Virtus
Virtus, pubblicato in patria nel 2007, è la seconda opera ad arrivare in Italia (alla fine del 2011) di Gengoroh Tagame, l'indiscusso maestro dei "bara manga", cioè i fumetti omoerotici giapponesi disegnati da uomini gay per un pubblico gay. Tagame è noto per lo stile estremamente realistico dei suoi disegni e soprattutto per la predilezione di tematiche BDSD nei suoi fumetti, che risultano quindi molto erotici e violenti. In Italia lo abbiamo conosciuto per la prima volta nel 2009 con Racconti estremi, una raccolta di storie brevi espressamente realizzata come lancio dell'autore sul nostro mercato, pubblicata da Black Velvet. Virtus, invece, ci arriva per i tipi di Renbooks, piccola ma formidabile casa editrice bolognese tutta dedicata ai fumetti a tematica LGBT.
A differenza di quanto mostratoci nella suddetta raccolta, cioè storie piuttosto brevi, quasi tutte violente e concentrate soprattutto sulla raffigurazione degli atti sessuali (pur con una pregevolezza narrativa che prende le distanze dalla mera pornografia da quattro soldi), in Virtus Tagame riesce a sviluppare in un volumetto corposo un'unica vicenda, con una trama ben strutturata e dei personaggi caratterizzati. Ambientata nell'Antica Roma - non sono dati riferimenti cronologici, ma ad occhio e croce nel I secolo d.C. -, racconta della singolare storia d'amore tra due gladiatori: Crescens, figlio di una schiava germana e di un legionario romano e già affermato retiarius (gladiatore che combatte con rete, tridente e pugnale), e Gaius, appena costretto ad apprendere l'arte dei giochi gladiatorii. Quest'ultimo, da subito contraddistinto da un evidente abbattimento e scarsa voglia di vivere, viene subito notato per la sua prestanza dal biondo Crescens, che decide di farne l'oggetto dei suoi giochi sessuali. La violenza subita risveglia Gaius dal suo torpore e lo spinge ad affermarsi come gladiatore, con l'intenzione di vendicarsi in un prossimo futuro del suo rivale. Ma il destino riserva per i due altri progetti...
La cosa che sicuramente salta all'occhio a chi ha già letto altri manga di questo genere è che stavolta ci troviamo di fronte ad una storia ben congegnata, dove le scene di sesso, seppur molto esplicite e condotte con tutto l'interessamento del caso, sono realmente funzionali allo svolgersi della vicenda e non del tutto gratuite. Sia Crescens sia Gaius, pur nella brevità di un singolo volume, risultano perfettamente caratterizzati per il tipo di storia offerta, così come altri due personaggi, il doctor (la positiva figura dell'istruttore dei gladiatori), ed Aelia, la bella e potente matrona romana innamorata di Crescens. La vicenda, dunque, si dipana in maniera chiara e scorrevole, rivelando passo passo alcuni elementi che aiutano a caratterizzare i personaggi oltre a far sviluppare la trama. Il finale è stato inaspettatamente diverso da quanto immaginassi da lì a poche pagine (e devo dire ugualmente con una certa soddisfazione). A fine lettura sono rimasto particolarmente contento, grazie all'ampio ventaglio di emozioni e passioni messo in campo dall'autore, che mi ha senz'altro colpito in positivo. La virtus del titolo, tanto cara ai Romani, è veramente sviscerata in tutti i suoi aspetti, etimologici e non. Se vogliamo trovare dei difetti di sceneggiatura, possiamo senz'altro sottolineare il fatto che le scene delle lotte gladiatorie sono molto rapide e appena accennate; inoltre, anche i momenti in cui Crescens prende con la forza e lega Gaius per sodomizzarlo sono del tutto ellittici, mostrandoci da una pagina all'altra direttamente l'"azione" (ci siamo intesi).
Graficamente Virtus, come già le altre opere di Tagame che ho visto, è una gioia per gli occhi. Il maestro è rinomato per la sua predilezione per gli uomini muscolosi e qui, complice l'ambientazione, può far sfoggio in maniera del tutto naturale e sensata di quel tipo di virilità che tanto ama. Ci troviamo quindi di fronte ad una grande attenzione data alla resa dei corpi scultorei e mascolini di Crescens e Gaius, con una resa particolarmente efficace di muscoli e anatomia, così come di barbe, capelli e peli. Altra cosa particolarmente pregevole è la capacita di caratterizzare molto efficacemente l'aspetto dei personaggi, che risultano quindi tutti diversi l'uno dall'altro; una grande attenzione è data all'espressività dei volti, davvero valida nel trasmettere le emozioni, nonché tratto distintivo nipponico in un manga che altrimenti sembra gridare Occidente, e in particolare Occidente grafico e statuario, da tutti i pori. Le ambientazioni, invece, seppur ben disegnate quando presenti, sono un po' troppo funzionali e non particolarmente rilevanti (nonostante la "location Antica Roma" potesse offrire ben altri spunti).
Il manga fa un grande uso di termini tecnici relativi all'arte gladiatoria e alla società romana. Non sono particolarmente esperto in materia, ma presumo che siano tutti corretti. Dai miei studi classici alcune incongruenze le ho notate, in parte dovute all'autore, in parte ai traduttori, e, seppur non particolarmente rilevanti, tanto vale segnalarle in questa sede. A un certo punto compare la frase «È stato deciso il composito per i giochi», cioè la coppia che dovrà scendere nell'arena: la parola latina è neutra e quando si citano parole latine in una frase in italiano di solito vanno al nominativo (quindi doveva essere compositum). A seconda del grado sociale dei personaggi o delle formalità adottate (presumo in lingua originale attraverso il noto uso dei suffissi giapponesi), troviamo personaggi che si danno del tu o del voi. Nell'Antica Roma il prontuario degli allocutivi era ridotto solo al pronome tu, che si usava con tutti, compreso l'imperatore (il vos di cortesia nasce nel Tardo Impero, in corrispondenza proprio del nos maiestatico imperiale, e le lingue romanze lo ricrearono - pare - senza continuazione diretta). L'antagonista della storia, la matrona Aelia, viene presentata come figlia di un ex senatore, tale Gnaeus Clodius: pertanto, non poteva certamente chiamarsi Aelia (!) ma Clodia (cioè Claudia). Le donne, infatti, non avevano il praenomen (il nome proprio come lo intendiamo noi), ma solo la forma femminile del nomen (per così dire il cognome odierno, vale a dire la gens). Le donne di una stessa gens quindi si distinguevano con vari escamotage (maior, minor, prima, secunda, tertia ecc.). Inoltre anche "ex senatore" è in questo caso un errore: la carica era vitalizia e se ne veniva esclusi soltanto per gravi crimini (ma nel nostro manga il padre della bella Aelia è chiaramente un uomo potente e ai vertici del potere).
