L'Immortale
L’era dei samurai è da sempre fonte di massima ispirazione creativa in Giappone: dalle pellicole di Akira Kurosawa e Kenji Mizoguchi ad uno dei pionieri del seinen storico “Lone Wolf and Cub” di Kazuo Koike; passando per un classico dello shonen come “Kenshin samurai vagabondo” al tormentato capolavoro di Takehiko Inoue “Vagabond” tuttora in corso. Senza dimenticare “Keiji il magnifico” disegnato dalla nobile mano di Tetsuo Hara.
Ma il lavoro d’esordio di un all’epoca ventenne Hiroaki Samura, lasciò esterrefatti critica e pubblico non tanto per l’originalità del contesto (all’epoca ancora più inflazionato), ma per la modalità di racconto, poetica ed estremamente autoriale, e per la peculiarità di un tratto sporco e marcato ma dalla maestosità artistica invidiabile, che unita ad una minuziosa caratterizzazione dei personaggi fece de “L’immortale” un intramontabile cult del fumetto nipponico.
Nonostante la lapalissiana e mai velata ispirazione alla semantica di Koike (“Lady Snowblood”, “Lone Wolf and Cub”) complice anche l’unicità del tratto e una grattata di esoterismo fantasy, il giovane Hiroaki Samura seppe confezionare un prodotto perfettamente in grado di brillare di luce propria.
Manji, noto anche come “L’uccisore di 100 uomini”, è un ronin nel cui corpo è stato inserito il Kessenchu, un verme parassita che blocca l’invecchiamento e rigenera le ferite, rendendolo di fatto immortale.
Il suo destino s’incrocia con quello della giovane Rin, l’unica superstite al massacro perpetrato alla sua famiglia da un’organizzazione di samurai chiamata Ittoryu.
Con l’aiuto di un Manji intento a redimersi da una condotta passata tutt’altro che edificante, Rin intraprenderà la via della vendetta alla ricerca di Kagehisa Anotsu, il temibile capo dell’Ittoryu, in un impervio sentiero costipato di morte.
La storia ha un ritmo scostante, se all’inizio la narrativa è al fulmicotone e decisamente briosa, il mangaka lascia presto spazio ad un ritmo più cadenzato e blando per favorire uno sviluppo meno repentino (salvo poi tornare vorticoso nell’iconico finale).
In questo ha sicuramente inciso la lunghissima vita editoriale del manga, con la serializzazione iniziata nel 1993 e conclusasi nel 2012;
diciannove anni in cui l’autore si è documentato, maturando uno stile più romanzesco e ragionato rispetto agli albori. L’inaspettato successo ha finito inevitabilmente con l’incidere sulla longevità del racconto, immaginato inizialmente molto più conciso; l’aggiunta di trame verticali (sopratutto nell’arcata centrale) intacca la solidità di una comunque validissima sceneggiatura. L’immaturità di una penna giovane agli inizi si scorge in qualche leggerezza narrativa sparsa qua e là, specialmente nella prima metà del racconto, vedasi i capitoli dedicati all’ottenimento del lasciapassare, ma se pensiamo di essere di fronte ad un’opera d’esordio, capiamo quanto “L’immortale”, nella sua integrità, sia un qualcosa di molto vicino al miracoloso.
Samura dipinge un giappone brutale, spietato, bramoso; senza troppi fronzoli assistiamo a stupri, femminicidi e vere e proprie corse al massacro tra giochi di potere e duelli all’ultimo sangue.
Se ho già incensato a più riprese il graffiante e inimitabile tratto del mangaka, a onor del vero va detto che proprio nei combattimenti e nelle fasi più concitate gli splendidi disegni mostrano il fianco. L’autore si dimostra eccezionale nel realizzare personaggi in pose statuarie, regalandoci alcuni “fermoimmagine” da hall of fame, tuttavia le scene d’azione risultano sovente confusionarie, e visto il gran numero di combattimenti presenti nel manga è un qualcosa di cui bisogna tener conto.
La “pesantezza” del tratto non aiuta a distinguere i colpi, e spesso si fatica a seguire gli incroci di spada. L’esito dei duelli è quasi sempre il medesimo, con Manji vittorioso e smembrato e Rin che ne raccoglie le membra sparpagliate per tutto il “ring”.
Non mancano scontri epici ed al cardiopalma, ma l’autore punta molto più sul pathos che sulla spettacolarità pura, e complice un testo denso di prosa riesce a toccare altissimi picchi emotivi.
I personaggi sono caratterizzati magistralmente; Samura riesce a donare a tutti un valido motivo per brandire la spada, regalandoci scontri tra ferrei ideali in fiumi di emozioni in cui spesso bene e male confluiscono nello stesso limbo. Per esempio, nonostante le azioni da lui svolte siano decisamente deprecabili, Kagimura Habaki, (che potremmo quasi definire il precursore della Lady Eboshi di “Princess Mononoke”), è un personaggio che non si riesce a biasimare fino in fondo. Ha compiuto tremendi esperimenti sui detenuti per cercare di comprendere l’immortalità di Manji, ma si è anche preso cura del figlio di Giichi come aveva promesso; e qui viene in mente il parallelismo con la padrona Eboshi di Miyazaki, la quale disboscava e uccideva gli animali della foresta per espandere la città, ma garantiva cure a tutti i lebbrosi, giocando un intrigante ruolo di assassina-salvatrice.
Come non citare poi il poeta-samurai a tre teste Kuroi Sabato, l’assassino della madre di Rin; precocemente “bruciato” dall’autore e ripreso in seguito in diversi flashback.
“Un fiore di agrumi si dischiude nell’ombra. Non vedendo la sua figura mi sento impazzire”.
Ed un villain come Shira, la perversione fatta essere umano, in grado di inquietare il lettore ad ogni sua entrata. La scena in cui convince Rin a mangiare il suo cane facendole credere inizialmente fosse carne di cinghiale la dice lunga sul losco figuro.
I suoi combattimenti sono delle autentiche mattanze, spettacoli raccapriccianti pregni di uomini fatti a pezzi e donne stuprate prima di essere mutilate dalla sua lama seghettata, utile a far patire alle vittime il massimo del dolore.
Ma il fiore all’occhiello di un Pantheon personaggi di grande caratura è senza dubbio Kagehisa Anotsu, il personaggio meglio scritto dell’intera opera.
A cui si è ispirato anche Masashi Kishimoto per la creazione di Sasuke.
“Porteremo ai dormienti un risveglio e un incubo a chi non vorrà destarsi”.
Effeminato nei tratti somatici e straordinariamente forte nell’arte della spada (qui si ricalca la figura vincente del Griffith di Miura), il capo dell’Ittoryu è un individuo estremamente ambizioso e carismatico, in grado di suscitare adulazione e sudditanza verso tutti coloro i quali hanno la fortuna di incontrarlo nel proprio cammino.
Anche Rin stessa cadrà vittima del carisma di Kagehisa, maturando sempre più un sentimento di idolatria nei confronti di colui che ha sterminato la sua famiglia.
Questo la porterà più volte a titubare sulla bontà della decisione presa di vendicare i suoi cari, facendola a tratti apparentemente allontanare dal desiderio di ucciderlo.
“La vendetta non serve ai nostri cari defunti, ma è solo per noi stessi. È un atto estremamente egoistico, un modo per convincerci in tutto questo dolore che la nostra mediocre esistenza abbia ancora un senso”.
L’autore sviscera il concetto di vendetta, switchando più volte il piano prospettico al lettore, un momento ti auspichi che la vendetta di Rin si compia, ed un attimo dopo ti domandi quanto sia giusto che ciò avvenga.
Ciò che resta alla fine, dopo una macabra ed estenuante orgia di violenza, sono soltanto impetuosi fiumi di sangue, da cui però i morti non riemergono.
La contestualizzazione storica, seppur abbastanza approssimativa, e per ammissione dello stesso autore figlia di una mente all’epoca tutt’altro che ferrata in materia, risulta convincente ed immersiva.
Si respira l’aria di opere ben più precise dal punto di vista prettamente nozionistico, con un’atmosfera che a volte ricorda i grandi classici di Kazuo Kamimura.
Le donne, inclini a prostituirsi per vivere, e ancora non integrate, sono spesso sottomesse e strumentalizzate verosimilmente a quanto storicamente avveniva.
L’onore è il valore massimo di un uomo, e nelle vie imperversano malattie come il tetano e la tubercolosi, ben più debilitanti e difficili da curare rispetto ad oggi.
Il lettore è proiettato in un Giappone ostico e mutevole, nascente e morente allo stesso tempo; il vecchio che muore per far spazio al nuovo.
Emblematica in tal senso l’ascesa al potere di Kagehisa Anotsu a discapito di suo nonno.
Un bambino che diventa uomo.
Edo che diventerà Tokyo.
Hiroaki Samura muove lucide critiche all’occidentalizzazione, in particolare alla sperimentazione medica e a ciò che essa intende per progresso, senza mai demonizzare e donando sempre più possibili prospettive.
Se alle molteplici chiavi di lettura e al massiccio substrato interpretativo aggiungiamo qualche esistenziale riflessione filosofica sull’immortalità, alternata a momenti di poesia pura in cui i personaggi danno sfoggio di tutta la loro morale, abbiamo il mosaico di un manga dalla grande levatura contenutistica.
Interessante il rapporto tra Rin e Manji; nonostante non sbocci mai la love story che all’inizio sembrava essere tratteggiata dall’autore, l’evoluzione del loro legame in un rafforzamento che li porta oltre l’amore fraterno, finisce con lo stringere il cuore al lettore. All’inizio Manji si unisce alla piccola Rin perché gli ricorda la sorellina defunta, ma capiremo che il suo non è soltanto un egoistico desiderio catartico. I due, sfida dopo sfida, appaiono sempre più uniti e indissolubili, fino a non poter più fare a meno l’uno dell’altro.
“Mugen no jûnin” ha influenzato e contaminato non solo il medium del fumetto.
Hidetaka Miyazaki per la creazione del concetto di non-morte in “Demon’s Souls”, si ispirò, tra le altre cose, anche all’opera prima di Samura; cosa ancora più evidente in “Sekiro”.
Cosi come Schinichirō Watanabe per il plot di “Samurai Champloo”, che strizza l’occhio a “Mugen no jûnin” per tutta la sua durata, citandolo anche a più riprese.
E Quentin Tarantino con “Kill Bill”, che in quanto a manga non prende solo da “Lady Snowblood”, con cui l’accostamento é più immediato grazie anche all’evidente richiamo estetico. Il fumetto vanta anche un adattamento anime (fin troppo snellito) di 24 episodi, e un lungometraggio diretto da Takashi Miike uscito nel 2017.
“Mugen no jûnin” non vuole essere un’opera realistica; seppur la componente fantasy sia quasi esclusivamente relativa al kessenchu, risultando sempre ponderata e mai invasiva, la “forza disumana” dei personaggi e la teatrale efferatezza dei combattimenti, con uomini che vengono tagliuzzati come origami e fatti a pezzi come se avessero le carni di burro, ci illumina sulle intenzioni tutt’altro che simulative di Samura.
“L’immortale” é una storia estremamente violenta, e il sangue è il fluido scelto dall’autore per veicolarci il suo racconto, istrionico ma denso di significato, dalle cui pagine fuoriesce tutta l’oscurità dell’animo umano.
Un seinen d’autore, capace di regalare veri e propri quadri da consegnare alla galleria immagini della nostra memoria.
Cinico e disilluso nei risvolti, senza edulcorazione alcuna né tantomeno plot twist studiati a tavolino per fini commerciali, “Mugen no jûnin” ti attraversa, ti trapassa, come un colpo di katana.
