Capitan Harlock
Da bambino ho adorato alcuni anime tratti da manga di Leiji Matsumoto: "Galaxy express 999" e "Starblazers (Corazzata spaziale Yamato)".
Ma non ho adorato tutto quanto… non gradivo ad esempio "La regina dei 1.000 anni" e "Capitan Harlock".
"Capitan Harlock" aveva una sigla superba ma… un eroe che sembrava “vecchio” fisicamente (ora direi semplicemente maturo) e il ritmo di narrazione era lento…
Poi vedendo (quest’anno) i video dedicati a Queen Esmeralds mi è venuta voglia di dare un’altra opportunità al nostro eroe recuperando il fumetto del 1977 alla base di tutto.
La versione originale era edita da Akita Shoten in Giappone mentre in Italia ce ne sono parecchie in giro: Granata Press, Planet, d/visual e Goen… non avendo letto tutte queste edizioni non do consigli su quale prendere. L’unico mio consiglio è che questo manga, nonostante le ingenuità e il non-finale, merita comunque di essere letto.
Negli anni ‘70 il versante fantascientifico era dominato da due geni: Go Nagai con i suoi robot e Leiji Matsumoto con i suoi viaggi spaziali.
Sovente prendendo in mano uno dei manga di questi autori si possono vedere differenze con le versioni animate, forse anche perché queste ultime erano molto lunghe.
Il manga di Capitan Harlock è di soli cinque volumi e vede tutto iniziare con l’uccisione del dottor Daiba, nell’indifferenza del primo ministro e dei politici terrestri. I colpevoli? Le mazoniane un popolo di donne guerriere.
Non racconterò le vicissitudini del conflitto, dirò solo che l’equipaggio dell’Arcadia per quanto stereotipato (il manga ha fatto scuola) è interessante in quanto rappresenta qualcosa di ultramoderno: Harlock non è il capo ma il leader, nessuno è obbligato a far niente, ma quelli della ciurma accettano insieme al divertimento anche il fatto che in caso di necessità ci siano dei doveri.
Ho trovato abbastanza noioso invece il ripetersi delle famose parole di Harlock, ripetute in varie salse: “finché il fuoco brucerà dentro di me continuerò a vivere libero nell’oscuro mare dello spazio, in questo oceano senza domani...sotto il segno del teschio, sotto il mio vessillo, io vivo la mia libertà! - Erro hai confini dello spazio, la gente mi chiama Capitan Harlock! Finché il fuoco arderà dentro di me continuerò a vivere libero...”
Ma non ho adorato tutto quanto… non gradivo ad esempio "La regina dei 1.000 anni" e "Capitan Harlock".
"Capitan Harlock" aveva una sigla superba ma… un eroe che sembrava “vecchio” fisicamente (ora direi semplicemente maturo) e il ritmo di narrazione era lento…
Poi vedendo (quest’anno) i video dedicati a Queen Esmeralds mi è venuta voglia di dare un’altra opportunità al nostro eroe recuperando il fumetto del 1977 alla base di tutto.
La versione originale era edita da Akita Shoten in Giappone mentre in Italia ce ne sono parecchie in giro: Granata Press, Planet, d/visual e Goen… non avendo letto tutte queste edizioni non do consigli su quale prendere. L’unico mio consiglio è che questo manga, nonostante le ingenuità e il non-finale, merita comunque di essere letto.
Negli anni ‘70 il versante fantascientifico era dominato da due geni: Go Nagai con i suoi robot e Leiji Matsumoto con i suoi viaggi spaziali.
Sovente prendendo in mano uno dei manga di questi autori si possono vedere differenze con le versioni animate, forse anche perché queste ultime erano molto lunghe.
Il manga di Capitan Harlock è di soli cinque volumi e vede tutto iniziare con l’uccisione del dottor Daiba, nell’indifferenza del primo ministro e dei politici terrestri. I colpevoli? Le mazoniane un popolo di donne guerriere.
Non racconterò le vicissitudini del conflitto, dirò solo che l’equipaggio dell’Arcadia per quanto stereotipato (il manga ha fatto scuola) è interessante in quanto rappresenta qualcosa di ultramoderno: Harlock non è il capo ma il leader, nessuno è obbligato a far niente, ma quelli della ciurma accettano insieme al divertimento anche il fatto che in caso di necessità ci siano dei doveri.
Ho trovato abbastanza noioso invece il ripetersi delle famose parole di Harlock, ripetute in varie salse: “finché il fuoco brucerà dentro di me continuerò a vivere libero nell’oscuro mare dello spazio, in questo oceano senza domani...sotto il segno del teschio, sotto il mio vessillo, io vivo la mia libertà! - Erro hai confini dello spazio, la gente mi chiama Capitan Harlock! Finché il fuoco arderà dentro di me continuerò a vivere libero...”
Ancora una volta dico grazie alle biblioteche, che in questo periodo investono sull'acquisto di manga, grazie al boom di lettori iniziato durante il periodo di lockdown.
Grazie alla biblioteca infatti ho potuto prendere in prestito "Queen Esmeraldas" edito da J-POP in due volumi, e ora ho letto gratuitamente la Complete edition di "Capitan Harlock" edita da Goen dal costo di 49,95€. Quindi il mio portafoglio ringrazia tantissimo! E ho già prenotato i 3 volumi della "Regina dei 1000 anni" ! Ne approfitto per consigliare a tutti di chiedere alle proprie biblioteche comunali i manga a listino nella propria provincia. Si possono prendere in prestito tanti titoli gratuitamente. Ciò permette di risparmiare anche spazio in libreria e poi... se un titolo piace lo si può sempre acquistare successivamente. Ne vale davvero la pena.
Seconda opera che leggo di Leiji Matsumoto, dopo "Queen Emeraldas" che presentava molte similitudini con "Capitan Harlock" dal punto di vista narrativo: una potente nave spaziale che pare quasi avere un'anima propria e viva, un capitano misterioso che vaga nello spazio infinito con una cicatrice sul volto... e con questa seconda opera conobbi meglio il “Leijiverse”: un universo narrativo comprendente più opere interconnesse tra loro, infatti in "Capitan Harlock" viene menzionata Emeraldas e la sua nave, viceversa in "Queen Emeraldas" viene fatta menzione di Harlock e Tochiro.
La trama è semplice, scorrevole e impregnata di un'atmosfera nostalgica e riflessiva, la stessa che si respirava in "Queen Emeraldas" che è un po' il bello delle opere di Leiji Matsumoto, ma in "Capital Harlock", in particolare, il clima è più scherzoso e goliardico dovuto soprattutto all'equipaggio del comandante, a me è piaciuto molto; i personaggi al giorno d'oggi si potrebbero dire un po' stereotipati, eppure sono molto convincenti, e a modo loro sempre attuali, questo fa di "Capitan Harlock" un'opera senza tempo.
Nel 2977 il giovane Daiba, dopo aver visto la morte del padre scienziato davanti ai suoi occhi per mano delle mazoniane (razza aliena che, mandando un pennant sulla Terra, annunciano il loro obbiettivo di conquistarla), decide di abbandonare la Terra disgustato da un sistema politico passivo e corrotto che non ha a cuore il benessere della razza umana, i cui esponenti sono più interessato a giocare a golf. Disgustato anche dagli esseri umani, popolo decaduto che guarda passivo la sua estinzione imminente "inetti, maiali addormentati, senza spina dorsale" che inquinano e distruggono il pianeta in cui vivono, il giovane decide quindi di imbarcarsi sull'Arcadia, la leggendaria nave spaziale, in cerca di un futuro migliore altrove, nello spazio infinito.
L'invito di Harlock, il comandante di questa nave, in un contesto come questo non poteva essere più accattivante: "Sali a bordo e combatti per ciò in cui credi! Non dovrai più sottostare ad alcuno, potrai batterti solo per ciò a cui tieni veramente! Seguendo i tuoi ideali!"
Harlock è l’emblema della libertà e della ribellione: un pirata spaziale, un eroe che viaggia per l’universo issando la bandiera con un teschio, un uomo misterioso, archetipo di coraggio e giustizia; lui non considera i 40 membri del suo equipaggio come sottoposti ma come compagni e rispetta le scelte di tutti, senza imporre nulla a nessuno.
E così Daiba conosce il resto dell'equipaggio: il vicecomandante Yattaran sempre impegnato nella costruzione di nuovi modellini con la sua storica frase "ho da fare", ma quando serve trasformato in efficientissimo professionista; Masu la capocuoca, il medico Zero, vari macchinisti e artiglieri, ma soprattutto le belle Yuki e Meeme, quest'ultima dolce aliena unica superstite di un pianeta distrutto, donne solide, compassionevoli, affidabili, collaborative, di buon cuore, pronte a sacrificarsi per i propri compagni e battersi in sprezzo della morte, come tutti su questa nave d'altronde, perché l'Arcadia rappresenta la loro famiglia, la loro casa.