Salvo queste piccole sviste d'adattamento - in parte dovute alla difficoltà di rendere "nuovamente romano" quanto già era stato adattato in origine per dei lettori giapponesi - l'edizione italiana pubblicata da Renbooks è abbastanza curata, presentandoci un tomo che, pur senza sovraccoperta, fa la sua bella figura per grafica di copertina e impaginazione (splendida l'illustrazione di quarta!), oltre ad avere un'ottima carta bianca e spessa. L'editoriale, ridotto semplicemente ad una sintetica pagina introduttiva, poteva forse essere maggiormente sviluppato in una vera e propria appendice redazionale (magari offrendo delle annotazioni sull'ambientazione storica, come nei manga pubblicati da Yamato). Il prezzo di 13 € può apparire relativamente elevato, ma è il giusto scotto da pagare per avere in Italia dei prodotti così di nicchia come i bara.
Un manga che consiglio senz'altro a tutto il pubblico omosessuale, visto che offre una storia intrigante e ben sviluppata, accompagnata da disegni bellissimi e da scene erotiche senz'altro pregevoli e eccitanti (be', anche l'occhio vuole la sua parte, no?). Penso che possa essere apprezzato anche dal pubblico femminile che legge yaoi - soprattutto da quelle ragazze che amano anche i maschi ben piazzati oltre ai bishounen - visto che non manca un'introspezione sentimentale e psicologica (seppur in chiave decisamente maschile e quindi più diretta rispetto a quanto si vede di solito nei Boy's Love). Per quanto riguarda i maschi etero, al solito sono un po' indeciso nel dare consigli: il manga è ben fatto e meritevole per forma e contenuti, ma se proprio vi vengono i sudori freddi all'idea di vedere senza mezze misure degli aitanti maschioni "che fanno le capriole insieme", be', allora statene alla larga.
A differenza di quanto mostratoci nella suddetta raccolta, cioè storie piuttosto brevi, quasi tutte violente e concentrate soprattutto sulla raffigurazione degli atti sessuali (pur con una pregevolezza narrativa che prende le distanze dalla mera pornografia da quattro soldi), in Virtus Tagame riesce a sviluppare in un volumetto corposo un'unica vicenda, con una trama ben strutturata e dei personaggi caratterizzati. Ambientata nell'Antica Roma - non sono dati riferimenti cronologici, ma ad occhio e croce nel I secolo d.C. -, racconta della singolare storia d'amore tra due gladiatori: Crescens, figlio di una schiava germana e di un legionario romano e già affermato retiarius (gladiatore che combatte con rete, tridente e pugnale), e Gaius, appena costretto ad apprendere l'arte dei giochi gladiatorii. Quest'ultimo, da subito contraddistinto da un evidente abbattimento e scarsa voglia di vivere, viene subito notato per la sua prestanza dal biondo Crescens, che decide di farne l'oggetto dei suoi giochi sessuali. La violenza subita risveglia Gaius dal suo torpore e lo spinge ad affermarsi come gladiatore, con l'intenzione di vendicarsi in un prossimo futuro del suo rivale. Ma il destino riserva per i due altri progetti...
La cosa che sicuramente salta all'occhio a chi ha già letto altri manga di questo genere è che stavolta ci troviamo di fronte ad una storia ben congegnata, dove le scene di sesso, seppur molto esplicite e condotte con tutto l'interessamento del caso, sono realmente funzionali allo svolgersi della vicenda e non del tutto gratuite. Sia Crescens sia Gaius, pur nella brevità di un singolo volume, risultano perfettamente caratterizzati per il tipo di storia offerta, così come altri due personaggi, il doctor (la positiva figura dell'istruttore dei gladiatori), ed Aelia, la bella e potente matrona romana innamorata di Crescens. La vicenda, dunque, si dipana in maniera chiara e scorrevole, rivelando passo passo alcuni elementi che aiutano a caratterizzare i personaggi oltre a far sviluppare la trama. Il finale è stato inaspettatamente diverso da quanto immaginassi da lì a poche pagine (e devo dire ugualmente con una certa soddisfazione). A fine lettura sono rimasto particolarmente contento, grazie all'ampio ventaglio di emozioni e passioni messo in campo dall'autore, che mi ha senz'altro colpito in positivo. La virtus del titolo, tanto cara ai Romani, è veramente sviscerata in tutti i suoi aspetti, etimologici e non. Se vogliamo trovare dei difetti di sceneggiatura, possiamo senz'altro sottolineare il fatto che le scene delle lotte gladiatorie sono molto rapide e appena accennate; inoltre, anche i momenti in cui Crescens prende con la forza e lega Gaius per sodomizzarlo sono del tutto ellittici, mostrandoci da una pagina all'altra direttamente l'"azione" (ci siamo intesi).
Graficamente Virtus, come già le altre opere di Tagame che ho visto, è una gioia per gli occhi. Il maestro è rinomato per la sua predilezione per gli uomini muscolosi e qui, complice l'ambientazione, può far sfoggio in maniera del tutto naturale e sensata di quel tipo di virilità che tanto ama. Ci troviamo quindi di fronte ad una grande attenzione data alla resa dei corpi scultorei e mascolini di Crescens e Gaius, con una resa particolarmente efficace di muscoli e anatomia, così come di barbe, capelli e peli. Altra cosa particolarmente pregevole è la capacita di caratterizzare molto efficacemente l'aspetto dei personaggi, che risultano quindi tutti diversi l'uno dall'altro; una grande attenzione è data all'espressività dei volti, davvero valida nel trasmettere le emozioni, nonché tratto distintivo nipponico in un manga che altrimenti sembra gridare Occidente, e in particolare Occidente grafico e statuario, da tutti i pori. Le ambientazioni, invece, seppur ben disegnate quando presenti, sono un po' troppo funzionali e non particolarmente rilevanti (nonostante la "location Antica Roma" potesse offrire ben altri spunti).