“Morire prima di raggiungere lo scopo… O vivere a lungo senza comunque giungervi… Cos’è più doloroso?”
Ma il lavoro d’esordio di un all’epoca ventenne Hiroaki Samura, lasciò esterrefatti critica e pubblico non tanto per l’originalità del contesto (all’epoca ancora più inflazionato), ma per la modalità di racconto, poetica ed estremamente autoriale, e per la peculiarità di un tratto sporco e marcato ma dalla maestosità artistica invidiabile, che unita ad una minuziosa caratterizzazione dei personaggi fece de “L’immortale” un intramontabile cult del fumetto nipponico.
Nonostante la lapalissiana e mai velata ispirazione alla semantica di Koike (“Lady Snowblood”, “Lone Wolf and Cub”) complice anche l’unicità del tratto e una grattata di esoterismo fantasy, il giovane Hiroaki Samura seppe confezionare un prodotto perfettamente in grado di brillare di luce propria.
Manji, noto anche come “L’uccisore di 100 uomini”, è un ronin nel cui corpo è stato inserito il Kessenchu, un verme parassita che blocca l’invecchiamento e rigenera le ferite, rendendolo di fatto immortale.
Il suo destino s’incrocia con quello della giovane Rin, l’unica superstite al massacro perpetrato alla sua famiglia da un’organizzazione di samurai chiamata Ittoryu.
Con l’aiuto di un Manji intento a redimersi da una condotta passata tutt’altro che edificante, Rin intraprenderà la via della vendetta alla ricerca di Kagehisa Anotsu, il temibile capo dell’Ittoryu, in un impervio sentiero costipato di morte.
La storia ha un ritmo scostante, se all’inizio la narrativa è al fulmicotone e decisamente briosa, il mangaka lascia presto spazio ad un ritmo più cadenzato e blando per favorire uno sviluppo meno repentino (salvo poi tornare vorticoso nell’iconico finale).
In questo ha sicuramente inciso la lunghissima vita editoriale del manga, con la serializzazione iniziata nel 1993 e conclusasi nel 2012;
diciannove anni in cui l’autore si è documentato, maturando uno stile più romanzesco e ragionato rispetto agli albori. L’inaspettato successo ha finito inevitabilmente con l’incidere sulla longevità del racconto, immaginato inizialmente molto più conciso; l’aggiunta di trame verticali (sopratutto nell’arcata centrale) intacca la solidità di una comunque validissima sceneggiatura. L’immaturità di una penna giovane agli inizi si scorge in qualche leggerezza narrativa sparsa qua e là, specialmente nella prima metà del racconto, vedasi i capitoli dedicati all’ottenimento del lasciapassare, ma se pensiamo di essere di fronte ad un’opera d’esordio, capiamo quanto “L’immortale”, nella sua integrità, sia un qualcosa di molto vicino al miracoloso.
Samura dipinge un giappone brutale, spietato, bramoso; senza troppi fronzoli assistiamo a stupri, femminicidi e vere e proprie corse al massacro tra giochi di potere e duelli all’ultimo sangue.
Se ho già incensato a più riprese il graffiante e inimitabile tratto del mangaka, a onor del vero va detto che proprio nei combattimenti e nelle fasi più concitate gli splendidi disegni mostrano il fianco. L’autore si dimostra eccezionale nel realizzare personaggi in pose statuarie, regalandoci alcuni “fermoimmagine” da hall of fame, tuttavia le scene d’azione risultano sovente confusionarie, e visto il gran numero di combattimenti presenti nel manga è un qualcosa di cui bisogna tener conto.
La “pesantezza” del tratto non aiuta a distinguere i colpi, e spesso si fatica a seguire gli incroci di spada. L’esito dei duelli è quasi sempre il medesimo, con Manji vittorioso e smembrato e Rin che ne raccoglie le membra sparpagliate per tutto il “ring”.
Non mancano scontri epici ed al cardiopalma, ma l’autore punta molto più sul pathos che sulla spettacolarità pura, e complice un testo denso di prosa riesce a toccare altissimi picchi emotivi.
I personaggi sono caratterizzati magistralmente; Samura riesce a donare a tutti un valido motivo per brandire la spada, regalandoci scontri tra ferrei ideali in fiumi di emozioni in cui spesso bene e male confluiscono nello stesso limbo. Per esempio, nonostante le azioni da lui svolte siano decisamente deprecabili, Kagimura Habaki, (che potremmo quasi definire il precursore della Lady Eboshi di “Princess Mononoke”), è un personaggio che non si riesce a biasimare fino in fondo. Ha compiuto tremendi esperimenti sui detenuti per cercare di comprendere l’immortalità di Manji, ma si è anche preso cura del figlio di Giichi come aveva promesso; e qui viene in mente il parallelismo con la padrona Eboshi di Miyazaki, la quale disboscava e uccideva gli animali della foresta per espandere la città, ma garantiva cure a tutti i lebbrosi, giocando un intrigante ruolo di assassina-salvatrice.
Come non citare poi il poeta-samurai a tre teste Kuroi Sabato, l’assassino della madre di Rin; precocemente “bruciato” dall’autore e ripreso in seguito in diversi flashback.
“Un fiore di agrumi si dischiude nell’ombra. Non vedendo la sua figura mi sento impazzire”.
Ed un villain come Shira, la perversione fatta essere umano, in grado di inquietare il lettore ad ogni sua entrata. La scena in cui convince Rin a mangiare il suo cane facendole credere inizialmente fosse carne di cinghiale la dice lunga sul losco figuro.
I suoi combattimenti sono delle autentiche mattanze, spettacoli raccapriccianti pregni di uomini fatti a pezzi e donne stuprate prima di essere mutilate dalla sua lama seghettata, utile a far patire alle vittime il massimo del dolore.
Ma il fiore all’occhiello di un Pantheon personaggi di grande caratura è senza dubbio Kagehisa Anotsu, il personaggio meglio scritto dell’intera opera.
A cui si è ispirato anche Masashi Kishimoto per la creazione di Sasuke.
“Porteremo ai dormienti un risveglio e un incubo a chi non vorrà destarsi”.
Effeminato nei tratti somatici e straordinariamente forte nell’arte della spada (qui si ricalca la figura vincente del Griffith di Miura), il capo dell’Ittoryu è un individuo estremamente ambizioso e carismatico, in grado di suscitare adulazione e sudditanza verso tutti coloro i quali hanno la fortuna di incontrarlo nel proprio cammino.
Anche Rin stessa cadrà vittima del carisma di Kagehisa, maturando sempre più un sentimento di idolatria nei confronti di colui che ha sterminato la sua famiglia.
Questo la porterà più volte a titubare sulla bontà della decisione presa di vendicare i suoi cari, facendola a tratti apparentemente allontanare dal desiderio di ucciderlo.
“La vendetta non serve ai nostri cari defunti, ma è solo per noi stessi. È un atto estremamente egoistico, un modo per convincerci in tutto questo dolore che la nostra mediocre esistenza abbia ancora un senso”.
L’autore sviscera il concetto di vendetta, switchando più volte il piano prospettico al lettore, un momento ti auspichi che la vendetta di Rin si compia, ed un attimo dopo ti domandi quanto sia giusto che ciò avvenga.
Ciò che resta alla fine, dopo una macabra ed estenuante orgia di violenza, sono soltanto impetuosi fiumi di sangue, da cui però i morti non riemergono.
La contestualizzazione storica, seppur abbastanza approssimativa, e per ammissione dello stesso autore figlia di una mente all’epoca tutt’altro che ferrata in materia, risulta convincente ed immersiva.
Si respira l’aria di opere ben più precise dal punto di vista prettamente nozionistico, con un’atmosfera che a volte ricorda i grandi classici di Kazuo Kamimura.
Le donne, inclini a prostituirsi per vivere, e ancora non integrate, sono spesso sottomesse e strumentalizzate verosimilmente a quanto storicamente avveniva.
L’onore è il valore massimo di un uomo, e nelle vie imperversano malattie come il tetano e la tubercolosi, ben più debilitanti e difficili da curare rispetto ad oggi.
Il lettore è proiettato in un Giappone ostico e mutevole, nascente e morente allo stesso tempo; il vecchio che muore per far spazio al nuovo.
Emblematica in tal senso l’ascesa al potere di Kagehisa Anotsu a discapito di suo nonno.
Un bambino che diventa uomo.
Edo che diventerà Tokyo.
Hiroaki Samura muove lucide critiche all’occidentalizzazione, in particolare alla sperimentazione medica e a ciò che essa intende per progresso, senza mai demonizzare e donando sempre più possibili prospettive.
Se alle molteplici chiavi di lettura e al massiccio substrato interpretativo aggiungiamo qualche esistenziale riflessione filosofica sull’immortalità, alternata a momenti di poesia pura in cui i personaggi danno sfoggio di tutta la loro morale, abbiamo il mosaico di un manga dalla grande levatura contenutistica.
Interessante il rapporto tra Rin e Manji; nonostante non sbocci mai la love story che all’inizio sembrava essere tratteggiata dall’autore, l’evoluzione del loro legame in un rafforzamento che li porta oltre l’amore fraterno, finisce con lo stringere il cuore al lettore. All’inizio Manji si unisce alla piccola Rin perché gli ricorda la sorellina defunta, ma capiremo che il suo non è soltanto un egoistico desiderio catartico. I due, sfida dopo sfida, appaiono sempre più uniti e indissolubili, fino a non poter più fare a meno l’uno dell’altro.
“Mugen no jûnin” ha influenzato e contaminato non solo il medium del fumetto.
Hidetaka Miyazaki per la creazione del concetto di non-morte in “Demon’s Souls”, si ispirò, tra le altre cose, anche all’opera prima di Samura; cosa ancora più evidente in “Sekiro”.
Cosi come Schinichirō Watanabe per il plot di “Samurai Champloo”, che strizza l’occhio a “Mugen no jûnin” per tutta la sua durata, citandolo anche a più riprese.
E Quentin Tarantino con “Kill Bill”, che in quanto a manga non prende solo da “Lady Snowblood”, con cui l’accostamento é più immediato grazie anche all’evidente richiamo estetico. Il fumetto vanta anche un adattamento anime (fin troppo snellito) di 24 episodi, e un lungometraggio diretto da Takashi Miike uscito nel 2017.
“Mugen no jûnin” non vuole essere un’opera realistica; seppur la componente fantasy sia quasi esclusivamente relativa al kessenchu, risultando sempre ponderata e mai invasiva, la “forza disumana” dei personaggi e la teatrale efferatezza dei combattimenti, con uomini che vengono tagliuzzati come origami e fatti a pezzi come se avessero le carni di burro, ci illumina sulle intenzioni tutt’altro che simulative di Samura.
“L’immortale” é una storia estremamente violenta, e il sangue è il fluido scelto dall’autore per veicolarci il suo racconto, istrionico ma denso di significato, dalle cui pagine fuoriesce tutta l’oscurità dell’animo umano.
Un seinen d’autore, capace di regalare veri e propri quadri da consegnare alla galleria immagini della nostra memoria.
Cinico e disilluso nei risvolti, senza edulcorazione alcuna né tantomeno plot twist studiati a tavolino per fini commerciali, “Mugen no jûnin” ti attraversa, ti trapassa, come un colpo di katana.
“Morire prima di raggiungere lo scopo… O vivere a lungo senza comunque giungervi… Cos’è più doloroso?”
Serializzato sulla rivista “Afternoon” dal 1993 al 2012 e recentemente riproposto in Italia dalla Panini in una edizione deluxe da 15 volumi.
