Siamo alla fine del ventesimo secolo, ma un po’ prima.
Correva l’anno 198X (X=4) e Shonen Jump vendeva oltre 4 milioni di copie, superando una fase di declino causata dalla mancanza di commedie romantiche, genere, all’epoca, più in voga.
Il merito fu (non solo, ma in maniera comunque estremamente incisiva) di Hokuto no Ken, serie completamente opposta al genere di grido, ma che avrebbe contribuito a definire il manga shonen della seconda metà degli anni ‘80 aiutando a mettere, per l’appunto, fine all’epoca del boom delle commedie romantiche (tranne che su Sunday, che ci vive quasi totalmente tutt’oggi).
Inevitabile, dunque, che venisse progettato un adattamento animato della serie manga del momento, incarico che venne affidato a una Toei ancora sulla cresta dell’onda grazie a Dr. Slump (non ancora persosi nel mare magnum dei filler che ne causeranno il declino negli ultimi 50 episodi della serie).
Tra alti e bassi, il monumentale adattamento dell’altrettanto monumentale manga raggiungerà un successo eccezionale, che gli permette d’essere ricordato e riverito tutt’oggi.
Già la trasmissione del primo episodio fu, però, “incerta”: Hokuto no Ken andava, infatti, in onda nel medesimo orario di molte partite di baseball, il giovedì alle 19:00, e per questa ragione l’inizio della serie ebbe due date papabili: il 4 ottobre se la partita di turno fosse stata cancellata causa pioggia, o l’11 ottobre, come effettivamente fu.
Il lavoro di adattamento in sé non fu, in generale, semplice: Fuji TV non era particolarmente entusiasta dei contenuti ultraviolenti del manga originale, che furono, notoriamente, mitigati con effetti visivi e di luce di vario tipo.
Fu, inoltre, necessario ammorbidire il linguaggio di diversi personaggi e bandire completamente l’uccisione di bambini dalla serie, per poterla mandare in prima serata, ma furono sacrifici necessari e che, come scopriremo presto, pagheranno.
Tutti questi accorgimenti non salvarono, però, Ken dall’apparire al 7° posto nella classifica dei programmi meno apprezzati dalla PTA, l’associazione genitori/insegnanti giapponese.
Così a colpo d’occhio, a far compagnia al Salvatore di Hokuto ci sono diversi programmi che indubbiamente andavano in onda in tarda serata, e spero di essere stato abbastanza chiaro; fa strano vedere un’opera indubbiamente “dura”, ma comunque ingentilita, come Hokuto no Ken in quel gruppetto di programmi perlopiù per adulti, ma d’altronde era, sicuramente, qualcosa di clamoroso, per l’epoca.
Con un solo anno di manga da cui attingere per la serializzazione, inevitabilmente l’anime di Ken si sarebbe dovuto trovare spesso a ricorrere ai celeberrimi filler, episodi non presenti nel manga realizzati per “prendere tempo” nell’anime.
Com’è noto, la saga di Shin (la prima) è stata rielaborata per durare più a lungo, inglobando elementi e storie che nel manga avvengono solo successivamente; proprio in questa parte d’anime appaiono i filler che più si discostano dall’immaginario del manga, arrivando a coinvolgere nei combattimenti persino un treno.
Nonostante non ci siano state lamentele da parte di nessuno, né del pubblico, né degli autori originali, il compianto Shozo Uehara, sceneggiatore della serie, si impose di non discostarsi nuovamente dall’immaginario dell’opera originale, scrivendo sceneggiature filler più “coerenti” per le saghe successive.
Discorso a parte va fatto per gli episodi riassuntivi: in Ken il Guerriero ce ne sono parecchi, persino più d’uno di fila; anche questa era una soluzione indirizzata a prendere tempo perché l’opera originale proseguisse, ed era una soluzione particolarmente apprezzata perché il riutilizzo di vecchie scene permetteva di risparmiare anche materiale.
Conosciamo la regione del Kansai come una regione sostanzialmente di gente allegra, divertente, buontempona; eppure, nonostante la natura solare di quest’area (ammesso che non si tratti solo di luoghi comuni, ma le testimonianze di chi c’è stato confermano), le cupe avventure di Ken ebbero un successo particolarmente elevato sul pubblico del Kansai.
Se su Fuji TV Hokuto no Ken si attestava sempre intorno al 15/17% di share, che non è comunque un risultato da sottovalutare, nella regione del Kansai (e le relative emittenti) la serie raggiunse il 20%, tanto da essere replicata più e più volte, e lo conferma Akira Kamiya (storica voce di Kenshiro) citando spesso questo fatto quando è ospite di eventi o conferenze in quella regione.
Citando Akira Kamiya, è necessario tirare in ballo almeno un altro doppiatore legato a Ken il Guerriero: Shigeru Chiba, poliedrica superstar del doppiaggio giapponese dagli anni ‘80 ai giorni nostri, di cui abbiamo già parlato anche in altri articoli legati agli anniversari anime.
In Hokuto no Ken, oltre ad altri ruoli, Shigeru Chiba era soprattutto il narratore delle anticipazioni della puntata successiva, famoso per l’enfasi crescente con cui le leggeva.
Troppa enfasi, perché arrivato all’episodio 4 della seconda serie, Chiba dovette andarci piano per paura di ripercussioni fisiche.
Per questa ragione, fino al ventesimo episodio di Hokuto no Ken 2 Chiba cambia tono, utilizzandone uno più simile a quello usato nel teatro kabuki.
Ai fan, però, mancavano le anticipazioni ricche d’enfasi di Chiba, che vennero infatti ripristinate dall’episodio 20 fino alla fine della seconda serie.
