Jagan
"Jagan" è una serie composta da quattordici volumi, scritta da Muneyuki Kaneshiro, arrivato alla ribalta grazie a "As the Gods Will 1&2" e ormai conosciuto ai più grazie al più recente "Blue Lock", mentre i disegni sono affidati a Kensuke Nishida, che ha prodotto in precedenza, uno spin-off di "I am a Hero" di un solo volume, entrambi hanno collaborato per creare "Jagan", edito per l'Italia da Star Comics.
La storia sarà vissuta tramite gli occhi di Jagasaki Shintarou, che essendo un poliziotto della città di Buppa, si troverà volente o nolente, ad affrontare una ondata di rane parassite, che all'apparenza trasformano i loro ospiti in ributtanti esseri stermina umani.
L'opera si presenta allo spettatore, con un'idea tanto basilare, quanto favolosa e solleticante, per la sua costante ma sempiterna celata verità, cioè l'uomo è continuamente travagliato e flagellato da desideri nascosti, inespressi a causa di desiderabilità sociale, pressioni esterne, date dalla società e dal proprio lavoro, e se tutte queste catene potessero essere spezzare, per poter dare libero sfogo a tali desideri?
Nonostante tale iniziale impianto narrativo, possa sembrare scontato, fortunatamente non risulterà poco interessante, grazie a una generalizzata ondata di bizzarria che pervade e inonda l'opera, rendendola per certi versi magnetica.
Purtroppo tutto ciò andrà man mano sempre più a scemare, perché tutte le componenti che rendevano un minimo peculiare tale opera, andranno a perdersi, adagiandosi sempre più, su una serie di cliché, stereotipi e fan service, che faranno decadere la serie, fino alla sua completa trasformazione, concomitante con il finale della prima saga, che ci riporteranno ad un'ambientazione ben più circoscritta e pacifica, che porterà via tutto quanto di peculiare e interessante si era costruito in precedenza.
Ovviamente l'impostazione iniziale, non è esente di difetti, anzi ne risulta comunque pervasa: incongruenze, linee narrative inconcludenti, salti pindarici negli avvenimenti e quant'altro, però aveva una sua ragione d'essere, nella sua generalizzata follia, che gli concedeva una verve tutta sua all'opera, una propria identità, che sarà purtroppo tradita e che farà perdere anche quel singolo barlume di salvezza, dal piattume a cui sarà destinata in seguito, che lasceranno indenni i difetti, che saranno trascinati e accentuati, e farà svanire quei pochi pregi che erano collegati alla sua natura più fracassona e sregolata.
Oltre a tale premessa, tutto sarà accompagnato da personaggi inizialmente molto interessanti e peculiari, in gran parte strambi, ma con cui è facile affezionarsi e ritrovare, una simpatica, quanto bislacca combriccola, purtroppo come accennato poco sopra, avviene un quasi completo azzeramento della loro personalità, rendendoli ondivaghi, confusi, quasi irriconoscibili, dei fantasmi di loro stessi, che non saranno altro che banderuole al vento, degli eventi presentati, e come accennato con la trama, se si potesse perdonare la loro stramberia iniziale, che li rendeva eccentrici e alle volte delle macchiette, risultavano comunque ben contestualizzati con il clima che l'opera voleva portare, e purtroppo dopo ben pochi volumi, ci si ritroverà con tutt'altra caratterizzazione, che farà svanire quei pochi accenni di follia, rendendoli più piatti e meno interessanti, come se fosse completamente cambiata l'opera e il cast con essa.
Tutto ciò, di per sé, potrebbe non essere un male, se tali cambiamenti non portassero a veri e propri scempi narrativi, con situazioni e personaggi acclarati, che verranno totalmente stravolti o dimenticati, rendendo l'intera serie, con i suoi personaggi, un pastone indigesto, che sarà buono da mandar giù solo per i combattimenti e l'abbondante fan service, elementi che spesso porteranno a un nulla di fatto, ma almeno serviranno a intrattenere in parte il lettore e a distoglierne il pensiero, dalle sempre maggiori incongruenze, scollamenti e contraddizioni che renderanno sempre più la serie, un accozzaglia indefinibile di elementi, che appariranno e spariranno, all'occorrenza, senza un senso o un perché, fino a raggiungere a stenti un finale insoddisfacente, che rastrella il possibile, buttandolo nel calderone, giustificandone l'esistenza in maniera pressoché licenzioso, denotando ancor di più il declino rovinoso di questa serie e la svogliatezza con cui si è stancamente tirata avanti.
