Alita
Tutto inizia in una discarica, la città discarica. Alita ti catapulta da subito in un mondo cyberpunk distopico, sporco e spietato. La ricchezza di dettagli e la profondità delle tavole tolgono il fiato e raccontano di un mondo diventato così a causa dell’uomo e dei suoi comportamenti. Il world building è incredibile, dalle città alle terre aride, grazie alla narrazione immersiva riesce a farti provare la sensazione di voler sapere cosa c’è sopra a Salem, come fossimo anche noi degli umili cittadini della città discarica. Alita è un mix perfetto di emozioni, storia ed azione. Archi narrativi che sanno farti male, lasciarti con quella malinconia del passato e farti godere.
Alita non è un semplice manga, è un capolavoro visivo e mentale.
Alita non è un semplice manga, è un capolavoro visivo e mentale.
Se ben ricordo nell'estate del 1990 arrivò da noi la prima rivista manga per ragazzi in bianco e nero e con i manga originali del Giappone: quella rivista si chiamava Zero e vi erano i fumetti di Ken il guerriero, Xenon e Baoh… sostituiti in seguito da Patlabor, Macross II, Sanctuary, Gunhed, Apleeseed e verso il finire della prima serie (nel 1993) Battle Angel Alita. Di redazionali c’è ne erano pochi ma c’era la rubrica della posta e li i lettori si lamentavano spesso delle varie serie: avevano il dente avvelenato soprattutto con la serie di Ikigami ma anche Gunnm prese le sue critiche… eppure era così brutto?
Una cosa buona data a persone non pronte a gustarla può sembrare loro cattiva… a me non piaceva all’epoca il cyberpunk. Ancora oggi trovo noioso Squadra speciale Ghost. Ma leggendo ora questa storia di un fiato mi accorgo che le scene splatter non mi toccano più come allora e che la storia è… bella. Amore, odio, amicizia, violenza un caleidoscopio di emozioni e riflessioni.
Salem la città dei cieli, dove tutti vivono felici, e sotto la città discarica dove la gente lotta e sopravvive nella povertà, una povertà che comunque non impedisce di essere felici e sognare.
Salem la città dove la gente non sa come sia finta la propria felicità, ma non sapendolo questa è vera. La città discarica dove vivono mostruosi cyborg: uccidono e si nutrono di cervelli, ma in fondo non sono che vittime anche loro.
Il bene e il male si sfocano. Quasi tutti i personaggi positivi mostreranno un lato negativo: il dottor Ido, dottore e cacciatore di taglie, Alita, ragazza sognante e alla ricerca di sé nella violenza, in fondo Hugo (il primo amore di Alita) non è migliore di molti altri in quanto fa commercio di parti umane (le spine dorsali) che ruba a persone vive…
Tante storie che si uniscono nelle varie saghe di Alita che in 9 volumi riesce a presentare personaggi magnifici (Desty Nova, Kaos, Figura Quattro ecc.) e una trama interessante.
I disegni sono bellissimi e risentono ancora dei modelli degli anni ‘90. Ci sono citazioni e approfondimenti… tutto ciò che serve per fare un fumetto da otto.
Una cosa buona data a persone non pronte a gustarla può sembrare loro cattiva… a me non piaceva all’epoca il cyberpunk. Ancora oggi trovo noioso Squadra speciale Ghost. Ma leggendo ora questa storia di un fiato mi accorgo che le scene splatter non mi toccano più come allora e che la storia è… bella. Amore, odio, amicizia, violenza un caleidoscopio di emozioni e riflessioni.
Salem la città dei cieli, dove tutti vivono felici, e sotto la città discarica dove la gente lotta e sopravvive nella povertà, una povertà che comunque non impedisce di essere felici e sognare.
Salem la città dove la gente non sa come sia finta la propria felicità, ma non sapendolo questa è vera. La città discarica dove vivono mostruosi cyborg: uccidono e si nutrono di cervelli, ma in fondo non sono che vittime anche loro.
Il bene e il male si sfocano. Quasi tutti i personaggi positivi mostreranno un lato negativo: il dottor Ido, dottore e cacciatore di taglie, Alita, ragazza sognante e alla ricerca di sé nella violenza, in fondo Hugo (il primo amore di Alita) non è migliore di molti altri in quanto fa commercio di parti umane (le spine dorsali) che ruba a persone vive…
Tante storie che si uniscono nelle varie saghe di Alita che in 9 volumi riesce a presentare personaggi magnifici (Desty Nova, Kaos, Figura Quattro ecc.) e una trama interessante.
I disegni sono bellissimi e risentono ancora dei modelli degli anni ‘90. Ci sono citazioni e approfondimenti… tutto ciò che serve per fare un fumetto da otto.
Ho letto questo manga solo adesso, dopo 15 anni da quando ho iniziato a leggere manga. Nonostante quindi i titoli letti e il tempo passato dalla pubblicazione di questo manga, l'opera mi ha davvero sorpreso positivamente ed è diventato uno dei miei manga preferiti!
Ciò che mi ha colpito di più sono state le emozioni: Alita, la protagonista, prova un ventaglio di emozioni durante la storia e l'autore riesce a trasmetterle in ottimo modo al lettore. Il fulcro del manga sono proprio le emozioni, che come sulle montagne russe sbalzano il lettore da uno stato d'animo all'altro.
Sono stato davvero coinvolto dalla protagonista e dalle sue vicende, al punto di pensare alla storia anche durante altri momenti della giornata. Questo mi ha stupito perché, come premesso all'inizio, di letture ne ho accumulate e non era per niente facile farlo, figurarsi per un manga anni '90!
I colpi di scena non mancano e spesso sono davvero imprevisti, così come non è tutto rose e fiori e non sempre le cose vanno come si vorrebbe. Un altro elemento che ho apprezzato notevolmente è che i combattimenti sono corti! Sono ormai stufo di combattimenti infiniti che durano capitoli e capitoli... Qui invece i combattimenti si risolvono in qualche pagina.
Il disegno evolve col tempo: all'inizio della storia si vede in che anni è stato realizzato, ma successivamente migliora sempre di più e non è mai comunque confusionario, ma risulta pulito.
Piccola nota di colore: leggendo l'edizione "sottiletta" mi ha colpito è fatto molto piacere leggere l'angolo della posta di quel periodo e vedere i titoli di pezzi da 90 che venivano pubblicati in quegli anni: pochi titoli, ma tutti oggi stra famosi.
Ciò che mi ha colpito di più sono state le emozioni: Alita, la protagonista, prova un ventaglio di emozioni durante la storia e l'autore riesce a trasmetterle in ottimo modo al lettore. Il fulcro del manga sono proprio le emozioni, che come sulle montagne russe sbalzano il lettore da uno stato d'animo all'altro.
Sono stato davvero coinvolto dalla protagonista e dalle sue vicende, al punto di pensare alla storia anche durante altri momenti della giornata. Questo mi ha stupito perché, come premesso all'inizio, di letture ne ho accumulate e non era per niente facile farlo, figurarsi per un manga anni '90!
I colpi di scena non mancano e spesso sono davvero imprevisti, così come non è tutto rose e fiori e non sempre le cose vanno come si vorrebbe. Un altro elemento che ho apprezzato notevolmente è che i combattimenti sono corti! Sono ormai stufo di combattimenti infiniti che durano capitoli e capitoli... Qui invece i combattimenti si risolvono in qualche pagina.
Il disegno evolve col tempo: all'inizio della storia si vede in che anni è stato realizzato, ma successivamente migliora sempre di più e non è mai comunque confusionario, ma risulta pulito.
Piccola nota di colore: leggendo l'edizione "sottiletta" mi ha colpito è fatto molto piacere leggere l'angolo della posta di quel periodo e vedere i titoli di pezzi da 90 che venivano pubblicati in quegli anni: pochi titoli, ma tutti oggi stra famosi.
Attenzione: la recensione contiene spoiler!
Probabilmente se avessi letto "Alita" anni fa, magari al tempo della sua pubblicazione, oppure prima di altri shonen, forse mi sarebbe piaciuto, ma ho una lunga lista di letture alle mie spalle e siamo nel 2023, quindi l’unica cosa che posso dire è che questo manga non è invecchiato benissimo e fin dal primo capitolo è possibile notare il perché. Ma andiamo con ordine iniziando dalle cose belle.
Tra i pregi si annoverano sicuramente i disegni dettagliati e molto precisi soprattutto nei combattimenti, infatti, questi sono per la maggior parte facili da seguire. Lo stile ha ovviamente quel sapore tipico degli anni ’80 soprattutto durante i primi capitoli e sembra anche esserci una particolare influenza di altri manga, come "Ken il guerriero", nella realizzazione di alcuni personaggi maschili.
I punti dolenti, invece, risiedono nei personaggi e nella narrazione. L’idea che Kishiro vuole trasmette del personaggio di Alita è quella di una ragazza forte all’esterno, ma dal cuore fragile, combattuta tra l’essere un’umana o un cyborg, e tormentata dal passato che non riesce a ricordare. Sicuramente nulla di originale, ma basta poco per rendere questa un’ottima premessa per un bel personaggio introspettivo, peccato che non sia questo il risultato raggiunto da Kishiro. Fin da subito è possibile notare come l’autore preferisca la tecnica del “o’ dimo” di Boris, ovvero non il mostrare i sentimenti dei personaggi con azioni e interazioni tra loro, ma prendere momenti spesso casuali all’interno di un’azione per far dire frasi che cercano in tutti i modi di risultare profonde fallendo miseramente.
Ad esempio: capitolo 5, Alita è scesa nelle fogne per inseguire Makaku che ha rapito la piccola Koyoko; fino a quel momento Alita ha mostrato di avere coraggio e sprezzo del pericolo, è stata ironica e irriverente verso Makaku, e adesso sembra esserci una lotta contro il tempo per salvare la bambina, ma no, meglio fermarsi per due vignette solo per pensare «Anche io ho un cuore sensibile, anche se è molto nascosto dentro di me.» Non è quello il momento giusto per questo tipo di pensieri e soprattutto non è il personaggio a doverlo dire in modo così palese, dovrebbe essere qualcosa che il lettore scopre prima e di cui poi ha la conferma.
Inoltre, ci sono momenti, frasi e pensieri che vengono mostrati una volta e non hanno impatti importanti sulla trama. Come ad esempio quando Alita scappa dopo la morte di Yugo: Ido inizia a cercarla senza sosta per poi trovarla mentre gareggia nel Motorball, vuole riportarla a casa, ma lei non vuole; vengono mostrate due o tre vignette in cui Ido sembra provare una sorta di amore ossessivo e possessivo verso Alita, afferma anche che vuole farla di nuovo sua… e basta l’unica conseguenza di questo è la sua alleanza con Jashugan, e un po’ di rabbia verso la ragazza, nient’altro.
Si potrebbe continuare ancora con gli esempi, ma meglio fermarsi qui. Il punto è che lo sviluppo dei personaggi e le loro relazioni sono davvero realizzati in modo superficiale e, anche se andando avanti migliora (vedi il personaggio di Den/Kaos), rimane comunque un problema molto evidente (vedi il rapporto di Alita con Figura Quattro). Per quanto voglia davvero farmi piacere i personaggi, questi non riescono davvero ad emergere dalla piattezza in cui li ha rinchiusi l’autore.
Ultima nota sul finale, bella l’idea del segreto di Salem e tutta la storia della creazione delle città e di Melkhizedek, ma avrei preferito avere una scoperta più graduale della verità invece di vederla “buttata a casaccio” negli ultimi capitoli.
Come già scritto, i disegni sono belli e dettagliati con un fascino di fine anni ’80, i combattimenti forse la parte migliore del manga, ma per il resto è un’opera da leggere giusto per il successo che ha avuto nel panorama battle shonen.
Probabilmente se avessi letto "Alita" anni fa, magari al tempo della sua pubblicazione, oppure prima di altri shonen, forse mi sarebbe piaciuto, ma ho una lunga lista di letture alle mie spalle e siamo nel 2023, quindi l’unica cosa che posso dire è che questo manga non è invecchiato benissimo e fin dal primo capitolo è possibile notare il perché. Ma andiamo con ordine iniziando dalle cose belle.
Tra i pregi si annoverano sicuramente i disegni dettagliati e molto precisi soprattutto nei combattimenti, infatti, questi sono per la maggior parte facili da seguire. Lo stile ha ovviamente quel sapore tipico degli anni ’80 soprattutto durante i primi capitoli e sembra anche esserci una particolare influenza di altri manga, come "Ken il guerriero", nella realizzazione di alcuni personaggi maschili.
I punti dolenti, invece, risiedono nei personaggi e nella narrazione. L’idea che Kishiro vuole trasmette del personaggio di Alita è quella di una ragazza forte all’esterno, ma dal cuore fragile, combattuta tra l’essere un’umana o un cyborg, e tormentata dal passato che non riesce a ricordare. Sicuramente nulla di originale, ma basta poco per rendere questa un’ottima premessa per un bel personaggio introspettivo, peccato che non sia questo il risultato raggiunto da Kishiro. Fin da subito è possibile notare come l’autore preferisca la tecnica del “o’ dimo” di Boris, ovvero non il mostrare i sentimenti dei personaggi con azioni e interazioni tra loro, ma prendere momenti spesso casuali all’interno di un’azione per far dire frasi che cercano in tutti i modi di risultare profonde fallendo miseramente.
Ad esempio: capitolo 5, Alita è scesa nelle fogne per inseguire Makaku che ha rapito la piccola Koyoko; fino a quel momento Alita ha mostrato di avere coraggio e sprezzo del pericolo, è stata ironica e irriverente verso Makaku, e adesso sembra esserci una lotta contro il tempo per salvare la bambina, ma no, meglio fermarsi per due vignette solo per pensare «Anche io ho un cuore sensibile, anche se è molto nascosto dentro di me.» Non è quello il momento giusto per questo tipo di pensieri e soprattutto non è il personaggio a doverlo dire in modo così palese, dovrebbe essere qualcosa che il lettore scopre prima e di cui poi ha la conferma.
Inoltre, ci sono momenti, frasi e pensieri che vengono mostrati una volta e non hanno impatti importanti sulla trama. Come ad esempio quando Alita scappa dopo la morte di Yugo: Ido inizia a cercarla senza sosta per poi trovarla mentre gareggia nel Motorball, vuole riportarla a casa, ma lei non vuole; vengono mostrate due o tre vignette in cui Ido sembra provare una sorta di amore ossessivo e possessivo verso Alita, afferma anche che vuole farla di nuovo sua… e basta l’unica conseguenza di questo è la sua alleanza con Jashugan, e un po’ di rabbia verso la ragazza, nient’altro.
Si potrebbe continuare ancora con gli esempi, ma meglio fermarsi qui. Il punto è che lo sviluppo dei personaggi e le loro relazioni sono davvero realizzati in modo superficiale e, anche se andando avanti migliora (vedi il personaggio di Den/Kaos), rimane comunque un problema molto evidente (vedi il rapporto di Alita con Figura Quattro). Per quanto voglia davvero farmi piacere i personaggi, questi non riescono davvero ad emergere dalla piattezza in cui li ha rinchiusi l’autore.
Ultima nota sul finale, bella l’idea del segreto di Salem e tutta la storia della creazione delle città e di Melkhizedek, ma avrei preferito avere una scoperta più graduale della verità invece di vederla “buttata a casaccio” negli ultimi capitoli.
Come già scritto, i disegni sono belli e dettagliati con un fascino di fine anni ’80, i combattimenti forse la parte migliore del manga, ma per il resto è un’opera da leggere giusto per il successo che ha avuto nel panorama battle shonen.
La storia si svolge sulla Terra diversi secoli nel futuro, scopriamo che molti secoli prima c’è stata una guerra tra la Terra e Marte che ha portato la Terra in una condizione post-apocalittica e gran parte della sua superficie è costellata da deserti e molte tecnologie sono state perdute. Non si sa cosa sia successo esattamente su Marte e tra le tecnologie perdute dai “terrestri” c’è anche quella del volo spaziale, la storia ci porta in uno degli ultimi luoghi importanti sul pianeta, ovvero la Città Discarica che sorge sotto Salem. Salem è una città sospesa nel cielo dove gli abitanti vivono nel lusso, è l’ultimo paradiso sulla Terra, la città dell’Eden praticamente, retta da un gigantesco tubo che si presume arrivi fino allo spazio (un ex ascensore spaziale probabilmente) e con dei giganteschi tubi che partono dalla Città Discarica e la riforniscono di tutti i beni e degli alimenti che servono per il suo sostentamento.
Gli scarti di Salem cadono giù in quella che viene definita, appunto per questo, Città Discarica, anche se avrei considerato più appropriato il nome “città industriale” visto che tutti questi rifiuti vengono riciclati e che la città è piena di fabbriche per produrre la merce che serve a Salem.
La Città Discarica è una città estremamente degradata che sembra ispirarsi molto ai racconti cyberpunk degli anni '80 (l’autore da piccolo andava con suo padre in una discarica a cercare pezzi di ricambio per veicoli che costruiva il padre), in questa città abbiamo una criminalità dilagante e il valore della vita umana non viene affatto considerato, diciamo che si sopravvive a questo inferno e caos anche se non mancano di certo i momenti in cui ci si dà alla pazza gioia.
Nella Città Discarica non ci sono poliziotti, ma Salem per mantenere l’ordine ha creato gli Hunter Warrior, dei cacciatori di teste che uccidono i criminali con una taglia sulla testa. Nella Città Discarica non ci sono carceri questo è visto come l’unico modo per mantenere l’ordine, ma gli Hunter Warrior agiscono solo quando vedono che il bersaglio non è troppo difficile da abbattere e che la taglia è buona. Per questo e altri motivi il tasso di criminalità è spaventoso e i criminali rimangono quasi sempre impuniti, se vogliamo fare un paragone possiamo pensare alle città sudamericane durante le guerre dei cartelli della droga negli anni '80/90 (qualcuno ha detto Pablo Escobar?)
In quest’opera un aspetto importantissimo l’hanno i cyborg ma partirò parlando della storia della nostra protagonista, il Dottor Ido va alla discarica principale della città per cercare nuovi pezzi di ricambi per i suoi pazienti (si occupa di cyborg) e durante la ricerca trova qualcosa di assolutamente inaspettato.
Un busto di cyborg femminile che, nonostante sia molto vecchio, presenta un cervello ancora funzionante, allora la porta al suo studio medico e cerca di salvarla, alla fine ci riuscirà.