Il fascino di Ken non ha proprio limiti, e questo lo si nota anche dal gran numero di celebrità diverse che si sono dimostrate, negli anni, grandi fan della serie.
Il rapper RZA, noto membro del Wu-Tang Clan, cita il film di Ken il Guerriero come il suo anime preferito insieme a Ninja Scroll, mentre il karateka e cantante (e tanto altro) Nobuaki Kakuda ha chiamato i suoi figli Kenshiro e Yuria.
Il lottatore di sumo Kisenosato Yutaka, infine, ha citato più e più volte Ken come una delle sue opere preferite, arrivando a parafrasare l’ultima frase di Raoh nel momento in cui si è ritirato dal sumo.
Anche dopo tanti anni, e tanti cambiamenti nel mondo dello shonen manga, lo zoccolo duro di fan di Ken il Guerriero continua imperterrito a mostrare il suo immenso amore per quest’opera, permettendole di avere ancora grande successo ed essere estremamente popolare.
Hokuto no Ken è un’opera profondamente collegata alla sua epoca d’appartenenza, e per quanto questo possa essere, in alcuni casi, un limite, d’altro canto c’è un innegabile fascino “romantico” (nel senso più ampio del termine) nell’immaginario, e nella visione del mondo, tipici degli anni ‘80, con la loro virilità ostentata e la tendenza a radicalizzare la narrazione in un costante “io sono buono, e tu sei morto”, in un ciclo di commovente sacrificio continuo, che a volte può sembrare persino innecessario per quanto è preponderante.
Il mondo è andato avanti, dai tempi di Ken il Guerriero, come è andato avanti dai tempi de La Febbre del Sabato Sera (per citare un’opera che non c’entra assolutamente nulla, ma che come Ken è indissolubilmente figlia del suo tempo), e anche se la mentalità, la visione della vita e l’ideologia dell’opera (e di tante altre che lo hanno ispirato o che sono state ispirate da lui) possono stridere un po’ con l’immaginario e la mentalità moderni, l’indubbio fascino di un’epoca così lontana eppure così vicina, con le sue solide convinzioni e le sue tenere illusioni, autentica finestra su un mondo che (nel bene e nel male) non c’è più, proprio non ne vuol sapere di tramontare.
Correva l’anno 198X (X=4) e Shonen Jump vendeva oltre 4 milioni di copie, superando una fase di declino causata dalla mancanza di commedie romantiche, genere, all’epoca, più in voga.
Il merito fu (non solo, ma in maniera comunque estremamente incisiva) di Hokuto no Ken, serie completamente opposta al genere di grido, ma che avrebbe contribuito a definire il manga shonen della seconda metà degli anni ‘80 aiutando a mettere, per l’appunto, fine all’epoca del boom delle commedie romantiche (tranne che su Sunday, che ci vive quasi totalmente tutt’oggi).
Siamo alla fine del XX secolo. Il mondo intero è sconvolto dalle esplosioni atomiche. Sulla faccia della Terra gli oceani sono scomparsi, e le pianure hanno preso l'aspetto di desolati deserti. Tuttavia, la razza umana è sopravvissuta...
Kenshiro è il successore della Sacra Scuola di Hokuto, un'arte marziale letale e spietata. Egli è il salvatore della fine del mondo. Sul petto porta sette cicatrici disposte secondo la costellazione dell'Orsa Maggiore. Attraverso la pressione degli tsubo, punti segreti di pressione disseminati sul corpo umano, Kenshiro condanna i suoi avversari a una morte atroce, provocando l'esplosione dei loro corpi dall'interno.
Kenshiro è il successore della Sacra Scuola di Hokuto, un'arte marziale letale e spietata. Egli è il salvatore della fine del mondo. Sul petto porta sette cicatrici disposte secondo la costellazione dell'Orsa Maggiore. Attraverso la pressione degli tsubo, punti segreti di pressione disseminati sul corpo umano, Kenshiro condanna i suoi avversari a una morte atroce, provocando l'esplosione dei loro corpi dall'interno.
Inevitabile, dunque, che venisse progettato un adattamento animato della serie manga del momento, incarico che venne affidato a una Toei ancora sulla cresta dell’onda grazie a Dr. Slump (non ancora persosi nel mare magnum dei filler che ne causeranno il declino negli ultimi 50 episodi della serie).
Tra alti e bassi, il monumentale adattamento dell’altrettanto monumentale manga raggiungerà un successo eccezionale, che gli permette d’essere ricordato e riverito tutt’oggi.
Già la trasmissione del primo episodio fu, però, “incerta”: Hokuto no Ken andava, infatti, in onda nel medesimo orario di molte partite di baseball, il giovedì alle 19:00, e per questa ragione l’inizio della serie ebbe due date papabili: il 4 ottobre se la partita di turno fosse stata cancellata causa pioggia, o l’11 ottobre, come effettivamente fu.
Il lavoro di adattamento in sé non fu, in generale, semplice: Fuji TV non era particolarmente entusiasta dei contenuti ultraviolenti del manga originale, che furono, notoriamente, mitigati con effetti visivi e di luce di vario tipo.
Fu, inoltre, necessario ammorbidire il linguaggio di diversi personaggi e bandire completamente l’uccisione di bambini dalla serie, per poterla mandare in prima serata, ma furono sacrifici necessari e che, come scopriremo presto, pagheranno.
Tutti questi accorgimenti non salvarono, però, Ken dall’apparire al 7° posto nella classifica dei programmi meno apprezzati dalla PTA, l’associazione genitori/insegnanti giapponese.
