Osamu Tezuka: Una Vita a Fumetti
Di rado mi accingo a recensire manga, dato che, una volta appurato che le proporzioni sono corrette e che retini e tratteggi sono a posto, rimane poco altro da sviscerare, almeno dal punto di vista estetico. Per adesso mi sono arrogato il diritto di occuparmi solamente di quelli più importanti e divenuti oggetti di culto.
Indi, per mezzo di questo mio spassionato esame, vorrei indurre all'acquisto dei quattro volumi in questione anche il più acerrimo tra i detrattori dell'operato di Osamu Tezuka, che si sa, o si odia o si ama. Alcuni critici, i più spietati, hanno addirittura coniato il malevolo termine 'tezukata', per indicare la presunta stucchevolezza di alcune sue opere (che in realtà peccano solo di un lieve, congenito moralismo, ma pure ciò può essere definito un giudizio affrettato e arbitrario).
Un encomio speciale spetta di diritto a Toshio Ban, ex-assistente di Tezuka (non creditato) che, dopo aver scartabellato tra montagne di documenti e torchiato consanguinei e colleghi, ha saputo circostanziare con estrema meticolosità centinaia di fatti salienti, romanzandoli in maniera adeguata e preservandoli così alle generazioni prossime venture. Vi si alternano, a uno a uno, i vari retroscena della sua intensa vita lavorativa, cominciata quando ricevette i primi manga e, cosa che lo avrebbe segnato più di tutti, gli albi di George McManus: le sue sontuose megalopoli futuristiche e le spassose mimiche di "Arcibaldo e Petronilla" furono assimilate ad una velocità impressionante e poste come base per i suoi primi esperimenti con carta e matita. L'amore sfrenato per gli occhietti dolci e 'cucciolosi' di "Bambi" arrivò solo qualche anno dopo, attivandolo a pieno regime anche nel campo dell'animazione. Sono riportati altresì episodi più o meno noti, come il fortuito incontro lampo con Walt Disney o la lettera ricevuta da Stanley Kubrick. Talora commoventi, come quando lo staff allo stremo delle forze riuscì a consegnare per tempo la prima puntata di "Tetsuwan Atom", mandando in sommo visibilio i fanciulli di due interi continenti (fu trasmesso anche in diverse zone dell'Asia Pacifica e in contemporanea negli States con il nome di "Astro Boy"). Non mancano, infine, i momenti drammatici come i flop dei kolossal cinematografici o il burrascoso collasso della Mushi Productions; e soprattutto i tempi bui del conflitto mondiale, quando le riviste per ragazzi vennero bandite e Tezuka dovette arruolarsi.
Il tratto riprende quello dei grandi maestri del gekiga, seguendo sempre, però, il collaudato schema del compianto Dio dei Manga, ossia il Cinema su Carta. Vignette divise in linee diagonali per conferire dinamicità e movimento, infilate in sequenza verticale come una carrellata di camera in zoomata per renderle cinematiche. Il tratto si evolve come nel ciclo tezukiano. Si parte con visi tondeggianti e sfondi appena abbozzati per arrivare alla maturità artistica, con anatomie e paesaggistica al livello delle migliori tavole di Jiro Taniguchi. Il tutto impreziosito da rare foto d'epoca, dai frontespizi più famosi e da puntuali risguardi della sua sterminata produzione, parte della quale è andata perduta durante la guerra, e un altro cospicuo blocco che invece difficilmente giungerà da noi. Un prezioso saggio di stampo documentaristico presentato rompendo la quarta parete da uno dei personaggi caricaturali più ricorrenti: lo zio Baffone (in tutta probabilità mutuato da qualche cortometraggio dei Famous Studios). L'unico appunto stonato riguarda l'adattamento italiano, io non avrei tradotto le onomatopee dal momento che rese in caratteri romanizzati tolgono un po' di consonanza con insegne e cartelli, rimasti inalterati in kanji e hiragana.
