anime. Un personaggio che non mi sta molto simpatico è il nonnetto, poco simpatico, alquanto inquietante. La trama è misteriosa e interessante, cosa che ho già detto, e belli sono i personaggi.
Merita tutti i premi che ha ricevuto!
Che dire? "Death Parade" è risultato essere una piacevole sorpresa, per gli occhi, le orecchie e soprattutto per la mente e il cuore.
Disegni e animazioni sono spettacolari e dinamici, con un uso dei colori, delle espressioni e delle "inquadrature" a dir poco perfetto. Una colonna sonora azzeccatissima e in non pochi punti decisamente commovente riesce a dar tono e risalto ad ogni momento della narrazione, e aiuta lo spettatore a cogliere piccolezze che probabilmente sfuggirebbero a un occhio disattento.
La trama, seppur sviluppata in pochi episodi, è ben strutturata, e i "buchi di trama" sono pressoché inesistenti. Certo, ci piacerebbe sapere sempre di più, soprattutto quando ci troviamo di fronte a un'opera simile, ma in questo caso il non-detto è stimolante, non avvilente, come invece capita di solito e soprattutto, evidentemente giustificato!
Insomma, un'opera completa, fine, che tratta tematiche non proprio leggere e che potrebbe probabilmente stancare i più che cercano un anime "per passare il tempo". "Death Parade" non vuol essere un "passatempo": aziona la mente, stuzzica la critica e l'analisi, richiede necessariamente l'attenzione e soprattutto la sensibilità di chi guarda.
"Vita/morte", "giusto/ ingiusto", "apparenza/verità" sono solo alcune delle coppie incarnate magistralmente nei vari personaggi e davanti ai quali chi guarda non può che chiedersi: "Perché?"
Davanti a un'opera così ben elaborata, rifinita ed equilibrata, non posso che mettere un punteggio assolutamente elevato!
"Death Parade" è davvero un piccolo gioiello!
Disegni e animazioni sono spettacolari e dinamici, con un uso dei colori, delle espressioni e delle "inquadrature" a dir poco perfetto. Una colonna sonora azzeccatissima e in non pochi punti decisamente commovente riesce a dar tono e risalto ad ogni momento della narrazione, e aiuta lo spettatore a cogliere piccolezze che probabilmente sfuggirebbero a un occhio disattento.
La trama, seppur sviluppata in pochi episodi, è ben strutturata, e i "buchi di trama" sono pressoché inesistenti. Certo, ci piacerebbe sapere sempre di più, soprattutto quando ci troviamo di fronte a un'opera simile, ma in questo caso il non-detto è stimolante, non avvilente, come invece capita di solito e soprattutto, evidentemente giustificato!
Insomma, un'opera completa, fine, che tratta tematiche non proprio leggere e che potrebbe probabilmente stancare i più che cercano un anime "per passare il tempo". "Death Parade" non vuol essere un "passatempo": aziona la mente, stuzzica la critica e l'analisi, richiede necessariamente l'attenzione e soprattutto la sensibilità di chi guarda.
"Vita/morte", "giusto/ ingiusto", "apparenza/verità" sono solo alcune delle coppie incarnate magistralmente nei vari personaggi e davanti ai quali chi guarda non può che chiedersi: "Perché?"
Davanti a un'opera così ben elaborata, rifinita ed equilibrata, non posso che mettere un punteggio assolutamente elevato!
"Death Parade" è davvero un piccolo gioiello!
Ma quanto è bella questa serie?
"Death Parade" è un anime di dodici episodi del 2015 prodotto da MadHouse che gode di una bellissima trama e di un'ottima grafica, nonché di musiche fantastiche (su tutte, la meravigliosa opening). Nei primi episodi, la trama è quasi esclusivamente verticale ma mai noiosa, e poi successivamente sposta l'attenzione sulla protagonista della serie e sulla sua misteriosa storia (seppur non esente da qualche carenza) che concluderà la serie. In realtà anche le prime puntate sono importanti per capire la sua storia, e tutto il cerchio si chiude con la splendida puntata finale, in cui mi sono anche un po' commossa.
Promosso a pieni voti! E' un anime che fa riflettere molto, ma che, come pecca principale, non approfondisce i personaggi più interessanti (mi riferisco a Decim, ma anche a Nona e soprattutto a Ginti), concentrandosi (troppo) su Chiyuki. Consigliatissimo.
"Death Parade" è un anime di dodici episodi del 2015 prodotto da MadHouse che gode di una bellissima trama e di un'ottima grafica, nonché di musiche fantastiche (su tutte, la meravigliosa opening). Nei primi episodi, la trama è quasi esclusivamente verticale ma mai noiosa, e poi successivamente sposta l'attenzione sulla protagonista della serie e sulla sua misteriosa storia (seppur non esente da qualche carenza) che concluderà la serie. In realtà anche le prime puntate sono importanti per capire la sua storia, e tutto il cerchio si chiude con la splendida puntata finale, in cui mi sono anche un po' commossa.
Promosso a pieni voti! E' un anime che fa riflettere molto, ma che, come pecca principale, non approfondisce i personaggi più interessanti (mi riferisco a Decim, ma anche a Nona e soprattutto a Ginti), concentrandosi (troppo) su Chiyuki. Consigliatissimo.
Death Parade è un anime prodotto dalla Madhouse ideato, scritto e diretto da Yuzuru Tachikawa.
In Italia i diritti sono di Dynit, l'anime è composto da 12 episodi più un cortometraggio dal quale dervia ovvero Death Billiards.
ATTENZIONE SPOILER/b[]
La trama è secondo me il punto forte dell'anime, quando due persone muoiono insieme le loro anime finiscono in un luogo chiamato Quindecim e prima del trapasso vengono giudicate per mezzo dei loro ricordi in vita e delle loro reazioni ai "giochi" proposti dal giudice.
Questa trama di fondo si arricchirà man mano con la comparsa del personaggio di Chiyuki, apparentemente un'apprendista del giudice Decim ma che andando avanti si rivelerà essere un'umana che si ricordava di essere morta e alla quale avevano dovuto cancellare la memoria.
Racchiudo in questa frase gli insegnamenti che l'anime ci propone "in un luogo in cui si dovrebbe giudicare si impara a non giudicare affatto", esatto perché un giudice imparziale e senza emozioni che deve giudicare solo secondo ciò che vede non sa cosa può provare un essere umano e cosa lo spinge a volte a diventare crudele, vedremo infatti alcuni personaggi che semplicemente hanno vissuto nel dolore e di conseguenza sono diventati cattivi e violenti, oppure altri spinti da sentimenti di vendetta ma anche di protezione verso le persone a loro care.
Ogni vita è preziosa e importante e il senso di essa è proprio viverla appieno, nel dolore e nella gioia, con cause e conseguenze e questo proprio il personaggio di Chiyuki ce lo svelerà, la ragazza infatti è morta suicida e ha quindi buttato via il suo bene prezioso.
I personaggi sono caratterizzati molto bene e daranno sempre spiegazioni coerenti con la loro natura, la loro storia verrà fuori a poco a poco senza appesantire tutto d'un botto lo spettatore che aspetterà a poco a poco i tasselli mancanti.
Anche l'ambientazione mi è piaciuta, un bar con un apparente gentile barman a servizio e un gioco in cui si scommette la propria vita, infine due ascensori che possono condurre al vuoto o alla reincarnazione.
Alcuni elementi sono fantasiosi come il tavolo da biliardo con i pianeti, i manichini delle persone che sono passate per il bar e che Decim ha deciso di rendere "immortali", i giochi con i vari organi contenuti negli oggetti, la fabbrica che compone i quadri dei ricordi di ogni anima.
Tutti questi dettagli fanno di Death Parade un anime da non perdere, sicuramente una grande opera che ha tanto da insegnare di quelle che ce ne sono poche in giro.
In Italia i diritti sono di Dynit, l'anime è composto da 12 episodi più un cortometraggio dal quale dervia ovvero Death Billiards.
ATTENZIONE SPOILER/b[]
La trama è secondo me il punto forte dell'anime, quando due persone muoiono insieme le loro anime finiscono in un luogo chiamato Quindecim e prima del trapasso vengono giudicate per mezzo dei loro ricordi in vita e delle loro reazioni ai "giochi" proposti dal giudice.
Questa trama di fondo si arricchirà man mano con la comparsa del personaggio di Chiyuki, apparentemente un'apprendista del giudice Decim ma che andando avanti si rivelerà essere un'umana che si ricordava di essere morta e alla quale avevano dovuto cancellare la memoria.
Racchiudo in questa frase gli insegnamenti che l'anime ci propone "in un luogo in cui si dovrebbe giudicare si impara a non giudicare affatto", esatto perché un giudice imparziale e senza emozioni che deve giudicare solo secondo ciò che vede non sa cosa può provare un essere umano e cosa lo spinge a volte a diventare crudele, vedremo infatti alcuni personaggi che semplicemente hanno vissuto nel dolore e di conseguenza sono diventati cattivi e violenti, oppure altri spinti da sentimenti di vendetta ma anche di protezione verso le persone a loro care.
Ogni vita è preziosa e importante e il senso di essa è proprio viverla appieno, nel dolore e nella gioia, con cause e conseguenze e questo proprio il personaggio di Chiyuki ce lo svelerà, la ragazza infatti è morta suicida e ha quindi buttato via il suo bene prezioso.
I personaggi sono caratterizzati molto bene e daranno sempre spiegazioni coerenti con la loro natura, la loro storia verrà fuori a poco a poco senza appesantire tutto d'un botto lo spettatore che aspetterà a poco a poco i tasselli mancanti.
Anche l'ambientazione mi è piaciuta, un bar con un apparente gentile barman a servizio e un gioco in cui si scommette la propria vita, infine due ascensori che possono condurre al vuoto o alla reincarnazione.
Alcuni elementi sono fantasiosi come il tavolo da biliardo con i pianeti, i manichini delle persone che sono passate per il bar e che Decim ha deciso di rendere "immortali", i giochi con i vari organi contenuti negli oggetti, la fabbrica che compone i quadri dei ricordi di ogni anima.
Tutti questi dettagli fanno di Death Parade un anime da non perdere, sicuramente una grande opera che ha tanto da insegnare di quelle che ce ne sono poche in giro.
Death Parade anime della stagione invernale del 2015 composto da 12 episodi licenziato in italia da Dynit in streaming gratuito su VVVVID.La serie ha subito attirato la mia attenzione avendo visto precedentemente il suo OVA death billiard che mi colpì molto suo tempo quindi iniziai questa serie pieno di speranze per un gran titolo che sono state pienamente,o quasi, rispettate.
Trama 8 e mezzo
Ci ritroviamo in una situazione piuttosto particolare, un limbo in cui un giudice giudicherà appunto due persone morte nel mondo reale nello stesso momento,queste persone hanno due possibilità gli inferi o una nuova vita attraverso la reincarnazione.Il tutto raccontato attraverso episodi auto conclusivi collegati però da un unico filo conduttore ,una ragazza, che affiancherà il nostro giudice protagonista nei suoi giudizi che avrà un ruolo importane nella storia.Cosa va storta in questo setting che sembra così ben orchestrato? Alcuni episodi meno incisivi rispetto ad altri che stonano nel complesso ma fortunatamente questi casi sono pochi.
Comparto tecnico 9 e mezzo
Il comparto tecnico viene affidato al bravissimo studio Madhause che traspone un'opera graficamente eccelsa condita da una colonna sonora azzeccata e opening ed ending ottime,l'unica 'pecca' se così la vogliamo chiamare è la mancanza di picchi elevatissimi ma dall'altro lato non avremo mai cadute di stile.
Personaggi 9
Il protagonista Decim è quello che maggiormente mi ha colpito per la metamorfosi che ha avuto durante l'arco della vicenda, dal giudice apatico dei primi episodi ,al giudice che prova a capire l'animo umano degli ultimi ,ad aiutarlo in questa metamorfosi troviamo la protagonista femminile anche lei ottimamente scritta e la sua storia negli ultimi episodi è veramente toccante.
Vedo un'altro episodio e poi smetto 9-
La natura auto conclusiva degli episodi può essere un punto a favore o a sfavore in base ai gusti personali, personalmente preferisco una storia continua ma death parade nonostante tutto ha saputo tenermi incollato allo schermo dal primo all'ultimo episodio.
Voto globale 9
Non sarà un capolavoro ma di sicuro è un anime eccellente che saprà accontentare la maggior parte delle persone principalmente quelle più adulte grazie i temi trattati caldamente consigliato.
Trama 8 e mezzo
Ci ritroviamo in una situazione piuttosto particolare, un limbo in cui un giudice giudicherà appunto due persone morte nel mondo reale nello stesso momento,queste persone hanno due possibilità gli inferi o una nuova vita attraverso la reincarnazione.Il tutto raccontato attraverso episodi auto conclusivi collegati però da un unico filo conduttore ,una ragazza, che affiancherà il nostro giudice protagonista nei suoi giudizi che avrà un ruolo importane nella storia.Cosa va storta in questo setting che sembra così ben orchestrato? Alcuni episodi meno incisivi rispetto ad altri che stonano nel complesso ma fortunatamente questi casi sono pochi.
Comparto tecnico 9 e mezzo
Il comparto tecnico viene affidato al bravissimo studio Madhause che traspone un'opera graficamente eccelsa condita da una colonna sonora azzeccata e opening ed ending ottime,l'unica 'pecca' se così la vogliamo chiamare è la mancanza di picchi elevatissimi ma dall'altro lato non avremo mai cadute di stile.
Personaggi 9
Il protagonista Decim è quello che maggiormente mi ha colpito per la metamorfosi che ha avuto durante l'arco della vicenda, dal giudice apatico dei primi episodi ,al giudice che prova a capire l'animo umano degli ultimi ,ad aiutarlo in questa metamorfosi troviamo la protagonista femminile anche lei ottimamente scritta e la sua storia negli ultimi episodi è veramente toccante.
Vedo un'altro episodio e poi smetto 9-
La natura auto conclusiva degli episodi può essere un punto a favore o a sfavore in base ai gusti personali, personalmente preferisco una storia continua ma death parade nonostante tutto ha saputo tenermi incollato allo schermo dal primo all'ultimo episodio.
Voto globale 9
Non sarà un capolavoro ma di sicuro è un anime eccellente che saprà accontentare la maggior parte delle persone principalmente quelle più adulte grazie i temi trattati caldamente consigliato.
A pensarci bene Death Parade ripropone in chiave sci-fi/spirituale un classico concetto del Teatro, la Catarsi, cioè il purificarsi e il rinascere ripercorrendo la tragedia della morte violenta su un palcoscenico. Non siamo però su uno stage dove sfilano gli attori intrecciandosi in una trama commentata dal pubblico/coro, ma su di un campo di gioco' sempre diverso dove un giudice unico e asettico soppesa le singole performance al di là della vittoria e della sconfitta.
È dunque l'occasione d'indagare alcuni dei difetti tipici di un'umanità tanto semplice e banale nelle sue piccole vicende quanto profonda nell'analisi dei loro presupposti. Certo alcuni contorni sono esasperati e conditi da retroscena in grado di provocare quella valanga di emozioni contrastanti che ti porta a prendere le parti dell'uno o dell'altro imputato, ma la freddezza del giudizio, spesso indirizzato verso esiti inaspettati e originali', è abbastanza soddisfacente anche se il beniamino di turno viene scaricato'. Insomma, Death Parade non è un prodotto semplice da metabolizzare nonostante una certa deriva finale che potrebbe annacquarne il contenuto (oddio, a me il finale è piaciuto) verso una sostanziale normalizzazione' (d'you know happy end?).
In generale opere tali rischiano di soffrire dei difetti che affliggono produzioni basate su episodi perlopiù autoconclusivi, cioè il risolversi in una certa monotonia. Per fortuna l'aver proposto solo 12 puntate evita quasi del tutto questa possibile defaillance, lasciandoci invece una piece abbastanza compatta e adatta alle sue dimensioni temporali'.
Da un punto di vista tecnico, si confermano le buoni impressioni avute fin dal prequel, l'opera maestra Death Billiards. Grafica e Character Design sono ben curati e gradevoli alla visione e anche l'animazione scorre via fluida senza alcuna fastidiosa sensazione scattosa' (passatemi il termine). Punto in meno per le musiche - per me una componente ormai fondamentale in un anime -, poiché a differenza di molti che la amano ho trovato la opening veramente poco in sintonia con il resto dell'opera.
È dunque l'occasione d'indagare alcuni dei difetti tipici di un'umanità tanto semplice e banale nelle sue piccole vicende quanto profonda nell'analisi dei loro presupposti. Certo alcuni contorni sono esasperati e conditi da retroscena in grado di provocare quella valanga di emozioni contrastanti che ti porta a prendere le parti dell'uno o dell'altro imputato, ma la freddezza del giudizio, spesso indirizzato verso esiti inaspettati e originali', è abbastanza soddisfacente anche se il beniamino di turno viene scaricato'. Insomma, Death Parade non è un prodotto semplice da metabolizzare nonostante una certa deriva finale che potrebbe annacquarne il contenuto (oddio, a me il finale è piaciuto) verso una sostanziale normalizzazione' (d'you know happy end?).
In generale opere tali rischiano di soffrire dei difetti che affliggono produzioni basate su episodi perlopiù autoconclusivi, cioè il risolversi in una certa monotonia. Per fortuna l'aver proposto solo 12 puntate evita quasi del tutto questa possibile defaillance, lasciandoci invece una piece abbastanza compatta e adatta alle sue dimensioni temporali'.
Da un punto di vista tecnico, si confermano le buoni impressioni avute fin dal prequel, l'opera maestra Death Billiards. Grafica e Character Design sono ben curati e gradevoli alla visione e anche l'animazione scorre via fluida senza alcuna fastidiosa sensazione scattosa' (passatemi il termine). Punto in meno per le musiche - per me una componente ormai fondamentale in un anime -, poiché a differenza di molti che la amano ho trovato la opening veramente poco in sintonia con il resto dell'opera.
Se dovessi riassumere la recensione di questo anime in poche parole, per i curiosi che non vogliono leggere tutto, vi direi questo:
Animazione buona, trama non tanto per la quale. C'è di meglio sul mercato.
Veniamo ora all'analisi vera e propria dell'anime nella sua interezza.