Per l'aspetto grafico, personalmente reputo che sia l'elemento di maggior pregio di tale opera, con un'ottima precisione nel delineare personaggi e specialmente le creature, sempre molto caratteristiche, ributtanti ma anche interessanti, per non parlare degli scontri, che saranno per lo più molto chiari, nonostante siano spesso caotici e frenetici.
Con rammarico, devo dire che anche per questo punto, si vedrà in maniera lampante, il cambio all'apparenza leggero, ma pressoché totale del tratto distintivo dell'autore, che risulterà meno impegnato, generico e di minor impatto e freschezza rispetto ai primi volumi, che comunque manterrà un buon livello generale, risultando ugualmente preciso e dettagliato, ma non più distintivo e emblematico dell'opera in sé.
Infine segnalo che tale bravura devierà dal design dei mostri, al rappresentare sempre in maggior numero, sinuosi corpi femminili, durante pratiche erotiche e sessuali, fattore che personalmente non disdegno, ma che lascia in parte l'amaro in bocca, visto la bravura che aveva dimostrato e il sempre maggiore accantonamento, di tale elemento di rilievo.
L'edizione non sarà certo di pregio, avendo solamente la sovracoperta e nessuna pagina a colori, inoltre le stesse risulteranno molto blande, presentandoci un personaggio in copertina, molto ben disegnato, ma man mano sempre meno d'impatto, su sfondo bianco, che per gli ultimi volumi diventerà nero, come a definire il sopraggiungere della conclusione dell'opera.
Le pagine saranno molto leggere, trasparenti, al limite della carta velina, tendente all'ingiallimento, tra le note di pregio ci sarà la flessibilità con cui si sfoglieranno i volumi, la sua stabilità e solidità, con una buona leggerezza generalizzata dei singoli volumi, ma senza nessun altro elemento d'interesse, come approfondimenti, commenti degli autori o sinossi introduttive.
In conclusione, "Jagan" era una serie scanzonata, con un buon consept iniziale, che purtroppo sarà mandato allo sfacelo più completo, dopo ben pochi volumi, facendo si che la maggior parte dei suoi elementi andassero a ramengo, oppure abbandonati e poi ripresi all'occorrenza, decontestualizzandoli e deviandoli ai fini della trama, introducendo elementi dal sentore d'introspezione becera e psicologia spicciola, cercando cosi di raggiungere una profondità che risulterà quella di una pozzanghera dopo un battirone estivo, e che non farà altro che annacquare quel poco di interessante e distintivo che aveva l'opera in sé.
La storia sarà vissuta tramite gli occhi di Jagasaki Shintarou, che essendo un poliziotto della città di Buppa, si troverà volente o nolente, ad affrontare una ondata di rane parassite, che all'apparenza trasformano i loro ospiti in ributtanti esseri stermina umani.
L'opera si presenta allo spettatore, con un'idea tanto basilare, quanto favolosa e solleticante, per la sua costante ma sempiterna celata verità, cioè l'uomo è continuamente travagliato e flagellato da desideri nascosti, inespressi a causa di desiderabilità sociale, pressioni esterne, date dalla società e dal proprio lavoro, e se tutte queste catene potessero essere spezzare, per poter dare libero sfogo a tali desideri?
Nonostante tale iniziale impianto narrativo, possa sembrare scontato, fortunatamente non risulterà poco interessante, grazie a una generalizzata ondata di bizzarria che pervade e inonda l'opera, rendendola per certi versi magnetica.
Purtroppo tutto ciò andrà man mano sempre più a scemare, perché tutte le componenti che rendevano un minimo peculiare tale opera, andranno a perdersi, adagiandosi sempre più, su una serie di cliché, stereotipi e fan service, che faranno decadere la serie, fino alla sua completa trasformazione, concomitante con il finale della prima saga, che ci riporteranno ad un'ambientazione ben più circoscritta e pacifica, che porterà via tutto quanto di peculiare e interessante si era costruito in precedenza.
