Ken il guerriero - Le origini del mito
Souten no Ken è un manga che non raggiunge minimamente le vette dell'originale Hokuto no Ken, in realtà ci è molto lontano.
Questo Souten no Ken, prequel del celebre Hokuto no Ken, prometteva di approfondire le origini del mondo di Kenshiro e offrire una nuova prospettiva sulla storia. Purtroppo, le aspettative non vengono mantenute per buona parte, questo è un manga che ha alcuni momenti di tensione e combattimenti molto buoni, ma perlopiù si rivela troppo prevedibile.
Le dinamiche relazionali risultano spesso scontate, e la trama si sviluppa in modo lineare e con poche sorprese, in più punti il manga è noioso, almeno per me, è la prima volta che mi capita leggendo un manga di Ken di trovarlo noioso anche in alcuni combattimenti.
Lo sviluppo dei personaggi è quasi sempre limitato, molti personaggi secondari rimangono sullo sfondo, con poco spazio per una caratterizzazione che sia degna di questo nome. Anche il protagonista, pur mostrando una crescita interiore, non riesce a sfondare e a lasciare un segno indelebile nel cuore del lettore.
Un difetto molto grossolano è che non ci sono avversari/nemici carismatici, nessuno di essi è un personaggio che resta nella memoria, nessuno. L'ultimo avversario è un personaggio interessate ma anche quello non è stato qualcosa che mi abbia fatto impazzire.
In tutto il manga non ho trovato personaggi nuovi che mi abbiano convinto, perlopiù mi hanno fatto sbadigliare.
Poi ci sono altri difetti ma non mi dilungo e concludo dicendo che questo è un manga prequel che volendo lo si può saltare senza problemi, non è una lettura indispensabile e non è neppure qualcosa di realmente buono, è il prequel di Hokuto no Ken ma rimane molto inferiore a Hokuto no Ken.
Questo Souten no Ken, prequel del celebre Hokuto no Ken, prometteva di approfondire le origini del mondo di Kenshiro e offrire una nuova prospettiva sulla storia. Purtroppo, le aspettative non vengono mantenute per buona parte, questo è un manga che ha alcuni momenti di tensione e combattimenti molto buoni, ma perlopiù si rivela troppo prevedibile.
Le dinamiche relazionali risultano spesso scontate, e la trama si sviluppa in modo lineare e con poche sorprese, in più punti il manga è noioso, almeno per me, è la prima volta che mi capita leggendo un manga di Ken di trovarlo noioso anche in alcuni combattimenti.
Lo sviluppo dei personaggi è quasi sempre limitato, molti personaggi secondari rimangono sullo sfondo, con poco spazio per una caratterizzazione che sia degna di questo nome. Anche il protagonista, pur mostrando una crescita interiore, non riesce a sfondare e a lasciare un segno indelebile nel cuore del lettore.
Un difetto molto grossolano è che non ci sono avversari/nemici carismatici, nessuno di essi è un personaggio che resta nella memoria, nessuno. L'ultimo avversario è un personaggio interessate ma anche quello non è stato qualcosa che mi abbia fatto impazzire.
In tutto il manga non ho trovato personaggi nuovi che mi abbiano convinto, perlopiù mi hanno fatto sbadigliare.
Poi ci sono altri difetti ma non mi dilungo e concludo dicendo che questo è un manga prequel che volendo lo si può saltare senza problemi, non è una lettura indispensabile e non è neppure qualcosa di realmente buono, è il prequel di Hokuto no Ken ma rimane molto inferiore a Hokuto no Ken.
Un manga su un nuovo maestro di Hokuto: si può dare un seguito (cronologicamente avanti o indietro che sia) ad un mito? In teoria sì, ma le possibilità che l’operazione riesca ottimamente sono ridotte, anche quando ad occuparsene è l’autore della precedente opera. Tuttavia il suo talento garantisce che non avremo un titolo orribile. Così è questo spin-off di Ken il guerriero, ossia non raggiunge gli stessi livelli dell’illustre predecessore ma nel riproporne le caratteristiche salienti raggiunge comunque un buon livello perché Tetsuo Hara il suo mestiere lo conosce bene. I punti positivi sono i disegni curatissimi, il ritmo (non ci si annoia mai), le spesso ottime coreografie dei combattimenti unite ad una spesso ottima tensione pre-duello, i personaggi principali hanno un loro carisma, in particolare il protagonista (sa essere un vero Kenshiro senza scopiazzare l’originale) e gli aspetti spirituali, valoriali e drammatici hanno dei buoni momenti. Inoltre c’è una apprezzabile ricostruzione storica ed è da notare anche il coraggio di Hara nel mostrare gli orrori compiuti dai nipponici nel periodo nazionalista, orrori con i quali ancora oggi il Giappone fatica a fare i conti, ma per Hara è giusto denunciare quei tradimenti dei grandi valori giapponesi.
