I Simpson
Una serie animata come poche altre al mondo. Un concentrato esplosivo di imprevedibilità, di situazioni al limite dell'assurdo e del paradossale, del surreale e dell'estremo. La serie si evolve gradualmente in linea con gli eventi storici, soprattutto quelli avvenuti negli Stati Uniti e che hanno creato il famoso "sogno americano" e il relativo e conseguente "stile di vita americano", oltre al famoso "conformismo americano", ma anche di quelli avvenuti in altre paesi del mondo revisionandoli e rivisintandoli in chiave più o meno umoristica, allegorica e spassosa e allo stesso feroce, cruenta e violenta, trattando e parlando anche del (complicato e difficile) rapporto che i primi hanno con il secondo e con le altre culture e civiltà, ma anche con se stessi.
Le questioni principali sono il senso della vita e di tutti gli aspetti pratici ad essa collegati (istruzione, sanità, informazione, intrattenimento, cultura, politica, economia, finanza ecc.). I personaggi appartengono a tutte le categorie possibili che si diversificano nelle diverse varianti e dietro ogni personaggio più o meno si nasconde una storia più o meno esaltante, felice, serena, triste, malinconica, tragica fatta di compromessi di paura, terrore, orrore, dolore, alti e bassi, successi e fallimenti. La grafica è migliorata nel corso degli anni ed è diventata da sfumata a brillante, come a voler rimarcare il fatto che la serie è al passo con i tempi e con gli eventi del mondo. La colonna sonora è variegata, vasta. Ogni episodio rappresenta più situazioni che si collegano più o meno tra di loro e che fornisce una lezione di vita e/o più di un messaggio.
Le questioni principali sono il senso della vita e di tutti gli aspetti pratici ad essa collegati (istruzione, sanità, informazione, intrattenimento, cultura, politica, economia, finanza ecc.). I personaggi appartengono a tutte le categorie possibili che si diversificano nelle diverse varianti e dietro ogni personaggio più o meno si nasconde una storia più o meno esaltante, felice, serena, triste, malinconica, tragica fatta di compromessi di paura, terrore, orrore, dolore, alti e bassi, successi e fallimenti. La grafica è migliorata nel corso degli anni ed è diventata da sfumata a brillante, come a voler rimarcare il fatto che la serie è al passo con i tempi e con gli eventi del mondo. La colonna sonora è variegata, vasta. Ogni episodio rappresenta più situazioni che si collegano più o meno tra di loro e che fornisce una lezione di vita e/o più di un messaggio.
Nati nel 1987 dalla penna di Matt Groening, gli storici The Simpsons, furono, a detta del loro autore, un ripiego fatto sul momento a causa di ripensamenti e scrupoli artistici. Il progetto originale infatti prevedeva di proporre alla Fox la trasposizione animata di un fumetto che Groening si era autoprodotto con scarsi mezzi a fine anni 70, con protagonisti conigli umanizzati. Conscio che la sua opera avesse dei temi molto forti per il tempo, Groening temendo uno snaturamento rielaborò il tutto in una versione, per quanto irriverente, ben più digeribile al pubblico americano. Fu così che prendendo spunto dalla sua famiglia per i nomi (ad eccezione del fratello Mark) e per alcuni tratti caratteriali, abbozzò quella che sarebbe divenuta la famiglia disfunzionale numero uno d'America. Un piccolo nucleo familiare che raccolse la riscoperta dei valori familiari degli anni 80 ormai in uscita e che predisse il cinismo dei 90 in arrivo. Per aumentare il senso di familiarità Groening ambientò tutto nella cittadina di Springfield, un nome non casuale visto che ne esistono ben 38 sparse per gli Stati Uniti. Questo creò negli anni seguenti molte domande sulla reale locazione delle puntate, domanda a cui l'autore si è sempre divertito a rispondere in modo diverso per prendere in giro i fan. A lungo si è pensato che i piccoli indizi sparsi dentro alla serie potessero permettere di risolvere l'enigma, ma ad oggi appare evidente semmai come la Springfield animata sia un luogo del tutto inventato. Per quanto riguarda i suoi abitanti invece, ad eccezione del commissario Winchester (Wiggun in originale) il cui cognome è legato alla madre dell'autore, l'identità di molti storici personaggi secondari è legata ad alcune strade di Portland, città in cui Groening passò l'infanzia. Tra queste ispirazioni troviamo; il sindaco Quimby, Telespalla Bob Terwilliger, Ned Flanders, il bullo Patata (Kearney in originale), Montgomery Burns, Milhouse Mussolini Van Houten, ed il reverendo Timothy Lovejoy.
