Jeeg Robot d'Acciaio
In meno di un ora ho letto questi due volumetti e devo dire che le mie aspettative erano alte nonostante sapessi due cose: una che questo manga è considerato un’opera minore di Nagai, due che è senza finale.
Prima considerazione: anche se un’opera minore Nagai l’ha comunque progettata per aver successo e gli ha dedicato tempo perché utile al lancio della serie tv del 1975 che in Italia è diventata negli anni ‘80 popolare quanto la serie tv di Goldrake.
Seconda considerazione: a differenza del manga di Devilman Nagai non ha mai lavorato con ardore ai suoi manga robotici. Salvo recuperarli in seguito (vedi le varie vite di Mazinger) o lasciarli nelle mani di qualcuno che ci tiene come Ken Ishikawa e i suoi Getter.
Per quanto riguarda la mancanza di finale… beh ho amato un mucchio di manga di cui non conosco la fine in quanto o sono in corso, o hanno un finale eccessivamente aperto oppure sono interrotti.
Passiamo ora al manga: sono in tutto dieci episodi in cui troviamo spunti interessanti in quasi tutti, delusi però dalla velocità in cui si arriva a fine episodio. Nessuno scontro epico, nessun personaggio che giganteggia per personalità. Hiroshi accetta il suo essere cyborg senza problemi a differenza dell’anime, vive infatti una vita normalissima.
I cattivi invece inventano piani che mostrano quanto siano spietati ma compare Hiroshi che in qualunque situazione si trasforma in Jeeg (di cui è la testa), combatte e vince.
Il mistero della campana non esiste nella versione manga e sul finale del secondo volume fa la sua comparsa l’imperatore Ryoma che arriva dallo spazio ma che un tempo (prima dell’Impero Yamatai) governava la Terra e ora – a distanza di millenni – ne sente la mancanza.
I disegni sono buoni per un opera di 50 anni fa ma troviamo anche all’epoca cose migliori.
Pur trattandosi di uno shonen credo si potesse calcare la mano un po’ di più in fondo Violence Jack è uscito due anni prima di questo manga e credo che la fantasia di Nagai potesse creare qualcosa di simile ma in cui lottavano i robot.
Voto: sei.
Prima considerazione: anche se un’opera minore Nagai l’ha comunque progettata per aver successo e gli ha dedicato tempo perché utile al lancio della serie tv del 1975 che in Italia è diventata negli anni ‘80 popolare quanto la serie tv di Goldrake.
Seconda considerazione: a differenza del manga di Devilman Nagai non ha mai lavorato con ardore ai suoi manga robotici. Salvo recuperarli in seguito (vedi le varie vite di Mazinger) o lasciarli nelle mani di qualcuno che ci tiene come Ken Ishikawa e i suoi Getter.
Per quanto riguarda la mancanza di finale… beh ho amato un mucchio di manga di cui non conosco la fine in quanto o sono in corso, o hanno un finale eccessivamente aperto oppure sono interrotti.
Passiamo ora al manga: sono in tutto dieci episodi in cui troviamo spunti interessanti in quasi tutti, delusi però dalla velocità in cui si arriva a fine episodio. Nessuno scontro epico, nessun personaggio che giganteggia per personalità. Hiroshi accetta il suo essere cyborg senza problemi a differenza dell’anime, vive infatti una vita normalissima.
I cattivi invece inventano piani che mostrano quanto siano spietati ma compare Hiroshi che in qualunque situazione si trasforma in Jeeg (di cui è la testa), combatte e vince.
Il mistero della campana non esiste nella versione manga e sul finale del secondo volume fa la sua comparsa l’imperatore Ryoma che arriva dallo spazio ma che un tempo (prima dell’Impero Yamatai) governava la Terra e ora – a distanza di millenni – ne sente la mancanza.
I disegni sono buoni per un opera di 50 anni fa ma troviamo anche all’epoca cose migliori.
Pur trattandosi di uno shonen credo si potesse calcare la mano un po’ di più in fondo Violence Jack è uscito due anni prima di questo manga e credo che la fantasia di Nagai potesse creare qualcosa di simile ma in cui lottavano i robot.
Voto: sei.