La nostra protagonista è salva, ma non si ricorda il suo nome, anzi, non ricorda nulla del suo passato allora il Dottor Ido decide di chiamarla come la gatta che aveva in passato ovvero Alita, le dice che il suo passato e la sua passata identità non hanno importanza perché adesso si potrà creare una nuova vita.
Alita decide di assecondare il Dottor Ido che vede come un padre, ma sospetta di lui quando sente di donne uccise di notte, dal momento che lo vede uscire sempre di nascosto di notte, e allora lo segue, volendolo fermare, ma scopre che c’è stato un gigantesco equivoco.
Il Dottor Ido in realtà è un Hunter Warrior che cerca appunto di eliminare il killer delle donne, che si scopre essere un cyborg, Alita trovandosi in difficoltà riscopre dentro di sé uno spirito di guerriera sopito qualcosa della vecchia Alita e capisce di essere stata una (forte) combattente; è questo il suo spirito la sua vera essenza, usando una tecnica ormai persa nel tempo usata dai più forti cyborg marziani spazza via il suo avversario.
Il Dottor Ido è contento che Alita sia salva e che sappia difendersi ma è anche preoccupato per questa svolta di Alita, ha paura di poterla perdere o che cambi in modo irreparabile.
Se volete sapere più sulla trama dovrete leggervi il manga, posso solo dire che questo porterà la nostra protagonista ad un profondo cambiamento da un punto di vista della personalità, del corpo, dello stile di lotta, girerà la Terra post-apocalittica e avrà un ruolo importante nei grossi cambiamenti che accadranno alla Terra.
Parliamo dell’aspetto tecnico: , come dicevo precedentemente ritengo che quest’opera sia stata ispirata dalle opere cyberpunk degli anni ‘80 e in tali opere gli esseri umani possono cambiare il corpo nei modi che preferiscono anche “disumanizzandolo” e in “ALITA” abbiamo la stessa cosa, solo che al posto di modifiche biologiche qui sono completamente meccaniche.
Ma attenzione: qui non stiamo solo parlando di sostituire tutto il corpo umano tranne il cervello con un corpo cibernetico, ma abbiamo anche dei cyborg che fanno mettere il loro cervello in “corpi robotici” non antropomorfi quindi possiamo parliamo di “corpi” simili a moto, veicoli vari, mostri e così via, per capirci come se il maggiore o Batou di GITS mettessero i loro cervelli dentro il ragno carro armato del primo film o dentro i Tachikoma (in ALITA c’è un cyborg che sembra un grosso Tachikoma oltretutto), molti sono estremamente grotteschi.
Oltre all’aspetto grottesco c’è anche una componente forte del fattore esagerazione che è un effetto voluto a mio avviso, io stilisticamente parlando preferisco quelli con classica forma umana come la nostra protagonista e altri personaggi; l’unico non antropomorfo (anche se è a forma di Minotauro quindi un po’ umano si) che mi piace molto è Den.
Rimanendo sempre sul lato tecnico passiamo alle armi, nella città discarica solo i cyborg di Salem (Deckman e Netman) possono portare armi da fuoco, per tutti gli altri (quindi parliamo degli Hunter Warrior ovviamente) possono portare solo armi da taglio, queste armi mi piacciono molto dato che a mio avviso sono fatte molto bene soprattutto l’arma della protagonista.
Poi nella parte successiva del manga troveremo anche molte armi da fuoco e a energia abbastanza elaborate, alcune di queste sono in parte ispirate ad armi vere o a concetti non troppi fantascientifici a cui si sta lavorando come per esempio micro droni, armi laser, railgun e così via ovviamente all'epoca del manga erano fantascienza.
Alcune tecnologie proposte si basano su teorie scientifiche reali che vengono citate, da quelle più serie a quelle più fantasiose.
Piccola nota, nel manga abbiamo qualche piccolo riferimento biblico e di altre religioni e pseudo-religioni.
Per quanto riguarda i disegni nulla da dire, mi sono piaciuti molto sia per quanto riguarda i personaggi sia per quanto riguarda sfondi e apparecchi tecnologici, nulla da eccepire poi può piacere o no lo stile dei cyborg ma quello è soggettivo.
Per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi: posso solo promuovere a pieni voti questo aspetto, nonostante ci siano molti personaggi e parliamo di un manga da 9 volumetti in formato tankobon, tutti i personaggi, da quelli principali a quelli secondari, sono molto ben caratterizzati, un lavoro certosino e fatto con estrema cura a mio avviso, non è una cosa che si vede in molti manga. Su questo punto non dico altro dato che non vorrei fare spoiler parlando dei personaggi.
Aggiungo che anche la storia in sé non è banale, non saprei dire onestamente se si può considerare innovativa ma avendo letto/visto moltissimi anime e manga posso dire che poche opere si avvicinano a una storia del genere, chiudo dicendo una cosa sul finale senza fare spoiler ovviamente.
L’opera ha due finali, essi non si trovano in tutte le edizioni, ma nelle ultime due versioni stampate, ovvero quella in 9 volumi tankobon e nella Panzer Edition da 3 maxi volumi entrambe edite da “Planet Manga” sì, uno serve per portare la storia nel sequel ovvero in “Alita Last Order” e su questo non mi esprimo, poi ce n’è un altro che, invece, si può considerare autoconclusivo anche se questo è un finale “apocrifo” è il finale che preferisco e anche se per qualcuno potrebbe essere una bestialità per me è il vero finale.
In conclusione Alita è, senza mezzi termini, un capolavoro della fantascienza giapponese su carta, uno dei migliori manga di fantascienza/cyberpunk giapponese, una vera e propria pietra miliare che, nonostante possa considerarsi come un manga abbastanza corto, è estremamente denso e risplende come uno smeraldo dall'altissimo valore nonostante il suo peso esiguo.
L’unico peccato, a mio avviso, è che quest’opera non abbia avuto una sua degna serie anime fedele al manga, dato che gli OAV lasciano il tempo che trovano, e il live action è molto bello ma non può essere fedele, sperando che gli incassi portino qualcuno in Giappone a decidere finalmente di farlo diventare una serie anime visto che in questi ultimi anni sono state fatte trasposizioni animate di manga degli anni 80.
Voto finale 9,5
Gli scarti di Salem cadono giù in quella che viene definita, appunto per questo, Città Discarica, anche se avrei considerato più appropriato il nome “città industriale” visto che tutti questi rifiuti vengono riciclati e che la città è piena di fabbriche per produrre la merce che serve a Salem.
La Città Discarica è una città estremamente degradata che sembra ispirarsi molto ai racconti cyberpunk degli anni '80 (l’autore da piccolo andava con suo padre in una discarica a cercare pezzi di ricambio per veicoli che costruiva il padre), in questa città abbiamo una criminalità dilagante e il valore della vita umana non viene affatto considerato, diciamo che si sopravvive a questo inferno e caos anche se non mancano di certo i momenti in cui ci si dà alla pazza gioia.
Nella Città Discarica non ci sono poliziotti, ma Salem per mantenere l’ordine ha creato gli Hunter Warrior, dei cacciatori di teste che uccidono i criminali con una taglia sulla testa. Nella Città Discarica non ci sono carceri questo è visto come l’unico modo per mantenere l’ordine, ma gli Hunter Warrior agiscono solo quando vedono che il bersaglio non è troppo difficile da abbattere e che la taglia è buona. Per questo e altri motivi il tasso di criminalità è spaventoso e i criminali rimangono quasi sempre impuniti, se vogliamo fare un paragone possiamo pensare alle città sudamericane durante le guerre dei cartelli della droga negli anni '80/90 (qualcuno ha detto Pablo Escobar?)
In quest’opera un aspetto importantissimo l’hanno i cyborg ma partirò parlando della storia della nostra protagonista, il Dottor Ido va alla discarica principale della città per cercare nuovi pezzi di ricambi per i suoi pazienti (si occupa di cyborg) e durante la ricerca trova qualcosa di assolutamente inaspettato.
Un busto di cyborg femminile che, nonostante sia molto vecchio, presenta un cervello ancora funzionante, allora la porta al suo studio medico e cerca di salvarla, alla fine ci riuscirà.
La nostra protagonista è salva, ma non si ricorda il suo nome, anzi, non ricorda nulla del suo passato allora il Dottor Ido decide di chiamarla come la gatta che aveva in passato ovvero Alita, le dice che il suo passato e la sua passata identità non hanno importanza perché adesso si potrà creare una nuova vita.
Alita decide di assecondare il Dottor Ido che vede come un padre, ma sospetta di lui quando sente di donne uccise di notte, dal momento che lo vede uscire sempre di nascosto di notte, e allora lo segue, volendolo fermare, ma scopre che c’è stato un gigantesco equivoco.
Il Dottor Ido in realtà è un Hunter Warrior che cerca appunto di eliminare il killer delle donne, che si scopre essere un cyborg, Alita trovandosi in difficoltà riscopre dentro di sé uno spirito di guerriera sopito qualcosa della vecchia Alita e capisce di essere stata una (forte) combattente; è questo il suo spirito la sua vera essenza, usando una tecnica ormai persa nel tempo usata dai più forti cyborg marziani spazza via il suo avversario.
Il Dottor Ido è contento che Alita sia salva e che sappia difendersi ma è anche preoccupato per questa svolta di Alita, ha paura di poterla perdere o che cambi in modo irreparabile.
Se volete sapere più sulla trama dovrete leggervi il manga, posso solo dire che questo porterà la nostra protagonista ad un profondo cambiamento da un punto di vista della personalità, del corpo, dello stile di lotta, girerà la Terra post-apocalittica e avrà un ruolo importante nei grossi cambiamenti che accadranno alla Terra.
Parliamo dell’aspetto tecnico: , come dicevo precedentemente ritengo che quest’opera sia stata ispirata dalle opere cyberpunk degli anni ‘80 e in tali opere gli esseri umani possono cambiare il corpo nei modi che preferiscono anche “disumanizzandolo” e in “ALITA” abbiamo la stessa cosa, solo che al posto di modifiche biologiche qui sono completamente meccaniche.
Ma attenzione: qui non stiamo solo parlando di sostituire tutto il corpo umano tranne il cervello con un corpo cibernetico, ma abbiamo anche dei cyborg che fanno mettere il loro cervello in “corpi robotici” non antropomorfi quindi possiamo parliamo di “corpi” simili a moto, veicoli vari, mostri e così via, per capirci come se il maggiore o Batou di GITS mettessero i loro cervelli dentro il ragno carro armato del primo film o dentro i Tachikoma (in ALITA c’è un cyborg che sembra un grosso Tachikoma oltretutto), molti sono estremamente grotteschi.
Oltre all’aspetto grottesco c’è anche una componente forte del fattore esagerazione che è un effetto voluto a mio avviso, io stilisticamente parlando preferisco quelli con classica forma umana come la nostra protagonista e altri personaggi; l’unico non antropomorfo (anche se è a forma di Minotauro quindi un po’ umano si) che mi piace molto è Den.
Rimanendo sempre sul lato tecnico passiamo alle armi, nella città discarica solo i cyborg di Salem (Deckman e Netman) possono portare armi da fuoco, per tutti gli altri (quindi parliamo degli Hunter Warrior ovviamente) possono portare solo armi da taglio, queste armi mi piacciono molto dato che a mio avviso sono fatte molto bene soprattutto l’arma della protagonista.
Poi nella parte successiva del manga troveremo anche molte armi da fuoco e a energia abbastanza elaborate, alcune di queste sono in parte ispirate ad armi vere o a concetti non troppi fantascientifici a cui si sta lavorando come per esempio micro droni, armi laser, railgun e così via ovviamente all'epoca del manga erano fantascienza.
Alcune tecnologie proposte si basano su teorie scientifiche reali che vengono citate, da quelle più serie a quelle più fantasiose.
Piccola nota, nel manga abbiamo qualche piccolo riferimento biblico e di altre religioni e pseudo-religioni.
Per quanto riguarda i disegni nulla da dire, mi sono piaciuti molto sia per quanto riguarda i personaggi sia per quanto riguarda sfondi e apparecchi tecnologici, nulla da eccepire poi può piacere o no lo stile dei cyborg ma quello è soggettivo.
Per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi: posso solo promuovere a pieni voti questo aspetto, nonostante ci siano molti personaggi e parliamo di un manga da 9 volumetti in formato tankobon, tutti i personaggi, da quelli principali a quelli secondari, sono molto ben caratterizzati, un lavoro certosino e fatto con estrema cura a mio avviso, non è una cosa che si vede in molti manga. Su questo punto non dico altro dato che non vorrei fare spoiler parlando dei personaggi.
Aggiungo che anche la storia in sé non è banale, non saprei dire onestamente se si può considerare innovativa ma avendo letto/visto moltissimi anime e manga posso dire che poche opere si avvicinano a una storia del genere, chiudo dicendo una cosa sul finale senza fare spoiler ovviamente.
L’opera ha due finali, essi non si trovano in tutte le edizioni, ma nelle ultime due versioni stampate, ovvero quella in 9 volumi tankobon e nella Panzer Edition da 3 maxi volumi entrambe edite da “Planet Manga” sì, uno serve per portare la storia nel sequel ovvero in “Alita Last Order” e su questo non mi esprimo, poi ce n’è un altro che, invece, si può considerare autoconclusivo anche se questo è un finale “apocrifo” è il finale che preferisco e anche se per qualcuno potrebbe essere una bestialità per me è il vero finale.
In conclusione Alita è, senza mezzi termini, un capolavoro della fantascienza giapponese su carta, uno dei migliori manga di fantascienza/cyberpunk giapponese, una vera e propria pietra miliare che, nonostante possa considerarsi come un manga abbastanza corto, è estremamente denso e risplende come uno smeraldo dall'altissimo valore nonostante il suo peso esiguo.
L’unico peccato, a mio avviso, è che quest’opera non abbia avuto una sua degna serie anime fedele al manga, dato che gli OAV lasciano il tempo che trovano, e il live action è molto bello ma non può essere fedele, sperando che gli incassi portino qualcuno in Giappone a decidere finalmente di farlo diventare una serie anime visto che in questi ultimi anni sono state fatte trasposizioni animate di manga degli anni 80.
Voto finale 9,5
L'atmosfera del mondo di Alita è futuristica e ci permette di trovare assolutamente normale la presenza dei cyborg che costituiscono quasi la totalità dei personaggi. In particolare il design di certi cyborg è stupendo anche se spesso non proprio originale. L'autore è abile a farci preoccupare per la piccola Alita (protagonista del manga) quando piazza davanti a lei dei terrificanti cyborg dalle grandi dimensioni.
I combattimenti non sono di facilissima comprensione visto che lo stile di combattimento di Alita non è proprio quello che siamo abituati a vedere nei soliti battle shonen più moderni.
Ci sono tre edizioni del manga: l'edizione Gigante è ovviamente la più grande e alla fine di ogni volume troviamo un extra che contiene soprattutto immagini del videogioco di Alita, ma non contiene il vero finale del manga che si trova soltanto nell'edizione originale e nella nuova edizione; questa scelta è stata fatta in modo tale da non trovare discrepanze tra il vero finale e il sequel Alita Last order (che mi rifiuto di leggere visto che frutto di una chiara operazione di marketing); preferisco le copertine dell'edizione originale e della Giant rispetto a quella nuova, anche se risentono del peso degli anni. Il "doppio finale" non mi ha soddisfatto pienamente e ha creato confusione, abbassando leggermente il voto dell'intera opera.
I combattimenti non sono di facilissima comprensione visto che lo stile di combattimento di Alita non è proprio quello che siamo abituati a vedere nei soliti battle shonen più moderni.
Ci sono tre edizioni del manga: l'edizione Gigante è ovviamente la più grande e alla fine di ogni volume troviamo un extra che contiene soprattutto immagini del videogioco di Alita, ma non contiene il vero finale del manga che si trova soltanto nell'edizione originale e nella nuova edizione; questa scelta è stata fatta in modo tale da non trovare discrepanze tra il vero finale e il sequel Alita Last order (che mi rifiuto di leggere visto che frutto di una chiara operazione di marketing); preferisco le copertine dell'edizione originale e della Giant rispetto a quella nuova, anche se risentono del peso degli anni. Il "doppio finale" non mi ha soddisfatto pienamente e ha creato confusione, abbassando leggermente il voto dell'intera opera.
Bisogna ammettere che Alita fino a qualche anno fa era poco conosciuto: arrivato in Italia sul finire degli anni 90, solo pochi buongustai hanno dato fiducia a quest’opera. Fortunatamente Planet Manga ha avuto la bella idea di ristampare una New Edition così da far conoscere a tutti questi bellissimo manga. Non capisco come si possa dare una misera sufficienza o addirittura bocciare questo titolo. La trama e gli argomenti trattati possono non piacere a tutti, così come l’ambientazione può non essere di gradimento. I personaggi poi possono risultare “banali”. Invece a me è piaciuta proprio quell’atmosfera futuristica, cyberpunk, alle volte un po’ cupa e tetra. L’ambientazione è molto interessante come i personaggi, sia la protagonista sia quelli secondari.
Alle volte per scoprire dei capolavori(come Alita appunto) bisogna provare cose nuove andando fuori dai soliti schemi classici di shonen,shojo,spokon,ecc.
Ho appena finito la prima serie e non vedo l’ora di leggere il seguito, Alita Last Order.
Consigliatissimo a tutti.
Alle volte per scoprire dei capolavori(come Alita appunto) bisogna provare cose nuove andando fuori dai soliti schemi classici di shonen,shojo,spokon,ecc.
Ho appena finito la prima serie e non vedo l’ora di leggere il seguito, Alita Last Order.
Consigliatissimo a tutti.
Pubblicato per la prima volta sulle pagine della rivista Business Jump di Shueisha col titolo di Gunnm nell’ormai lontano 1991, Alita è un manga scritto e disegnato da Yukito Kishiro che, dopo l’enorme successo in patria, è stato tradotto in otto lingue e si è conquistato nel corso degli anni un numero crescente di seguaci sparsi per il globo assurgendo allo status di autentico cult del genere sci-fi. Fra i vari estimatori del soggetto si annovera nientepopodimeno che James "Terminator" Cameron il quale ne ha acquisito i diritti di sfruttamento cinematografico per un progetto attualmente in fase di produzione. In Italia le sorti di Alita hanno seguito un percorso editoriale piuttosto travagliato e, a più di vent’anni di distanza dalla prima versione nostrana, in concomitanza con Lucca Comics 2016, Planet Manga ha iniziato a ristampare la serie in una nuova edizione. La collana, che sarà suddivisa in 9 volumi da 200 pagine in bianco e nero e in formato tascabile (13x18) da 4,50 euro cadauno, ne rivisita l'adattamento mantenendo il senso di lettura e le onomatopee giapponesi ma sacrifica le tavole a colori in un'edizione semplice e spartana.