L'inizio per i Simpson fu piuttosto modesto, il progetto di Groening venne inizialmente relegato ad una parentesi animata all'interno del Tracy Ullman show, un vecchio spettacolo di varietà con siparietti comici e musicali e anche dopo che ebbero abbastanza apprezzamento da meritare una serie tutta loro, il budget delle prime stagioni non fu altissimo. Al tempo, il loro aspetto, come del resto i loro caratteri erano molto più grezzi e generici rispetto a quelli che si sono poi venuti a creare e affinare negli anni successivi. Ma andiamo ad esaminare la mutazione di questi personaggi:
Homer Jay Simpson: Creato inizialmente come un tizio burbero, venne successivamente evoluto in un padre di famiglia ironico, amante della birra, scemotto ed iracondo, ma ancora dotato di senso paterno e buona volontà. Nella versione attuale è molto più stupido,violento, alcolizzato, iperattivo e bipolare e da secondo protagonista ha assunto pian piano un ruolo sempre più centrale come causa di disavventure e umorismo, collezionando tra l'altro innumerevoli lavori impensabili per uno con le sue doti.
Marjorie (Marge) Bouvier: Inizialmente era un personaggio che risaltava poco nel nucleo familiare, una casalinga devota e basta, successivamente divenne una paziente e saggia consigliera per i figli ed il marito, con nascoste doti di pittrice. Attualmente mantiene il ruolo di voce della ragione, ma è meno integerrima e presa in considerazione, inoltre ha accumulato aspetti di forte frustrazione repressa che esterna con pacato atteggiamento critico e polemico (e qualche occasionale capello indebolito).
Bartolomew (Bart) Jojo Arthur Philip Americas Simpson: Conosciuto dai sui nemici anche come Bartman o anche El Barto, questo teppistello da noi autodefinitosi in passato "il Pierino degli anni 90" è stato, per la maggior parte della serie, il motore trainante insieme al padre beone. Inizialmente era il principale trascinatore dello spettacolo e fu anche protagonista di un album da cui vennero tratti anche due video musicali degni di un film per il grande schermo, ovvero: "Do The Bartman", dietro la cui realizzazione si cela la collaborazione del defunto Michael Jackson, e "Deep, deep Trouble". Col tempo il ruolo di Bart venne leggermente ridimensionato dal padre, sempre più instabile ed infantile e nelle ultime recenti stagioni il ragazzo ha assunto chiari tratti da teenager, con varie storie d'amore finite male, tra cui una particolarmente promettente con una delle figlie del bifolco Cletus. Attualmente la sua importanza è pari a quella dei membri femminili della famiglia, che nel tempo si sono invece ritagliate maggior spazio. Più volte gli è stato predetto e mostrato un futuro cupo all'orizzonte, ma gli avvertimenti sono sempre stati da lui ignorati. Bart sembra avere più di un talento, tra cui anche quello musicale come la sorella, ma non sono mai stati mantenuti e approfonditi come aspetto.
Elizabeth (Lisa) Marie Simpson : Originariamente, ai tempi del Tracy Ullman Show non era troppo diversa dal fratello, solo un pò meno spericolata. Passando alla serie regolare perse gli elementi da maschiaccio (salvo alcune lotte accese col fratello), per assumere l'atteggiamento della studiosa intelligente, dolce e a tratti anticonformista, con grande talento musicale, sicuramente ereditato dal ramo materno. Col tempo divenne sempre più scettica, pungente ed impopolare tra le compagne e cominciò, prima del fratello, la deriva amorosa adolescenziale, che per sua fortuna, venne distribuita meglio nell'arco delle stagioni. Tra i suoi spasimanti più rilevanti possiamo annoverare il bullo Nelson, il piccolo Ralph Winchester e l'eterno respinto Milhouse Mussolini Van Houten. Attualmente Lisa è divenuta buddista, vegana, attivista e ad un suo maggior atteggiamento critico si è contrapposto un minor ascolto da parte dei genitori.
Margarth (Maggie) Evelyn Simpson: Sotto certi aspetti è il personaggio principale con meno mutazioni. Vista la sua età sia nella parentesi del Tacy Ullman che in buona parte della serie regolare, Maggie è una semplice bimba con scarse capacità motorie ed espressive, una spettatrice inerme di quella pazza famiglia che si ritrova. Col tempo però anche lei, pur imprigionata ad un'eterna infanzia e stata caratterizzata con elementi ben distinguibili. Maggie infatti nasconde un carattere forte e competitivo, con una discreta intelligenza e agilità, che col passare degli episodi l'hanno resa oggetto di scene, per quanto rare, eccessive, finendo col renderla un piccolo, silente, agente speciale, con ridicole abilità di fuga ed uso di armi da fuoco, entrambe doti che la rendono sotto certi aspetti la più pericolosa e risolutiva dei Simpson.
Ovviamente oltre alla famiglia gialla di Evergreen Terrace, anche altri cittadini di Springfield come; l'eternamente solo preside Seymour Skinner, l'avido Krusty il clown, il buon Ned Flanders, l'indaffarato Apu e l'alticcio Barney sono mutati nel tempo a livello personale, ma sarebbe un discorso davvero lungo, complicato e doloroso da fare.