“Jeeg” (noto come “Koutetsu Jeeg” in Giappone, “Steel Jeeg” in America, “El Vengador” in Spagna e “Jeeg Robot D’Acciaio” qua in Italia”) è un manga shounen pubblicato sulla rivista TV Magazine della casa editrice Kodansha, con Go Nagai ai testi e Tatsuya Yasuda (suo “discepolo” ed assistente) ai disegni, edito in Italia per la casa editrice JPop in 2 volumetti.
Il duo di autori, sempre negli stessi ruoli già citati, collaborerà anche per l’adattamento manga della serie “V-Visitors”, edita per Hikari.
Il progetto di creazione di Jeeg nasce nel ‘74, quando la Toei richiede a Nagai la creazione di una serie in cui tre piloti guidano un robot componibile da tre navicelle che, in base alle diverse combinazioni dei velivoli, può avere tre diverse trasformazioni. La serie in questione diveterà poi “Getter Robot”, ma verrà conservata l’idea scartata in cui i tre piloti erano dei cyborg, che come vedremo sarà base per Jeeg.
In seguito all’enorme successo di Getter Robot e alla grande vendita di giocattoli e modellini da parte dell’azienda Popy, la rivale ditta Takara richiederà a Go Nagai la creazione di un robot il quale si trasformi grazie all’elettromagnetismo.
Così Nagai, ispirandosi anche alla bestia meccanica, nemica di Mazinger Z, Deimos F3 (che poteva comporre e scomporre il suo corpo a piacimento) crea Jeeg D’Acciaio, in cui il protagonista Hiroshi Shiba è un cyborg che può trasformarsi nella testa del mecha, concetto innovativo nel suo genere, perché il pilota del robot costituisce parte del robot stesso, unendo quindi il meccanico ed il biologico.
Inoltre, a differenza dei manga e degli anime Nagaiani precedenti, qua la fazione nemica sarà composta dall’ “Impero Jamatai”, realmente esistito in Giappone nel “Periodo Yayoi”, (guidato dalla Regina Himika e dai suoi Tre Ministri) andando quindi a trattare temi cari ai giapponesi stessi poiché direttamente facenti parte della loro storia.
Jeeg nascerà inizialmente, quindi, come manga, che precede la serie animata prodotta da Toei di ben 6 mesi; da noi arrivata 4 anni più tardi, nel 1979, riscuoterà un incredibile successo e guadagnerà un’enorme fama, segnando una generazione.
Il manga, rispetto alla serie animata, è caratterizzato da una grossa mole di violenza e da un tema cupo e pessimistico, oltre ad avere diverse differenze nella storia; ciononostante, possiamo ritrovarci tutti quei temi e quelle caratteristiche che verranno sviluppate in maniera molto ampia successivamente, proprio nell’anime.
Il canovaccio utilizzato per la narrazione, in entrambi i media, è praticamente episodico, abbastanza comune per l’epoca nella serializzazione di serie mecha settimanali.
Nonostante la narrazione, figlia di quegli anni, e la povera (sennòn praticamente assente) caratterizzazione dei personaggi, sono riuscito ad apprezzare questo manga: venendo dalla serie animata (il quale caratterizza e fa interagire tra loro i personaggi in maniera ottima) per me è stata una sorpresa vedere Jeeg in una veste differente, buia e violenta.
Hiroshi (oltre a differire a livello di character design) qua non è in conflitto col padre per averlo reso un cyborg, anzi, ne è praticamente debitore e compie ogni suo ordine con fervente obbedienza; diverso è anche il suo carattere rispetto al cartone: qui, eccezion fatta per 2 pagine del capitolo 3 (“Yamata No Orochi”) in cui viene presentata ma subito superata la sua tristezza nel sentirsi solo e nel non avere più un corpo umano, (tema che comunque verrà molto ben approfondito nell’anime) Hiroshi non presenta grande profondità psicologica, quando invece nell’anime quest’ultimo era in continua lotta con se stesso, non solo per la già citata condizione di non umano ma anche dell’enorme peso di cui doveva farsi carico nella responsabilità che richiedeva il diventare improvvisamente difensore del Giappone, senza considerare poi la difesa della madre e della sorella.
Anche personaggi come Kikue (la madre di Hiroshi) o Miwa (completamente differente a livello fisico) non hanno lo spessore psicologico che invece presentano nel cartone, per non contare personaggi come Flora, Don e Pancho, Shorty, Takeru, che qui non sono proprio presenti.
