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kirk

Volumi letti: 2/2 --- Voto 7,5
Il film nel film (Perfect Blue), la follia da fantasia a realtà (Paranoia Agent) o l’immersione nelle menti altrui (Paprika – sognando un sogno) sono le tematiche che ritroviamo nei capolavori riconosciuti di Satoshi Kon.
D’altronde il successo questo autore lo ha avuto più su cellulosa che su carta ma ritroviamo in Opus un manga che è un precursore di quegli anime.
Cos’è Opus? Un manga nel manga nel manga con l’episodio 20.
Praticamente per due volte Kon rompe la parete fra realtà e fantasia, la prima facendo convivere il mangaka fittizio Chikara Nagai con i suoi personaggi per poi entrare in scena lui stesso.
Si pone quindi due volte il problema della diarchia creatore/creatura, il dilemma realtà/fantasia con i personaggi che credevano di essere reali e liberi che invece esistono e si muovono in virtù di una volontà terza.
Se Kon esprime questi concetti potentemente, anche i disegni non sono da meno e conservano freschezza e fascino a distanza di molti anni: probabilmente questa opera sarebbe potuta durare a lungo o comunque non meritava di finire interrotta alla chiusura di Comic Guy rivista della Gakken che ha goduto di vita breve.
Si sa che quando chiude un rivista e lo fa in fretta le possibilità sono un finale posticcio o la mancanza di finale: io sfido chiunque a dire che l’episodio 19 sia un buon finale! E’ chiaro che è una decisione momentanea e che l’opera poteva riprendere in un altro momento e in un altra rivista.
Così non fu. Oggi consideriamo Kon un mito ma ciò è dovuto al suo lavoro di regista, prima del successo questa è la sua opera manga migliore ma pubblicata in una rivista minore di una casa editrice veramente piccolina… chi l’avrebbe ripresa?
Poi nonostante il successo Kon scrive un 20° episodio che non pubblica da nessuna parte: anche questo e un non finale in cui l’artista Kon si trova davanti all’artista Nagai che esce dal suo fumetto ma anche qui ci troviamo davanti un non finale.
Tutte le potenzialità del fumetto vengono dunque tradite, ma rimane comunque un buon prologo a qualcosa che non c’è stato… voto sette e mezzo. Se come me amate Satoshi Kon regista amerete anche quest’opera in cui troverete il genio dello stesso autore.


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Texhnolyze

Volumi letti: 2/2 --- Voto 9
Satoshi Kon è tornato a sfruttare la sua tanto cara tematica tra sogno e realtà?
No, purtroppo Satoshi Kon è morto. Non fatevi ingannare dalla data di pubblicazione del volume post mortem. Opus si è concluso nel 1996 o meglio è stato sospeso dal fallimento della rivista Comic Guy.
Ma aspetta, Kon è veramente morto o lui è solamente un personaggio inventato nel fumetto?

"Chi è il vero Dio?
Il Creatore."