Cosa invece non va: anche se l’intensità emotiva c’è, non raggiunge comunque gli stessi livelli del fumetto storico; il protagonista ha alcuni buoni nemici, però nessuno raggiunge il livello memorabile di Shin, Raoul o Souther; trovo che si esageri nei tratti grotteschi di alcuni nemici minori; la trama poi sembra a volte troppo dispersiva, cioè Hara fa scomparire determinati nemici (mi riferisco ai tedeschi e ai nazionalisti cinesi) troppo all’improvviso, un tipo di scomparsa che andava bene nel primo fumetto, perché nel mondo post atomico era plausibile che gli scagnozzi, riuniti intorno ad un leader, dopo la morte di quest’ultimo si disperdessero ma nel mondo pre-atomico come possono dei governi uscire di scena così, da un momento all’altro? Inoltre penso che nella parte finale Hara abbia esagerato col misticismo e il soprannaturale: anche se le arti marziali non scompaiono mai, l’ultimo scontro tra Ken e Zong-Wu pare uscito più dal mondo del Signore degli Anelli che da quello di Hokuto.
Insomma, un titolo piacevole da leggere, tuttavia il Mito è tutt’altra cosa, come voto metto 7 e mezzo, ma in realtà oscilla tra quest’ultimo e il 7.
Cosa invece non va: anche se l’intensità emotiva c’è, non raggiunge comunque gli stessi livelli del fumetto storico; il protagonista ha alcuni buoni nemici, però nessuno raggiunge il livello memorabile di Shin, Raoul o Souther; trovo che si esageri nei tratti grotteschi di alcuni nemici minori; la trama poi sembra a volte troppo dispersiva, cioè Hara fa scomparire determinati nemici (mi riferisco ai tedeschi e ai nazionalisti cinesi) troppo all’improvviso, un tipo di scomparsa che andava bene nel primo fumetto, perché nel mondo post atomico era plausibile che gli scagnozzi, riuniti intorno ad un leader, dopo la morte di quest’ultimo si disperdessero ma nel mondo pre-atomico come possono dei governi uscire di scena così, da un momento all’altro? Inoltre penso che nella parte finale Hara abbia esagerato col misticismo e il soprannaturale: anche se le arti marziali non scompaiono mai, l’ultimo scontro tra Ken e Zong-Wu pare uscito più dal mondo del Signore degli Anelli che da quello di Hokuto.
Insomma, un titolo piacevole da leggere, tuttavia il Mito è tutt’altra cosa, come voto metto 7 e mezzo, ma in realtà oscilla tra quest’ultimo e il 7.
Da grande ammiratore dei disegni di Tetsuo Hara e ricordando Buron Son come autore del mitico manga Hokuto no Ken sono stato felice di poter leggere dopo molto tempo il loro Soten no Ken pubblicato dalla Panini con il nome di Ken il guerriero – le origini del mito. Ora che lo finito posso finalmente dare il mio parere… ma sono turbato. Non nell’emozioni come mi è successo all’inizio di Kingdom o in alcuni episodi di Hokuto no Ken… sono turbato per come un fumetto che è iniziato bene sia finito male! L’inizio la saga della lotta a Shangai fra Chinpan e Fiore Rosso era da nove poi tutto a scadere con avversari sulla carta potentissimi sconfitti facilmente da un lottatore che è forte di per se senza bisogno di allenarsi o di migliorarsi. Il Kenshiro di questa saga è il più potente perché si e le altre scuole di Hokuto vengono battute perché è il destino…
Un altra cosa che non mi è piaciuta è l’ampio uso del paranormale, del sovrumano inteso come miracoli e figure oltrumane. Qualcosa del genere era successo sul finire di Hokuto no Ken ma all’epoca non guastò nulla… qui invece se ne fa troppo largo uso e tutto ciò rovina le cose.