Il clima goliardico, apparentemente inoperoso e bevitore, superficiale e pigro, si rivela in realtà essere incredibilmente professionale, efficace e operativo al momento del bisogno.
Ed è proprio in questo clima vivace e stimolante che Daiba comincia la sua avventura alla ricerca di dettagli sulla natura delle Mazoniane con l'Arcadia che parrebbe non essere una semplice nave spaziale, ma un'entità viva, costruita dal migliore amico defunto di Harlock che ha infuso in essa il suo cuore e le sue volontà; infatti il computer centrale parla con Harlock, a volte dorme a dimostrazione che non vi è pericolo per i membri a bordo che si fidano ciecamente e possono dormire sereni.
Purtroppo il fatto che l'opera sia volutamente incompiuta dall'autore, il non vedere lo scontro finale annunciato con la Regina Rafflesia, regina di Mazon, non può che influire sul voto finale e sul giudizio dell'opera nella sua completezza.
Molti segreti rimangono legati ai personaggi principali e non, ma una volta capito il meccanismo del Leijiverse si può provare a trovare alcune (non tutte purtroppo) risposte con le altre opere pubblicate dall'autore legate a "Capitan Harlock".
Il tratto di Leiji Matsumoto nello specifico legato ai personaggi è pessimo, assolutamente stilizzati, alcuni appena abbozzati, alcuni caricaturali, le figure femminili sembrano un copia incolla, sono tutte molto simili. Gli sfondi invece sono molto belli.
Va comunque ricordato che è un'opera del 1977 e all'epoca gli standard erano diversi rispetto a oggi, una volta presa confidenza con lo stile grafico dell'autore diventa riconoscibile tra mille.
I lavori di Leiji Matsumoto ambientati nello spazio hanno tutti un alone di mistero, magia, lo spazio nero infinito abbraccia le navi in tavole silenti che spesso accompagnano il lettore tra un capitolo e l'altro, creando un'atmosfera rilassante, contemplativa, nostalgica.
Io ho letto la Complete edition edita dalla Goen del 2019, un bel mattone di 1000 pagine circa dal peso di oltre un kg sulle ginocchia, ma di ottima qualità cartacea e di stampa.
Attenzione: lieve spoiler su "Queen Emeraldas" e "Capitan Harlock"
Ora che ho letto "Capitan Harlock" e scoperto l'esistenza di un amore profondo che legava Emeraldas a Tochiro, mi riscopro molto delusa di non aver trovato traccia di questo amore in "Queen Emeraldas"!
Rileggendo l'edizione J-Pop, alla fine del secondo e ultimo volume dedicato alla piratessa, in effetti vi è un capitolo che mostra come Emeraldas conosce Tochiro e Harlock, e in quel momento capiamo che Tochiro sta costruendo quella che diventerà la famosa Arcadia ma ci fermiamo qui, nella parte "speciali autoconclusivi", vi è anche un capitolo in cui Emeraldas va a visitare la tomba di Tochiro su Heavy Melder.
Forse l'autore non è incline a narrare storie d'amore, ma comunque lo ritenevo un tassello importante da mostrare in profondità almeno nel manga incentrato su Emeraldas. Un vero peccato. Ma Matsumoto è solito lasciare costantemente un alone di mistero in tutti i suoi personaggi.
Fine parte contenente spoiler
In sostanza la reputo un'ottima lettura , piacevole, divertente a tratti, rilassante e stimolante, l'opera migliore a detta di molti di Leiji Matsumoto, consigliato a chiunque voglia avvicinarsi a questo autore e al Leijiverse.
Grazie alla biblioteca infatti ho potuto prendere in prestito "Queen Esmeraldas" edito da J-POP in due volumi, e ora ho letto gratuitamente la Complete edition di "Capitan Harlock" edita da Goen dal costo di 49,95€. Quindi il mio portafoglio ringrazia tantissimo! E ho già prenotato i 3 volumi della "Regina dei 1000 anni" ! Ne approfitto per consigliare a tutti di chiedere alle proprie biblioteche comunali i manga a listino nella propria provincia. Si possono prendere in prestito tanti titoli gratuitamente. Ciò permette di risparmiare anche spazio in libreria e poi... se un titolo piace lo si può sempre acquistare successivamente. Ne vale davvero la pena.
Seconda opera che leggo di Leiji Matsumoto, dopo "Queen Emeraldas" che presentava molte similitudini con "Capitan Harlock" dal punto di vista narrativo: una potente nave spaziale che pare quasi avere un'anima propria e viva, un capitano misterioso che vaga nello spazio infinito con una cicatrice sul volto... e con questa seconda opera conobbi meglio il “Leijiverse”: un universo narrativo comprendente più opere interconnesse tra loro, infatti in "Capitan Harlock" viene menzionata Emeraldas e la sua nave, viceversa in "Queen Emeraldas" viene fatta menzione di Harlock e Tochiro.
La trama è semplice, scorrevole e impregnata di un'atmosfera nostalgica e riflessiva, la stessa che si respirava in "Queen Emeraldas" che è un po' il bello delle opere di Leiji Matsumoto, ma in "Capital Harlock", in particolare, il clima è più scherzoso e goliardico dovuto soprattutto all'equipaggio del comandante, a me è piaciuto molto; i personaggi al giorno d'oggi si potrebbero dire un po' stereotipati, eppure sono molto convincenti, e a modo loro sempre attuali, questo fa di "Capitan Harlock" un'opera senza tempo.
Nel 2977 il giovane Daiba, dopo aver visto la morte del padre scienziato davanti ai suoi occhi per mano delle mazoniane (razza aliena che, mandando un pennant sulla Terra, annunciano il loro obbiettivo di conquistarla), decide di abbandonare la Terra disgustato da un sistema politico passivo e corrotto che non ha a cuore il benessere della razza umana, i cui esponenti sono più interessato a giocare a golf. Disgustato anche dagli esseri umani, popolo decaduto che guarda passivo la sua estinzione imminente "inetti, maiali addormentati, senza spina dorsale" che inquinano e distruggono il pianeta in cui vivono, il giovane decide quindi di imbarcarsi sull'Arcadia, la leggendaria nave spaziale, in cerca di un futuro migliore altrove, nello spazio infinito.
L'invito di Harlock, il comandante di questa nave, in un contesto come questo non poteva essere più accattivante: "Sali a bordo e combatti per ciò in cui credi! Non dovrai più sottostare ad alcuno, potrai batterti solo per ciò a cui tieni veramente! Seguendo i tuoi ideali!"
Harlock è l’emblema della libertà e della ribellione: un pirata spaziale, un eroe che viaggia per l’universo issando la bandiera con un teschio, un uomo misterioso, archetipo di coraggio e giustizia; lui non considera i 40 membri del suo equipaggio come sottoposti ma come compagni e rispetta le scelte di tutti, senza imporre nulla a nessuno.
E così Daiba conosce il resto dell'equipaggio: il vicecomandante Yattaran sempre impegnato nella costruzione di nuovi modellini con la sua storica frase "ho da fare", ma quando serve trasformato in efficientissimo professionista; Masu la capocuoca, il medico Zero, vari macchinisti e artiglieri, ma soprattutto le belle Yuki e Meeme, quest'ultima dolce aliena unica superstite di un pianeta distrutto, donne solide, compassionevoli, affidabili, collaborative, di buon cuore, pronte a sacrificarsi per i propri compagni e battersi in sprezzo della morte, come tutti su questa nave d'altronde, perché l'Arcadia rappresenta la loro famiglia, la loro casa.
Il clima goliardico, apparentemente inoperoso e bevitore, superficiale e pigro, si rivela in realtà essere incredibilmente professionale, efficace e operativo al momento del bisogno.
Ed è proprio in questo clima vivace e stimolante che Daiba comincia la sua avventura alla ricerca di dettagli sulla natura delle Mazoniane con l'Arcadia che parrebbe non essere una semplice nave spaziale, ma un'entità viva, costruita dal migliore amico defunto di Harlock che ha infuso in essa il suo cuore e le sue volontà; infatti il computer centrale parla con Harlock, a volte dorme a dimostrazione che non vi è pericolo per i membri a bordo che si fidano ciecamente e possono dormire sereni.
Purtroppo il fatto che l'opera sia volutamente incompiuta dall'autore, il non vedere lo scontro finale annunciato con la Regina Rafflesia, regina di Mazon, non può che influire sul voto finale e sul giudizio dell'opera nella sua completezza.
Molti segreti rimangono legati ai personaggi principali e non, ma una volta capito il meccanismo del Leijiverse si può provare a trovare alcune (non tutte purtroppo) risposte con le altre opere pubblicate dall'autore legate a "Capitan Harlock".
Il tratto di Leiji Matsumoto nello specifico legato ai personaggi è pessimo, assolutamente stilizzati, alcuni appena abbozzati, alcuni caricaturali, le figure femminili sembrano un copia incolla, sono tutte molto simili. Gli sfondi invece sono molto belli.