Così a colpo d’occhio, a far compagnia al Salvatore di Hokuto ci sono diversi programmi che indubbiamente andavano in onda in tarda serata, e spero di essere stato abbastanza chiaro; fa strano vedere un’opera indubbiamente “dura”, ma comunque ingentilita, come Hokuto no Ken in quel gruppetto di programmi perlopiù per adulti, ma d’altronde era, sicuramente, qualcosa di clamoroso, per l’epoca.
Con un solo anno di manga da cui attingere per la serializzazione, inevitabilmente l’anime di Ken si sarebbe dovuto trovare spesso a ricorrere ai celeberrimi filler, episodi non presenti nel manga realizzati per “prendere tempo” nell’anime.
Com’è noto, la saga di Shin (la prima) è stata rielaborata per durare più a lungo, inglobando elementi e storie che nel manga avvengono solo successivamente; proprio in questa parte d’anime appaiono i filler che più si discostano dall’immaginario del manga, arrivando a coinvolgere nei combattimenti persino un treno.
Nonostante non ci siano state lamentele da parte di nessuno, né del pubblico, né degli autori originali, il compianto Shozo Uehara, sceneggiatore della serie, si impose di non discostarsi nuovamente dall’immaginario dell’opera originale, scrivendo sceneggiature filler più “coerenti” per le saghe successive.
Discorso a parte va fatto per gli episodi riassuntivi: in Ken il Guerriero ce ne sono parecchi, persino più d’uno di fila; anche questa era una soluzione indirizzata a prendere tempo perché l’opera originale proseguisse, ed era una soluzione particolarmente apprezzata perché il riutilizzo di vecchie scene permetteva di risparmiare anche materiale.
Conosciamo la regione del Kansai come una regione sostanzialmente di gente allegra, divertente, buontempona; eppure, nonostante la natura solare di quest’area (ammesso che non si tratti solo di luoghi comuni, ma le testimonianze di chi c’è stato confermano), le cupe avventure di Ken ebbero un successo particolarmente elevato sul pubblico del Kansai.
Se su Fuji TV Hokuto no Ken si attestava sempre intorno al 15/17% di share, che non è comunque un risultato da sottovalutare, nella regione del Kansai (e le relative emittenti) la serie raggiunse il 20%, tanto da essere replicata più e più volte, e lo conferma Akira Kamiya (storica voce di Kenshiro) citando spesso questo fatto quando è ospite di eventi o conferenze in quella regione.
Citando Akira Kamiya, è necessario tirare in ballo almeno un altro doppiatore legato a Ken il Guerriero: Shigeru Chiba, poliedrica superstar del doppiaggio giapponese dagli anni ‘80 ai giorni nostri, di cui abbiamo già parlato anche in altri articoli legati agli anniversari anime.
In Hokuto no Ken, oltre ad altri ruoli, Shigeru Chiba era soprattutto il narratore delle anticipazioni della puntata successiva, famoso per l’enfasi crescente con cui le leggeva.
Troppa enfasi, perché arrivato all’episodio 4 della seconda serie, Chiba dovette andarci piano per paura di ripercussioni fisiche.
Per questa ragione, fino al ventesimo episodio di Hokuto no Ken 2 Chiba cambia tono, utilizzandone uno più simile a quello usato nel teatro kabuki.
Ai fan, però, mancavano le anticipazioni ricche d’enfasi di Chiba, che vennero infatti ripristinate dall’episodio 20 fino alla fine della seconda serie.
Il fascino di Ken non ha proprio limiti, e questo lo si nota anche dal gran numero di celebrità diverse che si sono dimostrate, negli anni, grandi fan della serie.
Il rapper RZA, noto membro del Wu-Tang Clan, cita il film di Ken il Guerriero come il suo anime preferito insieme a Ninja Scroll, mentre il karateka e cantante (e tanto altro) Nobuaki Kakuda ha chiamato i suoi figli Kenshiro e Yuria.
Il lottatore di sumo Kisenosato Yutaka, infine, ha citato più e più volte Ken come una delle sue opere preferite, arrivando a parafrasare l’ultima frase di Raoh nel momento in cui si è ritirato dal sumo.
Anche dopo tanti anni, e tanti cambiamenti nel mondo dello shonen manga, lo zoccolo duro di fan di Ken il Guerriero continua imperterrito a mostrare il suo immenso amore per quest’opera, permettendole di avere ancora grande successo ed essere estremamente popolare.
Hokuto no Ken è un’opera profondamente collegata alla sua epoca d’appartenenza, e per quanto questo possa essere, in alcuni casi, un limite, d’altro canto c’è un innegabile fascino “romantico” (nel senso più ampio del termine) nell’immaginario, e nella visione del mondo, tipici degli anni ‘80, con la loro virilità ostentata e la tendenza a radicalizzare la narrazione in un costante “io sono buono, e tu sei morto”, in un ciclo di commovente sacrificio continuo, che a volte può sembrare persino innecessario per quanto è preponderante.
Il mondo è andato avanti, dai tempi di Ken il Guerriero, come è andato avanti dai tempi de La Febbre del Sabato Sera (per citare un’opera che non c’entra assolutamente nulla, ma che come Ken è indissolubilmente figlia del suo tempo), e anche se la mentalità, la visione della vita e l’ideologia dell’opera (e di tante altre che lo hanno ispirato o che sono state ispirate da lui) possono stridere un po’ con l’immaginario e la mentalità moderni, l’indubbio fascino di un’epoca così lontana eppure così vicina, con le sue solide convinzioni e le sue tenere illusioni, autentica finestra su un mondo che (nel bene e nel male) non c’è più, proprio non ne vuol sapere di tramontare.