Il primo Kenshiro era l’uomo del dolore e della tristezza del guerriero, questo Kenshiro non riesce a prendersi carico del dolore di Hokuto se non alla fine e solo come mezzo per far andare avanti la storia… qui gli uomini si scontrano solo perché o sono cattivi o vogliono divantare i più forti senza il background fi personaggi come Shin, Rei, Sauzer ecc.
Tenendo conto della bellezza dei disegni faccio una media fra il 9 iniziale e il 5 che darei alla seconda parte… Un 7 striminzito e senza lode.
Un altra cosa che non mi è piaciuta è l’ampio uso del paranormale, del sovrumano inteso come miracoli e figure oltrumane. Qualcosa del genere era successo sul finire di Hokuto no Ken ma all’epoca non guastò nulla… qui invece se ne fa troppo largo uso e tutto ciò rovina le cose.
Il primo Kenshiro era l’uomo del dolore e della tristezza del guerriero, questo Kenshiro non riesce a prendersi carico del dolore di Hokuto se non alla fine e solo come mezzo per far andare avanti la storia… qui gli uomini si scontrano solo perché o sono cattivi o vogliono divantare i più forti senza il background fi personaggi come Shin, Rei, Sauzer ecc.
Tenendo conto della bellezza dei disegni faccio una media fra il 9 iniziale e il 5 che darei alla seconda parte… Un 7 striminzito e senza lode.
Tra le tante opere secondarie dedicate al combattente di Hokuto, Soten no ken è l'unica ad optare per un completo cambio d'ambientazione, seguendo le vicende dello zio di Kenshiro, che di nome fa anch'egli Kenshiro, per le strade della mafiosa Hong Kong. Soten no Ken, seppur mantenendone l'impostazione narrativa risulta diversissimo dal predecessore per quanto riguarda ambientazione e personaggi. Dimenticate il mondo post-apocalittico desolato e desolante in cui vigeva la legge del più forte e gli uomini lottavano tra loro per la poca acqua e il poco cibo rimasto, Soten no Ken è ambientato nel 1935, quando la civiltà umana era ancora forte e fiorente. Certo, ci troviamo in una città senza legge piena di criminali e mafiosi, ma sempre un paradiso rispetto a quanto ci aveva abituati la serie precedente. Cambiando l'ambiente, cambiano anche i personaggi, che qui risultano meno eroi e più uomini, più vicini al lettore e all'uomo comune ma ben lontani dallo status iconico ed esemplare cui assurgevano nell'opera principale. In particolar modo Kenshiro non è più un combattente solitario destinato ad imperitura infelicità e che si fa carico della tristezza del mondo intero, bensì un simpaticone dotato di senso dell'umorismo (!), che combatte spesso con l'astuzia prima che con la forza fisica (e spirituale) e anche estremamente acculturato (è un insegnante). Un Kenshiro quindi più sfaccettato e comprensibile del precedente, limitato dall'ambientazione alla sola rabbia e tristezza. Nel complesso, Soten no Ken è un'opera molto più scanzonata dell'originale, anche più superficiale, se vogliamo, ma che si fa leggere con piacere anche da chi non è fan della serie storica.
Degno prequel dell'originale opera di Tetsuo Hara e Buronson ''Hokuto no Ken''. La storia è ambientata nel 1935 in una Shangai malfamata e corrotta dove a farla da padrone sono le organizzazioni criminali che gestiscono i vari racket. E' in questo sfondo che si muove Kenshiro Kasumi, fratello di Ryuken (maestro del Kenshiro dell'opera principale), nonché 62simo maestro della tecnica dell'Hokuto Shinken. Kenshiro dovrà vendicare i suoi amici del Qing Bang, un'organizzazione criminale che è stata sterminata dai rivali dell' Hongu Hua e combattere contro gli utilizzatori di altre tre branche della scuola di Hokuto. Il nuovo protagonista ha un carattere molto più aperto del suo successore, seppur mantenga sempre un'aria di mistero e riservatezza. Il tratto è davvero superbo, Hara gestisce sapientemente le ombreggiature per dare ai personaggi espressioni più profonde possibile ed è davvero bravo nel creare personaggi veramente grotteschi (come i capi dell'Hong Hua). Forte componente splatter, come saprete la scuola di Hokuto si serve di tecniche assolutamente letali ed ''esplosive''. L'atmosfera, seppur non sia quella dell'opera originale con deserti e città in rovina, si mantiene comunque su alti livelli illustrandoci la Shangai degli anni '30. L'edizione della Planet è su buoni livelli. Lo consiglio senza se e senza ma a tutti i fan di Ken.