Come nel caso di Hiroshi, differente è anche la condizione della Regina Himika, molto più demoniaca e violenta rispetto alla sua controparte animata; purtroppo, nemmeno tra i nemici vi è presente uno di essi, che siano la Regina o i Tre Ministri, che abbia una grossa caratterizzazione, ad eccezione (forse) solo di Amaso, che comunque non ha spessore, ma semplicemente crea piani (nell’inutile tentativo di sconfiggere Jeeg) più articolati.
Qui, però, è interessante vedere il tema celato (ma presente, e che verrà approfondito nell’adattamento animato) dell’impotenza umana, il quale per questo ricorda “Devilman”. Il professor Shiba, nel “riportare in vita” Hiroshi, sostituisce il suo corpo di carne ed ossa con un corpo resistente ed immutabile di acciaio, facendogli superare lo stato di essere umano. Gli stessi Ministri, nei vari attacchi a Jeeg, fanno leva sui suoi deboli sentimenti umani, ed il presunto Messagero di Dio (del capitolo 9, “L’invasore dal cosmo”) desidera l’annientamento degli esseri umani, creature stolte e deboli che si sono ribellate a Dio, il quale gli aveva fatto dono della sapienza.
Il tratto di Yasuda è molto simile a quello del maestro Nagai, definito e spesso, con un persistente uso del nero, ma da cui si discosta leggermente perché più delineato.
Nonostante la brusca interruzione sul finale, avvenuta poco prima dell’inizio della trasmissione dell’anime, e nonostante le pecche già citate, sono riuscito ad apprezzare tutti i capitoli, soprattutto quelli del secondo volume.
PENSIERO FINALE
“Jeeg Robot D’Acciaio” mi ha saputo intrattenere, nonostante la poco presente caratterizzazione dei personaggi e la narrazione utilizzata.
Consiglio quindi la lettura di questo manga a tutti coloro che sono appasionati del genere mecha e a coloro che hanno visto la serie animata, abbandonando il presupposto di addentrarsi in un cult come quest’ultima, bensì con l’obbiettivo di voler scoprire il primissimo progetto su Jeeg ed una versione diversa dal cartone e dai toni più violenti e cupi.
Voto: 6,5
Il duo di autori, sempre negli stessi ruoli già citati, collaborerà anche per l’adattamento manga della serie “V-Visitors”, edita per Hikari.
Il progetto di creazione di Jeeg nasce nel ‘74, quando la Toei richiede a Nagai la creazione di una serie in cui tre piloti guidano un robot componibile da tre navicelle che, in base alle diverse combinazioni dei velivoli, può avere tre diverse trasformazioni. La serie in questione diveterà poi “Getter Robot”, ma verrà conservata l’idea scartata in cui i tre piloti erano dei cyborg, che come vedremo sarà base per Jeeg.
In seguito all’enorme successo di Getter Robot e alla grande vendita di giocattoli e modellini da parte dell’azienda Popy, la rivale ditta Takara richiederà a Go Nagai la creazione di un robot il quale si trasformi grazie all’elettromagnetismo.
Così Nagai, ispirandosi anche alla bestia meccanica, nemica di Mazinger Z, Deimos F3 (che poteva comporre e scomporre il suo corpo a piacimento) crea Jeeg D’Acciaio, in cui il protagonista Hiroshi Shiba è un cyborg che può trasformarsi nella testa del mecha, concetto innovativo nel suo genere, perché il pilota del robot costituisce parte del robot stesso, unendo quindi il meccanico ed il biologico.
Inoltre, a differenza dei manga e degli anime Nagaiani precedenti, qua la fazione nemica sarà composta dall’ “Impero Jamatai”, realmente esistito in Giappone nel “Periodo Yayoi”, (guidato dalla Regina Himika e dai suoi Tre Ministri) andando quindi a trattare temi cari ai giapponesi stessi poiché direttamente facenti parte della loro storia.
Jeeg nascerà inizialmente, quindi, come manga, che precede la serie animata prodotta da Toei di ben 6 mesi; da noi arrivata 4 anni più tardi, nel 1979, riscuoterà un incredibile successo e guadagnerà un’enorme fama, segnando una generazione.
Il manga, rispetto alla serie animata, è caratterizzato da una grossa mole di violenza e da un tema cupo e pessimistico, oltre ad avere diverse differenze nella storia; ciononostante, possiamo ritrovarci tutti quei temi e quelle caratteristiche che verranno sviluppate in maniera molto ampia successivamente, proprio nell’anime.