Testo
Mai, mai scorderai
L’attimo, la terra che tremò
L’aria si incendiò
E poi silenzio
E gli avvoltoi sulle case sopra la città
Senza pietà
Chi mai fermerà
La follia, che per le strade va
Chi mai spezzerà
Le nostre catene
Chi da quest’incubo nero ci risveglierà
Chi mai potrà
Ken, sei tu
Fantastico guerriero
Sceso come un fulmine dal cielo
Ken, sei tu
Il nostro condottiero
E nessuno al mondo adesso è solo
Ken, sei libero
L’unico, l’ultimo angelo
Ken, sei l’energia
L’azzurra magia (Magia, magia, magia)
Stella dell’orsa maggiore
Stella su di noi
Guerriero va!
Ken, sei tu
Col pugno tuo più forte
Tu che hai messo KO la morte
Ken, sei tu
L’acciaio nelle mani
Tu la mia speranza nel domani
Mai, mai scorderai
L’attimo
La terra che tremò
Vai, vai tu vivrai
Giorni felici
Stella dell’orsa maggiore
Stella su di noi
Guerriero vai
Testo della canzone: TOUGH BOY
Welcome to this crazy Time
このイカレた時代へようこそ
君はtough boy
まともな奴ほど feel so bad
正気でいられるなんて運がイイぜ
you, tough boy
時はまさに世紀末
澱んだ街角で僕らは出会った
Keep you burning
Scusate se metto i testi delle canzoni, ma purtroppo non posso fare a meno di sentire le basi alle quali i due testi sono collegati. Ogni volta che li sento mi sento al settimo al cielo e mi vengono anche i brividi, la tensione, l'ansia e l'angoscia, ma anche la speranza, la compassione, la pietà. Ma potete ben capire, perché di fronte ad un'opera sublime come Hokuto No Ken (o se preferite Ken il Guerriero) non si può rimanere indifferenti e/o insofferenti. Anzi viene istintivo mettersi a cantare. E' come una sorta di richiamo che non smette mai di tornare. Lo senti, lo provi, ti ci immedesimi e lo canti a squarciagola.
Si tratta di uno di quegli anime che prende vita propria partendo dall'opera di riferimento e ne costituisce più che la cornice.
Lo stile ipertrofico in tutti i sensi (oscillante fra il mitopoietico e l'autoironico); il contesto che omaggia la saga di Mad Max con una venerazione forse anche più sentita della versione cartacea; le citazioni e i riferimenti pop (fra i tanti lo spaghetti western spesso richiamato da colonna sonora e scenografie); le sigle dal sound che rende giustizia al concetto di metallo urlante; i sakuga che negli episodi coi momenti culminanti davano una patina ancor più fashion al canone anni '80...
A livello personale la riconosco come una delle serie cui sarò sempre inevitabilmente legato. La vedevo eoni fa su reti locali in tempi in cui ci si godeva le cose senza prenderle (e prendersi) sul serio.
Battute o brani come la versione strumentale di Dry your tears personalmente mi fanno ancora sciogliere dentro quando li evoco.
てめえらの血はなに色だーっ!!
Per noi italiani ha pure un motivo in più per ricordarlo, con quel doppiaggio molto buono come interpretazione ma che usava sempre gli stessi doppiatori per tutti i personaggi e a volte prendeva certi svarioni...
Molto bello l'articolo celebrativo scritto da The Narutimate Hero però trovo triste che nel 2024 ancora si utilizza un termine come filler che non esiste in Giappone e che ha fatto solo disastri 😱.
Uno show si vede nella sua interezza senza fare distinzioni.
Ma ormai questa mania dei filler sembra un virus impazzito! Nelle altre forme d'arte mai sentito nominare qualcosa anche solo di vagamente simile... Il mondo anime e manga in Occidente si maltrattata da solo .
Hokuto no Ken è talmente popolare che l'ho sentito nominare persino da alcuni miei parenti che mai avrei immaginato sapessero la sua esistenza.
Tutto questo mai mai scorderai ❤️
Anche io, durante l'infanzia, ho affidato a questa serie la mia formazione in materia di giustizia ^^
L'ho visto a ruota per anni sulle tv regionali dove era sempre presente, bei tempi: ci si sentiva a casa. Ancora prima del manga che non avevo ancora i mezzi per recuperare. Ringrazio sia arrivata quando ancora le tv regionali avevano un peso, oggi sarebbe stata improponibile.
Lacrime virili T_T
Ogni volta che mi capitava di vedere un episodio in tv, anche per caso su un canale magari sconosciuto, non importa quante volte l'avessi visto, non riuscivo a cambiare canale, dovevo vederlo.
Raul, Han, Yuza delle nuvole, Sauzer, Rey... Wow.
L'ho riscoperto molto tardi, intorno ai vent'anni, con i nuovi film e il manga in edizione D/Visual, guardando l'anime direttamente in giapponese (scelta saggia) e quando già avevo un background che mi permetteva di poterlo capire più a fondo.
L'anime è stato una bellissima esperienza: musiche sontuose, doppiaggio giapponese grandioso, un sacco di scene che mi hanno fatto sciogliere in lacrime in maniera irreversibile, il meccanismo dell'episodio riassuntivo che sul momento criticavo tantissimo ma che è stato comunque costruito in maniera epica. Doppiatori fantastici, ovviamente Akira Kamiya ma soprattutto Shigeru Chiba, è lui la vera anima della serie, tanto che viene sempre chiamato quando c'è da farne uno spin off o una parodia per uno spot televisivo.