Grazie alla costanza e all'impegno profusi da tutti i collaboratori della Tezuka Pro. possiamo ammirare i vari mutamenti generazionali della mano dell'autore avvenuti nell'arco di quattro decadi:
• Anni '50. Gli inizi, il periodo kodomo (l'infanzia e le prime striscie umoristiche per bambini, poco più che ghirigori)
• Anni '60. Il naturale passaggio alla categoria shonen (l'adolescenza e la passione per la sci-fi e i mezzi meccanici)
• Anni '70. La diramazione seinen (stile usato di frequente nei suoi slice of life storici ambientati in Giappone)
• Anni '80. Il movimento gekiga (tematiche complesse e filosofie adatte a un pubblico adulto con chara e sfondi realistici)
Dulcis in fundo, in appendice troviamo un database 'monstre' (munitevi di lente d'ingrandimento!) con tutte le opere cartacee e video in ordine cronologico. Roba da far impallidire anche il, seppur ottimo, libro redatto da Monica Piovan. Durante la lettura mi sono più volte chiesto se le giornate di Tezuka durassero una quarantina di ore, o qualcosa del genere. Non capisco, infatti, come avrebbe potuto fare in sole 24 ore tutto quello che faceva in un giorno.
Anche altri rispettabili editori ci hanno provato, ma quest'opera, sia per l'elegante stile grafico che per l'accuratezza degli aneddoti presenti, non ha eguali. Come un bambino mingherlino e piagnucolone, ma curioso e intraprendente, ha inventato e sviluppato il concetto di story manga moderno che oggi tutti universalmente conoscono e apprezzano. Raffinato e toccante con un sottile filo di sapiente ironia nei risvolti culminanti per smorzare la tensione, rimarrà impresso nella memoria come i libri letti e riletti in gioventù.
Una biografia curatissima, tassello fondamentale per chi si occupa di storia del fumetto e che funge persino da prontuario per tutti i cartoonist in erba. A mio modesto parere dovrebbe essere un testo obbligatorio nelle scuole internazionali di comics: forse cambierà la vita per sempre agli esordienti e a chi conserva il sogno di diventare creatore di balloon.
Indi, per mezzo di questo mio spassionato esame, vorrei indurre all'acquisto dei quattro volumi in questione anche il più acerrimo tra i detrattori dell'operato di Osamu Tezuka, che si sa, o si odia o si ama. Alcuni critici, i più spietati, hanno addirittura coniato il malevolo termine 'tezukata', per indicare la presunta stucchevolezza di alcune sue opere (che in realtà peccano solo di un lieve, congenito moralismo, ma pure ciò può essere definito un giudizio affrettato e arbitrario).
Un encomio speciale spetta di diritto a Toshio Ban, ex-assistente di Tezuka (non creditato) che, dopo aver scartabellato tra montagne di documenti e torchiato consanguinei e colleghi, ha saputo circostanziare con estrema meticolosità centinaia di fatti salienti, romanzandoli in maniera adeguata e preservandoli così alle generazioni prossime venture. Vi si alternano, a uno a uno, i vari retroscena della sua intensa vita lavorativa, cominciata quando ricevette i primi manga e, cosa che lo avrebbe segnato più di tutti, gli albi di George McManus: le sue sontuose megalopoli futuristiche e le spassose mimiche di "Arcibaldo e Petronilla" furono assimilate ad una velocità impressionante e poste come base per i suoi primi esperimenti con carta e matita. L'amore sfrenato per gli occhietti dolci e 'cucciolosi' di "Bambi" arrivò solo qualche anno dopo, attivandolo a pieno regime anche nel campo dell'animazione. Sono riportati altresì episodi più o meno noti, come il fortuito incontro lampo con Walt Disney o la lettera ricevuta da Stanley Kubrick. Talora commoventi, come quando lo staff allo stremo delle forze riuscì a consegnare per tempo la prima puntata di "Tetsuwan Atom", mandando in sommo visibilio i fanciulli di due interi continenti (fu trasmesso anche in diverse zone dell'Asia Pacifica e in contemporanea negli States con il nome di "Astro Boy"). Non mancano, infine, i momenti drammatici come i flop dei kolossal cinematografici o il burrascoso collasso della Mushi Productions; e soprattutto i tempi bui del conflitto mondiale, quando le riviste per ragazzi vennero bandite e Tezuka dovette arruolarsi.