Va comunque ricordato che è un'opera del 1977 e all'epoca gli standard erano diversi rispetto a oggi, una volta presa confidenza con lo stile grafico dell'autore diventa riconoscibile tra mille.
I lavori di Leiji Matsumoto ambientati nello spazio hanno tutti un alone di mistero, magia, lo spazio nero infinito abbraccia le navi in tavole silenti che spesso accompagnano il lettore tra un capitolo e l'altro, creando un'atmosfera rilassante, contemplativa, nostalgica.
Io ho letto la Complete edition edita dalla Goen del 2019, un bel mattone di 1000 pagine circa dal peso di oltre un kg sulle ginocchia, ma di ottima qualità cartacea e di stampa.
Attenzione: lieve spoiler su "Queen Emeraldas" e "Capitan Harlock"
Ora che ho letto "Capitan Harlock" e scoperto l'esistenza di un amore profondo che legava Emeraldas a Tochiro, mi riscopro molto delusa di non aver trovato traccia di questo amore in "Queen Emeraldas"!
Rileggendo l'edizione J-Pop, alla fine del secondo e ultimo volume dedicato alla piratessa, in effetti vi è un capitolo che mostra come Emeraldas conosce Tochiro e Harlock, e in quel momento capiamo che Tochiro sta costruendo quella che diventerà la famosa Arcadia ma ci fermiamo qui, nella parte "speciali autoconclusivi", vi è anche un capitolo in cui Emeraldas va a visitare la tomba di Tochiro su Heavy Melder.
Forse l'autore non è incline a narrare storie d'amore, ma comunque lo ritenevo un tassello importante da mostrare in profondità almeno nel manga incentrato su Emeraldas. Un vero peccato. Ma Matsumoto è solito lasciare costantemente un alone di mistero in tutti i suoi personaggi.
Fine parte contenente spoiler
In sostanza la reputo un'ottima lettura , piacevole, divertente a tratti, rilassante e stimolante, l'opera migliore a detta di molti di Leiji Matsumoto, consigliato a chiunque voglia avvicinarsi a questo autore e al Leijiverse.
Un manga che non ha alcun bisogno di presentazioni.
Capitan Harlock è un personaggio straordinario, su questo c'è poco da aggiungere e credo che tutti siano d'accordo.
Tuttavia è innegabile anche che il manga del maestro Leiji Matsumoto sia pieno di "ingenuità" su cui è difficile sorvolare. Penso sia soprattutto un problema di scrittura. Per esempio: come si possono interpretare le vignette in cui gli animali parlano o quella in cui il Corvo piange come fosse un essere umano? Non mi sembrano cose giustificabili, a meno che l'autore non ci dimostri che nel mondo in cui vive Harlock e il suo equipaggio gli animali abbiano imparato a comunicare con gli esseri umani. Ma la cosa che più ho trovato irritante, e deludente, è stata la scoperta che tutti gli alieni parlano il giapponese o comunque una lingua del pianeta terra. Questo è semplicemente assurdo e, appunto, ingenuo. Film come "Arrival" ci hanno abituato a ben altre soluzioni per il problema del linguaggio alieno nella fantascienza. Ecco, per tutti questi motivi, non posso dare un voto alto al manga di Capitan Harlock che, per me, rimane un'occasione mancata, nonostante il carisma e la buona caratterizzazione dei personaggi.
Altro difetto del manga tra l'altro: non c'è un vero e proprio finale.
Capitan Harlock è un personaggio straordinario, su questo c'è poco da aggiungere e credo che tutti siano d'accordo.
Tuttavia è innegabile anche che il manga del maestro Leiji Matsumoto sia pieno di "ingenuità" su cui è difficile sorvolare. Penso sia soprattutto un problema di scrittura. Per esempio: come si possono interpretare le vignette in cui gli animali parlano o quella in cui il Corvo piange come fosse un essere umano? Non mi sembrano cose giustificabili, a meno che l'autore non ci dimostri che nel mondo in cui vive Harlock e il suo equipaggio gli animali abbiano imparato a comunicare con gli esseri umani. Ma la cosa che più ho trovato irritante, e deludente, è stata la scoperta che tutti gli alieni parlano il giapponese o comunque una lingua del pianeta terra. Questo è semplicemente assurdo e, appunto, ingenuo. Film come "Arrival" ci hanno abituato a ben altre soluzioni per il problema del linguaggio alieno nella fantascienza. Ecco, per tutti questi motivi, non posso dare un voto alto al manga di Capitan Harlock che, per me, rimane un'occasione mancata, nonostante il carisma e la buona caratterizzazione dei personaggi.
Altro difetto del manga tra l'altro: non c'è un vero e proprio finale.
Ogni epoca ha i suoi eroi.
L’immaginario manga vanta un’ampia gamma di personaggi incredibilmente carismatici, personalità che riescono a fungere da veri e propri modelli di riferimento, vuoi perché talvolta ci si rispecchia negli ideali dei suddetti, vuoi (cosa che nel panorama fumettistico è ancora più frequente) perché questi personaggi generano in noi un sentimento di adulazione così profondo da ergersi a veri e propri eroi. Figure come Goku, Rufy, Naruto, Lupin, Ken, Ryo Saeba, Hanamichi, Onizuka, L’Uomo Tigre, Joe Yabuki, Tsubasa, Sailor Moon e moltissime altre sono diventate delle icone a tutti gli effetti e non solo del folklore giapponese, incarnando i sogni di generazioni e generazioni di ragazzi; Capitan Harlock figura indubbiamente tra queste.
In un’epoca in cui i mecha vivevano la loro golden age, e Jeeg Robot, Ufo Robot e Mazinga Z, impazzavano espandendo a macchia d’olio la loro fama internazionale anche e sopratutto grazie ai celebri adattamenti animati facendo le fortune di Go Nagai, il maestro Leiji Matsumoto inizialmente con “La corazzata Yamato” e, successivamente, con la sua opera più importante “Capitan Harlock”, precisamente nel 1977, dava vita a quello che sarebbe stato conosciuto anni dopo come il “Leijiverse”: un universo narrativo comprendente più opere interconnesse tra loro, senza una logica consecutio, ma con diversi elementi in comune a raggrupparle in un unico macrocosmo (stile di cui poi le CLAMP saranno divulgatrici).
Anno 2977.
La razza umana è prossima all’estinzione a causa dello sfruttamento intensivo delle risorse terrestri, la classe dirigente è più interessata a giocare a golf che a salvaguardare il benessere del pianeta e gli uomini più coraggiosi si avventurano per lo spazio in cerca di luoghi migliori.
Daiba è il figlio di un importante scienziato, a seguito dell’assassinio di suo padre da parte di un’avanguardia mazionana (recluta facente parte di una popolazione aliena che ha inviato una gigantesca sfera nera sulla terra con l’intento di conquistarla) s’imbarca con l’obiettivo di vendicarlo sull’Arcadia, la leggendaria nave spaziale del capitano Harlock, considerato dalle autorità un fuorilegge.
Matsumoto, pur rimanendo nello spazio, seppe distinguersi dal filone super-robot con una trama strutturalmente semplice ma permeata da una vena malinconica e nostalgica in grado di offrire diversi spunti di riflessione. Costante la denuncia sociale, l’autore senza troppi fronzoli definisce più volte la classe dirigente come “maiali senza spina dorsale”, attribuendo la rovina del pianeta alla pessima capacità gestionale di un sistema politico corrotto.
Harlock è l’emblema della libertà e della ribellione: un pirata spaziale che viaggia per l’universo issando bandiere con un teschio, proprio ciò che il trasgressivo fermento degli anni settanta richiedeva. Una figura cupa, misteriosa, archetipo di coraggio e giustizia, Leiji Matsumoto inscenò l’eroe perfetto per quei tempi, a partire dal character design; il capitano presenta una benda su un occhio ed una cicatrice sul viso come effigi delle mille battaglie affrontate, tuttavia la cicatrice più profonda è nel cuore: la perdita del suo migliore amico è una ferita che stenta a rimarginarsi, come un solco insanabile nell’anima, e lo tormenta incessantemente.
Se il successo di “Uchū kaizoku kyaputen Hārokku” si cela indubbiamente dietro il fascino ipnotico del suo protagonista (potremmo infatti definire il manga Harlock-centrico) l’autore ha fatto un buon lavoro anche nella caratterizzazione dei comprimari, che, nonostante appaiano stereotipati, risultano tutti funzionalmente contestualizzati alla causa.
L’Arcadia è molto più di un mero mezzo di trasporto, in lei è infatti incanalato lo spirito del defunto compagno di Harlock, il costruttore dell’astronave, la quale sarà definita più volte “viva” dagli stessi protagonisti. I membri dell’equipaggio, apparentemente perlopiù scapestrati e dediti al cazzeggio, tanto da far titubare il nuovo arrivato Daiba sulla bontà della sua scelta di abbandonare la terra per mettersi in viaggio nello spazio, dimostreranno invece una grande operosità in battaglia, ricoprendo ognuno uno specifico ruolo e rivelandosi indispensabili nel momento del bisogno.