Questo manga ha come tema principale la vendetta ed è questa che giustifica il viaggio della protagonista Asano Rin, ma l’elemento più affascinante è come il sentimento di venga fatto sfumare. Con il corso della storia e quindi del tempo è naturale che si creino delle contraddizioni, dei dubbi sul proprio sentimento di vendetta violenta e l’autore Hiroaki Samura riesce perfettamente a lasciare questo senso di dubbio che diventa sempre più costante. Nella storia vengono trattati anche altri temi, come il non voler essere dimenticati, il legame tra genitori e figli o le ossessioni, ma tutto viene inteso sotto il minimo comune denominatore che il tempo fa sfumare ogni volontà e sentimento. L’emblema di questo sfumare è l’altro protagonista Manji che data la sua immortalità viene usato come una capsula del tempo e vengono affidate a lui, direttamente o indirettamente, le volontà o i ricordi, ma queste non potranno che finire scordate.
Prima di arrivare ad una tale profondità il manga ha dovuto attraversare alcune fasi, tutte ammesse dallo stesso autore nella postfazione del quindicesimo volume della “complete edition”. L’Immortale è stata la sua prima opera serializzata ed ha iniziato a scriverla quando aveva attorno ai 20 anni e pertanto pecca di inesperienza. Infatti i primi volumi contengono troppe storie frammentante che vagamente riconducono ad una storia generale e mai si sarebbe potuto immaginare il percorso che avrebbe preso la narrazione. Ad accompagnare questa frammentazione c’è un disegno sporco che aggiunge altra confusione su quella già presente, toccando picchi assoluti negli scontri che risultano incomprensibili. L’autore era un vulcano di idee e voleva disegnare tutto ciò che pensava. Con il procedere dei volumi e con la crescita del mangaka viene rifinita la storia tratteggiando un continuo chiaroscuro morale dei personaggi e viene delineato il “dubbio” come descritto precedentemente. A pari passo con la storia si evolve anche il disegno che diventa man mano più chiaro e dettagliato, sempre mantenendo lo stile a bozzetto tipico del manga.
Nella mia valutazione il manga è zavorrato dalla prima parte, i primi 5 volumi, che spesso mi hanno fatto ripensare al mio acquisto, ma ora che è terminata la pubblicazione ed ho letto tutto posso capire lo spessore di questa opera coronata dagli ultimi due volumi che hanno un livello di poesia sublime sia nella narrazione che nei disegni.
Questo manga ha come tema principale la vendetta ed è questa che giustifica il viaggio della protagonista Asano Rin, ma l’elemento più affascinante è come il sentimento di venga fatto sfumare. Con il corso della storia e quindi del tempo è naturale che si creino delle contraddizioni, dei dubbi sul proprio sentimento di vendetta violenta e l’autore Hiroaki Samura riesce perfettamente a lasciare questo senso di dubbio che diventa sempre più costante. Nella storia vengono trattati anche altri temi, come il non voler essere dimenticati, il legame tra genitori e figli o le ossessioni, ma tutto viene inteso sotto il minimo comune denominatore che il tempo fa sfumare ogni volontà e sentimento. L’emblema di questo sfumare è l’altro protagonista Manji che data la sua immortalità viene usato come una capsula del tempo e vengono affidate a lui, direttamente o indirettamente, le volontà o i ricordi, ma queste non potranno che finire scordate.
Prima di arrivare ad una tale profondità il manga ha dovuto attraversare alcune fasi, tutte ammesse dallo stesso autore nella postfazione del quindicesimo volume della “complete edition”. L’Immortale è stata la sua prima opera serializzata ed ha iniziato a scriverla quando aveva attorno ai 20 anni e pertanto pecca di inesperienza. Infatti i primi volumi contengono troppe storie frammentante che vagamente riconducono ad una storia generale e mai si sarebbe potuto immaginare il percorso che avrebbe preso la narrazione. Ad accompagnare questa frammentazione c’è un disegno sporco che aggiunge altra confusione su quella già presente, toccando picchi assoluti negli scontri che risultano incomprensibili. L’autore era un vulcano di idee e voleva disegnare tutto ciò che pensava. Con il procedere dei volumi e con la crescita del mangaka viene rifinita la storia tratteggiando un continuo chiaroscuro morale dei personaggi e viene delineato il “dubbio” come descritto precedentemente. A pari passo con la storia si evolve anche il disegno che diventa man mano più chiaro e dettagliato, sempre mantenendo lo stile a bozzetto tipico del manga.
Nella mia valutazione il manga è zavorrato dalla prima parte, i primi 5 volumi, che spesso mi hanno fatto ripensare al mio acquisto, ma ora che è terminata la pubblicazione ed ho letto tutto posso capire lo spessore di questa opera coronata dagli ultimi due volumi che hanno un livello di poesia sublime sia nella narrazione che nei disegni.
Sfiora quasi la perfezione: la trama è da dieci, i personaggi sono bene sviluppati (altro dieci) ma l’esecuzione (il disegno) è da otto perché in molti episodi si “sporca”.
(attenzione spoiler) Partito da un input semplice un protagonista (Manji) ha ucciso cento persone e divenuto immortale si autocondanna ad uccidere mille persone malvagie per espiare il suo crimine, l’altra protagonista (Rin) lo assolda per vendicare la sua famiglia uccisa da un gruppo di guerrieri chiamato Ittoryu… ma dov’è il bene e dov’è il male?
Ci sono molti personaggi personaggi secondari che partecipano in questa lotta, a volte come assassini a volte come vittime ma per quanto granitica sia la loro certezza noi ci chiederemo ne vale la pena?
Il capo dell’Ittoryu Anotsu è malvagio, si forse all’inizio può sembrare tale, ma col tempo apprezzeremo la sua forza e i suoi dubbi, dubbi che non gli impediranno di percorrere la sua strada, il suo “bushi” per quanto disprezzi i samurai che gli si oppongono perché troppo “mollaccioni”, la via della spada è una via dura e non un esibizione, lui vuole ridare ai samurai l’orgoglio di essere forti.
Un altro malvagio che appare nel corso del manga è Habaki il capo delle guardie, troppo quadrato per poter essere simpatico, che però sacrificherà tutto quello che possiede per far rispettare ciò che è il suo credo, la volontà del governo… sacrificherà beni, famiglia e vita quindi alla fine sarà un perdente e di solito questi tipi di perdenti mi piacciono, ma in questo caso mi viene da chiedermi se era un uomo coerente o un idiota.
Nella vita spesso soffriamo e facciamo soffrire e in questo fumetto dove morti ed uccisioni non mancano spesso si parla di vendetta, ma sangue chiama sangue all’infinito, chi è vittima diventa assassino prossimo bersaglio di una vendetta…
E cosa rimane? Anotsu decide di far rimanere il nome della sua scuola di scherma, la quale in compenso sarà distrutta completamente, lui compreso. La fama delle sue azioni che per detta di lui stesso durerà una ventina d’anni vale la morte di decine di persone, lui compreso?
Accanto a questi quattro personaggi ne troveremo molti altri che lasciano il segno con varie molle che li spingono a lottare, forse morire, forse sperare… si questo è un titolo che chi non odia il genere splatter (qui il sangue scorre a fiumi) deve leggere.
(attenzione spoiler) Partito da un input semplice un protagonista (Manji) ha ucciso cento persone e divenuto immortale si autocondanna ad uccidere mille persone malvagie per espiare il suo crimine, l’altra protagonista (Rin) lo assolda per vendicare la sua famiglia uccisa da un gruppo di guerrieri chiamato Ittoryu… ma dov’è il bene e dov’è il male?
Ci sono molti personaggi personaggi secondari che partecipano in questa lotta, a volte come assassini a volte come vittime ma per quanto granitica sia la loro certezza noi ci chiederemo ne vale la pena?
Il capo dell’Ittoryu Anotsu è malvagio, si forse all’inizio può sembrare tale, ma col tempo apprezzeremo la sua forza e i suoi dubbi, dubbi che non gli impediranno di percorrere la sua strada, il suo “bushi” per quanto disprezzi i samurai che gli si oppongono perché troppo “mollaccioni”, la via della spada è una via dura e non un esibizione, lui vuole ridare ai samurai l’orgoglio di essere forti.
Un altro malvagio che appare nel corso del manga è Habaki il capo delle guardie, troppo quadrato per poter essere simpatico, che però sacrificherà tutto quello che possiede per far rispettare ciò che è il suo credo, la volontà del governo… sacrificherà beni, famiglia e vita quindi alla fine sarà un perdente e di solito questi tipi di perdenti mi piacciono, ma in questo caso mi viene da chiedermi se era un uomo coerente o un idiota.
Nella vita spesso soffriamo e facciamo soffrire e in questo fumetto dove morti ed uccisioni non mancano spesso si parla di vendetta, ma sangue chiama sangue all’infinito, chi è vittima diventa assassino prossimo bersaglio di una vendetta…
E cosa rimane? Anotsu decide di far rimanere il nome della sua scuola di scherma, la quale in compenso sarà distrutta completamente, lui compreso. La fama delle sue azioni che per detta di lui stesso durerà una ventina d’anni vale la morte di decine di persone, lui compreso?
Accanto a questi quattro personaggi ne troveremo molti altri che lasciano il segno con varie molle che li spingono a lottare, forse morire, forse sperare… si questo è un titolo che chi non odia il genere splatter (qui il sangue scorre a fiumi) deve leggere.
Un manga fantastico di Hiroaki Samura, ambientato nell’epoca dello Shogunato Tokugawa (era Tenmei, 18° secolo). È la storia di Rin Asano, una fanciulla la cui famiglia viene assassinata dal dojo rivale dell'Itto-ryu, chee decide di vendicarsi con l'aiuto di Manji, un abile spadaccino che incontra durante il suo viaggio, detto "l'uccisore di cento samurai", e per questo ricercato dai soldati dello shōgun. Manji ha una maledizione: un verme che fu inserito nel suo corpo e che lo guarisce ad ogni evento traumatico, per liberarsi del quale Manji deve uccidere mille uomini che abbiano commesso crimini.
Manji accetta la richiesta di Rin, caduta come manna dal cielo per dagli modo di sfuggire alla sua maledizione e insieme vanno alla ricerca dei membri dell’Ittoryu e del loro capo dojo Kagehisa Anotsu, anche lui delineato perfettamente dalla matita del mangaka.
Una storia semplice ma intrigante, anche lenta in alcune parti ma non lo trovo un difetto. Alcune parti sembrano fatte apposta per farci apprezzare meglio lo stile grafico unico del mangaka, con inquadrature non convenzionali e lo studio quasi maniacale dei dettagli, dai visi, alle mani e piedi, alle spade e agli sfondi. Bellissime e curate, anche se al primo sguardo non sembrerebbe, le scene di lotta e struggenti le tavole con le scene dove emergono i sentimenti dei personaggi. Consigliatissimo.
Manji accetta la richiesta di Rin, caduta come manna dal cielo per dagli modo di sfuggire alla sua maledizione e insieme vanno alla ricerca dei membri dell’Ittoryu e del loro capo dojo Kagehisa Anotsu, anche lui delineato perfettamente dalla matita del mangaka.
Una storia semplice ma intrigante, anche lenta in alcune parti ma non lo trovo un difetto. Alcune parti sembrano fatte apposta per farci apprezzare meglio lo stile grafico unico del mangaka, con inquadrature non convenzionali e lo studio quasi maniacale dei dettagli, dai visi, alle mani e piedi, alle spade e agli sfondi. Bellissime e curate, anche se al primo sguardo non sembrerebbe, le scene di lotta e struggenti le tavole con le scene dove emergono i sentimenti dei personaggi. Consigliatissimo.
"L'immortale" è uno di quei manga che tutti dovrebbero leggere.