Questo manga purtroppo non ha avuto il successo che meritava, il che probabilmente era inevitabile, data la storia da cui è tratto, il leggendario Ken il guerriero. Io penso invece (e ora potete anche insultarmi) che quest'opera sia persino migliore della precedente, anche se di poco, per un semplice motivo. I tempi,tra un opera e l'altra sono molto cambiati, il primo Ken il guerriero nacque più o meno agli albori del fumetto giapponese, in più non era passato molto dalla guerra fredda (guerra che rischiava di portare a una situazione anche peggiore di quella narrata in Hokuto no Ken), ma ora è diverso, i tempi sono cambiati e Souten no Ken è l'opera più adatta.
Infatti Ken il guerriero - Le origini del mito è ambientato durante gli anni trenta, a Shangai, una vera città del crimine. Un tempo dominata dall'organizzazione criminale chiamata Chinpan ora è stata presa dal ben più spietato Fiore Rosso, la famiglia rivale. Essendo il capo del Chinpan il migliore amico dello zio del Ken che tutti conoscevamo (che, a proposito, ha un carattere totalmente diverso dal nipote, è infatti spavaldo e baldanzoso, un po' più giovanile). Quindi, dopo la morte di uno dei killer del Chinpan, altro amico del protagonista, questo, infuriato, decide di andare a saldare i conti con il Fiore Rosso.
Una storia secondo me anche più originale, particolare e sicuramente realistica rispetto a quella del primo, essendo protagonisti dei mafiosi (anche se un po' diversi dalla realtà ma tralasciamo). L'ambientazione quindi non è più quella disastrata e apocalittica di Hokuto no Ken, ma è invece quella lucente e allo stesso tempo sporca e corrotta della Shangai degli anni trenta.
Infatti Ken il guerriero - Le origini del mito è ambientato durante gli anni trenta, a Shangai, una vera città del crimine. Un tempo dominata dall'organizzazione criminale chiamata Chinpan ora è stata presa dal ben più spietato Fiore Rosso, la famiglia rivale. Essendo il capo del Chinpan il migliore amico dello zio del Ken che tutti conoscevamo (che, a proposito, ha un carattere totalmente diverso dal nipote, è infatti spavaldo e baldanzoso, un po' più giovanile). Quindi, dopo la morte di uno dei killer del Chinpan, altro amico del protagonista, questo, infuriato, decide di andare a saldare i conti con il Fiore Rosso.
Una storia secondo me anche più originale, particolare e sicuramente realistica rispetto a quella del primo, essendo protagonisti dei mafiosi (anche se un po' diversi dalla realtà ma tralasciamo). L'ambientazione quindi non è più quella disastrata e apocalittica di Hokuto no Ken, ma è invece quella lucente e allo stesso tempo sporca e corrotta della Shangai degli anni trenta.
Non ho mai veramente pensato che questo manga potesse effettivamente essere a livello del grande Ken Il Guerriero. Però parlandoci chiaro devo ammettere che mi aspettavo molto di più da questo manga. L'unico lato positivo che davvero mi ha colpito è senza dubbio il disegno, che ritengo molto buono e ben particolareggiato. Personalmente ciò che non mi è piaciuto per niente del manga è la trama, che ho trovato poco interessante nonostante qualche spunto carino. Un altro difetto di quest'opera sta senza dubbio nel fatto che il protagonista, ovviamente padrone delle tecniche di hokuto, non trova mai un avversario davvero al suo livello. Da ciò ne viene che i combattimenti li ho trovati davvero poco interessanti. Comunque poco da dire, a me non è piaciuto ma forse questo giudizio viene dal fatto che mi aspettavo fin troppo e sono rimasto deluso.
Un buon manga, senza dubbio, che però ha un grosso problema: essere l'erede di un manga semplicemente straordinario. Ken il Guerriero - Le Origini del Mito infatti non riesce nell'ardua impresa di eguagliare il predecessore, anche se offre una trama interessante e momenti degni di nota.
Il disegno è molto buono, a tratti ottimo, soprattutto per quanto riguarda l'espressività dei volti. I testi sono un mix ben calibrato tra ironia e sentimento, con momenti di drammaticità splendidamente riprodotti.