Il manga fa un grande uso di termini tecnici relativi all'arte gladiatoria e alla società romana. Non sono particolarmente esperto in materia, ma presumo che siano tutti corretti. Dai miei studi classici alcune incongruenze le ho notate, in parte dovute all'autore, in parte ai traduttori, e, seppur non particolarmente rilevanti, tanto vale segnalarle in questa sede. A un certo punto compare la frase «È stato deciso il composito per i giochi», cioè la coppia che dovrà scendere nell'arena: la parola latina è neutra e quando si citano parole latine in una frase in italiano di solito vanno al nominativo (quindi doveva essere compositum). A seconda del grado sociale dei personaggi o delle formalità adottate (presumo in lingua originale attraverso il noto uso dei suffissi giapponesi), troviamo personaggi che si danno del tu o del voi. Nell'Antica Roma il prontuario degli allocutivi era ridotto solo al pronome tu, che si usava con tutti, compreso l'imperatore (il vos di cortesia nasce nel Tardo Impero, in corrispondenza proprio del nos maiestatico imperiale, e le lingue romanze lo ricrearono - pare - senza continuazione diretta). L'antagonista della storia, la matrona Aelia, viene presentata come figlia di un ex senatore, tale Gnaeus Clodius: pertanto, non poteva certamente chiamarsi Aelia (!) ma Clodia (cioè Claudia). Le donne, infatti, non avevano il praenomen (il nome proprio come lo intendiamo noi), ma solo la forma femminile del nomen (per così dire il cognome odierno, vale a dire la gens). Le donne di una stessa gens quindi si distinguevano con vari escamotage (maior, minor, prima, secunda, tertia ecc.). Inoltre anche "ex senatore" è in questo caso un errore: la carica era vitalizia e se ne veniva esclusi soltanto per gravi crimini (ma nel nostro manga il padre della bella Aelia è chiaramente un uomo potente e ai vertici del potere).
Salvo queste piccole sviste d'adattamento - in parte dovute alla difficoltà di rendere "nuovamente romano" quanto già era stato adattato in origine per dei lettori giapponesi - l'edizione italiana pubblicata da Renbooks è abbastanza curata, presentandoci un tomo che, pur senza sovraccoperta, fa la sua bella figura per grafica di copertina e impaginazione (splendida l'illustrazione di quarta!), oltre ad avere un'ottima carta bianca e spessa. L'editoriale, ridotto semplicemente ad una sintetica pagina introduttiva, poteva forse essere maggiormente sviluppato in una vera e propria appendice redazionale (magari offrendo delle annotazioni sull'ambientazione storica, come nei manga pubblicati da Yamato). Il prezzo di 13 € può apparire relativamente elevato, ma è il giusto scotto da pagare per avere in Italia dei prodotti così di nicchia come i bara.
Un manga che consiglio senz'altro a tutto il pubblico omosessuale, visto che offre una storia intrigante e ben sviluppata, accompagnata da disegni bellissimi e da scene erotiche senz'altro pregevoli e eccitanti (be', anche l'occhio vuole la sua parte, no?). Penso che possa essere apprezzato anche dal pubblico femminile che legge yaoi - soprattutto da quelle ragazze che amano anche i maschi ben piazzati oltre ai bishounen - visto che non manca un'introspezione sentimentale e psicologica (seppur in chiave decisamente maschile e quindi più diretta rispetto a quanto si vede di solito nei Boy's Love). Per quanto riguarda i maschi etero, al solito sono un po' indeciso nel dare consigli: il manga è ben fatto e meritevole per forma e contenuti, ma se proprio vi vengono i sudori freddi all'idea di vedere senza mezze misure degli aitanti maschioni "che fanno le capriole insieme", be', allora statene alla larga.
Opera del maestro Gengoroh Tagame, questo manga si differenzia dai suoi soliti lavori per via di una trama maggiormente sviluppata e una violenza meno eccessiva, che lo rende adatto alla lettura di un pubblico non avezzo alle sue normali pubblicazioni, che solitamente trattano di dominazione sessuale e sadomasochismo.
La storia, ambientata nell'antica Roma, parla della vita di due gladiatori, Gaius il novellino e Crescents il campione, opposti nel carattere quanto nel modo di agire. Crescents nota subito in Gaius debolezza e una totale mancanza di voglia di vivere e lo sottomette alle sue voglie sessuali; il malcapitato cercherà allora di sopravvivere e divenire più forte nel combattimento in modo da potersi vendicare, ma procedendo nella vicenda il loro rapporto si evolverà, nonostante un'altra persona brami Crescents e faccia di tutto per averlo con sè.
Decisamente un manga ben disegnato; ho apprezzato il tratto deciso e pulito dell'autore che spesso enfatizza la virilità nei suoi personaggi. I suoi uomini sono realistici, hanno corporature diverse, lineamenti decisi e, cosa difficile da vedere in altri manga, barbe e peli un po' ovunque.
Le ambientazioni invece in questo caso sono un po' spoglie, limitate a qualche vignetta giusto per descrivere la scena.
Altro elementi che avrei voluto vedere più approfonditamente sono i combattimenti, che non vengono mostrati del tutto.
La ricostruzione storica mi sembra comunque piuttosto approfondita, anche solo nel mostrare varie tipologie di gladiatori, nell'utilizzo dei termini in latino e nelle differenze tra le classi sociali romane, ma personalmente non sono un'esperta.
Nel manga sono ovviamente presenti scene di sesso anche un po' brutali, ma come già puntualizzato non eccessive; sono funzionali alla storia e al contesto in cui è ambientata la vicenda (tranne una di esse, un po' shockante, che gli editori hanno fatto benissimo a censurare).
In definitiva è un manga che consiglio a lettori amanti di storie con rapporti omosessuali o comunque dalla mente "aperta" su tali temi; essendo inoltre un bara piuttosto che uno yaoi il pubblico a cui è indirizzato è prettamente maschile.
L'edizione ben curata giustifica il prezzo un po' alto.
La storia, ambientata nell'antica Roma, parla della vita di due gladiatori, Gaius il novellino e Crescents il campione, opposti nel carattere quanto nel modo di agire. Crescents nota subito in Gaius debolezza e una totale mancanza di voglia di vivere e lo sottomette alle sue voglie sessuali; il malcapitato cercherà allora di sopravvivere e divenire più forte nel combattimento in modo da potersi vendicare, ma procedendo nella vicenda il loro rapporto si evolverà, nonostante un'altra persona brami Crescents e faccia di tutto per averlo con sè.
Decisamente un manga ben disegnato; ho apprezzato il tratto deciso e pulito dell'autore che spesso enfatizza la virilità nei suoi personaggi. I suoi uomini sono realistici, hanno corporature diverse, lineamenti decisi e, cosa difficile da vedere in altri manga, barbe e peli un po' ovunque.
Le ambientazioni invece in questo caso sono un po' spoglie, limitate a qualche vignetta giusto per descrivere la scena.
Altro elementi che avrei voluto vedere più approfonditamente sono i combattimenti, che non vengono mostrati del tutto.