I Simpson sono tra quella ristretta cerchia di opere che possono vantare di aver lasciato traccia nell'immaginario collettivo e l'unica tra di esse a poter vantare quasi trent'anni di messa in onda, con 28 stagioni ancora in corso. Non solo hanno sdoganato modi di dire e ispirato opere artistiche, ma nel tempo hanno causato anche diatribe di varia natura, da quella per il copyright sulla birra Duff, ad altre legate all'orgoglio nazionale, come il caso del Brasile, che si risentì particolarmente dell'immagine data dall'episodio vacanziero della tredicesima stagione. Infine, vi furono piccole contese pure su personaggi come il rozzo giardiniere Willie, regionalmente conteso nella sua identità di Scozzese.
È pacifico che nessun prodotto umano, per quanto volenteroso, possa mantenere la stessa qualità per così tanto tempo, ma sarebbe altresì falso dichiarare che i Simpson attuali non abbiano delle frecce al loro arco, anche se esse sono sempre più limitate e fornite principalmente dal notevole aumento di citazioni filmiche e di Vip, che in passato erano più contenute e sfruttate per ruoli assolutamente non primari quanto utili. Spesso si parla dei Simpson citando direttamente il loro declino, trovando però grosse difficoltà a identificare il momento esatto dato che è stato una deriva graduale. Molti di noi tendono a identificare questo momento con l'entrata del terzo, attuale e più longevo produttore esecutivo della serie, Al Jean, che raccolse un eredità già indebolita dal tempo e resa più comica dal suo predecessore, Mike Scully, pur contribuendo sicuramente a cavalcare certe derive in modo più marcato, a tratti, imitando prodotti di successo più giovani e demenziali, eredi concettualmente proprio dei Simpson, primo fra tutti la serie da noi conosciuta come I Griffin (Family Guy) di Seth McFarlane, con cui hanno pure fatto episodi crossover. Ma volendo andare più nello specifico come si possono suddividere i periodi dei Simpson?
Stagioni 01-08 - Sono fondamentalmente quelle con il team originario ed il periodo tra la terza e la settima stagione si può considerare il periodo di massima confidenza e spontaneità creativa. Lo stile grafico è già fortemente diverso da quello spigoloso delle origini, ma ha ancora quella sporcizia che da personalità.
Stagioni 09-12 - Parte degli scrittori originali vanno a lavorare sul progetto "Futurama" e l'onere di produttore esecutivo passa a Mike Scully, facente parte del team creativo già da anni. Nel suo periodo la serie diventa più spensierata, nel bene o nel male, ma cerca di non lasciarsi andare troppo e... ci riesce, almeno nella prima metà. Nella seconda ci sarà qualche citazione e scena grottesca in più. Questo periodo parte proprio con quella che viene definita dai fan come il salto dello squalo dei Simpson, ovvero il primo accenno di inciampo creativo da cui non si farà più ritorno. A portare questa nomea è la seconda puntata della nona stagione, "Il direttore e il povero" (The Principal and the Pauper) . Questo episodio è sicuramente sceneggiato e diretto meglio di molti di quelli attuali, ma nella sua ispirazione cinematografica ha sicuramente trattato in modo indelicato un personaggio apprezzato, concludendo la vicenda anche in modo ridicolo. Dopo, dall'undicesima stagione comincia ad avvertirsi un pò di fiacchezza creativa, ma essa contiene cose importanti come la morte di Moude Flanders e Manjula&Apu genitori, due avvenimenti decisamente rilevanti nell'universo simpsoniano. Un tempo avrei citato anche Barney uscito dal tunnel dell'alcool, se non l'avessero nuovamente rovinato solo per poi farlo comparire sempre meno. Generalmente il periodo Skully divide i pareri dei fan, ma si può riconoscergli di aver cercato di svecchiare, nel bene o nel male la serie senza stravolgerla troppo.