Non lo rivedrei, perlomeno non a breve, perché non sono ancora pronto a piangere di nuovo per Fudo, per Rei o per Shu, ma ne serbo un ottimo ricordo e ogni tanto mi diverto con gli amici a cantare il medley delle sigle al karaoke, scocciandomi perché non conosco quelle di Souten no Ken o di qualche film più recente
E' una di quelle serie per cui provo una sorta di timore reverenziale, che mi mette un po' in soggezione, perché un sacco di gente c'è cresciuta mentre io sono arrivato dopo, e non c'ho voglia di star troppo dietro ai fan che "noi abbiamo appreso da Ken i valori e tu no", quindi tendo a non parlarne troppo in giro, perlomeno non quando sono in Italia, e non posso dire che mi abbia marchiato a fuoco come invece hanno fatto altre serie, ma mi piace comunque.
Bravo a Narutimate per il doveroso omaggio!
All'epoca spesso erano fatti a risparmio, ma meglio che non averli ci si accontentava, anche perché da piccoli non si è così critici ed esperti. Io mi divertivo solo a riconoscere chi doppiava anche i personaggi di contorno. Vi linko gli ultimi video di @themerluzz che ha come ospite proprio Alessio Cigliano:
1- https://www.youtube.com/watch?v=J3UwXpx5W84&t=237s
2 - https://www.youtube.com/watch?v=kL_qefTKZO8[/quote]
Noi altri chiedemmo cos'era: "Ma come, non state vedendo questo nuovo cartone animato!? Una bomba, ma state attenti, fa vomitare!"
Era un canale spurio, tipo telecoror oppure antenna 10, insomma, il pomeriggio sul tardi cerco e trovo sto canale che non si vedeva bene, anzi, male. Inizio a vedere deformazioni esplosioni sangue dita conficcate nella carne. Shock totale e lo stomaco mi si rivoltò!!! Chi in animazione, nel 87, da bambini/ragazzini, aveva mai visto cose del genere?
Amore a prima vista.
Comunque, come è possibile che in Ken nel 2024 si legga la parola filler? Dio mio, ancora?! Fa cadere il tutto. Vediamo fino a quando ci porteremo le deformazioni critiche . Come detto da qualcuno nei commenti sopra, è una cosa tutta italiana, nata da idioti che si sono improvvisati critici pensando di aver detto genialate.
Sul doppiaggio si, è di merda e per quanto possa essere legato al classico, meriterebbe giustizia. Magari lo ridoppiassero! Come il film, che è un buon lavoro.
Da quello che ho capito è un termine inventato nei forum americani che poi si è diffuso in tutto il mondo in Italia ha trovato campo fertile al punto di diventare una mania collettiva sembra arrivato anche in Giappone seppur sia utilizzato solo dai giovani sui social network ma senza diventare un virus nocivo come in Occidente o almeno le mie conoscenze giapponesi non me l'hanno mai menzionato.
A livello ufficiale non sono mai esistiti che sia Toei, TMS, Studio Pierrot, Studio Deen ecc. ecc. mai scritto da nessuna parte episodi filler.
La gente deve stare tranquilla e godersi Hokuto no Ken senza strane preoccupazioni di episodi filler.
Pensa Goonie che una volta alle elementari un mio compagno di classe mi fece la tecnica dei punti di pressione e io per paura piansi in classe XD.
Beh lo credo bene, ci mancherebbe pure l'autosabotaggio. Pensa un po' se all'epoca nelle riviste di settore fossero usciti annunci ufficiali del tipo "per i prossimi X mesi gli episodi della X serie saranno dei filler"...
Nel senso sono un problema perché anni di bombardamento su internet hanno fatto credere questo.
Se nel baseball in Papua Nuova Guinea inventano un termine denigrante mai esistito negli USA la ragionelovezza vuole che abbia valore 0.
Il pubblico va educato alle cose giuste non sbagliate... In alcune scuole medie ci sono alcune pagine dedicate agli anime e giustamente filler o simili non hanno spazio.
A scanso di equivoci parlo in generale non per criticare The Narutimate Hero che apprezzo da tantissimi anni.
Se ne accorgono e si infastidiscono per lo più quelli che non vedevano la tv "come una volta".
La televisione nel secolo breve aveva logiche diverse. Le serie tv rispondevano proprio etimologicamente al concetto di serialità.
L'idea di base era che l'appuntamento davanti allo schermo era fisso, giornaliero o settimanale.
Bisognava sempre e comunque dare qualcosa allo spettatore per fidelizzarlo o non perderlo strada facendo. E quando la fonte da cui attingere era una serie ancora in corso o la cui fine era indefinita (o magari neanche prevista) riempire ogni iato era consigliabile.
Erano epoche dove non c'era internet, e andando sempre più a ritroso neanche le reti via cavo o i videogames.
La tv, con il cinema, era il canale preferenziale di svago, e doveva sempre offrire qualcosa ad ogni appuntamento fisso.
Dato poi che le serie come Ken erano lunghe, i filler diventavano praticamente obbligatori.
Anche se magari lo spettatore non conosceva la fonte originale, e quindi non sapeva o non si accorgeva di cosa era "ufficiale" e cosa no, si trattava comunque di un gioco delle parti: in buona sostanza non credo che gliene fregasse qualcosa, voleva solo l'episodio del giorno.
Per me almeno funzionava così.
Ken l'ho conosciuto prima come anime. Solo dopo scoprii gli albi brossurati della Granata (ne ho ancora alcuni!).
All'inizio quindi non sapevo certo distinguere tra episodi ufficiali e ufficiosi. E francamente non mi importava proprio. Io prendevo quello che passava come passava all'epoca. Avevo solo bisogno della mia "dose" giornaliera.
Oggi il rapporto con i media è completamente diverso, e le serie seguono di conseguenza. I cosiddetti filler che io sappia in sostanza non esistono quasi più nelle serie odierne.
L'ultima che ricordo ne faceva uso come un tempo per gli stessi motivi era Naruto.