Esemplificativo in tal senso il vicecomandante Yattaran, che impegna tutto il suo tempo nella costruzione di modellini navali, trasformandosi, non appena sente odore di combattimento, nel più grande stratega dello spazio.
Le mazoniane “donne che bruciano come carta”, sono villain in grado di empatizzare con il lettore, Matsumoto nella loro caratterizzazione percorre la strada degli antagonisti atipici, già battuta da Go Nagai, di cui “Devilman” è capostipite. Memorabile l’episodio delle due avanguardie mazoniane sull’isola di Death Shadow, tra le sequenze narrative più toccanti di tutto il Leijiverse.
L’opera, pur brillando di luce propria è un omaggio a “Ventimila leghe sotto i mari” del genio visionario Jules Werne: l’Arcadia è ispirata al “Nautilus” ed Harlock si rifà palesemente al capitano Nemo.
Nonostante le contaminazioni, il mangaka confezionò un prodotto rivoluzionario, in grado di influenzare a sua volta diversi autori di successo, facendo da apripista ad opere del calibro di “Cowboy Bepop”.
Harlock, grazie anche alla memorabile serie animata diretta da Rintaro, entrò prepotentemente nell’immaginario collettivo comune, settando nuovi parametri e stereotipi nella caratterizzazione psicologica dei protagonisti (Spike Siegel, protagonista della serie cult “Cowboy Bepop”, con il suo doloroso e tormentato passato richiama evidentemente il capitano di Matsumoto).
Purtroppo non viene sviscerato il passato di Harlock, e alcuni personaggi nominati più volte come Emeraldas o Tochiro (il vecchio amico del capitano), non saranno mai approfonditi come era lecito aspettarsi. Se questa scelta può essere comprensibile una volta consci dei meccanismi del Leijiverse, (Matsumoto infatti ha successivamente dedicato serie apposite ad alcuni dei personaggi in quest’opera soltanto menzionati) il fatto di non poter leggere l’epilogo dello scontro tra il capitano Harlock e Raflesia, la regina di Mazone, è un qualcosa che irrimediabilmente pesa sul giudizio finale. L’opera purtroppo si chiude senza concludersi, risultando incompleta.
Il tratto di Matsumoto ricorda quello di Tezuka, e i novizi potrebbero trovarlo attempato. I personaggi secondari, per la maggior parte stilizzati e caricaturali, presentano tratti appena accennati.
Le donne invece (e qui si vede il passato dell’autore da disegnatore di Shojo) raffigurate eteree ed angeliche, sono bellissime, peccato si somiglino un po’ tutte.
Stupende tavole mute, raffiguranti l’Arcadia abbracciata dallo spazio nero infinito, accompagnano sporadicamente il lettore tra un capito e l’altro, immergendolo in un silenzio universale; pagine silenti tra le quali sembra quasi di udire il dolce e malinconico canto dell’aliena Meeme, la più stretta confidente di Harlock, unica sopravvissuta della sua specie.
"Vago per le galassie, la gente mi chiama Capitan Harlock... Vivo in libertà, in questo oceano oscuro chiamato spazio, senza un domani, issando bandiera con un teschio... finché avrò vita... finché il sole non smetterà di bruciare... E sotto la mia bandiera, sotto il mio vessillo, io sarò libero".
L’immaginario manga vanta un’ampia gamma di personaggi incredibilmente carismatici, personalità che riescono a fungere da veri e propri modelli di riferimento, vuoi perché talvolta ci si rispecchia negli ideali dei suddetti, vuoi (cosa che nel panorama fumettistico è ancora più frequente) perché questi personaggi generano in noi un sentimento di adulazione così profondo da ergersi a veri e propri eroi. Figure come Goku, Rufy, Naruto, Lupin, Ken, Ryo Saeba, Hanamichi, Onizuka, L’Uomo Tigre, Joe Yabuki, Tsubasa, Sailor Moon e moltissime altre sono diventate delle icone a tutti gli effetti e non solo del folklore giapponese, incarnando i sogni di generazioni e generazioni di ragazzi; Capitan Harlock figura indubbiamente tra queste.
In un’epoca in cui i mecha vivevano la loro golden age, e Jeeg Robot, Ufo Robot e Mazinga Z, impazzavano espandendo a macchia d’olio la loro fama internazionale anche e sopratutto grazie ai celebri adattamenti animati facendo le fortune di Go Nagai, il maestro Leiji Matsumoto inizialmente con “La corazzata Yamato” e, successivamente, con la sua opera più importante “Capitan Harlock”, precisamente nel 1977, dava vita a quello che sarebbe stato conosciuto anni dopo come il “Leijiverse”: un universo narrativo comprendente più opere interconnesse tra loro, senza una logica consecutio, ma con diversi elementi in comune a raggrupparle in un unico macrocosmo (stile di cui poi le CLAMP saranno divulgatrici).
Anno 2977.
La razza umana è prossima all’estinzione a causa dello sfruttamento intensivo delle risorse terrestri, la classe dirigente è più interessata a giocare a golf che a salvaguardare il benessere del pianeta e gli uomini più coraggiosi si avventurano per lo spazio in cerca di luoghi migliori.
Daiba è il figlio di un importante scienziato, a seguito dell’assassinio di suo padre da parte di un’avanguardia mazionana (recluta facente parte di una popolazione aliena che ha inviato una gigantesca sfera nera sulla terra con l’intento di conquistarla) s’imbarca con l’obiettivo di vendicarlo sull’Arcadia, la leggendaria nave spaziale del capitano Harlock, considerato dalle autorità un fuorilegge.
Matsumoto, pur rimanendo nello spazio, seppe distinguersi dal filone super-robot con una trama strutturalmente semplice ma permeata da una vena malinconica e nostalgica in grado di offrire diversi spunti di riflessione. Costante la denuncia sociale, l’autore senza troppi fronzoli definisce più volte la classe dirigente come “maiali senza spina dorsale”, attribuendo la rovina del pianeta alla pessima capacità gestionale di un sistema politico corrotto.
Harlock è l’emblema della libertà e della ribellione: un pirata spaziale che viaggia per l’universo issando bandiere con un teschio, proprio ciò che il trasgressivo fermento degli anni settanta richiedeva. Una figura cupa, misteriosa, archetipo di coraggio e giustizia, Leiji Matsumoto inscenò l’eroe perfetto per quei tempi, a partire dal character design; il capitano presenta una benda su un occhio ed una cicatrice sul viso come effigi delle mille battaglie affrontate, tuttavia la cicatrice più profonda è nel cuore: la perdita del suo migliore amico è una ferita che stenta a rimarginarsi, come un solco insanabile nell’anima, e lo tormenta incessantemente.
Se il successo di “Uchū kaizoku kyaputen Hārokku” si cela indubbiamente dietro il fascino ipnotico del suo protagonista (potremmo infatti definire il manga Harlock-centrico) l’autore ha fatto un buon lavoro anche nella caratterizzazione dei comprimari, che, nonostante appaiano stereotipati, risultano tutti funzionalmente contestualizzati alla causa.
L’Arcadia è molto più di un mero mezzo di trasporto, in lei è infatti incanalato lo spirito del defunto compagno di Harlock, il costruttore dell’astronave, la quale sarà definita più volte “viva” dagli stessi protagonisti. I membri dell’equipaggio, apparentemente perlopiù scapestrati e dediti al cazzeggio, tanto da far titubare il nuovo arrivato Daiba sulla bontà della sua scelta di abbandonare la terra per mettersi in viaggio nello spazio, dimostreranno invece una grande operosità in battaglia, ricoprendo ognuno uno specifico ruolo e rivelandosi indispensabili nel momento del bisogno.
Esemplificativo in tal senso il vicecomandante Yattaran, che impegna tutto il suo tempo nella costruzione di modellini navali, trasformandosi, non appena sente odore di combattimento, nel più grande stratega dello spazio.
Le mazoniane “donne che bruciano come carta”, sono villain in grado di empatizzare con il lettore, Matsumoto nella loro caratterizzazione percorre la strada degli antagonisti atipici, già battuta da Go Nagai, di cui “Devilman” è capostipite. Memorabile l’episodio delle due avanguardie mazoniane sull’isola di Death Shadow, tra le sequenze narrative più toccanti di tutto il Leijiverse.
L’opera, pur brillando di luce propria è un omaggio a “Ventimila leghe sotto i mari” del genio visionario Jules Werne: l’Arcadia è ispirata al “Nautilus” ed Harlock si rifà palesemente al capitano Nemo.