La ricostruzione storica mi sembra comunque piuttosto approfondita, anche solo nel mostrare varie tipologie di gladiatori, nell'utilizzo dei termini in latino e nelle differenze tra le classi sociali romane, ma personalmente non sono un'esperta.
Nel manga sono ovviamente presenti scene di sesso anche un po' brutali, ma come già puntualizzato non eccessive; sono funzionali alla storia e al contesto in cui è ambientata la vicenda (tranne una di esse, un po' shockante, che gli editori hanno fatto benissimo a censurare).
In definitiva è un manga che consiglio a lettori amanti di storie con rapporti omosessuali o comunque dalla mente "aperta" su tali temi; essendo inoltre un bara piuttosto che uno yaoi il pubblico a cui è indirizzato è prettamente maschile.
L'edizione ben curata giustifica il prezzo un po' alto.
Quando si dice "bara manga" (i manga realizzati da autori omosessuali per un pubblico di lettori omosessuali), spesso e volentieri si dice anche "Gengoroh Tagame".
Egli è, infatti, uno dei maggiori maestri di questo genere di fumetto e, sin dagli anni '90, ha pubblicato un gran numero di opere a tematica omosessuale, che, pur rimanendo più di nicchia rispetto a produzioni più mainstream e adatte a tutti, hanno riscosso un grande successo non soltanto in patria, ma anche in Francia o in America, permettendo all'autore di vedere esposti i suoi lavori in numerose mostre sulla gay art o sul fumetto/arte visiva in generale che si sono tenute in tutto il mondo (nel momento in cui scrivo, alcune illustrazioni dell'autore sono esposte nel nostro paese, in una mostra bolognese sul fumetto GLBT).
Una delle principali caratteristiche dei lavori di Tagame è la forte presenza di un erotismo molto spinto, forte e violento, che coinvolge i suoi personaggi, i quali sono, spesso e volentieri, degli omaccioni di corporatura robusta, dalla muscolatura possente, dai petti villosi e con folte barbe o baffi sul viso.
Difficile, guardando in fotografia il maestro, un omone grande e grosso, con la barba, un paio di occhiali, il cranio rasato e un'espressione simpatica e sorridente perennemente sul volto, crederlo capace di scrivere storie tanto forti. Eppure, dice Tagame di sé, il suo uso dell'erotismo non è mai fine a se stesso o utilizzato soltanto come mezzo per sfogare la libido dei suoi lettori, ma è, invece, il mezzo che lui sente più congeniale per esprimere le sue storie, il suo pensiero e la sua arte, che si ispira a mostri sacri come Caravaggio, Osamu Tezuka e il marchese De Sade e che è stata riconosciuta da numerosi critici di tutto il mondo.
Gengoroh Tagame è una persona molto aperta, versatile e dai numerosi interessi, capace di creare storie che spaziano nelle ambientazioni più varie, da realtà quotidiane al mondo dello sport e delle arti marziali, passando per diverse epoche e ambientazioni storiche, siano esse riguardanti il Giappone o altri paesi.
"Virtus", il volume unico arrivato in Italia per Renbooks (casa editrice bolognese specializzata in opere di carattere omosessuale), fa parte di quest'ultima categoria di storie, presentando, infatti, una vicenda ambientata proprio in Italia, ai tempi dell'antica Roma.
La storia vede protagonisti due gladiatori, Gaius e Crescens. Il primo, appena arrivato alla scuola per gladiatori, è un ragazzo ingenuo e inesperto. Il secondo, invece, è una figura popolarissima all'interno del mondo dell'arena, tanto affascinante e amato da tutti quanto intrattabile, violento e ambiguo.
Il rapporto fra i due personaggi andrà via via stringendosi, passando attraverso le molteplici umiliazioni (soprattutto in campo sessuale) a cui Gaius verrà sottoposto da parte di Crescens, mentre entrambi si prepareranno ad affrontarsi una volta per tutte nell'arena. Pian piano, si renderanno conto che non sono solo le loro armi o i loro corpi ad avvicinarsi l'un l'altro, ma anche i loro cuori.
Quello che "Virtus" mette in scena, è un mondo molto duro e violento, dove la fanno da padroni i combattimenti e le violenze sessuali (che hanno luogo con inaspettata facilità, anche per motivi futili). Tuttavia, è un mondo che, paradossalmente, al lettore riesce a risultare credibile, dal momento che la presenza dell'omosessualità e del culto della virilità nell'antica Roma è stata accertata da diverse fonti, e non è poi così strano pensare che scene come quelle descritte dal fumetto potessero davvero avere luogo nel contesto del barbaro mondo delle arene dei gladiatori e delle matrone pronte a tutto pur di ottenere ciò che vogliono.
Lo scenario presentato da "Virtus" è, certo, molto crudo, ma descritto con gran realismo. Si nota come l'autore si sia documentato molto sulla storia di Roma antica per realizzare la sua opera, vista l'accurata descrizione delle varie tipologie di atleti e gladiatori e l'abbondanza di termini in latino (presenti anche nel testo originale giapponese). Il mondo dell'antica Roma e dei virili e massicci gladiatori affascina molto i fumettisti giapponesi e, non a caso, è curioso notare come l'autore sia un fan di "Thermae Romae", manga di Mari Yamazaki di qualche anno successivo a "Virtus", ambientato nell'antica Roma, che spesso e volentieri gioca anche lui con l'estetica del bara manga e col culto della virilità.
In questo scenario finemente descritto si muovono personaggi nei cui cuori turbinano molti sentimenti: passione, onore, amore, vendetta, odio, desiderio sessuale, capricci, autoaffermazione.
Gaius e Crescens sono due personaggi psicologicamente complessi, che vivono una vicenda molto forte, in bilico fra diversi sentimenti: si odiano, vogliono battersi fra loro, vogliono possedersi, vogliono sconfiggersi a vicenda, eppure allo stesso tempo cominciano ad amarsi, a capire di dovere molto l'uno all'altro.
Molto interessanti sono anche altri personaggi, come la bellissima e cospiratrice matrona che si intrometterà nel loro rapporto, donandogli una decisiva svolta, o il calvo, massiccio, barbuto, saggio e simpatico maestro dei gladiatori, unico personaggio totalmente positivo e puro della storia.
Il resto del cast sarà composto da una serie più o meno numerosa di omaccioni buzzurri di passaggio, che svolgono il ruolo di comparse, ma che contribuiscono a rendere più interessante e veritiera l'atmosfera del fumetto.