Il racconto, ambientato in un futuro post apocalittico e distopico, prende le mosse nella Città Discarica, informe agglomerato industriale che si estende a perdita d’occhio all’ombra di Salem, la città sospesa dal suolo dove pochi eletti conducono una vita agiata, lontano dal degrado e dalla disumanità che regna sulla terra. Lo scienziato e bounty hunter Daisuke Ido, rovistando tra i rifiuti, trova i resti di un esoscheletro dalle fattezze femminili dotato di un cervello cibernetico ancora perfettamente funzionante, che però non conserva alcuna memoria di sé. Daisuke ribattezza affettuosamente il cyborg col nome di Alita (Gally in originale) e si prende cura del suo corpo artificiale con l’intento di formare una creatura pura e incontaminata. I due diventano amici, colmando le loro rispettive tristezze, e un bel giorno, per difendere Daisuke dall’attacco di un criminale, la ragazza scatta istintivamente in modalità panzer kunst, un’antica disciplina marziale devastante e tipica dei cyborg da combattimento. Rivelatasi un'arma micidiale, Alita decide di gettarsi nella mischia diventando una hunter warrior, elite di cacciatori di taglie che opera nel far west della Città Discarica al soldo dei Deckmen, i cyberfunzionari amministrativi gestiti direttamente da Salem.
L’antefatto, già di per sé abbastanza forte e d’impatto, riprende un topos consolidato nella letteratura manga/anime, l’amnesia, ma il passato perduto è solo il punto di partenza di una saga decennale che straripa violenza, angoscia, vendetta, malinconia e qualche brandello di felicità. Il prezzo da pagare per la seconda possibilità di Alita è un viaggio iniziatico che la porterà dalla giungla di lamiere contorte della Città Discarica alle piste imbevute di adrenalina del Motorball, fino alla città utopica di Salem, dove incontrerà una gamma di personaggi complessi, bizzarri, pericolosi e talvolta completamente folli.
Pur rimanendo fortemente orientato all’azione, come dimostra il meticoloso studio delle pose plastiche e delle coreografie nei furiosi duelli ricorrenti, la vicenda spazia attraverso il romanticismo, il surreale, la guerra e lo sport senza soluzione di continuità, attingendo a una varietà di generi che mantiene sempre vivo l’interesse del lettore. Il filo dell’intreccio, che si dirama in ampi archi narrativi e articolate sotto trame, risulta solido, scorrevole e con un moto perturbato fino agli ultimi capitoli in cui una vertiginosa sequenza di colpi di scena prelude alla convulsa e spettacolare apoteosi finale.
Il comparto grafico si conferma di eccezionale livello e scala nuove vette di visionarietà nel design dei personaggi, sempre ricercato e ricco di sfumature espressive, così come nei claustrofobici e marcescenti scenari cyberpunk. La griglia compositiva si dimostra uno strumento incredibilmente versatile per il disegnatore che dona dinamismo e impetuosità alle scene d’azione con raffiche di linee cinetiche, vignette asimmetriche, spigolose, dissolte in splash page. Le tavole trasudano alta qualità e cura dei dettagli e si avverte un sensibile affinamento del tratto in corso d’opera, ma l’autore non si ferma alla sontuosità dell’impianto decorativo e imprime spessore e profondità ai suoi personaggi, che risultano sempre molto particolareggiati. Anche i nemici più mostruosi sono sfaccettati e sembrano conservare una qualche scoria di umanità a modo loro. I vari antagonisti e i compagni di viaggio, che di volta in volta entrano in scena, hanno sempre caratteristiche originali con personalità sfumate e motivazioni credibili, nel complesso formano un colorito e ben assortito cast di comprimari, fra i quali emergono: il controverso Desty Nova, lo scienziato nanotecnologico ossessionato dalla dottrina del karma; Yugo, il romantico ladro primo amore della protagonista; e Daisuke Ido, suo mentore e padre putativo.
L’universo creato da Yukito Kishiro è stupefacente e la società della Città Discarica, con il suo bizzarro mix di cyborg, mutanti, robot ed esseri xenomorfi, crea un’atmosfera visivamente accattivante dove la stessa definizione di "umano" è spesso sfocata e irriconoscibile in un’ambiguità che trova la sua sintesi proprio in Alita. Ci si dimentica di avere di fronte una complessa combinazione di componenti metalliche per lasciarsi conquistare dall'ingenuità di una ragazzina che si affaccia sul mondo. Il suo personaggio è un crogiolo di estremi e contrasti affascinanti, eroina al contempo spietata e misericordiosa, capace di teneri gesti di affetto così come di rabbiosi scatti di furore, potente macchina da guerra sotto le sembianze di una bambola dalle forme sinuose, il volto angelico e i profondi occhi carichi di malinconia. L’antitesi tra i diversi lati della sua personalità e la sua intima e prepotente crescita forniscono un valido espediente narrativo all’autore, che ci consegna pagine di enorme impatto emotivo affidando ad Alita la sua personale idea di espiazione.
Colpisce il tono quasi oscenamente brutale degli scontri (elemento che potrebbe scoraggiare alcuni lettori) in cui si nota un’eccessiva propensione al gore e agli smembramenti come parti integranti di una sintassi figurativa che enfatizza il carattere distopico e allucinante della saga. Oltre la violenza iperbolica e il fragore della battaglia, il narratore si diletta a divagare di filosofia, scienza ed etica con silenziosi spazi contemplativi aperti alla riflessione e ai riferimenti mistico-mitologici che pongono domande stimolanti sulla natura dell'umanità, sul confine tra naturale e artificiale, sul percorso verso l'illuminazione e su concetti come il destino e il karma. Il manga è inoltre disseminato di note, approfondimenti e digressioni che ci restituiscono un background tecnologico sorprendentemente intrigante e funzionale alla messa in scena.
In conclusione bisogna riconoscere che, per essere un fumetto del ‘91, a dispetto di qualche vezzo citazionistico vintage che ci riporta di peso in quegli anni, Alita si mantiene in ottima forma, conserva intatta tutta la potenza della storia, il fascino dei suoi personaggi e la freschezza delle invenzioni visive, ed ha ancora tanto da offrire a un eventuale neofita del titolo. Altamente raccomandato alla stragrande maggioranza degli appassionati di fantascienza che si sentiranno a casa fra le tavole di Alita e gli riserveranno un posto di riguardo nello scaffale dei manga cyberpunk, magari accanto ad Akira, Ghost In the Shell e Blame!. I fan della prima ora invece potranno consolarsi con Alita Last Order, sequel che si aggancia ai capitoli conclusivi andando di fatto a riscrivere l'epilogo per lanciare una serie tutta nuova. Sono inoltre usciti per Planet Manga due volumi unici, Ashen Victor e Alita Last Order: Altre Storie, che approfondiscono i retroscena di alcuni personaggi. Infine, dal 2015 in Giappone è in corso il terzo e ultimo atto della saga, la serie Alita Mars Chronicle, che getterebbe una definitiva luce sul passato marziano di Alita.
Il racconto, ambientato in un futuro post apocalittico e distopico, prende le mosse nella Città Discarica, informe agglomerato industriale che si estende a perdita d’occhio all’ombra di Salem, la città sospesa dal suolo dove pochi eletti conducono una vita agiata, lontano dal degrado e dalla disumanità che regna sulla terra. Lo scienziato e bounty hunter Daisuke Ido, rovistando tra i rifiuti, trova i resti di un esoscheletro dalle fattezze femminili dotato di un cervello cibernetico ancora perfettamente funzionante, che però non conserva alcuna memoria di sé. Daisuke ribattezza affettuosamente il cyborg col nome di Alita (Gally in originale) e si prende cura del suo corpo artificiale con l’intento di formare una creatura pura e incontaminata. I due diventano amici, colmando le loro rispettive tristezze, e un bel giorno, per difendere Daisuke dall’attacco di un criminale, la ragazza scatta istintivamente in modalità panzer kunst, un’antica disciplina marziale devastante e tipica dei cyborg da combattimento. Rivelatasi un'arma micidiale, Alita decide di gettarsi nella mischia diventando una hunter warrior, elite di cacciatori di taglie che opera nel far west della Città Discarica al soldo dei Deckmen, i cyberfunzionari amministrativi gestiti direttamente da Salem.
L’antefatto, già di per sé abbastanza forte e d’impatto, riprende un topos consolidato nella letteratura manga/anime, l’amnesia, ma il passato perduto è solo il punto di partenza di una saga decennale che straripa violenza, angoscia, vendetta, malinconia e qualche brandello di felicità. Il prezzo da pagare per la seconda possibilità di Alita è un viaggio iniziatico che la porterà dalla giungla di lamiere contorte della Città Discarica alle piste imbevute di adrenalina del Motorball, fino alla città utopica di Salem, dove incontrerà una gamma di personaggi complessi, bizzarri, pericolosi e talvolta completamente folli.
Pur rimanendo fortemente orientato all’azione, come dimostra il meticoloso studio delle pose plastiche e delle coreografie nei furiosi duelli ricorrenti, la vicenda spazia attraverso il romanticismo, il surreale, la guerra e lo sport senza soluzione di continuità, attingendo a una varietà di generi che mantiene sempre vivo l’interesse del lettore. Il filo dell’intreccio, che si dirama in ampi archi narrativi e articolate sotto trame, risulta solido, scorrevole e con un moto perturbato fino agli ultimi capitoli in cui una vertiginosa sequenza di colpi di scena prelude alla convulsa e spettacolare apoteosi finale.
Il comparto grafico si conferma di eccezionale livello e scala nuove vette di visionarietà nel design dei personaggi, sempre ricercato e ricco di sfumature espressive, così come nei claustrofobici e marcescenti scenari cyberpunk. La griglia compositiva si dimostra uno strumento incredibilmente versatile per il disegnatore che dona dinamismo e impetuosità alle scene d’azione con raffiche di linee cinetiche, vignette asimmetriche, spigolose, dissolte in splash page. Le tavole trasudano alta qualità e cura dei dettagli e si avverte un sensibile affinamento del tratto in corso d’opera, ma l’autore non si ferma alla sontuosità dell’impianto decorativo e imprime spessore e profondità ai suoi personaggi, che risultano sempre molto particolareggiati. Anche i nemici più mostruosi sono sfaccettati e sembrano conservare una qualche scoria di umanità a modo loro. I vari antagonisti e i compagni di viaggio, che di volta in volta entrano in scena, hanno sempre caratteristiche originali con personalità sfumate e motivazioni credibili, nel complesso formano un colorito e ben assortito cast di comprimari, fra i quali emergono: il controverso Desty Nova, lo scienziato nanotecnologico ossessionato dalla dottrina del karma; Yugo, il romantico ladro primo amore della protagonista; e Daisuke Ido, suo mentore e padre putativo.
L’universo creato da Yukito Kishiro è stupefacente e la società della Città Discarica, con il suo bizzarro mix di cyborg, mutanti, robot ed esseri xenomorfi, crea un’atmosfera visivamente accattivante dove la stessa definizione di "umano" è spesso sfocata e irriconoscibile in un’ambiguità che trova la sua sintesi proprio in Alita. Ci si dimentica di avere di fronte una complessa combinazione di componenti metalliche per lasciarsi conquistare dall'ingenuità di una ragazzina che si affaccia sul mondo. Il suo personaggio è un crogiolo di estremi e contrasti affascinanti, eroina al contempo spietata e misericordiosa, capace di teneri gesti di affetto così come di rabbiosi scatti di furore, potente macchina da guerra sotto le sembianze di una bambola dalle forme sinuose, il volto angelico e i profondi occhi carichi di malinconia. L’antitesi tra i diversi lati della sua personalità e la sua intima e prepotente crescita forniscono un valido espediente narrativo all’autore, che ci consegna pagine di enorme impatto emotivo affidando ad Alita la sua personale idea di espiazione.
Colpisce il tono quasi oscenamente brutale degli scontri (elemento che potrebbe scoraggiare alcuni lettori) in cui si nota un’eccessiva propensione al gore e agli smembramenti come parti integranti di una sintassi figurativa che enfatizza il carattere distopico e allucinante della saga. Oltre la violenza iperbolica e il fragore della battaglia, il narratore si diletta a divagare di filosofia, scienza ed etica con silenziosi spazi contemplativi aperti alla riflessione e ai riferimenti mistico-mitologici che pongono domande stimolanti sulla natura dell'umanità, sul confine tra naturale e artificiale, sul percorso verso l'illuminazione e su concetti come il destino e il karma. Il manga è inoltre disseminato di note, approfondimenti e digressioni che ci restituiscono un background tecnologico sorprendentemente intrigante e funzionale alla messa in scena.
In conclusione bisogna riconoscere che, per essere un fumetto del ‘91, a dispetto di qualche vezzo citazionistico vintage che ci riporta di peso in quegli anni, Alita si mantiene in ottima forma, conserva intatta tutta la potenza della storia, il fascino dei suoi personaggi e la freschezza delle invenzioni visive, ed ha ancora tanto da offrire a un eventuale neofita del titolo. Altamente raccomandato alla stragrande maggioranza degli appassionati di fantascienza che si sentiranno a casa fra le tavole di Alita e gli riserveranno un posto di riguardo nello scaffale dei manga cyberpunk, magari accanto ad Akira, Ghost In the Shell e Blame!. I fan della prima ora invece potranno consolarsi con Alita Last Order, sequel che si aggancia ai capitoli conclusivi andando di fatto a riscrivere l'epilogo per lanciare una serie tutta nuova. Sono inoltre usciti per Planet Manga due volumi unici, Ashen Victor e Alita Last Order: Altre Storie, che approfondiscono i retroscena di alcuni personaggi. Infine, dal 2015 in Giappone è in corso il terzo e ultimo atto della saga, la serie Alita Mars Chronicle, che getterebbe una definitiva luce sul passato marziano di Alita.
[<b>ATTENZIONE! CONTIENE LIEVI SPOILER!</b>]
Recentemente è stata fatta una nuova riedizione Planet Manga di quest'opera. La terza riedizione se non erro. La cosa mi incuriosiva e, viste le molteplici recensioni positive, ho deciso di avvicinarmi ad Alita. In verità è stato il mio primo approccio al genere fantascientifico-cyberpunk. Volevo capire se poteva piacermi, e ho puntato a un'opera che molti adorano e venerano. Ahimè non mi è piaciuto affatto, come trama e personaggi. Ho acquistato a prezzo vantaggioso la prima edizione che, scoprii poi, essere una delle prime pubblicazioni della Planet Manga (la cosa mi faceva tenerezza, adoro i fascicoli che trasmettono la "storia di una casa editrice" ) con le tavole ribaltate e la lettura occidentale, i fascicoli sottiletta, niente sovraccopertina... Mi è parsa comunque un'edizione bellissima, con una buona qualità della stampa e della carta. Da quel punto di vista, sulla scelta dell'edizione da acquistare, non avrei potuto fare scelta migliore perchè ha anche un valore "storico". E i disegni del maestro Yukito Kishiro sono bellissimi, dettagliati. I corpi ben proporzionati, le scene d'azione sono disegnate nei dettagli, non sono confusionarie. I volti meravigliosamente espressivi.
E qui devo arrivare alla mia personalissima nota dolente: la trama. In verità è già stata scritta e riscritta tantissime volte nelle precedenti recensioni, quindi sarò breve. In un luogo imprecisato sorge Salem, una città da sogno sospesa nel cielo, dove poche persone vivono con ogni agio, comodità e benessere. Al di sotto di Salem sorge la città discarica, dove vengono scaricati i rifiuti di Salem. Una città dove la maggioranza delle persone vive nel degrado più totale. E proprio qui, un dottore di nome Daisuke Ido, frugando tra i rottami, trova i resti di una cyborg e la porta al suo laboratorio. La ripara, le dà un corpo nuovo e una nuova identità con un nuovo nome: Alita. Alita non ricorda nulla del suo passato, ma è intenzionata a scoprirlo. Nonostante sia un cyborg, Yukito Kishiro dona a questa ragazza una sensibilità e una umanità profonde e a volte toccanti. Infatti il personaggio di Alita è profondamente caratterizzato, le sue espressioni, le sue emozioni, sono molto varie e coinvolgenti. Presto Alita scoprirà di avere conoscenze profonde sul combattimento e sull'arte marziale del "Panzer Kunst".
Attraverso la lotta, Alita cercherà di acquisire nuovi ricordi. Nel frattempo si unisce a Ido come hunter warrior, una cacciatrice di taglie dei svariati criminali che proliferano nella città-discarica. E presto farà conoscenza con un ragazzo della discarica, Yugo, e se ne innamorerà, ricambiata. Ma i risvolti sono imprevedibili.
Questo è solo un piccolo assaggio della trama, che si dimostra presto assai complessa e profonda, dove vengono toccati svariati temi: degrado, povertà, criminalità, scienza e sperimentazione, alienazione, guerra, competizione, vendetta, odio, disuguaglianza, speranza.
Alita nel corso della storia si cimenterà in una moltitudine di lavori che ci premetterà di conoscerla in svariate situazioni, come hunter warrior, giocatrice di motorball, cantante (!)... Molti sono i personaggi ben caratterizzati, come Ido, e il dottore Desty Nova. Ma resta il fatto che nessuno di questi personaggi mi abbia coinvolto. In questo manga c'è troppa lotta, troppi duelli. Le vicende le ho trovate scadenti, poco interessanti. Sopratutto in questo manga c'è una moltitudine di brutalità, corpi smembrati, mutilati (umani e cyborg), teste mozzate, (umane e di cyborg) cervelli a cielo aperto. Mi ha lasciata schifata parecchie volte. Questo e il clima tetro che si respira non mi sono piaciuti per niente. Ho provato ad andare oltre queste apparenze, perchè una trama profonda c'è e lo sapevo. Ma neppure quella mi ha convinta. Ed è il motivo del mio voto: 6. Avrei dato di meno, ma i disegni sono così ben fatti da innalzarne il valore generale. Di sicuro non leggerò altro di questo autore. Resta comunque un'opera valida per gli amanti del genere cyberpunk e non solo.