La vicenda segue le avventure di Manji e Rin nella loro lotta contro l'Itto-Ryu per la bellezza di 30 volumi. Detto cosi potrebbero sembrare un numero esagerato, ma sono tutti necessari per arrivare alla spettacolare conclusione. La storia non è tirata per le lunghe, in ogni capitolo si trovano nuovi colpi di scena e avvincenti battaglie.
I disegni fanno apprezzare ancora di più questa serie, che già dalla trama risulta interessante. Ogni vignetta è un opera d'arte, i paesaggi sembrano dei quadri e sia gli sfondi che i personaggi sono ricchi di dettagli.
Poi, lo stile di disegno dell'autore rende al meglio la brutalità delle battaglie e l'espressività dei volti.
I personaggi sono carismatici e interessanti, ognuno con i suoi pregi e difetti. Non sono i soliti stereotipi di caratteri visti e rivisti centinaia di volte.
Ognuno di loro riesce a lasciare il segno e a risultare indimenticabile, perfino i personaggi secondari, che in molte serie sono piatti quasi quanto lo sfondo.
Inoltre, la maturazione di tutti loro, non è forzata, ma una conseguenza degli avvenimenti accaduti.
Se all'inizio della serie i cattivi sembravano palesi, più passa il tempo, più ci si fa coinvolgere e i confini tra giusto e sbagliato si fanno sottili.
L'Itto-Ryu, lo Shogun o gli stessi Rin e Manji. Chi sono i veri malvagi della situazione?
Tutto porta inesorabilmente verso il magnifico e malinconico finale, che conclude una delle serie più belle che io abbia mai letto.
Un manga che ha davvero tutto. Mi è impossibile non dargli un 10 pieno.
Consigliatissimo a tutti.
La vicenda segue le avventure di Manji e Rin nella loro lotta contro l'Itto-Ryu per la bellezza di 30 volumi. Detto cosi potrebbero sembrare un numero esagerato, ma sono tutti necessari per arrivare alla spettacolare conclusione. La storia non è tirata per le lunghe, in ogni capitolo si trovano nuovi colpi di scena e avvincenti battaglie.
I disegni fanno apprezzare ancora di più questa serie, che già dalla trama risulta interessante. Ogni vignetta è un opera d'arte, i paesaggi sembrano dei quadri e sia gli sfondi che i personaggi sono ricchi di dettagli.
Poi, lo stile di disegno dell'autore rende al meglio la brutalità delle battaglie e l'espressività dei volti.
I personaggi sono carismatici e interessanti, ognuno con i suoi pregi e difetti. Non sono i soliti stereotipi di caratteri visti e rivisti centinaia di volte.
Ognuno di loro riesce a lasciare il segno e a risultare indimenticabile, perfino i personaggi secondari, che in molte serie sono piatti quasi quanto lo sfondo.
Inoltre, la maturazione di tutti loro, non è forzata, ma una conseguenza degli avvenimenti accaduti.
Se all'inizio della serie i cattivi sembravano palesi, più passa il tempo, più ci si fa coinvolgere e i confini tra giusto e sbagliato si fanno sottili.
L'Itto-Ryu, lo Shogun o gli stessi Rin e Manji. Chi sono i veri malvagi della situazione?
Tutto porta inesorabilmente verso il magnifico e malinconico finale, che conclude una delle serie più belle che io abbia mai letto.
Un manga che ha davvero tutto. Mi è impossibile non dargli un 10 pieno.
Consigliatissimo a tutti.
Evito di riscrivere il riassunto della trama visto che è già esposta qui in alto. Cosa cerchiamo dalla lettura di un fumetto? Nello specifico di un manga?
Qualsiasi cosa stiate cercando L'Immortale la possiede e la esprime a livelli altissimi.
Se cercassimo un fumetto dal disegno sublime che ci tenga incollati a pagine senza dialoghi ma riempite solo da scenari mozzafiato e combattimenti a cardiopalmo "L'Immortale" ha uno dei disegni più bello che siano mai stati espressi dal fumetto giapponese, il tratto di Samura è elegante, dettagliato e sporco allo stesso tempo, fluido, a volte graffiante, in definitiva superbo.
Difficilmente un manga o un fumetto però possono essere ritenuti capolavori esclusivamente grazie al disegno (ritengo "L'Immortale" uno dei più grandi capolavori manga e del fumetto più in generale), è infatti necessaria anche una trama avvincente, magari avventurosa come in questo caso, che sappia farci appassionare volume dopo volume e domandarci che ne sarà dei protagonisti, anche qui quest'opera riesce a soddisfare pienamente il lettore con una trama ben articolata che parte forte sin dai primi volumi per attirare l'attenzione dello spettatore che rimarrà spiazzato dalla repentinità degli eventi, per poi rallentare momentaneamente nei volumi centrali ricchi di spiegazioni, in particolare sul mistero dell'immortalità che avvolge il protagonista; arrivando poi quasi alla perfezione negli ultimi 7-8 volumi che culminano in uno dei finali più belli e malinconici che abbia avuto il piacere di leggere.
Che dire poi dei personaggi? Semplicemente magnifici: diversi, affascinanti, caratterizzati alla perfezione, ognuno con le proprie preferenze, idee ,armi e movenze.
Dal carismatico capo dell'Ittoryu (la scuola di spada contro cui i protagonisti Manji e Rin dovranno misurarsi), Anotsu, al silenzioso Giichi, l'astuta Hyakurin, il bizzarro Kuroi o lo spietato Shira, tutti personaggi che difficilmente si possono dimenticare, ma in questo manga sono decine e decine i personaggi che fanno la loro comparsa e lasciano un segno profondo nella storia.
Se ancora queste qualità non dovessero bastare "L'Immortale" è anche un manga profondo, dove i diversi pensieri vengono espressi dai personaggi e a causa loro spesso si scontrano inevitabilmente, l'azione e l'avventura sono sempre bilanciate da momenti di riflessione, tenerezza o sensualità. Qualcuno potrebbe poi storcere il naso di fronte ad una esagerazione che sfocia a volte nel pulp, ma personalmente ho trovato molto piacevole questa voluta esasperazione di alcune scene.
"L'Immortale" come si sarà capito è il mio fumetto preferito, ma vedendo anche le altre recensioni è chiaro che si tratti di un'opera di primissimo livello non solo per il sottoscritto. Consiglio a tutti gli amanti del genere seinen e in particolare del manga storico la lettura, che probabilmente richiederà un certo sacrificio in termini economici data la rarità dell'opera e l'elevato prezzo non solo dei rivenditori ma anche dell'edizione in se ( 7 euro non sono pochi ) .
Qualsiasi cosa stiate cercando L'Immortale la possiede e la esprime a livelli altissimi.
Se cercassimo un fumetto dal disegno sublime che ci tenga incollati a pagine senza dialoghi ma riempite solo da scenari mozzafiato e combattimenti a cardiopalmo "L'Immortale" ha uno dei disegni più bello che siano mai stati espressi dal fumetto giapponese, il tratto di Samura è elegante, dettagliato e sporco allo stesso tempo, fluido, a volte graffiante, in definitiva superbo.
Difficilmente un manga o un fumetto però possono essere ritenuti capolavori esclusivamente grazie al disegno (ritengo "L'Immortale" uno dei più grandi capolavori manga e del fumetto più in generale), è infatti necessaria anche una trama avvincente, magari avventurosa come in questo caso, che sappia farci appassionare volume dopo volume e domandarci che ne sarà dei protagonisti, anche qui quest'opera riesce a soddisfare pienamente il lettore con una trama ben articolata che parte forte sin dai primi volumi per attirare l'attenzione dello spettatore che rimarrà spiazzato dalla repentinità degli eventi, per poi rallentare momentaneamente nei volumi centrali ricchi di spiegazioni, in particolare sul mistero dell'immortalità che avvolge il protagonista; arrivando poi quasi alla perfezione negli ultimi 7-8 volumi che culminano in uno dei finali più belli e malinconici che abbia avuto il piacere di leggere.
Che dire poi dei personaggi? Semplicemente magnifici: diversi, affascinanti, caratterizzati alla perfezione, ognuno con le proprie preferenze, idee ,armi e movenze.
Dal carismatico capo dell'Ittoryu (la scuola di spada contro cui i protagonisti Manji e Rin dovranno misurarsi), Anotsu, al silenzioso Giichi, l'astuta Hyakurin, il bizzarro Kuroi o lo spietato Shira, tutti personaggi che difficilmente si possono dimenticare, ma in questo manga sono decine e decine i personaggi che fanno la loro comparsa e lasciano un segno profondo nella storia.
Se ancora queste qualità non dovessero bastare "L'Immortale" è anche un manga profondo, dove i diversi pensieri vengono espressi dai personaggi e a causa loro spesso si scontrano inevitabilmente, l'azione e l'avventura sono sempre bilanciate da momenti di riflessione, tenerezza o sensualità. Qualcuno potrebbe poi storcere il naso di fronte ad una esagerazione che sfocia a volte nel pulp, ma personalmente ho trovato molto piacevole questa voluta esasperazione di alcune scene.
"L'Immortale" come si sarà capito è il mio fumetto preferito, ma vedendo anche le altre recensioni è chiaro che si tratti di un'opera di primissimo livello non solo per il sottoscritto. Consiglio a tutti gli amanti del genere seinen e in particolare del manga storico la lettura, che probabilmente richiederà un certo sacrificio in termini economici data la rarità dell'opera e l'elevato prezzo non solo dei rivenditori ma anche dell'edizione in se ( 7 euro non sono pochi ) .
Che dire di questo manga? Una lettura imperdibile,a mio parere. Samura costringe il lettore a divorare un volume dopo l'altro con quei suoi tratti grezzi e realistici, che catturano e immergono nella trama. Il protagonista al pari dei tratti potrebbe apparire un semplice bifolco ma, ad un'analisi più attenta, che l'autore ci permette di fare grazie ad un ritratto psicologico vivido e articolato, si constata la sua ricchezza emotiva. Si parla di un sopravvissuto, un uomo che ha perso ogni cosa ma che continuerà a vivere, grazie ad una maledizione, per espiare le proprie colpe, e no, non lo farà a suon di preghiere ovviamente. L'altro protagonista è una giovane ragazza, Rin, che cerca vendetta e vuole ottenerla usandolo come propria spada. L'autore, non fa l'errore di trascurare i personaggi secondari, ma li introduce alla storia fornendoci le informazioni necessarie a capirne le motivazioni che ne sottendono le azioni. Non sarà uno di quei manga epici in cui esiste un buono ed un cattivo, ma verranno dipinti personaggi veri, che spinti dalle ragioni più disparate si incontreranno e scontreranno con questo destabilizzante duo. Ho adorato la forza che permea ogni personaggio e la vasta gamma di emozioni che si sperimentano capitolo dopo capitolo. L'unico neo se proprio se ne vuol trovare uno, è la presenza di lunghi stalli nello svolgersi della trama talvolta descritta con fin troppa minuzia.
Insomma per chi apprezza i sapori forti, legga e gli saranno dati...serviti al sangue!
Insomma per chi apprezza i sapori forti, legga e gli saranno dati...serviti al sangue!
Ci sono voluti quasi vent'anni per portare a termine l'opera "massima" di Hiroaki Samura, un manga che ha richiesto un accurato lavoro di studio e ricerca per giungere alla sua conclusione.
Nonostante l'autore abbia iniziato da giovanissimo ed abbia trascorso metà della sua vita a realizzare questo manga, sembra che "L'immortale" sia un'opera di fuori di ogni linea spaziotemporale, perché è immutabile, nello stile dei disegni e nella maturità dei contenuti, dall'inizio sino alla fine.
