Creamy Mami - L'Incantevole Creamy
<i>“Parimpampum eccomi qua.
Parimpampum ma chi lo sa?
Se babbo, mamma e Toshio
lo san che Yu son proprio io.”</i>
Questa bella frasetta la conosciamo tutti, penso.
Tutti i nati negli anni ’80 conoscono benissimo L’incantevole Creamy, eccelsa serie majokko del 1983 trasmessa con grande successo nel nostro paese sin da metà degli 80s e più volte replicata dalle nostre emittenti.
Quello che non è altrettanto noto a tutti è che, nello stesso anno 1983, fu tratto dalla popolare serie animata un fumetto in due volumi, realizzato da Kazunori Itoh e Yuko Kitagawa, gli stessi autori della serie originale, per la casa editrice Kodansha e giunto anche da noi, nel corso del 1999, pubblicato su quella rivista, bellissima ma ahimè anche un po’ sfortunata, che rispondeva al nome di Amici dell’editore Star Comics.
Essendo circa una decina d’anni che non rivedo l’anime, di cui mantengo dei ricordi ormai piuttosto vaghi, non mi dilungherò troppo in un discorso approfondito di somiglianze e differenze tra la versione animata e quella cartacea, sebbene le due cose siano talmente legate da impedirmi di evitare di citarle entrambe, anche se è del manga che parliamo.
Il manga di Creamy, che qui riottiene il suo nome originale Creamy Mami toltole dai nostri adattatori televisivi, è uno dei rari casi di adattamento dalla TV, una riduzione realizzata a posteriori per sfruttare il successo dell’anime (per intenderci, è la stessa situazione dei manga di Evangelion o Wolf’s Rain). Credenza comune vuole che quando è un anime a diventare manga e non, come di norma accade, il contrario, la versione cartacea sia sempre di molto inferiore a quella animata, e in un certo senso possiamo dire che è il nostro caso.
La storia è sempre quella, arcinota, della piccola Yu Morisawa, bimba di quinta elementare che riceve dai folletti alieni Posi e Nega una bacchetta magica capace di trasformarla in una ragazza adulta e bellissima. Notata da un produttore discografico, la ragazza verrà coinvolta suo malgrado nel mondo dello spettacolo, diventando un’idol in ascesa col nome d’arte di Creamy Mami.
A lei si interessa, nel particolare, il giovane Toshio Otomo, amico d’infanzia di Yu che per l’avvenente cantante si prende una gran bella sbandata, ovviamente ignorando che si tratta, in realtà, della sua stessa amica…
Si tratta di una trama che, per quanto possa sembrare banale oggi, all’epoca era innovativa e pregna di spunti narrativi interessanti: la doppia identità, il tema quotidiano-musicale, l’ottima caratterizzazione dei diversi personaggi, il tema fantastico-magico e il controverso triangolo amoroso tra Yu, Toshio e Creamy.
A livello generale, tutto questo si ritrova anche nel fumetto, che condensa la cinquantina di episodi della serie televisiva in una decina di capitoli cartacei, togliendo molti avvenimenti e presentando solo i più salienti.
La sensazione che “manchi qualcosa”, di tanto in tanto, la si prova, leggendo, e noteremo una certa “basilarità” nel narrare la vicenda, magari provando un desiderio di vedere maggiormente approfonditi certi punti, ma nel complesso la lettura, per quanto semplicissima, sarà un’esperienza scorrevole e piacevole, che riuscirà a incantarci e a trasportarci nel mondo ove si svolge la vicenda, trasmettendoci un po’ di quella stessa atmosfera nostalgica anni ’80 che pervadeva la serie animata e che è sempre qualcosa di molto gradevole, almeno per me, ritrovare nei manga dell’epoca che leggo.
È una lettura scorrevole e semplice, probabilmente anche troppo, diretta ad un pubblico infantile che ama seguire una storia in cui possa identificarsi senza porsi troppe domande complicate e questo rende, per un lettore più grande, il manga di Creamy un’opera non troppo complessa ma molto carina, magari a cui approcciarsi in un pomeriggio uggioso o di malattia, se non si ha null’altro da fare. La lunghezza molto moderata (due volumi soltanto) rende L’incantevole Creamy un manga per nulla impegnativo e piacevole da divorare tutto d’un fiato.
Se confrontati con l’eccelso lavoro di Akemi Takada, designer della serie animata, i disegni di Yuko Kitagawa appaiono molto più semplici e meno incisivi, privi della freschezza e del sex appeal dei disegni televisivi. È uno stile grazioso e adatto al tipo di storia narrata, ma che non offre nulla più di quello di tante altre autrici dell’epoca, senza riuscire a spiccare particolarmente nel mare magnum degli shojo anni ’80. Tuttavia, riescono a rendere bene i personaggi televisivi, soprattutto quelli secondari, mentre la protagonista Creamy appare meno adulta e meno sensuale (e per questo anche meno affascinante). Un punto a favore del manga rispetto all’anime è la caratterizzazione grafica dei folletti Posi e Nega, che qui sono in bianco e nero, a differenza del cartone, cosa più coerente coi loro nomi, a mio avviso.