I primi volumi risentono di una pesantezza forse dovuta ad un contesto storico completamente diverso rispetto a quello del Ken tradizionale, ma con il susseguirsi delle uscite l'autore riesce a carburare, offrendo una trama originale, anche se a volte un po' sbrigativa.
In definitiva, Ken il Guerriero - Le Origini del Mito è un buon manga, consigliato soprattutto a chi vuole vedere combattimenti spettacolari e personaggi carismatici.
Il disegno è molto buono, a tratti ottimo, soprattutto per quanto riguarda l'espressività dei volti. I testi sono un mix ben calibrato tra ironia e sentimento, con momenti di drammaticità splendidamente riprodotti.
I primi volumi risentono di una pesantezza forse dovuta ad un contesto storico completamente diverso rispetto a quello del Ken tradizionale, ma con il susseguirsi delle uscite l'autore riesce a carburare, offrendo una trama originale, anche se a volte un po' sbrigativa.
In definitiva, Ken il Guerriero - Le Origini del Mito è un buon manga, consigliato soprattutto a chi vuole vedere combattimenti spettacolari e personaggi carismatici.
Non c'è molto da aggiungere alla recensione accurata di Antonio, ma volevo dire alcune cose: innanzi tutto chi andrà a leggere questo manga, si troverà spaesato per le varie incongruenze... questo ovviamente se ha già letto la vecchia serie, e per me che del primo Ken conosco perfino i dialoghi a memoria, è un bel colpo.
Gli ho dato 8 perché la storia è comunque piacevole; inoltre ho notato che alcuni ragazzi della "nuova generazione" (tra i quali il mio fratellino) grazie a questo nuovo titolo si son sentiti invogliati a leggere anche la prima serie di Ken, per saperne di più, e questo secondo me è un gran merito, visto che la prima serie è ormai leggenda ed è un peccato che i "nuovi lettori" la conoscano solo per sentito dire.
Ciao e grazie dell'attenzione.
Gli ho dato 8 perché la storia è comunque piacevole; inoltre ho notato che alcuni ragazzi della "nuova generazione" (tra i quali il mio fratellino) grazie a questo nuovo titolo si son sentiti invogliati a leggere anche la prima serie di Ken, per saperne di più, e questo secondo me è un gran merito, visto che la prima serie è ormai leggenda ed è un peccato che i "nuovi lettori" la conoscano solo per sentito dire.
Ciao e grazie dell'attenzione.
Kenshiro è tornato? Non proprio: il nuovo manga di <i>Buronson</i> e <i>Tetsuo Hara</i> non è una fantomatica quarta serie di Ken, ma un prequel della saga classica.
Il maestro di arti marziali della scuola di Hokuto che ci viene presentato in <i>Soten no Ken</i> non è il solito Kenshiro, ma un suo parente, e precisamente lo zio. Si tratta del fratello di Ryuken, il padre di Ken <i>il guerriero</i>.
E già le cose non tornano: nella vecchia serie si diceva che Ryuken non poteva avere figli (le cosiddette <i>storie giovanili</i> sono solo un fuori serie, da considerare come una sorta di prova generale), quindi allevò diversi ragazzi da istruire alla scuola di Hokuto, per fare di uno solo di loro il suo successore...
E' anche vero che la coerenza non era il punto forte della storia, che cambiava versione ogni volta che veniva aggiornata la discendenza della dinastia di Hokuto (e <i>Buronson</i> non sapeva più dove e come collocare i nuovi pretendenti alla successione). Ricordo di lettori che si scervellavano per giustificare le trovate dello sceneggiatore già ai tempi della prima pubblicazione di <i>Hokuto no Ken</i> in formato monografico, su <i>Z-Compact</i> di <b>Granata Press</b>. Tuttavia stavolta le colpe non sono esattamente dello scrittore, che praticamente ha lasciato a <i>Hara</i> carta bianca collaborando semplicemente. E si vede! Purtroppo.
Nelle prime pagine del manga leggiamo che Kenshiro – quello più famoso – nasce in Giappone (ma non era nato nella <i>Terra dei Demoni</i>, l'isola degli Shura?) in una data imprecisata attorno al 1970, sotto il segno dell'Orsa Maggiore (che ha pure riprodotta su una tempia! E’ anche vero che non l'abbiamo mai visto prima rapato a zero...), e Ramon Kasumi (il futuro Ryuken), gli dà lo stesso nome di suo fratello, anch'egli sommo maestro della sacra scuola di arti marziali. Inizia, quindi, un lunghissimo flashback, che sicuramente durerà tutta la serie, per raccontare la storia del nuovo protagonista.