Stagioni 13-28... Comincia il periodo dell'attuale produttore esecutivo Al Jean, che aveva contribuito in misura minore alle prime stagioni dei Simpson, fino alla quarta, per poi andarsene per la sua strada e tentare di creare altri prodotti discreti (ma di scarso successo) come "The Critic", il cui tarchiato protagonista fece anche dei camei nelle prime puntate dei Simpson. Con la supervisione di Al Jean si vengono positivamente a conoscere altri retroscena familiari di Krusty e di Smithers, ma di contro, Skinner e la signorina Caprapall, dopo un rapporto tirato per le lunghe si lasciano malamente, lei diviene sempre più libertina per mettersi, anni dopo e poco prima del suo decesso, con Ned Flanders, che di suo aveva precedentemente avuto storie più intonate alla sua forte fede cristiana. Avendo curato Al Jean metà dell'intera vita dello show è inevitabilmente con lui che si riscontrano le maggiori magagne. Personalmente, ricordo di aver avvertito un reale cambiamento nei personaggi importanti dalla quattordicesima stagione, anche se, sempre a livello personale, comincerei a parlare di vero calo qualitativo dalla quindicesima in poi. Sotto Al Jean si avranno azzeramenti di ricordi, Homer da sciocco finisce per perdere qualsiasi residuo di sensibilità e buonsenso paterno e diventerà un attaccabrighe semi-forzuto stile Peter Griffin quando lotta con la nemesi del Pollo Immortale. Durante l'arco di produzione del film poi, le stagioni presentano più facilmente sceneggiature piene di buchi, con soluzioni insensate, concatenamento casuale di eventi ed aumento di umorismo fisico e di distruttibilità ambientale, se non come altri prodotti più recenti, comunque ben lontani dal contenuto (e da noi ulteriormente edulcorato) spirito satirico originale. Dopo l'uscita del mediocre lungometraggio, la serie recupera un pò della qualità perduta, alternando maggiormente il livello qualitativo delle puntate, tuttavia ormai la serie è innegabilmente mutata. I ragazzini sono adolescenti mascherati, fioccano spesso pubblicità tecnologiche, Homer e Marge si lasciano un episodio si e l'altro pure e... da fidanzatini anni 70 sono stati pure cambiati in ex adolescenti di quegli anni 90 da cui erano partiti come genitori...
Purtroppo dopo trent'anni tutto questo è inevitabile, specie se i personaggi non invecchiano mai, salvo magiche/scientifiche visioni futuristiche che, aggiungerei, dopo ventotto stagioni non si incastrano nemmeno più bene tra loro. Ad aggravare poi i problemi c'è da considerare l'ostinata, scarsa importanza, data ad alcuni personaggi storici come Lenny e Carl, solo recentemente un po più utilizzati e la mancata introduzione di nuove figure rilevanti a compensare l'uscita di personaggi come; Lionel Hutz, Marvin Monroe, Mona Simpson, Gengive Sanguinanti Murphy, la prof. Edna Caprapall, Hyman Krustofski e Troy Mclure, che, in parte, hanno seguito la triste sorte delle loro voci originali, tragedia che purtroppo, ha colpito anche la versione italiana con la prematura scomparsa del bravissimo Tonino Accolla, ora sostituito, per quanto possibile, dal simpatico Massimo Lopez.
Pur non potendo mai immaginare un tale successo, Matt Groening ha sicuramente colto non solo il potenziale remunerativo della serie, ma anche il momento in cui valeva la pena lasciare il timone prima di rimanervi imprigionato. I Simpson ormai campano sul nome, è vero, l'anniversario festeggiato con la puntata numero 500 della ventitreesima stagione è stata di una bruttezza assoluta, ma sarebbe scorretto negare che "I Gialli" divertono ancora, anche se grazie principalmente al capofamiglia schizzato. Salvare lo spettacolo è ormai impossibile, si sarebbe dovuta chiudere all'ottava, massimo, tredicesima stagione, che guardacaso ha pure l'ultima trovata storica con la puntata di Papà Incacchiato " I Am Furious Yellow". Ormai non si può nemmeno più contare su un cambiamento anagrafico dei personaggi dato che, per stare dietro ai cambiamenti folli di questi anni, si ambienterebbe il tutto in un clone un pò meno spaziale di Futurama. Purtroppo il ricco merchandising con cui la Fox guadagna ancora mostruosamente ha fatto danni irreversibili, ma del resto è un piatto appetitoso su cui gli stessi doppiatori americani hanno tentato più volte di allungare le mani, soprattutto Dan Castellaneta, voce di Homer ed altri personaggi.
Difficile dire quanto ancora la serie possa durare, più volte è stata accennata la sua chiusura per poi fare dietrofront all'improvviso. Al momento, un seguito ancora sufficiente di spettatori e alcune manovre scorrette che promettevano sconvolgimenti strutturali (per poi riversarsi su personaggi secondari) , unito a stipendi diminuiti del personale, sembra far valere ancora la pena di difendere il primato di sitcom più longeva della storia.
L'inizio per i Simpson fu piuttosto modesto, il progetto di Groening venne inizialmente relegato ad una parentesi animata all'interno del Tracy Ullman show, un vecchio spettacolo di varietà con siparietti comici e musicali e anche dopo che ebbero abbastanza apprezzamento da meritare una serie tutta loro, il budget delle prime stagioni non fu altissimo. Al tempo, il loro aspetto, come del resto i loro caratteri erano molto più grezzi e generici rispetto a quelli che si sono poi venuti a creare e affinare negli anni successivi. Ma andiamo ad esaminare la mutazione di questi personaggi:
Homer Jay Simpson: Creato inizialmente come un tizio burbero, venne successivamente evoluto in un padre di famiglia ironico, amante della birra, scemotto ed iracondo, ma ancora dotato di senso paterno e buona volontà. Nella versione attuale è molto più stupido,violento, alcolizzato, iperattivo e bipolare e da secondo protagonista ha assunto pian piano un ruolo sempre più centrale come causa di disavventure e umorismo, collezionando tra l'altro innumerevoli lavori impensabili per uno con le sue doti.
