Crows
Crows, prequel del più conosciuto Worst, narra la storia di Harumichi Bouya, studente che si trasferisce al Suzuran, scuola famosa in tutta la città per la sua cattiva fama e per i suoi studenti, tutti mezzi delinquenti, o che comunque amano le risse.
Ho iniziato Crows principalmente perché ho letto poco e nulla di questo genere, e mi ci volevo avvicinare un po'.
Il tratto del mangaka è sicuramente unico, uno di quelli che riconosceresti subito, riesce a rendere perfettamente le scene di azione, non sono per niente confusionarie.
Il manga è pieno di gag abbastanza divertenti, anche se l'autore riesce a passare da momenti divertenti a momenti più seri in un attimo.
I personaggi sono davvero tanti, è quasi impossibile ricordarsi i nomi di tutti, ma quel che è meglio è che l'autore è riuscito a renderli tutti unici, e tutti con una personalità differente.
Gli scontri sono fenomenali, Rindaman vs Harumichi o Ryuushin vs Harumichi, insomma potrei stare qui e fare una lista infinita degli scontri su Crows, ma ci tengo solo a dire che sono disegnati davvero bene.
Mi dispiace solo che in Italia (non so per quale motivo) non abbia avuto successo, costringendo la Planet Manga a sospenderlo al volume 9 (di 26).
Vi consiglio di recuperarlo se non l'avete fatto, ne vale sicuramente la pena.
Ho iniziato Crows principalmente perché ho letto poco e nulla di questo genere, e mi ci volevo avvicinare un po'.
Il tratto del mangaka è sicuramente unico, uno di quelli che riconosceresti subito, riesce a rendere perfettamente le scene di azione, non sono per niente confusionarie.
Il manga è pieno di gag abbastanza divertenti, anche se l'autore riesce a passare da momenti divertenti a momenti più seri in un attimo.
I personaggi sono davvero tanti, è quasi impossibile ricordarsi i nomi di tutti, ma quel che è meglio è che l'autore è riuscito a renderli tutti unici, e tutti con una personalità differente.
Gli scontri sono fenomenali, Rindaman vs Harumichi o Ryuushin vs Harumichi, insomma potrei stare qui e fare una lista infinita degli scontri su Crows, ma ci tengo solo a dire che sono disegnati davvero bene.
Mi dispiace solo che in Italia (non so per quale motivo) non abbia avuto successo, costringendo la Planet Manga a sospenderlo al volume 9 (di 26).
Vi consiglio di recuperarlo se non l'avete fatto, ne vale sicuramente la pena.
“Loro sono come uccelli chiusi in una gabbia, e a forza di rimanerci, si sono dimenticati come volare… ma a causa di questo, si appoggiano sugli allori… ma io non mi lascerò mai intrappolare!”
Parlare dei manga di Hiroshi Takahashi è facile perché possiedono tutti delle caratteristiche comuni e difficilmente riscontrabili altrove, che li rendono unici. Ovviamente Crows (pubblicato dal 1990 al 1998 su Monthly Shonen Champion di Akita Shonen, per un totale di 26 volumi), essendo la sua prima opera non fa eccezione: totale assenza di personaggi femminili, trama-pretesto per mettere insieme una sfilza di duelli tra adolescenti e delinquenti di varia risma (tutti rigorosamente grandi e grossi come armadi), combattimenti sempre squisitamente realistici, personaggi (un numero esorbitante!) che possiedono tratti tipicamente orientali. A prima vista quindi questo manga può sembrare un puro e semplice “divertissement” senza nulla in più da poter offrire, ma dal mio punto di vista non è cosi: possiede alcune caratteristiche che lo rendono ben più di un semplice manga sui combattimenti, le quali potrebbero renderlo gradevole anche a chi non apprezza particolarmente il genere.