Il canovaccio utilizzato per la narrazione, in entrambi i media, è praticamente episodico, abbastanza comune per l’epoca nella serializzazione di serie mecha settimanali.
Nonostante la narrazione, figlia di quegli anni, e la povera (sennòn praticamente assente) caratterizzazione dei personaggi, sono riuscito ad apprezzare questo manga: venendo dalla serie animata (il quale caratterizza e fa interagire tra loro i personaggi in maniera ottima) per me è stata una sorpresa vedere Jeeg in una veste differente, buia e violenta.
Hiroshi (oltre a differire a livello di character design) qua non è in conflitto col padre per averlo reso un cyborg, anzi, ne è praticamente debitore e compie ogni suo ordine con fervente obbedienza; diverso è anche il suo carattere rispetto al cartone: qui, eccezion fatta per 2 pagine del capitolo 3 (“Yamata No Orochi”) in cui viene presentata ma subito superata la sua tristezza nel sentirsi solo e nel non avere più un corpo umano, (tema che comunque verrà molto ben approfondito nell’anime) Hiroshi non presenta grande profondità psicologica, quando invece nell’anime quest’ultimo era in continua lotta con se stesso, non solo per la già citata condizione di non umano ma anche dell’enorme peso di cui doveva farsi carico nella responsabilità che richiedeva il diventare improvvisamente difensore del Giappone, senza considerare poi la difesa della madre e della sorella.
Anche personaggi come Kikue (la madre di Hiroshi) o Miwa (completamente differente a livello fisico) non hanno lo spessore psicologico che invece presentano nel cartone, per non contare personaggi come Flora, Don e Pancho, Shorty, Takeru, che qui non sono proprio presenti.
Come nel caso di Hiroshi, differente è anche la condizione della Regina Himika, molto più demoniaca e violenta rispetto alla sua controparte animata; purtroppo, nemmeno tra i nemici vi è presente uno di essi, che siano la Regina o i Tre Ministri, che abbia una grossa caratterizzazione, ad eccezione (forse) solo di Amaso, che comunque non ha spessore, ma semplicemente crea piani (nell’inutile tentativo di sconfiggere Jeeg) più articolati.
Qui, però, è interessante vedere il tema celato (ma presente, e che verrà approfondito nell’adattamento animato) dell’impotenza umana, il quale per questo ricorda “Devilman”. Il professor Shiba, nel “riportare in vita” Hiroshi, sostituisce il suo corpo di carne ed ossa con un corpo resistente ed immutabile di acciaio, facendogli superare lo stato di essere umano. Gli stessi Ministri, nei vari attacchi a Jeeg, fanno leva sui suoi deboli sentimenti umani, ed il presunto Messagero di Dio (del capitolo 9, “L’invasore dal cosmo”) desidera l’annientamento degli esseri umani, creature stolte e deboli che si sono ribellate a Dio, il quale gli aveva fatto dono della sapienza.
Il tratto di Yasuda è molto simile a quello del maestro Nagai, definito e spesso, con un persistente uso del nero, ma da cui si discosta leggermente perché più delineato.
Nonostante la brusca interruzione sul finale, avvenuta poco prima dell’inizio della trasmissione dell’anime, e nonostante le pecche già citate, sono riuscito ad apprezzare tutti i capitoli, soprattutto quelli del secondo volume.
PENSIERO FINALE
“Jeeg Robot D’Acciaio” mi ha saputo intrattenere, nonostante la poco presente caratterizzazione dei personaggi e la narrazione utilizzata.
Consiglio quindi la lettura di questo manga a tutti coloro che sono appasionati del genere mecha e a coloro che hanno visto la serie animata, abbandonando il presupposto di addentrarsi in un cult come quest’ultima, bensì con l’obbiettivo di voler scoprire il primissimo progetto su Jeeg ed una versione diversa dal cartone e dai toni più violenti e cupi.
Voto: 6,5
Questo Manga si è rivelato davvero una pessima opera, io non ho ancora letto le altre opere di Go Nagai (lo farò presto) ne lo giudicherò per questo lavoro visto che i più popolari sono altri ma se devo giudicare a se questo fumetto risulta pessimo.