Chi era teledipendente come il sottoscritto certi rituali poi in un certo senso li pretendeva pure. Volevo comunque qualcosa ad ogni appuntamento, anche se si trattava di un episodio o addirittura di intere stagioni teoricamente inutili ai fini della trama e del contesto narrativo complessivo.
Ma onestamente era come detto un gioco delle parti con lo spettatore.
Ma a ben vedere una marea di dettagli nelle serie televisive storiche erano teoricamente inutili. Eppure in certi casi finivano col diventare necessari o addirittura obbligatori per tenere fede al quel concetto di serialità.
Per fare due esempi di reiterazione necessaria di "inutilità": io non potevo immaginare Goldrake con Actarus che non faceva il giro di trecentosessanta gradi sul sedile di pilotaggio, o di non vedere ogni volta Bruce Wayne e Dick Grayson che premono un pulsante da un busto di Shakespeare e si calano dalle pertiche nascoste da una libreria.
Non ha teoricamente senso reiterare in continuazione quei dettagli o allungare la pappa su elementi che si conoscono a menadito.
Ma la serialità - almeno quella di una volta - funzionava anche così.
Il mio fastidio deriva dal fatto che, dal 2000 in poi, chi si appresta a recensire una serie, la giudica negativamente se all'interno vi siano filler, individua quelli che a suo modo di vedere sono estranei alla serie (già questo è allucinante perchè non solo mette in confronto due media ma suscita risate perché ti fa immaginare che egli sia davanti al manga di turno a dire di fronte allo schermo - questo c'è e questo no) e poi li stronca. Stronca quello che è in più non analizzandolo in base alla serie ma in rapporto al manga.
Io ci ho rinunciato da parecchio.
Beh ma l'importante è che sei arrivato, no? Tra chi c'è cresciuto e chi lo ha scoperto dopo non ci deve essere per forza divario: penso che esisterà sempre una serie che scoprirai dopo a meno che tu sia riuscito a consumare tutto lo scibile anno per anno. Hokuto no Ken è sopratutto gli anni '80 e quelli puoi riscoprirli quando vuoi (anche se a me piacerebbe vedere ogni tanto una produzione che richiami lo stile dell'epoca, un vero peccato che si perdano nel tempo come se fossero superati).
Penso che il principale problema dei filler sia che spesso ci si accorge che lo sono: quando la qualità della narrazione scende, la storia non prosegue o si reiterano situazioni precedenti (perché non può introdurre elementi successivi), la qualità del prodotto cala a prescindere. Ed è questo che bene o male erano la maggior parte dei filler, quindi in quanto tali sono criticabili.
Oggi c'è meno serialità, sono più normali e sostenibili serie brevi in cui puoi condensare i contenuti senza annacquarli. Però negli anni sono esistite molte serie lunghe, che vanno avanti per anni e ai filler si è sostituito l'allungamento della narrazione: lo abbiamo visto in Dragon Ball, e lo vediamo ancora di più in One Piece tant'è che sono arrivati all'idea folle di rifare un anime con quello attuale ancora in corso. Per forza, hanno reso privo di qualità narrativa (e non solo) il singolo episodio perché l'obiettivo era totalmente diverso da quello di trasporre una serie: la priorità era avere un episodio a settimana per anni.
Io personalmente preferisco una trasposizione fedele, o se proprio c'è l'occasione contenuti originali di pari qualità ma coerenti con il resto.
Non so dove sia nato questo termine, ma è realistico sia nato in America. Vedo molto spesso giudizi e critiche di anime impostati e filtrati secondo una visione troppo occidentalizzata e soprattutto americanizzata, a livello di concetti e terminologia (rom-com, truck-kun...).
In Giappone non si parla, come giustamente dici, di filler, ma di episodi "TV/Anime original". Che riguarda sia gli episodi di anime che possiedono serialità come Kenshiro (e volendo ci può anche stare definirlo filler), sia serie episodiche come Ranma, per le quali una definizione come quella giapponese, se proprio vogliamo darla, è piú che sufficiente.
Il "filler" è un riempitivo, un qualcosa che non porta avanti la trama generale, ma senza continuità della serializzazione non ha senso prendere in causa tale termine. Semmai possono esistere in anime originali con serialità, per in Nadia o Evangelion.
E sí, anche in un manga possono esistere.
Di sicuro si avverte che spesso sono dei meri "riempitivi".
Però a volte capitavano alcuni che godevano di qualche premessa narrativa valida (pur essendo sostanzialmente inutile ai fini della trama in toto) e in certi casi si ritrovavano ad avere perfino animazioni decenti.
Alcuni filler di Naruto ad esempio avevano dei sakuga notevoli.
Per paradosso così magari accadeva che episodi "ufficiali" avevano dei cali qualitativi nelle animazioni mentre i riempitivi erano meglio.
Fermo restando appunto che anche episodi o intere saghe canoniche delle serie non sempre soddisfano tutti, e pur non essendo filler vengono considerate dei cali qualitativi lato trama e/o animazioni.
Entra in campo anche il fattore dei gusti in ogni caso.
Concordo che la terminologia possa variare, ma il senso per cui viene fatta distinzione rimane: gli episodi riempitivi, cioè creati per riempire un vuoto e per la necessità di allungare la serializzazione, è innegabile che esistano. Non è che in Giappone non si accorgano delle cose, vengono solo chiamate diversamente. Quello che viene scherzosamente chiamato truck-kun (assumendo lo status di meme) è solo un modo di evidenziare l'espediente con cui buona parte degli isekai inizia: questa cosa non la notiamo solo in occidente (tant'è che anime come No Longer Allowed in Another World canonizzano la cosa ^^).