Nonostante le contaminazioni, il mangaka confezionò un prodotto rivoluzionario, in grado di influenzare a sua volta diversi autori di successo, facendo da apripista ad opere del calibro di “Cowboy Bepop”.
Harlock, grazie anche alla memorabile serie animata diretta da Rintaro, entrò prepotentemente nell’immaginario collettivo comune, settando nuovi parametri e stereotipi nella caratterizzazione psicologica dei protagonisti (Spike Siegel, protagonista della serie cult “Cowboy Bepop”, con il suo doloroso e tormentato passato richiama evidentemente il capitano di Matsumoto).
Purtroppo non viene sviscerato il passato di Harlock, e alcuni personaggi nominati più volte come Emeraldas o Tochiro (il vecchio amico del capitano), non saranno mai approfonditi come era lecito aspettarsi. Se questa scelta può essere comprensibile una volta consci dei meccanismi del Leijiverse, (Matsumoto infatti ha successivamente dedicato serie apposite ad alcuni dei personaggi in quest’opera soltanto menzionati) il fatto di non poter leggere l’epilogo dello scontro tra il capitano Harlock e Raflesia, la regina di Mazone, è un qualcosa che irrimediabilmente pesa sul giudizio finale. L’opera purtroppo si chiude senza concludersi, risultando incompleta.
Il tratto di Matsumoto ricorda quello di Tezuka, e i novizi potrebbero trovarlo attempato. I personaggi secondari, per la maggior parte stilizzati e caricaturali, presentano tratti appena accennati.
Le donne invece (e qui si vede il passato dell’autore da disegnatore di Shojo) raffigurate eteree ed angeliche, sono bellissime, peccato si somiglino un po’ tutte.
Stupende tavole mute, raffiguranti l’Arcadia abbracciata dallo spazio nero infinito, accompagnano sporadicamente il lettore tra un capito e l’altro, immergendolo in un silenzio universale; pagine silenti tra le quali sembra quasi di udire il dolce e malinconico canto dell’aliena Meeme, la più stretta confidente di Harlock, unica sopravvissuta della sua specie.
"Vago per le galassie, la gente mi chiama Capitan Harlock... Vivo in libertà, in questo oceano oscuro chiamato spazio, senza un domani, issando bandiera con un teschio... finché avrò vita... finché il sole non smetterà di bruciare... E sotto la mia bandiera, sotto il mio vessillo, io sarò libero".
Premetto che l’acclamato anime di Capitan Harlock me lo ricordo vagamente e come personaggio non mi era nemmeno troppo simpatico. Proprio per questo, appena sono riuscito a reperire il manga l’ho voluto prendere subito e devo dire che non me ne sono affatto pentito.
Il manga mi ha fatto ricredere sul personaggio e sull’intera storia, mi ha fatto rivivere le misteriose atmosfere spaziali tipiche dello stile Leiji Matsumoto, che possiamo ritrovare nella maggior parte delle sue opere: Queen Emeraldas, Galaxy Express 999, Corazzata Yamato, L'Anello dei Nibelunghi, Corazzata Spaziotemporale Mahoroba; in quanto tutte collegate/intrecciate tra di loro con Capitan Harlock come opera madre. I personaggi tipici matsumotiani ci sono tutti, il tratto inconfondibile del mangaka calza a pennello con l’intera storia.
La trama è discreta e narra delle avventure spaziali della mitica nave pirata “Arcadia” e del suo equipaggio: comico e spensierato nelle situazioni di quiete, durante le quali ognuno fa ciò che più gli piace. Mentre in caso di battaglia, l’equipaggio si trasforma completamente diventando preparato e determinato, unendo le proprie forze sotto la stessa bandiera pirata, che è simbolo di Libertà. La storia fa anche riflettere sulla drammatica condizione egoistica in cui versa il nostro pianeta, in particolare critica come viene sfruttato egoisticamente dagli umani fino a danneggiarlo costantemente solo per raggiungere i propri interessi personali, senza pensare minimamente al prossimo e alle generazioni future. Ed innegabilmente rispecchia piuttosto bene la dura realtà. Comunque, le vicende ti fanno venire voglia di continuare a leggere senza interrompere mai la lettura nemmeno per un secondo fino alla fine del quinto volume; dopodiché siamo obbligati ad interrompere in quanto il manga viene troncato, quasi lasciato in sospeso in attesa di un seguito che purtroppo ancora non c’è stato. Proprio per questo do solo un 8, stiamo pur sempre parlando del creatore di Harlock, perché se l’avesse terminato avrebbe meritato sicuramente un 10.
I volumi editi da Goen sono di ottima fattura con sovracopertina a colori e in grande formato. Il prezzo è adeguato all’edizione. Nel complesso un'opera consigliata veramente a tutti, immancabile negli scaffali di un qualsiasi lettore di manga.
Il manga mi ha fatto ricredere sul personaggio e sull’intera storia, mi ha fatto rivivere le misteriose atmosfere spaziali tipiche dello stile Leiji Matsumoto, che possiamo ritrovare nella maggior parte delle sue opere: Queen Emeraldas, Galaxy Express 999, Corazzata Yamato, L'Anello dei Nibelunghi, Corazzata Spaziotemporale Mahoroba; in quanto tutte collegate/intrecciate tra di loro con Capitan Harlock come opera madre. I personaggi tipici matsumotiani ci sono tutti, il tratto inconfondibile del mangaka calza a pennello con l’intera storia.
La trama è discreta e narra delle avventure spaziali della mitica nave pirata “Arcadia” e del suo equipaggio: comico e spensierato nelle situazioni di quiete, durante le quali ognuno fa ciò che più gli piace. Mentre in caso di battaglia, l’equipaggio si trasforma completamente diventando preparato e determinato, unendo le proprie forze sotto la stessa bandiera pirata, che è simbolo di Libertà. La storia fa anche riflettere sulla drammatica condizione egoistica in cui versa il nostro pianeta, in particolare critica come viene sfruttato egoisticamente dagli umani fino a danneggiarlo costantemente solo per raggiungere i propri interessi personali, senza pensare minimamente al prossimo e alle generazioni future. Ed innegabilmente rispecchia piuttosto bene la dura realtà. Comunque, le vicende ti fanno venire voglia di continuare a leggere senza interrompere mai la lettura nemmeno per un secondo fino alla fine del quinto volume; dopodiché siamo obbligati ad interrompere in quanto il manga viene troncato, quasi lasciato in sospeso in attesa di un seguito che purtroppo ancora non c’è stato. Proprio per questo do solo un 8, stiamo pur sempre parlando del creatore di Harlock, perché se l’avesse terminato avrebbe meritato sicuramente un 10.
I volumi editi da Goen sono di ottima fattura con sovracopertina a colori e in grande formato. Il prezzo è adeguato all’edizione. Nel complesso un'opera consigliata veramente a tutti, immancabile negli scaffali di un qualsiasi lettore di manga.
Ah "Capitan Harlock", che bel manga! Così hanno esordito alcuni amici che me lo hanno consigliato e gli stessi venditori di fumetti mi hanno suggerito di comprare "Capitan Harlock" piuttosto che un altro manga, poiché è una delle basi da cui ha tratto svariati spunti il manga moderno; e riconoscendo l'importanza delle opere di Matsumoto e comunque la poesia dello spazio profondo gli assegno un bel 5, che avrebbe dovuto essere un 4 senza punto sentimento. Nelle mie recensioni non ripeto mai la trama visto che è già descritta sopra e che comunque è molto avvincente di per se soprattutto per l'epoca, la mia insufficienza è da imputare a due motivi: troppo ripetitivo, Matsumoto è come Capitan Harlock, dice solo le stesse cose e le ripete fino all'esaurimento nervoso pur rimanendo comunque epico come personaggio; il finale, ma il finale non c'è, Matsumoto ha dimenticato di mandarlo alla casa editrice, la serie si conclude così, "The End".
Per dire qualcosa sul disegno, è particolare, piacevole a tratti ma niente di speciale. Non ho parlato degli altri personaggi perché li trovo odiosi, superficiali e abbastanza inutili, però questo è un parere puramente personale.
Per dire qualcosa sul disegno, è particolare, piacevole a tratti ma niente di speciale. Non ho parlato degli altri personaggi perché li trovo odiosi, superficiali e abbastanza inutili, però questo è un parere puramente personale.
Il manga che ha ispirato uno dei tanti cartoni che hanno accompagnato la mia infanzia, pubblicato in una nuovissima edizione dalla Goen, non potevo assolutamente perdermelo. O almeno così pensavo...
Per poter godere maggiormente dalla lettura di questa storia occorre immergere il manga nell'epoca in cui è stato scritto, infatti tanti riferimenti che a noi possono sembrare astrusi e assurdi (in alcune situazioni per esempio si dice che l'uomo non deve mai essere umiliato da una donna) erano la normalità in quei tempi.