Il tratto riprende quello dei grandi maestri del gekiga, seguendo sempre, però, il collaudato schema del compianto Dio dei Manga, ossia il Cinema su Carta. Vignette divise in linee diagonali per conferire dinamicità e movimento, infilate in sequenza verticale come una carrellata di camera in zoomata per renderle cinematiche. Il tratto si evolve come nel ciclo tezukiano. Si parte con visi tondeggianti e sfondi appena abbozzati per arrivare alla maturità artistica, con anatomie e paesaggistica al livello delle migliori tavole di Jiro Taniguchi. Il tutto impreziosito da rare foto d'epoca, dai frontespizi più famosi e da puntuali risguardi della sua sterminata produzione, parte della quale è andata perduta durante la guerra, e un altro cospicuo blocco che invece difficilmente giungerà da noi. Un prezioso saggio di stampo documentaristico presentato rompendo la quarta parete da uno dei personaggi caricaturali più ricorrenti: lo zio Baffone (in tutta probabilità mutuato da qualche cortometraggio dei Famous Studios). L'unico appunto stonato riguarda l'adattamento italiano, io non avrei tradotto le onomatopee dal momento che rese in caratteri romanizzati tolgono un po' di consonanza con insegne e cartelli, rimasti inalterati in kanji e hiragana.
Grazie alla costanza e all'impegno profusi da tutti i collaboratori della Tezuka Pro. possiamo ammirare i vari mutamenti generazionali della mano dell'autore avvenuti nell'arco di quattro decadi:
• Anni '50. Gli inizi, il periodo kodomo (l'infanzia e le prime striscie umoristiche per bambini, poco più che ghirigori)
• Anni '60. Il naturale passaggio alla categoria shonen (l'adolescenza e la passione per la sci-fi e i mezzi meccanici)
• Anni '70. La diramazione seinen (stile usato di frequente nei suoi slice of life storici ambientati in Giappone)
• Anni '80. Il movimento gekiga (tematiche complesse e filosofie adatte a un pubblico adulto con chara e sfondi realistici)
Dulcis in fundo, in appendice troviamo un database 'monstre' (munitevi di lente d'ingrandimento!) con tutte le opere cartacee e video in ordine cronologico. Roba da far impallidire anche il, seppur ottimo, libro redatto da Monica Piovan. Durante la lettura mi sono più volte chiesto se le giornate di Tezuka durassero una quarantina di ore, o qualcosa del genere. Non capisco, infatti, come avrebbe potuto fare in sole 24 ore tutto quello che faceva in un giorno.
Anche altri rispettabili editori ci hanno provato, ma quest'opera, sia per l'elegante stile grafico che per l'accuratezza degli aneddoti presenti, non ha eguali. Come un bambino mingherlino e piagnucolone, ma curioso e intraprendente, ha inventato e sviluppato il concetto di story manga moderno che oggi tutti universalmente conoscono e apprezzano. Raffinato e toccante con un sottile filo di sapiente ironia nei risvolti culminanti per smorzare la tensione, rimarrà impresso nella memoria come i libri letti e riletti in gioventù.
Una biografia curatissima, tassello fondamentale per chi si occupa di storia del fumetto e che funge persino da prontuario per tutti i cartoonist in erba. A mio modesto parere dovrebbe essere un testo obbligatorio nelle scuole internazionali di comics: forse cambierà la vita per sempre agli esordienti e a chi conserva il sogno di diventare creatore di balloon.
"Osamu Tezuka - Una biografia manga" è, come dice il titolo, un'opera sulla vita del più grande fumettista giapponese. Uscì in patria nel 1992, a tre anni dalla scomparsa del Maestro. L'edizione italiana si compone di quattro volumi per i tipi della Coconino Press.
Lo spazio riservato all'autore sul frontespizio recita semplicemente "Tezuka Productions"; in effetti il disegnatore - o i disegnatori - senza accredito imita(no) il più possibile il tratto del "Dio dei Manga"; si potrebbe pertanto dire che Tezuka si sia trasformato in uno dei suoi personaggi. Il ruolo di narratore (peraltro assai poco invasivo) è affidato proprio ad uno di questi, Shunsaku Ban (l'ometto pelato coi baffoni), che segue le varie fasi della vita di Tezuka dall'infanzia fino alla morte. Ne esce una figura poliedrica, che compì diligentemente i propri studi di medicina arrivando a conseguire la laurea e la specializzazione, che era appassionatissimo di cinema e musica e, tuttavia, fu in grado di realizzare una produzione fumettistica e d'animazione sterminata, mantenendo (e imponendo ai propri collaboratori) dei ritmi di lavoro sovrumani che con ogni probabilità contribuirono a portarlo nella tomba anzitempo.
Per chiunque abbia passione per l'animazione e l'arte del fumetto, specie se giapponesi, si tratta di una lettura avvincente, che permette di ricostruire un grande quadro unitario mettendo insieme tanti tasselli su Tezuka che magari erano noti già da prima. Stranamente, non vi è nessuna suddivisione in capitoli (sebbene l'ordine cronologico sia sostanzialmente rispettato) e la suddivisione in quattro volumi è puramente arbitraria.