Innanzitutto risulta parecchio divertente non solo per gli scontri, ma anche per le varie gag (menzione d’onore per i crossbody di Bouya Harumichi e per il rapporto travagliato che lega Bulldog alle sedie), poi il disegno di Takahashi anche se è ancora piuttosto grezzo (soprattutto per quanto riguarda la realizzazione dei volti) rappresenta con grande realismo il corpo umano e riesce a rendere ben chiara la sequenza dei colpi durante uno scontro (mossa azzeccata e che aiuta ad accrescere la spettacolarità dell’opera; ne è un esempio il bellissimo secondo scontro a mani nude che vede coinvolti Bouya e Rindaman). Se invece parliamo di sfondi, Takahashi utilizza spessissimo l’espediente dello sfondo bianco, ma nelle parti in cui tratteggia anche i fondali riesce a rendere con grande realismo il Giappone metropolitano dell’epoca. Benché la storia si svolga nella realtà, l’autore è riuscito a dare vita a un vero e proprio universo indipendente dal nostro. Più volte durante la lettura mi è venuto in mente che Crows sembra un libro fantasy come Il Signore degli Anelli a causa dell'incredibile quantità di personaggi e per i vari schieramenti presenti nel manga, tutti con una caratteristica che li distingue dagli altri (come la pelata di quelli appartenenti al Liceo Hosen), quasi come se appartenessero a una "razza" differente o come se fossero i loro stendardi da battaglia.
Anche per i temi trattati, Crowds appare ben più profondo di quanto sembri a prima vista. Oltre a un banalissimo discorso sull’amicizia e sull’importanza di essere fedeli nei confronti degli amici che ci circondano, il manga parla anche (come nella scena di dialogo che ho citato al inizio della mia recensione) dell’importanza di essere sempre fedeli a se stessi, senza mai tradire la propria vera natura. Takahashi però non è uno stolto ed è perfettamente conscio del fatto che questa non è una scelta di vita facile: ne è una dimostrazione la scena in cui Bando rincontra un vecchio membro del suo gruppo e vede la fine che ha fatto quest’ultimo... Alla fine lui ritornerà sulla retta via, ma la scena è tutt’altro che felice, piena di malinconia e rimorso.
Purtroppo la serie paga una trama quasi inesistente (praticamente è una fusione di archi narrativi indipendenti) e il fatto che l’autore si concentri unicamente sui combattimenti che vedono protagonista il personaggio principale, Bouya Harumichi, lasciando sullo sfondo tutti gli altri scontri anche se potenzialmente interessanti e spettacolari (come quello tra King Joe e Nakajima).
In Italia questo manga non ha riscontrato particolare fortuna, visto che Planet Manga ha interrotto la pubblicazione al nono volume. Al contrario, in Giappone possiede una buona fama visto che sono stati prodotti due OVA a metà degli anni novanta e ben tre film live-action, i primi due (che sono autonomi rispetto al fumetto) sono stati addirittura diretti da Takashi Miike e portati anche in Italia da Dynit direttamente in home video. Ma per i suoi personaggi ingenuamente leali e che agiscono in maniera completamente incomprensibile per noi, Crows mi ha ricordato maggiormente il Kitano di Outrage.
Parlare dei manga di Hiroshi Takahashi è facile perché possiedono tutti delle caratteristiche comuni e difficilmente riscontrabili altrove, che li rendono unici. Ovviamente Crows (pubblicato dal 1990 al 1998 su Monthly Shonen Champion di Akita Shonen, per un totale di 26 volumi), essendo la sua prima opera non fa eccezione: totale assenza di personaggi femminili, trama-pretesto per mettere insieme una sfilza di duelli tra adolescenti e delinquenti di varia risma (tutti rigorosamente grandi e grossi come armadi), combattimenti sempre squisitamente realistici, personaggi (un numero esorbitante!) che possiedono tratti tipicamente orientali. A prima vista quindi questo manga può sembrare un puro e semplice “divertissement” senza nulla in più da poter offrire, ma dal mio punto di vista non è cosi: possiede alcune caratteristiche che lo rendono ben più di un semplice manga sui combattimenti, le quali potrebbero renderlo gradevole anche a chi non apprezza particolarmente il genere.