Il comparto grafico del fumetto è ottimo. Lo stile del maestro Tagame è una gioia per gli occhi, capace di raffigurare in maniera efficace i vigorosi corpi dei suoi gladiatori, le loro folte barbe (disegnate con uno stile particolarmente realistico), i bellissimi e sinuosi corpi delle matrone romane, le tuniche, le armi, le arene, le statue. Non fosse per le espressioni dei volti, che tradiscono l'origine giapponese in gran parte dei disegni, quasi non sembrerebbe neppure un manga, ma una sorta di libro illustrato di letteratura latina, come quelli del liceo.
Uno stile realistico, bellissimo, messo al servizio di una storia piuttosto forte, ricca di scene di sesso un po' strane, che possono procurare qualche fastidio a lettori non avvezzi o che, come il sottoscritto, non sono omosessuali e non leggono di solito questo tipo di produzioni.
Lo scopo del fumetto, tuttavia, non è quello di mostrare il sesso, che è qui soltanto un mezzo per narrare una storia d'amore, onore, crescita personale, passione, virtù (appunto).
Ottima, come tutte quelle che mi sono sinora passate fra le mani, l'edizione italiana proposta da Renbooks, molto elegante nella sua copertina bianca con un'illustrazione sul retro che ricorda gli affreschi romani, che presenta un ottimo adattamento e traduzione, interessanti editoriali e un buon apparato di note atte a spiegare i numerosi termini in latino che affollano il volume.
"Virtus" è dunque un fumetto di nicchia, sicuramente non adatto a tutti i palati. Può, tuttavia, dare molto a chi deciderà di provarlo (conscio che si tratta di un racconto a tematica omoerotica e che presenta numerose scene di sesso un po' particolari, per quanto più leggere rispetto a quanto visto in altre produzioni dello stesso tipo), offrendogli una storia sì forte e particolare, ma anche interessante e psicologicamente accurata, che racconta di due uomini, delle loro passioni e dei sentimenti che riusciranno a portare avanti in un mondo tanto crudo e dominato dalla forza quanto inaspettatamente reale e credibile, soprattutto per noi italiani che il mondo dell'antica Roma lo conosciamo bene.
Diretto principalmente ad un pubblico omosessuale, il manga firmato da Gengoroh Tagame riesce, tuttavia, anche a farsi apprezzare da un lettore di un differente orientamento sessuale, purché aperto e pronto ad affrontare la lettura di un'opera dalle tematiche un po' forti.
Una piccola ma grande prova d'autore per uno dei maestri che, nel loro piccolo, continuano a fare giorno dopo giorno la storia del fumetto giapponese, anche se in un ambito particolare e di nicchia, ma non per questo meno interessante o valido.
Egli è, infatti, uno dei maggiori maestri di questo genere di fumetto e, sin dagli anni '90, ha pubblicato un gran numero di opere a tematica omosessuale, che, pur rimanendo più di nicchia rispetto a produzioni più mainstream e adatte a tutti, hanno riscosso un grande successo non soltanto in patria, ma anche in Francia o in America, permettendo all'autore di vedere esposti i suoi lavori in numerose mostre sulla gay art o sul fumetto/arte visiva in generale che si sono tenute in tutto il mondo (nel momento in cui scrivo, alcune illustrazioni dell'autore sono esposte nel nostro paese, in una mostra bolognese sul fumetto GLBT).
Una delle principali caratteristiche dei lavori di Tagame è la forte presenza di un erotismo molto spinto, forte e violento, che coinvolge i suoi personaggi, i quali sono, spesso e volentieri, degli omaccioni di corporatura robusta, dalla muscolatura possente, dai petti villosi e con folte barbe o baffi sul viso.
Difficile, guardando in fotografia il maestro, un omone grande e grosso, con la barba, un paio di occhiali, il cranio rasato e un'espressione simpatica e sorridente perennemente sul volto, crederlo capace di scrivere storie tanto forti. Eppure, dice Tagame di sé, il suo uso dell'erotismo non è mai fine a se stesso o utilizzato soltanto come mezzo per sfogare la libido dei suoi lettori, ma è, invece, il mezzo che lui sente più congeniale per esprimere le sue storie, il suo pensiero e la sua arte, che si ispira a mostri sacri come Caravaggio, Osamu Tezuka e il marchese De Sade e che è stata riconosciuta da numerosi critici di tutto il mondo.
Gengoroh Tagame è una persona molto aperta, versatile e dai numerosi interessi, capace di creare storie che spaziano nelle ambientazioni più varie, da realtà quotidiane al mondo dello sport e delle arti marziali, passando per diverse epoche e ambientazioni storiche, siano esse riguardanti il Giappone o altri paesi.
"Virtus", il volume unico arrivato in Italia per Renbooks (casa editrice bolognese specializzata in opere di carattere omosessuale), fa parte di quest'ultima categoria di storie, presentando, infatti, una vicenda ambientata proprio in Italia, ai tempi dell'antica Roma.
La storia vede protagonisti due gladiatori, Gaius e Crescens. Il primo, appena arrivato alla scuola per gladiatori, è un ragazzo ingenuo e inesperto. Il secondo, invece, è una figura popolarissima all'interno del mondo dell'arena, tanto affascinante e amato da tutti quanto intrattabile, violento e ambiguo.
Il rapporto fra i due personaggi andrà via via stringendosi, passando attraverso le molteplici umiliazioni (soprattutto in campo sessuale) a cui Gaius verrà sottoposto da parte di Crescens, mentre entrambi si prepareranno ad affrontarsi una volta per tutte nell'arena. Pian piano, si renderanno conto che non sono solo le loro armi o i loro corpi ad avvicinarsi l'un l'altro, ma anche i loro cuori.
Quello che "Virtus" mette in scena, è un mondo molto duro e violento, dove la fanno da padroni i combattimenti e le violenze sessuali (che hanno luogo con inaspettata facilità, anche per motivi futili). Tuttavia, è un mondo che, paradossalmente, al lettore riesce a risultare credibile, dal momento che la presenza dell'omosessualità e del culto della virilità nell'antica Roma è stata accertata da diverse fonti, e non è poi così strano pensare che scene come quelle descritte dal fumetto potessero davvero avere luogo nel contesto del barbaro mondo delle arene dei gladiatori e delle matrone pronte a tutto pur di ottenere ciò che vogliono.
Lo scenario presentato da "Virtus" è, certo, molto crudo, ma descritto con gran realismo. Si nota come l'autore si sia documentato molto sulla storia di Roma antica per realizzare la sua opera, vista l'accurata descrizione delle varie tipologie di atleti e gladiatori e l'abbondanza di termini in latino (presenti anche nel testo originale giapponese). Il mondo dell'antica Roma e dei virili e massicci gladiatori affascina molto i fumettisti giapponesi e, non a caso, è curioso notare come l'autore sia un fan di "Thermae Romae", manga di Mari Yamazaki di qualche anno successivo a "Virtus", ambientato nell'antica Roma, che spesso e volentieri gioca anche lui con l'estetica del bara manga e col culto della virilità.