Diversi appunti andrebbero fatti ai traduttori/curatori dell'opera: molti nomi occidentali sono stati traslitterati dalla scrittura giapponese quasi "tirando a indovinare", senza controllarne l'esattezza, e per diverse opere del maestro si è scelta una traduzione letterale diversa dal titolo con cui sono state edite in Italia, che sarebbe stato doveroso indicare almeno nelle note a piè di pagina, che pure non mancano.
Lo spazio riservato all'autore sul frontespizio recita semplicemente "Tezuka Productions"; in effetti il disegnatore - o i disegnatori - senza accredito imita(no) il più possibile il tratto del "Dio dei Manga"; si potrebbe pertanto dire che Tezuka si sia trasformato in uno dei suoi personaggi. Il ruolo di narratore (peraltro assai poco invasivo) è affidato proprio ad uno di questi, Shunsaku Ban (l'ometto pelato coi baffoni), che segue le varie fasi della vita di Tezuka dall'infanzia fino alla morte. Ne esce una figura poliedrica, che compì diligentemente i propri studi di medicina arrivando a conseguire la laurea e la specializzazione, che era appassionatissimo di cinema e musica e, tuttavia, fu in grado di realizzare una produzione fumettistica e d'animazione sterminata, mantenendo (e imponendo ai propri collaboratori) dei ritmi di lavoro sovrumani che con ogni probabilità contribuirono a portarlo nella tomba anzitempo.
Per chiunque abbia passione per l'animazione e l'arte del fumetto, specie se giapponesi, si tratta di una lettura avvincente, che permette di ricostruire un grande quadro unitario mettendo insieme tanti tasselli su Tezuka che magari erano noti già da prima. Stranamente, non vi è nessuna suddivisione in capitoli (sebbene l'ordine cronologico sia sostanzialmente rispettato) e la suddivisione in quattro volumi è puramente arbitraria.
Diversi appunti andrebbero fatti ai traduttori/curatori dell'opera: molti nomi occidentali sono stati traslitterati dalla scrittura giapponese quasi "tirando a indovinare", senza controllarne l'esattezza, e per diverse opere del maestro si è scelta una traduzione letterale diversa dal titolo con cui sono state edite in Italia, che sarebbe stato doveroso indicare almeno nelle note a piè di pagina, che pure non mancano.
Quest'opera è eccezionale. In quattro volumi, per un totale di quasi 1000 pagine, viene illustrata in grande dettaglio la vita di Osamu Tezuka, il Dio dei manga.
Il primo volume copre gli anni 1928-1943 e parla dell'infanzia di Tezuka. Apprendiamo che già fin dalle elementari Osamu realizza manga ed addirittura animazioni (!) semplicemente designando piccole figurine sui bordi di un quaderno e sfogliando le pagine a gran velocità. Il padre di Tezuka è un appassionato di cinema e delle produzioni occidentali e così il giovane Osamu conosce le animazioni di Walt Disney fin da piccolo, una passione che gli resterà per tutta la vita. All'infanzia risale anche la sua passione per gli insetti, su cui Osamu scrive e disegna un volume enciclopedico illustrato mentre è alle medie (e realizzerà opere simili anche nella maturità). In questo periodo si formano le convinzioniantimilitariste di Tezuka, che vede in prima persona gli orrori della seconda guerra mondiale e del primo dopoguerra. Non mancano gli aneddoti sul giovane Osamu, per esempio il fatto che i suoi capelli ribelli sono stati l'ispirazione per il ciuffo di Astroboy.