Per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi non ho nulla da dire, è a dir poco eccellente. In primis abbiamo l'epicità di Harlock con i suoi alti ideali, il suo personale senso di obbligo morale, libertà, amicizia e rispetto. Anche gli altri personaggi sono ben sviluppati e hanno un ruolo ben definito all'interno della storia, Daiba e Meeme sopra tutti.
Il manga propone una forte critica nei confronti di una società quasi suicida, che non si vuole bene e che ha perso per strada i propri ideali a favore di una vita tanto semplice e leggera quanto pericolosamente sull'orlo di un baratro. Un'altra aspra critica viene rivolta al governo che non si cura dei problemi reali e li nega in modo quasi scanzonato. Devo dire che l'assurdità è uno dei temi preponderanti in questo manga. In molti casi è positiva, come ad esempio l'aria goliardica che si respira sull'Arcadia, o lo stesso comportamento degli umani che vivono sul pianeta Terra. In alcuni casi invece non del tutto e, dal mio punto di vista, ne è l'esempio la stessa trama che la vedo fin troppo assurda, per come viene narrata, anche per una storia dai tratti fantascientifici. Certe scelte da parte dei personaggi, guidati da una cieca devozione ai loro ideali, compiono scelte a dir poco illogiche che, a volte, stonano un po' con il realismo. Ma in un certo senso è "perdonabile", questa è una storia assurda fatta di personaggi assurdi.
Una cosa che mi ha lasciato perplesso è lo stile dei disegni. Mi ero preparato al peggio quando, leggendo alcune recensioni, mi ero trovato di fronte a frasi come "Matsumoto, per i suoi disegni, o lo si ama o lo si odia". Non credo che si possa essere così estremisti. Devo ammettere che lo stile di Matsumoto non rientra minimamente nelle mie corde ma rispecchia perfettamente l'anima di questa storia e l'assurdità della stessa.
Fino a questo punto sono stati esposti aspetti positivi dell'opera, ma allora come mai merita un 4 dal mio punto di vista? Per un semplice motivo: il manga è incompleto. La storia non ha un finale e non perché ci viene data la possibilità di interpretarlo in quanto aperto, ma proprio perché non esiste. La narrazione viene tranciata improvvisamente, senza un motivo, quasi come se Matsumoto non avesse più avuto voglia di proseguire con questo manga. Allo stesso modo, in più di un'occasione, vengono citati personaggi importanti, per comprendere al meglio la trama, che non sono presenti in quest'opera e a cui sono state dedicate serie a parte. La trovo un'ottima strategia commerciale ma una pessima scelta che obbliga il lettore, che vorrebbe rivelare tutti i segreti dell'Arcadia e del suo equipaggio, ad acquistare anche le altre opere di Matsumoto. Questi elementi li vedo come un insulto e una presa in giro nei confronti del lettore e proprio per questi motivi, nonostante il manga sia mediamente positivo e carico di momenti poetici, epici, commoventi, non posso far altro che bocciare quello che credevo essere un manga cult, evidentemente reso tale dalla fama dell'anime.
Parlo sinceramente quando dico che avrei preferito risparmiare i soldi per acquistare qualcosa di migliore.
Per poter godere maggiormente dalla lettura di questa storia occorre immergere il manga nell'epoca in cui è stato scritto, infatti tanti riferimenti che a noi possono sembrare astrusi e assurdi (in alcune situazioni per esempio si dice che l'uomo non deve mai essere umiliato da una donna) erano la normalità in quei tempi.
Per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi non ho nulla da dire, è a dir poco eccellente. In primis abbiamo l'epicità di Harlock con i suoi alti ideali, il suo personale senso di obbligo morale, libertà, amicizia e rispetto. Anche gli altri personaggi sono ben sviluppati e hanno un ruolo ben definito all'interno della storia, Daiba e Meeme sopra tutti.
Il manga propone una forte critica nei confronti di una società quasi suicida, che non si vuole bene e che ha perso per strada i propri ideali a favore di una vita tanto semplice e leggera quanto pericolosamente sull'orlo di un baratro. Un'altra aspra critica viene rivolta al governo che non si cura dei problemi reali e li nega in modo quasi scanzonato. Devo dire che l'assurdità è uno dei temi preponderanti in questo manga. In molti casi è positiva, come ad esempio l'aria goliardica che si respira sull'Arcadia, o lo stesso comportamento degli umani che vivono sul pianeta Terra. In alcuni casi invece non del tutto e, dal mio punto di vista, ne è l'esempio la stessa trama che la vedo fin troppo assurda, per come viene narrata, anche per una storia dai tratti fantascientifici. Certe scelte da parte dei personaggi, guidati da una cieca devozione ai loro ideali, compiono scelte a dir poco illogiche che, a volte, stonano un po' con il realismo. Ma in un certo senso è "perdonabile", questa è una storia assurda fatta di personaggi assurdi.
Una cosa che mi ha lasciato perplesso è lo stile dei disegni. Mi ero preparato al peggio quando, leggendo alcune recensioni, mi ero trovato di fronte a frasi come "Matsumoto, per i suoi disegni, o lo si ama o lo si odia". Non credo che si possa essere così estremisti. Devo ammettere che lo stile di Matsumoto non rientra minimamente nelle mie corde ma rispecchia perfettamente l'anima di questa storia e l'assurdità della stessa.
Fino a questo punto sono stati esposti aspetti positivi dell'opera, ma allora come mai merita un 4 dal mio punto di vista? Per un semplice motivo: il manga è incompleto. La storia non ha un finale e non perché ci viene data la possibilità di interpretarlo in quanto aperto, ma proprio perché non esiste. La narrazione viene tranciata improvvisamente, senza un motivo, quasi come se Matsumoto non avesse più avuto voglia di proseguire con questo manga. Allo stesso modo, in più di un'occasione, vengono citati personaggi importanti, per comprendere al meglio la trama, che non sono presenti in quest'opera e a cui sono state dedicate serie a parte. La trovo un'ottima strategia commerciale ma una pessima scelta che obbliga il lettore, che vorrebbe rivelare tutti i segreti dell'Arcadia e del suo equipaggio, ad acquistare anche le altre opere di Matsumoto. Questi elementi li vedo come un insulto e una presa in giro nei confronti del lettore e proprio per questi motivi, nonostante il manga sia mediamente positivo e carico di momenti poetici, epici, commoventi, non posso far altro che bocciare quello che credevo essere un manga cult, evidentemente reso tale dalla fama dell'anime.
Parlo sinceramente quando dico che avrei preferito risparmiare i soldi per acquistare qualcosa di migliore.
Capitan Harlock è una di quelle opere che non si limita ad essere letta e poi riposta. Spazza via queste barriere, come fa l'Arcadia con i suoi avversari, per venire personalmente a prenderci ed invitarci a bordo, in modo da poter vivere con Harlock e il suo equipaggio le varie avventure che lo spazio offre ed imparare cosi ad apprezzare tutti quei valori che caratterizzano questo manga: l'amicizia, l'amore per la libertà, l'importanza dei propri ideali...
Per quanto riguarda la trama (che non riscrivo, visto che è scritta sopra) bisogna dire che si sviluppa magnificamente: la storia prende, fa venire voglia di non smettere di leggere, l'attenzione nel lettore rimane costante, grazie anche ai vari misteri che ruotano intorno alle Mazionane. Misteri che si risolvono, avanzando nella storia, ma che, risolvendosi, lasciano lo spazio ad altri. E quindi via, l'Arcadia riparte e, con lei, noi lettori.
Nell'opera è chiaramente presente una critica all'umanità, al suo modo di essere, di divorare tutto per semplice appagamento personale. Matsumoto non si fa problemi ad esporre questo suo pensiero: sin dalle prime pagine, infatti, il lettore può notare con estrema facilità il degrado raggiunto dall'umanità nel comportamento del primo ministro del governo della Federazione Terrestre, usato dall'autore come simbolo della bassezza raggiunta dall'uomo. Difatti egli è un omuncolo che, rannicchiato nelle sue coperte, invece di curarsi di un'enorme sfera caduta dal cielo(e della morte di eminenti scienziati) si preoccupa di eventuali ritardi per quanto riguarda il suo amatissimo golf.
Parlando invece dei disegni si possono notare subito le differenze che corrono tra personaggi secondari e primari. Matsumoto usa uno stile non molto definito quando deve rappresentare personaggi che influiscono poco o niente sulla storia. Salendo di "grado" subito si nota che, nel disegnare i membri dell'Arcadia per esempio, mantenendo sempre quel suo stile, Matsumoto li rende più dettagliati, in modo da essere facilmente identificabili. Discorso a parte per quanto rigurda il Capitano e le donne.
Nel primo caso Matsumoto realizza un personaggio ricco di carisma anche solo da un punto di vista estetico: benda sull'occhio, cicatrice, divisa da pirata...Insomma è realizzato in maniera ottima, come si addice ad un protagonista. Per quanto riguarda le donne bisogna dire che l'autore le disegna in maniera simile fra loro (fatta eccezione per la vecchia cuoca dell'Arcadia) e con una determinata caratteristica in comune: la bellezza.