Recentemente è stata fatta una nuova riedizione Planet Manga di quest'opera. La terza riedizione se non erro. La cosa mi incuriosiva e, viste le molteplici recensioni positive, ho deciso di avvicinarmi ad Alita. In verità è stato il mio primo approccio al genere fantascientifico-cyberpunk. Volevo capire se poteva piacermi, e ho puntato a un'opera che molti adorano e venerano. Ahimè non mi è piaciuto affatto, come trama e personaggi. Ho acquistato a prezzo vantaggioso la prima edizione che, scoprii poi, essere una delle prime pubblicazioni della Planet Manga (la cosa mi faceva tenerezza, adoro i fascicoli che trasmettono la "storia di una casa editrice" ) con le tavole ribaltate e la lettura occidentale, i fascicoli sottiletta, niente sovraccopertina... Mi è parsa comunque un'edizione bellissima, con una buona qualità della stampa e della carta. Da quel punto di vista, sulla scelta dell'edizione da acquistare, non avrei potuto fare scelta migliore perchè ha anche un valore "storico". E i disegni del maestro Yukito Kishiro sono bellissimi, dettagliati. I corpi ben proporzionati, le scene d'azione sono disegnate nei dettagli, non sono confusionarie. I volti meravigliosamente espressivi.
E qui devo arrivare alla mia personalissima nota dolente: la trama. In verità è già stata scritta e riscritta tantissime volte nelle precedenti recensioni, quindi sarò breve. In un luogo imprecisato sorge Salem, una città da sogno sospesa nel cielo, dove poche persone vivono con ogni agio, comodità e benessere. Al di sotto di Salem sorge la città discarica, dove vengono scaricati i rifiuti di Salem. Una città dove la maggioranza delle persone vive nel degrado più totale. E proprio qui, un dottore di nome Daisuke Ido, frugando tra i rottami, trova i resti di una cyborg e la porta al suo laboratorio. La ripara, le dà un corpo nuovo e una nuova identità con un nuovo nome: Alita. Alita non ricorda nulla del suo passato, ma è intenzionata a scoprirlo. Nonostante sia un cyborg, Yukito Kishiro dona a questa ragazza una sensibilità e una umanità profonde e a volte toccanti. Infatti il personaggio di Alita è profondamente caratterizzato, le sue espressioni, le sue emozioni, sono molto varie e coinvolgenti. Presto Alita scoprirà di avere conoscenze profonde sul combattimento e sull'arte marziale del "Panzer Kunst".
Attraverso la lotta, Alita cercherà di acquisire nuovi ricordi. Nel frattempo si unisce a Ido come hunter warrior, una cacciatrice di taglie dei svariati criminali che proliferano nella città-discarica. E presto farà conoscenza con un ragazzo della discarica, Yugo, e se ne innamorerà, ricambiata. Ma i risvolti sono imprevedibili.
Questo è solo un piccolo assaggio della trama, che si dimostra presto assai complessa e profonda, dove vengono toccati svariati temi: degrado, povertà, criminalità, scienza e sperimentazione, alienazione, guerra, competizione, vendetta, odio, disuguaglianza, speranza.
Alita nel corso della storia si cimenterà in una moltitudine di lavori che ci premetterà di conoscerla in svariate situazioni, come hunter warrior, giocatrice di motorball, cantante (!)... Molti sono i personaggi ben caratterizzati, come Ido, e il dottore Desty Nova. Ma resta il fatto che nessuno di questi personaggi mi abbia coinvolto. In questo manga c'è troppa lotta, troppi duelli. Le vicende le ho trovate scadenti, poco interessanti. Sopratutto in questo manga c'è una moltitudine di brutalità, corpi smembrati, mutilati (umani e cyborg), teste mozzate, (umane e di cyborg) cervelli a cielo aperto. Mi ha lasciata schifata parecchie volte. Questo e il clima tetro che si respira non mi sono piaciuti per niente. Ho provato ad andare oltre queste apparenze, perchè una trama profonda c'è e lo sapevo. Ma neppure quella mi ha convinta. Ed è il motivo del mio voto: 6. Avrei dato di meno, ma i disegni sono così ben fatti da innalzarne il valore generale. Di sicuro non leggerò altro di questo autore. Resta comunque un'opera valida per gli amanti del genere cyberpunk e non solo.
Rileggendo a distanza di anni "Alita - L'angelo della battaglia", non ho potuto fare a meno di restarne nuovamente colpito. L'atmosfera, la malinconia, l'umanità e la profondità che permeano l'opera di Yukito Kishiro sono di valore inestimabile, capaci di arricchire il lettore portandolo a riflettere in modo costruttivo su moltissime tematiche di enorme rilevanza.
La storia inizia con un dottore di nome Ido, che rinviene in una discarica un cyborg donna, a brandelli, il cui cervello si è miracolosamente conservato. Decide così di donarle un corpo, un nome, Alita, e soprattutto una nuova vita. La ragazza, priva di memoria, inizia così a camminare con le proprie gambe, alla ricerca del suo passato, ma principalmente alla ricerca di se stessa.
Il lettore l'accompagnerà nelle sue avventure e scoprirà, battaglia dopo battaglia, che quello che cerca Alita non si discosta molto da ciò che cerca egli stesso.
Chi sono veramente? Cosa voglio? Cosa vorrei essere?
La storia è ambientata in quella che viene chiamata Città discarica, un luogo inospitale, dimenticato da Dio, in cui sono ormai andati persi tutti i valori e dove nel tempo si è radunata una quantità smisurata di sbandati. Sorta dall'accumulo di rifiuti creati da Salem, città apparentemente fluttuante situata proprio sopra di essa, ospita per la maggior parte cyborg, che certamente meglio si adattano alle difficili condizioni di vita. Anche n questo le due città sono diametralmente opposte, visto che su Salem i cyborg sono completamente assenti.
La città discarica, Salem, le Factory e le leggi che le governano; tutto è stato ideato fin nei minimi dettagli. Inoltre l'autore cerca di dare una spiegazione scientifica e meccanica a qualsiasi arma o meccanismo venga descritto.
Se di tanto in tanto assistiamo a qualche ingenuità, possiamo certamente soprassedere visto che comunque la storia è ambientata in uno spazio/tempo non meglio precisati e di certo non ha velleità di realismo. Quel che è palese è che Kishiro ce la metta tutta per rendere credibile il mondo da lui creato, in modo che il lettore si immerga completamente nell'opera senza alcuna difficoltà e bisogna dargli atto che il risultato è egregio.
Oltre alle innumerevoli note a piè di pagina troviamo quindi tantissime schede dettagliate in cui l'autore ci illustra le sue creazioni.
"Alita - L'angelo della battaglia" è un manga duro, aspro, un vero cazzotto nello stomaco, uno di quelli che fa riflettere tanto e che lascia il segno; capace come pochi altri di insegnare quanto difficile possa essere vivere.
E' realizzato con così tanta cura da trascinare il lettore in un turbinio di emozioni e sensazioni, anche perché Kishiro non è di certo avvezzo alle mezze misure e sottopone Alita a delle prove tanto pesanti da far vacillare e piegare gli animi più corazzati.
E' stato inoltre estremamente scaltro nella realizzazione del character design della protagonista. Alita è infatti una ragazza all'apparenza estremamente gracile, ma che nasconde un immenso potere distruttivo. D'altro canto la ragazza perde molto facilmente le staffe, rivelando un'emotività e una fragilità interiore anch'esse in netto contrasto con l'immensa forza di cui è dotata.
Questo dualismo non fa altro che esteriorizzare il dissidio tutto interiore che la ossessiona e la rende tanto affascinante: cosa vuol dire realmente essere umani? Kishiro tenterà di dare una risposta a questo quesito per nulla semplice e lo farà proprio grazie alla condizione "incompleta" della ragazza.
La caratterizzazione dei personaggi principali è ottima e anche quelli secondari godono di grande attenzione da parte dell'autore. Ido, ad esempio, ci viene minuziosamente descritto grazie anche alla storia "Canto di natale" inserita nella "Collectors edition", che ci mostra il passato recente del personaggio. Anche i malvagi sono notevolmente approfonditi e questo conferisce sicuramente una grande profondità all'intera narrazione.
Parlare di buoni o cattivi poi è davvero riduttivo in questo manga; Alita non è certamente l'eroina senza macchia che lotta affinché la giustizia trionfi.
Inizialmente diventa un "hunter warrior", non di certo per soddisfare la sua sete di giustizia, né tanto meno per soldi, ma perché è l'unico modo che ha per combattere ed il fatto di mozzare teste a destra e manca non le provoca alcun disagio. Percepisce il combattimento come unico legame con il passato, unica speranza che possa finalmente farle capire chi è realmente. Lo stesso Ido, nonostante sia un medico, è un tagliatore di teste per puro diletto.
La prima volta che lessi questo manga restai deluso per la parentesi del Motorball, che faceva da ponte tra due fasi ben distinte del fumetto; mi era parso quasi un riempitivo per allungare la trama.
Rileggendolo ora mi sono reso conto, invece, di quanto sia accurata la narrazione di Kishiro.
In effetti, nella storia, si possono individuare almeno quattro macroblocchi, ma essi non sono altro che fasi della vita di Alita. Ognuna con le proprie amicizie, i propri amori, delusioni, gioie ed esperienze; tutti noi le abbiamo avute e le continueremo ad avere.
Alita, semplicemente, vive; e ad ogni sua esperienza, soprattutto se negativa, corrisponde una reazione, proprio come accade per il Motorball. Cosa c'è di più umano? E' anche grazie a questo se Kishiro riesce a tessere una maturazione tanto profonda del personaggio di Alita.
L'ennesima riprova della lungimiranza e dello spessore dell'autore l'abbiamo con lo sviluppo della sottotrama, che descrive la guerra tra i ribelli e la città sospesa.
Se infatti ci sono abitanti della superficie, che venerano Salem come fosse una terra promessa, ce ne sono molti altri che la reputano un vero e proprio oppressore. A chi vive sulla superficie è infatti vietato accedere a Salem e deve sottostare alle leggi da lì impartite. Difatti tutti coloro che ne sono esclusi non hanno alcun valore ai suoi occhi e vivono unicamente per donarle prosperità e ricchezza, preservando l'illusione della città perfetta, priva di povertà, crimini e morti violente.
Anche qui, capire dove stia il bene e dove il male non è semplice e, probabilmente, sta alla sensibilità di ciascuno individuarne il confine. Se infatti è palese il divario sociale che esiste tra le due realtà, così come la sua ingiustizia, non è altresì scontata la moralità di un atto di forza, con conseguente perdita di vite innocenti, per rovesciare l'ordine delle cose; come in ogni rivoluzione o guerra civile del resto.
L'autore ci dice cosa ne pensa tramite il personaggio di Alita, ma lascia, molto democraticamente, la possibilità di replica ad altri personaggi.
Uno dei pregi più grandi di questo fumetto è senza dubbio la quantità di piani di lettura differenti che offre. Sicuramente è anche per questo motivo che riesce ad essere così accattivante, tenendo sempre viva l'attenzione del lettore.
In un universo iper-standardizzato e pre-ordinato come quello dei manga, "Alita - L'angelo della battaglia" rappresenta certamente un caso raro da seguire ed emulare. Riesce infatti a parlare con lo stesso vigore, sia ai ragazzi che agli adulti, che ovviamente verranno attirati da aspetti differenti, ma ciò non rappresenta certamente un limite; anzi. In particolar modo un ragazzo, rileggendo il fumetto anni dopo, scoprirà sfaccettature a cui inizialmente non aveva prestato la dovuta attenzione, rendendo l'opera assai longeva.
Il lavoro di Kishiro, inoltre, è estremamente poliedrico; in esso confluiscono una molteplicità di generi e, altra cosa da non sottovalutare, credo riesca, più di altri shonen, a catturare l'attenzione delle ragazze. La protagonista infatti, oltre ad essere una fanciulla, è uno dei più bei personaggi ideati per un manga, uno dei più "umani", una psicologia tra le più "ricche" e sfaccettate mai viste.
I disegni di Kishiro sono meravigliosi e dimostrano una straordinaria capacità di adattamento alle diverse situazioni narrate. Le scene di combattimento sono coinvolgenti, dinamiche, esplosive e il mangaka fa largo uso di linee cinetiche per incrementare queste sensazioni. Anche nei momenti più riflessivi della storia, l'autore riesce a dar prova di grande capacità: le espressioni di Alita toccano davvero il cuore. Come sempre c'è una bella differenza tra saper disegnare e saper esprimere emozioni e Kishiro, in questo, è davvero un maestro.
Le edizioni della Planet manga sono due: la prima è l'unica ad essere completa, la seconda, la "Collector edition" è in formato A4, ma è priva di finale. Ad essa infatti è stato agganciato "Alita - last order". Facendo finta che il finale non sia mai stato scritto, Kishiro ha infatti deciso di proseguire la storia, creando di fatto una seconda saga.
Le copertine di entrambe le edizioni sono veramente orripilanti. L'adattamento inoltre è stato completamente rivisto con la "Collectors edition". Ovviamente non sono in grado di dire quale sia il più fedele all'originale. Quel che è certo, però, è che è incredibile che i dialoghi siano del tutto diversi. Vuol dire che in una delle due edizioni, o magari in entrambe, i traduttori/adattatori si sono inventati di sana pianta il contenuto dei dialoghi. Scandaloso!
Ottima, invece, l'idea della "Collectors edition" di includere le storie autoconclusive uscite in passato nei volumi "Alita - altre storie" visto che arricchiscono notevolmente la conoscenza dei personaggi principali, offrendo un intrattenimento più completo al lettore.
La storia inizia con un dottore di nome Ido, che rinviene in una discarica un cyborg donna, a brandelli, il cui cervello si è miracolosamente conservato. Decide così di donarle un corpo, un nome, Alita, e soprattutto una nuova vita. La ragazza, priva di memoria, inizia così a camminare con le proprie gambe, alla ricerca del suo passato, ma principalmente alla ricerca di se stessa.
Il lettore l'accompagnerà nelle sue avventure e scoprirà, battaglia dopo battaglia, che quello che cerca Alita non si discosta molto da ciò che cerca egli stesso.
Chi sono veramente? Cosa voglio? Cosa vorrei essere?
La storia è ambientata in quella che viene chiamata Città discarica, un luogo inospitale, dimenticato da Dio, in cui sono ormai andati persi tutti i valori e dove nel tempo si è radunata una quantità smisurata di sbandati. Sorta dall'accumulo di rifiuti creati da Salem, città apparentemente fluttuante situata proprio sopra di essa, ospita per la maggior parte cyborg, che certamente meglio si adattano alle difficili condizioni di vita. Anche n questo le due città sono diametralmente opposte, visto che su Salem i cyborg sono completamente assenti.
La città discarica, Salem, le Factory e le leggi che le governano; tutto è stato ideato fin nei minimi dettagli. Inoltre l'autore cerca di dare una spiegazione scientifica e meccanica a qualsiasi arma o meccanismo venga descritto.
Se di tanto in tanto assistiamo a qualche ingenuità, possiamo certamente soprassedere visto che comunque la storia è ambientata in uno spazio/tempo non meglio precisati e di certo non ha velleità di realismo. Quel che è palese è che Kishiro ce la metta tutta per rendere credibile il mondo da lui creato, in modo che il lettore si immerga completamente nell'opera senza alcuna difficoltà e bisogna dargli atto che il risultato è egregio.
Oltre alle innumerevoli note a piè di pagina troviamo quindi tantissime schede dettagliate in cui l'autore ci illustra le sue creazioni.
"Alita - L'angelo della battaglia" è un manga duro, aspro, un vero cazzotto nello stomaco, uno di quelli che fa riflettere tanto e che lascia il segno; capace come pochi altri di insegnare quanto difficile possa essere vivere.
E' realizzato con così tanta cura da trascinare il lettore in un turbinio di emozioni e sensazioni, anche perché Kishiro non è di certo avvezzo alle mezze misure e sottopone Alita a delle prove tanto pesanti da far vacillare e piegare gli animi più corazzati.
E' stato inoltre estremamente scaltro nella realizzazione del character design della protagonista. Alita è infatti una ragazza all'apparenza estremamente gracile, ma che nasconde un immenso potere distruttivo. D'altro canto la ragazza perde molto facilmente le staffe, rivelando un'emotività e una fragilità interiore anch'esse in netto contrasto con l'immensa forza di cui è dotata.
Questo dualismo non fa altro che esteriorizzare il dissidio tutto interiore che la ossessiona e la rende tanto affascinante: cosa vuol dire realmente essere umani? Kishiro tenterà di dare una risposta a questo quesito per nulla semplice e lo farà proprio grazie alla condizione "incompleta" della ragazza.
La caratterizzazione dei personaggi principali è ottima e anche quelli secondari godono di grande attenzione da parte dell'autore. Ido, ad esempio, ci viene minuziosamente descritto grazie anche alla storia "Canto di natale" inserita nella "Collectors edition", che ci mostra il passato recente del personaggio. Anche i malvagi sono notevolmente approfonditi e questo conferisce sicuramente una grande profondità all'intera narrazione.
Parlare di buoni o cattivi poi è davvero riduttivo in questo manga; Alita non è certamente l'eroina senza macchia che lotta affinché la giustizia trionfi.
Inizialmente diventa un "hunter warrior", non di certo per soddisfare la sua sete di giustizia, né tanto meno per soldi, ma perché è l'unico modo che ha per combattere ed il fatto di mozzare teste a destra e manca non le provoca alcun disagio. Percepisce il combattimento come unico legame con il passato, unica speranza che possa finalmente farle capire chi è realmente. Lo stesso Ido, nonostante sia un medico, è un tagliatore di teste per puro diletto.
La prima volta che lessi questo manga restai deluso per la parentesi del Motorball, che faceva da ponte tra due fasi ben distinte del fumetto; mi era parso quasi un riempitivo per allungare la trama.
Rileggendolo ora mi sono reso conto, invece, di quanto sia accurata la narrazione di Kishiro.
In effetti, nella storia, si possono individuare almeno quattro macroblocchi, ma essi non sono altro che fasi della vita di Alita. Ognuna con le proprie amicizie, i propri amori, delusioni, gioie ed esperienze; tutti noi le abbiamo avute e le continueremo ad avere.
Alita, semplicemente, vive; e ad ogni sua esperienza, soprattutto se negativa, corrisponde una reazione, proprio come accade per il Motorball. Cosa c'è di più umano? E' anche grazie a questo se Kishiro riesce a tessere una maturazione tanto profonda del personaggio di Alita.
L'ennesima riprova della lungimiranza e dello spessore dell'autore l'abbiamo con lo sviluppo della sottotrama, che descrive la guerra tra i ribelli e la città sospesa.
Se infatti ci sono abitanti della superficie, che venerano Salem come fosse una terra promessa, ce ne sono molti altri che la reputano un vero e proprio oppressore. A chi vive sulla superficie è infatti vietato accedere a Salem e deve sottostare alle leggi da lì impartite. Difatti tutti coloro che ne sono esclusi non hanno alcun valore ai suoi occhi e vivono unicamente per donarle prosperità e ricchezza, preservando l'illusione della città perfetta, priva di povertà, crimini e morti violente.