Marjorie (Marge) Bouvier: Inizialmente era un personaggio che risaltava poco nel nucleo familiare, una casalinga devota e basta, successivamente divenne una paziente e saggia consigliera per i figli ed il marito, con nascoste doti di pittrice. Attualmente mantiene il ruolo di voce della ragione, ma è meno integerrima e presa in considerazione, inoltre ha accumulato aspetti di forte frustrazione repressa che esterna con pacato atteggiamento critico e polemico (e qualche occasionale capello indebolito).
Bartolomew (Bart) Jojo Arthur Philip Americas Simpson: Conosciuto dai sui nemici anche come Bartman o anche El Barto, questo teppistello da noi autodefinitosi in passato "il Pierino degli anni 90" è stato, per la maggior parte della serie, il motore trainante insieme al padre beone. Inizialmente era il principale trascinatore dello spettacolo e fu anche protagonista di un album da cui vennero tratti anche due video musicali degni di un film per il grande schermo, ovvero: "Do The Bartman", dietro la cui realizzazione si cela la collaborazione del defunto Michael Jackson, e "Deep, deep Trouble". Col tempo il ruolo di Bart venne leggermente ridimensionato dal padre, sempre più instabile ed infantile e nelle ultime recenti stagioni il ragazzo ha assunto chiari tratti da teenager, con varie storie d'amore finite male, tra cui una particolarmente promettente con una delle figlie del bifolco Cletus. Attualmente la sua importanza è pari a quella dei membri femminili della famiglia, che nel tempo si sono invece ritagliate maggior spazio. Più volte gli è stato predetto e mostrato un futuro cupo all'orizzonte, ma gli avvertimenti sono sempre stati da lui ignorati. Bart sembra avere più di un talento, tra cui anche quello musicale come la sorella, ma non sono mai stati mantenuti e approfonditi come aspetto.
Elizabeth (Lisa) Marie Simpson : Originariamente, ai tempi del Tracy Ullman Show non era troppo diversa dal fratello, solo un pò meno spericolata. Passando alla serie regolare perse gli elementi da maschiaccio (salvo alcune lotte accese col fratello), per assumere l'atteggiamento della studiosa intelligente, dolce e a tratti anticonformista, con grande talento musicale, sicuramente ereditato dal ramo materno. Col tempo divenne sempre più scettica, pungente ed impopolare tra le compagne e cominciò, prima del fratello, la deriva amorosa adolescenziale, che per sua fortuna, venne distribuita meglio nell'arco delle stagioni. Tra i suoi spasimanti più rilevanti possiamo annoverare il bullo Nelson, il piccolo Ralph Winchester e l'eterno respinto Milhouse Mussolini Van Houten. Attualmente Lisa è divenuta buddista, vegana, attivista e ad un suo maggior atteggiamento critico si è contrapposto un minor ascolto da parte dei genitori.
Margarth (Maggie) Evelyn Simpson: Sotto certi aspetti è il personaggio principale con meno mutazioni. Vista la sua età sia nella parentesi del Tacy Ullman che in buona parte della serie regolare, Maggie è una semplice bimba con scarse capacità motorie ed espressive, una spettatrice inerme di quella pazza famiglia che si ritrova. Col tempo però anche lei, pur imprigionata ad un'eterna infanzia e stata caratterizzata con elementi ben distinguibili. Maggie infatti nasconde un carattere forte e competitivo, con una discreta intelligenza e agilità, che col passare degli episodi l'hanno resa oggetto di scene, per quanto rare, eccessive, finendo col renderla un piccolo, silente, agente speciale, con ridicole abilità di fuga ed uso di armi da fuoco, entrambe doti che la rendono sotto certi aspetti la più pericolosa e risolutiva dei Simpson.
Ovviamente oltre alla famiglia gialla di Evergreen Terrace, anche altri cittadini di Springfield come; l'eternamente solo preside Seymour Skinner, l'avido Krusty il clown, il buon Ned Flanders, l'indaffarato Apu e l'alticcio Barney sono mutati nel tempo a livello personale, ma sarebbe un discorso davvero lungo, complicato e doloroso da fare.
I Simpson sono tra quella ristretta cerchia di opere che possono vantare di aver lasciato traccia nell'immaginario collettivo e l'unica tra di esse a poter vantare quasi trent'anni di messa in onda, con 28 stagioni ancora in corso. Non solo hanno sdoganato modi di dire e ispirato opere artistiche, ma nel tempo hanno causato anche diatribe di varia natura, da quella per il copyright sulla birra Duff, ad altre legate all'orgoglio nazionale, come il caso del Brasile, che si risentì particolarmente dell'immagine data dall'episodio vacanziero della tredicesima stagione. Infine, vi furono piccole contese pure su personaggi come il rozzo giardiniere Willie, regionalmente conteso nella sua identità di Scozzese.