Grande è l'abilità del mangaka nel rappresentare il viaggio dell'Arcadia nello spazio: momenti di pura poesia sono le doppie pagine prive di dialoghi e onomatopee di qualunque tipo in cui è presente solo l'astronave e lo spazio sconfinato. Astronave che (un po' come tutti i veicoli spaziali dopotutto) Matsumoto caratterizza benissimo, esternamente ed internamente.
In conclusione bisogna dire che Capitan Harlock è un manga che tutti dovrebbero leggere. Ha un'ottima storia, personaggi verso i quali nasce subito una forte empatia. E' un vero maestro, in grado di farci arrivare facilmente tutti quei valori elencati prima, in maniera decisa ma dolce allo stesso tempo (un po' come il carattere del Capitano). E' un manga carico di poesia, quella poesia dolcemente malinconica che caratterizza quel mare sconfinato che è l'Universo e che pervade il fumetto in ogni pagina, soprattutto alla fine, momento in cui viene raggiunto l'apice.
Ritengo dunque che Capitan Harlock sia un manga da 10. Non è facile trovare un fumetto in cui sono fusi insieme una bella storia, personaggi degni di nota, nobili valori ed ideali e momenti di pura poesia.
« L'universo è la mia casa... la voce sommessa di questo mare infinito mi invoca, e mi invita a vivere senza catene... la mia bandiera è un simbolo di Libertà. »
Per quanto riguarda la trama (che non riscrivo, visto che è scritta sopra) bisogna dire che si sviluppa magnificamente: la storia prende, fa venire voglia di non smettere di leggere, l'attenzione nel lettore rimane costante, grazie anche ai vari misteri che ruotano intorno alle Mazionane. Misteri che si risolvono, avanzando nella storia, ma che, risolvendosi, lasciano lo spazio ad altri. E quindi via, l'Arcadia riparte e, con lei, noi lettori.
Nell'opera è chiaramente presente una critica all'umanità, al suo modo di essere, di divorare tutto per semplice appagamento personale. Matsumoto non si fa problemi ad esporre questo suo pensiero: sin dalle prime pagine, infatti, il lettore può notare con estrema facilità il degrado raggiunto dall'umanità nel comportamento del primo ministro del governo della Federazione Terrestre, usato dall'autore come simbolo della bassezza raggiunta dall'uomo. Difatti egli è un omuncolo che, rannicchiato nelle sue coperte, invece di curarsi di un'enorme sfera caduta dal cielo(e della morte di eminenti scienziati) si preoccupa di eventuali ritardi per quanto riguarda il suo amatissimo golf.
Parlando invece dei disegni si possono notare subito le differenze che corrono tra personaggi secondari e primari. Matsumoto usa uno stile non molto definito quando deve rappresentare personaggi che influiscono poco o niente sulla storia. Salendo di "grado" subito si nota che, nel disegnare i membri dell'Arcadia per esempio, mantenendo sempre quel suo stile, Matsumoto li rende più dettagliati, in modo da essere facilmente identificabili. Discorso a parte per quanto rigurda il Capitano e le donne.
Nel primo caso Matsumoto realizza un personaggio ricco di carisma anche solo da un punto di vista estetico: benda sull'occhio, cicatrice, divisa da pirata...Insomma è realizzato in maniera ottima, come si addice ad un protagonista. Per quanto riguarda le donne bisogna dire che l'autore le disegna in maniera simile fra loro (fatta eccezione per la vecchia cuoca dell'Arcadia) e con una determinata caratteristica in comune: la bellezza.
Grande è l'abilità del mangaka nel rappresentare il viaggio dell'Arcadia nello spazio: momenti di pura poesia sono le doppie pagine prive di dialoghi e onomatopee di qualunque tipo in cui è presente solo l'astronave e lo spazio sconfinato. Astronave che (un po' come tutti i veicoli spaziali dopotutto) Matsumoto caratterizza benissimo, esternamente ed internamente.
In conclusione bisogna dire che Capitan Harlock è un manga che tutti dovrebbero leggere. Ha un'ottima storia, personaggi verso i quali nasce subito una forte empatia. E' un vero maestro, in grado di farci arrivare facilmente tutti quei valori elencati prima, in maniera decisa ma dolce allo stesso tempo (un po' come il carattere del Capitano). E' un manga carico di poesia, quella poesia dolcemente malinconica che caratterizza quel mare sconfinato che è l'Universo e che pervade il fumetto in ogni pagina, soprattutto alla fine, momento in cui viene raggiunto l'apice.
Ritengo dunque che Capitan Harlock sia un manga da 10. Non è facile trovare un fumetto in cui sono fusi insieme una bella storia, personaggi degni di nota, nobili valori ed ideali e momenti di pura poesia.
« L'universo è la mia casa... la voce sommessa di questo mare infinito mi invoca, e mi invita a vivere senza catene... la mia bandiera è un simbolo di Libertà. »
Potendomelo permettere, mi sono tolto lo sfizio di leggere i manga che hanno ispirato i cartoni animati della mia infanzia: dopo Queen Emeraldas, l'Anello del Nibelungo e la Regina dei Mille Anni, non potevo lasciarmi sfuggire anche l'originale serie di Capitan Harlock contro la regina Raflesia di Mazone, che è di gran lunga il migliore tra questi. Proprio per questo la tragedia che adesso dirò è ancora peggiore: la serie è INCOMPLETA. Immaginate pure il mio disappunto nel constatare che, per sapere come andrà a finire tra l'eroe e la regina Raflesia, al momento ci si deve accontentare dell'anime e sperare che Matsumoto non tiri le cuoia, data l'età già abbastanza avanzata, anche se la probabilità che si decida a finirla è infinitesima. Peggio di tutto è che la serie si conclude poco prima della battaglia decisiva! Come dire, ARGH!
Comunque, ritornando al manga, Harlock è l'archetipo dell'eroe, del rivoluzionario: anarchico, ligio ai propri ideali di giustizia incondizionata, un tantino estremista, leader di un gruppo di compagni (MAI considerati come sottoposti) che darebbero la vita per lui e per la nave, l'Arcadia. Dall'altra ci sono le perfide Mazoniane, terribili e bellissime donne-vegetali che vogliono invadere la Terra. Se muoiono prendono fuoco, una cosa che vedendo l'anime mi ha sempre fatto venire i brividi. A rendere più intenso e disperato il racconto, è la totale inettitudine dei terrestri. Membri di una società decadente e priva di valori, sono governati da individui men che mediocri che li tengono volentieri nell'ignoranza per dedicarsi unicamente al proprio piacere personale. Come dire: tanti a saluti a chi vorrebbe rivedere questo cartone in TV.
Ad ogni modo, a coadiuvarlo, almeno un personaggio spicca in modo sublime per la sua poeticità e unicità: parlo di Meeme, l'angelo custode che veglia sull'equipaggio, la stranissima aliena alcolizzata che canta della sua solitudine sul ponte deserto dell'Arcadia. Un'intuizione molto recente, dovuta alla lettura di questo manga, mi svela la sua natura. A pensarci, infatti, gli eroi sono personaggi estremi e tendenzialmente solitari, mentre Harlock è alla guida di una grande famiglia. Quindi non si può dire che sia effettivamente solo. Ma ecco che Meeme si può interpretare come un simbolo allegorico della solitudine dell'eroe, che da questo si stacca e assume consistenza (volendo fare il gioco di parole, si ALIENA da lui), anche se non può né intende esistere separata, da cui la devozione per il suo "salvatore". A mio parere, di fronte a una cosa del genere bisogna togliersi il cappello. Oltretutto, gli altri personaggi assumono ruoli specifici nell'universo pedagogico di Matsumoto, ma sarebbe davvero troppo lungo da spiegare e non è il caso di annoiare.
Per quanto riguarda la fantascienza narrata, in quest'opera essa si fa più coerente e meno infarcita di tecnoballe rispetto altre opere del nostro. Il disegno rimane inconfondibile ed unico. Va ribadito che non c'è da aspettarsi personaggi rotondi e moderni da un punto di vista narrativo, perché Matsumoto non ne ha mai creati, che io sappia. Nonostante ciò, la lettura è abbastanza piacevole e presenta persino qualche siparietto divertente, cosa rarissima a vedersi nel Leijiverse. Se fosse terminata, quest'opera sarebbe una cosina carina, da possedere assolutamente. Così com'è, rimane purtroppo il classicone per chi sa cosa compra o per i fan del mitico capitano tutto nero.
I 4 volumi da me letti sono la seconda (credo) edizione della D/Visual, che vale quasi tutti i soldi che costa. Mi sarebbe piaciuto vedere più pagine a colori o in quadricomia, che invece sono pochissime, ma pace.