Anche qui, capire dove stia il bene e dove il male non è semplice e, probabilmente, sta alla sensibilità di ciascuno individuarne il confine. Se infatti è palese il divario sociale che esiste tra le due realtà, così come la sua ingiustizia, non è altresì scontata la moralità di un atto di forza, con conseguente perdita di vite innocenti, per rovesciare l'ordine delle cose; come in ogni rivoluzione o guerra civile del resto.
L'autore ci dice cosa ne pensa tramite il personaggio di Alita, ma lascia, molto democraticamente, la possibilità di replica ad altri personaggi.
Uno dei pregi più grandi di questo fumetto è senza dubbio la quantità di piani di lettura differenti che offre. Sicuramente è anche per questo motivo che riesce ad essere così accattivante, tenendo sempre viva l'attenzione del lettore.
In un universo iper-standardizzato e pre-ordinato come quello dei manga, "Alita - L'angelo della battaglia" rappresenta certamente un caso raro da seguire ed emulare. Riesce infatti a parlare con lo stesso vigore, sia ai ragazzi che agli adulti, che ovviamente verranno attirati da aspetti differenti, ma ciò non rappresenta certamente un limite; anzi. In particolar modo un ragazzo, rileggendo il fumetto anni dopo, scoprirà sfaccettature a cui inizialmente non aveva prestato la dovuta attenzione, rendendo l'opera assai longeva.
Il lavoro di Kishiro, inoltre, è estremamente poliedrico; in esso confluiscono una molteplicità di generi e, altra cosa da non sottovalutare, credo riesca, più di altri shonen, a catturare l'attenzione delle ragazze. La protagonista infatti, oltre ad essere una fanciulla, è uno dei più bei personaggi ideati per un manga, uno dei più "umani", una psicologia tra le più "ricche" e sfaccettate mai viste.
I disegni di Kishiro sono meravigliosi e dimostrano una straordinaria capacità di adattamento alle diverse situazioni narrate. Le scene di combattimento sono coinvolgenti, dinamiche, esplosive e il mangaka fa largo uso di linee cinetiche per incrementare queste sensazioni. Anche nei momenti più riflessivi della storia, l'autore riesce a dar prova di grande capacità: le espressioni di Alita toccano davvero il cuore. Come sempre c'è una bella differenza tra saper disegnare e saper esprimere emozioni e Kishiro, in questo, è davvero un maestro.
Le edizioni della Planet manga sono due: la prima è l'unica ad essere completa, la seconda, la "Collector edition" è in formato A4, ma è priva di finale. Ad essa infatti è stato agganciato "Alita - last order". Facendo finta che il finale non sia mai stato scritto, Kishiro ha infatti deciso di proseguire la storia, creando di fatto una seconda saga.
Le copertine di entrambe le edizioni sono veramente orripilanti. L'adattamento inoltre è stato completamente rivisto con la "Collectors edition". Ovviamente non sono in grado di dire quale sia il più fedele all'originale. Quel che è certo, però, è che è incredibile che i dialoghi siano del tutto diversi. Vuol dire che in una delle due edizioni, o magari in entrambe, i traduttori/adattatori si sono inventati di sana pianta il contenuto dei dialoghi. Scandaloso!
Ottima, invece, l'idea della "Collectors edition" di includere le storie autoconclusive uscite in passato nei volumi "Alita - altre storie" visto che arricchiscono notevolmente la conoscenza dei personaggi principali, offrendo un intrattenimento più completo al lettore.
Come molti dei manga che ho adorato, anche Battle Angel Alita ha aspettato mesi nella lista delle prossime letture a causa dei miei soliti sciocchi pregiudizi rispetto alle opere più vecchiotte. I disegni di Alita a prima vista trasudano anni '90, un l'impostazione stilistica che non amo particolarmente, e non si può certo dire che l'impressione sia del tutto errata errata, ma c'è dell'altro. Quello che colpisce veramente il lettore è la cura del disegno stesso: sia i personaggi, sia le ambientazioni sono ricchissimi di dettagli, il tratto è preciso e ogni personaggio o luogo ha i suoi caratteri peculiari; le vignette, così come i baloon, sono disposti in maniera adeguata a un seinen incentrato sulla battaglia e sui combattimenti, rappresentati anch'essi con estrema chiarezza, precisione e dinamismo, tanto che sembrano mettersi in moto da soli.
Le tematiche che Battle Angel Alita tocca sono molteplici e variano anche a seconda dell'arco narrativo. Peculiarità di questo manga, nonché principale ragione per cui lo considero seinen, più che shonen, è la rottura degli schemi narrativi propri di quest'ultimo: le nove sequenze narrative che compongono la serie mostrano ciascuna un aspetto diverso del carattere di Alita, la protagonista, dura e violenta fuori, infantile nell'animo, all'inizio ingenua, poi spietata, quindi innamorata, poi di nuovo spietata e desiderosa di vendetta e così via. Persino i power up sono disposti in modo irregolare, tanto che la forma più potente della protagonista viene vista nel primo e nel secondo arco.
Il manga presenta una varietà di personaggi secondari ben caratterizzati. Dall'amore paterno alla crisi esistenziale di Ido, dalla fragilità d'animo di Kaos fino alla presa di coscienza finale, il sogno di libertà e i sentimenti di Yugo, la follia illuminata del dottor Desty Nova e così via. Ciascuno dei personaggi incontrati nella storia lascia in Alita un qualcosa che la condiziona nella sua crescita e volendo è proprio questo il messaggio dietro all'opera: nonostante tutto quello che può capitare, lutti, delusioni amorose, incomprensioni, fallimenti, bisogna trovare la forza di credere in sé stessi, crescere e andare avanti, memori del proprio passato, ma guardando al futuro.
Tuttavia c'è un "però": il finale. Senza inoltrarsi nei dettagli, il finale si dissocia dalla linearità che contraddistingue il manga prima degli ultimi tre capitoli, diventa confusionale, poco chiaro e perde di credibilità rispetto al resto dell'opera. Per chi non ne fosse soddisfatto ci sono un finale alternativo, allegato all'edizione "collection" edita da Planet Manga, e una seconda serie, dal titolo Battle Angel Alita: Last Order, quindi ce n'è per tutti i gusti.
Dunque, questo era Battle Angel Alita, un seinen originale, curato e non dispersivo, accattivante al punto giusto. Voto 9, perché, nonostante un finale sottotono, è riuscito a trasmettermi un messaggio, oltre ad avermi intrattenuto, quindi lo consiglio a tutti, appassionati del genere cyberpunk o no.
Le tematiche che Battle Angel Alita tocca sono molteplici e variano anche a seconda dell'arco narrativo. Peculiarità di questo manga, nonché principale ragione per cui lo considero seinen, più che shonen, è la rottura degli schemi narrativi propri di quest'ultimo: le nove sequenze narrative che compongono la serie mostrano ciascuna un aspetto diverso del carattere di Alita, la protagonista, dura e violenta fuori, infantile nell'animo, all'inizio ingenua, poi spietata, quindi innamorata, poi di nuovo spietata e desiderosa di vendetta e così via. Persino i power up sono disposti in modo irregolare, tanto che la forma più potente della protagonista viene vista nel primo e nel secondo arco.
Il manga presenta una varietà di personaggi secondari ben caratterizzati. Dall'amore paterno alla crisi esistenziale di Ido, dalla fragilità d'animo di Kaos fino alla presa di coscienza finale, il sogno di libertà e i sentimenti di Yugo, la follia illuminata del dottor Desty Nova e così via. Ciascuno dei personaggi incontrati nella storia lascia in Alita un qualcosa che la condiziona nella sua crescita e volendo è proprio questo il messaggio dietro all'opera: nonostante tutto quello che può capitare, lutti, delusioni amorose, incomprensioni, fallimenti, bisogna trovare la forza di credere in sé stessi, crescere e andare avanti, memori del proprio passato, ma guardando al futuro.
Tuttavia c'è un "però": il finale. Senza inoltrarsi nei dettagli, il finale si dissocia dalla linearità che contraddistingue il manga prima degli ultimi tre capitoli, diventa confusionale, poco chiaro e perde di credibilità rispetto al resto dell'opera. Per chi non ne fosse soddisfatto ci sono un finale alternativo, allegato all'edizione "collection" edita da Planet Manga, e una seconda serie, dal titolo Battle Angel Alita: Last Order, quindi ce n'è per tutti i gusti.
Dunque, questo era Battle Angel Alita, un seinen originale, curato e non dispersivo, accattivante al punto giusto. Voto 9, perché, nonostante un finale sottotono, è riuscito a trasmettermi un messaggio, oltre ad avermi intrattenuto, quindi lo consiglio a tutti, appassionati del genere cyberpunk o no.
Battle Angel Alita, o Gunnm titolo originale, è un manga del genere cyberpunk che narra le imprese della giovane, dal punto di vista mentale e caratteriale, cyborg Alita alla ricerca di risposte sul proprio passato e del significato della propria esistenza.
Il manga è classificabile come opera di formazione, poiché il lettore assisterà in questi 9 volumi alla crescita di Alita: da giovane ragazza ingenua e dolce dalla grande abilità combattiva innata a donna matura, riflessiva e dalla volontà indomabile. Il suo percorso interiore è formato da momenti felici e tragici, di grande pathos, di sconfitte, umiliazioni ma anche rivincite e riscatto. Grazie a ciò il mangaka è riuscito a creare non solo un trama avvincente per quanto poco originale, ma anche un personaggio complesso ed allo stesso tempo umano con i suoi pregi e difetti.
Ma l'abilità dell'autore consiste anche nel aver disegnato e ideato altrettanti personaggi ben sviluppati caratterialmente con ognuno un proprio ruolo in questa storia, antagonisti compresi: Ido che è l'equivalente della figura paterna per Alita, il nobile e carismatico Jashugan la cui volontà è capace di opporsi alla sua grave malattia, il giovane sognatore e primo amore di Alita, Hugo, il sensibile e fragile Kaos, vittima del proprio potere, e il dottor Desty Nova, geniale scienziato la cui morale assai discutibile lo rende forse il personaggio più controverso ed eccentrico del manga.
Battle Angel Alita è ambientato in un mondo decadente, sporco e degradato, tutti aggettivi che descrivono perfettamente la città dove si svolgono la maggior parte degli eventi: la 'città dell'immondizia'. All'opposto vi troviamo la bella e misteriosa città di Salem, o Typhares: così perfetta ed allo stesso tempo irraggiungibile, i cui scarti hanno generato la fatidica 'città immondizia', legandole ad un oscuro destino che diventerà il tema principale dell'ultima parte del manga. Detto ciò questo manga non è solo un'opera di formazione, ma è una lettura in cui si dibattono temi delicati come il significato della vita, lo squilibrio tra ricchi e poveri, potenti e deboli, oppressori ed oppressi, rendendolo un fumetto completo dalla lettura comunque semplice.
Il disegno è semplice, piacevole ed abbastanza chiaro, benché non sia molto dettagliato né minuzioso nei dettagli e alcune scene di combattimento sono un po' confusionarie, ma ciò è anche imputabile all'età del fumetto.
Concludo affermando che Battle Angel alita è un'ottima lettura fantascientifica cyberpunk, i cui punti di forza non sono tanto l'ambientazione ma piuttosto i personaggi ben ideati e la trama semplice, scorrevole e ricca di scene capaci di suscitare forte empatia nel lettore. Non è un capolavoro causa disegno carino ma non eccelso per quanto mi riguarda e per alcuni cali di ritmo, ma ciò non pregiudicano incisivamente la qualità generale del manga.
Il manga è classificabile come opera di formazione, poiché il lettore assisterà in questi 9 volumi alla crescita di Alita: da giovane ragazza ingenua e dolce dalla grande abilità combattiva innata a donna matura, riflessiva e dalla volontà indomabile. Il suo percorso interiore è formato da momenti felici e tragici, di grande pathos, di sconfitte, umiliazioni ma anche rivincite e riscatto. Grazie a ciò il mangaka è riuscito a creare non solo un trama avvincente per quanto poco originale, ma anche un personaggio complesso ed allo stesso tempo umano con i suoi pregi e difetti.
Ma l'abilità dell'autore consiste anche nel aver disegnato e ideato altrettanti personaggi ben sviluppati caratterialmente con ognuno un proprio ruolo in questa storia, antagonisti compresi: Ido che è l'equivalente della figura paterna per Alita, il nobile e carismatico Jashugan la cui volontà è capace di opporsi alla sua grave malattia, il giovane sognatore e primo amore di Alita, Hugo, il sensibile e fragile Kaos, vittima del proprio potere, e il dottor Desty Nova, geniale scienziato la cui morale assai discutibile lo rende forse il personaggio più controverso ed eccentrico del manga.
Battle Angel Alita è ambientato in un mondo decadente, sporco e degradato, tutti aggettivi che descrivono perfettamente la città dove si svolgono la maggior parte degli eventi: la 'città dell'immondizia'. All'opposto vi troviamo la bella e misteriosa città di Salem, o Typhares: così perfetta ed allo stesso tempo irraggiungibile, i cui scarti hanno generato la fatidica 'città immondizia', legandole ad un oscuro destino che diventerà il tema principale dell'ultima parte del manga. Detto ciò questo manga non è solo un'opera di formazione, ma è una lettura in cui si dibattono temi delicati come il significato della vita, lo squilibrio tra ricchi e poveri, potenti e deboli, oppressori ed oppressi, rendendolo un fumetto completo dalla lettura comunque semplice.
Il disegno è semplice, piacevole ed abbastanza chiaro, benché non sia molto dettagliato né minuzioso nei dettagli e alcune scene di combattimento sono un po' confusionarie, ma ciò è anche imputabile all'età del fumetto.
Concludo affermando che Battle Angel alita è un'ottima lettura fantascientifica cyberpunk, i cui punti di forza non sono tanto l'ambientazione ma piuttosto i personaggi ben ideati e la trama semplice, scorrevole e ricca di scene capaci di suscitare forte empatia nel lettore. Non è un capolavoro causa disegno carino ma non eccelso per quanto mi riguarda e per alcuni cali di ritmo, ma ciò non pregiudicano incisivamente la qualità generale del manga.
La prima serie di "Battle angel Alita", uscita nel '97 e composta da 18 volumi, edizioni Marvel manga (che sarebbe diventata Planet manga solamente qualche anno dopo!), è stata per me un vero e proprio colpo di fulmine, fin dalla prima volta che vidi il numero uno esposto in fumetteria.
L'immagine suggestiva, potente e allo stesso tempo fragile della protagonista, angelo meccanico dal volto velato di tristezza, mi conquistò subito, e mi introdusse, insieme a "Ghost in the Shell", in quel Cyberpunk a fumetti pieno di azione, tecnologia e misticismo.
"Battle angel Alita" è un racconto di formazione della protagonista, che da rifiuto abbandonato in una discarica diventerà una coraggiosa guerriera, idealista e aperta al richiamo dello spirito, in un mondo in decadenza, popolato da mostri, ladri e drogati. Ella dovrà affrontare numerosi nemici, tra cui spicca l'enigmatico scienziato pazzo Desty Nova, simbolo della scienza e della sua ambivalenza nei confronti dell'uomo.
L'opera di Kishiro è uno dei pochi punti di contatto tra lo stile di disegno, dinamico e arrotondato, tipico dei fumetti americani, e la dolcezza e sensibilità orientali. Tale efficace commistione ha anche spinto James Cameron, regista di "Avatar", a pensare di tradurre "Battle angel Alita" in un film live-action, la cui uscita è purtroppo slittata al 2016.
La via di Alita è la via del Bushido, e la sua arte di combattimento è il "Panzer Kunst", tremenda disciplina che permette, attraverso la sua padronanza, la conoscenza e lo sviluppo del Sé. Infatti in "Battle angel Alita" saranno presenti molte simbologie religiose, come ad esempio la ricerca del Karma, ovvero dell'anima, e il suo rapporto con il ciclo delle rinascite. Questi elementi teologici in un contesto Cyberpunk accomunano questo manga a "Ghost in the Shell", ma non temete: "Battle angel Alita" brilla di luce propria, ed ha un impatto emotivo molto più forte rispetto al suo illustre predecessore.
Per quanto riguarda le scene di combattimento, le coreografie sono splendide, i movimenti e le espressioni facciali curatissimi. La sceneggiatura è molto veloce e coinvolgente, e i volumi scorreranno senza mai far provare noia nella lettura. La protagonista saprà conquistare il lettore, con la sua forza -e debolezza-, come quando ad esempio dovrà vivere l'esperienza di un'amore infelice.
E' possibile conservare la propria umanità in un mondo distopico e molto simile al nostro, in cui ogni valore sembra perduto? Riuscirà la protagonista a saziare la sua sete di verità, che tanto la accomuna al temibile Desty Nova?
Spero di aver trasmesso il mio entusiasmo nei confronti di questo titolo, che nonostante siano passati molti anni, conservo sempre nella mia libreria con estrema gioia, sapendo di avere tra le mani l'edizione definitiva di uno dei migliori manga cyberpunk degli anni '90.
Lasciate stare "Last Order": il vero finale di "Battle angel Alita" è contenuto nel numero 18 della prima storica edizione. Buona lettura!
L'immagine suggestiva, potente e allo stesso tempo fragile della protagonista, angelo meccanico dal volto velato di tristezza, mi conquistò subito, e mi introdusse, insieme a "Ghost in the Shell", in quel Cyberpunk a fumetti pieno di azione, tecnologia e misticismo.
"Battle angel Alita" è un racconto di formazione della protagonista, che da rifiuto abbandonato in una discarica diventerà una coraggiosa guerriera, idealista e aperta al richiamo dello spirito, in un mondo in decadenza, popolato da mostri, ladri e drogati. Ella dovrà affrontare numerosi nemici, tra cui spicca l'enigmatico scienziato pazzo Desty Nova, simbolo della scienza e della sua ambivalenza nei confronti dell'uomo.
L'opera di Kishiro è uno dei pochi punti di contatto tra lo stile di disegno, dinamico e arrotondato, tipico dei fumetti americani, e la dolcezza e sensibilità orientali. Tale efficace commistione ha anche spinto James Cameron, regista di "Avatar", a pensare di tradurre "Battle angel Alita" in un film live-action, la cui uscita è purtroppo slittata al 2016.