L'animazione è ben realizzata, non è male insomma. In alcuni punti mi è sembrata efficace, soprattutto nella prima scena in cui compare Ginti e la prima in cui si vede cosa c'è dietro al bar di Decim. L'introduzione di Ginti credo che sia stata la mia parte preferita. L'animazione era impeccabile, la colonna sonora, di quel momento, era azzeccata. Penso che sia stata l'introduzione perfetta per il personaggio. Un giudice cinico che esegue il suo mestiere alla perfezione senza batter ciglio. Però non mi ha fatto molto piacere il modo in cui è stato utilizzato nel proseguio della storia. Analizziamo un attimo la trama. Le prime puntate sono autoconclusive e verso la fine si ha un accenno di trama orizzontale che si può benissimo riassumere in due righe. Non vado matto per anime con puntate autoconclusive e infatti parte del giudizio è influenzato da questo fatto, l'altra parte è dovuta alla continua introduzione di personaggi secondari per poi venir liquidati in un paio di minuti. Finché vengono impiegati due minuti per l'introduzione dei vari personaggi secondari, va bene, ma non stiamo parlando di queste tempistiche. Quello che succede è che viene impiegata più della metà della puntata per la loro introduzione, se non quasi tutta, per poi andare a finire nel dimenticatoio. Servono? Si e no, viene quasi tutto affrontato nell'abbozzo di trama orizzontale, affrontato verso la fine. Parte integrante della mia votazione è dovuta al modo in cui è stata affrontata l'ultima parte della storia: molto sbrigativo. E non mi sto riferendo all'ennesimo caso del giudice, visto che l'anime è composto per buona parte di casi, ma a quello che succede tra i personaggi secondari. Ho trovato più interessanti i personaggi secondari dei principali, il che non è un fatto positivo. I personaggi principali li ho trovati apatici, quasi imperturbabili. Va bene, sono giudici, ma Ginti non era apatico. Anzi, si è dimostrato uno dei personaggi più emotivi di tutto l'anime. Sono arrivato al punto di saltare la sigla iniziale per non vedere i protagonisti ballare, tanto mi ispiravano, forse era l'unico momento in cui potevo vedere la loro espressività, ma pazienza. Venendo alla sigla di apertura, vorrei dire che non mi ha fatto una buona impressione. Vorrebbe mostrare una certa atmosfera che nel corso di tutto l'anime è completamente diversa... e qui si capisce che esiste una sorta di messaggio nascosto tra le righe. Lo si può benissimo constatare analizzando i casi singolarmente. Ma effettivamente il messaggio è servito alla valutazione globale? No, perché il messaggio è inconsistente. Esso stesso viene affrontato continuamente, da chiunque. "la vita è bella", "combatti per ciò che ami" e così via. C'è persino nei biscotti della fortuna cinesi o nei baci perugina. Ma io non dico che un bacio perugina mi piace perché c'è un messaggio. Allo stesso modo la sua presenza non contribuisce né all'incremento della valutazione, né al suo decremento. Semplicemente lo considero come un'estensione della trama verticale, che già di per sé non gradisco.
Animazione buona, trama non tanto per la quale. C'è di meglio sul mercato.
Veniamo ora all'analisi vera e propria dell'anime nella sua interezza.
L'animazione è ben realizzata, non è male insomma. In alcuni punti mi è sembrata efficace, soprattutto nella prima scena in cui compare Ginti e la prima in cui si vede cosa c'è dietro al bar di Decim. L'introduzione di Ginti credo che sia stata la mia parte preferita. L'animazione era impeccabile, la colonna sonora, di quel momento, era azzeccata. Penso che sia stata l'introduzione perfetta per il personaggio. Un giudice cinico che esegue il suo mestiere alla perfezione senza batter ciglio. Però non mi ha fatto molto piacere il modo in cui è stato utilizzato nel proseguio della storia. Analizziamo un attimo la trama. Le prime puntate sono autoconclusive e verso la fine si ha un accenno di trama orizzontale che si può benissimo riassumere in due righe. Non vado matto per anime con puntate autoconclusive e infatti parte del giudizio è influenzato da questo fatto, l'altra parte è dovuta alla continua introduzione di personaggi secondari per poi venir liquidati in un paio di minuti. Finché vengono impiegati due minuti per l'introduzione dei vari personaggi secondari, va bene, ma non stiamo parlando di queste tempistiche. Quello che succede è che viene impiegata più della metà della puntata per la loro introduzione, se non quasi tutta, per poi andare a finire nel dimenticatoio. Servono? Si e no, viene quasi tutto affrontato nell'abbozzo di trama orizzontale, affrontato verso la fine. Parte integrante della mia votazione è dovuta al modo in cui è stata affrontata l'ultima parte della storia: molto sbrigativo. E non mi sto riferendo all'ennesimo caso del giudice, visto che l'anime è composto per buona parte di casi, ma a quello che succede tra i personaggi secondari. Ho trovato più interessanti i personaggi secondari dei principali, il che non è un fatto positivo. I personaggi principali li ho trovati apatici, quasi imperturbabili. Va bene, sono giudici, ma Ginti non era apatico. Anzi, si è dimostrato uno dei personaggi più emotivi di tutto l'anime. Sono arrivato al punto di saltare la sigla iniziale per non vedere i protagonisti ballare, tanto mi ispiravano, forse era l'unico momento in cui potevo vedere la loro espressività, ma pazienza. Venendo alla sigla di apertura, vorrei dire che non mi ha fatto una buona impressione. Vorrebbe mostrare una certa atmosfera che nel corso di tutto l'anime è completamente diversa... e qui si capisce che esiste una sorta di messaggio nascosto tra le righe. Lo si può benissimo constatare analizzando i casi singolarmente. Ma effettivamente il messaggio è servito alla valutazione globale? No, perché il messaggio è inconsistente. Esso stesso viene affrontato continuamente, da chiunque. "la vita è bella", "combatti per ciò che ami" e così via. C'è persino nei biscotti della fortuna cinesi o nei baci perugina. Ma io non dico che un bacio perugina mi piace perché c'è un messaggio. Allo stesso modo la sua presenza non contribuisce né all'incremento della valutazione, né al suo decremento. Semplicemente lo considero come un'estensione della trama verticale, che già di per sé non gradisco.
VITA, SI UTI SCIAS, LONGA EST. (Seneca)
Spiegherò poi il motivo per cui ho messo questa frase.
Ero molto scettica all'inizio: non ero molto sicura se incominciare o meno questo "Death Parade", che aveva ottenuto un buon successo presso la maggior parte del pubblico. Alla fine, questo mio scetticismo venne completamente stravolto: "Death Parade" è risultato essere uno dei migliori prodotti del 2015, capace di sfiorare a mio modesto parere la perfezione.
Leggendo la trama sulla scheda di Animeclick.it ci si rende conto di quanto essa sia assai semplice: dopo la morte, tutte le anime devono presentarsi ad un bar, dove dovranno partecipare ad un gioco grazie al quale un giudice le soppeserà e deciderà se meritano di reincarnarsi o se precipitare nel vuoto. In uno di questi bar particolari, il giudice Decim è affiancato da una ragazza che si trova in quel bar per dei motivi che non spiegherò per evitare spoiler.
Da questa trama tutt'altro che complessa, la serie si articolerà in episodi che hanno, almeno per la maggior parte di essi, una struttura autoconclusiva. Caratteristica, questa, che potrebbe far storcere il naso a molti, pensando che si annoierebbero se iniziassero a guardarlo. Ma tranquilli: non ci sarà mai il tempo di annoiarsi, perché in ogni episodio verremo conquistati dal carisma dei personaggi. Personaggi che, proprio per la struttura autoconclusiva degli episodi, vedremo solo in una puntata o due al massimo. Eppure, nel giro di due minuti, ci si affeziona ad ognuno di loro, anche se all'inizio non erano molto simpatici. A questo proposito, mi ricordo il personaggio di una donna, che in vita lavorava in televisione, piuttosto spocchiosa e con quell'atteggiamento da "Tu non sai chi sono io". Ma poi, nel corso dell'episodio si ha modo di poter conoscere questa persona e si inizia a comprendere quanto lei sia "umana" e quante difficoltà abbia dovuto affrontare nella sua vita, come tutti noi, del resto. Insomma, alla fine di ogni episodio ci si ritrova a provare compassione per tutti questi personaggi e soprattutto ci si ritrova sempre con il volto rigato dalle lacrime per tutte le emozioni che sono scaturite in noi grazie ai personaggi.
E appunto sulla parola "emozioni" vorrei soffermarmi un momento. Credo che questo elemento sia il punto su cui gli autori si siano voluti soffermare di più. Infatti, le anime che si presentano al Quindecim non si ricordano all'inizio di essere morte: solo alla fine del gioco acquisiranno questa consapevolezza. Tuttavia, la prima cosa che si ricorderanno non sarà il fatto di essere morti e come, ma le emozioni che hanno provato nei diversi momenti della vita. Ed è proprio questo l'insegnamento principale di "Death Parade": non importa cosa tu abbia vissuto nella tua vita, ma il come tu hai vissuto un certo momento della tua vita.
E, dunque, mi riallaccio alla frase a inizio recensione. Seneca in quella frase dice: "La vita è lunga, se la sai usare", cioè viverla appieno. Ritengo che questa sia la frase più giusta da attribuire a questa serie, una frase la cui massima portavoce è senza dubbio la protagonista della storia, di cui si saprà il nome solo nel finale (un Signor Finale, oserei dire). Nonostante le difficoltà, nonostante prima o poi tutti dovremo morire, bisogna vivere.
Inoltre, in ogni episodio vengono affrontate delle tematiche differenti, dal suicidio, alla giustizia privata, alle difficoltà che si possono presentare nella vita matrimoniale o che si possono presentare se si è nel mondo dello spettacolo e chi più ne ha più ne metta. Non mi voglio dilungare molto su quest'aspetto: è compito dello spettatore scoprire i vari argomenti trattati in ogni episodio.
A livello tecnico, invece, basta solo il nome Madhouse per garantire l'alta qualità. Le animazioni sono molto buone e il character design è particolare, ma davvero ben fatto. La regia è a dir poco straordinaria, che dà il meglio di sé soprattutto nei flashback dei personaggi e nel finale. Il comparto sonoro è molto buono, con una bella ending e una bellissima opening, che, con i suoi toni allegri, riesce ad essere una sorta di "boccata d'aria fresca" prima dell'episodio dai toni molto cupi.
In conclusione, "Death Parade" è - come dissi già una volta - un inno alla vita attraverso la morte, un prodotto diverso dal solito anime mainstream. Forse esagero nel definirlo "capolavoro", ma personalmente opere così belle, coinvolgenti e profonde sono molto rare, specie negli ultimi anni. Quindi, accanto al mio 10 metto un: "Everybody put your hands up!" (Ammettetelo, l'avete letta cantando).
Spiegherò poi il motivo per cui ho messo questa frase.
Ero molto scettica all'inizio: non ero molto sicura se incominciare o meno questo "Death Parade", che aveva ottenuto un buon successo presso la maggior parte del pubblico. Alla fine, questo mio scetticismo venne completamente stravolto: "Death Parade" è risultato essere uno dei migliori prodotti del 2015, capace di sfiorare a mio modesto parere la perfezione.
Leggendo la trama sulla scheda di Animeclick.it ci si rende conto di quanto essa sia assai semplice: dopo la morte, tutte le anime devono presentarsi ad un bar, dove dovranno partecipare ad un gioco grazie al quale un giudice le soppeserà e deciderà se meritano di reincarnarsi o se precipitare nel vuoto. In uno di questi bar particolari, il giudice Decim è affiancato da una ragazza che si trova in quel bar per dei motivi che non spiegherò per evitare spoiler.
Da questa trama tutt'altro che complessa, la serie si articolerà in episodi che hanno, almeno per la maggior parte di essi, una struttura autoconclusiva. Caratteristica, questa, che potrebbe far storcere il naso a molti, pensando che si annoierebbero se iniziassero a guardarlo. Ma tranquilli: non ci sarà mai il tempo di annoiarsi, perché in ogni episodio verremo conquistati dal carisma dei personaggi. Personaggi che, proprio per la struttura autoconclusiva degli episodi, vedremo solo in una puntata o due al massimo. Eppure, nel giro di due minuti, ci si affeziona ad ognuno di loro, anche se all'inizio non erano molto simpatici. A questo proposito, mi ricordo il personaggio di una donna, che in vita lavorava in televisione, piuttosto spocchiosa e con quell'atteggiamento da "Tu non sai chi sono io". Ma poi, nel corso dell'episodio si ha modo di poter conoscere questa persona e si inizia a comprendere quanto lei sia "umana" e quante difficoltà abbia dovuto affrontare nella sua vita, come tutti noi, del resto. Insomma, alla fine di ogni episodio ci si ritrova a provare compassione per tutti questi personaggi e soprattutto ci si ritrova sempre con il volto rigato dalle lacrime per tutte le emozioni che sono scaturite in noi grazie ai personaggi.
E appunto sulla parola "emozioni" vorrei soffermarmi un momento. Credo che questo elemento sia il punto su cui gli autori si siano voluti soffermare di più. Infatti, le anime che si presentano al Quindecim non si ricordano all'inizio di essere morte: solo alla fine del gioco acquisiranno questa consapevolezza. Tuttavia, la prima cosa che si ricorderanno non sarà il fatto di essere morti e come, ma le emozioni che hanno provato nei diversi momenti della vita. Ed è proprio questo l'insegnamento principale di "Death Parade": non importa cosa tu abbia vissuto nella tua vita, ma il come tu hai vissuto un certo momento della tua vita.
E, dunque, mi riallaccio alla frase a inizio recensione. Seneca in quella frase dice: "La vita è lunga, se la sai usare", cioè viverla appieno. Ritengo che questa sia la frase più giusta da attribuire a questa serie, una frase la cui massima portavoce è senza dubbio la protagonista della storia, di cui si saprà il nome solo nel finale (un Signor Finale, oserei dire). Nonostante le difficoltà, nonostante prima o poi tutti dovremo morire, bisogna vivere.
Inoltre, in ogni episodio vengono affrontate delle tematiche differenti, dal suicidio, alla giustizia privata, alle difficoltà che si possono presentare nella vita matrimoniale o che si possono presentare se si è nel mondo dello spettacolo e chi più ne ha più ne metta. Non mi voglio dilungare molto su quest'aspetto: è compito dello spettatore scoprire i vari argomenti trattati in ogni episodio.
A livello tecnico, invece, basta solo il nome Madhouse per garantire l'alta qualità. Le animazioni sono molto buone e il character design è particolare, ma davvero ben fatto. La regia è a dir poco straordinaria, che dà il meglio di sé soprattutto nei flashback dei personaggi e nel finale. Il comparto sonoro è molto buono, con una bella ending e una bellissima opening, che, con i suoi toni allegri, riesce ad essere una sorta di "boccata d'aria fresca" prima dell'episodio dai toni molto cupi.
In conclusione, "Death Parade" è - come dissi già una volta - un inno alla vita attraverso la morte, un prodotto diverso dal solito anime mainstream. Forse esagero nel definirlo "capolavoro", ma personalmente opere così belle, coinvolgenti e profonde sono molto rare, specie negli ultimi anni. Quindi, accanto al mio 10 metto un: "Everybody put your hands up!" (Ammettetelo, l'avete letta cantando).
Eravamo nel 2013 e venne alla luce un'opera - un singolo Oav di 25 minuti - che prendeva il nome di Death Billiards. Inaspettatamente, anche considerando la brevità del tutto, si rivelò un anime molto ben realizzato sia per via di un'idea di base intrigante e misteriosa, sia per le atmosfere vellutate che accompagnavano la narrazione che per i personaggi stessi, in special modo il barman e la donna col caschetto scuro. Un gioco (una sfida a biliardo) dove un giovane ed un anziano mettevano in palio le loro stesse vite o, per meglio dire, le loro anime...
Così come molti altri appassionati d'animazione restai anch'io parecchio colpito e conclusi la mia recensione affermando che un'opera di questo tipo avrebbe senz'altro meritato una serie di più episodi che sarebbe riuscita a sfruttare al meglio le notevoli potenzialità narrative lasciate in qualche modo "sopite" dalla brevità del tutto; ora ( dopo poco più di un anno) eccomi accontentato dalla comparsa di Death Parade, serie composta di soli 12 episodi che riprende (ampliandoli) gli spunti narrativi che Death Billiards aveva avuto il pregio di farci assaporare. Il risultato? Onestamente favoloso! Mi aspettavo esattamente qualcosa di questo tipo, con un impatto forte anche e soprattutto a livello emozionale, psicologico e umano per una serie che promette un assai probabile seguito ma che rientrerà prepotentemente sin da subito tra le mie preferite in assoluto.
A dispetto di chi ritiene che una valutazione massima possa essere attribuita solo ad un'opera (improbabilmente) perfetta io ho deciso di premiare Death Parade con un bel 10 pur essendo in grado di menzionare parti ed elementi che ho trovato tutt'altro che piacevoli e ben congeniati, quali ad esempio una sigla di apertura frivola e chiassosa assolutamente inadeguata alla natura di quest'opera sino ad arrivare alla presenza di un paio di personaggi abbastanza superflui ma che, fortunatamente, saranno piuttosto decentrati dal fulcro del tutto.
Tecnicamente siamo su un prodotto decisamente molto valido, sugli stessi elevati livelli qualitativi già visti nel'OAV che l'aveva preceduto, sia a livello grafico sia tirando in causa le animazioni e le musiche, entrambe molto curate.
A chi si rivolge Death Parade? A coloro che sono in cerca di una trama profonda (capace anche di commuovere) psicologica, legata al sovrannaturale, alla vita e alla morte. In un certo senso l'opera che vedo più vicina a questa dovrebbe essere "Jigoku Shoujo" che aveva tematiche assai simili ed era concepita anch'essa prendendo in considerazione vari episodi autoconclusivi che andavano ad approfondire la complessa psicologia umana con tutte le sorprese e le contraddizioni che può rivelarci.
Così come molti altri appassionati d'animazione restai anch'io parecchio colpito e conclusi la mia recensione affermando che un'opera di questo tipo avrebbe senz'altro meritato una serie di più episodi che sarebbe riuscita a sfruttare al meglio le notevoli potenzialità narrative lasciate in qualche modo "sopite" dalla brevità del tutto; ora ( dopo poco più di un anno) eccomi accontentato dalla comparsa di Death Parade, serie composta di soli 12 episodi che riprende (ampliandoli) gli spunti narrativi che Death Billiards aveva avuto il pregio di farci assaporare. Il risultato? Onestamente favoloso! Mi aspettavo esattamente qualcosa di questo tipo, con un impatto forte anche e soprattutto a livello emozionale, psicologico e umano per una serie che promette un assai probabile seguito ma che rientrerà prepotentemente sin da subito tra le mie preferite in assoluto.
A dispetto di chi ritiene che una valutazione massima possa essere attribuita solo ad un'opera (improbabilmente) perfetta io ho deciso di premiare Death Parade con un bel 10 pur essendo in grado di menzionare parti ed elementi che ho trovato tutt'altro che piacevoli e ben congeniati, quali ad esempio una sigla di apertura frivola e chiassosa assolutamente inadeguata alla natura di quest'opera sino ad arrivare alla presenza di un paio di personaggi abbastanza superflui ma che, fortunatamente, saranno piuttosto decentrati dal fulcro del tutto.
Tecnicamente siamo su un prodotto decisamente molto valido, sugli stessi elevati livelli qualitativi già visti nel'OAV che l'aveva preceduto, sia a livello grafico sia tirando in causa le animazioni e le musiche, entrambe molto curate.
A chi si rivolge Death Parade? A coloro che sono in cerca di una trama profonda (capace anche di commuovere) psicologica, legata al sovrannaturale, alla vita e alla morte. In un certo senso l'opera che vedo più vicina a questa dovrebbe essere "Jigoku Shoujo" che aveva tematiche assai simili ed era concepita anch'essa prendendo in considerazione vari episodi autoconclusivi che andavano ad approfondire la complessa psicologia umana con tutte le sorprese e le contraddizioni che può rivelarci.