Il disegno di Samura che contraddistingue ogni sua opera ha fatto qui la sua prima memorabile comparsa. Tratti "sporchi" ma eleganti e personaggi ben caratterizzati e facilmente riconoscibili. Samura, nonostante affermi di non aver mai apprezzato la storia del Giappone feudale, impreziosisce la sua opera con tonnellate di dettagli storici, date e fatti realmente accaduti, aggiungendoci elementi fantasy e sovrannaturali. Anche le armi che contraddistinguono ogni personaggio nella storia sono originali e ben dettagliate, nel loro funzionamento, nelle pagine extra a fine volume.
La trama vede Manji, uno spadaccino maledetto dal dono dell'immortalità per aver ucciso 100 suoi compagni, che deve accompagnare Rin, una ragazzina in cerca di vendetta per aver perso entrambi i genitori per mano dell'Itto-Ryu, una sanguinaria scuola di spada capitanata dallo spietato Kagehisa Anotsu. La mole di personaggi che i due incontreranno lungo il cammino e lo specifico ruolo che avrà ciascuno di essi all'interno del manga, renderà la trama de "L'immortale" sempre più intrigante ad ogni volume letto. Se nella storia non ci sono colpi di scena clamorosi o del tutto inaspettati, a spiccare su tutto è invece la psicologia stessa dei protagonisti e degli antagonisti, che si evolve capitolo dopo capitolo. Non ci sono buoni o cattivi ne l'Immortale, ogni personaggio ha mille sfaccettature e il lettore può scegliere per chi tifare durante il viaggio che porterà allo scontro finale.
Un finale emozionante ed epico dove il destino di ogni spadaccino si intreccia con quello degli altri e trova il suo epilogo.
Difficile non affezionarsi a Manji o Rin, difficile non essere affascinati dall'eleganza e dalla potenza di Anotsu o non rimanere colpiti dalla fame di potere di Habaki.
Nonostante qualche scena di combattimento un tantino confusionaria e qualche "plot armor" di troppo, la spettacolarità degli scontri dove si incrociano diversi stili di combattimento e filosofie di pensiero è tangibile in ogni pagina.
Personalmente ritengo che il punto più alto del manga sia a circa 3/4 dell'opera, ambientata, senza fare alcun spoiler, nelle segrete del Castello. Leggere per credere.
Un vero e proprio must nel suo genere, ritengo sia una di quelle opere che vanno lette almeno una volta nella vita. Forse non adatto a tutti per le scene cruente, ma di indubbia qualità e indiscutibile importanza nel panorama del manga moderno.
Nonostante l'autore abbia iniziato da giovanissimo ed abbia trascorso metà della sua vita a realizzare questo manga, sembra che "L'immortale" sia un'opera di fuori di ogni linea spaziotemporale, perché è immutabile, nello stile dei disegni e nella maturità dei contenuti, dall'inizio sino alla fine.
Il disegno di Samura che contraddistingue ogni sua opera ha fatto qui la sua prima memorabile comparsa. Tratti "sporchi" ma eleganti e personaggi ben caratterizzati e facilmente riconoscibili. Samura, nonostante affermi di non aver mai apprezzato la storia del Giappone feudale, impreziosisce la sua opera con tonnellate di dettagli storici, date e fatti realmente accaduti, aggiungendoci elementi fantasy e sovrannaturali. Anche le armi che contraddistinguono ogni personaggio nella storia sono originali e ben dettagliate, nel loro funzionamento, nelle pagine extra a fine volume.
La trama vede Manji, uno spadaccino maledetto dal dono dell'immortalità per aver ucciso 100 suoi compagni, che deve accompagnare Rin, una ragazzina in cerca di vendetta per aver perso entrambi i genitori per mano dell'Itto-Ryu, una sanguinaria scuola di spada capitanata dallo spietato Kagehisa Anotsu. La mole di personaggi che i due incontreranno lungo il cammino e lo specifico ruolo che avrà ciascuno di essi all'interno del manga, renderà la trama de "L'immortale" sempre più intrigante ad ogni volume letto. Se nella storia non ci sono colpi di scena clamorosi o del tutto inaspettati, a spiccare su tutto è invece la psicologia stessa dei protagonisti e degli antagonisti, che si evolve capitolo dopo capitolo. Non ci sono buoni o cattivi ne l'Immortale, ogni personaggio ha mille sfaccettature e il lettore può scegliere per chi tifare durante il viaggio che porterà allo scontro finale.
Un finale emozionante ed epico dove il destino di ogni spadaccino si intreccia con quello degli altri e trova il suo epilogo.
Difficile non affezionarsi a Manji o Rin, difficile non essere affascinati dall'eleganza e dalla potenza di Anotsu o non rimanere colpiti dalla fame di potere di Habaki.
Nonostante qualche scena di combattimento un tantino confusionaria e qualche "plot armor" di troppo, la spettacolarità degli scontri dove si incrociano diversi stili di combattimento e filosofie di pensiero è tangibile in ogni pagina.
Personalmente ritengo che il punto più alto del manga sia a circa 3/4 dell'opera, ambientata, senza fare alcun spoiler, nelle segrete del Castello. Leggere per credere.
Un vero e proprio must nel suo genere, ritengo sia una di quelle opere che vanno lette almeno una volta nella vita. Forse non adatto a tutti per le scene cruente, ma di indubbia qualità e indiscutibile importanza nel panorama del manga moderno.
L'immortale di Hirokai Samura è un'opera che non ha bisogno di presentazioni. La critica lo ha definito come uno dei migliori manga di tutti i tempi, tant'è che nel 2000 ricevette il premio Eisner negli Stati Uniti, nel 2006 vinse gli Eagle Award nel Regno Unito, ed è riconosciuta come una delle migliori opere seinen degli anni '90. Quest'opera è iniziata nel 1994 ed è terminata nel 2013, accompagnando per diciannove anni i lettori di tutto il mondo. L'immortale è, senza inutili iperboli e panegirici, una leggenda del fumetto giapponese.
Le ragioni del suo successo sono facilmente intuibili: l'indiscusso talento artistico di Samura, il quale rende alla perfezione qualunque paesaggio, rispettandone la storicità e offrendo un incredibile grado di dettaglio. I personaggi sono semplicemente perfetti: carismatici, epici, evocativi, indimenticabili. Il protagonista della serie, Manji, è talmente meritevole di elogi che lo scultore Motor Ken gli ha dedicato una action figure apposita; ma al di là del dettagli estetici e storici, l'immortale è una storia di ampio respiro che mostra un cruento Giappone feudale in cui la violenza, la morte e i soprusi sono all'ordine del giorno. L'elemento sovrannaturale è il protagonista Manji, un rōnin che ricevette da un'anziana monaca il verme del kessenchu poiché uccise cento samurai dello shogunato. La maledizione consiste in un'immortalità assoluta. Manji non può morire fintantoché non ha ucciso almeno mille criminali. Nel corso della storia Manji sarà assunto da Rin, una ragazza i cui genitori furono trucidati dall'Ittoryu, ossia una scuola di spadaccini che intende farsi un nome e farsi assumere dallo shogunato. Manji assumerà il titolo di guardia del corpo della ragazza e deciderà di affrontare l'Ittoryu, capitanata dal giovane Kagehisa Anotsu.
L'opera consta ben trenta volumi distribuiti in diciannove anni. Inutile soffermarsi sulla poetica e sulla bellezza della trama, che sa conquistare e sedurre il lettore anche nelle scene più macabre e truculente. E quando si ha il privilegio di giungere al capitolo finale, ci si rende conto della magnificenza della serie. L'immortale è un manga che non dovrebbe mancare ai veri appassionati. Da leggere, assolutamente.
Le ragioni del suo successo sono facilmente intuibili: l'indiscusso talento artistico di Samura, il quale rende alla perfezione qualunque paesaggio, rispettandone la storicità e offrendo un incredibile grado di dettaglio. I personaggi sono semplicemente perfetti: carismatici, epici, evocativi, indimenticabili. Il protagonista della serie, Manji, è talmente meritevole di elogi che lo scultore Motor Ken gli ha dedicato una action figure apposita; ma al di là del dettagli estetici e storici, l'immortale è una storia di ampio respiro che mostra un cruento Giappone feudale in cui la violenza, la morte e i soprusi sono all'ordine del giorno. L'elemento sovrannaturale è il protagonista Manji, un rōnin che ricevette da un'anziana monaca il verme del kessenchu poiché uccise cento samurai dello shogunato. La maledizione consiste in un'immortalità assoluta. Manji non può morire fintantoché non ha ucciso almeno mille criminali. Nel corso della storia Manji sarà assunto da Rin, una ragazza i cui genitori furono trucidati dall'Ittoryu, ossia una scuola di spadaccini che intende farsi un nome e farsi assumere dallo shogunato. Manji assumerà il titolo di guardia del corpo della ragazza e deciderà di affrontare l'Ittoryu, capitanata dal giovane Kagehisa Anotsu.
L'opera consta ben trenta volumi distribuiti in diciannove anni. Inutile soffermarsi sulla poetica e sulla bellezza della trama, che sa conquistare e sedurre il lettore anche nelle scene più macabre e truculente. E quando si ha il privilegio di giungere al capitolo finale, ci si rende conto della magnificenza della serie. L'immortale è un manga che non dovrebbe mancare ai veri appassionati. Da leggere, assolutamente.
L'immortale racconta le vicende di Rin e Manji, un samurai immortale.
Questa serie in tutto l'arco dei suoi 30 volumi mantiene sempre livelli alti, e nel finale ancor di più. Sono rimasto molto colpito dalla bravura dell'autore nel portare avanti la trama senza nessuna nota negativa, i 30 volumi possono sembrare tanti, ma credetemi sembreranno pochi.
I personaggi hanno tutti un carisma incredibile, sopratutto:
Manji e Kagehisa Anotsu, il principale antagonista di questa serie, Shira (uno dei personaggi più cattivi che abbia mai visto in un manga, darà parecchie noie a Manji), Taito Magatsu il vice di Anotsu di un gruppo chiamato Itto-ryu, leggendo la descrizione del manga capirete quale e Habaki, che rispecchia il vero e proprio Samurai con la "S" maiuscola! Ma un pò tutti i personaggi secondari e non vi colpiranno è uno dei pezzi forti del manga.
Manji è un un dark-hero se vogliamo, non è proprio il protagonista più buono e puro dei manga... oserei dire che nel corso del manga sembrerà più buono Anotsu, che lui. Invece Rin all'inizio è una ragazzina ingenua, ma nel corso del manga diventa davvero una donna forte e decisa a proseguire nel suo intento finale. L'evoluzione di Rin è una delle cose più belle del manga.
Per quanto riguarda l'ambientazione è ben dettagliata e ben scritta. Il disegno dell'autore è fatto per disegnarla, ogni tavola sembra quasi un dipinto a olio, assolutamente affascinante. Una gioia per gli occhi.
Gli scontri sono cruenti, sanguinosi, e in alcune scene dei veri e propri massacri, ma non mancheranno anche strategia e questa cosa io l'ho apprezzata davvero tanto, credo che rispecchi i veri scontri di quel periodo.
Inoltre l'autore ama mettere delle metafore davvero significative, che ti colpiscono. Il rapporto tra Rin e Manji a volte cade nel romantico in senso amoroso , e altre in senso fraterno a tratti anche come uno tra padre e figlia. Manji darà a Rin un senso di protezione reso davvero meravigliosamente dall'autore, uno dei rapporti più belli che abbia visto in un manga è stato bravo nel gestirlo, lasciando quel senso di imprevedibilità fino alla fine.