Il secondo volume (1944-1959) parla della giovinezza di Tezuka e di come diventi il più grande mangaka di tutti i tempi in pochissimi anni, inventando praticamente ex-novo il concetto di "story manga" e realizzando opere quali "La nuova isola del tesoro" (1947), "Il mondo perduto" (1948), "Metropolis" (1949), "Kimba il leone bianco" (1950), "La principessa Zaffiro" (1951) e moltissime altre. Si evidenzia la fondamentale influenza di Tezuka sui giovani mangaka, in particolare su nomi come quelli di Shotaro Ishinomori, Hideko Mizuno e Leiji Matsumoto, tutti suoi assistenti per un periodo più o meno lungo. Non mancano gli aneddoti su Tezuka inseguito dagli editor e si parla diffusamente del famoso appartamento di Tokiwaso a Tokyo, l'appartamento dei fumettisti. È qui che Tezuka mette in piedi il sistema di produzione moderno dei manga, basato sulla divisione dei ruoli e gli assistenti. Viene dedicata qualche pagina anche alla morte di Eichi Fukui, mangaka morto per superlavoro, oggi dimenticato ma che all'epoca Tezuka considerava un degno rivale. Sul finire degli anni cinquanta Tezuka scrive e disegna i Lion Books, una pietra miliare nella storia della fantascienza giapponese. Negli stessi anni Tezuka oltre a disegnare si laurea in medicina, lavora in ospedale, si iscrive ad un corso di dottorato, si sposa e finisce con un Ph. D. in biologia!
Il terzo volume (1960-1974) parla del rapporto tra Tezuka e l'animazione, a partire dalla sua collaborazione con la Toei per il film di Sayuki, tratto da un suo manga degli anni cinquanta, alla fondazione della Mushi productions, la casa prima casa produttrice di anime della storia, creatrice di Astroboy (il primo anime!), Kimba il leone bianco (il primo anime a colori!), the Monkey (la seconda versione della leggenda del Sayuki) e La Principessa Zaffiro. In questo periodo a Tezuka capita di tutto: gli scrive addirittura un certo Stanley Kubrik, fan di Astroboy, che gli chiede di andare a Londra per disegnare un film di fantascienza che vuole chiamare "2001 Odissea nello spazio"! Tezuka rifiuterà per i troppo impegni. La biografia arriva anche a parlare della crisi della Mushi: a causa dei debiti Tezuka è costretto a dimettersi dal ruolo di presidente nel 1971 e la società fallisce nel 1973. Tezuka si dà a film sperimentali per adulti come "Le Mille e una notte" e "Cleopatra", che però costano molto di più di quanto non rendano. È il periodo più buio per Tezuka, ridotto finanziariamente sul lastrico, ormai dato per spacciato e considerato dai giovani un vecchio maestro che non ha più nulla da dire, ancorato a tematiche vecchie e infantili. Ciò nonostante sul finire del 1973 sorprende tutti con "Black Jack", che si risolve in un trionfo di pubblico. A questo seguono "Buddha", "I Tre Occhi" e molti altri manga di grande successo: Tezuka è di nuovo il mangaka di riferimento di tutto il Giappone.
Il quarto volume copre gli anni 1975-1989. Parla dei viaggi di Tezuka all'isola di Pasqua e negli States, dove inventa il personaggio dell'unicorno Unico. È uno di molti film di successo realizzati per il cinema. Dal 1977 al 1983 viene anche pubblicata l'opera omnia del maestro, in 300 volumi: purtroppo però la pubblicazione è incompleta perché nel frattempo ha realizzato molti altri manga e ancora di più ne realizzerà successivamente. In questo periodo Tezuka disegna molte delle sue opere più impegnate, come "La storia dei tre Adolf". Lavora alla saga della Fenice fino alla fine, ma la lascia incompiuta, così come "Ludwig" e il "Neo Faust", manga che ha in lavorazione al momento della sua morte.
La biografia si conclude con un'utilissima lista cronologica delle opere di Tezuka (manga e anime). Tutti i volumi sono densissimi di informazioni ed estremamente interessanti. Quest'opera enciclopedica non può mancare nella biblioteca di un appassionato di mange e anime. L'unico neo è il costo, ma per conoscere tutto di Tezuka ne vale la pena.
Il primo volume copre gli anni 1928-1943 e parla dell'infanzia di Tezuka. Apprendiamo che già fin dalle elementari Osamu realizza manga ed addirittura animazioni (!) semplicemente designando piccole figurine sui bordi di un quaderno e sfogliando le pagine a gran velocità. Il padre di Tezuka è un appassionato di cinema e delle produzioni occidentali e così il giovane Osamu conosce le animazioni di Walt Disney fin da piccolo, una passione che gli resterà per tutta la vita. All'infanzia risale anche la sua passione per gli insetti, su cui Osamu scrive e disegna un volume enciclopedico illustrato mentre è alle medie (e realizzerà opere simili anche nella maturità). In questo periodo si formano le convinzioniantimilitariste di Tezuka, che vede in prima persona gli orrori della seconda guerra mondiale e del primo dopoguerra. Non mancano gli aneddoti sul giovane Osamu, per esempio il fatto che i suoi capelli ribelli sono stati l'ispirazione per il ciuffo di Astroboy.