Comunque, ritornando al manga, Harlock è l'archetipo dell'eroe, del rivoluzionario: anarchico, ligio ai propri ideali di giustizia incondizionata, un tantino estremista, leader di un gruppo di compagni (MAI considerati come sottoposti) che darebbero la vita per lui e per la nave, l'Arcadia. Dall'altra ci sono le perfide Mazoniane, terribili e bellissime donne-vegetali che vogliono invadere la Terra. Se muoiono prendono fuoco, una cosa che vedendo l'anime mi ha sempre fatto venire i brividi. A rendere più intenso e disperato il racconto, è la totale inettitudine dei terrestri. Membri di una società decadente e priva di valori, sono governati da individui men che mediocri che li tengono volentieri nell'ignoranza per dedicarsi unicamente al proprio piacere personale. Come dire: tanti a saluti a chi vorrebbe rivedere questo cartone in TV.
Ad ogni modo, a coadiuvarlo, almeno un personaggio spicca in modo sublime per la sua poeticità e unicità: parlo di Meeme, l'angelo custode che veglia sull'equipaggio, la stranissima aliena alcolizzata che canta della sua solitudine sul ponte deserto dell'Arcadia. Un'intuizione molto recente, dovuta alla lettura di questo manga, mi svela la sua natura. A pensarci, infatti, gli eroi sono personaggi estremi e tendenzialmente solitari, mentre Harlock è alla guida di una grande famiglia. Quindi non si può dire che sia effettivamente solo. Ma ecco che Meeme si può interpretare come un simbolo allegorico della solitudine dell'eroe, che da questo si stacca e assume consistenza (volendo fare il gioco di parole, si ALIENA da lui), anche se non può né intende esistere separata, da cui la devozione per il suo "salvatore". A mio parere, di fronte a una cosa del genere bisogna togliersi il cappello. Oltretutto, gli altri personaggi assumono ruoli specifici nell'universo pedagogico di Matsumoto, ma sarebbe davvero troppo lungo da spiegare e non è il caso di annoiare.
Per quanto riguarda la fantascienza narrata, in quest'opera essa si fa più coerente e meno infarcita di tecnoballe rispetto altre opere del nostro. Il disegno rimane inconfondibile ed unico. Va ribadito che non c'è da aspettarsi personaggi rotondi e moderni da un punto di vista narrativo, perché Matsumoto non ne ha mai creati, che io sappia. Nonostante ciò, la lettura è abbastanza piacevole e presenta persino qualche siparietto divertente, cosa rarissima a vedersi nel Leijiverse. Se fosse terminata, quest'opera sarebbe una cosina carina, da possedere assolutamente. Così com'è, rimane purtroppo il classicone per chi sa cosa compra o per i fan del mitico capitano tutto nero.
I 4 volumi da me letti sono la seconda (credo) edizione della D/Visual, che vale quasi tutti i soldi che costa. Mi sarebbe piaciuto vedere più pagine a colori o in quadricomia, che invece sono pochissime, ma pace.
Quest'opera di Matsumoto è veramente una pietra miliare nell'universo fantascientifico delle opere di fantasia, non solo per quanto riguarda i manga, ma proprio tutto il genere letterario di tutti i paesi.
Il manga è, come nel caso delle opere di Ishinomori, una feroce critica all'umanità, alla perdita di sentimenti e passini da parte dell'umanità ormai dedita solo all'ozio o troppo catapultata nel consumismo occidentale; l'Arcadia, Harlock, Daiba e tutto il resto è solo un "condimento" per fare una riflessione molto più ampia sulla società e sull'umanità più in generale, proprio per le tematiche trattate non mi sento di dire che sia "per tutti", ma solo per palati fini perché se non si coglie la profondità dell'opera oltre a tante tavole di astronavi ed esplosioni, non c'è molto altro da vedere, e dico vedere perché da leggere c'è tantissimo.
Ovviamente non voglio spoilerare la storia, mi liimito però a dire che presenta sostanziali differenze con l'anime, per cui se uno ha visto l'anime non creda che sostituisca automaticamente il manga perché non è affatto così.
Un plauso anche alla tanto odiata d/Visual che si fa pagare cara ma... mamma mia che edizione! Che qualità nella stampa, meno nella carta un po' trasparente, niente a che vedere con quella porcheria da camino di edizione della Planet Manga uscita nel 2001, con tanto di lettura ribaltata e pubblicità dell'Enel in copertina, chi come me aveva la vecchia edizione la prenda e la butti perché era un insulto al mondo dei fumetti e Harlock non meritava una edizione tanto indegna; grazie al cielo d-books ci ha messo una pezza.
Ragazzi, leggetelo Capitan Harlock, è uno dei pochissimi manga (assieme ad altri suoi contemporanei) che vi lascia dentro qualcosa e accende una riflessione, insomma ci fa crescere. Date fiducia a Capitan Harlock, alle sue opere e a quelle dei suoi "colleghi" anziani e lasciate a scaffale le tante porcherie che oggi affollano le fumetterie, perché non sono e non saranno mai immortali, il capitano ed Emeraldas sì.
Il manga è, come nel caso delle opere di Ishinomori, una feroce critica all'umanità, alla perdita di sentimenti e passini da parte dell'umanità ormai dedita solo all'ozio o troppo catapultata nel consumismo occidentale; l'Arcadia, Harlock, Daiba e tutto il resto è solo un "condimento" per fare una riflessione molto più ampia sulla società e sull'umanità più in generale, proprio per le tematiche trattate non mi sento di dire che sia "per tutti", ma solo per palati fini perché se non si coglie la profondità dell'opera oltre a tante tavole di astronavi ed esplosioni, non c'è molto altro da vedere, e dico vedere perché da leggere c'è tantissimo.
Ovviamente non voglio spoilerare la storia, mi liimito però a dire che presenta sostanziali differenze con l'anime, per cui se uno ha visto l'anime non creda che sostituisca automaticamente il manga perché non è affatto così.
Un plauso anche alla tanto odiata d/Visual che si fa pagare cara ma... mamma mia che edizione! Che qualità nella stampa, meno nella carta un po' trasparente, niente a che vedere con quella porcheria da camino di edizione della Planet Manga uscita nel 2001, con tanto di lettura ribaltata e pubblicità dell'Enel in copertina, chi come me aveva la vecchia edizione la prenda e la butti perché era un insulto al mondo dei fumetti e Harlock non meritava una edizione tanto indegna; grazie al cielo d-books ci ha messo una pezza.
Ragazzi, leggetelo Capitan Harlock, è uno dei pochissimi manga (assieme ad altri suoi contemporanei) che vi lascia dentro qualcosa e accende una riflessione, insomma ci fa crescere. Date fiducia a Capitan Harlock, alle sue opere e a quelle dei suoi "colleghi" anziani e lasciate a scaffale le tante porcherie che oggi affollano le fumetterie, perché non sono e non saranno mai immortali, il capitano ed Emeraldas sì.
Devo dire che sono un po' perplessa: ho comprato i primi due volumi (di quattro) della d/visual sospinta dalla nostalgia dell'anime che guardavo da piccola e dalla certezza dell'ottima edizione che avrei avuto tra le mani. Per la seconda, ci ho preso in pieno: 300 pagine e oltre di volume, contenenti alla fine anche episodi inediti, sovracopertina con titolo in rilievo, pagine a colori. Una meraviglia, insomma.
Il problema è proprio il manga: probabilmente molte delle ingenuità della trama sono dovute all'età dell'opera, ma mi aspettavo quantomeno disegni più curati, soprattutto i vari personaggi secondari (sembrano quasi bozze del disegno definitivo - che non c'è).
La storia, pur avendo tutti i difetti legati all'anzianità del manga di Matsumoto, comunque intriga e ti fa fare il tifo per quel pirata un po' anoressico e guercio e vorresti trovarti pure tu sull'Arcadia a cacciare le "donne che bruciano come carta", alias le "onnipotenti Mazoniane".
Che dire? Aspetto comunque gli altri due volumi, mi sento in ogni caso di consigliare questo manga ai nostalgici (e sullo scaffale questi volumi fanno decisamente la loro figura). Voto finale 6.
Il problema è proprio il manga: probabilmente molte delle ingenuità della trama sono dovute all'età dell'opera, ma mi aspettavo quantomeno disegni più curati, soprattutto i vari personaggi secondari (sembrano quasi bozze del disegno definitivo - che non c'è).
La storia, pur avendo tutti i difetti legati all'anzianità del manga di Matsumoto, comunque intriga e ti fa fare il tifo per quel pirata un po' anoressico e guercio e vorresti trovarti pure tu sull'Arcadia a cacciare le "donne che bruciano come carta", alias le "onnipotenti Mazoniane".
Che dire? Aspetto comunque gli altri due volumi, mi sento in ogni caso di consigliare questo manga ai nostalgici (e sullo scaffale questi volumi fanno decisamente la loro figura). Voto finale 6.