Il nuovo manga è ambientato nella Cina degli anni 30. Sicuramente un periodo storico affascinante, ma completamente alieno per i fan della vecchia serie. E per dare più credibilità ai fatti, questa volta gli autori inseriscono anche precisi riferimenti documentati. Ma vediamo alcuni personaggi e gruppi importanti per la nuova serie:
• Kenshiro Kasumi, soprannominato <i>Re dell'Inferno</i>, vive a Tokyo da circa tre anni, celando la sua identità sotto quella di un insospettabile professore di un liceo femminile. E' il protagonista;
• Yong Jian Li, vecchio amico di Ken. Fa da assaggiatore per l'imperatore della Manciuria. Esce di scena già nel secondo numero, ma ha un ruolo importante nella decisione di Ken di rientrare a Shanghai;
• Il <i>dio di Hokuto</i>, un vecchietto misterioso che riesce a padroneggiare tecniche che Ken neppure si sogna;
• Han, capo del Chinpan, clan mafioso cinese di Shanghai. E' un amico fraterno di Ken;
• Yuling, sorella di Han, innamorata di Ken. In pratica, la copia di Julia;
• Il Fiore Rosso, organizzazione malavitosa cinese, rivale del Chinpan. Ken ne aveva sterminato tutti i capi, ma dopo la sua partenza il gruppo si è ricostituito più forte di prima.
Dopo i primi due numeri introduttivi, dal terzo volumetto italiano la storia comincia a delinearsi.
Sbarcato a Shanghai per vendicarsi dello sterminio dei suoi amici del Chinpan ad opera nel nuovo Fiore Rosso, Ken salva un teppistello dalle grinfie di un aguzzino. Per ringraziarlo, il ragazzo lo deruba dei suoi bagagli e si dilegua come un fantasma. Ma servendosi del suo infallibile olfatto da segugio pedigree, Ken segue le tracce “odorose” (diciamo pure la puzza) del giovane fino alla catapecchia in cui abita col padre, guarda caso, un suo vecchio amico! Ye, questo il suo nome, è completamente ustionato e avvolto in bende, perché vittima della vendetta del Fiore Rosso.
Ken decide di distruggere per sempre l'organizzazione criminale, eliminandone i vertici del commando, ma per avvicinarli ha bisogno dell'aiuto di padre e figlio. Niente di così originale o esaltante, quindi: continuano le vendette mafiose in un’atmosfera da film budget cinese che ha ben poco a che vedere con quella della serie originale. Il quinto e il sesto volumetto sono ben più interessanti. Come i veri fan di Ken si aspettavano, entrano finalmente in gioco altre scuole di arti marziali.
In realtà, si tratta di varianti della scuola di Hokuto, derivate dall'antichissima scissione dell'originale in tre fazioni (Sun, Cao e Liu), avvenuta circa 1800 anni prima.
E’ introdotto anche un altro maestro di Hokuto, soprannominato <i>Re degli Spiriti</i>. Sembrerebbe una sorta di Raoul, ma dalle prime battute non pare avere la maestosità e la potenza del grande <i>Re di Hokuto</i>. Scopriamo che anche il tenente dei servizi segreti francesi, Charles de Guise (il Rey della situazione), è un esponente di Hokuto, ma non dimostra di apprezzare più di tanto il combattimento corpo a corpo. Predilige, invece, sciabola e pistola. E’ un manovratore e trama per ricostruire il Chinpan per dei precisi scopi personali.
Il nuovo Ken, caratterialmente, è molto diverso dal primo, pur avendo la stessa faccia, con i capelli un po’ più folti e più lunghi (<i>Tetsuo Hara</i> è uno di quelli autori che utilizzano i loro personaggi come fossero degli attori); è più un miscuglio tra lo scanzonato Keiji di <i>Hana no Keiji</i> e il temerario Ryusei di <i>Takeki Ryusei</i>. Il 62° maestro di Hokuto non ha molto a che vedere col truce e tenebroso Kenshiro che tutti ricordano. Sa piangere, ridere, e fuma come un treno. L'altro Ken, invece, soffocava le emozioni dietro una difesa impenetrabile. I due appaiono come il giorno e la notte. Starà ai lettori decidere quale preferire.