Il secondo volume (1944-1959) parla della giovinezza di Tezuka e di come diventi il più grande mangaka di tutti i tempi in pochissimi anni, inventando praticamente ex-novo il concetto di "story manga" e realizzando opere quali "La nuova isola del tesoro" (1947), "Il mondo perduto" (1948), "Metropolis" (1949), "Kimba il leone bianco" (1950), "La principessa Zaffiro" (1951) e moltissime altre. Si evidenzia la fondamentale influenza di Tezuka sui giovani mangaka, in particolare su nomi come quelli di Shotaro Ishinomori, Hideko Mizuno e Leiji Matsumoto, tutti suoi assistenti per un periodo più o meno lungo. Non mancano gli aneddoti su Tezuka inseguito dagli editor e si parla diffusamente del famoso appartamento di Tokiwaso a Tokyo, l'appartamento dei fumettisti. È qui che Tezuka mette in piedi il sistema di produzione moderno dei manga, basato sulla divisione dei ruoli e gli assistenti. Viene dedicata qualche pagina anche alla morte di Eichi Fukui, mangaka morto per superlavoro, oggi dimenticato ma che all'epoca Tezuka considerava un degno rivale. Sul finire degli anni cinquanta Tezuka scrive e disegna i Lion Books, una pietra miliare nella storia della fantascienza giapponese. Negli stessi anni Tezuka oltre a disegnare si laurea in medicina, lavora in ospedale, si iscrive ad un corso di dottorato, si sposa e finisce con un Ph. D. in biologia!
Il terzo volume (1960-1974) parla del rapporto tra Tezuka e l'animazione, a partire dalla sua collaborazione con la Toei per il film di Sayuki, tratto da un suo manga degli anni cinquanta, alla fondazione della Mushi productions, la casa prima casa produttrice di anime della storia, creatrice di Astroboy (il primo anime!), Kimba il leone bianco (il primo anime a colori!), the Monkey (la seconda versione della leggenda del Sayuki) e La Principessa Zaffiro. In questo periodo a Tezuka capita di tutto: gli scrive addirittura un certo Stanley Kubrik, fan di Astroboy, che gli chiede di andare a Londra per disegnare un film di fantascienza che vuole chiamare "2001 Odissea nello spazio"! Tezuka rifiuterà per i troppo impegni. La biografia arriva anche a parlare della crisi della Mushi: a causa dei debiti Tezuka è costretto a dimettersi dal ruolo di presidente nel 1971 e la società fallisce nel 1973. Tezuka si dà a film sperimentali per adulti come "Le Mille e una notte" e "Cleopatra", che però costano molto di più di quanto non rendano. È il periodo più buio per Tezuka, ridotto finanziariamente sul lastrico, ormai dato per spacciato e considerato dai giovani un vecchio maestro che non ha più nulla da dire, ancorato a tematiche vecchie e infantili. Ciò nonostante sul finire del 1973 sorprende tutti con "Black Jack", che si risolve in un trionfo di pubblico. A questo seguono "Buddha", "I Tre Occhi" e molti altri manga di grande successo: Tezuka è di nuovo il mangaka di riferimento di tutto il Giappone.
Il quarto volume copre gli anni 1975-1989. Parla dei viaggi di Tezuka all'isola di Pasqua e negli States, dove inventa il personaggio dell'unicorno Unico. È uno di molti film di successo realizzati per il cinema. Dal 1977 al 1983 viene anche pubblicata l'opera omnia del maestro, in 300 volumi: purtroppo però la pubblicazione è incompleta perché nel frattempo ha realizzato molti altri manga e ancora di più ne realizzerà successivamente. In questo periodo Tezuka disegna molte delle sue opere più impegnate, come "La storia dei tre Adolf". Lavora alla saga della Fenice fino alla fine, ma la lascia incompiuta, così come "Ludwig" e il "Neo Faust", manga che ha in lavorazione al momento della sua morte.
La biografia si conclude con un'utilissima lista cronologica delle opere di Tezuka (manga e anime). Tutti i volumi sono densissimi di informazioni ed estremamente interessanti. Quest'opera enciclopedica non può mancare nella biblioteca di un appassionato di mange e anime. L'unico neo è il costo, ma per conoscere tutto di Tezuka ne vale la pena.