Non presenta particolari pregi, dal azione ripetitiva alla pessima caratterizzazione dei personaggi anzi la caratterizzazione è del tutto assente, sono estremamente piatti e non compensano nemmeno con del carisma, sono totalmente del tutto unidimensionali, forse l'unico che si salva è uno degli antagonisti Amaso, comunque caratterizzato male in generale, lo considero il migliore solo perché l'ho preso in simpatia, tra tutti è l'unico che si degna di fare piani e non usare i soliti attacchi monotoni come fa il protagonista.
Partiamo dalla trama, praticamente assente ridotta al osso, alieni che ogni volta attaccano venendo sconfitti, sempre! in compenso i combattimenti risultano avvincenti? neanche quello! e proprio quando sembravano cambiare le cose alla fine del volume 2 la storia si chiude senza finale, dunque si può dire che aveva delle potenzialità? no nemmeno quelle, avrebbe comunque preso di rado la sufficienza, forse e ribadisco forse.
Non si riesce a non parlare cosi male di quest'opera, non solo è totalmente priva di contenuto ma perfino definirla mediocre darebbe un compimento visto che la monotonia la fa da padrone e a ripetersi poi non sono momenti entusiasmanti ma combattimenti casuali che non emozionerebbero nemmeno un bambino di cinque anni, risultava totalmente noioso, non vedevo l'ora di concludere la lettura, un senso di nausea mi persuadeva continuamente e non per modo di dire.
Totalmente sconsigliato, non so come sia l'Anime io sto giudicando questo fumetto, un 4 è molto generoso da parte mia, non gli do di meno perché non voglio commettere lo stesso errore di chi da il voto più basso possibile per abbassare il voto medio del prodotto ma Jeeg se lo meriterebbe, un 4 comunque da l'idea di quanto risulti pessimo e privo di aspetti positivi, statene alla larga, non solo non c'è quasi niente a contenuti(niente messaggi, emozioni, coinvolgimento, adrenalina, comicità... proprio niente!) ma quel poco che c'è risulta pure pessimo!
Non presenta particolari pregi, dal azione ripetitiva alla pessima caratterizzazione dei personaggi anzi la caratterizzazione è del tutto assente, sono estremamente piatti e non compensano nemmeno con del carisma, sono totalmente del tutto unidimensionali, forse l'unico che si salva è uno degli antagonisti Amaso, comunque caratterizzato male in generale, lo considero il migliore solo perché l'ho preso in simpatia, tra tutti è l'unico che si degna di fare piani e non usare i soliti attacchi monotoni come fa il protagonista.
Partiamo dalla trama, praticamente assente ridotta al osso, alieni che ogni volta attaccano venendo sconfitti, sempre! in compenso i combattimenti risultano avvincenti? neanche quello! e proprio quando sembravano cambiare le cose alla fine del volume 2 la storia si chiude senza finale, dunque si può dire che aveva delle potenzialità? no nemmeno quelle, avrebbe comunque preso di rado la sufficienza, forse e ribadisco forse.
Non si riesce a non parlare cosi male di quest'opera, non solo è totalmente priva di contenuto ma perfino definirla mediocre darebbe un compimento visto che la monotonia la fa da padrone e a ripetersi poi non sono momenti entusiasmanti ma combattimenti casuali che non emozionerebbero nemmeno un bambino di cinque anni, risultava totalmente noioso, non vedevo l'ora di concludere la lettura, un senso di nausea mi persuadeva continuamente e non per modo di dire.
Totalmente sconsigliato, non so come sia l'Anime io sto giudicando questo fumetto, un 4 è molto generoso da parte mia, non gli do di meno perché non voglio commettere lo stesso errore di chi da il voto più basso possibile per abbassare il voto medio del prodotto ma Jeeg se lo meriterebbe, un 4 comunque da l'idea di quanto risulti pessimo e privo di aspetti positivi, statene alla larga, non solo non c'è quasi niente a contenuti(niente messaggi, emozioni, coinvolgimento, adrenalina, comicità... proprio niente!) ma quel poco che c'è risulta pure pessimo!
Go Nagai delude totalmente con questo manga che si rivela essere una versione breve ed insipida della serie televisiva. Trama appena sufficiente con mancanza di un finale vero e proprio e personaggi scarsamente caratterizzati. I disegni del discepolo, Tatsuya Yasuda, non raggiungono quelli del maestro ed anzi si rivelano essere piuttosto anonimi. Giudizio mediocre anche a fronte della sempre solita ottima edizione D-Visual