La via di Alita è la via del Bushido, e la sua arte di combattimento è il "Panzer Kunst", tremenda disciplina che permette, attraverso la sua padronanza, la conoscenza e lo sviluppo del Sé. Infatti in "Battle angel Alita" saranno presenti molte simbologie religiose, come ad esempio la ricerca del Karma, ovvero dell'anima, e il suo rapporto con il ciclo delle rinascite. Questi elementi teologici in un contesto Cyberpunk accomunano questo manga a "Ghost in the Shell", ma non temete: "Battle angel Alita" brilla di luce propria, ed ha un impatto emotivo molto più forte rispetto al suo illustre predecessore.
Per quanto riguarda le scene di combattimento, le coreografie sono splendide, i movimenti e le espressioni facciali curatissimi. La sceneggiatura è molto veloce e coinvolgente, e i volumi scorreranno senza mai far provare noia nella lettura. La protagonista saprà conquistare il lettore, con la sua forza -e debolezza-, come quando ad esempio dovrà vivere l'esperienza di un'amore infelice.
E' possibile conservare la propria umanità in un mondo distopico e molto simile al nostro, in cui ogni valore sembra perduto? Riuscirà la protagonista a saziare la sua sete di verità, che tanto la accomuna al temibile Desty Nova?
Spero di aver trasmesso il mio entusiasmo nei confronti di questo titolo, che nonostante siano passati molti anni, conservo sempre nella mia libreria con estrema gioia, sapendo di avere tra le mani l'edizione definitiva di uno dei migliori manga cyberpunk degli anni '90.
Lasciate stare "Last Order": il vero finale di "Battle angel Alita" è contenuto nel numero 18 della prima storica edizione. Buona lettura!
Credo che qualunque buon appassionato di fantascienza dovrebbe leggere la breve serie Alita - L'angelo della battaglia scritta e disegnata da Yukito Kishiro agli inizi degli Anni Novanta ed edita in Italia in differenti versioni: la prima, pubblicata in parte dall'allora Marvel Manga nel lontano 1997 e poi dalla neonata Planet Manga, in diciotto "sottilette" ognuna da un centinaio di pagine (ciascuno dei nove volumi giapponesi veniva in pratica diviso in due parti); la seconda in versione "Collection" composta da undici tankōbon, sempre per la Planet, e al cui finale, che non prende in considerazione i capitoli conclusivi della prima versione, si ricollega direttamente il sequel ancora in corso, dal titolo Alita Last Order. Dopo aver sentito tanti pareri negativi su tale seguito ufficiale, mi sono sentito praticamente obbligato a recuperare la versione di cui ho parlato sopra, quella insomma il cui epilogo conclude la storia in modo ben definito e senza allungamenti di alcun tipo. Come si può leggere nella postfazione contenuta nell'ultimo volumetto, l'autore è riuscito perfettamente nel suo intento: creare un mondo fantascientifico che fosse "tutto suo", con elementi personali che attingono ad alcuni stilemi classici del genere che senza dubbio, però, hanno influenzato altrettante opere successive. Alita, il cui ostico ma ciò nondimeno eloquente titolo originale è Gunm (una sorta di contrazione per A Gun's Dream, "il sogno di una pistola") non è la solita storia di cyborg contro umani o cose simili, piuttosto è un coacervo di velati riferimenti biblici, scene d'azione dinamiche e d'effetto, dettagli macabri e cruenti, strutture fatiscenti, personaggi di tutti i tipi, ambigui, bizzarri, voltafaccia, mostruosi, umani, insomma, il mondo di Alita è pulsante e "vissuto", ben lontano da quello della fantascienza classica colma di edifici perfettamente puliti e di figure eteree sempre in ordine. Qui troviamo tutto l'opposto: è un mondo sporco e crudele, ma anche straordinariamente fantasioso e movimentato. A questo punto accenniamo brevemente all'intreccio narrativo piuttosto elaborato e sempre imprevedibile (non a caso Kishiro stesso riferisce di aver improvvisato più e più volte, eppure effettivamente non ha mai sbagliato un colpo).
Tutto ha inizio in una lurida discarica: l'hunter-warrior dal cuore d'oro Daisuke Ido (il cui design sarà forse fonte di ispirazione per il Vash The Stampede di TRIGUN?) scova tra i rifiuti l'esoscheletro di una splendida ragazza a metà tra l'umano e il robotico e decide di metterci mano, dandole nuova vita; al suo risveglio la ragazza, ricostruita quasi da zero grazie alle straordinarie abilità tecniche di Ido, non ricorda nulla di come sia giunta in quel luogo sporco e pieno di immondizia, né tanto meno il suo vero nome. Ha inizio così per Alita, questo il nome datole da Ido, un viaggio lungo diversi anni nella cosiddetta "discarica" e nei territori limitrofi sottostanti Salem, struttura in parte situata nell'atmosfera e su cui si dice abitino persone "superiori" per tenore di vita e chances di successo. La nostra protagonista, la cui straordinaria abilità in combattimento è denominata panzer kunst ("arte armata"), affronterà esseri spaventosi (Makaku sempre alla ricerca di cervelli da divorare, Zapan da un occhio solo e dall'esoscheletro vagamente ispirato ad Alien), nemici forti e temibili (il "centauro" armato di katana Den) ma anche avversari leali e valorosi (il corridore Jashugan), così come si imbatterà nella miseria e le difficoltà degli amici che riuscirà a farsi lungo il suo cammino alla ricerca di se stessa e del suo misterioso passato; il tutto condito con trovate fresche e, in generale, sempre riuscite (la gara di Motorball è davvero un classico e la questione relativa alle verità su Salem e i suoi abitanti riserva piacevoli sorprese).
Il tratto di Kishiro, a volte grezzo e sporco, è in realtà incredibilmente curato: il design dei personaggi a primo acchito sembra quasi "brutto" e spigoloso, ma ci si abitua rapidamente ed è perfettamente congeniale ai loschi figuri che agitano i bassifondi della discarica e guardano con brama o odio profondo, a seconda dei casi, a Salem e alle infinite possibilità di una vita migliore che la sua struttura perfetta sembra promettere. Lo stile narrativo non incontra quasi mai battute d'arresto: tranne alcune fastidiose ellissi temporali che spesso e volentieri vengono riferite di punto in bianco dalle parole dei protagonisti ("sono passati due anni da quel giorno", "dieci anni sono trascorsi", "cinque anni fa", etc.), un paio di personaggi non particolarmente brillanti (il fotografo deviato su tutti) e un'eccessiva densità di rivelazioni importanti nelle duecento pagine conclusive (fatto questo comunque in linea di massima trascurabile), per il resto non ho davvero altre critiche da avanzare a Kishiro e alla sua opera cardine. La trama è originale, i personaggi sono coinvolgenti e Alita è una protagonista coi fiocchi, piena di dubbi umanissimi ma anche di grinta e tanto coraggio; nel finale è riuscita a farmi venire un brivido lungo la schiena. Insomma, Alita è davvero un ottimo manga, da leggere però assolutamente nella sua prima versione in diciotto volumetti ormai soltanto reperibili nel mercato dell'usato.
Tutto ha inizio in una lurida discarica: l'hunter-warrior dal cuore d'oro Daisuke Ido (il cui design sarà forse fonte di ispirazione per il Vash The Stampede di TRIGUN?) scova tra i rifiuti l'esoscheletro di una splendida ragazza a metà tra l'umano e il robotico e decide di metterci mano, dandole nuova vita; al suo risveglio la ragazza, ricostruita quasi da zero grazie alle straordinarie abilità tecniche di Ido, non ricorda nulla di come sia giunta in quel luogo sporco e pieno di immondizia, né tanto meno il suo vero nome. Ha inizio così per Alita, questo il nome datole da Ido, un viaggio lungo diversi anni nella cosiddetta "discarica" e nei territori limitrofi sottostanti Salem, struttura in parte situata nell'atmosfera e su cui si dice abitino persone "superiori" per tenore di vita e chances di successo. La nostra protagonista, la cui straordinaria abilità in combattimento è denominata panzer kunst ("arte armata"), affronterà esseri spaventosi (Makaku sempre alla ricerca di cervelli da divorare, Zapan da un occhio solo e dall'esoscheletro vagamente ispirato ad Alien), nemici forti e temibili (il "centauro" armato di katana Den) ma anche avversari leali e valorosi (il corridore Jashugan), così come si imbatterà nella miseria e le difficoltà degli amici che riuscirà a farsi lungo il suo cammino alla ricerca di se stessa e del suo misterioso passato; il tutto condito con trovate fresche e, in generale, sempre riuscite (la gara di Motorball è davvero un classico e la questione relativa alle verità su Salem e i suoi abitanti riserva piacevoli sorprese).
Il tratto di Kishiro, a volte grezzo e sporco, è in realtà incredibilmente curato: il design dei personaggi a primo acchito sembra quasi "brutto" e spigoloso, ma ci si abitua rapidamente ed è perfettamente congeniale ai loschi figuri che agitano i bassifondi della discarica e guardano con brama o odio profondo, a seconda dei casi, a Salem e alle infinite possibilità di una vita migliore che la sua struttura perfetta sembra promettere. Lo stile narrativo non incontra quasi mai battute d'arresto: tranne alcune fastidiose ellissi temporali che spesso e volentieri vengono riferite di punto in bianco dalle parole dei protagonisti ("sono passati due anni da quel giorno", "dieci anni sono trascorsi", "cinque anni fa", etc.), un paio di personaggi non particolarmente brillanti (il fotografo deviato su tutti) e un'eccessiva densità di rivelazioni importanti nelle duecento pagine conclusive (fatto questo comunque in linea di massima trascurabile), per il resto non ho davvero altre critiche da avanzare a Kishiro e alla sua opera cardine. La trama è originale, i personaggi sono coinvolgenti e Alita è una protagonista coi fiocchi, piena di dubbi umanissimi ma anche di grinta e tanto coraggio; nel finale è riuscita a farmi venire un brivido lungo la schiena. Insomma, Alita è davvero un ottimo manga, da leggere però assolutamente nella sua prima versione in diciotto volumetti ormai soltanto reperibili nel mercato dell'usato.
Il manga "Alita l'angelo della battaglia" è una delle prime pubblicazioni di Planet Manga, la quale tentava di portare in Italia manga da un tono più adulto. Come di consueto, per far si che il prodotto fosse appetibile a chiunque, la Planet ha pubblicato l'opera con le tavole ribaltate ed inoltre, ha scelto il formato "sottiletta", così che dai 9 volumi originari che componevano l'opera di Kishiro si passasse a 18. Oramai tale edizione è bella che esaurita e l'unico modo per averla è cercare nelle varie fiere e fumetterie come il sottoscritto. C'è anche l'edizione denominata "Alita Collection" che consta di 9 volumi, la quale a differenza di quella "sottiletta" manca di un finale poiché l'autore se lo è rimangiato, per proseguire la storia, con "Alita last order", che però il sottoscritto non ha mai letto. Certo, l'edizione presenta molteplici difetti, però la sua grande forza è l'angolo della posta, con il quale c'è un contatto caloroso tra il lettore e la casa editrice, che offrono molti spunti di riflessione e di domanda.
"Alita l'angelo della battaglia", si ricollega al genere fantascientifico-cyberpunk e l'opera è sicuramente una pietra miliare nel genere. Ci troviamo in un lontano futuro, dove pochissime persone vivono nel benessere più totale, nella città sospesa di Salem, la quale è collegata tramite tubature al mondo della superficie, dove risiede la stragrande maggioranza della popolazione, nella miseria più totale. Al di sotto di Salem, c'è la cosiddetta città discarica, dove il cyberdottore Daisuke Ido, frugando tra i rottami, trova la testa di una cyborg e la porta al suo laboratorio, dove le dona la vita procurandole un nuovo corpo. Alita non ha alcun ricordo del suo passato, l'unica reminiscenza è rappresentata dall'uso dell'arte marziale del "Panzer kunst", che la ragazza-cyborg riesce ottimamente a sfruttare. Alita grazie a tale abilità decide di diventare una hunter warrior, ovvero una cacciatrice di taglie dei svariati criminali che proliferano nella città-discarica in cambio di denaro (i chip), sperando che prima o poi possa ricordare qualcosa del suo passato. Questo è solo un mero assaggio della storia, che si rivelerà molto più complessa ed intricata di quello che ho sopra descritto. Alita infatti si muove all'interno di una società decadente, cupa ed allo sbando più totale (atmosfera soffocante alla Blade Runner). I vari personaggi che popolano la città-discarica sono delle razze più disparate possibili (umani, cyborg, robot, ibridi vari, etc…) che ben riflettono con la loro mostruosità il clima cupo che permea tutta l'opera. Tale ambientazione offre all'autore la possibilità di trattare le tematiche più svariate come criminalità, alienazione, guerra, disuguaglianza, comunismo (di tipo socialitario), senso della vita, sino ad arrivare al libero arbitrio. Il tutto non risulterà mai pesante o fine a sé stesso, visto che tali temi sono ben miscelati con la storia e con ciò che Alita si ritrova a fare. La ragazza, per scoprire la sua identità, farà le attività più disparate, come hunter warrior, giocatrice di motorball, cantante e molti altri lavori, che ci introducono bene nel contesto sociale della città discarica e permettono al lettore di familiarizzare con i personaggi secondari, che saranno tutti quanti tratteggiati anche se dureranno per poche vignette. Nel mondo di Alita non c'è il bene o il male, ma conta solamente sopravvivere alla giornata, senza intravedere alcuno spiraglio nel proprio futuro e senza poter vedere modificata la propria condizione economica in alcun modo visto che la minoranza di Salem opprime la maggioranza della popolazione.
Il disegno di Kishiro è encomiabile, poiché ben si amalgama con l'atmosfera decadente dell'opera. L'autore rappresenta alla perfezione i locali, case, strade, deserti etc…che con la loro aridità e sporcizia sono lo specchio del mondo di Alita. I personaggi sono ben disegnati, sopratutto i vari antagonisti che sono affrontati della ragazza nel corso della storia, rappresentati in tutta la loro mostruosità e spietatezza. Le battaglia sono rappresentate in modo chiaro e preciso, ogni mossa di Alita è chiaramente percepibile dal lettore che non dovrà quindi ingegnarsi nel capire come si svolgono le scene d'azione. Gli scontri sono cruenti e le scene di splatter vero e proprio non sono rare. Insomma, lo stile di disegno rispecchia alla perfezione è caratteri del cyberpunk.
Non nego che la storia nonostante i suoi molti punti favorevoli abbia dei difetti, che il sottoscritto ritiene essere essenzialmente due, ovvero la prevedibilità di alcuni colpi di scena, e sopratutto, il finale che lascia l'amaro in bocca, perché risulta troppo frettoloso, lascia aperti molti interrogativi e sembra distaccarsi dal pessimismo che pervade tutta l'opera…non so se ciò sia stato voluto dall'autore, ma ciò danneggia non poco l'opera, che a mio avviso sarebbe stata quasi perfetta. Comunque, se siete amanti del fantascientifico-cyberpunk e di film come Blade Runner di Ridley Scott o Rollerball di Norman Jewison (la parte del motorball ha molto debito nei confronti di tale pellicola, e il tema dell'alienazione causata dallo sport è trattato in modo simile), "Alita l'angelo della battaglia" è un acquisto obbligato, anche se purtroppo risulta irreperibile e quindi necessiterebbe di una riedizione da parte della Planet, in cui tutti confidiamo.
"Alita l'angelo della battaglia", si ricollega al genere fantascientifico-cyberpunk e l'opera è sicuramente una pietra miliare nel genere. Ci troviamo in un lontano futuro, dove pochissime persone vivono nel benessere più totale, nella città sospesa di Salem, la quale è collegata tramite tubature al mondo della superficie, dove risiede la stragrande maggioranza della popolazione, nella miseria più totale. Al di sotto di Salem, c'è la cosiddetta città discarica, dove il cyberdottore Daisuke Ido, frugando tra i rottami, trova la testa di una cyborg e la porta al suo laboratorio, dove le dona la vita procurandole un nuovo corpo. Alita non ha alcun ricordo del suo passato, l'unica reminiscenza è rappresentata dall'uso dell'arte marziale del "Panzer kunst", che la ragazza-cyborg riesce ottimamente a sfruttare. Alita grazie a tale abilità decide di diventare una hunter warrior, ovvero una cacciatrice di taglie dei svariati criminali che proliferano nella città-discarica in cambio di denaro (i chip), sperando che prima o poi possa ricordare qualcosa del suo passato. Questo è solo un mero assaggio della storia, che si rivelerà molto più complessa ed intricata di quello che ho sopra descritto. Alita infatti si muove all'interno di una società decadente, cupa ed allo sbando più totale (atmosfera soffocante alla Blade Runner). I vari personaggi che popolano la città-discarica sono delle razze più disparate possibili (umani, cyborg, robot, ibridi vari, etc…) che ben riflettono con la loro mostruosità il clima cupo che permea tutta l'opera. Tale ambientazione offre all'autore la possibilità di trattare le tematiche più svariate come criminalità, alienazione, guerra, disuguaglianza, comunismo (di tipo socialitario), senso della vita, sino ad arrivare al libero arbitrio. Il tutto non risulterà mai pesante o fine a sé stesso, visto che tali temi sono ben miscelati con la storia e con ciò che Alita si ritrova a fare. La ragazza, per scoprire la sua identità, farà le attività più disparate, come hunter warrior, giocatrice di motorball, cantante e molti altri lavori, che ci introducono bene nel contesto sociale della città discarica e permettono al lettore di familiarizzare con i personaggi secondari, che saranno tutti quanti tratteggiati anche se dureranno per poche vignette. Nel mondo di Alita non c'è il bene o il male, ma conta solamente sopravvivere alla giornata, senza intravedere alcuno spiraglio nel proprio futuro e senza poter vedere modificata la propria condizione economica in alcun modo visto che la minoranza di Salem opprime la maggioranza della popolazione.
Il disegno di Kishiro è encomiabile, poiché ben si amalgama con l'atmosfera decadente dell'opera. L'autore rappresenta alla perfezione i locali, case, strade, deserti etc…che con la loro aridità e sporcizia sono lo specchio del mondo di Alita. I personaggi sono ben disegnati, sopratutto i vari antagonisti che sono affrontati della ragazza nel corso della storia, rappresentati in tutta la loro mostruosità e spietatezza. Le battaglia sono rappresentate in modo chiaro e preciso, ogni mossa di Alita è chiaramente percepibile dal lettore che non dovrà quindi ingegnarsi nel capire come si svolgono le scene d'azione. Gli scontri sono cruenti e le scene di splatter vero e proprio non sono rare. Insomma, lo stile di disegno rispecchia alla perfezione è caratteri del cyberpunk.