Ovviamente l'impostazione iniziale, non è esente di difetti, anzi ne risulta comunque pervasa: incongruenze, linee narrative inconcludenti, salti pindarici negli avvenimenti e quant'altro, però aveva una sua ragione d'essere, nella sua generalizzata follia, che gli concedeva una verve tutta sua all'opera, una propria identità, che sarà purtroppo tradita e che farà perdere anche quel singolo barlume di salvezza, dal piattume a cui sarà destinata in seguito, che lasceranno indenni i difetti, che saranno trascinati e accentuati, e farà svanire quei pochi pregi che erano collegati alla sua natura più fracassona e sregolata.
Oltre a tale premessa, tutto sarà accompagnato da personaggi inizialmente molto interessanti e peculiari, in gran parte strambi, ma con cui è facile affezionarsi e ritrovare, una simpatica, quanto bislacca combriccola, purtroppo come accennato poco sopra, avviene un quasi completo azzeramento della loro personalità, rendendoli ondivaghi, confusi, quasi irriconoscibili, dei fantasmi di loro stessi, che non saranno altro che banderuole al vento, degli eventi presentati, e come accennato con la trama, se si potesse perdonare la loro stramberia iniziale, che li rendeva eccentrici e alle volte delle macchiette, risultavano comunque ben contestualizzati con il clima che l'opera voleva portare, e purtroppo dopo ben pochi volumi, ci si ritroverà con tutt'altra caratterizzazione, che farà svanire quei pochi accenni di follia, rendendoli più piatti e meno interessanti, come se fosse completamente cambiata l'opera e il cast con essa.
Tutto ciò, di per sé, potrebbe non essere un male, se tali cambiamenti non portassero a veri e propri scempi narrativi, con situazioni e personaggi acclarati, che verranno totalmente stravolti o dimenticati, rendendo l'intera serie, con i suoi personaggi, un pastone indigesto, che sarà buono da mandar giù solo per i combattimenti e l'abbondante fan service, elementi che spesso porteranno a un nulla di fatto, ma almeno serviranno a intrattenere in parte il lettore e a distoglierne il pensiero, dalle sempre maggiori incongruenze, scollamenti e contraddizioni che renderanno sempre più la serie, un accozzaglia indefinibile di elementi, che appariranno e spariranno, all'occorrenza, senza un senso o un perché, fino a raggiungere a stenti un finale insoddisfacente, che rastrella il possibile, buttandolo nel calderone, giustificandone l'esistenza in maniera pressoché licenzioso, denotando ancor di più il declino rovinoso di questa serie e la svogliatezza con cui si è stancamente tirata avanti.
Per l'aspetto grafico, personalmente reputo che sia l'elemento di maggior pregio di tale opera, con un'ottima precisione nel delineare personaggi e specialmente le creature, sempre molto caratteristiche, ributtanti ma anche interessanti, per non parlare degli scontri, che saranno per lo più molto chiari, nonostante siano spesso caotici e frenetici.
Con rammarico, devo dire che anche per questo punto, si vedrà in maniera lampante, il cambio all'apparenza leggero, ma pressoché totale del tratto distintivo dell'autore, che risulterà meno impegnato, generico e di minor impatto e freschezza rispetto ai primi volumi, che comunque manterrà un buon livello generale, risultando ugualmente preciso e dettagliato, ma non più distintivo e emblematico dell'opera in sé.
Infine segnalo che tale bravura devierà dal design dei mostri, al rappresentare sempre in maggior numero, sinuosi corpi femminili, durante pratiche erotiche e sessuali, fattore che personalmente non disdegno, ma che lascia in parte l'amaro in bocca, visto la bravura che aveva dimostrato e il sempre maggiore accantonamento, di tale elemento di rilievo.
L'edizione non sarà certo di pregio, avendo solamente la sovracoperta e nessuna pagina a colori, inoltre le stesse risulteranno molto blande, presentandoci un personaggio in copertina, molto ben disegnato, ma man mano sempre meno d'impatto, su sfondo bianco, che per gli ultimi volumi diventerà nero, come a definire il sopraggiungere della conclusione dell'opera.