In questo scenario finemente descritto si muovono personaggi nei cui cuori turbinano molti sentimenti: passione, onore, amore, vendetta, odio, desiderio sessuale, capricci, autoaffermazione.
Gaius e Crescens sono due personaggi psicologicamente complessi, che vivono una vicenda molto forte, in bilico fra diversi sentimenti: si odiano, vogliono battersi fra loro, vogliono possedersi, vogliono sconfiggersi a vicenda, eppure allo stesso tempo cominciano ad amarsi, a capire di dovere molto l'uno all'altro.
Molto interessanti sono anche altri personaggi, come la bellissima e cospiratrice matrona che si intrometterà nel loro rapporto, donandogli una decisiva svolta, o il calvo, massiccio, barbuto, saggio e simpatico maestro dei gladiatori, unico personaggio totalmente positivo e puro della storia.
Il resto del cast sarà composto da una serie più o meno numerosa di omaccioni buzzurri di passaggio, che svolgono il ruolo di comparse, ma che contribuiscono a rendere più interessante e veritiera l'atmosfera del fumetto.
Il comparto grafico del fumetto è ottimo. Lo stile del maestro Tagame è una gioia per gli occhi, capace di raffigurare in maniera efficace i vigorosi corpi dei suoi gladiatori, le loro folte barbe (disegnate con uno stile particolarmente realistico), i bellissimi e sinuosi corpi delle matrone romane, le tuniche, le armi, le arene, le statue. Non fosse per le espressioni dei volti, che tradiscono l'origine giapponese in gran parte dei disegni, quasi non sembrerebbe neppure un manga, ma una sorta di libro illustrato di letteratura latina, come quelli del liceo.
Uno stile realistico, bellissimo, messo al servizio di una storia piuttosto forte, ricca di scene di sesso un po' strane, che possono procurare qualche fastidio a lettori non avvezzi o che, come il sottoscritto, non sono omosessuali e non leggono di solito questo tipo di produzioni.
Lo scopo del fumetto, tuttavia, non è quello di mostrare il sesso, che è qui soltanto un mezzo per narrare una storia d'amore, onore, crescita personale, passione, virtù (appunto).
Ottima, come tutte quelle che mi sono sinora passate fra le mani, l'edizione italiana proposta da Renbooks, molto elegante nella sua copertina bianca con un'illustrazione sul retro che ricorda gli affreschi romani, che presenta un ottimo adattamento e traduzione, interessanti editoriali e un buon apparato di note atte a spiegare i numerosi termini in latino che affollano il volume.
"Virtus" è dunque un fumetto di nicchia, sicuramente non adatto a tutti i palati. Può, tuttavia, dare molto a chi deciderà di provarlo (conscio che si tratta di un racconto a tematica omoerotica e che presenta numerose scene di sesso un po' particolari, per quanto più leggere rispetto a quanto visto in altre produzioni dello stesso tipo), offrendogli una storia sì forte e particolare, ma anche interessante e psicologicamente accurata, che racconta di due uomini, delle loro passioni e dei sentimenti che riusciranno a portare avanti in un mondo tanto crudo e dominato dalla forza quanto inaspettatamente reale e credibile, soprattutto per noi italiani che il mondo dell'antica Roma lo conosciamo bene.
Diretto principalmente ad un pubblico omosessuale, il manga firmato da Gengoroh Tagame riesce, tuttavia, anche a farsi apprezzare da un lettore di un differente orientamento sessuale, purché aperto e pronto ad affrontare la lettura di un'opera dalle tematiche un po' forti.
Una piccola ma grande prova d'autore per uno dei maestri che, nel loro piccolo, continuano a fare giorno dopo giorno la storia del fumetto giapponese, anche se in un ambito particolare e di nicchia, ma non per questo meno interessante o valido.
"La vita sessuale del romano aveva una sola regola di base: essere un maschio e dimostrarlo, non subire mai l'umiliazione di essere al servizio di altri, far sì che tutti gli altri servissero lui, il fiero vincitore, il soldato e l'amante che sempre e comunque vinceva, in amore e in guerra."
Eva Cantarella, Secondo Natura: la Bisessualità nel Mondo Antico, p. 278.
In un momento e in un luogo imprecisati della Roma antica, la vita di centinaia di uomini è soggetta alle leggi di un'istituzione esistente nell'arco di tutta la storia romana: si tratta dei giochi gladiatori, disputati da schiavi dalla prestanza fisica fuori dall'ordinario costretti a uccidersi l'un l'altro all'interno di una stretta gabbia approntata per far divertire e distogliere dalle problematiche reali gli abitanti della capitale dell'Impero più esteso dell'antichità. Per quei rudi campioni, l'unica possibilità di spezzare le sbarre di quella prigione e conquistare l'agognata libertà è divenire un idolo delle folle dando prova della propria forza bellica, espressione fisica di quella “virtus” dalle innumerevoli sfaccettature imprescindibile per l'autentico civis romanus.
Non a caso, “Virtus” (ウィルトゥース, Uirutouusu in originale) è il titolo di questo volume unico del maestro del fumetto giapponese Gengoroh Tagame 源五郎 田亀: nato il 3 Febbraio 1964 in una famiglia ex samuraica, Tagame inizia la sua carriera di mangaka nell'82, mentre è ancora studente presso la Tama Art University, e adotta questo pseudonimo quattro anni dopo, nell'86. Tagame è un influente sostenitore Bear e, inglobando quest'estetica nella sua produzione, è considerato da molti il miglior disegnatore di manga gay, i Bara, e ispiratore della separazione via via più netta che questo genere sta conoscendo nei confronti del Boy's Love, caratterizzato da personaggi maggiormente delicati ed effeminati. Essendo quindi esponente di una rivoluzione culturale che non è circoscritta al solo Paese del Sol Levante, quella di Gengoroh Tagame è una firma nota anche in Occidente e al di fuori della comunità ursina, tant'è che, nel 2011, una sua mostra, intitolata Gengoroh Tagame - Solo Exhibition, è stata ospitata a Parigi, e si trova apposta a due artbooks illustranti l'evoluzione del manga gay a partire dal 1950 a oggi, un'opera dall'eloquente nome Gay Erotic Art in Japan.