Non nego che la storia nonostante i suoi molti punti favorevoli abbia dei difetti, che il sottoscritto ritiene essere essenzialmente due, ovvero la prevedibilità di alcuni colpi di scena, e sopratutto, il finale che lascia l'amaro in bocca, perché risulta troppo frettoloso, lascia aperti molti interrogativi e sembra distaccarsi dal pessimismo che pervade tutta l'opera…non so se ciò sia stato voluto dall'autore, ma ciò danneggia non poco l'opera, che a mio avviso sarebbe stata quasi perfetta. Comunque, se siete amanti del fantascientifico-cyberpunk e di film come Blade Runner di Ridley Scott o Rollerball di Norman Jewison (la parte del motorball ha molto debito nei confronti di tale pellicola, e il tema dell'alienazione causata dallo sport è trattato in modo simile), "Alita l'angelo della battaglia" è un acquisto obbligato, anche se purtroppo risulta irreperibile e quindi necessiterebbe di una riedizione da parte della Planet, in cui tutti confidiamo.
GUNNM è un manga di fantascienza iniziato più di vent'anni fa.
Questo era tutto ciò che sapevo di "Battle Angel Alita" prima di iniziarne la lettura. Non amo particolarmente il genere, ma ho finito l'intera serie in tre giorni, devo dire che si fa leggere volentieri.
Il problema principale dell'opera di Yukito Kishiro è la mancanza di "idee geniali". In una storia di questo tipo secondo me è essenziale che la trama vada avanti grazie ad una sceneggiatura orchestrata magistralmente. Direi che non è questo il caso. In "Alita" ciò che colpisce maggiormente è la bellezza dei disegni, dettagliati anche negli episodi più crudi (che in questo manga si sprecano).
L'ha ammesso persino l'autore nella postfazione, ma è comunque evidente che tutta la sceneggiatura va avanti per improvvisazione. Kishiro-sensei ha creato l'intera storia sulla volontà di realizzare una storia di fantascienza, non su quella di raccontare la storia di "Alita, l'angelo della battaglia". Per questo, nonostante la volontà iniziale di disegnare qualcosa di diverso dalla solita commedia scolastica - a.k.a. commercialata -, il risultato non è stato poi tanto diverso.
In "Alita" è presente tanta azione e tanto fanservice (in senso lato, perché anche questa dose eccessiva di guro/splatter imo non è altro che fanservice), ma che purtroppo fungono da fulcro, non da contorno.
Purtroppo per me, ovviamente, perché a tanti altri va bene così. Del resto una trama c'è, seppur a tratti quasi abbozzata, diciamo che le darei una sufficienza stentata.
I personaggi hanno un carattere ben definito, persino la protagonista - che in diversi episodi sembra una pazza - ha un suo margine di credibilità.
In definitiva lo consiglio a chi sa accontentarsi dell'azione e dei bei disegni. Per il resto è un buon manga, ma lontano dall'essere un capolavoro.
Questo era tutto ciò che sapevo di "Battle Angel Alita" prima di iniziarne la lettura. Non amo particolarmente il genere, ma ho finito l'intera serie in tre giorni, devo dire che si fa leggere volentieri.
Il problema principale dell'opera di Yukito Kishiro è la mancanza di "idee geniali". In una storia di questo tipo secondo me è essenziale che la trama vada avanti grazie ad una sceneggiatura orchestrata magistralmente. Direi che non è questo il caso. In "Alita" ciò che colpisce maggiormente è la bellezza dei disegni, dettagliati anche negli episodi più crudi (che in questo manga si sprecano).
L'ha ammesso persino l'autore nella postfazione, ma è comunque evidente che tutta la sceneggiatura va avanti per improvvisazione. Kishiro-sensei ha creato l'intera storia sulla volontà di realizzare una storia di fantascienza, non su quella di raccontare la storia di "Alita, l'angelo della battaglia". Per questo, nonostante la volontà iniziale di disegnare qualcosa di diverso dalla solita commedia scolastica - a.k.a. commercialata -, il risultato non è stato poi tanto diverso.
In "Alita" è presente tanta azione e tanto fanservice (in senso lato, perché anche questa dose eccessiva di guro/splatter imo non è altro che fanservice), ma che purtroppo fungono da fulcro, non da contorno.
Purtroppo per me, ovviamente, perché a tanti altri va bene così. Del resto una trama c'è, seppur a tratti quasi abbozzata, diciamo che le darei una sufficienza stentata.
I personaggi hanno un carattere ben definito, persino la protagonista - che in diversi episodi sembra una pazza - ha un suo margine di credibilità.
In definitiva lo consiglio a chi sa accontentarsi dell'azione e dei bei disegni. Per il resto è un buon manga, ma lontano dall'essere un capolavoro.
Dopo 13 anni mi sono deciso a rileggere un manga che per me ha significato molto.
Alita o la si ama o la si odia. Desty Nova lo stesso. Sarà che sono un amante del cyberpunk, leggo e divoro libri di Gibson, Sterling, Dick e tanti altri di fantascienza, ma è stata quasi sicuramente Alita a portarmi in questa direzione. Grazie soprattutto alla maestria del sensei Kishiro nel creare un ambiente decadente ma speranzoso al tempo stesso.
Eviterò classici spoiler inutili, che leggo dovunque in questo sito. Una recensione non si basa su un riassunto, ma sulle emozioni che quelle poche pagine stampate riescono a trasmettere. Ebbene ciò che amo di Alita è la sua crescita interiore. Da "bambina" ad adulta quasi spietata e solitaria.
Il mio consiglio per chi non ha ancora letto questa grande storia è quello di procurarsi la prima serie edita dall'allora Marvel Manga. Perché rende di più e soprattutto Last Order non vale 1/10 di questo manga. E mi spiace.
La qualità dei personaggi è elevatissima. Dall'adorabile Alita si va al premuroso Ido, passando al sognatore Yugo, il vendicativo e iracondo Zapan, l'incredibile dottor Nova (sì, per me è un grande), il positivo e umano Figura Quattro; insomma, ce n'è per tutti i gusti.
Non lasciatevi ingannare da chi dice che la storia è scontata e senza colpi di scena. Ricordo che anche roba come Stanlio e Ollio già si immaginava che succedeva nella scena dopo ma le risate non si risparmiavano mai.
Alita è un manga da brividi, un must have!
Alita o la si ama o la si odia. Desty Nova lo stesso. Sarà che sono un amante del cyberpunk, leggo e divoro libri di Gibson, Sterling, Dick e tanti altri di fantascienza, ma è stata quasi sicuramente Alita a portarmi in questa direzione. Grazie soprattutto alla maestria del sensei Kishiro nel creare un ambiente decadente ma speranzoso al tempo stesso.
Eviterò classici spoiler inutili, che leggo dovunque in questo sito. Una recensione non si basa su un riassunto, ma sulle emozioni che quelle poche pagine stampate riescono a trasmettere. Ebbene ciò che amo di Alita è la sua crescita interiore. Da "bambina" ad adulta quasi spietata e solitaria.
Il mio consiglio per chi non ha ancora letto questa grande storia è quello di procurarsi la prima serie edita dall'allora Marvel Manga. Perché rende di più e soprattutto Last Order non vale 1/10 di questo manga. E mi spiace.
La qualità dei personaggi è elevatissima. Dall'adorabile Alita si va al premuroso Ido, passando al sognatore Yugo, il vendicativo e iracondo Zapan, l'incredibile dottor Nova (sì, per me è un grande), il positivo e umano Figura Quattro; insomma, ce n'è per tutti i gusti.
Non lasciatevi ingannare da chi dice che la storia è scontata e senza colpi di scena. Ricordo che anche roba come Stanlio e Ollio già si immaginava che succedeva nella scena dopo ma le risate non si risparmiavano mai.
Alita è un manga da brividi, un must have!
"Finalmente riesco a capire cosa mi mancava prima. Una meta, una missione a cui dedicare la mia vita! Ciascuno di noi dovrebbe avere uno scopo in vista del quale lavorare. Stare sempre sulla difensiva, fuggire via da tutto, serve solo a farti marcire dentro. Non posso più continuare a vivere in quel modo, non posso stare senza combattere contro qualcosa o qualcuno, sono fatta così." Alita - L'angelo della battaglia
Ho appena finito di leggere Alita e non posso esimermi dallo scrivere qualcosa in merito perché mi è piaciuto moltissimo.
“Gunnm” (銃夢), in Italia “Alita l’angelo della battaglia”, è un manga di Yukito Kishiro del 1991 apparso fino al 1995 sul periodico Business Jump della casa editrice Shūeisha. È stato scritto anche un seguito intitolato “Alita last Order”, tutt’ora in corso di pubblicazione.
Entrambe le serie sono state pubblicate in Italia dalla Panini. La prima edizione è composta di 18 numeri piccoli. La seconda edizione “collection” (11 volumi grandi) è stata privata delle ultime tavole lasciando il finale sospeso in modo da poter continuare la storia con "Alita Last Order". Nel 1993 è stato fatto un OAV in due episodi. La Banpresto ha prodotto un videogioco ispirandosi al manga. Da anni si aspetta il film di James Cameron previsto (forse) per il 2013.
Non voglio svelare la storia più di tanto. Non penso che quella di Alita sia una trama che si può riassumere in due parole e non mi sembra il caso di spoilerare. Quindi vi parlerò solo delle cose che mi sono piaciute. Prima di tutto la storia è splendida! Coinvolgente, coerente, emozionante. Di quelle che ti tengono incollata/o alle pagine finché non l’hai finito. Il plot descrive una grande capacità narrativa in grado di catturare l’attenzione. L’intreccio svela progressivamente quasi tutto ma non troppo, e lascia oscure alcune cose lasciandole all’immaginazione. Tutto fila, non c’è quella sgradevole sensazione di forzatura o déjà vu che aleggia in tanti altri manga. Ho apprezzato notevolmente la sensatezza e la correttezza di tutti i riferimenti scientifici presenti nel testo, coadiuvati da note esplicative che riportano alla memoria concetti che possono non essere così freschi nella memoria dei lettori. I personaggi ti entrano nel cuore. Ci sono manga dove i personaggi sono come fantasmi che appaiono e scompaiono e sono tutti uguali, privi di spessore, privi di personalità. Non è questo il caso. Le varie psicologie sono ben delineate e si evolvono nel corso della storia. Soprattutto quella della protagonista, che segue un iter di maturazione e di presa di coscienza di sé che dura per tutto il manga. Non si può non amare Alita. Non si può non affezionarsi a Ido, a Yugo, a Jashugan; è un mondo disegnato ma reale, spietato, triste, brutale, ma pieno di forza e di sentimenti, nonostante tutto, ancora umani.
Questo era un commento a caldo, un po’ uno sfogo per piazzare su carta le impressioni ricevute dalla lettura. In definitiva ve lo consiglio tantissimo. È un capolavoro a mio parere. Una pietra miliare del genere manga dalla quale non si può prescindere.
Ho appena finito di leggere Alita e non posso esimermi dallo scrivere qualcosa in merito perché mi è piaciuto moltissimo.
“Gunnm” (銃夢), in Italia “Alita l’angelo della battaglia”, è un manga di Yukito Kishiro del 1991 apparso fino al 1995 sul periodico Business Jump della casa editrice Shūeisha. È stato scritto anche un seguito intitolato “Alita last Order”, tutt’ora in corso di pubblicazione.
Entrambe le serie sono state pubblicate in Italia dalla Panini. La prima edizione è composta di 18 numeri piccoli. La seconda edizione “collection” (11 volumi grandi) è stata privata delle ultime tavole lasciando il finale sospeso in modo da poter continuare la storia con "Alita Last Order". Nel 1993 è stato fatto un OAV in due episodi. La Banpresto ha prodotto un videogioco ispirandosi al manga. Da anni si aspetta il film di James Cameron previsto (forse) per il 2013.
Non voglio svelare la storia più di tanto. Non penso che quella di Alita sia una trama che si può riassumere in due parole e non mi sembra il caso di spoilerare. Quindi vi parlerò solo delle cose che mi sono piaciute. Prima di tutto la storia è splendida! Coinvolgente, coerente, emozionante. Di quelle che ti tengono incollata/o alle pagine finché non l’hai finito. Il plot descrive una grande capacità narrativa in grado di catturare l’attenzione. L’intreccio svela progressivamente quasi tutto ma non troppo, e lascia oscure alcune cose lasciandole all’immaginazione. Tutto fila, non c’è quella sgradevole sensazione di forzatura o déjà vu che aleggia in tanti altri manga. Ho apprezzato notevolmente la sensatezza e la correttezza di tutti i riferimenti scientifici presenti nel testo, coadiuvati da note esplicative che riportano alla memoria concetti che possono non essere così freschi nella memoria dei lettori. I personaggi ti entrano nel cuore. Ci sono manga dove i personaggi sono come fantasmi che appaiono e scompaiono e sono tutti uguali, privi di spessore, privi di personalità. Non è questo il caso. Le varie psicologie sono ben delineate e si evolvono nel corso della storia. Soprattutto quella della protagonista, che segue un iter di maturazione e di presa di coscienza di sé che dura per tutto il manga. Non si può non amare Alita. Non si può non affezionarsi a Ido, a Yugo, a Jashugan; è un mondo disegnato ma reale, spietato, triste, brutale, ma pieno di forza e di sentimenti, nonostante tutto, ancora umani.
Questo era un commento a caldo, un po’ uno sfogo per piazzare su carta le impressioni ricevute dalla lettura. In definitiva ve lo consiglio tantissimo. È un capolavoro a mio parere. Una pietra miliare del genere manga dalla quale non si può prescindere.
Nel suo genere è il migliore in commercio, poetico, avvincente, commovente, tutte queste qualità rinchiuse in solo 11 volumi (collection, che tra l'altro consiglio vivamente). Lo consiglio a chi cerca il massimo da un cyberpunk, ma anche a chi non si vuole far sfuggire un fumetto di grande calibro. Il manga eccelle soprattutto per cura dei dettagli e per le ambientazioni proposte dall'autore, senza contare la poesia e la tenerezza che si alternano in un disegno crudo. C'è solo una nota negativa: la storia continua in Last Order e diventa dispersiva, ma se avete la prima serie non vi ponete il problema, perché è stata riscritta la fine solo nella versione collection.
Infine vorrei dare una nota positiva sulla storia di Ido prima di incontrare Alita, che mi ha commosso particolarmente.
Infine vorrei dare una nota positiva sulla storia di Ido prima di incontrare Alita, che mi ha commosso particolarmente.
La discordia. Il rifugio dell'immondizia e dei rifiuti, umani e non, di Tiphares. L'utopica città sopra le nuvole. Questo è il mondo creato da Yukito Kishiro. La sua sconvolgente creazione si snoda lungo una trama molto lineare: Daisuke Ido, un cacciatore-guerriero, scopre in un cumulo di rottami di una discarica una testa di cyborg vecchia di circa trecento anni, dopodiché si adopera per creare a partire da questa un individuo perfetto e puro. Man mano che Alita, l'angelo da battaglia decaduto, che Daitsuke ha scoperto e sta ricostruendo accumula nuove parti corporee, cresce anche la sua consapevolezza. Alita vorrebbe scegliere la sua strada, ma Daitsuke sa che ogni scelta conduce allo stesso esito: il dolore, e poi la morte.
Prima del manga in questione Kishiro aveva realizzato solamente alcune brevi storie, presentate ai vari concorsi per esordienti finanziati dalle grandi case editrici nipponiche. Dopo essersi messo in mostra in tali occasioni, Kishiro viene contattato dalla Shueisha per cui comincia a realizzare una storia lunga dal titolo Reimeika, purtroppo mai pubblicata. Solo in seguito, la medesima casa editrice gli chiederà di realizzare un manga di una quarantina di pagine da inserire in una rivista contenitore. Nasce così Alita e la Shueisha ne è talmente soddisfatta da chiedere a Kishiro di trasformarla da storia breve in serial. Nel giro di tre anni, il lavoro di Kishiro fa il giro del mondo, passando da un media ad un altro. Non si può affermare che tale successo sia dovuto al caso o alla fortuna, in quanto Alita si dimostra, fin dalle prime tavole, un manga avvincente e ben disegnato.
Il tratto cartoonistico di Kishiro (che infatti ammette di essere stato molto influenzato dagli anime) è già maturo, preciso, elegante e raffinato. Ma ciò che più stupisce nelle sue tavole è la fervida fantasia nella creazione dei cyborg. Tutta la saga di Alita è costellata di strani esseri metà uomo e metà macchina, tutti estremamente diversi tra loro, tutti originali. Ma ciò che più conta è l'abilità dell'autore nel rendere umani, ricettacolo di sentimenti ed emozioni, molti di questi cyborg, oppure nel caratterizzarli come mostruosi criminali, sadici e violentemente folli, o ancora come buffe comparse e instancabili lavoratori. Un caleidoscopio di cyborg offerto dall'autore destinato a colpire con forza l'occhio del lettore. La stessa Alita è un cyborg, il cervello di una ragazzina recuperato tra le immondizie e montato su un corpo meccanico. Tuttavia la piccola protagonista si dimostra immediatamente sensibilissima, i suoi occhi sono dolci e i movimenti del corpo, quando non affronta la battaglia, sono quelli impacciati e divertenti di una bambina. Il corpo meccanico appare, invece, decisamente sensuale, seppur evidentemente artificiale, mentre i robot cilindrici della factory sono estremamente inusuali.
Ma il clou lo si raggiunge con "cattivi", inquietanti, rozzi, spesso enormi, dalle fattezze orribili, dai comportamenti disgustosi. Il peggiore di tutti è Makaku, il gigantesco e spietato divoratore di cervelli che la piccola, ma determinata Alita, dovrà affrontare in scontri furibondi. Anche nel mondo dei cyborg vi sono, quindi, i buoni e i cattivi, ma soprattutto, vi sono molte vie di mezzo, molte sfumature, come avrà modo di scoprire Alita nel corso di questa sua nuova vita in cui dovrà confrontarsi con tutti i tipi di cyborg e soprattutto con il più importante di essi, se stessa, per comprendersi e accettarsi.