Per quanto riguarda la realizzazione tecnica, i disegni di <i>Tetsuo Hara</i> sono sempre molto ben fatti, carichi di neri e fini tratteggi. Sicuramente, rispetto alla vecchia serie, sono più precisi e maggiormente retinati, non privi di qualche effetto al computer, ma anche più banali nella loro costruzione e impostazione. Purtroppo, la colorazione delle copertine e delle illustrazioni, in passato realizzate addirittura ad olio, nel nuovo manga, proprio per un uso eccessivo del computer, appaiono troppo “leccate”.
Un mezzo ritorno che non mancherà di fare proseliti soprattutto per il nome di Ken che si trascina dietro. Nel complesso un’opera mediocre che non riesce a decollare: diversi personaggi dall’ottimo potenziale sono stati definitivamente e troppo velocemente bruciati dal dilagante buonismo di Hara, che oggigiorno dovrebbe davvero provare a rinnovarsi.
Il maestro di arti marziali della scuola di Hokuto che ci viene presentato in <i>Soten no Ken</i> non è il solito Kenshiro, ma un suo parente, e precisamente lo zio. Si tratta del fratello di Ryuken, il padre di Ken <i>il guerriero</i>.
E già le cose non tornano: nella vecchia serie si diceva che Ryuken non poteva avere figli (le cosiddette <i>storie giovanili</i> sono solo un fuori serie, da considerare come una sorta di prova generale), quindi allevò diversi ragazzi da istruire alla scuola di Hokuto, per fare di uno solo di loro il suo successore...
E' anche vero che la coerenza non era il punto forte della storia, che cambiava versione ogni volta che veniva aggiornata la discendenza della dinastia di Hokuto (e <i>Buronson</i> non sapeva più dove e come collocare i nuovi pretendenti alla successione). Ricordo di lettori che si scervellavano per giustificare le trovate dello sceneggiatore già ai tempi della prima pubblicazione di <i>Hokuto no Ken</i> in formato monografico, su <i>Z-Compact</i> di <b>Granata Press</b>. Tuttavia stavolta le colpe non sono esattamente dello scrittore, che praticamente ha lasciato a <i>Hara</i> carta bianca collaborando semplicemente. E si vede! Purtroppo.
Nelle prime pagine del manga leggiamo che Kenshiro – quello più famoso – nasce in Giappone (ma non era nato nella <i>Terra dei Demoni</i>, l'isola degli Shura?) in una data imprecisata attorno al 1970, sotto il segno dell'Orsa Maggiore (che ha pure riprodotta su una tempia! E’ anche vero che non l'abbiamo mai visto prima rapato a zero...), e Ramon Kasumi (il futuro Ryuken), gli dà lo stesso nome di suo fratello, anch'egli sommo maestro della sacra scuola di arti marziali. Inizia, quindi, un lunghissimo flashback, che sicuramente durerà tutta la serie, per raccontare la storia del nuovo protagonista.
Il nuovo manga è ambientato nella Cina degli anni 30. Sicuramente un periodo storico affascinante, ma completamente alieno per i fan della vecchia serie. E per dare più credibilità ai fatti, questa volta gli autori inseriscono anche precisi riferimenti documentati. Ma vediamo alcuni personaggi e gruppi importanti per la nuova serie:
• Kenshiro Kasumi, soprannominato <i>Re dell'Inferno</i>, vive a Tokyo da circa tre anni, celando la sua identità sotto quella di un insospettabile professore di un liceo femminile. E' il protagonista;
• Yong Jian Li, vecchio amico di Ken. Fa da assaggiatore per l'imperatore della Manciuria. Esce di scena già nel secondo numero, ma ha un ruolo importante nella decisione di Ken di rientrare a Shanghai;
• Il <i>dio di Hokuto</i>, un vecchietto misterioso che riesce a padroneggiare tecniche che Ken neppure si sogna;
• Han, capo del Chinpan, clan mafioso cinese di Shanghai. E' un amico fraterno di Ken;
• Yuling, sorella di Han, innamorata di Ken. In pratica, la copia di Julia;
• Il Fiore Rosso, organizzazione malavitosa cinese, rivale del Chinpan. Ken ne aveva sterminato tutti i capi, ma dopo la sua partenza il gruppo si è ricostituito più forte di prima.
Dopo i primi due numeri introduttivi, dal terzo volumetto italiano la storia comincia a delinearsi.