Innanzitutto risulta parecchio divertente non solo per gli scontri, ma anche per le varie gag (menzione d’onore per i crossbody di Bouya Harumichi e per il rapporto travagliato che lega Bulldog alle sedie), poi il disegno di Takahashi anche se è ancora piuttosto grezzo (soprattutto per quanto riguarda la realizzazione dei volti) rappresenta con grande realismo il corpo umano e riesce a rendere ben chiara la sequenza dei colpi durante uno scontro (mossa azzeccata e che aiuta ad accrescere la spettacolarità dell’opera; ne è un esempio il bellissimo secondo scontro a mani nude che vede coinvolti Bouya e Rindaman). Se invece parliamo di sfondi, Takahashi utilizza spessissimo l’espediente dello sfondo bianco, ma nelle parti in cui tratteggia anche i fondali riesce a rendere con grande realismo il Giappone metropolitano dell’epoca. Benché la storia si svolga nella realtà, l’autore è riuscito a dare vita a un vero e proprio universo indipendente dal nostro. Più volte durante la lettura mi è venuto in mente che Crows sembra un libro fantasy come Il Signore degli Anelli a causa dell'incredibile quantità di personaggi e per i vari schieramenti presenti nel manga, tutti con una caratteristica che li distingue dagli altri (come la pelata di quelli appartenenti al Liceo Hosen), quasi come se appartenessero a una "razza" differente o come se fossero i loro stendardi da battaglia.
Anche per i temi trattati, Crowds appare ben più profondo di quanto sembri a prima vista. Oltre a un banalissimo discorso sull’amicizia e sull’importanza di essere fedeli nei confronti degli amici che ci circondano, il manga parla anche (come nella scena di dialogo che ho citato al inizio della mia recensione) dell’importanza di essere sempre fedeli a se stessi, senza mai tradire la propria vera natura. Takahashi però non è uno stolto ed è perfettamente conscio del fatto che questa non è una scelta di vita facile: ne è una dimostrazione la scena in cui Bando rincontra un vecchio membro del suo gruppo e vede la fine che ha fatto quest’ultimo... Alla fine lui ritornerà sulla retta via, ma la scena è tutt’altro che felice, piena di malinconia e rimorso.
Purtroppo la serie paga una trama quasi inesistente (praticamente è una fusione di archi narrativi indipendenti) e il fatto che l’autore si concentri unicamente sui combattimenti che vedono protagonista il personaggio principale, Bouya Harumichi, lasciando sullo sfondo tutti gli altri scontri anche se potenzialmente interessanti e spettacolari (come quello tra King Joe e Nakajima).
In Italia questo manga non ha riscontrato particolare fortuna, visto che Planet Manga ha interrotto la pubblicazione al nono volume. Al contrario, in Giappone possiede una buona fama visto che sono stati prodotti due OVA a metà degli anni novanta e ben tre film live-action, i primi due (che sono autonomi rispetto al fumetto) sono stati addirittura diretti da Takashi Miike e portati anche in Italia da Dynit direttamente in home video. Ma per i suoi personaggi ingenuamente leali e che agiscono in maniera completamente incomprensibile per noi, Crows mi ha ricordato maggiormente il Kitano di Outrage.
Takahashi Hiroshi deve la propria fama grazie al successo di una delle sue opere prime, ovvero Crows.
Il manga narra di Bouya Harumichi, rissoso ragazzetto che decide di trasferirsi al Suzuran, una scuola piena di delinquenti e gente di egual risma, detta comunemente "la scuola dei corvi", grazie alla presenza costante di questi volatili sui tetti dell'edificio. Innumerevoli le risse e i pestaggi.
Ma al di là della trama, è utile soffermarsi anche sul perché il manga venga sviluppato in questo modo.
Crows non è altro che l'esaltazione del protagonismo dei giovani che giocano a fare i grandi, di quella fetta della società giapponese (ma è un discorso generalizzabile a molti stati stranieri dalla società ugualmente sviluppata) rabbiosa e abbandonata a se stessa che cerca di emergere con la violenza, con la prepotenza. Esponenti delle classi meno abbienti, orde di bulli in età adolescenziale che farebbero impallidire i carcerati a vita, ma che riconoscono nella forza del gruppo e nell'unità data dall'amicizia fra persone simili la propria voglia di emergere e di farsi sentire, di rompere quelle regole strette imposte da una società cieca e invisibile.
E un quartiere-città lasciato in balìa di se stesso esige un "ordine", impartito dalle scuole più forti - e con "scuole" si intende il gruppo di individui che ne fanno parte. La ricerca ossessiva del potere sarà il traino della storia e fonte di scontri temibili fra i tipi meno raccomandabili della città. E il ruolo dei leader può essere solo ricoperto da chi fa del suo carisma, dei suoi muscoli, della propria capacità di decisione il suo personale punto di forza.