In “Virtus” (edito in Giappone nel 2005 per Oakla Publishing), Tagame racconta le vicende di Gaius e Crescens, il primo un aspirante lottatore, il secondo un affermato “retiarius” (combattente che si avvale di tridente e rete da pesca) diventato celebre per la sua abilità nell'arena. Chiusi in un mondo ripiegato su se stesso dove il codice d'onore e la virilità sono gli unici valori vigenti, Crescens disprezza l'atteggiamento sottomesso e timoroso di Gaius, e fa di lui il suo schiavo sessuale, costringendolo ad atti di scherno e vergogna (quale la fellatio, intollerabile da subire per un romano) perché volti a negare la sua mascolinità. Eppure le apparenze ingannano, e i due, grazie alla separazione che una perfida e gelosa matrona cerca di imporre loro, si rendono conto che l'incontro dei loro corpi ha fatto da preludio ed è scaturito, su ammissione dello stesso Crescens, da un sentimento ben più genuino e insostituibile rispetto alla mera soddisfazione sessuale. In questo modo, Gengoroh Tagame rovescia l'attenzione, pressoché esclusiva e maniacale, per il sesso, caratteristica immancabile del Bara tanto da provocargli pesanti accuse di prodotto prettamente pornografico, e imbastisce una trama arguta e complessa, con una buona introspezione psicologica quasi impossibile da prevedere considerando i primi capitoli della pubblicazione.
Come la bella introduzione firmata da Nino Giordano e Fabio Freddi non manca di sottolineare, il punto di svolta di “Virtus” risiede nell'ambientazione: documentandosi a fondo circa l'architettura romana e il sistema di reclutamento, allenamento e combattimento dei gladiatori, il sensei raggiunge il difficile e apprezzabile risultato di creare una cornice storica sostanzialmente realistica e ricchissima di riferimenti (come ai vari gradi e alle tecniche combattive che abbondano nelle pagine) e allo stesso tempo del tutto naturale da accettare, in virtù del fatto che, nonostante tutte le trasformazioni che ci separano dall'universo dell'Impero romano, neanche a noi moderni in fondo è estranea l'idea che, in un contesto di cameratismo militare, l'omosessualità ed episodi di sopraffazione sessuale esistano, a prescindere dall'etica che vige al di fuori delle mura delle caserme. Delineandosi da quest'intelaiatura, nasce un affresco di maggior respiro che dà vita a una rappresentazione più viva, più efficace, che guida coerentemente ogni singola azione degli eroi orchestrando una coinvolgente raffigurazione della società, con la sua iniqua compravendita di esistenze umane, la sprezzante e tagliente misoginia (ampiamente giustificata, in questo caso) e, non ultima, la manifestazione di un credo, quello nella virtus guerriera, che, per quanto barbaro possa apparire a chi guarda alla comunità gladiatoria dall'altra parte degli spalti, è comunque reale, pulsante, e può garantirsi obiettivi solidi e positivi.
Grazie a tutto ciò, “Virtus” si rivela un'ottima monografia, imperniata sulle vicissitudini e sulle rispettive differenze caratteriali di Crescens e Gaius i quali vivono una relazione di fortissima tensione psicologica immediatamente intuibile dal fruitore, un racconto lontano nel tempo ma quanto mai vicino e attuale nelle tematiche.
Un'altra ammirevole qualità di “Virtus” è lo splendido comparto grafico: lo stile di disegno del maestro Tagame è curatissimo (da notare sono i dettagli come le barbe non semplicemente disegnate, ma il cui folto è realizzato con singoli tratti), personale, originale e le masse corporee sono realmente statuarie, si ha davvero l'impressione di persone in carne e ossa con muscoli vigorosi e tesi pronte ad attaccare; l'unico rammarico è che i combattimenti non siano rappresentati per esteso, ma si limitino a raffigurare inizio e fine dello scontro e siano puramente funzionali alla trama; di certo dimostrano l'attenzione inusuale che Tagame ha dedicato alla narrazione, però una lieve concessione in questo senso un autore del suo calibro la poteva fare. A parte questo appunto (che ad ogni modo non inficia minimamente la lettura), “Virtus” è una vera gioia per gli occhi, sconsigliabile solo a quelli più casti poiché le scene di sesso ci sono, per quanto meno rispetto agli standard Bara.
Per quanto concerne l'edizione, lo staff di Renbooks replica la cura profusa già nell'acclamato Baciando il cielo e anche stavolta svolge un lavoro da manuale: così, “Virtus” è presentato al mercato italiano in formato rivista, con copertina rigida dall'elegante design bianco e rosso, la summenzionata prefazione che, in maniera concisa e senza orpelli, lascia subito la parola al fumetto, stampato su carta bianca e spessa- E, dulcis in fundo, la traduzione è incredibilmente scorrevole e provvista di un esteso apparato di note. Anche in questo caso, dunque, il prezzo di copertina di € 13,00 è più che adeguato.
“Virtus” segna il ritorno di Gengoroh Tagame in Italia, che ha già visto la pubblicazione di Racconti Estremi per Black Velvet, ma stavolta il maestro è accolto per il tramite di Renbooks, casa editrice specializzata in pubblicazioni GLBTQI capace di conferire il giusto spazio e merito all'opera, compito che porta felicemente a termine consegnando al lettore italiano, in una veste degna, il prodotto di uno dei maggiori artisti omoerotici giapponesi reso universale dall'influsso di Caravaggio e del marchese De Sade, che pertanto lo rende fruibile non solamente dal pubblico gay ma anche da appassionati desiderosi di ampliare i loro orizzonti, ma sempre adulti dato il contenuto sessualmente esplicito della monografia.
Eva Cantarella, Secondo Natura: la Bisessualità nel Mondo Antico, p. 278.
In un momento e in un luogo imprecisati della Roma antica, la vita di centinaia di uomini è soggetta alle leggi di un'istituzione esistente nell'arco di tutta la storia romana: si tratta dei giochi gladiatori, disputati da schiavi dalla prestanza fisica fuori dall'ordinario costretti a uccidersi l'un l'altro all'interno di una stretta gabbia approntata per far divertire e distogliere dalle problematiche reali gli abitanti della capitale dell'Impero più esteso dell'antichità. Per quei rudi campioni, l'unica possibilità di spezzare le sbarre di quella prigione e conquistare l'agognata libertà è divenire un idolo delle folle dando prova della propria forza bellica, espressione fisica di quella “virtus” dalle innumerevoli sfaccettature imprescindibile per l'autentico civis romanus.