Sembrerebbe un inizio random, ma leggendo la sua opera tutto vi sarà più chiaro.
Si può tranquillamente affermare che Opus rappresenta i semi piantati da Kon per la sua carriera da regista. Infatti la dicotomia sogno-realtà presente in gran parte delle pellicole dell'artista ha inizio con Opus, ma diversamente da come spesso accade, Opus non è una grezza coesione di idee e tematiche successivamente sviluppate meglio. Esso infatti è per me la sua opera più riuscita.
E' un manga complesso, ma facile da seguire grazie al talento innato di Kon nel raccontare storie e la sua capacità di creare un nuovo mondo che è verosimile, ma allo stesso tempo pieno di buchi e in questi buchi si dà spazio alla fantasia risultando così un mondo di mezzo. Dunque la storia viene raccontata su tre livelli: quello reale, la fantasia e nel mondo di mezzo, che è il confine tra i due precedenti. La fantasia è l'amante ideale, è ciò che tu vorresti potesse sostituire il tuo mondo. Tutto ciò accade in Opus, ma in chiave meta-fumettistica, nel senso che si tratta di un fumetto che parla di un fumetto e la realtà di Opus si mischia, tramite i buchi(mancanze che il disegnatore, Chikara Nagai, non è riuscito a colmare per via della serializzazione), a quella di Resonance.
Resonance è il fumetto su cui sta lavorando il protagonista di Opus, Chikara Nagai, che ormai giunto alla fine non vorrebbe mettere da parte per sempre quella che lui considera una parte di sé, cioè Resonance. Dunque stressato da ciò, oltre ai normali stress da fumettista, entra letteralmente nel suo fumetto da una delle sue ultime tavole. Si ritroverà dunque in un mondo che conosce come le sue tasche o quasi (non conosce tanto bene le parti create dai suoi assistenti!), incontrerà persone che ha lui stesso creato, quindi la protagonista di Resonance, Satoco. Dover spiegare a qualcuno che è stato creato da te, anzi che lui in realtà fa parte di un fumetto, presentandoti dunque come un Dio, non è certo facile, di conseguenza si instaurerà subito un rapporto atipico basato sullo stupore e la ricerca della verità oltre all'alleanza per sconfiggere l'antagonista di Resonance.
Ciò che sta accadendo al protagonista è davvero la realtà oppure è un sogno? E se questa situazione si è verificata perché è proprio il fumetto a ribellarsi, anzi e se fosse uno dei suoi personaggi che ha poteri speciali a volere ciò? Ma come fa un fumetto a mettere a rischio la carriera di un fumettista per sua volontà? Già, perché Chikara non riuscirà più a disegnare la fine di Resonance per i sensi di colpa dopo aver vissuto la sua esperienza nel fumetto. Può un umano cambiare il volere di un Dio, il suo creatore? Perché mai Dio dovrebbe aver compassione per un qualcosa su cui ha avuto la totale consapevolezza da sempre? E' ancora definibile libero arbitrio l'impossibilità di opporsi agli eventi e lasciare che il destino si compia?
Grossomodo sono queste le domande che si pongono i personaggi di Opus, Resonance e il lettore. Tematiche esistenziali, ma che non vogliono imporsi come religiose perché lo scopo principale è sempre capire quale è la realtà e fin dove si espandono i suoi confini. La realtà ci aggrada oppure stiamo vivendo di sogni e false speranze? Riusciremo a mettere da parte la fantasia per potere affrontare al meglio la dura realtà come un uomo che finalmente taglia il cordone ombelicale che lo legava ancora alla mamma/famiglia?
Opus viene giustamente etichettato come "fumetto d'intrattenimento sperimentale ", infatti è piuttosto leggero e spontaneo, qualità che dà valore aggiunto alla verisimiglianza dell'opera, ma per i restanti 45 gradi complementari Opus è meta-narrazione, rottura degli schemi tipici di un fumetto.
Kon può vantare di un disegno che fa come suo riferimento principale lo stile di Katsuhiro Otomo, con cui ha anche lavorato, soprattutto per i sfondi dettagliati(seppur non lentamente accostabili ad Akira) e un character design abbastanza realistico. Non mancano neppure somiglianze visive con altre sue opere ad esempio Mei con Sera di Seraphim, il detective con Melchior sempre di Seraphim e così via.
Ad una classica regia di disegno cinematografica non mancheranno pagine che rompono la quarta dimensione, vignette che rappresentano allo stesso tempo Resonance "cartaceo" e Resonance "reale", zoom out che svelano la finzione sulla realtà, vignette rotte come uno specchio all'interno delle vignette, turbini di tavole che rappresentano il passato che scorre davanti agli occhi di personaggi finti.
Allo stesso modo la narrazione toccherà picchi di genialità a tre strati(fumetto nel fumetto nel fumetto, Opus che parla di X? Che parla di Resonance).
Opus è il tipo di fumetto che ogni fumettista vorrebbe aver scritto se ci tiene veramente al suo lavoro.
E' una sorta di 8 e ½ felliniano e Sunset Boulevard di Wilder, ma questa è anche l'unica pecca che mi sento di criticare: la troppa "linearità" e chiarezza, che poi è da ricercare nell'intento originale, ossia il fumetto di intrattenimento. Opus non è tanto lineare per un fumetto standard, ma lo è se si vuole fare qualcosa di sperimentale, secondo me doveva avere una narrazione criptica e surreale, quindi ritornando al meta-cinema doveva essere come Talking Head di Oshii o Inland Empire. Detto questo, non mi rimangio la frase sul talento narrativo di Kon, infatti con questa impostazione lui ha ottenuto il massimo risultato ottenibile.

Come potete notare Opus è incompiuto. Errato. Tenere da parte l'ultimo capitolo non pubblicato su rivista, perlopiù fatto di schizzi, non è altro che la sua volontà. E' la rappresentazione stessa di Satoshi Kon come fumettista, è il Chikara Nagai fatto carne, è il tema portante di Opus, che Kon ha reso anche materiale lasciandolo così. Finale più adeguato non esiste, è una di quelle opere d'arte che sono compiute a modo loro anche non essendolo. Ricordiamoci che è morto nel 2010, non nel 1996, quindi poteva anche finire di inchiostrare gli schizzi se proprio non voleva pubblicarli.
Per gli amanti del meta-fumetto e non, tanto vi travolgerà sin dalle prime pagine.