Nonostante la brevità, L’incantevole Creamy porta a compimento le sue vicende in maniera azzeccata e riesce a farsi leggere senza lasciare troppo straniti.
È come uno studente che svolge diligentemente alla lettera il suo bel compitino senza strafare, strappando una sufficienza e accontentandosi di questo, ma non per questo è un fumetto deprecabile.
Data la serializzazione discontinua su rivista e l’ “anzianità” della storia e della pubblicazione, non penso che nessuno dei nuovi arrivati voglia mai interessarsene, ma per i vecchi nostalgici che amano scoprire nomi e storie originali dei loro vecchi beniamini televisivi (difatti, qui l'adattamento segue i nomi originali, quindi non avremo nessun Jingle Pentagramma o Duenote Ayase, e questa è una cosa buona) sarà cosa gradita.
Parimpampum ma chi lo sa?
Se babbo, mamma e Toshio
lo san che Yu son proprio io.”</i>
Questa bella frasetta la conosciamo tutti, penso.
Tutti i nati negli anni ’80 conoscono benissimo L’incantevole Creamy, eccelsa serie majokko del 1983 trasmessa con grande successo nel nostro paese sin da metà degli 80s e più volte replicata dalle nostre emittenti.
Quello che non è altrettanto noto a tutti è che, nello stesso anno 1983, fu tratto dalla popolare serie animata un fumetto in due volumi, realizzato da Kazunori Itoh e Yuko Kitagawa, gli stessi autori della serie originale, per la casa editrice Kodansha e giunto anche da noi, nel corso del 1999, pubblicato su quella rivista, bellissima ma ahimè anche un po’ sfortunata, che rispondeva al nome di Amici dell’editore Star Comics.
Essendo circa una decina d’anni che non rivedo l’anime, di cui mantengo dei ricordi ormai piuttosto vaghi, non mi dilungherò troppo in un discorso approfondito di somiglianze e differenze tra la versione animata e quella cartacea, sebbene le due cose siano talmente legate da impedirmi di evitare di citarle entrambe, anche se è del manga che parliamo.
Il manga di Creamy, che qui riottiene il suo nome originale Creamy Mami toltole dai nostri adattatori televisivi, è uno dei rari casi di adattamento dalla TV, una riduzione realizzata a posteriori per sfruttare il successo dell’anime (per intenderci, è la stessa situazione dei manga di Evangelion o Wolf’s Rain). Credenza comune vuole che quando è un anime a diventare manga e non, come di norma accade, il contrario, la versione cartacea sia sempre di molto inferiore a quella animata, e in un certo senso possiamo dire che è il nostro caso.
La storia è sempre quella, arcinota, della piccola Yu Morisawa, bimba di quinta elementare che riceve dai folletti alieni Posi e Nega una bacchetta magica capace di trasformarla in una ragazza adulta e bellissima. Notata da un produttore discografico, la ragazza verrà coinvolta suo malgrado nel mondo dello spettacolo, diventando un’idol in ascesa col nome d’arte di Creamy Mami.
A lei si interessa, nel particolare, il giovane Toshio Otomo, amico d’infanzia di Yu che per l’avvenente cantante si prende una gran bella sbandata, ovviamente ignorando che si tratta, in realtà, della sua stessa amica…
Si tratta di una trama che, per quanto possa sembrare banale oggi, all’epoca era innovativa e pregna di spunti narrativi interessanti: la doppia identità, il tema quotidiano-musicale, l’ottima caratterizzazione dei diversi personaggi, il tema fantastico-magico e il controverso triangolo amoroso tra Yu, Toshio e Creamy.
A livello generale, tutto questo si ritrova anche nel fumetto, che condensa la cinquantina di episodi della serie televisiva in una decina di capitoli cartacei, togliendo molti avvenimenti e presentando solo i più salienti.
La sensazione che “manchi qualcosa”, di tanto in tanto, la si prova, leggendo, e noteremo una certa “basilarità” nel narrare la vicenda, magari provando un desiderio di vedere maggiormente approfonditi certi punti, ma nel complesso la lettura, per quanto semplicissima, sarà un’esperienza scorrevole e piacevole, che riuscirà a incantarci e a trasportarci nel mondo ove si svolge la vicenda, trasmettendoci un po’ di quella stessa atmosfera nostalgica anni ’80 che pervadeva la serie animata e che è sempre qualcosa di molto gradevole, almeno per me, ritrovare nei manga dell’epoca che leggo.