Il finale mi ha messo una malinconia... mi mancherà un casino questa serie, e già so che la rileggerò. Serie troppo sottovalutata e troppo poco conosciuta per il suo vero valore. Ha tutto: ambientazione bellissima, personaggi caratterizzati bene, scontri ben disegnati in cui non manca anche la strategia e poi una trama, a mio parere, bellissima, che si sposa perfettamente con il periodo che vuole raccontare l'autore... sicuramente una delle mie serie preferite, sopratutto nel finale, dove secondo me raggiunge livelli davvero, ma davvero altissimi!
Straconsigliato!
Questa serie in tutto l'arco dei suoi 30 volumi mantiene sempre livelli alti, e nel finale ancor di più. Sono rimasto molto colpito dalla bravura dell'autore nel portare avanti la trama senza nessuna nota negativa, i 30 volumi possono sembrare tanti, ma credetemi sembreranno pochi.
I personaggi hanno tutti un carisma incredibile, sopratutto:
Manji e Kagehisa Anotsu, il principale antagonista di questa serie, Shira (uno dei personaggi più cattivi che abbia mai visto in un manga, darà parecchie noie a Manji), Taito Magatsu il vice di Anotsu di un gruppo chiamato Itto-ryu, leggendo la descrizione del manga capirete quale e Habaki, che rispecchia il vero e proprio Samurai con la "S" maiuscola! Ma un pò tutti i personaggi secondari e non vi colpiranno è uno dei pezzi forti del manga.
Manji è un un dark-hero se vogliamo, non è proprio il protagonista più buono e puro dei manga... oserei dire che nel corso del manga sembrerà più buono Anotsu, che lui. Invece Rin all'inizio è una ragazzina ingenua, ma nel corso del manga diventa davvero una donna forte e decisa a proseguire nel suo intento finale. L'evoluzione di Rin è una delle cose più belle del manga.
Per quanto riguarda l'ambientazione è ben dettagliata e ben scritta. Il disegno dell'autore è fatto per disegnarla, ogni tavola sembra quasi un dipinto a olio, assolutamente affascinante. Una gioia per gli occhi.
Gli scontri sono cruenti, sanguinosi, e in alcune scene dei veri e propri massacri, ma non mancheranno anche strategia e questa cosa io l'ho apprezzata davvero tanto, credo che rispecchi i veri scontri di quel periodo.
Inoltre l'autore ama mettere delle metafore davvero significative, che ti colpiscono. Il rapporto tra Rin e Manji a volte cade nel romantico in senso amoroso , e altre in senso fraterno a tratti anche come uno tra padre e figlia. Manji darà a Rin un senso di protezione reso davvero meravigliosamente dall'autore, uno dei rapporti più belli che abbia visto in un manga è stato bravo nel gestirlo, lasciando quel senso di imprevedibilità fino alla fine.
Il finale mi ha messo una malinconia... mi mancherà un casino questa serie, e già so che la rileggerò. Serie troppo sottovalutata e troppo poco conosciuta per il suo vero valore. Ha tutto: ambientazione bellissima, personaggi caratterizzati bene, scontri ben disegnati in cui non manca anche la strategia e poi una trama, a mio parere, bellissima, che si sposa perfettamente con il periodo che vuole raccontare l'autore... sicuramente una delle mie serie preferite, sopratutto nel finale, dove secondo me raggiunge livelli davvero, ma davvero altissimi!
Straconsigliato!
Premessa: L'immortale è un capolavoro, un fumetto praticamente perfetto sotto ogni punto di vista.
Manji, il protagonista, ha ucciso 100 uomini e per punizione è stato inserito un particolare verme nel suo corpo che è in grado di rigenerargli qualunque tipo di ferita rendendolo praticamente immortale. Se vorrà liberarsi da questa maledizione dovrà uccidere altri 1000 uomini cattivi. Poi c'è Rin una ragazzina che ha perso tutta la sua famiglia massacrata dai membri dell'Ittoryu, una scuola di spada che per dimostrare di essere la più forte gira per il Giappone per sconfiggere i membri più abili delle altre scuole. Rin è mossa da sentimenti di vendetta e quando incontrerà Manji questi diverrà la sua guardia del corpo e la aiuterà nel suo obbiettivo.
Ma cosa ha di così speciale questo manga? Semplicemente ha tutto: personaggi fantastici e caratterizzati benissimo, dai protagonisti alle semplice comparse. Ci si affeziona proprio tutti: anche il più crudele dei nemici ha la sua umanità e quasi si riescono a giustificare i suoi comportamenti. Non è tutto bianco o nero ma le tonalità di grigio sono infinite: tutti hanno le loro motivazioni per quello che fanno e alla fine non si sa proprio per chi "tifare".
Rin, Manji ma anche noi ci faremo tante domande. Ha senso la vendetta? Dopo averla compiuta cosa mi rimarrà? La mia famiglia tornerà forse indietro? Perché l'hanno uccisa?
Anche l'Ittoryu ha le proprie motivazioni che lei riesce quasi a comprendere seppur non possa accettarle e se le vittime non fossero state i suoi genitori chissà cosa avrebbe pensato di loro.
Scene di azione e combattimenti ce ne sono e davvero ben realizzati ma, come detto, non è su questo che punta l'opera, anche se comunque permettono di rendere la lettura ancora più piacevole. Ripeto, "L'immortale" ha proprio tutto: personaggi profondi, storia avvincente e iontrospettiva e una sana dose di combattimenti oltre anche al classico rapporto di amicizia/amore tra i due protagonisti.
E poi ci sono i disegni, trovo che siano tra i più belli che si possano trovare in un manga: il tratto "sporco" di Samura è tanto particolare quanto bello e ogni tavola sembra un quadro. Alcune di queste sono addirttura lasciate a matita e devo dire che rendono benissimo!
Voto 9 solo perché una parte della storia mi ha convinto leggermente meno delle altre perché l'ho trovata un po' troppo lenta nel ritmo di narrazione.
Manji, il protagonista, ha ucciso 100 uomini e per punizione è stato inserito un particolare verme nel suo corpo che è in grado di rigenerargli qualunque tipo di ferita rendendolo praticamente immortale. Se vorrà liberarsi da questa maledizione dovrà uccidere altri 1000 uomini cattivi. Poi c'è Rin una ragazzina che ha perso tutta la sua famiglia massacrata dai membri dell'Ittoryu, una scuola di spada che per dimostrare di essere la più forte gira per il Giappone per sconfiggere i membri più abili delle altre scuole. Rin è mossa da sentimenti di vendetta e quando incontrerà Manji questi diverrà la sua guardia del corpo e la aiuterà nel suo obbiettivo.
Ma cosa ha di così speciale questo manga? Semplicemente ha tutto: personaggi fantastici e caratterizzati benissimo, dai protagonisti alle semplice comparse. Ci si affeziona proprio tutti: anche il più crudele dei nemici ha la sua umanità e quasi si riescono a giustificare i suoi comportamenti. Non è tutto bianco o nero ma le tonalità di grigio sono infinite: tutti hanno le loro motivazioni per quello che fanno e alla fine non si sa proprio per chi "tifare".
Rin, Manji ma anche noi ci faremo tante domande. Ha senso la vendetta? Dopo averla compiuta cosa mi rimarrà? La mia famiglia tornerà forse indietro? Perché l'hanno uccisa?
Anche l'Ittoryu ha le proprie motivazioni che lei riesce quasi a comprendere seppur non possa accettarle e se le vittime non fossero state i suoi genitori chissà cosa avrebbe pensato di loro.
Scene di azione e combattimenti ce ne sono e davvero ben realizzati ma, come detto, non è su questo che punta l'opera, anche se comunque permettono di rendere la lettura ancora più piacevole. Ripeto, "L'immortale" ha proprio tutto: personaggi profondi, storia avvincente e iontrospettiva e una sana dose di combattimenti oltre anche al classico rapporto di amicizia/amore tra i due protagonisti.
E poi ci sono i disegni, trovo che siano tra i più belli che si possano trovare in un manga: il tratto "sporco" di Samura è tanto particolare quanto bello e ogni tavola sembra un quadro. Alcune di queste sono addirttura lasciate a matita e devo dire che rendono benissimo!
Voto 9 solo perché una parte della storia mi ha convinto leggermente meno delle altre perché l'ho trovata un po' troppo lenta nel ritmo di narrazione.
Se qualcuno ha avuto il coraggio di leggere le mie recensioni (poverino) capirà che per me dare un 10 significa che il manga ha proprio zero difetti. L'immortale è questo, un manga perfetto.
Manji è il protagonista di questo Seinen dalle tinte forti. L'Itto-Ryu è una scuola di spada che per guadagnare l'egemonia del paese compie atti di vile crudeltà schiacciando le altre scuole e chi gli si para davanti. Manji è un membro di questa scuola. Ha infatti ucciso addirittura 100 samurai. La storia comincia dopo questi fatti, Manji viene "stregato" da una vecchia che per punizione ai suoi atti passati lo costringe all'immortalità attraverso un verme che, vivendo nel suo corpo, cura rapidamente le sue ferite, con questo Manji dunque non può morire. Se vuole salvarsi da questa maledizione deve redimersi uccidendo 1000 altri uomini. Incontrerà Rin Asano, una ragazza sopravvissuta allo sterminio della sua famiglia da parte di Manji e compagni dell'Itto-Ryu. Rin vuole vendicarsi uccidendo Manji ma non può farlo perché immortale, Manji è a caccia di tutti i membri ex compagni dell'Itto-Ryu per redimersi uccidendoli. Intraprenderanno quindi un cammino e uno scopo comune.
Il manga come si può evincere lascia poco spazio all'immaginazione, si parla di battaglie crude, violente, sanguinose e volte agghiaccianti. L'immortalità è un piccolo tassello irrealistico in un puzzle che invece è tutt'altro, reale, vero. Gli scontri, le tecniche, i paesaggi sono descritti alla perfezione attraverso un tratto sporco ma comprensibile. La trama si evolve con le giuste tempistiche, minuziosamente descritta.
I personaggi sono a mio avviso uno migliore dell'altro. Manji è un protagonista con un carattere che giustamente viene mantenuto rude dall'autore. Ha vissuto e visto situazioni che gli hanno cambiato la vita, anche affiancato ad una ragazzina si lascia a volte trasportare dal sentimento ma senza cambiare di una virgola il suo vero carattere barbaro. Kagehisa Anotsu, che in sostanza è il principale antagonista, è un calcolatore intelligente, forte, coraggioso e dotato di un carisma particolare. L'autore si sofferma moltissimo anche sulla sua persona, in diversi capitoli in sostanza è lui il protagonista. Bel personaggio lo è anche Taito Magatsu, con un interessante sua evoluzione durante il corso del manga.
Venendo all'edizione a questo manga è capitato di tutto. Pubblicato inizialmente a cadenze alternate nel 1997 (cambiando addirittura collana) dalla Comic Art il manga vede la luce soltanto per 9 volumi. La Comic Art fallisce e il seinen viene "rilevato" dalla Planet Manga, la quale dopo un 2/3 anni dall'uscita dal numero 9 della Comic Art - e più precisamente nel 2002 - editerà il numero 10, mantenendo formato e numerazione. Ovviamente nonostante questi accorgimenti le due edizioni era molto diverse visivamente e il pubblico richiedeva a gran voce la riedizione del manga o perlomeno dei primi 9 volumi. In contemporanea all'uscita del numero 14 quindi, bimestralmente, la Planet manga decide di rieditare i primi 9 volumi al fine di avere una edizione perlomeno intera. Ultimato questo recupero il manga è andato pressoché subito esaurito, il numero 10 (che in teoria era il numero 1 della Planet Manga) era uno dei volumi più costosi del mercato del collezionismo. Attualmente il manga è in teorica ristampa. Qualche volume è stato ristampato ma molti sono ancora esauriti.