Le pagine saranno molto leggere, trasparenti, al limite della carta velina, tendente all'ingiallimento, tra le note di pregio ci sarà la flessibilità con cui si sfoglieranno i volumi, la sua stabilità e solidità, con una buona leggerezza generalizzata dei singoli volumi, ma senza nessun altro elemento d'interesse, come approfondimenti, commenti degli autori o sinossi introduttive.
In conclusione, "Jagan" era una serie scanzonata, con un buon consept iniziale, che purtroppo sarà mandato allo sfacelo più completo, dopo ben pochi volumi, facendo si che la maggior parte dei suoi elementi andassero a ramengo, oppure abbandonati e poi ripresi all'occorrenza, decontestualizzandoli e deviandoli ai fini della trama, introducendo elementi dal sentore d'introspezione becera e psicologia spicciola, cercando cosi di raggiungere una profondità che risulterà quella di una pozzanghera dopo un battirone estivo, e che non farà altro che annacquare quel poco di interessante e distintivo che aveva l'opera in sé.
In una tavola del primo volume, il protagonista Shintarou Jagasaki paragona la sua situazione a quella di Shinichi Izumi, protagonista del manga "Kiseiju". Citazione intertestuale? Omaggio di Muneyuki Kaneshiro al maestro Hitoshi Iwaaki? O (quasi sicuramente) tentativo da parte del primo di non essere accusato di plagio?
Dopotutto la storia è sempre quella: un misterioso parassita che travolge l'umanità trasformando tutti gli esseri umani in mostri privi di coscienza, fuorché i comprimari, gli antagonisti e il nostro protagonista che allo stesso modo dell'Izumi di Kiseiju convive con il parassita mantenendolo nel suo braccio destro e ottenendo da lui poteri da supereroe.
Partendo così da un incipit con zero originalità e già di per sé infantile (sì, i parassiti sono rane piovute dal cielo), si prosegue poi con una trama priva di direzioni, tirata avanti a suon di archi narrativi che ogni volta aggiornano (tranne protagonista, antagonista e pochi comprimari) personaggi e avvenimenti per nulla memorabili. Kaneshiro cerca di dare un filo logico alla storia (come il fiacco tentativo del protagonista di riportare in vita la fidanzata che nemmeno amava) ma fallisce in tutti i suoi intenti e si ritrova soltanto a continuare la storia in maniera episodica, inventandosi volta per volta nuovi antagonisti e situazioni. Ci ritroviamo così in mano una storia che cerca di essere horror, epica e fuori dagli schemi, ma che in realtà è il solito banalissimo intrecciarsi di battaglie senza cervello, scene di nudo e splatter che approfittano del target seinen per essere buttate a caso, sottotrame che non conducono da nessuna parte (e che a malapena influenzano la storyline principale) inserite unicamente per contenere dosi rivoltanti di fan service.
Salvo poi qualche raro personaggio interessante e/o simpatico, i restanti sembrano costruiti secondo i soliti cliché dei manga shonen - tutti a compiere le solite prevedibili azioni e a subire le solite prevedibili sorti. Perfino gli antagonisti, che dovrebbero creare il pathos e il climax della trama, non presentano nulla di memorabile: ci ritroviamo davanti i soliti nemici con una morale distorta che credono profonda, ma che è in realtà più piatta dei cattivoni della Disney (p.s. inutile poi dare tanta epicità alla loro presentazione se si lasciano sconfiggere nel giro di tre tavole). Per il protagonista Shintarou Jagasaki l'autore la spara grossa, tentando di costruire un antieroe ambiguo, complesso, schizofrenico e un po' malato. Ci riesce forse per i primi due capitoli, terminati i quali ci ritroviamo tra le mani un protagonista privo di carisma, rimbambito e stralunato, un fastidioso main character che pur dando titolo all'opera non passerà di certo agli annali dei più memorabili.
I disegni sono accettabili, e danno il massimo di sé in doppie tavole dettagliate e potenti. La regia delle inquadrature, tutto sommato, rende abbastanza mozzafiato le battaglie, e il character design dei personaggi genera creature di forte impatto.