Stessa cosa vale per i filler: chiamarli anime original non li assolve quando sono realizzati male o solo appunto come riempitivo (da cui la semplificazione americana del termine). I filler di Naruto o One Piece o Bleach, estranei al contenuto del manga, rimangono scadenti anche se li chiami anime original: filler è termine neutro ma spesso l'accezione è negativa perché gli esempi negativi abbondano. Prendi invece Detective Conan che per impostazione della serie più si adatta ad episodi anime original e quindi il tutto è più organico, ma anche lì non si può esagerare troppo.
In genere se realizzi una serie tratta da un manga o da una novel, lo fai perché interessa la visione e il modo di raccontare dell'autore: un episodio originale che si discosti troppo da questo si nota inevitabilmente. Non ha senso disconoscere ciò che di fatto ha ricevuto una definizione dall'osservazione empirica dei fatti, a prescindere dal nome che gli si vuole dare.
Assolutamente. Ma converrai che sia lecito preferire una trasposizione contenutisticamente dei contenuti coerente al materiale originale piuttosto che un more of the same solo per avere più episodi da guardare.
Per me ci sta l'eccezione, se ne vale veramente la pena, ma vorrei appunto che fosse tale, pensata e ponderata.
Per quanto riguarda il calo di qualità degli episodi ufficiali, questo è un altra conseguenza della serializzazione selvaggia e per come la vedo è un motivo in più per evitare contenuti originali: se hai poche risorse vorrei che le dedicassi tutte a rendere di qualità gli episodi ufficiali.
Miko, tu stai parlando con un linguanggio e una mentalità contemporanea.
Pensi che i bambini/ragazzi nei 60-70-80 facessero questo tuo articolato ragionamento?
Perfettamente lecito pretendere una fedeltà assoluta al materiale originale.
Ma chi era abituato a vedere decine se non centinaia di episodi ad libitum finiva per non fare nemmeno caso a cosa è originale e cosa no.
A me non capita quasi mai per esempio. Per questo penso sia proprio una questione o generazionale o semplicemente di gusti.
Perdonami, non capisco la domanda. Non possiamo descrivere qualcosa con termini che sono nati successivamente dall'osservazione dei fatti?
Per quanto riguarda bambini/ragazzi, allora come adesso, possono non notare o non curarsi di diverse cose: non significa che non ci siano.
Non so se sia "imprinting", cosa intendi?
Non credo sia generazionale, ma di modalità di fruizione, esperienza e di interesse verso ciò che si guarda. Ci sta benissimo di guardare qualcosa in leggerezza senza farsi problemi. Abbiamo tutti visto anime così penso. E come non notavamo gli episodi "anime original" non notavamo sempre i cambi di nomi, gli adattamenti strampalati e le censure: prima per mancanza di esperienza, per fiducia verso chi di produce il prodotto che supponiamo ingenuamente saperne meglio di noi o semplicemente perché non conosciamo l'alternativa (che è la conseguenza più allarmante di come sono stati trattati gli anime da noi). Ma che lo si noti o meno, che dia fastidio o meno, non cambia il fatto che certe cose esistono. E in alcuni casi andrebbero evitate nel rispetto dell'opera (mi riferisco soprattutto a censure e introduzione di elementi estranei e di gusto personale).
E penso che sia anche lecito interessarsi a posteriori a qualcosa che prima non si notava: per gli adattamenti è anche causa di fastidio per essere sostanzialmente stati presi in giro da qualcuno che non doveva essere in posizione di decidere.
Quindi possiamo anche discutere che alcune cose siano trascurabili per alcuni ma non possiamo affermare che non esistano.
Io non nego l'esistenza dei filler, ma la catalogazione puntuale che viene fatta sui singoli episodi.
Sostanzialmente critico la "subordinazione" della critica italiana a quella americana, non l'esistenza di un cosidetto "truck-kun", che esiste da ben prima degli isekai.
Ovvio, ma la colpa è prevalentemente delle case di produzione, che hanno preferito iniziare la trasposizione troppo presto. Gli sceneggiatori poi fanno il possibile.
Ma questo vale, identicamente, anche per "gli episodi dell'isola di Nadia" o per il Jet Alone.
Un buon compromesso sarebbe coinvolgere gli autori originali nella produzione degli anime.
Non l'ho mai fatto, uso solo una definizione differente.
COndivido quello che dici, ma su altri contesti. Su questo, è un elemento che appartiene a dinamiche interne, non del telespettatore. I due media, manga e anime, appartengono alla stessa ...non so come dire ... linea, carreggiata. Ma non è detto che debbano seguire la stessa strada. Esempio: c'è gente che consiglia in svariati forum cosa guardare di One piece , saltando tot parti. Inutile perder tempo con questi filler , dicono. Ecco, per me è sbagliato. E' sbagliato non solo il consiglio ma il concetto - perder tempo . Non starò a spiegare o dilungarmi, ognuno la vede come vuole ma concludo ciò che voglio dire:
Io comprai il manga di one piece alla sua uscita.
Quando iniziò l'anime su Italia 1, all'ora di pranzo, lo seguii. Ovviamente lo apprezzai come il manga. QUando arrivò nella prima parte "originale", quella delle creature marine, scoprii solo in seguito che fossero filler. Io non mi ero neanche accorto. Se andassi ad analizzare la serie direi che è perfettamente amalgamata con la serie, in linea, in carreggiata. Non tradisce lo spirito dell'opera originale (l'avrebbe potuta scrivere anche Oda - ed infatti la scrisse lui) e intrattiene come e quanto le puntate precedenti. Punto.
Allunga il brodo? Ma di che? Fa parte di One Piece serie tv e non si deve saltare. Io la penso così.