Sbarcato a Shanghai per vendicarsi dello sterminio dei suoi amici del Chinpan ad opera nel nuovo Fiore Rosso, Ken salva un teppistello dalle grinfie di un aguzzino. Per ringraziarlo, il ragazzo lo deruba dei suoi bagagli e si dilegua come un fantasma. Ma servendosi del suo infallibile olfatto da segugio pedigree, Ken segue le tracce “odorose” (diciamo pure la puzza) del giovane fino alla catapecchia in cui abita col padre, guarda caso, un suo vecchio amico! Ye, questo il suo nome, è completamente ustionato e avvolto in bende, perché vittima della vendetta del Fiore Rosso.
Ken decide di distruggere per sempre l'organizzazione criminale, eliminandone i vertici del commando, ma per avvicinarli ha bisogno dell'aiuto di padre e figlio. Niente di così originale o esaltante, quindi: continuano le vendette mafiose in un’atmosfera da film budget cinese che ha ben poco a che vedere con quella della serie originale. Il quinto e il sesto volumetto sono ben più interessanti. Come i veri fan di Ken si aspettavano, entrano finalmente in gioco altre scuole di arti marziali.
In realtà, si tratta di varianti della scuola di Hokuto, derivate dall'antichissima scissione dell'originale in tre fazioni (Sun, Cao e Liu), avvenuta circa 1800 anni prima.
E’ introdotto anche un altro maestro di Hokuto, soprannominato <i>Re degli Spiriti</i>. Sembrerebbe una sorta di Raoul, ma dalle prime battute non pare avere la maestosità e la potenza del grande <i>Re di Hokuto</i>. Scopriamo che anche il tenente dei servizi segreti francesi, Charles de Guise (il Rey della situazione), è un esponente di Hokuto, ma non dimostra di apprezzare più di tanto il combattimento corpo a corpo. Predilige, invece, sciabola e pistola. E’ un manovratore e trama per ricostruire il Chinpan per dei precisi scopi personali.
Il nuovo Ken, caratterialmente, è molto diverso dal primo, pur avendo la stessa faccia, con i capelli un po’ più folti e più lunghi (<i>Tetsuo Hara</i> è uno di quelli autori che utilizzano i loro personaggi come fossero degli attori); è più un miscuglio tra lo scanzonato Keiji di <i>Hana no Keiji</i> e il temerario Ryusei di <i>Takeki Ryusei</i>. Il 62° maestro di Hokuto non ha molto a che vedere col truce e tenebroso Kenshiro che tutti ricordano. Sa piangere, ridere, e fuma come un treno. L'altro Ken, invece, soffocava le emozioni dietro una difesa impenetrabile. I due appaiono come il giorno e la notte. Starà ai lettori decidere quale preferire.
Per quanto riguarda la realizzazione tecnica, i disegni di <i>Tetsuo Hara</i> sono sempre molto ben fatti, carichi di neri e fini tratteggi. Sicuramente, rispetto alla vecchia serie, sono più precisi e maggiormente retinati, non privi di qualche effetto al computer, ma anche più banali nella loro costruzione e impostazione. Purtroppo, la colorazione delle copertine e delle illustrazioni, in passato realizzate addirittura ad olio, nel nuovo manga, proprio per un uso eccessivo del computer, appaiono troppo “leccate”.
Un mezzo ritorno che non mancherà di fare proseliti soprattutto per il nome di Ken che si trascina dietro. Nel complesso un’opera mediocre che non riesce a decollare: diversi personaggi dall’ottimo potenziale sono stati definitivamente e troppo velocemente bruciati dal dilagante buonismo di Hara, che oggigiorno dovrebbe davvero provare a rinnovarsi.
Siamo sinceri: di sicuro questo manga, non potrà MAI prendere il posto del grande e immenso Ken il guerriero, che mi ha toccato nel profondo del cuore; tenendo presente questo, bisogna dire che questo fumetto, via via, stà migliorando sempre di più. Triste e a tratti ironico, ambientato perfettamente a Shangai, storicamente; anche questo ken piace e convince, sia come carattere, che come stile di combattimento, sopratutto, quando affronta l'ultimo discendente della sacra scuola della croce del sud di nanto, (da non confondere, con la scuola di Nanto del primo Ken ). L'unica cosa che non mi piace tanto, è il fatto che questo Kenshiro, sappia già tutte le mosse della scuola di Hokuto, mentre poteva essere più interessante se le scopriva, le più forti, una alla volta.