Non a caso, “Virtus” (ウィルトゥース, Uirutouusu in originale) è il titolo di questo volume unico del maestro del fumetto giapponese Gengoroh Tagame 源五郎 田亀: nato il 3 Febbraio 1964 in una famiglia ex samuraica, Tagame inizia la sua carriera di mangaka nell'82, mentre è ancora studente presso la Tama Art University, e adotta questo pseudonimo quattro anni dopo, nell'86. Tagame è un influente sostenitore Bear e, inglobando quest'estetica nella sua produzione, è considerato da molti il miglior disegnatore di manga gay, i Bara, e ispiratore della separazione via via più netta che questo genere sta conoscendo nei confronti del Boy's Love, caratterizzato da personaggi maggiormente delicati ed effeminati. Essendo quindi esponente di una rivoluzione culturale che non è circoscritta al solo Paese del Sol Levante, quella di Gengoroh Tagame è una firma nota anche in Occidente e al di fuori della comunità ursina, tant'è che, nel 2011, una sua mostra, intitolata Gengoroh Tagame - Solo Exhibition, è stata ospitata a Parigi, e si trova apposta a due artbooks illustranti l'evoluzione del manga gay a partire dal 1950 a oggi, un'opera dall'eloquente nome Gay Erotic Art in Japan.
In “Virtus” (edito in Giappone nel 2005 per Oakla Publishing), Tagame racconta le vicende di Gaius e Crescens, il primo un aspirante lottatore, il secondo un affermato “retiarius” (combattente che si avvale di tridente e rete da pesca) diventato celebre per la sua abilità nell'arena. Chiusi in un mondo ripiegato su se stesso dove il codice d'onore e la virilità sono gli unici valori vigenti, Crescens disprezza l'atteggiamento sottomesso e timoroso di Gaius, e fa di lui il suo schiavo sessuale, costringendolo ad atti di scherno e vergogna (quale la fellatio, intollerabile da subire per un romano) perché volti a negare la sua mascolinità. Eppure le apparenze ingannano, e i due, grazie alla separazione che una perfida e gelosa matrona cerca di imporre loro, si rendono conto che l'incontro dei loro corpi ha fatto da preludio ed è scaturito, su ammissione dello stesso Crescens, da un sentimento ben più genuino e insostituibile rispetto alla mera soddisfazione sessuale. In questo modo, Gengoroh Tagame rovescia l'attenzione, pressoché esclusiva e maniacale, per il sesso, caratteristica immancabile del Bara tanto da provocargli pesanti accuse di prodotto prettamente pornografico, e imbastisce una trama arguta e complessa, con una buona introspezione psicologica quasi impossibile da prevedere considerando i primi capitoli della pubblicazione.
Come la bella introduzione firmata da Nino Giordano e Fabio Freddi non manca di sottolineare, il punto di svolta di “Virtus” risiede nell'ambientazione: documentandosi a fondo circa l'architettura romana e il sistema di reclutamento, allenamento e combattimento dei gladiatori, il sensei raggiunge il difficile e apprezzabile risultato di creare una cornice storica sostanzialmente realistica e ricchissima di riferimenti (come ai vari gradi e alle tecniche combattive che abbondano nelle pagine) e allo stesso tempo del tutto naturale da accettare, in virtù del fatto che, nonostante tutte le trasformazioni che ci separano dall'universo dell'Impero romano, neanche a noi moderni in fondo è estranea l'idea che, in un contesto di cameratismo militare, l'omosessualità ed episodi di sopraffazione sessuale esistano, a prescindere dall'etica che vige al di fuori delle mura delle caserme. Delineandosi da quest'intelaiatura, nasce un affresco di maggior respiro che dà vita a una rappresentazione più viva, più efficace, che guida coerentemente ogni singola azione degli eroi orchestrando una coinvolgente raffigurazione della società, con la sua iniqua compravendita di esistenze umane, la sprezzante e tagliente misoginia (ampiamente giustificata, in questo caso) e, non ultima, la manifestazione di un credo, quello nella virtus guerriera, che, per quanto barbaro possa apparire a chi guarda alla comunità gladiatoria dall'altra parte degli spalti, è comunque reale, pulsante, e può garantirsi obiettivi solidi e positivi.
Grazie a tutto ciò, “Virtus” si rivela un'ottima monografia, imperniata sulle vicissitudini e sulle rispettive differenze caratteriali di Crescens e Gaius i quali vivono una relazione di fortissima tensione psicologica immediatamente intuibile dal fruitore, un racconto lontano nel tempo ma quanto mai vicino e attuale nelle tematiche.
Un'altra ammirevole qualità di “Virtus” è lo splendido comparto grafico: lo stile di disegno del maestro Tagame è curatissimo (da notare sono i dettagli come le barbe non semplicemente disegnate, ma il cui folto è realizzato con singoli tratti), personale, originale e le masse corporee sono realmente statuarie, si ha davvero l'impressione di persone in carne e ossa con muscoli vigorosi e tesi pronte ad attaccare; l'unico rammarico è che i combattimenti non siano rappresentati per esteso, ma si limitino a raffigurare inizio e fine dello scontro e siano puramente funzionali alla trama; di certo dimostrano l'attenzione inusuale che Tagame ha dedicato alla narrazione, però una lieve concessione in questo senso un autore del suo calibro la poteva fare. A parte questo appunto (che ad ogni modo non inficia minimamente la lettura), “Virtus” è una vera gioia per gli occhi, sconsigliabile solo a quelli più casti poiché le scene di sesso ci sono, per quanto meno rispetto agli standard Bara.
Per quanto concerne l'edizione, lo staff di Renbooks replica la cura profusa già nell'acclamato Baciando il cielo e anche stavolta svolge un lavoro da manuale: così, “Virtus” è presentato al mercato italiano in formato rivista, con copertina rigida dall'elegante design bianco e rosso, la summenzionata prefazione che, in maniera concisa e senza orpelli, lascia subito la parola al fumetto, stampato su carta bianca e spessa- E, dulcis in fundo, la traduzione è incredibilmente scorrevole e provvista di un esteso apparato di note. Anche in questo caso, dunque, il prezzo di copertina di € 13,00 è più che adeguato.
“Virtus” segna il ritorno di Gengoroh Tagame in Italia, che ha già visto la pubblicazione di Racconti Estremi per Black Velvet, ma stavolta il maestro è accolto per il tramite di Renbooks, casa editrice specializzata in pubblicazioni GLBTQI capace di conferire il giusto spazio e merito all'opera, compito che porta felicemente a termine consegnando al lettore italiano, in una veste degna, il prodotto di uno dei maggiori artisti omoerotici giapponesi reso universale dall'influsso di Caravaggio e del marchese De Sade, che pertanto lo rende fruibile non solamente dal pubblico gay ma anche da appassionati desiderosi di ampliare i loro orizzonti, ma sempre adulti dato il contenuto sessualmente esplicito della monografia.