Mi ritrovo mio malgrado a dover andare un po' controcorrente nella recensione di questo anime.
Attirato come molti dagli alti voti ricevuti e dalle recensioni entusiastiche che ho letto, mi sono approcciato a Death Parade con molte aspettative, e purtroppo non tutte sono state soddisfatte.
Innanzi tutto il primo episodio, per me di una piattezza totale, mi aveva spinto ad abbandonare la visione dell'anime ed a rimandarla per fare posto ad altri titoli che mi prendevano di più.
Dopo più di tre mesi dalla visione del primo episodio, mi sono infine deciso a vedere il resto, e devo ammettere che già dal secondo episodio la storia inizia ad ingranare molto meglio, quindi consiglio a chiunque si approcci a quest'opera di dargli un po' di fiducia e vedere almeno 2-3 episodi prima di scoraggiarsi.
Dico questo perchè Death Parade non è affatto un brutto prodotto... Si lascia guardare in modo scorrevole e tecnicamente è molto ben fatto. Purtroppo però il primo non entusiasmante episodio non è la sua unica pecca, a mio parere, ed ora proverò a spiegarne i motivi.
Partiamo dal fatto che sicuramente è un prodotto in grado di generare forti emozioni nello spettatore (io stesso ammetto di essermi commosso in un paio di occasioni), ma ciò non è dovuto a chissà quale storia magistrale, ma semplicemente dalle tematiche che l'anime tocca.
Non ci vuole poi molto a commuovere, quando ci si tuffa totalmente in tematiche come la vita e la morte, i rimpianti per ciò che si poteva fare e non si è fatto ed il senso della nostra esistenza.
Proprio questa è forse la cosa che mi ha lasciato più insoddisfatto... Questo genere di argomenti tocca per forza l'animo umano, andando a sfiorare le domande di base del nostro essere, ciò che muove ognuno di noi... Sono argomenti delicati, e per quanto Death Parade non si comporti come un'elefante in una cristalleria, è comunque un po' "rozzo" nel suo modo di approcciarvisi.
La storia ruota intorno a Decim, un "barista" quasi privo di emozioni che è in realtà un giudice per le anime dei defunti. Questi ultimi vengono obbligati a partecipare a giochi da bar (freccette, videogiochi e simili) dove in palio, almeno apparentemente, c'è la vita dei due partecipanti, il che li porta ovviamente a situazioni estreme, in cui persone anche normalmente tranquille si ritrovano a fare di tutto pur di salvare la propria esistenza.
Proprio questo è l'obbiettivo dei giudici, che vogliono fare "uscire l'oscurità dell'anima" di una persona per poi poterla giudicare.
Già qui si intravede la prima "indelicatezza" dell'opera. Siamo sicuri che sia giusto giudicare una persona per quello che fa messo di fronte ad una situazione estrema, in cui il suo istinto di sopravvivenza viene deliberatamente provocato in modo da suscitare in lui reazioni disperate? L'oscurità che le persone mostrano in tali momenti è già presente nelle loro anime, o viene "creata" in quel momento dalla stessa forzatura a cui il Giudice li sottopone? Lo stesso Decim si pone questa domanda ad un certo punto, ma essa viene archiviata piuttosto in fretta e non più riproposta.
La natura stessa del giudizio è molto discutibile... Le anime vengono giudicate da giudici che non comprendono minimamente le emozioni umane, e che a volte fraintendono del tutto le motivazioni dietro determinate azioni (es. la donna incinta nei primi episodi). Le loro stesse decisioni non sono ben chiare durante l'anime, e solo con un po' di occhio nelle prime puntate si nota che le maschere sopra gli ascensori deteminano la destinazione dell'anima. Anche quando si capiscono, comunque, mi hanno lasciato spesso perplesso in quanto talvolta prive di ogni logica. I dubbi sulla correttezza di tale metodo sono parte integrante della trama, ma non sembra che a questi dubbi seguano poi dei reali cambiamenti, se non in modo minore su Decim stesso, che si occupa comunque solo di una parte infinitesimale delle anime che muoiono ogni giorno nel mondo(2 al secondo, come lo stesso anime ci ricorda).
Infine le reazioni degli "ospiti" sono per me molto poco realistiche... Viene loro chiesto di giocarsi la vita in un gioco (mentre pensano di essere ancora vivi), e a parte qualche accenno di protesta (spesso assai timido) iniziale vi si sottopongono tutti senza tanti problemi, spesso divertendosi pure nel corso del gioco... Come è possibile che nessuno vada davvero in panico, nessuno urli e strepiti (sul serio) o provi a sfondare le porte del locale fino a fratturarsi le ossa?
Perchè nessuno si rifiuta categoricamente di giocare, o nessuno si terrorizza quando sta per perdere la "vita"?
Il finale poi, per quanto toccante, lascia molti punti in sospeso e molti personaggi apparentemente profondi di cui è stata solamente lasciata vedere qualche briciola. Questo porta a lasciare in dubbio lo spettatore se la storia sia veramente finita, perchè nonostante un GROSSO ed IMPORTANTE ciclo si chiuda, molto rimane come era e molte trame solamente accennate rimangono aperte.
Qual'è quindi il senso finale dell'opera? "Usa bene il tuo tempo, perchè prima o poi morirai."?
Se così fosse sarebbe piuttosto scontato, oltre che in parte vanificato dalle strane e spesso ingiuste regole che governano l'aldilà.
Per questi motivi, e anche per altri a cui non accenno per non dilungarmi troppo, considero Death Parade riuscito solo in parte... Dal punto di vista tecnico nulla da eccepire, così come per il char design e il comparto audio che sono di tutto rispetto, ma per me si è voluto cercare "emozioni facili", toccando argomenti delicati senza dedicare ad essi la necessaria cura.
Nel complesso l'opera rimane comunque un prodotto di buon livello, dalla trama originale che sa intrattenere ed emozionare (seppure come detto con mezzi un po' semplicistici) e che quindi consiglio tranquillamente a chiunque sia interessato al genere. Non lo inserisco però tra i capolavori a cui speravo arrivasse dopo tutti i voti altissimi e le recensioni entusiastiche che mi avevano portato ad iniziare la sua visione.
Voto finale 7+
Attirato come molti dagli alti voti ricevuti e dalle recensioni entusiastiche che ho letto, mi sono approcciato a Death Parade con molte aspettative, e purtroppo non tutte sono state soddisfatte.
Innanzi tutto il primo episodio, per me di una piattezza totale, mi aveva spinto ad abbandonare la visione dell'anime ed a rimandarla per fare posto ad altri titoli che mi prendevano di più.
Dopo più di tre mesi dalla visione del primo episodio, mi sono infine deciso a vedere il resto, e devo ammettere che già dal secondo episodio la storia inizia ad ingranare molto meglio, quindi consiglio a chiunque si approcci a quest'opera di dargli un po' di fiducia e vedere almeno 2-3 episodi prima di scoraggiarsi.
Dico questo perchè Death Parade non è affatto un brutto prodotto... Si lascia guardare in modo scorrevole e tecnicamente è molto ben fatto. Purtroppo però il primo non entusiasmante episodio non è la sua unica pecca, a mio parere, ed ora proverò a spiegarne i motivi.
Partiamo dal fatto che sicuramente è un prodotto in grado di generare forti emozioni nello spettatore (io stesso ammetto di essermi commosso in un paio di occasioni), ma ciò non è dovuto a chissà quale storia magistrale, ma semplicemente dalle tematiche che l'anime tocca.
Non ci vuole poi molto a commuovere, quando ci si tuffa totalmente in tematiche come la vita e la morte, i rimpianti per ciò che si poteva fare e non si è fatto ed il senso della nostra esistenza.
Proprio questa è forse la cosa che mi ha lasciato più insoddisfatto... Questo genere di argomenti tocca per forza l'animo umano, andando a sfiorare le domande di base del nostro essere, ciò che muove ognuno di noi... Sono argomenti delicati, e per quanto Death Parade non si comporti come un'elefante in una cristalleria, è comunque un po' "rozzo" nel suo modo di approcciarvisi.
La storia ruota intorno a Decim, un "barista" quasi privo di emozioni che è in realtà un giudice per le anime dei defunti. Questi ultimi vengono obbligati a partecipare a giochi da bar (freccette, videogiochi e simili) dove in palio, almeno apparentemente, c'è la vita dei due partecipanti, il che li porta ovviamente a situazioni estreme, in cui persone anche normalmente tranquille si ritrovano a fare di tutto pur di salvare la propria esistenza.
Proprio questo è l'obbiettivo dei giudici, che vogliono fare "uscire l'oscurità dell'anima" di una persona per poi poterla giudicare.
Già qui si intravede la prima "indelicatezza" dell'opera. Siamo sicuri che sia giusto giudicare una persona per quello che fa messo di fronte ad una situazione estrema, in cui il suo istinto di sopravvivenza viene deliberatamente provocato in modo da suscitare in lui reazioni disperate? L'oscurità che le persone mostrano in tali momenti è già presente nelle loro anime, o viene "creata" in quel momento dalla stessa forzatura a cui il Giudice li sottopone? Lo stesso Decim si pone questa domanda ad un certo punto, ma essa viene archiviata piuttosto in fretta e non più riproposta.
La natura stessa del giudizio è molto discutibile... Le anime vengono giudicate da giudici che non comprendono minimamente le emozioni umane, e che a volte fraintendono del tutto le motivazioni dietro determinate azioni (es. la donna incinta nei primi episodi). Le loro stesse decisioni non sono ben chiare durante l'anime, e solo con un po' di occhio nelle prime puntate si nota che le maschere sopra gli ascensori deteminano la destinazione dell'anima. Anche quando si capiscono, comunque, mi hanno lasciato spesso perplesso in quanto talvolta prive di ogni logica. I dubbi sulla correttezza di tale metodo sono parte integrante della trama, ma non sembra che a questi dubbi seguano poi dei reali cambiamenti, se non in modo minore su Decim stesso, che si occupa comunque solo di una parte infinitesimale delle anime che muoiono ogni giorno nel mondo(2 al secondo, come lo stesso anime ci ricorda).
Infine le reazioni degli "ospiti" sono per me molto poco realistiche... Viene loro chiesto di giocarsi la vita in un gioco (mentre pensano di essere ancora vivi), e a parte qualche accenno di protesta (spesso assai timido) iniziale vi si sottopongono tutti senza tanti problemi, spesso divertendosi pure nel corso del gioco... Come è possibile che nessuno vada davvero in panico, nessuno urli e strepiti (sul serio) o provi a sfondare le porte del locale fino a fratturarsi le ossa?
Perchè nessuno si rifiuta categoricamente di giocare, o nessuno si terrorizza quando sta per perdere la "vita"?
Il finale poi, per quanto toccante, lascia molti punti in sospeso e molti personaggi apparentemente profondi di cui è stata solamente lasciata vedere qualche briciola. Questo porta a lasciare in dubbio lo spettatore se la storia sia veramente finita, perchè nonostante un GROSSO ed IMPORTANTE ciclo si chiuda, molto rimane come era e molte trame solamente accennate rimangono aperte.
Qual'è quindi il senso finale dell'opera? "Usa bene il tuo tempo, perchè prima o poi morirai."?
Se così fosse sarebbe piuttosto scontato, oltre che in parte vanificato dalle strane e spesso ingiuste regole che governano l'aldilà.
Per questi motivi, e anche per altri a cui non accenno per non dilungarmi troppo, considero Death Parade riuscito solo in parte... Dal punto di vista tecnico nulla da eccepire, così come per il char design e il comparto audio che sono di tutto rispetto, ma per me si è voluto cercare "emozioni facili", toccando argomenti delicati senza dedicare ad essi la necessaria cura.
Nel complesso l'opera rimane comunque un prodotto di buon livello, dalla trama originale che sa intrattenere ed emozionare (seppure come detto con mezzi un po' semplicistici) e che quindi consiglio tranquillamente a chiunque sia interessato al genere. Non lo inserisco però tra i capolavori a cui speravo arrivasse dopo tutti i voti altissimi e le recensioni entusiastiche che mi avevano portato ad iniziare la sua visione.
Voto finale 7+
Premesso che Death Parade l'ho guardato vedendo che era considerato uno dei migliori del 2015 (cosa che di solito non faccio, dato che mi lascio "trascinare" dal mio istinto) mi ha deluso perché me lo aspettavo sensibilmente diverso, più psicologico-ansioso che psicologico-drammatico... Alcuni episodi sono troppo ripetitivi, seppur riesca a trattare un sacco di tematiche diverse. Proprio per quest'ultimo motivo mi dispiace che troppi episodi, nonostante i diversi giochi, siano così statici. I personaggi principali potevano caratterizzarli un po' meglio, l'unica tipa interessante è la co-protagonista avvolta da un'aria di mistero quasi perenne. Mi sono piaciuti molto i disegni e alcune tracce della OST invece.
Consigliato agli amanti degli slice of life e degli psicologici a sfondo drammatico.
Consigliato agli amanti degli slice of life e degli psicologici a sfondo drammatico.
Uno degli anime più belli che io abbia mai visto, se vi aspettate una cosa leggera cambiate anime, un capolavoro dall'inizio alla fine.
Decim è uno dei personaggi meglio riusciti degli anni 2000, forse anche di tutti gli anime in generale, la puntata finale è commovente a dir poco.
Death Parade è una critica contro una società di persone diventate schiave della stessa, che non provano più sentimenti, che mettono al primo posto l'odio, la vendetta e se stessi agli altri, anche la puntata un po' più "mainstream", Rolling Ballad (la terza), non casca nel superficiale, anzi, è una delle migliori della serie.
Inoltre, l'inventore, punisce la ragazza ossessionata della Boy Band, la quale preferisce sacrificare una persona qualsiasi pur di salvare il suo idolo e questa è un altra critica fortissima alla società delle/dei fan accanite/i che sacrificherebbero tranquillamente qualcun altro pur di salvare il proprio "idolo".
Death Parade, che dire, anime che consiglio fortemente a chiunque soprattutto alle persone che mettono prima se stessi o la propria "razza" alle altre "razze" o alle persone appartenenti a fasce sociali diverse.
é una doccia di umiltà, sentimenti, emozioni e amore non comune.
Da vedere in compagnia, rende di più secondo me.
Decim è uno dei personaggi meglio riusciti degli anni 2000, forse anche di tutti gli anime in generale, la puntata finale è commovente a dir poco.
Death Parade è una critica contro una società di persone diventate schiave della stessa, che non provano più sentimenti, che mettono al primo posto l'odio, la vendetta e se stessi agli altri, anche la puntata un po' più "mainstream", Rolling Ballad (la terza), non casca nel superficiale, anzi, è una delle migliori della serie.
Inoltre, l'inventore, punisce la ragazza ossessionata della Boy Band, la quale preferisce sacrificare una persona qualsiasi pur di salvare il suo idolo e questa è un altra critica fortissima alla società delle/dei fan accanite/i che sacrificherebbero tranquillamente qualcun altro pur di salvare il proprio "idolo".
Death Parade, che dire, anime che consiglio fortemente a chiunque soprattutto alle persone che mettono prima se stessi o la propria "razza" alle altre "razze" o alle persone appartenenti a fasce sociali diverse.
é una doccia di umiltà, sentimenti, emozioni e amore non comune.
Da vedere in compagnia, rende di più secondo me.
"Death Parade" è un anime che mette in discussione la vera natura umana (questo il punto forte dell'anime) attraverso giochi scelti casualmente in questo locale. I partecipanti inizialmente non sanno come ci siano arrivati, in questo locale, ma inizialmente troveranno una ragazza che li accoglie e un barman molto diffidente il cui scopo è spiegare cosa devono fare e come possono andarsene vivi e vegeti. I giochi serviranno a mettere i partecipanti uno contro l'altro, così da far uscire la loro natura per salvarsi.
Questa è la trama, diversa da molti, quindi una novità che non a tutti potrà piacere, ma la trama si svolge veramente bene con un significato che ti costringe a finirlo tutto per sapere come va a finire.
Il punto forte dell'anime come ho detto prima è che i giochi sanno mettere alle strette i due concorrenti e costringerli in un certo senso a far uscire il cattivo che c'è in loro, tutto questo per restare in vita. Facendo un piccolo esempio per immedesimarmi in uno dei due concorrenti (senza spoilerare), se mi trovassi i una situazione del genere, non solo io ma chiunque, cercherei in tutti i modi di schiacciare l'avversario anche senza conoscerlo o sapere se ha commesso un crimine o no, in quel caso penserei a salvare la mia vita. E' questo che death parade vuole trasmetterti, l'egoismo umano che non sempre è cattiva cosa ma nell'anime viene punito.
Anime, quindi, con trama diversa dal solito e strutturato bene, grafica magnifica e personaggi caratterizzati bene con un significato che portano sulle spalle. Il barman soprattutto merita moltissimo come personaggio perchè va contro gli schermi e in una situazione come quella di death parade è ottimale. Consiglio a tutti di vederlo.
Questa è la trama, diversa da molti, quindi una novità che non a tutti potrà piacere, ma la trama si svolge veramente bene con un significato che ti costringe a finirlo tutto per sapere come va a finire.
Il punto forte dell'anime come ho detto prima è che i giochi sanno mettere alle strette i due concorrenti e costringerli in un certo senso a far uscire il cattivo che c'è in loro, tutto questo per restare in vita. Facendo un piccolo esempio per immedesimarmi in uno dei due concorrenti (senza spoilerare), se mi trovassi i una situazione del genere, non solo io ma chiunque, cercherei in tutti i modi di schiacciare l'avversario anche senza conoscerlo o sapere se ha commesso un crimine o no, in quel caso penserei a salvare la mia vita. E' questo che death parade vuole trasmetterti, l'egoismo umano che non sempre è cattiva cosa ma nell'anime viene punito.
Anime, quindi, con trama diversa dal solito e strutturato bene, grafica magnifica e personaggi caratterizzati bene con un significato che portano sulle spalle. Il barman soprattutto merita moltissimo come personaggio perchè va contro gli schermi e in una situazione come quella di death parade è ottimale. Consiglio a tutti di vederlo.
Non posso dire che Death Parade si sia presentato bene, dal primo episodio credevo si trattasse della classica serie con soggetto un gioco in cui alcuni personaggi sono costretti a vincere per sopravvivere, magari resa un po' sofisticata e adulta delle altre. Tra l'altro i primi due soggetti non mi sono sembrati così interessanti, fortunatamente basta un solo altro episodio per farmi notare che la serie ha potenzialità: mentre mi aspettavo che venisse ripetuta la struttura episodica del primo, viene invece rimostrata la stessa puntata, vista questa volta da dietro le quinte. La trovata in qualche modo rende più virtuoso anche l'esordio che mi era parso non felice, ma soprattutto mette subito le cose in chiaro: abbiamo contenuti veri e possiamo dare spessore alla serie.