È una lettura scorrevole e semplice, probabilmente anche troppo, diretta ad un pubblico infantile che ama seguire una storia in cui possa identificarsi senza porsi troppe domande complicate e questo rende, per un lettore più grande, il manga di Creamy un’opera non troppo complessa ma molto carina, magari a cui approcciarsi in un pomeriggio uggioso o di malattia, se non si ha null’altro da fare. La lunghezza molto moderata (due volumi soltanto) rende L’incantevole Creamy un manga per nulla impegnativo e piacevole da divorare tutto d’un fiato.
Se confrontati con l’eccelso lavoro di Akemi Takada, designer della serie animata, i disegni di Yuko Kitagawa appaiono molto più semplici e meno incisivi, privi della freschezza e del sex appeal dei disegni televisivi. È uno stile grazioso e adatto al tipo di storia narrata, ma che non offre nulla più di quello di tante altre autrici dell’epoca, senza riuscire a spiccare particolarmente nel mare magnum degli shojo anni ’80. Tuttavia, riescono a rendere bene i personaggi televisivi, soprattutto quelli secondari, mentre la protagonista Creamy appare meno adulta e meno sensuale (e per questo anche meno affascinante). Un punto a favore del manga rispetto all’anime è la caratterizzazione grafica dei folletti Posi e Nega, che qui sono in bianco e nero, a differenza del cartone, cosa più coerente coi loro nomi, a mio avviso.
Nonostante la brevità, L’incantevole Creamy porta a compimento le sue vicende in maniera azzeccata e riesce a farsi leggere senza lasciare troppo straniti.
È come uno studente che svolge diligentemente alla lettera il suo bel compitino senza strafare, strappando una sufficienza e accontentandosi di questo, ma non per questo è un fumetto deprecabile.
Data la serializzazione discontinua su rivista e l’ “anzianità” della storia e della pubblicazione, non penso che nessuno dei nuovi arrivati voglia mai interessarsene, ma per i vecchi nostalgici che amano scoprire nomi e storie originali dei loro vecchi beniamini televisivi (difatti, qui l'adattamento segue i nomi originali, quindi non avremo nessun Jingle Pentagramma o Duenote Ayase, e questa è una cosa buona) sarà cosa gradita.
Il fascino di questo manga sta... nell'anime!
Il manga de L'incantevole Creamy, infatti, è stato appositamente creato sulla scia del successo riscosso dalla serie animata, trasposta dunque in capitoli poi raccolti in 2 tankobon.
Le vicende narrate sono quelle di Yu Morisawa, una vivace bimbetta di dieci anni dotata di una spiccata immaginazione; questo suo talento le vale la possibilità di individuare in cielo un'arca volante, l'Arca proveniente dal pianeta Stella Piumata, il cui alieno Pinopino dona a Yu un ciondolo magico, nonché due 'gattini' anch'essi alieni.
Yu torna a casa e, istruita dai due micini, testa i poteri magici che le sono stati donati in segno di gratitudine da parte di Pinopino: pronunciando la formula <i>'pampulo pimpulo parim pan pum'</i> (più o meno) Yu diventa l'affascinante sedicenne Creamy, subito notata dal produttore Tachibana che ne farà una star della canzone pop, accanto a Megumi Ayase. Per non rischiare di perderli, Yu dovrà però tener nascosti i suoi poteri a chiunque, anche e soprattutto al suo amico Toshio, infatuato di Creamy tanto quanto Yu lo è di lui.
Il manga riporta essenzialmente gli episodi più importanti della serie animata, rivelandosi una storia piuttosto esigua, non in grado di seguire passo dopo passo il percorso che porta Yu a diventare, giorno dopo giorno, più consapevole di sé stessa e della sua identità e vita nei panni di Creamy Mami. In questo modo nel manga accade tutto di fretta, quasi forzatamente, e le vicende giungono alla conclusione senza creare coinvolgimento alcuno.
Il manga non riesce, in pratica, a replicare i punti di forza dell'anime, come ad esempio l'ascolto delle canzoni o anche solo le diverse situazioni in cui Yu mette a repentaglio il suo alter ego Creamy o, al contrario, ne rafforza la popolarità, episodio dopo episodio.
Si tratta di un curioso capovolgimento: possiamo infatti paragonare l'anime alla versione integrale di un corposo libro di successo; il manga invece, assume nel nostro paragone il ruolo di riduzione cinematografica del libro.
Spesso un film tratto da una lettura sostanziosa e ricca di accadimenti, non è che una sommatoria dei fatti salienti del libro, legati in maniera blanda da giunzioni più o meno efficaci e originali.
Alla serie animata di Creamy Mami è accaduta la stessa cosa, in quanto il manga, creato in seguito al successo raggiunto dall'anime, ne è una rivisitazione effimera, assai modesta e per niente efficace.
