Flip Flappers
Ad ogni stagione ci sono una o due serie che entrano nelle grazie del pubblico più critico per non si sa quale motivo. In realtà non è che poi io vada ad indagarne il perché di ciò, visto che tipicamente scelgo le serie in base al mio interesse del tutto particolare, e tale interesse non necessariamente incontra quello di altre categorie di spettatori. Comunque sia, "Flip Flappers" pare sia entrato nelle grazie degli spettatori più critici e stavolta, dietro suggestioni di conoscenze, ho deciso di dargli una possibilità.
Che cosa vi ho trovato? "Flip Flappers" è una storia con un duo di protagoniste opposte: due ragazze (ragazzine) antitetiche per modi e carattere che si incontrano e vanno all'avventura in un mondo fantastico. Ne segue tutta una serie di avvenimenti straordinari: incontro con creature fantasmagoriche, mondi bizzarri con personaggi altrettanto strambi, antagonisti, cospirazioni e un'immancabile battaglia per il destino del mondo.
In "Flip Flappers" vengono presi elementi da molte tipologie diverse di opere, dalle "Pretty Cure", a cui va subito la mente osservando la coppia principale Conona & Papika (oltretutto con il contributo della rivale Yayaka), al robotico più visionario ("Evangelion"), allo shounen o allo yuri ricercato in brodo di "Gokigenyou". Ne esce fuori una rielaborazione molto particolare, da un lato originale, che offre sia una sorta di parodia delle opere riprese, sia una notevole mole di citazioni e riferimenti che solleticano lo spettatore più navigato.
Elemento decantato, ed onestamente notevole, è l'uso della grafica e, in particolare, dei colori come strumento narrativo e di espressione delle emozioni dei personaggi. A detta dei meglio informati poi, ci sarebbero anche svariati altri riferimenti culturali e particolari che impreziosiscono ulteriormente l'opera. Questo, però, ritengo sia una cosa che si può cogliere dopo una lettura e rilettura dell'anime con l'ausilio magari di qualche ricerca su internet.
Qual è l'impressione finale però? "Flip Flappers" si può definire come un esempio di buona animazione: animato tecnicamente bene, con una bella grafica tutta da osservare, molte chicche che si fanno apprezzare e una vicenda che si ha voglia di "osservare" fino alla fine.
Ci si limita a dire osservare, però, poiché purtroppo non si ritrovano degli elementi di "epicità" che diano quel quid in più all'insieme. La stessa storia ha uno sviluppo abbastanza lento: il progresso è minimo ad ogni episodio e largo spazio è dato alla fantasia e alla suddetta narrativa grafica. Non che fosse un male, ma ci voleva qualcosa in più. Nel finale, poi, si ravvisa una certa fretta di chiudere, complici probabilmente alcune avversità che pare abbiano colpito la produzione.
"Flip Flappers" sarà quindi una serie comunque interessante da seguire e un buon esempio di una genuina serie animata ma, al contempo, difficilmente diventerà l'anime preferito di qualcuno...
Che cosa vi ho trovato? "Flip Flappers" è una storia con un duo di protagoniste opposte: due ragazze (ragazzine) antitetiche per modi e carattere che si incontrano e vanno all'avventura in un mondo fantastico. Ne segue tutta una serie di avvenimenti straordinari: incontro con creature fantasmagoriche, mondi bizzarri con personaggi altrettanto strambi, antagonisti, cospirazioni e un'immancabile battaglia per il destino del mondo.
In "Flip Flappers" vengono presi elementi da molte tipologie diverse di opere, dalle "Pretty Cure", a cui va subito la mente osservando la coppia principale Conona & Papika (oltretutto con il contributo della rivale Yayaka), al robotico più visionario ("Evangelion"), allo shounen o allo yuri ricercato in brodo di "Gokigenyou". Ne esce fuori una rielaborazione molto particolare, da un lato originale, che offre sia una sorta di parodia delle opere riprese, sia una notevole mole di citazioni e riferimenti che solleticano lo spettatore più navigato.