La bellezza di questa opera è nel giusto mix fra l'analisi sociale di questa fetta di giovani rabbiosi e gli scontri spettacolari che intercorrono a raffica. Ben studiato il finale, il quale fa da ponte perfetto per il suo seguito Worst.
Il tratto, almeno nei primi 2/3 del manga, rimane acerbo, impreciso, per poi acquistare una propria riconoscibilità e maturità negli ultimi volumi, rimanendo pulito, preciso e intrigante come nelle opere successive di Takahashi, ad esempio QP o Worst.
Peccato che non sia mai arrivato nelle fumetterie italiane; un grosso peccato visto che, inspiegabilmente, è presente il suo seguito, Worst, dal quale sono state omessi tutti i rimandi a Crows in fase di traduzione. E se questo non è inspiegabile...
Consigliato un po' a tutti, anche a chi non ha interesse ad approcciarsi al genere delle scazzottate. La capacità narrativa di Takahashi sensei potrebbe rapire anche i più scettici.
Il manga narra di Bouya Harumichi, rissoso ragazzetto che decide di trasferirsi al Suzuran, una scuola piena di delinquenti e gente di egual risma, detta comunemente "la scuola dei corvi", grazie alla presenza costante di questi volatili sui tetti dell'edificio. Innumerevoli le risse e i pestaggi.
Ma al di là della trama, è utile soffermarsi anche sul perché il manga venga sviluppato in questo modo.
Crows non è altro che l'esaltazione del protagonismo dei giovani che giocano a fare i grandi, di quella fetta della società giapponese (ma è un discorso generalizzabile a molti stati stranieri dalla società ugualmente sviluppata) rabbiosa e abbandonata a se stessa che cerca di emergere con la violenza, con la prepotenza. Esponenti delle classi meno abbienti, orde di bulli in età adolescenziale che farebbero impallidire i carcerati a vita, ma che riconoscono nella forza del gruppo e nell'unità data dall'amicizia fra persone simili la propria voglia di emergere e di farsi sentire, di rompere quelle regole strette imposte da una società cieca e invisibile.
E un quartiere-città lasciato in balìa di se stesso esige un "ordine", impartito dalle scuole più forti - e con "scuole" si intende il gruppo di individui che ne fanno parte. La ricerca ossessiva del potere sarà il traino della storia e fonte di scontri temibili fra i tipi meno raccomandabili della città. E il ruolo dei leader può essere solo ricoperto da chi fa del suo carisma, dei suoi muscoli, della propria capacità di decisione il suo personale punto di forza.
La bellezza di questa opera è nel giusto mix fra l'analisi sociale di questa fetta di giovani rabbiosi e gli scontri spettacolari che intercorrono a raffica. Ben studiato il finale, il quale fa da ponte perfetto per il suo seguito Worst.
Il tratto, almeno nei primi 2/3 del manga, rimane acerbo, impreciso, per poi acquistare una propria riconoscibilità e maturità negli ultimi volumi, rimanendo pulito, preciso e intrigante come nelle opere successive di Takahashi, ad esempio QP o Worst.
Peccato che non sia mai arrivato nelle fumetterie italiane; un grosso peccato visto che, inspiegabilmente, è presente il suo seguito, Worst, dal quale sono state omessi tutti i rimandi a Crows in fase di traduzione. E se questo non è inspiegabile...
Consigliato un po' a tutti, anche a chi non ha interesse ad approcciarsi al genere delle scazzottate. La capacità narrativa di Takahashi sensei potrebbe rapire anche i più scettici.
È il prequel del manga "Worst", con protagonista Harumichi Bouya, uno studente che si trasferisce al 2° anno del Suzuran, scuola di teppisti per eccellenza. Classico tipo menefreghista e fancazzista ma incredibilmente forte, il manga narrerà proprio le sue vicende dentro e fuori alla scuola dei Corvi (Suzuran). Dando un giudizio devo dire che è un manga veramente ben fatto, pieno di rivalità, odio, amicizia, vedetta e soprattutto voglia di competere, di essere e quindi di vivere. Purtroppo inedito in Italia (io lo sto leggendo in inglese) è comunque un'ottima opera e se vi piacciono i titoli che raccontano di gang e teppisti (o più semplicemente, se vi piacciono "Worst" o QP) non lo dovete perdere.