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Pan Daemonium

Volumi letti: 2/2 --- Voto 9
Sapevo già fin dall'acquisto che non avrei potuto leggere tutto Opus, ma, non so come, nel corso di questi giorni la lettura mi ha fatto dimenticare questo lieve particolare rispiattellandomelo in faccia proprio nella parte migliore delle vicende. Così va la vita.
Comunque sia, tolto il piccolo errore della Panini, che nell'interno della sovracoperta parla di 1985-86, "(Resonance) Opus" è un lavoro serializzato nel 1995-96 e, data la chiusura della rivista, fermatosi al capitolo 19. In totale sono venuti fuori, postumi, due volumetti. Che dire? È il metafumetto allo stato puro, anche se probabilmente non il primo (non sono un gran conoscitore del genere) e di certo non l'ultimo (vedi Billy Bat e svariati altri). Le vicende del disegnatore e del disegnato si intrecciano per motivi che sono rimasti oscuri, così come oscura è rimasta la trama di "Resonance", il manga prodotto dentro Opus, che dovrebbe essere al vol. 24 o giù di lì, facendo intendere la presenza di una grossa mole di vicende, divisibili sostanzialmente in tre sezioni. Stando all'ultimo capitolo tratto dagli archivi di Kon e chiaramente neppure inchiostrato per la comprensione della morte della serie, sarebbero mancati 3-4 capitoli al finale, il quale risulta, quindi, immaginabile.
Ci si ritrova in una serie di dubbi: innanzitutto come Kon avrebbe posto nero su bianco il finale, che viene accennato a parole, ma che sarebbe stato l'apice di psicologia dell'opera, ma vi sono anche dilemmi - o punti di stallo - minori, quali ad esempio di cosa parli effettivamente Resonance, chi sia in realtà Maschera, perché nasca il collegamento fra i due mondi, se ci sia davvero un collegamento o se sia tutto un sogno. A quanto pare, visti i meri 3-4 capitoli necessari al finale, molte di queste questioni sarebbero rimaste in piedi, quindi che Opus fosse stato interrotto obtorto collo o che fosse stato concluso non credo sarebbe cambiato molto. Anzi, la genialità e la capacità di adattamento di Kon si riescono proprio a comprendere dall'ultimo capitolo, quello abbozzato e parzialmente inchiostrato, che rappresenta l'accettazione non passiva dell'Autore al blocco della serializzazione del proprio lavoro. L'ultimo capitolo è decisamente uno sfarzo di meta-metateatralità, qualcosa che non avremmo avuto qualora la rivista "Comic Guys" non avesse chiuso. C'è da rallegrarsi, quindi, ma solo in parte.


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Mandelin

Volumi letti: 2/2 --- Voto 9
Questo è solo il mio quarto manga, ma dubito che ce ne siano molti in giro che riescano a tenerti incollato dalla prima all'ultima pagina come ha fatto " Opus ". E' innanzitutto un'opera alquanto movimentata, visto il tema che prevede l'incontro-scontro tra realtà e finzione, tra il nostro mondo e quello del manga. Un fumetto nel fumetto in cui Chikara Nagai, il mangaka protagonista, viene catapultato dentro la storia che sta creando ( che ha il titolo " Resonance " ) e saltando da una vignetta all'altra, e da un mondo all'altro, giunge ad un finale mozzafiato dopo essere stato costretto a interagire coi suoi personaggi e a variare alcune scene per rimediare ai paradossi spazio-temporali causati da questo caos. Il finale è " letteralmente " mozzafiato, poiché il nostro compianto regista non fece in tempo a pubblicare l'ultimo capitolo della storia per colpa della chiusura della rivista ( la Comic Guys ) sulla quale stava pubblicando all'epoca i vari episodi. Leggerete che questa è un opera incompiuta e credo sia vero, nonostante i due volumi di questo " Opus ", ristampato da due anni, siano stati dotati di un finale autentico mettendo a disposizione di noi lettori le tavole originali che lo stesso Satoshi Kon disegnò, senza però inchiostrarle, ma che appunto non vennero pubblicate. Personalmente ho avuto l'impressione di un finale aperto per il semplice fatto che una parte dei protagonisti scompaiono improvvisamente senza lasciare traccia ( ecco il motivo del mio 9 ); infatti nell'ultimo breve capitolo solo Nagai e lo stesso Satoshi Kon chiudono apparentemente il sipario sugli eventi lasciando i destini di tutti gli altri in sospeso. Forse è inutile cercare di interpretare fino in fondo quelle poche pagine lasciateci anche perché, rimanendo sempre sospesi tra sogno e realtà come in tutte le opere principali di questo autore, potrebbe essere che è tutto premeditato. Mah ...
Comunque, ho dovuto svelare alcuni particolari di questo testo perché non vorrei che qualcuno fosse tentato a dire: " Beh, questo fumetto è incompleto, magari non vale la pena leggerlo ... ". Assolutamente no!!! E' davvero, davvero bello. Disegni fantastici, ottime caratterizzazioni, non c'è quasi mai un attimo di tregua e ci sono di mezzo anche dei poteri paranormali!! L'ho davvero amato e ve lo consiglio e lo consiglierò sempre a chiunque me lo chieda. Scusate se ho scritto un po' di getto, alla prossima recensione!