Vi è in effetti di fondo una struttura episodica, in cui due persone arrivano in questo strano locale e sono costrette a partecipare ad un gioco, pensato appositamente per metterli in difficoltà ed estrarre l'oscurità dalle loro anime. Fortunatamente non è questo il vero cuore dell'anime, più che altro ogni ospite offre un'opportunità per proporre dei motivi di analisi nella struttura di questo insolito aldilà e sulla natura dei giudici. Death Parade ama buttarla sul filosofico e ancor più sull'esistenziale, se non bastasse a completare il cast c'è anche un'insolita umana, un altro interessante tassello che porta alla luce contraddizioni e crea tensioni. Non sarà la sola anomalia tra i giudicati, per ovvi motivi di sceneggiatura non ci vengono proposti casi come gli altri.
Tra l'altro l'ambientazione proposta è piuttosto complessa e durante l'intera serie ne viene solo scalpita la superficie, il passo non è incalzante, tutt'altro, ma una sapiente miscela di dialoghi ben strutturati e flashback va a comporre un quadro in grado di interessare e suscitare la curiosità. Vi è un lento crescendo con l'avvicinarsi della fine, che sfocia in un ultimo episodio non del tutto conclusivo, ma veramente molto toccante.
Molto interessanti i personaggi, non solo per il character design: viene dedicato molto spazio alla loro costruzione e approfondimento, con risultati soprattutto in un paio di casi eccelsi. Dal punto di vista tecnico l'impatto visivo è più che buono, non male nemmeno il sonoro.
Death Parade è un ottima serie TV, consigliata a chi cerca qualcosa di impegnato, meno a chi cerca dinamismo e un ritmo incalzante.
Vi è in effetti di fondo una struttura episodica, in cui due persone arrivano in questo strano locale e sono costrette a partecipare ad un gioco, pensato appositamente per metterli in difficoltà ed estrarre l'oscurità dalle loro anime. Fortunatamente non è questo il vero cuore dell'anime, più che altro ogni ospite offre un'opportunità per proporre dei motivi di analisi nella struttura di questo insolito aldilà e sulla natura dei giudici. Death Parade ama buttarla sul filosofico e ancor più sull'esistenziale, se non bastasse a completare il cast c'è anche un'insolita umana, un altro interessante tassello che porta alla luce contraddizioni e crea tensioni. Non sarà la sola anomalia tra i giudicati, per ovvi motivi di sceneggiatura non ci vengono proposti casi come gli altri.
Tra l'altro l'ambientazione proposta è piuttosto complessa e durante l'intera serie ne viene solo scalpita la superficie, il passo non è incalzante, tutt'altro, ma una sapiente miscela di dialoghi ben strutturati e flashback va a comporre un quadro in grado di interessare e suscitare la curiosità. Vi è un lento crescendo con l'avvicinarsi della fine, che sfocia in un ultimo episodio non del tutto conclusivo, ma veramente molto toccante.
Molto interessanti i personaggi, non solo per il character design: viene dedicato molto spazio alla loro costruzione e approfondimento, con risultati soprattutto in un paio di casi eccelsi. Dal punto di vista tecnico l'impatto visivo è più che buono, non male nemmeno il sonoro.
Death Parade è un ottima serie TV, consigliata a chi cerca qualcosa di impegnato, meno a chi cerca dinamismo e un ritmo incalzante.
Come la maggior parte di coloro che hanno visto questo anime, anch'io sono stato attirato ad esso dalla visione di "Death Billiards", titolo che ha preceduto l'uscita di quest'opera e che, all'epoca, mi aveva impressionato positivamente. La serie, composta da dodici episodi, riprende le stesse dinamiche del suo predecessore e cerca di ampliarle, prestando una maggiore attenzione alla condizione dei giudici e alle modalità in base alle quali vengono emessi i giudizi. Già dopo pochi episodi, però, si intuisce che queste novità sarebbero state inquadrate meglio in una serie di ventiquattro episodi; dato il poco spazio concesso, invece, vediamo che esse risultano piuttosto invasive finendo per snaturare un po' quella che era l'impostazione originaria dell'opera.
Prima di procedere con gli approfondimenti, però, spendiamo due parole per descrivere la trama di questo anime. Una volta arrivati al termine della propria vita, per le persone, come vuole la tradizione biblica, scatta il momento del giudizio; il modo in cui avviene, però, di biblico non ha proprio nulla: le anime vengono ricevute in un bar e viene loro imposto la partecipazione ad un gioco da sala. Alle anime, che non ricordano di essere morte, viene inoltre detto che la posta in palio è la propria vita: così, attraverso la manifestazione della loro vera natura che si avrà a seguito della partecipazione ad un contesto limite come questo, per il giudice sarà possibile estrarre l'oscurità presente in ognuna di esse, pesarla ed emettere un giudizio.
Se queste sono le premesse fondanti di questo "Death Parade", nella pratica troveranno meno spazio di quanto ci si possa attendere: molto presto, come già detto in precedenza, l'attenzione si sposterà sui giudici e sui bizzarri meccanismi che sono alla base delle loro azioni. Tutta questa fretta, dettata probabilmente dallo scarso numero di episodi disponibili, a mio avviso svilisce il valore complessivo di quest'anime. A mio avviso, sarebbe stato più corretto cominciare con una serie di episodi in cui un certo numero di individui venivano giudicati in modo tradizionale, giusto per capire di cosa stiamo parlando; fatto questo si poteva procedere con gli approfondimenti. In questo modo, invece, vengono subito introdotti i problemi esistenziali dei giudici senza avere il tempo necessario per capire da dove vengono fuori. E se è vero che già con "Death Billiards" si era capito come funzionava il tutto, è anche vero che questo tipo di impostazione, da un punto di vista artistico, è sbagliata in ogni caso, anche perché finisce per non dar la giusta importanza a quello che era stato il motivo fondante dell'opera.
Per il resto, non ci sono grandi appunti da fare: l'anime appassiona e diverte, le storie raccontate diventano via via sempre più interessanti fino ad arrivare ad un finale che sfiora la perfezione. I personaggi principali sono stati caratterizzati in modo eccellente e sono tutti dotati di un grande carisma; un po' meno quelli secondari, ma nemmeno questi alla fine sono poi tanto male.
Assolutamente bocciata, invece, la sigla d'apertura, del tutto inadatta per un anime di questo tipo; fortunatamente quella di chiusura riesce almeno in parte a compensare il danno.
In definitiva, il mio giudizio su "Death Parade" è molto buono; resto però dell'idea che una trama del genere, per sua natura, richiede un numero maggiore di episodi rispetto a quelli realizzati.
Prima di procedere con gli approfondimenti, però, spendiamo due parole per descrivere la trama di questo anime. Una volta arrivati al termine della propria vita, per le persone, come vuole la tradizione biblica, scatta il momento del giudizio; il modo in cui avviene, però, di biblico non ha proprio nulla: le anime vengono ricevute in un bar e viene loro imposto la partecipazione ad un gioco da sala. Alle anime, che non ricordano di essere morte, viene inoltre detto che la posta in palio è la propria vita: così, attraverso la manifestazione della loro vera natura che si avrà a seguito della partecipazione ad un contesto limite come questo, per il giudice sarà possibile estrarre l'oscurità presente in ognuna di esse, pesarla ed emettere un giudizio.
Se queste sono le premesse fondanti di questo "Death Parade", nella pratica troveranno meno spazio di quanto ci si possa attendere: molto presto, come già detto in precedenza, l'attenzione si sposterà sui giudici e sui bizzarri meccanismi che sono alla base delle loro azioni. Tutta questa fretta, dettata probabilmente dallo scarso numero di episodi disponibili, a mio avviso svilisce il valore complessivo di quest'anime. A mio avviso, sarebbe stato più corretto cominciare con una serie di episodi in cui un certo numero di individui venivano giudicati in modo tradizionale, giusto per capire di cosa stiamo parlando; fatto questo si poteva procedere con gli approfondimenti. In questo modo, invece, vengono subito introdotti i problemi esistenziali dei giudici senza avere il tempo necessario per capire da dove vengono fuori. E se è vero che già con "Death Billiards" si era capito come funzionava il tutto, è anche vero che questo tipo di impostazione, da un punto di vista artistico, è sbagliata in ogni caso, anche perché finisce per non dar la giusta importanza a quello che era stato il motivo fondante dell'opera.
Per il resto, non ci sono grandi appunti da fare: l'anime appassiona e diverte, le storie raccontate diventano via via sempre più interessanti fino ad arrivare ad un finale che sfiora la perfezione. I personaggi principali sono stati caratterizzati in modo eccellente e sono tutti dotati di un grande carisma; un po' meno quelli secondari, ma nemmeno questi alla fine sono poi tanto male.
Assolutamente bocciata, invece, la sigla d'apertura, del tutto inadatta per un anime di questo tipo; fortunatamente quella di chiusura riesce almeno in parte a compensare il danno.
In definitiva, il mio giudizio su "Death Parade" è molto buono; resto però dell'idea che una trama del genere, per sua natura, richiede un numero maggiore di episodi rispetto a quelli realizzati.
"Death Parade" è un'opera del 2015, composta da dodici episodi e diretta da Yuzuru Tachikawa.
Trama:"C'è un posto, dopo la morte, che non è né Inferno né Paradiso. Un bar dove viene data una sola possibilità di vittoria a chi non è più in vita. Il gioco non può essere abbandonato e alla sua fine qualcuno potrebbe rimanere lì per sempre..."
Inizio col dire che questo anime non mi ha entusiasmata più di tanto: a dire la verità mi aspettavo molto di più.
Era une delle opere più attese da quando, nel 2013, era uscito l'OAV di presentazione.
Senz'altro non metto in dubbio che la trama sia decisamente originale e innovativa, il tema centrale è quello di farci pensare alle varie sfaccettature della nostra anima e a come siamo predisposti a comportarci quando è messa in gioco la cosa che più di tutte abbiamo paura di perdere, cioè la nostra stessa vita.
In alcune puntate è riuscita anche a commuovermi, ma niente di che, e andando avanti non fa che diventare ripetitivo, portando alla noia assoluta.
Infatti, arrivati circa al nono episodio stavo prendendo in considerazione di smettere di seguirla. Ho resistito solo per il fatto che mancavano solo tre episodi alla fine.
Infine, riguardo il reparto tecnico i disegni non sono niente di che, ma comunque gradevoli, le colonne sonore abbastanza carine e rilassanti che però non hanno fatto altro, soprattutto nelle puntate più noiose, che svegliare l'istinto di dormire.
Concludendo, come voto ho dato comunque la sufficienza perché l'unica cosa che si salva è il finale, molto coinvolgente, che ti tiene incollato allo schermo.
Trama:"C'è un posto, dopo la morte, che non è né Inferno né Paradiso. Un bar dove viene data una sola possibilità di vittoria a chi non è più in vita. Il gioco non può essere abbandonato e alla sua fine qualcuno potrebbe rimanere lì per sempre..."
Inizio col dire che questo anime non mi ha entusiasmata più di tanto: a dire la verità mi aspettavo molto di più.
Era une delle opere più attese da quando, nel 2013, era uscito l'OAV di presentazione.
Senz'altro non metto in dubbio che la trama sia decisamente originale e innovativa, il tema centrale è quello di farci pensare alle varie sfaccettature della nostra anima e a come siamo predisposti a comportarci quando è messa in gioco la cosa che più di tutte abbiamo paura di perdere, cioè la nostra stessa vita.
In alcune puntate è riuscita anche a commuovermi, ma niente di che, e andando avanti non fa che diventare ripetitivo, portando alla noia assoluta.
Infatti, arrivati circa al nono episodio stavo prendendo in considerazione di smettere di seguirla. Ho resistito solo per il fatto che mancavano solo tre episodi alla fine.
Infine, riguardo il reparto tecnico i disegni non sono niente di che, ma comunque gradevoli, le colonne sonore abbastanza carine e rilassanti che però non hanno fatto altro, soprattutto nelle puntate più noiose, che svegliare l'istinto di dormire.
Concludendo, come voto ho dato comunque la sufficienza perché l'unica cosa che si salva è il finale, molto coinvolgente, che ti tiene incollato allo schermo.
Primo: Alle domande su dove vi troviate non mi è possibile rispondere
Secondo: Fra non molto per i signori verrà organizzato un gioco
Terzo: La modalità di gioco sarà decisa da una roulette
Quarto: La posta in gioco sarà la vostra vita
Quinto: Per finire, non vi sarà possibile uscire dal locale fino al termine del gioco
Ho sempre delle grandi difficoltà a giudicare un'opera che trovo praticamente priva di difetti. Questo basti a far capire quanto ho apprezzato questo anime. Non intendo parlare in alcun modo della trama, qualora già non la conosciate, perché rovinerei le incredibili emozioni che proverete guardando il primo episodio, a cui spetta il compito di presentarci i toni e la particolare ambientazione della storia; quindi se volete sapere qualcosa sulla trama vi consiglio semplicemente di ritagliarvi una mezz'ora da dedicare al primo episodio.
Non c'è credo un motivo particolare per amare questa serie, semplicemente ogni puntata per me è stata un pugno nello stomaco e mi ha toccato profondamente, spesso commuovendomi o provocandomi un forte smarrimento e disagio.
Forse si può dire che una vera trama non esiste. Le dodici puntate si limitano a documentare l'evoluzione dei due protagonisti, in particolare di Decim, costretto a dover trovare una risposta a una domanda che alla fine è nei cuori di tutti: in cosa consiste la giustizia? È qualcosa di oggettivo o soggettivo? Nel giudicare una persona dobbiamo guardare solo ciò che fanno o il motivo per cui lo fanno? Bisogna giudicare più in base al male compiuto o al bene? Chi è la persona più adatta a esercitare la giustizia? Decim cercherà una riposta a tutto questo, provocando anche gravi sofferenze ad altre persone e infine a se stesso.
Le atmosfere sono scure, a tratti intime e accoglienti, a tratti angoscianti e spaventose. Le musiche mi hanno coinvolto moltissimo (basti pensare al penultimo episodio, quasi per metà privo di dialoghi e che forse mi ha emozionato più di tutti gli altri). Mi sono piaciuti i design dei personaggi, anche i minori.
L'unico neo che forse posso segnalare è l'episodio dedicato interamente a Ginti: spezza completamente l'atmosfera scura della serie e assume toni un po' troppo comici; la scelta di un episodio così diverso dagli altri serve a presentare in maniera spensierata personaggi che si riveleranno molto più drammatici di quanto non si pensi a un primo sguardo, ma trovo che comunque la parte tragica sia stata fin troppo sacrificata; una gestione differente dell'episodio avrebbe reso l'anime praticamente impeccabile a gusto mio.
Ho sentito criticare il fatto che poco spazio venga dato agli altri personaggi. Invece io trovo che questa scelta sia ottima. La brevità della serie e la scelta di mantenerla confinata quasi esclusivamente all'interno del Quindecim conferisce un'atmosfera estremamente intima e che permette di soffermarsi a riflettere e farsi emozionare più che farsi coinvolgere da valanghe di avvenimenti e dettagli. Le spiegazioni fornite sono giusto quelle necessarie, come se anche noi fossimo solo di passaggio nel Quindecim.
Caldamente consigliato.
Secondo: Fra non molto per i signori verrà organizzato un gioco
Terzo: La modalità di gioco sarà decisa da una roulette
Quarto: La posta in gioco sarà la vostra vita
Quinto: Per finire, non vi sarà possibile uscire dal locale fino al termine del gioco
Ho sempre delle grandi difficoltà a giudicare un'opera che trovo praticamente priva di difetti. Questo basti a far capire quanto ho apprezzato questo anime. Non intendo parlare in alcun modo della trama, qualora già non la conosciate, perché rovinerei le incredibili emozioni che proverete guardando il primo episodio, a cui spetta il compito di presentarci i toni e la particolare ambientazione della storia; quindi se volete sapere qualcosa sulla trama vi consiglio semplicemente di ritagliarvi una mezz'ora da dedicare al primo episodio.
Non c'è credo un motivo particolare per amare questa serie, semplicemente ogni puntata per me è stata un pugno nello stomaco e mi ha toccato profondamente, spesso commuovendomi o provocandomi un forte smarrimento e disagio.
Forse si può dire che una vera trama non esiste. Le dodici puntate si limitano a documentare l'evoluzione dei due protagonisti, in particolare di Decim, costretto a dover trovare una risposta a una domanda che alla fine è nei cuori di tutti: in cosa consiste la giustizia? È qualcosa di oggettivo o soggettivo? Nel giudicare una persona dobbiamo guardare solo ciò che fanno o il motivo per cui lo fanno? Bisogna giudicare più in base al male compiuto o al bene? Chi è la persona più adatta a esercitare la giustizia? Decim cercherà una riposta a tutto questo, provocando anche gravi sofferenze ad altre persone e infine a se stesso.
Le atmosfere sono scure, a tratti intime e accoglienti, a tratti angoscianti e spaventose. Le musiche mi hanno coinvolto moltissimo (basti pensare al penultimo episodio, quasi per metà privo di dialoghi e che forse mi ha emozionato più di tutti gli altri). Mi sono piaciuti i design dei personaggi, anche i minori.
L'unico neo che forse posso segnalare è l'episodio dedicato interamente a Ginti: spezza completamente l'atmosfera scura della serie e assume toni un po' troppo comici; la scelta di un episodio così diverso dagli altri serve a presentare in maniera spensierata personaggi che si riveleranno molto più drammatici di quanto non si pensi a un primo sguardo, ma trovo che comunque la parte tragica sia stata fin troppo sacrificata; una gestione differente dell'episodio avrebbe reso l'anime praticamente impeccabile a gusto mio.
Ho sentito criticare il fatto che poco spazio venga dato agli altri personaggi. Invece io trovo che questa scelta sia ottima. La brevità della serie e la scelta di mantenerla confinata quasi esclusivamente all'interno del Quindecim conferisce un'atmosfera estremamente intima e che permette di soffermarsi a riflettere e farsi emozionare più che farsi coinvolgere da valanghe di avvenimenti e dettagli. Le spiegazioni fornite sono giusto quelle necessarie, come se anche noi fossimo solo di passaggio nel Quindecim.
Caldamente consigliato.