Opera consigliata? Personalmente, no. E' un manga che non trasmette davvero nulla se non una sensazione di mediocrità narrativa, e un fastidiosissimo tentativo di voler essere il più trasgressivi possibili - tentativo che non porta altro che ad una condizione di ridicolo e fan service smisurato. Peccato, perché l'autore (di certo non un genio della scrittura) aveva almeno dimostrato di saper intrattenere bene con opere come "As the Gods will" e "Blue Lock", e anche in questo "Jagaan" sono innegabili alcuni momenti quanto meno interessanti - come la saga dei Triple H, che a parer mio meritava di essere la direzione trainante del manga invece di essere conclusa frettolosamente e senza alcuna ripercussione nel proseguio. Forse si è fatto un po' troppo prendere la mano dal target e dal desiderio di scrivere una storia per adulti - ma che di adulto non ha davvero nulla.
Dopotutto la storia è sempre quella: un misterioso parassita che travolge l'umanità trasformando tutti gli esseri umani in mostri privi di coscienza, fuorché i comprimari, gli antagonisti e il nostro protagonista che allo stesso modo dell'Izumi di Kiseiju convive con il parassita mantenendolo nel suo braccio destro e ottenendo da lui poteri da supereroe.
Partendo così da un incipit con zero originalità e già di per sé infantile (sì, i parassiti sono rane piovute dal cielo), si prosegue poi con una trama priva di direzioni, tirata avanti a suon di archi narrativi che ogni volta aggiornano (tranne protagonista, antagonista e pochi comprimari) personaggi e avvenimenti per nulla memorabili. Kaneshiro cerca di dare un filo logico alla storia (come il fiacco tentativo del protagonista di riportare in vita la fidanzata che nemmeno amava) ma fallisce in tutti i suoi intenti e si ritrova soltanto a continuare la storia in maniera episodica, inventandosi volta per volta nuovi antagonisti e situazioni. Ci ritroviamo così in mano una storia che cerca di essere horror, epica e fuori dagli schemi, ma che in realtà è il solito banalissimo intrecciarsi di battaglie senza cervello, scene di nudo e splatter che approfittano del target seinen per essere buttate a caso, sottotrame che non conducono da nessuna parte (e che a malapena influenzano la storyline principale) inserite unicamente per contenere dosi rivoltanti di fan service.
Salvo poi qualche raro personaggio interessante e/o simpatico, i restanti sembrano costruiti secondo i soliti cliché dei manga shonen - tutti a compiere le solite prevedibili azioni e a subire le solite prevedibili sorti. Perfino gli antagonisti, che dovrebbero creare il pathos e il climax della trama, non presentano nulla di memorabile: ci ritroviamo davanti i soliti nemici con una morale distorta che credono profonda, ma che è in realtà più piatta dei cattivoni della Disney (p.s. inutile poi dare tanta epicità alla loro presentazione se si lasciano sconfiggere nel giro di tre tavole). Per il protagonista Shintarou Jagasaki l'autore la spara grossa, tentando di costruire un antieroe ambiguo, complesso, schizofrenico e un po' malato. Ci riesce forse per i primi due capitoli, terminati i quali ci ritroviamo tra le mani un protagonista privo di carisma, rimbambito e stralunato, un fastidioso main character che pur dando titolo all'opera non passerà di certo agli annali dei più memorabili.
I disegni sono accettabili, e danno il massimo di sé in doppie tavole dettagliate e potenti. La regia delle inquadrature, tutto sommato, rende abbastanza mozzafiato le battaglie, e il character design dei personaggi genera creature di forte impatto.
Opera consigliata? Personalmente, no. E' un manga che non trasmette davvero nulla se non una sensazione di mediocrità narrativa, e un fastidiosissimo tentativo di voler essere il più trasgressivi possibili - tentativo che non porta altro che ad una condizione di ridicolo e fan service smisurato. Peccato, perché l'autore (di certo non un genio della scrittura) aveva almeno dimostrato di saper intrattenere bene con opere come "As the Gods will" e "Blue Lock", e anche in questo "Jagaan" sono innegabili alcuni momenti quanto meno interessanti - come la saga dei Triple H, che a parer mio meritava di essere la direzione trainante del manga invece di essere conclusa frettolosamente e senza alcuna ripercussione nel proseguio. Forse si è fatto un po' troppo prendere la mano dal target e dal desiderio di scrivere una storia per adulti - ma che di adulto non ha davvero nulla.