Consiglio ovviamente a tutti di leggerlo, probabilmente partendo da zero esigerà un sacrificio economico non indifferente ma vi assicuro che questo è un manga perfetto. Consigliatissimo. Il TOP.
Manji è il protagonista di questo Seinen dalle tinte forti. L'Itto-Ryu è una scuola di spada che per guadagnare l'egemonia del paese compie atti di vile crudeltà schiacciando le altre scuole e chi gli si para davanti. Manji è un membro di questa scuola. Ha infatti ucciso addirittura 100 samurai. La storia comincia dopo questi fatti, Manji viene "stregato" da una vecchia che per punizione ai suoi atti passati lo costringe all'immortalità attraverso un verme che, vivendo nel suo corpo, cura rapidamente le sue ferite, con questo Manji dunque non può morire. Se vuole salvarsi da questa maledizione deve redimersi uccidendo 1000 altri uomini. Incontrerà Rin Asano, una ragazza sopravvissuta allo sterminio della sua famiglia da parte di Manji e compagni dell'Itto-Ryu. Rin vuole vendicarsi uccidendo Manji ma non può farlo perché immortale, Manji è a caccia di tutti i membri ex compagni dell'Itto-Ryu per redimersi uccidendoli. Intraprenderanno quindi un cammino e uno scopo comune.
Il manga come si può evincere lascia poco spazio all'immaginazione, si parla di battaglie crude, violente, sanguinose e volte agghiaccianti. L'immortalità è un piccolo tassello irrealistico in un puzzle che invece è tutt'altro, reale, vero. Gli scontri, le tecniche, i paesaggi sono descritti alla perfezione attraverso un tratto sporco ma comprensibile. La trama si evolve con le giuste tempistiche, minuziosamente descritta.
I personaggi sono a mio avviso uno migliore dell'altro. Manji è un protagonista con un carattere che giustamente viene mantenuto rude dall'autore. Ha vissuto e visto situazioni che gli hanno cambiato la vita, anche affiancato ad una ragazzina si lascia a volte trasportare dal sentimento ma senza cambiare di una virgola il suo vero carattere barbaro. Kagehisa Anotsu, che in sostanza è il principale antagonista, è un calcolatore intelligente, forte, coraggioso e dotato di un carisma particolare. L'autore si sofferma moltissimo anche sulla sua persona, in diversi capitoli in sostanza è lui il protagonista. Bel personaggio lo è anche Taito Magatsu, con un interessante sua evoluzione durante il corso del manga.
Venendo all'edizione a questo manga è capitato di tutto. Pubblicato inizialmente a cadenze alternate nel 1997 (cambiando addirittura collana) dalla Comic Art il manga vede la luce soltanto per 9 volumi. La Comic Art fallisce e il seinen viene "rilevato" dalla Planet Manga, la quale dopo un 2/3 anni dall'uscita dal numero 9 della Comic Art - e più precisamente nel 2002 - editerà il numero 10, mantenendo formato e numerazione. Ovviamente nonostante questi accorgimenti le due edizioni era molto diverse visivamente e il pubblico richiedeva a gran voce la riedizione del manga o perlomeno dei primi 9 volumi. In contemporanea all'uscita del numero 14 quindi, bimestralmente, la Planet manga decide di rieditare i primi 9 volumi al fine di avere una edizione perlomeno intera. Ultimato questo recupero il manga è andato pressoché subito esaurito, il numero 10 (che in teoria era il numero 1 della Planet Manga) era uno dei volumi più costosi del mercato del collezionismo. Attualmente il manga è in teorica ristampa. Qualche volume è stato ristampato ma molti sono ancora esauriti.
Consiglio ovviamente a tutti di leggerlo, probabilmente partendo da zero esigerà un sacrificio economico non indifferente ma vi assicuro che questo è un manga perfetto. Consigliatissimo. Il TOP.
Finalmente sto leggendo il manga che aspettavo da una vita, e ringrazio le mie amiche per avermelo prestato!
Trama: il protagonista è Manji, un samurai che non muore mai, da qui il titolo dell'opera "l'immortale". La storia evolve facendoci scoprire il perché di questo suo potere, attraverso scontri che lo vedono difensore, nonché guardia del corpo, di una ragazzina sedicenne, Rin, che ha perso l'intera famiglia. I due partono in cerca di vendetta per i genitori di Rin, alla cui violenta morte la giovane aveva assistito.
Commento: ho sempre desiderato leggere un manga come questo! Prima di tutto, odio le trame solo d'azione senza "amore" di sottofondo, le trovo aride. Ma odio anche le trame solo shojo e niente trama portante. Questa è invece la storia che stavo aspettando da secoli: finalmente una trama bella, coinvolgente, con personaggi ben delineati sia psicologicamente che fisicamente (non più i soliti bellocci e bellone dal carisma di una ciabatta), che evolve man mano, ricca di azione e che non rinuncia al "comico" di tanto in tanto. Soprattutto è affascinante il protagonista che, come si può vedere, non è un adone! È il duro della situazione, ma non rinuncia al romanticismo in compagnia di Rin... si capisce già dall'inizio che fra i due la semplice amicizia non sazierà gli istinti...
Insomma, proprio una bella storia! Carini anche i personaggi secondari, e soprattutto il "cattivo": sì, finalmente, si può parlare di un antagonista che non è "cattivo", ma semplicemente ha le sue ragioni per agire in tal modo, tanto che da un lato si patteggia anche per lui.
Infine, va sottolineata l'importanza data al contesto storico: questo manga è utile per capire molti aspetti della cultura orientale che ci sono estranei.
Disegni e sceneggiatura: bellissimi i disegni. E non si potrebbe dire altrimenti, perché ogni singolo riquadro sembra un quadro! Ben rifinito e delineato anche il modo di presentare e quindi intrecciare la trama.
Voto: 10 è anche poco. È sicuramente il manga più bello che io abbia mai letto, e ora dovrò recuperarlo tutto, dato che mi è stato prestato! Lo consiglio a chiunque, piacerà senz'altro. Certo è consigliabile ad un pubblico maturo sia per i contenuti sia per i disegni, ma a me sarebbe piaciuto anche se l'avessi letto 10 anni fa!
Trama: il protagonista è Manji, un samurai che non muore mai, da qui il titolo dell'opera "l'immortale". La storia evolve facendoci scoprire il perché di questo suo potere, attraverso scontri che lo vedono difensore, nonché guardia del corpo, di una ragazzina sedicenne, Rin, che ha perso l'intera famiglia. I due partono in cerca di vendetta per i genitori di Rin, alla cui violenta morte la giovane aveva assistito.
Commento: ho sempre desiderato leggere un manga come questo! Prima di tutto, odio le trame solo d'azione senza "amore" di sottofondo, le trovo aride. Ma odio anche le trame solo shojo e niente trama portante. Questa è invece la storia che stavo aspettando da secoli: finalmente una trama bella, coinvolgente, con personaggi ben delineati sia psicologicamente che fisicamente (non più i soliti bellocci e bellone dal carisma di una ciabatta), che evolve man mano, ricca di azione e che non rinuncia al "comico" di tanto in tanto. Soprattutto è affascinante il protagonista che, come si può vedere, non è un adone! È il duro della situazione, ma non rinuncia al romanticismo in compagnia di Rin... si capisce già dall'inizio che fra i due la semplice amicizia non sazierà gli istinti...
Insomma, proprio una bella storia! Carini anche i personaggi secondari, e soprattutto il "cattivo": sì, finalmente, si può parlare di un antagonista che non è "cattivo", ma semplicemente ha le sue ragioni per agire in tal modo, tanto che da un lato si patteggia anche per lui.
Infine, va sottolineata l'importanza data al contesto storico: questo manga è utile per capire molti aspetti della cultura orientale che ci sono estranei.
Disegni e sceneggiatura: bellissimi i disegni. E non si potrebbe dire altrimenti, perché ogni singolo riquadro sembra un quadro! Ben rifinito e delineato anche il modo di presentare e quindi intrecciare la trama.
Voto: 10 è anche poco. È sicuramente il manga più bello che io abbia mai letto, e ora dovrò recuperarlo tutto, dato che mi è stato prestato! Lo consiglio a chiunque, piacerà senz'altro. Certo è consigliabile ad un pubblico maturo sia per i contenuti sia per i disegni, ma a me sarebbe piaciuto anche se l'avessi letto 10 anni fa!
E' raro che opti di dare il massimo ad una serie, eppure L'Immortale questo 10 se lo merita proprio tutto. L'incipit narrativo ha un che di crudele ed al contempo dolce, in una storia dove si mescolano intrighi politici, ribellioni, denunce sociali, cattiveria, disperazione, sopravvivenza e sogni di un paese che cambia in una spietata realtà, ecco giungere un elemento fantastico che rende il nostro protagonista una vera e propria macchina da combattimento dai dubbi esistenziali e cuore umano, avvicinarsi ad una protagonista femminile con cui si completa in una maniera idilliaca. Se la trama rappresenta poesia pura tra una storia meravigliosa e dei personaggi estremamente ben caratterizzati, il disegno non è da meno: curato, pieno di particolari, dettagliato, ben proporzionato, ottimo uso di retini e perfetta cura delle ombre che fan sì che il lettore si innamori di ogni singola tavola. E' una storia impegnativa, interessante, godibile, ma molto impegnativa che consiglio di leggere ad un pubblico di più grandicelli e navigati, per apprezzare al meglio ogni singola perla racchiusa ne L'Immortale. Samura con questo titolo ha superato sé stesso.
L'immortale è sicuramente uno dei manga più belli che mi sia capitato di leggere negli ultimi mesi. Il disegno a mio parere è fantastico, molto realistico ed efficace. La trama sin dall'inizio si fa intrigante e nei numeri successivi migliora sempre più grazie anche a imprevedibili colpi di scena, bellissimi combattimenti e alla comparsa di nuovi personaggi sempre magnificamente caratterizzati.
Attraverso la storia si sviluppano anche riflessioni su temi abbastanza seri e maturi come la legittimità della vendetta, la libertà, l'onore etc..., e che contribuiscono all'analisi psicologica dei personaggi che a volte, mi dispiace dirlo, è un po' superficiale o comunque non molto approfondita.
L'immortale resta comunque un manga che merita davvero di essere letto!!! SuperConsigliato.
Voto:9
Attraverso la storia si sviluppano anche riflessioni su temi abbastanza seri e maturi come la legittimità della vendetta, la libertà, l'onore etc..., e che contribuiscono all'analisi psicologica dei personaggi che a volte, mi dispiace dirlo, è un po' superficiale o comunque non molto approfondita.
L'immortale resta comunque un manga che merita davvero di essere letto!!! SuperConsigliato.
Voto:9
Il manga di Samura è senza dubbio un capolavoro per quanto riguarda la ricostruzione storica e degli ambienti del periodo Edo, realizzata con un disegno che ha lo stesso stile della pittura classica giapponese, e solo per questo vale la pena di essere letto.
Nonostante non manchino le scene di combattimento, il vero punto di forza di questo fumetto sono però i ritratti psicologici con cui l'autore riesce a dare vita a personaggi straordinari.
Unica pecca, la trama ha uno svolgimento lento e le uscite molto distanziate nel tempo non aiutano il lettore a tenere desta l'attenzione; purtroppo la serie non è ancora terminata in Giappone, quindi occorre pazienza.
Nonostante non manchino le scene di combattimento, il vero punto di forza di questo fumetto sono però i ritratti psicologici con cui l'autore riesce a dare vita a personaggi straordinari.
Unica pecca, la trama ha uno svolgimento lento e le uscite molto distanziate nel tempo non aiutano il lettore a tenere desta l'attenzione; purtroppo la serie non è ancora terminata in Giappone, quindi occorre pazienza.