Dopo la morte, all'uomo è riservato un duplice destino: se è stato onesto in vita, andrà in paradiso; altrimenti ad aspettarlo ci sarà l'inferno. Tuttavia, alcune persone rappresentano l'eccezione: quando due individui muoiono contemporaneamente, la legge vuole che, prima del trapasso, vengano convocati in un posto fra i due mondi dell'oltretomba, per essere giudicati. Arrivano così al Quindecim, un bar gestito da un inespressivo cameriere e una ragazza dai lunghi capelli corvini, la cui pronuncia dei numerali hitotsu, futastu, mittsu, yottsu e itsutsu mi ha fatto spesso spuntare il sorriso. Invitati a prendere parte ad un gioco, che può andare dal biliardo al bowling, dalle carte alle freccette, i malcapitati sono costretti a mettere in palio la propria vita, di cui non hanno la consapevolezza di aver già persa. Durante il gioco, l'inespressivo barman, nei panni di giudice, emana il verdetto sulla condotta tenuta e decide se far reincarnare l'anima del defunto o spedirla nell'oblio. All'Anime Mirai 2013, progetto nato per formare nuovi animatori, Tachikawa Yuzuru presentò un soggetto originale intitolato "Death Billiards", dal quale è stato tratto in seguito un anime di 12 episodi dal nome di Death Parade. Prodotto da Madhouse e trasmesso nella stagione invernale 2015, Death Parade riprende perfettamente il tema del suo predecessore e lo sviluppa appieno. Grazie alla collaborazione fra Dynit e VVVVID, è stato possibile vederlo in simulcast sul portale streaming della startup italiana. Realizzato perfettamente dal punto di vista tecnico, con un accattivante chara design creato ad hoc da Kurita Shin'ichi, Death Parade è una parata di personaggi che esprimo, ognuno a suo modo, varie sfaccettature del tema della morte. Il titolo, infatti, è la sintesi perfetta di ciò che la serie vuole rappresentare. Nel corso della parata, lo spettatore entra in sintonia con l'universo del Quindecim e si immette in un vortice di emozioni e quesiti esistenziali, che rendono la visione piuttosto interattiva.
L'ambientazione di quest'anime a tinte cupe è l'aldilà, nella veste piuttosto particolare del Quindecim. Esso si presenta come una costruzione interessante di per sé, non da intendersi come ciò che viene dopo, ma solo un luogo mediano nel quale sondare la natura della vita e la natura dell'uomo. Il Quindecim è un bar, che richiama alla mente il Radio Club di "Paprika", film di fantascienza girato da Kon Satoshi. Questo bar è gestito da Decim, un saiteisha (裁定者), ossia un giudice, e dalla donna dai lunghi capelli corvini, il cui nome verrà tenuto segreto per gran parte della visione. Vi si accede tramite un doppio ascensore: sormontato da due contrapposte maschere del teatro Nō, esso rappresenta l'entrata ma funge anche da unica uscita. Al bancone, dopo aver sorseggiato un drink, qualcuno chiede di girare la roulette della fortuna e iniziare a giocare. Il fatto che siano dei giochi a tirar fuori la vera essenza che risiede dentro di noi è paradossale, eppure è vero che dinanzi alle due opzioni di vincere o perdere, l'uomo tira fuori il meglio o il peggio di sé. Death Parade suggerisce che dopo la morte ci aspetta una sala giochi, e ciò mi ha divertita ma soprattutto confortata, quando in più occasioni l'atmosfera ansiogena suscitava disagio. Però proviamo a cambiare punto di vista e a guardare la stessa sala giochi da un'ottica più cupa: essa appare sghignazzante, non più amica ma trappola. Death Parade, infatti, è impregnato di dark humour. Un esempio lampante di questo umorismo nero è l'opening, cantata dai BRADIO, che mette in scena una festa nel purgatorio fra le anime dei defunti e i giudici. Ballano, cantano, bevono, se la ridono, forse per dimenticare che tutto sommato siamo soli al mondo. Quando il nostro tempo è finito, ciò che rimane di noi è solo una caricatura di ciò che siamo stati: la memoria che gli altri hanno della nostra persona. Ed ecco che i defunti che abitano l'aldilà sono manichini, che Decim conserva con cura. Perché è innanzitutto importante preservare il ricordo delle persone con cui è entrato in contatto, dal momento che ognuna di esse ha permesso a lui, nato bambola, di acquisire la forza vitale. Forse i nostri vicini di casa, proprio come Decim, hanno una stanza misteriosa in cui conservano il nostro manichino, assieme a quello di altri amici e parenti. Manichino con caratteristiche dettagliate, ma che andando avanti verrà portato via dal tempo, si scolorirà, si trasformerà, fino a dissolversi. E non importa quanto particolareggiato esso sia, resta pur sempre la fotografia di un manichino. Non è quello che siamo, e nemmeno quello che eravamo, è solo come una persona ci ricorda.
Il suicidio è un tema ricorrente in Death Parade. Per molte religioni è considerato tra il più grave dei peccati: un essere umano può scegliere di togliersi la vita, allo stesso tempo con quel gesto nega a sé stesso ogni possibilità di salvezza eterna. In uno stato laico come il Giappone, dove sono in primis le persone a dichiarare di professare contemporaneamente due o più fedi religiose, il suicidio non viene affrontato in maniera così negativa. In passato ci sono stati drammaturghi che hanno dedicato intere opere al tema del suicidio, del doppio suicidio d'amore, del suicidio d'onore, il cosiddetto seppuku o harakiri, che dir si voglia. L'idea del suicidio è parte integrante della giapponesità, quasi come se per un giapponese suicidarsi fosse la risposta a tutti i problemi. Un gesto che viene naturale, senza sforzo. Mi è stato raccontato che esiste una foresta dei suicidi; e che per un certo periodo in Giappone si usava lanciarsi nel vuoto in gruppo; oppure che quando in stazione mandano l'annuncio di ritardo per incidente, di solito è perché qualcuno si è buttato sui binari. È macabro tutto ciò, ma reale. In Death Parade a volte il suicidio non viene inteso letteralmente, ma è affrontato in modo metaforico. D'altro canto, a cosa servirebbe parlare di un suicida che viene soccorso da altri e scampa la morte per miracolo, suicida che casomai non arriva nemmeno a capire quanto il suo gesto sia stato grave? La salvezza che mostra Death Parade va vista come una seconda possibilità e questa nuova possibilità viene offerta tramite la reincarnazione. L'ascensore con la maschera serafica è il simbolo di questa seconda possibilità, che non viene concessa a chiunque, ma solo alle persone che realmente hanno compreso la gravità di ciò che hanno compiuto. La chiave la si può trovare nella natura stessa dell'atto di suicidarsi. In primo luogo, c'è il peccato di sprecare la propria vita; ma ancor più di tutto, c'è il dolore e la sofferenza che si provocano a quelli che abbiamo lasciati indietro. Ciascuno di noi è prezioso per qualcuno, ogni vita umana è fragile e inestimabile. L'atto del suicidio non è un mero passaggio del costo della nostra vita ad altri, anzi dovrebbe recare con sé la consapevolezza che non si può rimediare, una volta che il cuore si è fermato, alle ferite che quell'errore ha provocato ai nostri cari. Non in questa vita almeno, anche se potrebbe in qualche modo accadere nella prossima. Questo nessuno lo sa. Non importa quanto terribili siano gli sbagli che commettiamo nel corso della nostra esistenza, dobbiamo accettarne le conseguenze e convivere nel post mortem - ammesso e non concesso che si creda esistere qualcosa dopo la morte! -, con la responsabilità di aver arrecato sofferenza a quelle persone che ci tenevano a noi, più di quanto noi stessi credevamo.
Death Parade mantiene una coerenza dall'inizio alla fine. Vorrei poterne avere una seconda serie, perché tutto sommato mi sono affezionata ai personaggi del Quindecim. Tuttavia, sono dell'opinione che lasciato così com'è finito, sia la scelta più saggia. D'altra parte non è una serie che punta a vendere il più possibile, non è nemmeno un anime nato per soddisfare i fan di "Death Billiards". Piuttosto sarebbe opportuno domandarsi se Tachikawa Yuzuru avesse già in mente questo progetto ai tempi dell'Anime Mirai e aspettasse solo l'occasione per poterlo mettere per iscritto. Death Parade è un collage di esperienze che, mostrate nel giusto ordine, trasmettono un messaggio più o meno complesso, ancora senza soluzione. Questo perché è lo sceneggiatore in primis a stare raccontando la sua catarsi, come se stesse ponendo domande a sé stesso e, assieme allo scorrere degli episodi, stesse sbrogliando la matassa e cercando la risposta. Risposta che è diversa per ogni persona. Il dissidio interiore dell'autore si riflette sui personaggi dei giudici, che sono creati per non provare sentimenti e per essere super partes. Death Parade richiama la classica querelle tra coloro che pensano all'imparzialità dei giudici come a qualcosa che non può abbinarsi all'emozione in nessun modo; e tra quelli che invece reputano giusto un verdetto soltanto quando il giudice ha provato i medesimi sentimenti dell'imputato, e può capire, quindi, maturare una visione a tutto tondo. Quando Nona, il capo di Decim, grida: «Questo mondo non può andare avanti così!», esprime l'indignazione impotente di tutti quelli che si scagliano contro l'ingiustizia della vita, e contro un universo freddo che sembra tenere poco riguardo per la nostra felicità. E lei va oltre, affermando che non è sbagliato per i giudici soffrire quando emettono un verdetto. In realtà, è di vitale importanza provare quel dolore, è ciò che rende un giudice vivo. Essere costretti ad affrontare la difficile scelta di prendere una decisione sulla pelle degli altri, è ciò che rende vivi gli abitanti del Quindecim. Lo sforzo innaturale di comprendere gli essere umani, uno sforzo penoso, spinge Decim a fare qualcosa di diverso, che nessuno in quell'aldilà ha mai fatto prima: sorridere. A volte non servono le parole, basta un sorriso per comunicare i propri sentimenti. Visione splendida ma agrodolce. La vita è una serie di compromessi. Accettare ciò che è ingiusto e crudele e fare del nostro meglio per raggiungere l'altro in maniera seppure imperfetta ma almeno efficace, è tutto quello che siamo capaci di fare. Si tratta di una semplice domanda: viviamo in modo tale da poter un giorno morire, o moriamo perché abbiamo vissuto?
In conclusione, Death Parade si propone come un'analisi della natura dell'esistenza, un'indagine sull'essenza dell'uomo. Nella mitologia di questa serie, il termine "umano" è troppo stretto, si potrebbe parlare più di sensibilità a confronto. Cosa vuol dire essere "vivo", e che cosa vuol dire essere consapevoli di sé? Che cosa succede dopo la morte al nostro corpo e alla nostra anima? Ma ancor di più, siamo fondamentalmente soli nell'universo, destinati a non essere in grado di capire chi siamo, dove siamo, perché esistiamo, chi ci ha creati, ecc.? Sarebbe bello se Dio chiudesse gli occhi dinanzi al peccato dell'uomo. Sarebbe bello che fosse ancora più indulgente nei riguardi di questo essere abominevole, che molto spesso arriva a compiere efferatezze verso i suoi simili o contro sé stesso, solo perché non sa come venir fuori da una situazione difficile. Così brutto, ma al contempo così bello. Così coinvolto, ma pure così freddo. Quando c'è mancanza di comunicazione fra gli uomini, si creano circostanze per le quali una sciocchezza può divenire qualcosa di imponente, al punto da arrivare a condizionare l'esistenza di molti. A volte basterebbe parlare, non farsi diecimila problemi in testa pensando di aver capito cos'è che prova l'altro; basterebbe cercare di entrare più in sintonia col prossimo, piuttosto che vedere solo il proprio orticello. Perché l'uomo non prova per una volta a mettersi nei panni di chi gli sta di fronte? Soprattutto bisognerebbe apprezzare di più la vita, la nostra e quella degli altri, perché è unica, nessuno può restituircela. Nel tempo corrente, quanto la vita è stata sottovalutata è incalcolabile. Lo stesso ciclo della reincarnazione garantisce la rinascita in un'altra forma, ma non fa ritornare l'uomo nello stesso luogo e tempo in cui è morto. Dopo la dipartita, molto spesso si conservano dei rimpianti, ecco perché il consiglio è di vivere la vita appieno, senza lasciar correre le occasioni, cogliendo l'attimo e sfruttando al massimo ogni momento. Il fatto che non possiamo mai raggiungere un'intesa perfetta con gli altri, non significa che non dovremmo provarci. Provare a fare felici coloro che amiamo mentre siamo insieme.
L'ambientazione di quest'anime a tinte cupe è l'aldilà, nella veste piuttosto particolare del Quindecim. Esso si presenta come una costruzione interessante di per sé, non da intendersi come ciò che viene dopo, ma solo un luogo mediano nel quale sondare la natura della vita e la natura dell'uomo. Il Quindecim è un bar, che richiama alla mente il Radio Club di "Paprika", film di fantascienza girato da Kon Satoshi. Questo bar è gestito da Decim, un saiteisha (裁定者), ossia un giudice, e dalla donna dai lunghi capelli corvini, il cui nome verrà tenuto segreto per gran parte della visione. Vi si accede tramite un doppio ascensore: sormontato da due contrapposte maschere del teatro Nō, esso rappresenta l'entrata ma funge anche da unica uscita. Al bancone, dopo aver sorseggiato un drink, qualcuno chiede di girare la roulette della fortuna e iniziare a giocare. Il fatto che siano dei giochi a tirar fuori la vera essenza che risiede dentro di noi è paradossale, eppure è vero che dinanzi alle due opzioni di vincere o perdere, l'uomo tira fuori il meglio o il peggio di sé. Death Parade suggerisce che dopo la morte ci aspetta una sala giochi, e ciò mi ha divertita ma soprattutto confortata, quando in più occasioni l'atmosfera ansiogena suscitava disagio. Però proviamo a cambiare punto di vista e a guardare la stessa sala giochi da un'ottica più cupa: essa appare sghignazzante, non più amica ma trappola. Death Parade, infatti, è impregnato di dark humour. Un esempio lampante di questo umorismo nero è l'opening, cantata dai BRADIO, che mette in scena una festa nel purgatorio fra le anime dei defunti e i giudici. Ballano, cantano, bevono, se la ridono, forse per dimenticare che tutto sommato siamo soli al mondo. Quando il nostro tempo è finito, ciò che rimane di noi è solo una caricatura di ciò che siamo stati: la memoria che gli altri hanno della nostra persona. Ed ecco che i defunti che abitano l'aldilà sono manichini, che Decim conserva con cura. Perché è innanzitutto importante preservare il ricordo delle persone con cui è entrato in contatto, dal momento che ognuna di esse ha permesso a lui, nato bambola, di acquisire la forza vitale. Forse i nostri vicini di casa, proprio come Decim, hanno una stanza misteriosa in cui conservano il nostro manichino, assieme a quello di altri amici e parenti. Manichino con caratteristiche dettagliate, ma che andando avanti verrà portato via dal tempo, si scolorirà, si trasformerà, fino a dissolversi. E non importa quanto particolareggiato esso sia, resta pur sempre la fotografia di un manichino. Non è quello che siamo, e nemmeno quello che eravamo, è solo come una persona ci ricorda.
Il suicidio è un tema ricorrente in Death Parade. Per molte religioni è considerato tra il più grave dei peccati: un essere umano può scegliere di togliersi la vita, allo stesso tempo con quel gesto nega a sé stesso ogni possibilità di salvezza eterna. In uno stato laico come il Giappone, dove sono in primis le persone a dichiarare di professare contemporaneamente due o più fedi religiose, il suicidio non viene affrontato in maniera così negativa. In passato ci sono stati drammaturghi che hanno dedicato intere opere al tema del suicidio, del doppio suicidio d'amore, del suicidio d'onore, il cosiddetto seppuku o harakiri, che dir si voglia. L'idea del suicidio è parte integrante della giapponesità, quasi come se per un giapponese suicidarsi fosse la risposta a tutti i problemi. Un gesto che viene naturale, senza sforzo. Mi è stato raccontato che esiste una foresta dei suicidi; e che per un certo periodo in Giappone si usava lanciarsi nel vuoto in gruppo; oppure che quando in stazione mandano l'annuncio di ritardo per incidente, di solito è perché qualcuno si è buttato sui binari. È macabro tutto ciò, ma reale. In Death Parade a volte il suicidio non viene inteso letteralmente, ma è affrontato in modo metaforico. D'altro canto, a cosa servirebbe parlare di un suicida che viene soccorso da altri e scampa la morte per miracolo, suicida che casomai non arriva nemmeno a capire quanto il suo gesto sia stato grave? La salvezza che mostra Death Parade va vista come una seconda possibilità e questa nuova possibilità viene offerta tramite la reincarnazione. L'ascensore con la maschera serafica è il simbolo di questa seconda possibilità, che non viene concessa a chiunque, ma solo alle persone che realmente hanno compreso la gravità di ciò che hanno compiuto. La chiave la si può trovare nella natura stessa dell'atto di suicidarsi. In primo luogo, c'è il peccato di sprecare la propria vita; ma ancor più di tutto, c'è il dolore e la sofferenza che si provocano a quelli che abbiamo lasciati indietro. Ciascuno di noi è prezioso per qualcuno, ogni vita umana è fragile e inestimabile. L'atto del suicidio non è un mero passaggio del costo della nostra vita ad altri, anzi dovrebbe recare con sé la consapevolezza che non si può rimediare, una volta che il cuore si è fermato, alle ferite che quell'errore ha provocato ai nostri cari. Non in questa vita almeno, anche se potrebbe in qualche modo accadere nella prossima. Questo nessuno lo sa. Non importa quanto terribili siano gli sbagli che commettiamo nel corso della nostra esistenza, dobbiamo accettarne le conseguenze e convivere nel post mortem - ammesso e non concesso che si creda esistere qualcosa dopo la morte! -, con la responsabilità di aver arrecato sofferenza a quelle persone che ci tenevano a noi, più di quanto noi stessi credevamo.
Death Parade mantiene una coerenza dall'inizio alla fine. Vorrei poterne avere una seconda serie, perché tutto sommato mi sono affezionata ai personaggi del Quindecim. Tuttavia, sono dell'opinione che lasciato così com'è finito, sia la scelta più saggia. D'altra parte non è una serie che punta a vendere il più possibile, non è nemmeno un anime nato per soddisfare i fan di "Death Billiards". Piuttosto sarebbe opportuno domandarsi se Tachikawa Yuzuru avesse già in mente questo progetto ai tempi dell'Anime Mirai e aspettasse solo l'occasione per poterlo mettere per iscritto. Death Parade è un collage di esperienze che, mostrate nel giusto ordine, trasmettono un messaggio più o meno complesso, ancora senza soluzione. Questo perché è lo sceneggiatore in primis a stare raccontando la sua catarsi, come se stesse ponendo domande a sé stesso e, assieme allo scorrere degli episodi, stesse sbrogliando la matassa e cercando la risposta. Risposta che è diversa per ogni persona. Il dissidio interiore dell'autore si riflette sui personaggi dei giudici, che sono creati per non provare sentimenti e per essere super partes. Death Parade richiama la classica querelle tra coloro che pensano all'imparzialità dei giudici come a qualcosa che non può abbinarsi all'emozione in nessun modo; e tra quelli che invece reputano giusto un verdetto soltanto quando il giudice ha provato i medesimi sentimenti dell'imputato, e può capire, quindi, maturare una visione a tutto tondo. Quando Nona, il capo di Decim, grida: «Questo mondo non può andare avanti così!», esprime l'indignazione impotente di tutti quelli che si scagliano contro l'ingiustizia della vita, e contro un universo freddo che sembra tenere poco riguardo per la nostra felicità. E lei va oltre, affermando che non è sbagliato per i giudici soffrire quando emettono un verdetto. In realtà, è di vitale importanza provare quel dolore, è ciò che rende un giudice vivo. Essere costretti ad affrontare la difficile scelta di prendere una decisione sulla pelle degli altri, è ciò che rende vivi gli abitanti del Quindecim. Lo sforzo innaturale di comprendere gli essere umani, uno sforzo penoso, spinge Decim a fare qualcosa di diverso, che nessuno in quell'aldilà ha mai fatto prima: sorridere. A volte non servono le parole, basta un sorriso per comunicare i propri sentimenti. Visione splendida ma agrodolce. La vita è una serie di compromessi. Accettare ciò che è ingiusto e crudele e fare del nostro meglio per raggiungere l'altro in maniera seppure imperfetta ma almeno efficace, è tutto quello che siamo capaci di fare. Si tratta di una semplice domanda: viviamo in modo tale da poter un giorno morire, o moriamo perché abbiamo vissuto?