Prima del manga in questione Kishiro aveva realizzato solamente alcune brevi storie, presentate ai vari concorsi per esordienti finanziati dalle grandi case editrici nipponiche. Dopo essersi messo in mostra in tali occasioni, Kishiro viene contattato dalla Shueisha per cui comincia a realizzare una storia lunga dal titolo Reimeika, purtroppo mai pubblicata. Solo in seguito, la medesima casa editrice gli chiederà di realizzare un manga di una quarantina di pagine da inserire in una rivista contenitore. Nasce così Alita e la Shueisha ne è talmente soddisfatta da chiedere a Kishiro di trasformarla da storia breve in serial. Nel giro di tre anni, il lavoro di Kishiro fa il giro del mondo, passando da un media ad un altro. Non si può affermare che tale successo sia dovuto al caso o alla fortuna, in quanto Alita si dimostra, fin dalle prime tavole, un manga avvincente e ben disegnato.
Il tratto cartoonistico di Kishiro (che infatti ammette di essere stato molto influenzato dagli anime) è già maturo, preciso, elegante e raffinato. Ma ciò che più stupisce nelle sue tavole è la fervida fantasia nella creazione dei cyborg. Tutta la saga di Alita è costellata di strani esseri metà uomo e metà macchina, tutti estremamente diversi tra loro, tutti originali. Ma ciò che più conta è l'abilità dell'autore nel rendere umani, ricettacolo di sentimenti ed emozioni, molti di questi cyborg, oppure nel caratterizzarli come mostruosi criminali, sadici e violentemente folli, o ancora come buffe comparse e instancabili lavoratori. Un caleidoscopio di cyborg offerto dall'autore destinato a colpire con forza l'occhio del lettore. La stessa Alita è un cyborg, il cervello di una ragazzina recuperato tra le immondizie e montato su un corpo meccanico. Tuttavia la piccola protagonista si dimostra immediatamente sensibilissima, i suoi occhi sono dolci e i movimenti del corpo, quando non affronta la battaglia, sono quelli impacciati e divertenti di una bambina. Il corpo meccanico appare, invece, decisamente sensuale, seppur evidentemente artificiale, mentre i robot cilindrici della factory sono estremamente inusuali.
Ma il clou lo si raggiunge con "cattivi", inquietanti, rozzi, spesso enormi, dalle fattezze orribili, dai comportamenti disgustosi. Il peggiore di tutti è Makaku, il gigantesco e spietato divoratore di cervelli che la piccola, ma determinata Alita, dovrà affrontare in scontri furibondi. Anche nel mondo dei cyborg vi sono, quindi, i buoni e i cattivi, ma soprattutto, vi sono molte vie di mezzo, molte sfumature, come avrà modo di scoprire Alita nel corso di questa sua nuova vita in cui dovrà confrontarsi con tutti i tipi di cyborg e soprattutto con il più importante di essi, se stessa, per comprendersi e accettarsi.
Premessa: ho letto la prima edizione italiana, quella da 18 volumetti e comprensiva delle 100 tavole poi tolte nella versione collection.
Alita è un fumetto molto complesso, che non si può liquidare costringendolo in una categoria o in un genere. E’ sicuramente un fumetto d’azione, in cui la fanno da padrone i combattimenti all’ultimo sangue, che scivolano fra l’altro sul luogo comune delle lotte tra buoni e cattivi. Da questo punto di vista è da considerare senz’altro un fumetto rivolto a un pubblico maschile e piuttosto giovane. Eppure Alita è anche qualcos’altro. Qualcosa a cui non si può affibbiare solo l’appellativo “cyberpunk” e pretendere che sia esaustivo. E’ qualcosa che accompagna la ferocia inumana di una vita post-apocalittica con la profondità di sentimenti delicati, che affiorano sulla superficie di un mondo alla deriva come ospiti scomodi e inadeguati. Che affiorano grazie all’umanità della protagonista, proprio colei la cui carne e il cui cuore dovrebbero essere solo ingranaggi di metallo. Alita è dannatamente umana: lo sono la sua forza, la sua ferocia, la sua rabbia, come lo sono le sue debolezze, i suoi dubbi, la sua malinconia. Trovo stupendo come l’autore riesca a rendere interessante la psicologia del suo personaggio non tanto con le parole, con dei monologhi o dei dialoghi, ma con i gesti, con l’evolversi stesso della storia, con quello che fa e che le succede prima ancora di quello che dice. Con le persone che incontra.
Forse l’autore non dedica ai comprimari lo stesso tempo e attenzione che impiega invece per far crescere la protagonista, pur ritraendo i caratteri di tutti in maniera puntuale e affascinante. Del resto, evidentemente, il suo intento non è quello di esplorare il mondo, il contesto, la situazione, ma quello di raccontare di lei, punto. L’affetto con cui tratta Alita è qualcosa che trasuda dalle pagine man mano che si prosegue nella lettura. Eppure gli altri attori di questa storia, gli amici che lei incontra strada facendo, sono importanti: sono loro che contribuiscono a delinearne il profilo, il modo d’essere e d’agire. Sono anche loro che fanno di Alita ciò che è.
Sottovalutare tutti questi aspetti vorrebbe dire guardare soltanto il lato “giovanile” di quest’opera, e non il lato “adulto”. Non sono i combattimenti, insomma, che reggono il tutto, ma piuttosto questo lato riflessivo, che rende il fumetto in molti tratti introspettivo e profondo. Il corpo di Alita che si contorce, si consuma e si mette a repentaglio in mosse agili di combattimento è soltanto la parte esteriore, tangibile, accattivante e trainante di una trama più nascosta, più leggera, quasi poetica, e che stride rispetto alla rozzezza della violenza da cui è circondata. Questo è il fumetto, e questa è anche Alita.
I disegni, sempre all’altezza, con i loro tratti marcati e scuri accompagnano perfettamente il clima in cui si dipana la storia, regalando tavole di memorabile bellezza.
Alita è un fumetto molto complesso, che non si può liquidare costringendolo in una categoria o in un genere. E’ sicuramente un fumetto d’azione, in cui la fanno da padrone i combattimenti all’ultimo sangue, che scivolano fra l’altro sul luogo comune delle lotte tra buoni e cattivi. Da questo punto di vista è da considerare senz’altro un fumetto rivolto a un pubblico maschile e piuttosto giovane. Eppure Alita è anche qualcos’altro. Qualcosa a cui non si può affibbiare solo l’appellativo “cyberpunk” e pretendere che sia esaustivo. E’ qualcosa che accompagna la ferocia inumana di una vita post-apocalittica con la profondità di sentimenti delicati, che affiorano sulla superficie di un mondo alla deriva come ospiti scomodi e inadeguati. Che affiorano grazie all’umanità della protagonista, proprio colei la cui carne e il cui cuore dovrebbero essere solo ingranaggi di metallo. Alita è dannatamente umana: lo sono la sua forza, la sua ferocia, la sua rabbia, come lo sono le sue debolezze, i suoi dubbi, la sua malinconia. Trovo stupendo come l’autore riesca a rendere interessante la psicologia del suo personaggio non tanto con le parole, con dei monologhi o dei dialoghi, ma con i gesti, con l’evolversi stesso della storia, con quello che fa e che le succede prima ancora di quello che dice. Con le persone che incontra.
Forse l’autore non dedica ai comprimari lo stesso tempo e attenzione che impiega invece per far crescere la protagonista, pur ritraendo i caratteri di tutti in maniera puntuale e affascinante. Del resto, evidentemente, il suo intento non è quello di esplorare il mondo, il contesto, la situazione, ma quello di raccontare di lei, punto. L’affetto con cui tratta Alita è qualcosa che trasuda dalle pagine man mano che si prosegue nella lettura. Eppure gli altri attori di questa storia, gli amici che lei incontra strada facendo, sono importanti: sono loro che contribuiscono a delinearne il profilo, il modo d’essere e d’agire. Sono anche loro che fanno di Alita ciò che è.
Sottovalutare tutti questi aspetti vorrebbe dire guardare soltanto il lato “giovanile” di quest’opera, e non il lato “adulto”. Non sono i combattimenti, insomma, che reggono il tutto, ma piuttosto questo lato riflessivo, che rende il fumetto in molti tratti introspettivo e profondo. Il corpo di Alita che si contorce, si consuma e si mette a repentaglio in mosse agili di combattimento è soltanto la parte esteriore, tangibile, accattivante e trainante di una trama più nascosta, più leggera, quasi poetica, e che stride rispetto alla rozzezza della violenza da cui è circondata. Questo è il fumetto, e questa è anche Alita.
I disegni, sempre all’altezza, con i loro tratti marcati e scuri accompagnano perfettamente il clima in cui si dipana la storia, regalando tavole di memorabile bellezza.
Nelle nostre recensioni diciamo spesso <i>"i temi sono sempre i soliti"</i> oppure <i>"non c'è niente di nuovo"</i>. Nel caso di Alita si potrebbe pensare questo di primo acchito, dopotutto i temi del cyber-punk sono quelli... E' come vengono sviluppati però che fa la differenza! E qui vengono svolti davvero bene, dando ai personaggi una profondità di sentimenti che non si trova spesso senza scadere in sentimentalismi e moralismi. Alcuni momenti sono davvero memorabili. Il disegno poi dopo i primi capitoli un po' grezzi si fa stupendo con un'attenzione ai dettagli che fa godere ancora di più l'ambientazione futuristica e le gare di motorball (lo sport in voga nel mondo di Alita). Il ritmo della storia non languisce mai, non si fa in tempo ad annoiarsi e il finale mi è piaciuto. Alcuni misteri inerenti ai personaggi non vengono svelati del tutto ma la cosa non mi ha dato fastidio, resta quel pizzico di mistero che li rende affascinanti. Mi è dispiaciuto solo non conoscere di più lo scienziato pazzo Desty Nova, avrebbe meritato di più contorto com'è.
L'azione in questo manga non manca di certo, però la trama non mi ha del tutto convinto. La storia si concentra su Alita, ma a mio avviso si potevano inserire maggiori riferimenti al suo passato. Alcuni personaggi (Desty Nova su tutti) non vengono approfonditi come si dovrebbe. Il finale poi mi è sembrato un po' approssimativo, come se l'autore si fosse affrettato a terminarlo. In sostanza un discreto manga ma nulla di più.
Se amate le classiche storie di fantascienza, dove i ruoli dei personaggi siano ben definiti e sia presente una buona dose di combattimenti, Alita è il manga che fa per voi: aggiungeteci anche un disegno interessante e curato.
Il difetto principale di questo manga è forse nell'eccessiva prevedibilità della trama, che almeno all'inizio rischia di non risultare coinvolgente, ma andando avanti con la lettura, la narrazione diventa più varia e l'atmosfera s'incupisce, pur non arrivando mai a stupire il lettore.
Il difetto principale di questo manga è forse nell'eccessiva prevedibilità della trama, che almeno all'inizio rischia di non risultare coinvolgente, ma andando avanti con la lettura, la narrazione diventa più varia e l'atmosfera s'incupisce, pur non arrivando mai a stupire il lettore.
Bé che dire se non fantastico?
Alita è un bellissimo fumetto nato dal genio di Yukiyo Kishiro. L'ambientazione è forse uno dei lati che più mi ha colpito:questa misteriosa città (Salem) sospesa in aria e tenuta da un enorme pilastro che sale vertiginosamente e non sembra aver mai fine, ed al di sotto si stende la città discarica, enorme zona dove regnano miseria, morte e violenza, e che sopravvive solamente grazie ai rifiuti che vengono scaricati giù dalla città soprastante. Qui si svolge la storia di Alita, personaggio dal passato oscuro e misterioso, essere umano dal corpo da cyborg. Un manga decisamente cyberpunk che non manca certo di azione, sentimenti e riflessioni su temi come la psicologia e la dignità umane attraverso le esperienze dei personaggi, alcuni molto ben approfonditi, altri purtroppo molto poco. In via definitiva assolutamente un manga da leggere.
Alita è un bellissimo fumetto nato dal genio di Yukiyo Kishiro. L'ambientazione è forse uno dei lati che più mi ha colpito:questa misteriosa città (Salem) sospesa in aria e tenuta da un enorme pilastro che sale vertiginosamente e non sembra aver mai fine, ed al di sotto si stende la città discarica, enorme zona dove regnano miseria, morte e violenza, e che sopravvive solamente grazie ai rifiuti che vengono scaricati giù dalla città soprastante. Qui si svolge la storia di Alita, personaggio dal passato oscuro e misterioso, essere umano dal corpo da cyborg. Un manga decisamente cyberpunk che non manca certo di azione, sentimenti e riflessioni su temi come la psicologia e la dignità umane attraverso le esperienze dei personaggi, alcuni molto ben approfonditi, altri purtroppo molto poco. In via definitiva assolutamente un manga da leggere.
Battle Angel Alita è un manga cyberpunk molto molto pregievole. La storia affascina sin dalle prime pagine, e Yukito Kishiro ci fa respirare l' aria della Città Discarica. Ancor meglio ci fa vivere dentro la Città Discarica, dove troviamo un' umanità ormai sempre più artificiale. Solo i sentimenti sono rimasti umani e che siano positivi o negativi, sono quelli che ti legano a ogni singolo personaggio, anche se fosse il più grande cattivo. Battle Angel Alita è "il" manga di Yukito Kishiro. Fra quelli che ho letto di questo autore è quello meglio realizzato.
L' unico difetto è che sembra soffrire di quella che io chiamo " Sindrome Di Ken Il Guerriero", ovvero a un certo punto ( 11° numero) la storia prosegue quasi inutilmente. Stesso problema di Bastard!!, se si fermava prima... Ma se vi manca nello scaffale andate a comprarlo il prima possibile.
L' unico difetto è che sembra soffrire di quella che io chiamo " Sindrome Di Ken Il Guerriero", ovvero a un certo punto ( 11° numero) la storia prosegue quasi inutilmente. Stesso problema di Bastard!!, se si fermava prima... Ma se vi manca nello scaffale andate a comprarlo il prima possibile.
Conobbi Kishiro con questo manga e la mia adolescenza non fu più la stessa, fu come quando da bambino vidi per la prima volta Star Wars. La fantasia comincio a girare e non la smise più. In assoluto trovo FAVOLOSE le prime tre storie: terribilmente crude, ma allo stesso tempo affascinanti nella sua crudeltà e tristezza, in particolare la seconda storia dove troviamo il personaggio di Yugo che assieme a pochi altri personaggi (figura quattro, Ido e Makaku) riescono a rubare la scena ad Alita, dando corpo ed atmosfera a quella che secondo me è tra le ambientazioni più interessanti viste nel mondo dei fumetti: la Città Discarica, con la sempre onnipresente e (inizialmente) misteriosa città di Salem. DA LEGGERE!.
Nota: Ho deciso di non dargli un 9 perchè purtroppo, benché consideri il (primo) finale molto più bello di Last Order (decisamente brutto e con poche idee) RISULTA INCOMPLETO, presumo a causa della fretta che la casa editrice deve aver posto all'autore. Peccato, veramente un peccato...
Nota: Ho deciso di non dargli un 9 perchè purtroppo, benché consideri il (primo) finale molto più bello di Last Order (decisamente brutto e con poche idee) RISULTA INCOMPLETO, presumo a causa della fretta che la casa editrice deve aver posto all'autore. Peccato, veramente un peccato...
Un ottimo voto per un ottimo manga! Anche se l'edizione edita per la Collection non eccelle nè per scelte stilistiche (copertine in 3D abbastanza orripilanti), nè per cura editoriale (errori di stampa), nè per la decisone (pattuita dallo stesso autore) di rendere l'opera MUTILA delle ultime 100 tavole, "Battle Angel Alita" rappresenta un capolavoro della narrazione grafica giapponese. Imperdibile per gli amanti della fantascienza, del cyber-punk... o per chi semplicemente chiede ad un'opera il meglio!
Un capolavoro assoluto del cyberpunk. Eccezionali la qualità del disegno, la trama, la caratterizzazione dei personaggi e l'atmosfera che si respira durante tutta la storia. Da non perdere, voto 9 meritatissimo.
Alita è un manga d'azione, se vi piace l'azione, personaggi disegnati benissimo, ambientazione cyberpunk, comperatelo, ne vale davvero la pena.
Abbiate però qualche perplessità se non è solo l'azione a interessarvi: tranne Alita (che è davvero un bel personaggio) alcuni altri tra i principali mi paiono delineati sullo stile dei cattivi di Kenshiro: cattivissimi che poi diventano buoni o che comunque in fondo in fondo hanno una loro umanità etc. Non è buonismo, ma proprio non sono riuscito a farmi prendere, tenuto poi conto del fatto che la sceneggiatura viene parecchio stiracchiata pur di trovar continui pretesti per nuove scene di violenza.
Se poi si calcola che Alita la forza di alita sta appunto nello sviluppo delle scene d'azione e non certo nell'originalità dei temi, beh, insomma..
Abbiate però qualche perplessità se non è solo l'azione a interessarvi: tranne Alita (che è davvero un bel personaggio) alcuni altri tra i principali mi paiono delineati sullo stile dei cattivi di Kenshiro: cattivissimi che poi diventano buoni o che comunque in fondo in fondo hanno una loro umanità etc. Non è buonismo, ma proprio non sono riuscito a farmi prendere, tenuto poi conto del fatto che la sceneggiatura viene parecchio stiracchiata pur di trovar continui pretesti per nuove scene di violenza.
Se poi si calcola che Alita la forza di alita sta appunto nello sviluppo delle scene d'azione e non certo nell'originalità dei temi, beh, insomma..
Un manga davvero notevole. Nonstante l'ambientazione non sia proprio originalissima mi sono innamorato disperatamente della protagonista e delle sue drammatiche vicende. Amore, solitudine, amicizia e soprattutto tanta tanta violenza... davvero ben fatto.
Pur non amando il genere cyberpunk Alita è un manga che mi ha completamente stregato. Azione, trama, sentimenti, c'è davvero di tutto in quest'opera di Kishiro. Tutti i personaggi sono ottimamente caratterizzati, l'ambientazione è assolutamente realistica e la trama fa sì che il livello d'attenzione resti sempre alto. I disegni riescono ad essere dettagliati senza diventare mai caotici.
Si tratta di un capolavoro assoluto dei manga, uno dei pochi ad avermi dato emozioni forti.
Non vedo che altro voto potrei dargli se non il massimo, ma attenzione stiamo parlando della prima serie! A distanza di qualche anno Kishiro ha poi deciso di proseguire riscrivendo il finale e proseguendo la trama, e qui è tutta un'altra storia :/
Si tratta di un capolavoro assoluto dei manga, uno dei pochi ad avermi dato emozioni forti.
Non vedo che altro voto potrei dargli se non il massimo, ma attenzione stiamo parlando della prima serie! A distanza di qualche anno Kishiro ha poi deciso di proseguire riscrivendo il finale e proseguendo la trama, e qui è tutta un'altra storia :/