Elemento decantato, ed onestamente notevole, è l'uso della grafica e, in particolare, dei colori come strumento narrativo e di espressione delle emozioni dei personaggi. A detta dei meglio informati poi, ci sarebbero anche svariati altri riferimenti culturali e particolari che impreziosiscono ulteriormente l'opera. Questo, però, ritengo sia una cosa che si può cogliere dopo una lettura e rilettura dell'anime con l'ausilio magari di qualche ricerca su internet.
Qual è l'impressione finale però? "Flip Flappers" si può definire come un esempio di buona animazione: animato tecnicamente bene, con una bella grafica tutta da osservare, molte chicche che si fanno apprezzare e una vicenda che si ha voglia di "osservare" fino alla fine.
Ci si limita a dire osservare, però, poiché purtroppo non si ritrovano degli elementi di "epicità" che diano quel quid in più all'insieme. La stessa storia ha uno sviluppo abbastanza lento: il progresso è minimo ad ogni episodio e largo spazio è dato alla fantasia e alla suddetta narrativa grafica. Non che fosse un male, ma ci voleva qualcosa in più. Nel finale, poi, si ravvisa una certa fretta di chiudere, complici probabilmente alcune avversità che pare abbiano colpito la produzione.
"Flip Flappers" sarà quindi una serie comunque interessante da seguire e un buon esempio di una genuina serie animata ma, al contempo, difficilmente diventerà l'anime preferito di qualcuno...
"Flip Flappers" è una di quelle serie che non ti aspetti, che saltano fuori dal nulla e, purtroppo, in quel nulla rischiano di rimanere, in quanto opera originale che genera poco clamore, ma con tutte le carte in regola per diventare un piccolo cult (forse non come "The Big O", ma gli potrebbe andare vicino).
Personalmente la prima cosa che mi ha colpito di quest'anime è stato lo stile grafico: sin da quando ho visto le immagini statiche a corredo degli articoli e della scheda su AnimeClick ho pensato che questa doveva per forza essere una serie diversa dal solito (cosa per altro assolutamente vera), visto che l'uso del colore non è mai casuale in "Flip Flappers".
Altra caratteristica degna di nota è l'estremo dinamismo delle scene di azione, siamo ai livelli dello "Studio Trigger" e del suo noto "Kill la Kill": a guardare bene sembra anzi che lo studio 3Hz abbia voluto omaggiare in maniera abbastanza esplicita quest'anime; non sarebbe strano, visto che i richiami, gli omaggi ed i riferimenti ad altre serie (storiche e non) sono disseminate qua e là: da "Ken il guerriero", ai robottoni degli anni '70-'80, fino ad arrivare anche a probabili citazioni kubrickiane (probabili perché non sono esattamente certo, ma non lo escludo!). Non mancano le trasformazioni riprese da "Sailor Moon" ed altri anime simili successivi.
Il bello di questa serie è che non si limita ad essere una sequela di citazioni, ma cerca di raccontare una storia, cerca di far affezionare gli spettatori ai personaggi di questa storia, in particolare le due protagoniste, Cocona e Papika (nomi più bizzarri non si poteva), dal carattere così distante (la prima è timida, riservata e riflessiva, la seconda invece espansiva, si getta subito a capofitto in qualsiasi avventura), l'interazione di tra due personalità così distanti, la nascita di una tenera amicizia (o forse più? chissà...). Papika a prima vista pare un essere che vive al di fuori della società, delle sue norme e normalità: dorme senza vestiti, le piace annusare le cose e le persone (quasi fosse un animale!), corre, salta, nulla sembra scoraggiarla e fermarla. Ovviamente c'è un motivo per cui Papika è così, e lo si scoprirà solo verso la fine della serie, insieme ad un sacco di altre cose (fortunatamente non è una di quelle serie che lascia insoluti molti misteri).
Cocona invece è una ragazza normale, fin troppo introversa e forse un po' repressa, che vive da sola insieme alla nonna. La sua banale esistenza viene dunque rotta dall'incontro con Papika, che le propone di andare a recuperare alcuni frammenti che si trovano nel mondo parallelo chiamato "Pure Illusion", in cui tutto può accadere (e tutto accade).