È pacifico che nessun prodotto umano, per quanto volenteroso, possa mantenere la stessa qualità per così tanto tempo, ma sarebbe altresì falso dichiarare che i Simpson attuali non abbiano delle frecce al loro arco, anche se esse sono sempre più limitate e fornite principalmente dal notevole aumento di citazioni filmiche e di Vip, che in passato erano più contenute e sfruttate per ruoli assolutamente non primari quanto utili. Spesso si parla dei Simpson citando direttamente il loro declino, trovando però grosse difficoltà a identificare il momento esatto dato che è stato una deriva graduale. Molti di noi tendono a identificare questo momento con l'entrata del terzo, attuale e più longevo produttore esecutivo della serie, Al Jean, che raccolse un eredità già indebolita dal tempo e resa più comica dal suo predecessore, Mike Scully, pur contribuendo sicuramente a cavalcare certe derive in modo più marcato, a tratti, imitando prodotti di successo più giovani e demenziali, eredi concettualmente proprio dei Simpson, primo fra tutti la serie da noi conosciuta come I Griffin (Family Guy) di Seth McFarlane, con cui hanno pure fatto episodi crossover. Ma volendo andare più nello specifico come si possono suddividere i periodi dei Simpson?
Stagioni 01-08 - Sono fondamentalmente quelle con il team originario ed il periodo tra la terza e la settima stagione si può considerare il periodo di massima confidenza e spontaneità creativa. Lo stile grafico è già fortemente diverso da quello spigoloso delle origini, ma ha ancora quella sporcizia che da personalità.
Stagioni 09-12 - Parte degli scrittori originali vanno a lavorare sul progetto "Futurama" e l'onere di produttore esecutivo passa a Mike Scully, facente parte del team creativo già da anni. Nel suo periodo la serie diventa più spensierata, nel bene o nel male, ma cerca di non lasciarsi andare troppo e... ci riesce, almeno nella prima metà. Nella seconda ci sarà qualche citazione e scena grottesca in più. Questo periodo parte proprio con quella che viene definita dai fan come il salto dello squalo dei Simpson, ovvero il primo accenno di inciampo creativo da cui non si farà più ritorno. A portare questa nomea è la seconda puntata della nona stagione, "Il direttore e il povero" (The Principal and the Pauper) . Questo episodio è sicuramente sceneggiato e diretto meglio di molti di quelli attuali, ma nella sua ispirazione cinematografica ha sicuramente trattato in modo indelicato un personaggio apprezzato, concludendo la vicenda anche in modo ridicolo. Dopo, dall'undicesima stagione comincia ad avvertirsi un pò di fiacchezza creativa, ma essa contiene cose importanti come la morte di Moude Flanders e Manjula&Apu genitori, due avvenimenti decisamente rilevanti nell'universo simpsoniano. Un tempo avrei citato anche Barney uscito dal tunnel dell'alcool, se non l'avessero nuovamente rovinato solo per poi farlo comparire sempre meno. Generalmente il periodo Skully divide i pareri dei fan, ma si può riconoscergli di aver cercato di svecchiare, nel bene o nel male la serie senza stravolgerla troppo.
Stagioni 13-28... Comincia il periodo dell'attuale produttore esecutivo Al Jean, che aveva contribuito in misura minore alle prime stagioni dei Simpson, fino alla quarta, per poi andarsene per la sua strada e tentare di creare altri prodotti discreti (ma di scarso successo) come "The Critic", il cui tarchiato protagonista fece anche dei camei nelle prime puntate dei Simpson. Con la supervisione di Al Jean si vengono positivamente a conoscere altri retroscena familiari di Krusty e di Smithers, ma di contro, Skinner e la signorina Caprapall, dopo un rapporto tirato per le lunghe si lasciano malamente, lei diviene sempre più libertina per mettersi, anni dopo e poco prima del suo decesso, con Ned Flanders, che di suo aveva precedentemente avuto storie più intonate alla sua forte fede cristiana. Avendo curato Al Jean metà dell'intera vita dello show è inevitabilmente con lui che si riscontrano le maggiori magagne. Personalmente, ricordo di aver avvertito un reale cambiamento nei personaggi importanti dalla quattordicesima stagione, anche se, sempre a livello personale, comincerei a parlare di vero calo qualitativo dalla quindicesima in poi. Sotto Al Jean si avranno azzeramenti di ricordi, Homer da sciocco finisce per perdere qualsiasi residuo di sensibilità e buonsenso paterno e diventerà un attaccabrighe semi-forzuto stile Peter Griffin quando lotta con la nemesi del Pollo Immortale. Durante l'arco di produzione del film poi, le stagioni presentano più facilmente sceneggiature piene di buchi, con soluzioni insensate, concatenamento casuale di eventi ed aumento di umorismo fisico e di distruttibilità ambientale, se non come altri prodotti più recenti, comunque ben lontani dal contenuto (e da noi ulteriormente edulcorato) spirito satirico originale. Dopo l'uscita del mediocre lungometraggio, la serie recupera un pò della qualità perduta, alternando maggiormente il livello qualitativo delle puntate, tuttavia ormai la serie è innegabilmente mutata. I ragazzini sono adolescenti mascherati, fioccano spesso pubblicità tecnologiche, Homer e Marge si lasciano un episodio si e l'altro pure e... da fidanzatini anni 70 sono stati pure cambiati in ex adolescenti di quegli anni 90 da cui erano partiti come genitori...
