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 1
Giona

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
"Lanterne rosse" è il film che, grazie alla vittoria della Leone d'Argento a Venezia nel 1991, ha fatto conoscere in Occidente il regista Zhang Yimou e l'attrice Gong Li, consacrandoli come stelle di prima grandezza nel firmamento cinematografico internazionale.
La storia è ambientata nella Cina degli anni '20: una studentessa universitaria, rimasta orfana, accetta di diventare la quarta moglie di un ricco possidente, per vedere assicurato il suo futuro. Ciò però si rivela una sorta di "imprigionamento", tra le tensioni e gli intrighi orditi dalle altre mogli (che, ovviamente, non vedono bene l'arrivo di una concorrente più giovane) e gli schemi di una società che dopo l'abolizione della monarchia iniziava ad aprirsi alla modernità (in effetti la protagonista, all'inizio, era una donna che si stava emancipando grazie allo studio) ma rimaneva ancora legata ad una concezione secondo cui la donna era proprietà esclusiva dell'uomo (esemplificata dalla poligamia ancora vigente). Il titolo inglese, "Raise the Red Lantern", traduzione letterale di quello originale, si riferisce all'azione di appendere una lanterna rossa accesa davanti alla casetta, una per ciascuna moglie, nella quale il padrone avrebbe passato la notte, in maniera che la servitù sapesse sempre dove si trovava. Questo personaggio di marito-padrone, d'altronde, è mostrato dal regista sempre come voce fuori campo, di spalle, oppure attraverso un velo: non se ne vede mai il volto, come se dovesse restare una presenza estranea agli occhi dello spettatore. Sono invece meglio caratterizzate le altre mogli: la prima è presentata come una vecchia sciupata, la seconda come un tipo gioviale e amichevole, la terza (ex cantante dell'opera cinese) come superba e fiera delle proprie doti sceniche e della propria bellezza sul punto di sfiorire. La residenza appare più come un fortino, il cui cancello si apre raramente, che come una lussuosa villa di campagna: ciò contribuisce ad accentuare il senso di oppressione e di prigionia, da cui si l'unico modo per uscire è morire oppure impazzire.


 7
Sonoko

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Tratto dal romanzo "Mogli e concubine" di Su Tong (recentemente ristampato col titolo del film per evidenti motivi pubblicitari che io non condivido, anche perché nel romanzo le lanterne rosse del titolo non ci sono), "Lanterne rosse" narra la storia della diciannovenne Songlian che alla morte del padre è costretta a interrompere gli studi universitari e diventa concubina di Chen Zuoqin, maturo discendente di un'antica e nobile dinastia. Ciò le garantirà sicuramente una vita agiata, ma la costringerà anche ad abituarsi a tutta una serie di regole, tradizioni a lei incomprensibili, ed a vedersela quotidianamente con le altre tre concubine, con le quali si contenderà le attenzioni del padrone al fine di ottenere piccoli privilegi, come un massaggio ai piedi o scegliere il menu del giorno. Piccoli privilegi, appunto, perché a nulla di più poteva aspirare una donna nella Cina di quegli anni (il film è ambientato negli anni '20), in una società rigorosamente maschilista.
Casa Chen è l'unica, esclusiva sede di ambientazione del film, il regista sa bene che non c'era bisogno di girare scene altrove per rappresentare efficacemente uno spaccato del mondo femminile dell'epoca, perché è appunto entro i confini della casa del marito che tale mondo si limitava. E per riuscire a delineare bene tutte le sfumature di quel mondo bastano invece le figure, perfettamente caratterizzate, delle donne della casa con le quali Songlian dovrà imparare a convivere, insomma, coloro che in quanto donne condividono la sua sorte: la prima signora Yuru, ormai una donna anziana, la più legata al rispetto delle tradizioni ma anche rassegnata al fatto che col passare degli anni il suo ruolo sarà sempre meno importante; la seconda signora Zhuoyun, che nasconde ben altro dietro al calore con cui accoglie la nuova arrivata; la terza signora Meishan, ex cantante d'opera, che suscita molta antipatia a prima vista in quanto si mostra frivola e capricciosa, ma che a mio avviso il personaggio più profondo e meglio riuscito di tutti; infine c'è Yan'er, un'umile cameriera, che tanto vorrebbe entrare in quel mondo ed invidia le concubine, esteriormente sempre servite e riverite.
Chen Zuoqin non appare mai in primo piano, ed il suo viso si vede di rado, e solo in campi lunghi o dietro le tende; al contrario la sua voce si sente spesso, più che altro per dare disposizioni. Anche questa una buona scelta registica, che ben concorda con ciò che Zhang Yimou vuole mostrare: in quel mondo femminile la presenza dell'uomo è spesso fisicamente marginale, ma comunque onnipotente e sempre incombente, e relega le donne a poco più che degli oggetti, delle bambole da esibire, dei giocattoli di cui stancarsi dopo un po', in base ai propri capricci. Ovviamente questo mondo viene da Zhang aspramente criticato, ed indirettamente la critica vuole andare anche alla Cina contemporanea, sempre ancorata alle proprie tradizioni e ad un rigido e inviolabile codice comportamentale.
"Se reciti bene inganni gli altri. Se reciti male, inganni solo te stessa. Se non sai neanche ingannare te stessa, ti restano solo i fantasmi", dice ad un certo punto Meishan a Songlian. Apparentemente si tratta di una scena insignificante, anche se molto suggestiva, con quello scenario ormai imbiancato dalla neve, in cui lo splendido soprano pare riferirsi soltanto al suo immutato attaccamento al palcoscenico, ma in realtà in quel dialogo viene racchiuso il succo della questione, la sintesi della critica di Zhang, perché nulla nel film, scena, frase o semplice inquadratura, è messa lì a caso.
La fotografia, i colori, i costumi di questo film, tutto è bellissimo a vedersi, ma contemporaneamente ci fa meglio comprendere, sentire su noi stessi il terribile senso di oppressione che prova Songlian, la quarta signora (una giovane ma già grandiosa Gong Li, che proprio in questo film noi occidentali abbiamo avuto modo di conoscere), improvvisamente risucchiata da quell'ambiente esteriormente così attraente che poi si rivela così morboso e soffocante.
Che altro dire? Adoro il cinema orientale ed anche dopo aver visto ormai tanti film asiatici trovo che "Lanterne rosse" sia uno dei migliori, un capolavoro, che ovviamente merita il massimo dei voti. Da non perdere!