In conclusione, Death Parade si propone come un'analisi della natura dell'esistenza, un'indagine sull'essenza dell'uomo. Nella mitologia di questa serie, il termine "umano" è troppo stretto, si potrebbe parlare più di sensibilità a confronto. Cosa vuol dire essere "vivo", e che cosa vuol dire essere consapevoli di sé? Che cosa succede dopo la morte al nostro corpo e alla nostra anima? Ma ancor di più, siamo fondamentalmente soli nell'universo, destinati a non essere in grado di capire chi siamo, dove siamo, perché esistiamo, chi ci ha creati, ecc.? Sarebbe bello se Dio chiudesse gli occhi dinanzi al peccato dell'uomo. Sarebbe bello che fosse ancora più indulgente nei riguardi di questo essere abominevole, che molto spesso arriva a compiere efferatezze verso i suoi simili o contro sé stesso, solo perché non sa come venir fuori da una situazione difficile. Così brutto, ma al contempo così bello. Così coinvolto, ma pure così freddo. Quando c'è mancanza di comunicazione fra gli uomini, si creano circostanze per le quali una sciocchezza può divenire qualcosa di imponente, al punto da arrivare a condizionare l'esistenza di molti. A volte basterebbe parlare, non farsi diecimila problemi in testa pensando di aver capito cos'è che prova l'altro; basterebbe cercare di entrare più in sintonia col prossimo, piuttosto che vedere solo il proprio orticello. Perché l'uomo non prova per una volta a mettersi nei panni di chi gli sta di fronte? Soprattutto bisognerebbe apprezzare di più la vita, la nostra e quella degli altri, perché è unica, nessuno può restituircela. Nel tempo corrente, quanto la vita è stata sottovalutata è incalcolabile. Lo stesso ciclo della reincarnazione garantisce la rinascita in un'altra forma, ma non fa ritornare l'uomo nello stesso luogo e tempo in cui è morto. Dopo la dipartita, molto spesso si conservano dei rimpianti, ecco perché il consiglio è di vivere la vita appieno, senza lasciar correre le occasioni, cogliendo l'attimo e sfruttando al massimo ogni momento. Il fatto che non possiamo mai raggiungere un'intesa perfetta con gli altri, non significa che non dovremmo provarci. Provare a fare felici coloro che amiamo mentre siamo insieme.
Quando Decim decide, niente e nessuno può opporsi al suo giudizio. "Death Parade" è un anime uscito nella stagione invernale 2015 ed è composto da soli 12 episodi, un vero peccato vista la bellezza di quest'opera. Sono dell'idea che l'originalità sia uno dei fattori essenziali, anche se non l'unico, per distinguere un capolavoro da un buon anime. Soprattutto in questi anni, in cui imperversano serie assolutamente stereotipate, che non comunicano niente di nuovo. La comparsa di anime come "Death Parade" è senza dubbio molto gradita. Mi è bastato leggere la trama per capire che l'avrei amata fin dal primo momento… bisognava capire poi se i successivi sviluppi avrebbero confermato questa buona impressione. E vi assicuro che è successo proprio questo.
Ma proseguiamo un passo alla volta e descriviamo attentamente la situazione iniziale. Perché Decim è uno strano barista, apparentemente privo di emozioni. Appena arrivano due clienti, una coppia, chiede loro se si ricordano come sono arrivati in quel luogo, ma quelli non riescono a rispondere. Nessun problema, anzi, Decim sembra compiaciuto della cosa.
Proseguo dunque con l'accoglienza, comunicando ai suoi ospiti che, presto, avrebbero dovuto affrontare un gioco, in cui avrebbero posto in palio la loro stessa vita. Scappare era impossibile e, in caso di rifiuto, le conseguenze sarebbero state tragiche per entrambi. Dunque alla coppia non rimane altro che incominciare quello strano gioco, nonostante uno strano sospetto incominciasse a impossessarsi dei loro cuori.
Marito e moglie novelli (si ricordarono subito di essersi appena sposati) erano indecisi su cosa fare: continuare avrebbe significato la morte di uno dei due; ma chi? Non ci volle poi molto prima che l'oscurità nelle loro anime uscisse fuori, mostrando il vero volto di quelle persone.
Decim rimase impassibile per tutto il tempo e, alla fine, giudicò. Perché lui è un giudice dell'aldilà e il suo compito è quello di selezionare le anime destinate alla reincarnazione e quelle invece che sarebbero sprofondate nel vuoto assoluto.
Ecco svelato il triste mistero. Il nostro barista, in fin dei conti, non era veramente umano. Anno dopo anno passa le proprie giornate a giudicare le anime defunte, ma cosa succede se, di punto in bianco, gli viene affiancata una donna umana?
Prima di tutto sono rimasto estasiato nel vedere la modalità con cui venivano trattate le emozioni umane. L'iniziale incoscienza della propria condizione di defunto e, man mano, la riacquisizione dei ricordi passati e la consapevolezza della morte ormai avvenuta. Il sadico gioco di Decim, essenziale per far emergere l'oscurità dai cuori della gente mostra fin da subito un difetto: non solo la tira fuori, ma ne produce di nuova.
Le persone, portate sul margine estremo del dirupo, non possono che buttarsi, abbandonandosi alla disperazione. Il giudizio di Decim, almeno in teoria, ammette grandi margini di errore, anche se lui, inizialmente, non se ne rende conto. Ci vorrà l'intervento della nuova arrivata per permettere al nostro barista di mutare lentamente la propria considerazione sui metodi di valutazione delle anime.
I personaggi sono stati realizzati in maniera impeccabile dal punto di vista psicologico. Di fatto l'anime concentra tutte le sue energie su quest'ambito, avviluppando lo spettatore in un intrico di emozioni e sensazioni contrastanti. Non esiste un cattivo o un male da risolvere, le persone che incontrano Decim sono già morte e non si può far niente contro questa condizione. La consapevolezza di trovarsi di fronte a un morto non può che commuovere, soprattutto perché quest'ultimo non se ne rende ancora conto.
Molto bella è anche la relazione tra i due protagonisti effettivi: Decim e la donna (il nome non se lo ricorda). I due incominciano a lavorare insieme e, col tempo, Decim arriverà pure a provare… affetto? Cosa impossibile per un giudice del tutto privo di emozioni umane.
La grafica è fantastica e gli effetti scenici sono a dir poco strabilianti. Nonostante l'atmosfera generale sia relativamente cupa, i colori rimangono accesi e vivaci. Non in modo eccessivo, direi quasi che brillano che mesta allegria. Blu, viola, verdastro… non proprio i colori dell'allegria. Tuttavia riescono a risplendere durante la serie.
Belle anche le musiche, non solo l'OST, ma tutto il comparto, con una nota di merito particolare per l'opening. Altra lode al doppiaggio, capace di coinvolgere ancora di più spettatore. Ma ciò che risplende sopra tutto questo, è la regia. Deve gestire solo 12 puntate, è vero, ma queste rimangono sempre eccitanti ed emozionanti dal primo all'ultimo minuto. Vedremo nel corso della serie un gran numero di anime giungere da Decim, ma questo non diverrà mai ripetitivo o monotono.
Insomma, per concludere, "Death Parade" è un anime veramente intrigante, ricco di temi fortemente psicologici e anche molto profondi. Tuttavia la serietà dei vari dialoghi non sarà mai noioso, poiché ci si è sempre preoccupati di donare un tocco di allegria e vivacità. Una bella risata, per cacciare la malinconia.
Il finale è a dir poco commovente e, allo stesso tempo, apertissimo. Se ero indeciso sul voto, l'ultima puntata mi ha aiutato senza dubbio a chiarirmi le idee e, ammetto, in senso positivo.
Direi quasi che, con questa serie, sono state costruite le basi per un futuro ancora più splendente. Se ci sarà una seconda stagione non è sicuro e, forse, non lo sarà mai. Ma vedendo il successo dell'anime (anche a livello d'incassi non ha sfigurato) non mi meraviglierei nella realizzazione di un'altra serie.
Cosa che, sinceramente, mi auguro dal più profondo del cuore.
Voto finale: 9
Ma proseguiamo un passo alla volta e descriviamo attentamente la situazione iniziale. Perché Decim è uno strano barista, apparentemente privo di emozioni. Appena arrivano due clienti, una coppia, chiede loro se si ricordano come sono arrivati in quel luogo, ma quelli non riescono a rispondere. Nessun problema, anzi, Decim sembra compiaciuto della cosa.
Proseguo dunque con l'accoglienza, comunicando ai suoi ospiti che, presto, avrebbero dovuto affrontare un gioco, in cui avrebbero posto in palio la loro stessa vita. Scappare era impossibile e, in caso di rifiuto, le conseguenze sarebbero state tragiche per entrambi. Dunque alla coppia non rimane altro che incominciare quello strano gioco, nonostante uno strano sospetto incominciasse a impossessarsi dei loro cuori.
Marito e moglie novelli (si ricordarono subito di essersi appena sposati) erano indecisi su cosa fare: continuare avrebbe significato la morte di uno dei due; ma chi? Non ci volle poi molto prima che l'oscurità nelle loro anime uscisse fuori, mostrando il vero volto di quelle persone.
Decim rimase impassibile per tutto il tempo e, alla fine, giudicò. Perché lui è un giudice dell'aldilà e il suo compito è quello di selezionare le anime destinate alla reincarnazione e quelle invece che sarebbero sprofondate nel vuoto assoluto.
Ecco svelato il triste mistero. Il nostro barista, in fin dei conti, non era veramente umano. Anno dopo anno passa le proprie giornate a giudicare le anime defunte, ma cosa succede se, di punto in bianco, gli viene affiancata una donna umana?
Prima di tutto sono rimasto estasiato nel vedere la modalità con cui venivano trattate le emozioni umane. L'iniziale incoscienza della propria condizione di defunto e, man mano, la riacquisizione dei ricordi passati e la consapevolezza della morte ormai avvenuta. Il sadico gioco di Decim, essenziale per far emergere l'oscurità dai cuori della gente mostra fin da subito un difetto: non solo la tira fuori, ma ne produce di nuova.
Le persone, portate sul margine estremo del dirupo, non possono che buttarsi, abbandonandosi alla disperazione. Il giudizio di Decim, almeno in teoria, ammette grandi margini di errore, anche se lui, inizialmente, non se ne rende conto. Ci vorrà l'intervento della nuova arrivata per permettere al nostro barista di mutare lentamente la propria considerazione sui metodi di valutazione delle anime.
I personaggi sono stati realizzati in maniera impeccabile dal punto di vista psicologico. Di fatto l'anime concentra tutte le sue energie su quest'ambito, avviluppando lo spettatore in un intrico di emozioni e sensazioni contrastanti. Non esiste un cattivo o un male da risolvere, le persone che incontrano Decim sono già morte e non si può far niente contro questa condizione. La consapevolezza di trovarsi di fronte a un morto non può che commuovere, soprattutto perché quest'ultimo non se ne rende ancora conto.
Molto bella è anche la relazione tra i due protagonisti effettivi: Decim e la donna (il nome non se lo ricorda). I due incominciano a lavorare insieme e, col tempo, Decim arriverà pure a provare… affetto? Cosa impossibile per un giudice del tutto privo di emozioni umane.
La grafica è fantastica e gli effetti scenici sono a dir poco strabilianti. Nonostante l'atmosfera generale sia relativamente cupa, i colori rimangono accesi e vivaci. Non in modo eccessivo, direi quasi che brillano che mesta allegria. Blu, viola, verdastro… non proprio i colori dell'allegria. Tuttavia riescono a risplendere durante la serie.
Belle anche le musiche, non solo l'OST, ma tutto il comparto, con una nota di merito particolare per l'opening. Altra lode al doppiaggio, capace di coinvolgere ancora di più spettatore. Ma ciò che risplende sopra tutto questo, è la regia. Deve gestire solo 12 puntate, è vero, ma queste rimangono sempre eccitanti ed emozionanti dal primo all'ultimo minuto. Vedremo nel corso della serie un gran numero di anime giungere da Decim, ma questo non diverrà mai ripetitivo o monotono.
Insomma, per concludere, "Death Parade" è un anime veramente intrigante, ricco di temi fortemente psicologici e anche molto profondi. Tuttavia la serietà dei vari dialoghi non sarà mai noioso, poiché ci si è sempre preoccupati di donare un tocco di allegria e vivacità. Una bella risata, per cacciare la malinconia.
Il finale è a dir poco commovente e, allo stesso tempo, apertissimo. Se ero indeciso sul voto, l'ultima puntata mi ha aiutato senza dubbio a chiarirmi le idee e, ammetto, in senso positivo.
Direi quasi che, con questa serie, sono state costruite le basi per un futuro ancora più splendente. Se ci sarà una seconda stagione non è sicuro e, forse, non lo sarà mai. Ma vedendo il successo dell'anime (anche a livello d'incassi non ha sfigurato) non mi meraviglierei nella realizzazione di un'altra serie.
Cosa che, sinceramente, mi auguro dal più profondo del cuore.
Voto finale: 9
Anime di 12 puntate carino e abbastanza commovente in alcuni punti. Le puntate sembrano essere autoconclusive e ripetitive ma il tutto aiuta a caratterizzare bene i giudici e la ragazza, cercando di far riflettere lo spettatore sul valore della vita e della morte. Assistiamo a storie di odio, vendetta, amore e tristezza..il tutto per coronare in un discorso sulla vita e sull'essere. Musiche carine, disegni ben fatti. Non riesce per me ad arrivare ad alti livelli, sia perchè non mi sono sentita particolarmente coinvolta nel vedere velocemente l'episodio successivo, sia perchè la storia in sè in alcuni punti l'ho trovata piatta... però sicuramente ne consiglio la visione
Death Parade, anime del 2015 prodotto dallo studio Madhouse (e ricordatevi che Madhouse è qualità) sulla base di un OAV denominato Death Biliards, in Italia pubblicato in simulcast da Dynit su VVVID. La trama in breve si fonda sul principio che, quando due esseri umani muoiono nello stesso momento, essi vengono trasportati in un luogo tra l'inferno e il paradiso con la forma di un bar dove i due si sfidano ad un gioco "arcade" e nel mentre un giudice li giudica destinando la loro anima al Vuoto o al Paradiso. La storia racconta di un giudice di nome Decim proprietario del bar Quindecim che si ritrova ad essere affiancato nei giudizi da un umana. Gli episodi sono per la maggior parte di carattere autoconclusivo e ci raccontano brevi spezzoni della vita (o morte) dei più svariati personaggi che si incontrano in questo Limbo.
-Comparto tecnico: Che dire il lavoro di Madhouse è impeccabile come sempre anche in un anime dove la componente grafica non è fondamentale (quanto un anime di combattimento per intenderci) e la opening e la ending sono qualcosa di stupendo (in particolare la ending si adatta benissimo alla fine degli episodi).
-La regia: Come ho già detto gli episodi sono principalmente autoconclusivi anche se il tutto si collega nel finale.
Per chi non lo ha ancora visto lo consiglio tantissimo.
<b>ATTENZIONE SPOILER</b>
Allora, "Death Parade" è un anime che riesce a catturarti dal punto di vista emotivo, dato che i vari episodi autoconclusivi secondo me sono ottimi per dare una panoramica dell'animo umano fatto di amore, odio, desiderio di vendette, dubbio, speranza, rimorso.
Decim desidera constantemente capire la natura di questi sentimenti perchè crede sia necessario capirli e comprendere l'animo umano per poter dare un giudizio sugli esseri umani stessi. Perchè anche quando agiscono seguendo il bene o il male, il tutto viene dettato dai sentimenti.
E alla fine quel tripudio di emozioni e sensazioni viene fuori da dentro Decim come un torrente in piena, forte, devastante e meraviglioso; perchè lui si rende conto di ciò che gli umani provano, e lì, in quel momento tutti gli ospiti del Quindecim rivivono dentro lo stesso Decim, e così si comprende che ogni episodio che sembrava a sè stante in realtà era legato con gli altri per formare semplicemente un essere umano, in grando di comprendere i sentimenti umani.
Per concludere questo anime anche se sembra che parli della morte in realtà parla della vita, della gioia di vivere con tutti i suoi dolori e i suoi bei momenti, pur avendo morte nel nome questo anime riesce a trasmettere un grande desiderio di VITA e credo che il messaggio che cerchi di dare sia più specificatamente rivolto ai Giapponesi, che spesso praticano il suicidio, gli vuole dire che la vita è qualcosa di meraviglioso e che non ha senso buttare tutto via.
Insomma per me Death Parade è qualcosa di eccelso a cui manca davvero poco per essere un capolavoro inestimabile.
-Comparto tecnico: Che dire il lavoro di Madhouse è impeccabile come sempre anche in un anime dove la componente grafica non è fondamentale (quanto un anime di combattimento per intenderci) e la opening e la ending sono qualcosa di stupendo (in particolare la ending si adatta benissimo alla fine degli episodi).
-La regia: Come ho già detto gli episodi sono principalmente autoconclusivi anche se il tutto si collega nel finale.
Per chi non lo ha ancora visto lo consiglio tantissimo.
<b>ATTENZIONE SPOILER</b>
Allora, "Death Parade" è un anime che riesce a catturarti dal punto di vista emotivo, dato che i vari episodi autoconclusivi secondo me sono ottimi per dare una panoramica dell'animo umano fatto di amore, odio, desiderio di vendette, dubbio, speranza, rimorso.
Decim desidera constantemente capire la natura di questi sentimenti perchè crede sia necessario capirli e comprendere l'animo umano per poter dare un giudizio sugli esseri umani stessi. Perchè anche quando agiscono seguendo il bene o il male, il tutto viene dettato dai sentimenti.
E alla fine quel tripudio di emozioni e sensazioni viene fuori da dentro Decim come un torrente in piena, forte, devastante e meraviglioso; perchè lui si rende conto di ciò che gli umani provano, e lì, in quel momento tutti gli ospiti del Quindecim rivivono dentro lo stesso Decim, e così si comprende che ogni episodio che sembrava a sè stante in realtà era legato con gli altri per formare semplicemente un essere umano, in grando di comprendere i sentimenti umani.
Per concludere questo anime anche se sembra che parli della morte in realtà parla della vita, della gioia di vivere con tutti i suoi dolori e i suoi bei momenti, pur avendo morte nel nome questo anime riesce a trasmettere un grande desiderio di VITA e credo che il messaggio che cerchi di dare sia più specificatamente rivolto ai Giapponesi, che spesso praticano il suicidio, gli vuole dire che la vita è qualcosa di meraviglioso e che non ha senso buttare tutto via.