Purtroppo dopo trent'anni tutto questo è inevitabile, specie se i personaggi non invecchiano mai, salvo magiche/scientifiche visioni futuristiche che, aggiungerei, dopo ventotto stagioni non si incastrano nemmeno più bene tra loro. Ad aggravare poi i problemi c'è da considerare l'ostinata, scarsa importanza, data ad alcuni personaggi storici come Lenny e Carl, solo recentemente un po più utilizzati e la mancata introduzione di nuove figure rilevanti a compensare l'uscita di personaggi come; Lionel Hutz, Marvin Monroe, Mona Simpson, Gengive Sanguinanti Murphy, la prof. Edna Caprapall, Hyman Krustofski e Troy Mclure, che, in parte, hanno seguito la triste sorte delle loro voci originali, tragedia che purtroppo, ha colpito anche la versione italiana con la prematura scomparsa del bravissimo Tonino Accolla, ora sostituito, per quanto possibile, dal simpatico Massimo Lopez.
Pur non potendo mai immaginare un tale successo, Matt Groening ha sicuramente colto non solo il potenziale remunerativo della serie, ma anche il momento in cui valeva la pena lasciare il timone prima di rimanervi imprigionato. I Simpson ormai campano sul nome, è vero, l'anniversario festeggiato con la puntata numero 500 della ventitreesima stagione è stata di una bruttezza assoluta, ma sarebbe scorretto negare che "I Gialli" divertono ancora, anche se grazie principalmente al capofamiglia schizzato. Salvare lo spettacolo è ormai impossibile, si sarebbe dovuta chiudere all'ottava, massimo, tredicesima stagione, che guardacaso ha pure l'ultima trovata storica con la puntata di Papà Incacchiato " I Am Furious Yellow". Ormai non si può nemmeno più contare su un cambiamento anagrafico dei personaggi dato che, per stare dietro ai cambiamenti folli di questi anni, si ambienterebbe il tutto in un clone un pò meno spaziale di Futurama. Purtroppo il ricco merchandising con cui la Fox guadagna ancora mostruosamente ha fatto danni irreversibili, ma del resto è un piatto appetitoso su cui gli stessi doppiatori americani hanno tentato più volte di allungare le mani, soprattutto Dan Castellaneta, voce di Homer ed altri personaggi.
Difficile dire quanto ancora la serie possa durare, più volte è stata accennata la sua chiusura per poi fare dietrofront all'improvviso. Al momento, un seguito ancora sufficiente di spettatori e alcune manovre scorrette che promettevano sconvolgimenti strutturali (per poi riversarsi su personaggi secondari) , unito a stipendi diminuiti del personale, sembra far valere ancora la pena di difendere il primato di sitcom più longeva della storia.
Se Nelly Furtado mi ha insegnato qualcosa con le sue canzoni, è che le cose belle, sono prima o poi destinate a finire. Ed è questo che penso dei Simpson, una serie nei primissimi anni di vita capolavoro assoluto (e uno dei miei cartoni preferiti), che se si fosse fermata ai tempi di gloria, avrebbe sicuramente meritato un 10, e invece no, per colpa del vile denaro, ha continuato imperterrita...e continua tuttora. Credo che un po' tutti conoscano i Simpson, quindi il mio consiglio se non li avete visti è quello di andare a vedere le vecchie stagioni, dove gli episodi avevano una vera e propria trama, gag intelligenti e misurate, animazioni morbide, fluide e cartoonesche e le trame erano molto originali: dal primo, classico episodio a tema natalizio, a Bart che si impegna per un compito ma non riesce a dare i suoi frutti (episodio che mi ha fatto piangere), alla scatenatissima storia dell'imprenditore truffaldino della monorotaia, a Malibu Stacy e agli episodi dedicati a Grattachecca e Fighetto (quello del film, quello del parco dei divertimenti e quello premonitore dove appare Pucci, personaggio che decretò il salto dello squalo della serie animata di G&F, ormai senza idee...nonchè mio episodio preferito perchè ironizza su cosa succede se un cartone viene tirato per i capelli troppo a lungo), nonchè ai mitici episodi dedicati ad Australia e Giappone. Ci sono molti altri episodi classici, come quello di Homer scambiato per un maniaco sessuale solo perchè aveva preso una mentina che si trovava in un posto equivoco.