Pure Illusion, pura illusione, ovvero già dal nome si intuisce che è un mondo che non dovrebbe essere reale, o meglio, che non è il mondo reale, insomma una specie di Matrix molto più sconclusionata ed assurda, un mondo in cui ci si può trasformare in combattenti dai poteri più devastanti, ma un mondo in cui si rischia pur sempre di rimanere feriti (se non peggio). Insomma, non è esattamente un mondo "virtuale", in quanto le due protagoniste (e gli antagonisti) ci entrano con i loro corpi reali.
Per concludere, anche perché potrei continuare a scrivere pagine e pagine, ma rischierei di annoiare, annoiarmi e spoilerare agli eventuali lettori fin troppi dettagli della trama, "Flip Flappers" è di sicuro uno dei dieci anime migliori del 2016 (non sono certo l'unico a pensarlo, molti recensori su YouTube l'hanno sancito molto prima che io cominciassi a vederlo), e probabilmente sarà anche uno dei più originali di questo decennio (che pure non è ancora terminato).
Personalmente la prima cosa che mi ha colpito di quest'anime è stato lo stile grafico: sin da quando ho visto le immagini statiche a corredo degli articoli e della scheda su AnimeClick ho pensato che questa doveva per forza essere una serie diversa dal solito (cosa per altro assolutamente vera), visto che l'uso del colore non è mai casuale in "Flip Flappers".
Altra caratteristica degna di nota è l'estremo dinamismo delle scene di azione, siamo ai livelli dello "Studio Trigger" e del suo noto "Kill la Kill": a guardare bene sembra anzi che lo studio 3Hz abbia voluto omaggiare in maniera abbastanza esplicita quest'anime; non sarebbe strano, visto che i richiami, gli omaggi ed i riferimenti ad altre serie (storiche e non) sono disseminate qua e là: da "Ken il guerriero", ai robottoni degli anni '70-'80, fino ad arrivare anche a probabili citazioni kubrickiane (probabili perché non sono esattamente certo, ma non lo escludo!). Non mancano le trasformazioni riprese da "Sailor Moon" ed altri anime simili successivi.
Il bello di questa serie è che non si limita ad essere una sequela di citazioni, ma cerca di raccontare una storia, cerca di far affezionare gli spettatori ai personaggi di questa storia, in particolare le due protagoniste, Cocona e Papika (nomi più bizzarri non si poteva), dal carattere così distante (la prima è timida, riservata e riflessiva, la seconda invece espansiva, si getta subito a capofitto in qualsiasi avventura), l'interazione di tra due personalità così distanti, la nascita di una tenera amicizia (o forse più? chissà...). Papika a prima vista pare un essere che vive al di fuori della società, delle sue norme e normalità: dorme senza vestiti, le piace annusare le cose e le persone (quasi fosse un animale!), corre, salta, nulla sembra scoraggiarla e fermarla. Ovviamente c'è un motivo per cui Papika è così, e lo si scoprirà solo verso la fine della serie, insieme ad un sacco di altre cose (fortunatamente non è una di quelle serie che lascia insoluti molti misteri).
Cocona invece è una ragazza normale, fin troppo introversa e forse un po' repressa, che vive da sola insieme alla nonna. La sua banale esistenza viene dunque rotta dall'incontro con Papika, che le propone di andare a recuperare alcuni frammenti che si trovano nel mondo parallelo chiamato "Pure Illusion", in cui tutto può accadere (e tutto accade).
Pure Illusion, pura illusione, ovvero già dal nome si intuisce che è un mondo che non dovrebbe essere reale, o meglio, che non è il mondo reale, insomma una specie di Matrix molto più sconclusionata ed assurda, un mondo in cui ci si può trasformare in combattenti dai poteri più devastanti, ma un mondo in cui si rischia pur sempre di rimanere feriti (se non peggio). Insomma, non è esattamente un mondo "virtuale", in quanto le due protagoniste (e gli antagonisti) ci entrano con i loro corpi reali.
Per concludere, anche perché potrei continuare a scrivere pagine e pagine, ma rischierei di annoiare, annoiarmi e spoilerare agli eventuali lettori fin troppi dettagli della trama, "Flip Flappers" è di sicuro uno dei dieci anime migliori del 2016 (non sono certo l'unico a pensarlo, molti recensori su YouTube l'hanno sancito molto prima che io cominciassi a vederlo), e probabilmente sarà anche uno dei più originali di questo decennio (che pure non è ancora terminato).