Insomma per me Death Parade è qualcosa di eccelso a cui manca davvero poco per essere un capolavoro inestimabile.
Chi ha seguito gli episodii dell'Anime Mirai 2013 sa che tra i quattro solo uno aveva la capacità di tirare la testa fuori dal sacco; stiamo chiaramente parlando di "Death Billiards". All'epoca commentai quella piccola gemma con queste parole: "Un altro livello la Madhouse... incredibile. Il finale è spiazzante. E non parlo della rivelazione, ma dell'ultimo istante."
Il numero di spettatori dell'Anime Mirai rispetto al numero di spettatori di questa piccola serie di dodici puntate credo sia decisamente irrisorio, conseguentemente mi ritrovo ad ipotizzare che siano stati in molti coloro che hanno scoperto quest'opera di Yuzuru Tachikawa senza l'anticipazione del 2013. Ritengo di essere in una situazione privilegiata rispetto a costoro: con grande probabilità quasi tutte le persone che hanno deciso di guardare questa serie lo han fatto dopo aver letto la trama, ossia non hanno avuto la possibilità di ricevere d'impatto la rivelazione dello stato vitale dei personaggi, senza prima averlo letto.
A parte questa divagazione, si può parlare di "Death Parade". Credo sia un ottimo prodotto targato MadHouse, ideato da un semisconosciuto.
Evitando di narrare la trama, che sarà sicuramente conosciuta da tutti, entro nel nocciolo della questione. "Death Parade" ha avuto tre grandi potenzialità dalla sua parte, ossia: 1) la rivelazione dello stato vitale degli individui (che costituisce anche l'impalcatura dell'anime); 2) la possibilità di costruire narrazioni psicologiche per ogni personaggio; 3) la possibilità di costruire un sovramondo fantasioso, ma collegato alla trama.
La 1) è una potenzialità per modo di dire: vale solamente per la prima puntata, successivamente diviene un fatto già noto allo spettatore che non può essere ulteriormente sfruttato.
La 2) è stata ottimamente sfruttata, direi. A partire dalla ragazza senza nome (che successivamente rimembra il proprio nome), per finire con le varie coppie di giudicabili, gli Autori hanno avuto la capacità di descrivere storie interessanti, in alcuni casi anche incisive e strappalacrime. D'altronde la morte è un tema pesante, ma che dà un ampio spettro di possibilità narrative.
La 3) è purtroppo il punto debole di "Death Parade". Quando vidi l'episodio dell'Anime Mirai rimasi folgorato, ma in fondo dubbioso sulla possibilità di estendere un tale tema ad un'intera stagione: sarebbe risultato un ripetersi macchinoso di situazioni differenti. D'altronde macchinoso non può non essere: qui parliamo di macchine che giudicano umani, la cui memoria viene cancellata subito dopo la sentenza. L'unica possibilità di "allungare il brodo", per gli Autori, era quella di costruire, al fianco delle vicende personali, le vicende delle macchine, ossia edificare l'universo dei giudicanti ed i giudicanti stessi. Han fatto così, ma quanto si è potuto effettivamente dire? Cosa si è capito? Quasi nulla, direi. Pur avendo avuto delle piccole spiegazioni metafisiche (la lontananza di Dio, ad esempio, da tempi immemori), niente si sa su Nona, Oculus, Ginti, Clavis, Quin, Castra, sullo stesso Decim.
Questi personaggi, seppure molto interessanti, sono stati solo abbozzati, come delle pedine insignificanti. Possiamo dare la colpa allo scarso numero di puntate? Forse sì.
C'è, però, un'ulteriore aspetto dell'anime che è stato tanto poco chiarito quanto l'organigramma dell'universo dei giudicanti: parlo delle sentenze. Le maschere del noh che vengono raffigurate sulle porte e che rappresenterebbero il destino assegnato alle due anime conseguentemente alla decisione del giudice di turno, ossia il vuoto oppure la reincarnazione, non sono affatto chiare nella propria motivazione. Fin dalle basi la questione è dubbiosa: è la reincarnazione un bene (come la maschera femminile bianca farebbe pensare) ed il vuoto un male (come la maschera demoniaca farebbe intuire), oppure il contrario? Se il compito dell'essere umano è quello di raggiungere il nirvana, reincarnarsi dovrebbe essere un male, perché prevederebbe una nuova esistenza materiale infelice, ma anche finire nel vuoto (che non corrisponde al nirvana) sarebbe considerabile come un male, ossia come la mancanza di possibilità di raggiungere la pace. Contemporaneamente reincarnarsi potrebbe essere un bene, considerato come il ricevere la possibilità di poter spezzare il samsara nella successiva vita offerta. Se, però, guardiamo il tutto con occhi occidentali e materialistici possiamo certamente dare al vuoto un significato molto negativo, contrariamente alla rinascita, intesa come possibilità di rivivere e rigodere dei sensi con un altro corpo.
Prescindendo da tutto ciò, perché Decim fa certe scelte? Perché nell'episodio dell'Anime Mirai il vecchio finisce nel vuoto dopo aver sghignazzato? Perché Ginti decide di annichilire quella simpatica coppia?
Non si sa.
Per tali motivi "Death Parade" non è un anime eccelso, seppure sia di pregevolissima fattura. Ha la parvenza e l'odore dell'incompletezza. Così come è stato prodotto, senza una seconda stagione (viste le vendite in Giappone, molto improbabile), è un ottimo anime da guardare per le storie che propone e per la profondità psicologica in cui si inoltra. Spero, quindi, in una seconda stagione che possa dipanare la matassa e mostrarci le capacità inventive degli Autori relativamente al secondo mondo che esisterebbe sopra (o sotto) di noi.
Il numero di spettatori dell'Anime Mirai rispetto al numero di spettatori di questa piccola serie di dodici puntate credo sia decisamente irrisorio, conseguentemente mi ritrovo ad ipotizzare che siano stati in molti coloro che hanno scoperto quest'opera di Yuzuru Tachikawa senza l'anticipazione del 2013. Ritengo di essere in una situazione privilegiata rispetto a costoro: con grande probabilità quasi tutte le persone che hanno deciso di guardare questa serie lo han fatto dopo aver letto la trama, ossia non hanno avuto la possibilità di ricevere d'impatto la rivelazione dello stato vitale dei personaggi, senza prima averlo letto.
A parte questa divagazione, si può parlare di "Death Parade". Credo sia un ottimo prodotto targato MadHouse, ideato da un semisconosciuto.
Evitando di narrare la trama, che sarà sicuramente conosciuta da tutti, entro nel nocciolo della questione. "Death Parade" ha avuto tre grandi potenzialità dalla sua parte, ossia: 1) la rivelazione dello stato vitale degli individui (che costituisce anche l'impalcatura dell'anime); 2) la possibilità di costruire narrazioni psicologiche per ogni personaggio; 3) la possibilità di costruire un sovramondo fantasioso, ma collegato alla trama.
La 1) è una potenzialità per modo di dire: vale solamente per la prima puntata, successivamente diviene un fatto già noto allo spettatore che non può essere ulteriormente sfruttato.
La 2) è stata ottimamente sfruttata, direi. A partire dalla ragazza senza nome (che successivamente rimembra il proprio nome), per finire con le varie coppie di giudicabili, gli Autori hanno avuto la capacità di descrivere storie interessanti, in alcuni casi anche incisive e strappalacrime. D'altronde la morte è un tema pesante, ma che dà un ampio spettro di possibilità narrative.
La 3) è purtroppo il punto debole di "Death Parade". Quando vidi l'episodio dell'Anime Mirai rimasi folgorato, ma in fondo dubbioso sulla possibilità di estendere un tale tema ad un'intera stagione: sarebbe risultato un ripetersi macchinoso di situazioni differenti. D'altronde macchinoso non può non essere: qui parliamo di macchine che giudicano umani, la cui memoria viene cancellata subito dopo la sentenza. L'unica possibilità di "allungare il brodo", per gli Autori, era quella di costruire, al fianco delle vicende personali, le vicende delle macchine, ossia edificare l'universo dei giudicanti ed i giudicanti stessi. Han fatto così, ma quanto si è potuto effettivamente dire? Cosa si è capito? Quasi nulla, direi. Pur avendo avuto delle piccole spiegazioni metafisiche (la lontananza di Dio, ad esempio, da tempi immemori), niente si sa su Nona, Oculus, Ginti, Clavis, Quin, Castra, sullo stesso Decim.
Questi personaggi, seppure molto interessanti, sono stati solo abbozzati, come delle pedine insignificanti. Possiamo dare la colpa allo scarso numero di puntate? Forse sì.
C'è, però, un'ulteriore aspetto dell'anime che è stato tanto poco chiarito quanto l'organigramma dell'universo dei giudicanti: parlo delle sentenze. Le maschere del noh che vengono raffigurate sulle porte e che rappresenterebbero il destino assegnato alle due anime conseguentemente alla decisione del giudice di turno, ossia il vuoto oppure la reincarnazione, non sono affatto chiare nella propria motivazione. Fin dalle basi la questione è dubbiosa: è la reincarnazione un bene (come la maschera femminile bianca farebbe pensare) ed il vuoto un male (come la maschera demoniaca farebbe intuire), oppure il contrario? Se il compito dell'essere umano è quello di raggiungere il nirvana, reincarnarsi dovrebbe essere un male, perché prevederebbe una nuova esistenza materiale infelice, ma anche finire nel vuoto (che non corrisponde al nirvana) sarebbe considerabile come un male, ossia come la mancanza di possibilità di raggiungere la pace. Contemporaneamente reincarnarsi potrebbe essere un bene, considerato come il ricevere la possibilità di poter spezzare il samsara nella successiva vita offerta. Se, però, guardiamo il tutto con occhi occidentali e materialistici possiamo certamente dare al vuoto un significato molto negativo, contrariamente alla rinascita, intesa come possibilità di rivivere e rigodere dei sensi con un altro corpo.
Prescindendo da tutto ciò, perché Decim fa certe scelte? Perché nell'episodio dell'Anime Mirai il vecchio finisce nel vuoto dopo aver sghignazzato? Perché Ginti decide di annichilire quella simpatica coppia?
Non si sa.
Per tali motivi "Death Parade" non è un anime eccelso, seppure sia di pregevolissima fattura. Ha la parvenza e l'odore dell'incompletezza. Così come è stato prodotto, senza una seconda stagione (viste le vendite in Giappone, molto improbabile), è un ottimo anime da guardare per le storie che propone e per la profondità psicologica in cui si inoltra. Spero, quindi, in una seconda stagione che possa dipanare la matassa e mostrarci le capacità inventive degli Autori relativamente al secondo mondo che esisterebbe sopra (o sotto) di noi.
La serie deriva da un OAV intitolato "Death Billiards" che uscì nel 2013 e mi piacque molto come idea per un anime, e quindi aspettai fino a gennaio 2015 quando uscì l'anime "Death Parade".
Quando le persone muoiono vanno in un posto che è prima del paradiso o dell'inferno. È proprio in questo posto che vengono giudicate da un giudice che ha il compito di portare agli estremi la psicologia dell'umano fino a rivelare la sua vera natura. È proprio in questo luogo che ci sono i nostri protagonisti: Decim (il giudice) e Chiyuki (una ragazza che prima di essere giudicata ricorda di essere morta e quindi affianca Decim nei suoi giudizi) che per gran parte della serie giudicano vari morti e farli destinare o al paradiso (reincarnazione) o all'inferno (vuoto). La serie inizialmente sembra abbastanza monotona, ma solo dopo la metà della serie si vengono a scoprire le vere motivazioni di perchè Chiyuki non è stata giudicata e del perchè si ricordava di essere morta: infatti Nona (la giudice più rinomata) vuole creare un giudice che abbia i sentimenti di un umano e di giudicarli in un modo totalmente diverso dai giudizi normali. Ed è proprio da questa sua rivelazione che la serie si concentra sulla psicologia non più quella dei giudicati ma quella di Decim, che alla fine si ritroverà a giudicare anche Chiyuki. Alla fine della serie si nota un drastico cambiamento di Decim: infatti egli riesce a giudicare le persone capendo le loro emozioni e premiando chi ha deciso di vivere appieno la propria vita.
Alla fine "Death Parade" non ha deluso le aspettative che avevo sulla serie e nonostante ii primi episodi auto conclusivi e molto simili tra di loro (nonostante per ogni nuovo cliente si cambiasse sfida) si giunge a una trama molto profonda e che all'apparenza sembri semplice in realtà è molto complicata, dato che nelle valutazioni sta quasi a noi decidere il perchè della scelta dei giudici. Lo scopo finale dell'anime è quella di far vedere tutte le personalità dell'uomo e le variazioni di psicologia tipiche dell'uomo messe in certe situazioni.
Riguardo al finale non ho nulla da dire, se non che è un capolavoro narrativo, dato che è riuscito a riunire tutti i pezzi sparpagliati durante i dodici episodi e metterli insieme in un unico ultimo episodio finale.
Riguardo l'aspetto grafico devo dire che è uno degli anime migliori che abbia mai visto e devo dire che la MadHouse ha fatto un egregio lavoro sotto questo punto di vista. Le sigle di apertura e di chiusura mi sono piaciute davvero tantissimo (soprattutto la opening), mentre riguardo le OST sono orecchiabili, ma nulla di eclatante.
Il mio voto finale è un 9 che poteva essere anche un 10 diretto, ma in molte parti della serie l'anime non si presentava come un anime drammatico e psicologico che sarebbe l'etichetta per questa serie e certe scene sono anche noiosette. Oltre a questi contro ho promosso a pieni voti questa serie e spero vivamente in una seconda stagione.
Quando le persone muoiono vanno in un posto che è prima del paradiso o dell'inferno. È proprio in questo posto che vengono giudicate da un giudice che ha il compito di portare agli estremi la psicologia dell'umano fino a rivelare la sua vera natura. È proprio in questo luogo che ci sono i nostri protagonisti: Decim (il giudice) e Chiyuki (una ragazza che prima di essere giudicata ricorda di essere morta e quindi affianca Decim nei suoi giudizi) che per gran parte della serie giudicano vari morti e farli destinare o al paradiso (reincarnazione) o all'inferno (vuoto). La serie inizialmente sembra abbastanza monotona, ma solo dopo la metà della serie si vengono a scoprire le vere motivazioni di perchè Chiyuki non è stata giudicata e del perchè si ricordava di essere morta: infatti Nona (la giudice più rinomata) vuole creare un giudice che abbia i sentimenti di un umano e di giudicarli in un modo totalmente diverso dai giudizi normali. Ed è proprio da questa sua rivelazione che la serie si concentra sulla psicologia non più quella dei giudicati ma quella di Decim, che alla fine si ritroverà a giudicare anche Chiyuki. Alla fine della serie si nota un drastico cambiamento di Decim: infatti egli riesce a giudicare le persone capendo le loro emozioni e premiando chi ha deciso di vivere appieno la propria vita.
Alla fine "Death Parade" non ha deluso le aspettative che avevo sulla serie e nonostante ii primi episodi auto conclusivi e molto simili tra di loro (nonostante per ogni nuovo cliente si cambiasse sfida) si giunge a una trama molto profonda e che all'apparenza sembri semplice in realtà è molto complicata, dato che nelle valutazioni sta quasi a noi decidere il perchè della scelta dei giudici. Lo scopo finale dell'anime è quella di far vedere tutte le personalità dell'uomo e le variazioni di psicologia tipiche dell'uomo messe in certe situazioni.
Riguardo al finale non ho nulla da dire, se non che è un capolavoro narrativo, dato che è riuscito a riunire tutti i pezzi sparpagliati durante i dodici episodi e metterli insieme in un unico ultimo episodio finale.
Riguardo l'aspetto grafico devo dire che è uno degli anime migliori che abbia mai visto e devo dire che la MadHouse ha fatto un egregio lavoro sotto questo punto di vista. Le sigle di apertura e di chiusura mi sono piaciute davvero tantissimo (soprattutto la opening), mentre riguardo le OST sono orecchiabili, ma nulla di eclatante.
Il mio voto finale è un 9 che poteva essere anche un 10 diretto, ma in molte parti della serie l'anime non si presentava come un anime drammatico e psicologico che sarebbe l'etichetta per questa serie e certe scene sono anche noiosette. Oltre a questi contro ho promosso a pieni voti questa serie e spero vivamente in una seconda stagione.
Un anime molto interessante che mette in luce il mondo dopo la morte e la modalità in cui i giudici designano il luogo in cui andranno a finire le anime. L'inizio in Medias res suscita subito un senso di curiosità nel proseguire nella trama. La storia è ben strutturata e proseguendo pian piano con la storia si vengono a scoprire i dettagli di questo misterioso mondo e dei suoi abitanti. Non manca un'attenta analisi psicologica dei personaggi, in particolare la protagonista che affianca Decim per tutta la serie, che riuscirà a smuovere i sentimenti del freddo giudice. Mi è piaciuto particolarmente il fatto che i due personaggi principali vanno entrambi in contro ad un'evoluzione personale e psicologica, imparando qualcosa l'uno dall'altro, senza comunque sminuire le trame nascoste dei personaggi secondari che ancora rimangono insolute, lasciando un alone di mistero anche a fine serie. Finale ottimo che vede concludersi in bene la storia tra i due protagonisti, lasciando in attesa di un proseguimento della serie. Molto buona la grafica e simpatiche le sigle. Anime che assolutamente consiglio.
Everybody, put your hands up per questa bellissima chicca che è "Death Parade", un anime della Madhouse ("Death Note", "Trigun", "Monster", giusto per citare alcuni dei loro anime) e distribuito in Italia dalla Dynit.
La storia è ambientata in una specie di purgatorio in cui arrivano le anime dei defunti per essere giudicate; i giudici che devono decidere il verdetto sono fisicamente uguali ad esseri umani, tranne per le pupille, ma privi di ogni emozione, questo per non influenzare la loro scelta.
Il giudizio viene effettuato presso quello che sembra un bar, e per ogni coppia di anime si riserva un gioco a random, gioco che serve a risvegliare i ricordi sopiti delle anime (che non sanno di essere morte) e che serve a tirar fuori ogni loro sentimento, positivo o negativo che sia. Ma la vera domanda che ci si pone è: può un giudice che non conosce i sentimenti umani, svolgere sempre correttamente il suo lavoro?
Questo anime, nonostante sia interamente incentrato sulla morte, è un inno alla vita, al rammarico per non averla vissuta appieno e al desiderio di redenzione dai propri peccati. Particolarmente apprezzabile il fatto che non sono stati inseriti elementi religiosi che in fin dei conti non si confanno al popolo del Sol levante.
Il finale è commovente e azzeccatissimo, non sarebbe potuto essere fatto meglio.
La opening è fantastica e le musiche di contorno sono molto ben riuscite.
Non perdetevelo!
La storia è ambientata in una specie di purgatorio in cui arrivano le anime dei defunti per essere giudicate; i giudici che devono decidere il verdetto sono fisicamente uguali ad esseri umani, tranne per le pupille, ma privi di ogni emozione, questo per non influenzare la loro scelta.