Insomma, il Cartone animato perfetto...ma purtroppo, verso la dodicesima stagione, le cose iniziarono lentamente a decadere, se gli episodi fino alla 14esima e 15esima stagione (più l'episodio sul cattolicesimo della 16esima) erano tutto sommato godibili (le classiche puntate che vedi in un sonnacchioso pomeriggio estivo di relax) , dopodichè, dalla 17esima stagione in poi ho visto solo quattro episodi memorabili: quello del creazionismo vs. evoluzionismo, quello di Marge impegnata nei gdr, quello del futuro di Bart e Lisa e uno post-film dove la famiglia va in crociera e la vacanza diventa quasi infinita, assumendo un tono molto distopico.
Nelle stagioni post-film, inoltre, la qualità dell'animazione si è abbassata moltissimo, con molti meno frame e si sente spesso il bisogno di ironizzare su cose attualissime che nel giro di qualche anno diventeranno irremediabilmente datate.
Lasciamo inoltre perdere l'episodio che riscrive la storia dei Simpson, facendo incontrare Homer e Marge negli anni '90...veramente raccapricciante.
Inoltre, l'umorismo è diventato di cattivo gusto: l'esempio più lampante è sull'uso della parola gay, premettendo che secondo me tutte le persone devono avere uguali diritti. In un vecchio episodio, un ragazzo gay chiamato John salvava Homer, dimostrando così che anche i gay sono veri uomini, mentre, in un episodio di Halloween della ventesima stagione, Nelson usa la parola gay come insulto per riferirsi al grande cocomero.
L'unica cosa bella delle ultimissime stagioni (che trovo una perdita di tempo da guardare fuori dall'ora di pranzo), sono le couch gag d'autore, fatti da animatori importanti come John Kricfalusi, il creatore di Ren e Stimpy)...a questo punto gli autori dovrebbero focalizzarsi solo su quello, e lasciare perdere gli episodi, ormai sconclusionatissimi e fatti da accozzaglie di gag a base di social network e smartphone vari.
Insomma, io consiglio assolutamente solo le prime 11 stagioni dei Simpson, senza tempo, e se per caso vi capita di vedere gli episodi dalla 12esima alla 15/16esima, anche quelli si lasciano guardare con piacere, come anche il film. Tutto ciò che ha a che fare con i Simpson ed è stato prodotto dopo il 2007, è a mio avviso da dimenticare e da far cadere nell'oblio della cultura pop... se volete vedere un cartone per adulti prodotto dal 2007 in poi, vedete American Dad (che è iniziato nel 2005).
Insomma, il Cartone animato perfetto...ma purtroppo, verso la dodicesima stagione, le cose iniziarono lentamente a decadere, se gli episodi fino alla 14esima e 15esima stagione (più l'episodio sul cattolicesimo della 16esima) erano tutto sommato godibili (le classiche puntate che vedi in un sonnacchioso pomeriggio estivo di relax) , dopodichè, dalla 17esima stagione in poi ho visto solo quattro episodi memorabili: quello del creazionismo vs. evoluzionismo, quello di Marge impegnata nei gdr, quello del futuro di Bart e Lisa e uno post-film dove la famiglia va in crociera e la vacanza diventa quasi infinita, assumendo un tono molto distopico.
Nelle stagioni post-film, inoltre, la qualità dell'animazione si è abbassata moltissimo, con molti meno frame e si sente spesso il bisogno di ironizzare su cose attualissime che nel giro di qualche anno diventeranno irremediabilmente datate.
Lasciamo inoltre perdere l'episodio che riscrive la storia dei Simpson, facendo incontrare Homer e Marge negli anni '90...veramente raccapricciante.
Inoltre, l'umorismo è diventato di cattivo gusto: l'esempio più lampante è sull'uso della parola gay, premettendo che secondo me tutte le persone devono avere uguali diritti. In un vecchio episodio, un ragazzo gay chiamato John salvava Homer, dimostrando così che anche i gay sono veri uomini, mentre, in un episodio di Halloween della ventesima stagione, Nelson usa la parola gay come insulto per riferirsi al grande cocomero.
L'unica cosa bella delle ultimissime stagioni (che trovo una perdita di tempo da guardare fuori dall'ora di pranzo), sono le couch gag d'autore, fatti da animatori importanti come John Kricfalusi, il creatore di Ren e Stimpy)...a questo punto gli autori dovrebbero focalizzarsi solo su quello, e lasciare perdere gli episodi, ormai sconclusionatissimi e fatti da accozzaglie di gag a base di social network e smartphone vari.
Insomma, io consiglio assolutamente solo le prime 11 stagioni dei Simpson, senza tempo, e se per caso vi capita di vedere gli episodi dalla 12esima alla 15/16esima, anche quelli si lasciano guardare con piacere, come anche il film. Tutto ciò che ha a che fare con i Simpson ed è stato prodotto dopo il 2007, è a mio avviso da dimenticare e da far cadere nell'oblio della cultura pop... se volete vedere un cartone per adulti prodotto dal 2007 in poi, vedete American Dad (che è iniziato nel 2005).