Fantastico! Non trovo un altro aggettivo in grado di descrivere meglio quest'opera!
Un manga storico con elementi molto forti e una trama solida e ben ampliata, con una evoluzione sia in contenuti che in forma grafica.
Si parte dai primi volumi dove oltre alla presentazione dei protagonisti, Manji il ronin immortale, Rin Asano discendente del dojo Asano in cerca di vendetta verso l'Ittoryu che ha distrutto il dojo e ucciso i suoi genitori e Kagehisa Anotsu capo dell'Ittoryu si assiste ai primi combattimenti e all'analisi psicologica di Manji e Rin... sulla giustizia e sulla vendetta, temi abbastanza adulti insomma. La caratterizzazione dei personaggi è magistrale, non si può non rimanere affascinati e immedesimarsi nei loro pensieri! Il tratto è molto particolare, Hiroaki Samura utilizza divinamente la tecnica della sfumatura e del tratteggio con pennino, dando una sensazione di calore alle tavole davvero unica (è uno dei tratti che più mi piacciono, devo ammetterlo). C'è poi una cura per i dettagli quasi maniacale, tutto è riprodotto con cura, dalle armi ai capi d'abbigliamento alle costruzione e agli sfondi (tutto molto particolare in quanto il manga è ambientato in epoca Edo).
Con il tempo si assiste ad una evoluzione delle tematiche e del tratto dell'autore: il tratto si sporca e si assottiglia, trasmettendo forse meglio la durezza e l'aspetto più cruento dell'opera, la trama si arricchisce di sottotrame e nuovi personaggi mantenendo comunque una coerenza e un filo logico con quanto già visto. Assistiamo all'entrata in scena del Mugairyu e dei suoi membri, la bionda Hyakurin, il taciturno Giichi e il sadico Shira, il viaggio in un altro han di Kagehisa con la separazione di Manji e Rin (per cui seguiamo in parallelo le strade diverse dei due che si rincontreranno molto più avanti, dopo numerosi intrecci e bellissimi colpi di scena, che non dico per non rovinare il piacere di leggere a nessuno) fino all'ultima saga degli esperimenti sull'immortalità da poco conclusa...
E' sicuramente un'opera che consiglio a tutto il pubblico maturo, che cerca un buon seinen da leggere con bella storia e bei contenuti!
Peccato poi che abbia avuto una vita editoriale abbastanza burrascosa: era pubblicato dalla fu Comic Art, che fallendo determinò l'interruzione al numero 9; i diritti furono poi acquistati dalla Panini Planet Manga, che continuò la pubblicazione dal numero 10 cambiando veste grafica e adattamento e traduzione (infatti nei primi numeri panini hanno sbagliato il nome di Taito Magatsu, chiamandolo per un po' Kaito... per fortuna si sono accorti dell'errore e hanno poi corretto nei volumi successivi) per poi riproporre nella stessa veste anche i primi numeri, continuando in parallelo a importare del Giappone i nuovi numeri.
Peccato poi che la Panini non si sia preoccupata di valorizzare al meglio quest'opera, infatti risultano esauriti alcuni numeri che non sono più stati ristampati, in particolare il numero 11 stampato in tiratura limitatissima, per la gioia di tutti gli speculatori che adesso lo vendono a 90 euro...
Spero si preoccupino presto di ristamparlo completamente per permettere a tutti di conoscere questo fantastico manga!
VOTO 10 PIENO
Un manga storico con elementi molto forti e una trama solida e ben ampliata, con una evoluzione sia in contenuti che in forma grafica.
Si parte dai primi volumi dove oltre alla presentazione dei protagonisti, Manji il ronin immortale, Rin Asano discendente del dojo Asano in cerca di vendetta verso l'Ittoryu che ha distrutto il dojo e ucciso i suoi genitori e Kagehisa Anotsu capo dell'Ittoryu si assiste ai primi combattimenti e all'analisi psicologica di Manji e Rin... sulla giustizia e sulla vendetta, temi abbastanza adulti insomma. La caratterizzazione dei personaggi è magistrale, non si può non rimanere affascinati e immedesimarsi nei loro pensieri! Il tratto è molto particolare, Hiroaki Samura utilizza divinamente la tecnica della sfumatura e del tratteggio con pennino, dando una sensazione di calore alle tavole davvero unica (è uno dei tratti che più mi piacciono, devo ammetterlo). C'è poi una cura per i dettagli quasi maniacale, tutto è riprodotto con cura, dalle armi ai capi d'abbigliamento alle costruzione e agli sfondi (tutto molto particolare in quanto il manga è ambientato in epoca Edo).
Con il tempo si assiste ad una evoluzione delle tematiche e del tratto dell'autore: il tratto si sporca e si assottiglia, trasmettendo forse meglio la durezza e l'aspetto più cruento dell'opera, la trama si arricchisce di sottotrame e nuovi personaggi mantenendo comunque una coerenza e un filo logico con quanto già visto. Assistiamo all'entrata in scena del Mugairyu e dei suoi membri, la bionda Hyakurin, il taciturno Giichi e il sadico Shira, il viaggio in un altro han di Kagehisa con la separazione di Manji e Rin (per cui seguiamo in parallelo le strade diverse dei due che si rincontreranno molto più avanti, dopo numerosi intrecci e bellissimi colpi di scena, che non dico per non rovinare il piacere di leggere a nessuno) fino all'ultima saga degli esperimenti sull'immortalità da poco conclusa...
E' sicuramente un'opera che consiglio a tutto il pubblico maturo, che cerca un buon seinen da leggere con bella storia e bei contenuti!
Peccato poi che abbia avuto una vita editoriale abbastanza burrascosa: era pubblicato dalla fu Comic Art, che fallendo determinò l'interruzione al numero 9; i diritti furono poi acquistati dalla Panini Planet Manga, che continuò la pubblicazione dal numero 10 cambiando veste grafica e adattamento e traduzione (infatti nei primi numeri panini hanno sbagliato il nome di Taito Magatsu, chiamandolo per un po' Kaito... per fortuna si sono accorti dell'errore e hanno poi corretto nei volumi successivi) per poi riproporre nella stessa veste anche i primi numeri, continuando in parallelo a importare del Giappone i nuovi numeri.
Peccato poi che la Panini non si sia preoccupata di valorizzare al meglio quest'opera, infatti risultano esauriti alcuni numeri che non sono più stati ristampati, in particolare il numero 11 stampato in tiratura limitatissima, per la gioia di tutti gli speculatori che adesso lo vendono a 90 euro...
Spero si preoccupino presto di ristamparlo completamente per permettere a tutti di conoscere questo fantastico manga!
VOTO 10 PIENO
Una delle mie serie preferite di sempre. Adoro Samura perché possiede un tratto che affascina e sa raccontare.
Qui è una storia di vendetta, riscatto e affermazione sullo sfondo di un Giappone feudale in cui fermentano i germi del cambiamento incarnati dal "cattivo" della serie, il freddo ed ambizioso giovane maestro di spada Anotsu. Sulle trecce sue e dei suoi discepoli ci sono le squadre di sicari della Bafuku, una ragazza in cerca di vendetta e un uomo di riscatto.
Sopratutto nei vecchi volumi della Comic Art i dialoghi apparivano un po' artefatti, forse per rendere una parlata distante da quella odierna, ma ho trovato impossibile non venire catturato dalla storia dell'Immortale.
Il mondo crudele e raffinato in cui si muovono i protagonisti appare ricostruito con cura, a partire dagli oggetti di uso più comune. I combattimenti sono violentissimi, i personaggi sembrano vivi. Consigliatissimo.
Qui è una storia di vendetta, riscatto e affermazione sullo sfondo di un Giappone feudale in cui fermentano i germi del cambiamento incarnati dal "cattivo" della serie, il freddo ed ambizioso giovane maestro di spada Anotsu. Sulle trecce sue e dei suoi discepoli ci sono le squadre di sicari della Bafuku, una ragazza in cerca di vendetta e un uomo di riscatto.
Sopratutto nei vecchi volumi della Comic Art i dialoghi apparivano un po' artefatti, forse per rendere una parlata distante da quella odierna, ma ho trovato impossibile non venire catturato dalla storia dell'Immortale.
Il mondo crudele e raffinato in cui si muovono i protagonisti appare ricostruito con cura, a partire dagli oggetti di uso più comune. I combattimenti sono violentissimi, i personaggi sembrano vivi. Consigliatissimo.
Bellissimo davvero storia originale e disegni curati e davvero bellissimi. Ho più di 10 anni di esperienza del mondo manga e devo dire che manga belli come questo non ce ne sono molti anzi, è uno dei pochi. forse per aver letto 9 numeri fino ad ora non ho trovato una completezza nella trama e per questo non ho voluto dare un 10, ovvero, anche se lo trovo intrigante e coinvolgente non vedo una storia molto ben strutturata.
Comunque sia lo consiglio a tutti soprattutto agli amanti del giappone medievale.
Comunque sia lo consiglio a tutti soprattutto agli amanti del giappone medievale.
Avverto che la mia opinione non sarà imparziale, perché già dal numero uno questo manga è diventato senza dubbio io mio manga preferito.
La prima cosa che colpisce è il disegno, che secondo me si abbina perfettamente alla trama della storia, non solo illustrandola ma dando la atmosfera perfetta.
Poi leggendolo ci si rende conto della accurata caratterizzazione visiva e psicologica di ogni personaggio (anche secondari) che diventano unici e inconfondibili. E poi il senso estetico di Samura, le tecniche pittoriche, le inquadrature, le scene di combattimento, dinamiche e brutali.
Si, è vero, un difetto potrebbe essere il costo, ma per un manga che esce ogni 6-8 mesi, penso che una spesa di € 7,00 sia abbastanza sopportabile. Io li pagherei anche ogni mese, ne vale la pena.
La prima cosa che colpisce è il disegno, che secondo me si abbina perfettamente alla trama della storia, non solo illustrandola ma dando la atmosfera perfetta.
Poi leggendolo ci si rende conto della accurata caratterizzazione visiva e psicologica di ogni personaggio (anche secondari) che diventano unici e inconfondibili. E poi il senso estetico di Samura, le tecniche pittoriche, le inquadrature, le scene di combattimento, dinamiche e brutali.
Si, è vero, un difetto potrebbe essere il costo, ma per un manga che esce ogni 6-8 mesi, penso che una spesa di € 7,00 sia abbastanza sopportabile. Io li pagherei anche ogni mese, ne vale la pena.
Ho iniziato a leggere i primi tre volumi ma devo dire che mi ha veramente colpito. L'autore riesce ad inserire un elemento non da poco (l'immortalità del protagonista) senza però lasciar cadere il tutto nel banale.
I disegni son davvero ottimi, all'apparenza sembrano degli stupidi schizzi, ma ci si accorge immediatamente l'estrema dettagliatezza (mio dio che italiano orrendo!!) del tratto, un tratto molto particolare ma sicuramente adattabile a tutti i gusti.
Per il momento metto 9 perchè ho letto solo i primi 3, c'è da dire che punto debole di questo fumetto è l'elevato costo: ben 7 euro ad albo anche se le pagine sono quelle di un normale fumetto...
CONSIGLIATISSIMO A TUTTI!!!
I disegni son davvero ottimi, all'apparenza sembrano degli stupidi schizzi, ma ci si accorge immediatamente l'estrema dettagliatezza (mio dio che italiano orrendo!!) del tratto, un tratto molto particolare ma sicuramente adattabile a tutti i gusti.
Per il momento metto 9 perchè ho letto solo i primi 3, c'è da dire che punto debole di questo fumetto è l'elevato costo: ben 7 euro ad albo anche se le pagine sono quelle di un normale fumetto...
CONSIGLIATISSIMO A TUTTI!!!