E' un peccato, perché la storia in sé avrebbe forse potuto (dovuto?) essere gestita con maggior consapevolezza e rigore tecnico, regalando altrettanta fortuna cartacea alla serie animata dello Studio Pierrot.
Il tratto cerca di essere fedele a quello della character designer Akemi Takada che lo ha curato nell'anime, ma al tempo stesso è palesemente distante dal disegno morbido ed esperto di quest'ultima, e dunque in parte inefficace nel ricrearne l'atmosfera. I disegni sono abbastanza piatti e privi di spessore, risultando notevolmente inferiori alle produzioni manga del medesimo periodo degli anni '80.
L'edizione italiana suddivide i due tankobon in diversi volumetti, poiché la serializzazione nella collana Amici è proseguita con un capitolo per volumetto, parimenti ad altri manga lì pubblicati all'epoca.
Un po' per questo motivo, ma soprattutto perché il manga non è in grado di sostenere in maniera congrua la bellissima serie animata, non consiglio di recuperare questo manga; ciò può essere più auspicabile per i super-appassionati della maghetta, ma secondo la mia opinione anch'essi saranno difficilmente entusiasti della suddetta versione cartacea.
Il manga de L'incantevole Creamy, infatti, è stato appositamente creato sulla scia del successo riscosso dalla serie animata, trasposta dunque in capitoli poi raccolti in 2 tankobon.
Le vicende narrate sono quelle di Yu Morisawa, una vivace bimbetta di dieci anni dotata di una spiccata immaginazione; questo suo talento le vale la possibilità di individuare in cielo un'arca volante, l'Arca proveniente dal pianeta Stella Piumata, il cui alieno Pinopino dona a Yu un ciondolo magico, nonché due 'gattini' anch'essi alieni.
Yu torna a casa e, istruita dai due micini, testa i poteri magici che le sono stati donati in segno di gratitudine da parte di Pinopino: pronunciando la formula <i>'pampulo pimpulo parim pan pum'</i> (più o meno) Yu diventa l'affascinante sedicenne Creamy, subito notata dal produttore Tachibana che ne farà una star della canzone pop, accanto a Megumi Ayase. Per non rischiare di perderli, Yu dovrà però tener nascosti i suoi poteri a chiunque, anche e soprattutto al suo amico Toshio, infatuato di Creamy tanto quanto Yu lo è di lui.
Il manga riporta essenzialmente gli episodi più importanti della serie animata, rivelandosi una storia piuttosto esigua, non in grado di seguire passo dopo passo il percorso che porta Yu a diventare, giorno dopo giorno, più consapevole di sé stessa e della sua identità e vita nei panni di Creamy Mami. In questo modo nel manga accade tutto di fretta, quasi forzatamente, e le vicende giungono alla conclusione senza creare coinvolgimento alcuno.
Il manga non riesce, in pratica, a replicare i punti di forza dell'anime, come ad esempio l'ascolto delle canzoni o anche solo le diverse situazioni in cui Yu mette a repentaglio il suo alter ego Creamy o, al contrario, ne rafforza la popolarità, episodio dopo episodio.
Si tratta di un curioso capovolgimento: possiamo infatti paragonare l'anime alla versione integrale di un corposo libro di successo; il manga invece, assume nel nostro paragone il ruolo di riduzione cinematografica del libro.
Spesso un film tratto da una lettura sostanziosa e ricca di accadimenti, non è che una sommatoria dei fatti salienti del libro, legati in maniera blanda da giunzioni più o meno efficaci e originali.
Alla serie animata di Creamy Mami è accaduta la stessa cosa, in quanto il manga, creato in seguito al successo raggiunto dall'anime, ne è una rivisitazione effimera, assai modesta e per niente efficace.
E' un peccato, perché la storia in sé avrebbe forse potuto (dovuto?) essere gestita con maggior consapevolezza e rigore tecnico, regalando altrettanta fortuna cartacea alla serie animata dello Studio Pierrot.
Il tratto cerca di essere fedele a quello della character designer Akemi Takada che lo ha curato nell'anime, ma al tempo stesso è palesemente distante dal disegno morbido ed esperto di quest'ultima, e dunque in parte inefficace nel ricrearne l'atmosfera. I disegni sono abbastanza piatti e privi di spessore, risultando notevolmente inferiori alle produzioni manga del medesimo periodo degli anni '80.
L'edizione italiana suddivide i due tankobon in diversi volumetti, poiché la serializzazione nella collana Amici è proseguita con un capitolo per volumetto, parimenti ad altri manga lì pubblicati all'epoca.
Un po' per questo motivo, ma soprattutto perché il manga non è in grado di sostenere in maniera congrua la bellissima serie animata, non consiglio di recuperare questo manga; ciò può essere più auspicabile per i super-appassionati della maghetta, ma secondo la mia opinione anch'essi saranno difficilmente entusiasti della suddetta versione cartacea.