Il giudizio viene effettuato presso quello che sembra un bar, e per ogni coppia di anime si riserva un gioco a random, gioco che serve a risvegliare i ricordi sopiti delle anime (che non sanno di essere morte) e che serve a tirar fuori ogni loro sentimento, positivo o negativo che sia. Ma la vera domanda che ci si pone è: può un giudice che non conosce i sentimenti umani, svolgere sempre correttamente il suo lavoro?
Questo anime, nonostante sia interamente incentrato sulla morte, è un inno alla vita, al rammarico per non averla vissuta appieno e al desiderio di redenzione dai propri peccati. Particolarmente apprezzabile il fatto che non sono stati inseriti elementi religiosi che in fin dei conti non si confanno al popolo del Sol levante.
Il finale è commovente e azzeccatissimo, non sarebbe potuto essere fatto meglio.
La opening è fantastica e le musiche di contorno sono molto ben riuscite.
Non perdetevelo!
"Death Parade", serie della stagione invernale 2015 composta da dodici episodi, era sicuramente attesa da molti di noi sin dall'uscita dell'OAV intitolato "Death Billiard" nel 2013; una produzione in cui avevo riposto grandi speranze, speranze che fortunatamente non sono state deluse!
Quando le persone muoiono le loro anime devono essere soppesate e giudicate, c'è bisogno di una figura che decida se sono degne di reincarnarsi o se la giusta punizione sia il vuoto eterno; per questo esistono i giudici, esseri che di umano hanno solo l'aspetto, creati dal nulla, privi di emozioni e sentimenti, incapaci di comprendere il significato della vita e la sensazione della morte. Quando una persona muore, causa shock, perde i ricordi delle sue ultime ore, dimenticandosi quindi del trapasso; in quel momento le anime delle persone vengono giudicate, e per far emergere il loro vero io vengono costrette a sfidarsi in dei giochi nei quali dovranno mettere in palio la vita. Decim è giudice solamente da pochi anni quando inizia ad interrogarsi sull'efficienza delle sue decisioni; è veramente giusto lasciare la sentenza finale in mano ad un essere che non è in grado di comprendere appieno l'animo umano?
"Death Parade" si è confermata all'altezza delle aspettative, proponendosi come un'opera originale e innovativa. La trama è molto semplice, alcune puntate sono apparentemente autoconclusive e fini a sè stesse ma in realtà ognuna di esse è essenziale per lo svolgersi della trama. La serie si pone come obbiettivo principale quello di analizzare le varie sfaccettature dell'animo umano messo di fronte a una situazione di reale pericolo. Come reagireste se doveste realmente giocarvi la vita a una partita di freccette?
I personaggi sono tutti ottimamente caratterizzati e analizzati, a partire dai protagonisti sino alle povere anime che vengono giudicate di volta in volta.
Tecnicamente siamo di fronte a un piccolo capolavoro. Graficamente un buon design dei personaggi e delle ambientazioni suggestive, intriganti e misteriose; l'atmosfera creata ha un qualcosa di eccezionale che riesce a tenere lo spettatore attento durante tutte le puntate, destando in esso grande curiosità, grazie anche a una trama che non permette minimamente di intuire dove andrà a parare. Le animazioni sono fluide, naturali, sembra quasi di vedere un film in certi frangenti. Anche per quanto riguarda il comparto sonoro è stato svolto un lavoro di tutto rispetto; opening e ending orecchiabili e adatte, doppiaggio impeccabile, e le musiche che ci accompagnano nel mezzo degli episodi sono perfette per mantenere alta la tensione.
Il finale è semplicemente fantastico, emozionante, coinvolgente, perfetto! Riesce a dare un senso a tutto quello che è stato mostrato prima con grande naturalezza, lasciando lo spettatore scosso e confuso.
"Death Parade" è una serie misteriosa e affascinante, in grado di far ragionare lo spettatore su un argomento che, speriamo il più tardi possibile, tutti saremo costretti ad affrontare; per quanto riguarda l'inizio di questo 2015 sicuramente la serie migliore. Un capolavoro sfornato in poche ma intense puntate. Consigliatissima.
Quando le persone muoiono le loro anime devono essere soppesate e giudicate, c'è bisogno di una figura che decida se sono degne di reincarnarsi o se la giusta punizione sia il vuoto eterno; per questo esistono i giudici, esseri che di umano hanno solo l'aspetto, creati dal nulla, privi di emozioni e sentimenti, incapaci di comprendere il significato della vita e la sensazione della morte. Quando una persona muore, causa shock, perde i ricordi delle sue ultime ore, dimenticandosi quindi del trapasso; in quel momento le anime delle persone vengono giudicate, e per far emergere il loro vero io vengono costrette a sfidarsi in dei giochi nei quali dovranno mettere in palio la vita. Decim è giudice solamente da pochi anni quando inizia ad interrogarsi sull'efficienza delle sue decisioni; è veramente giusto lasciare la sentenza finale in mano ad un essere che non è in grado di comprendere appieno l'animo umano?
"Death Parade" si è confermata all'altezza delle aspettative, proponendosi come un'opera originale e innovativa. La trama è molto semplice, alcune puntate sono apparentemente autoconclusive e fini a sè stesse ma in realtà ognuna di esse è essenziale per lo svolgersi della trama. La serie si pone come obbiettivo principale quello di analizzare le varie sfaccettature dell'animo umano messo di fronte a una situazione di reale pericolo. Come reagireste se doveste realmente giocarvi la vita a una partita di freccette?
I personaggi sono tutti ottimamente caratterizzati e analizzati, a partire dai protagonisti sino alle povere anime che vengono giudicate di volta in volta.
Tecnicamente siamo di fronte a un piccolo capolavoro. Graficamente un buon design dei personaggi e delle ambientazioni suggestive, intriganti e misteriose; l'atmosfera creata ha un qualcosa di eccezionale che riesce a tenere lo spettatore attento durante tutte le puntate, destando in esso grande curiosità, grazie anche a una trama che non permette minimamente di intuire dove andrà a parare. Le animazioni sono fluide, naturali, sembra quasi di vedere un film in certi frangenti. Anche per quanto riguarda il comparto sonoro è stato svolto un lavoro di tutto rispetto; opening e ending orecchiabili e adatte, doppiaggio impeccabile, e le musiche che ci accompagnano nel mezzo degli episodi sono perfette per mantenere alta la tensione.
Il finale è semplicemente fantastico, emozionante, coinvolgente, perfetto! Riesce a dare un senso a tutto quello che è stato mostrato prima con grande naturalezza, lasciando lo spettatore scosso e confuso.
"Death Parade" è una serie misteriosa e affascinante, in grado di far ragionare lo spettatore su un argomento che, speriamo il più tardi possibile, tutti saremo costretti ad affrontare; per quanto riguarda l'inizio di questo 2015 sicuramente la serie migliore. Un capolavoro sfornato in poche ma intense puntate. Consigliatissima.
Era un freddo pomeriggio di febbraio e io, annoiato dal clima domenicale e deciso a non toccare alcun libro scolastico per il giorno dopo, mi apprestai alla ricerca di un qualche nuovo anime da visionare; vi presento il mio incontro con "Death Parade". Mi preme dire in anticipo che io ho visto solamente quattro puntate di questo anime, poichè sul sito ove ho iniziato a guardarlo le altre non sono state ancora caricate. Cercherò quindi di dare un parere, seppur sommario, basato su una visione globale dell'opera più che delle singole puntate.
"Death Parade" è un anime del 2015 prodotto dalla Madhouse e distribuito (stranamente) in Italia dalla Dynit che lo trasmette sul sito VVVID; l'anime non è però doppiato in lingua dantesca bensì accompagnato dai buoni e vecchi sottotitoli.
L'anime si apre con una trama a metà tra il singolare ed il trito e ritrito: il Quindecim è un luogo situato a metà tra inferno e paradiso dove dei particolari giudici hanno il compito di assegnare le anime dei morti ad uno dei due regni. Questa divisione, come verrà spiegato già dalla seconda puntata, è puramente utilitaristica: infatti paradiso ed inferno sono semplicemente nomi con cui gli umani tendono ad interpretare l'eterna beatitudine o la dannazione perpetua; all'interno di quest'anime il paradiso sarà visto come la reincarnazione dell'anima mentre l'inferno come lo strapiombo in cui essa dovrà discendere per convivere con l'oscurità di cui si è macchiata. Il giudice di cui faremo conoscenza, Decim, ha quindi l'(in)grato compito di giudicare le anime che gli si presentano davanti; tutto ciò avverrà tramite speciali giochi scelti a caso tramite una roulette dai malcapitati. A seconda dell'esito del gioco, e sopratutto a seconda di come i partecipanti si comporteranno, Decim emanerà un verdetto. La base, come penso avrete capito, si apre a una miriade di situazioni aventi tutte la medesima linea conduttrice: la lotta per la sopravvivenza e l'interazione tra due o più personaggi.
Ah, dimenticavo; un importante fattore all'interno di "Death Parade" è dettato dal fatto che le anime non avranno immediatamente consapevolezza della morte, bensì, nella stragrande maggioranza dei casi si troveranno prive di ricordi di qualunque tipo; sarà durante i giochi che esse inizieranno a riacquistare consapevolezza e arriveranno tramite la cosiddetta "maieutica" (anche se particolarmente violenta e traumatica) alla verità sulla loro condizione.
"Death Parade" offre, a mio avviso, una significativa analisi dell'Io umano: è infatti scontato come possa una persona cambiare da bianco a nero in men che non si dica quando in palio vi è la cosa che in teoria dovrebbe essere la più preziosa: la vita. C'è chi lotterà incondizionatamente per salvarla, scordando quasi la propria umanità e rivelando come l'oscurità del proprio cuore sia gravosa, c'è chi per amore o per un vero sentimento tenderà a sacrificarsi per l'altro; la complessa struttura che "Death Parade" va a formare ricerca un tipo di analisi che possa delineare, seppur in maniera ovviamente sommaria ed incompleta, la complessità del comportamento umano e il suo quid: cosa sarà questo quid? Me lo chiedo io, se lo chiede Decim, giudice freddo e apparentemente distaccato, che nel suo risoluto lavoro tende a tralasciare l'aspetto più umano dell'uomo: il sentimento.
E' risaputo che quello del giudice è un mestiere complesso e molto faticoso, alle volte quasi impossibile per un essere umano: "Death Parade" descrivere tutto ciò in maniera interessante, ponendo come giudice una creatura non umana che però deve giudicare degli esseri così lontani da lui. La freddezza e la mancanza di sentimenti sembrano quasi un deficit per Decim che si ritrova così a dover contemplare sensazioni da lui mai provate: per quale motivo una persona dovrebbe rinunciare al paradiso seppur si sia comportata in maniera impeccabile con l'unico fine di salvare qualcuno che invece di peccati ne ha commessi eccome? Per Decim tutto ciò è estraneo e ignoto, qualcosa che un freddo giudice come lui non può capire; si chiede quindi se il suo giudizio sia davvero equo e corretto, se non manchi qualcosa. Sarà una nuova assistente arrivata al Quindecim, priva anch'essa di memoria e totalmente estranea al contesto, ad instaurare questo dubbio nella mente di Decim. Un'umana tenuta ad aiutare un essere che di umano ha solo l'aspetto, un clichè usato spesso in questo tipo di opere ma che "Death Parade" sfrutta in maniera magistrale: questo contrasto, reso più interessante dalla somiglianza caratteriale tra Decim e la suddetta ragazza, crea una situazione di agro-dolce tra la persona del giudice e quella della ragazza: i sentimenti, per uno così ignoti e per l'altro così scontati e veri, saranno un punto chiave per i giudizi che si susseguiranno all'interno del Quindecim.
Sfortunatamente, avendo visto solamente quattro puntat,e non posso dilungarmi molto nella descrizione degli altri personaggi, che ho visto a mala pena o addirittura non conosco proprio. Sicuramente la presenza di altri giudici(ipotizzo siano tali poichè nell'opening molti personaggi presentano una croce negli occhi come Decim) creerà un punto di vista più articolato sulla concezione d giudizio e di sentimento; se per Decim il metodo è quello che ho già discusso in precedenza, per gli altri giudici sarà diametralmente opposto o basato su criteri parzialmente o totalmente differenti.
Per quanto riguarda il comparto audiovisivo "Death Parade" si presenta curato e particolareggiato nei dettagli, sfoderando colori accessi e luminosi. L'opening mi è piaciuto molto in quanto presenta situazioni abbastanza buffe o comiche in contrasto con la tematica base dell'opera. La musica è simpatica ed allegra e si accompagna con piacere alla visione del suddetto opening. Le musiche di accompagnamento non le ho sentite particolarmente durante la visione in quanto abbastanza tenui e di sottofondo. L'ending è diametralmente opposto all'opening, presentando immagini più tristi ed una musica più grave. Anch'esso molto bello.
E' con quest'ultima considerazione che chiudo la mia recensione su "Death Parade"; ritengo che questo anime abbia parecchie potenzialità e molto da dare al suo pubblico, sperando che i produttori sfruttino saggiamente e con coscienza i punti di forza di questa opera. In conclusione consiglio a tutti voi la visione di questo abbastanza scognito anime e spero che possa farvi riflettere su un tema che forse non è mai abbastanza dibattuto, quello sull'importanza della vita.
"Death Parade" è un anime del 2015 prodotto dalla Madhouse e distribuito (stranamente) in Italia dalla Dynit che lo trasmette sul sito VVVID; l'anime non è però doppiato in lingua dantesca bensì accompagnato dai buoni e vecchi sottotitoli.
L'anime si apre con una trama a metà tra il singolare ed il trito e ritrito: il Quindecim è un luogo situato a metà tra inferno e paradiso dove dei particolari giudici hanno il compito di assegnare le anime dei morti ad uno dei due regni. Questa divisione, come verrà spiegato già dalla seconda puntata, è puramente utilitaristica: infatti paradiso ed inferno sono semplicemente nomi con cui gli umani tendono ad interpretare l'eterna beatitudine o la dannazione perpetua; all'interno di quest'anime il paradiso sarà visto come la reincarnazione dell'anima mentre l'inferno come lo strapiombo in cui essa dovrà discendere per convivere con l'oscurità di cui si è macchiata. Il giudice di cui faremo conoscenza, Decim, ha quindi l'(in)grato compito di giudicare le anime che gli si presentano davanti; tutto ciò avverrà tramite speciali giochi scelti a caso tramite una roulette dai malcapitati. A seconda dell'esito del gioco, e sopratutto a seconda di come i partecipanti si comporteranno, Decim emanerà un verdetto. La base, come penso avrete capito, si apre a una miriade di situazioni aventi tutte la medesima linea conduttrice: la lotta per la sopravvivenza e l'interazione tra due o più personaggi.
Ah, dimenticavo; un importante fattore all'interno di "Death Parade" è dettato dal fatto che le anime non avranno immediatamente consapevolezza della morte, bensì, nella stragrande maggioranza dei casi si troveranno prive di ricordi di qualunque tipo; sarà durante i giochi che esse inizieranno a riacquistare consapevolezza e arriveranno tramite la cosiddetta "maieutica" (anche se particolarmente violenta e traumatica) alla verità sulla loro condizione.
"Death Parade" offre, a mio avviso, una significativa analisi dell'Io umano: è infatti scontato come possa una persona cambiare da bianco a nero in men che non si dica quando in palio vi è la cosa che in teoria dovrebbe essere la più preziosa: la vita. C'è chi lotterà incondizionatamente per salvarla, scordando quasi la propria umanità e rivelando come l'oscurità del proprio cuore sia gravosa, c'è chi per amore o per un vero sentimento tenderà a sacrificarsi per l'altro; la complessa struttura che "Death Parade" va a formare ricerca un tipo di analisi che possa delineare, seppur in maniera ovviamente sommaria ed incompleta, la complessità del comportamento umano e il suo quid: cosa sarà questo quid? Me lo chiedo io, se lo chiede Decim, giudice freddo e apparentemente distaccato, che nel suo risoluto lavoro tende a tralasciare l'aspetto più umano dell'uomo: il sentimento.
E' risaputo che quello del giudice è un mestiere complesso e molto faticoso, alle volte quasi impossibile per un essere umano: "Death Parade" descrivere tutto ciò in maniera interessante, ponendo come giudice una creatura non umana che però deve giudicare degli esseri così lontani da lui. La freddezza e la mancanza di sentimenti sembrano quasi un deficit per Decim che si ritrova così a dover contemplare sensazioni da lui mai provate: per quale motivo una persona dovrebbe rinunciare al paradiso seppur si sia comportata in maniera impeccabile con l'unico fine di salvare qualcuno che invece di peccati ne ha commessi eccome? Per Decim tutto ciò è estraneo e ignoto, qualcosa che un freddo giudice come lui non può capire; si chiede quindi se il suo giudizio sia davvero equo e corretto, se non manchi qualcosa. Sarà una nuova assistente arrivata al Quindecim, priva anch'essa di memoria e totalmente estranea al contesto, ad instaurare questo dubbio nella mente di Decim. Un'umana tenuta ad aiutare un essere che di umano ha solo l'aspetto, un clichè usato spesso in questo tipo di opere ma che "Death Parade" sfrutta in maniera magistrale: questo contrasto, reso più interessante dalla somiglianza caratteriale tra Decim e la suddetta ragazza, crea una situazione di agro-dolce tra la persona del giudice e quella della ragazza: i sentimenti, per uno così ignoti e per l'altro così scontati e veri, saranno un punto chiave per i giudizi che si susseguiranno all'interno del Quindecim.
Sfortunatamente, avendo visto solamente quattro puntat,e non posso dilungarmi molto nella descrizione degli altri personaggi, che ho visto a mala pena o addirittura non conosco proprio. Sicuramente la presenza di altri giudici(ipotizzo siano tali poichè nell'opening molti personaggi presentano una croce negli occhi come Decim) creerà un punto di vista più articolato sulla concezione d giudizio e di sentimento; se per Decim il metodo è quello che ho già discusso in precedenza, per gli altri giudici sarà diametralmente opposto o basato su criteri parzialmente o totalmente differenti.
Per quanto riguarda il comparto audiovisivo "Death Parade" si presenta curato e particolareggiato nei dettagli, sfoderando colori accessi e luminosi. L'opening mi è piaciuto molto in quanto presenta situazioni abbastanza buffe o comiche in contrasto con la tematica base dell'opera. La musica è simpatica ed allegra e si accompagna con piacere alla visione del suddetto opening. Le musiche di accompagnamento non le ho sentite particolarmente durante la visione in quanto abbastanza tenui e di sottofondo. L'ending è diametralmente opposto all'opening, presentando immagini più tristi ed una musica più grave. Anch'esso molto bello.
E' con quest'ultima considerazione che chiudo la mia recensione su "Death Parade"; ritengo che questo anime abbia parecchie potenzialità e molto da dare al suo pubblico, sperando che i produttori sfruttino saggiamente e con coscienza i punti di forza di questa opera. In conclusione consiglio a tutti voi la visione di questo abbastanza scognito anime e spero che possa farvi riflettere su un tema che forse non è mai abbastanza dibattuto, quello sull'importanza della vita.