E chiudo con la risposta di Yamamoto quando un giornalista gli fece notare che il film di Ichi the Killer non seguisse il suo manga: "altrimenti non avrebbe avuto motivo di esistere". Rispose. Certo, un tantino diverso da quello di cui stiamo parlando ...
Però...
Penso che dipenda da caso a caso. Io in genere trovo più fastidioso avere interi archi narrativi che si discostano dal materiale originale. Anche perché spesso non sono ben fatit.
La critica lascia il tempo che trova, sempre. Trovo che ci sia veramente poco da discutere sugli anime, dato che si può avere il contatto diretto col materiale e non è che ci sia necessariamente qualcuno che può spiegarlo. È piacevole condividerne la passione, questo sì.
Poi ci sta che, in maniera colloquiale, se ne discuta in toni scherzosi per mezzo di termini che hanno preso piede. Eh sì, i personaggi di manga e anime venivano stirati dai camion prima degli isekai, quando spesso erano ancora episodi tragici e non espedienti per mandare personaggi in altri mondi. Ma il termine ha preso piede proprio con l'insistenza con cui il tropo veniva riproposto negli isekai.
Se si diffonde un termine perché la lingua comune con cui le persone discutono un argomento è l'inglese, non ne farei un problema grave. Non è comunque critica, è gente che si cambia opinioni con un lingo comune. Grezzo quanto vuoi, ma comune.
Tornando a filler, quando si usa quel termine si tende ad indicare la stessa cosa, quindi si snellisce la discussione. Ho capito da quanto scrivi sotto che non ti trovi d'accordo con la sua definizione.
La responsabilità è sicuramente delle case di produzione. Per gli sceneggiatori è un lavoro e può venire bene o male, e come tale va giudicato a prescindere di chi sia la spinta.
Indubbiamente è sempre meglio coinvolgere gli autori originali per garantire la coerenza narrativa.
Però il problema qui è che stiamo intendendo una cosa diversa con episodio riempitivo: l'accezione riconosciuta che si dà a filler o anime original, cioè quello su cui si intendono tutti, è qualcosa che non è presente nel materiale di origine da cui si esegue la trasposizione. Questo in se non ne indica la qualità.
In questo contesto Nadia non ha filler perché è un anime originale, non tratto da un altro media.
La definizione che mi pare di capire usi tu è quella di episodio non determinante per il proseguimento della trama o dello sviluppo dei personaggi.
In questo contesto rientrano anche dei capitoli di Detective Conan del manga, non solo gli episodi anime originale dell'anime.
Questo ora l'ho capito. Però è un po' difficile disconoscere un termine usato abbastanza diffusamente in un certo modo. Ci sta, lo capisco.
Però converrai che serve un modo per poter indicare la definizione sopra così come serve un modo per indicare la tua.
Chiarita questa cosa credo che il senso dell'articolo sia chiaro.
Mi citi un esempio infelice, perché per me quella parte di One Piece si notava eccome ^^
Però mi riallaccio a quanto scritto poco sopra: che si noti o meno non è determinate alla sua catalogazione.
Se vogliamo ci sono anche le parti di anime che ricostruiscono la storia nelle cover dei capitoli, che sono materiale originale del manga ma espanso nell'anime. Dipende sempre da come viene realizzato. Però un contenuto riempitivo rimane sempre tale per definizione, a prescindere dall'apprezzamento.
Poi ci sono casi più evidenti di questo, senza dubbio.
Non è un caso che per Dragon Ball Z fu creato Kai e per One Piece ora vogliano rifare l'anime da zero: la quantità di riempitivi o in alternativa l'allungamento del brodo è diventata indigesta a molti. Questa è una responsabilità di come si è voluto realizzarlo, piegando le esigenze di marketing a quelle di sceneggiatura.
Penso che molti guardino gli anime per veder trasposto quanto visto nel manga in animazione, è comune rimanere delusi quando questo non viene fatto a dovere.
Poi è anche vero che in Giappone esiste molto la mania di apportare cambiamenti alle trasposizioni animate o live action, forse per attirare chi non vuole perdersi nulla di quel particolare franchise: questo ad alcuni piace ma non è accettato in maniera unanime.
Ormai il fiume è tracimato... Ma io sono felice di seguire ogni giorno Tutor Hitman Reborn con i suoi episodi riassuntivi e la sua lentezza narrativa.
Mi sono divertito con l'episodio della gara dei ramen in Ranma ½ stessa cosa l'esame della patente di DBZ, in Rurouni Kenshin ho scoperto che i cristiani venivano perseguitati in Giappone.
Tutto grazie agli episodi creati da zero dagli studi d'animazione.
Per me liste del genere sono fuori da ogni logica
https://www.animefillerlist.com/shows/hokuto-no-ken
Ma ormai le cose vanno così.
Più avanti nella serie poi vengono piazzati filler qua e là in punti dove ormai non dovrebbero esserci (la seconda serie, appena iniziata, già al secondo episodio ti piazza un filler con l'ormai superato pattern "Ken arriva in un villaggio e sconfigge il cattivo che maltratta la popolazione", che non ci sta per niente dato che il pubblico a quel punto è interessato ad altro, e verso metà ti piazza un gruppo di episodi terrificanti con dei personaggi nuovi simil-Zorro che non c'entrano niente con l'atmosfera della serie).
Chi ha visto la serie in tv da giovane ai tempi, abituato a una serialità più lunga e a ritmi più stiracchiati, magari ha apprezzato anche le singole storie e non ci ha fatto caso più di tanto, ma oggi il modo di fare animazione è cambiato e una visione di questo tipo può risultare estenuante per i giovani, abituati ad avere tutto e subito in 12-24 episodi.
Tra questo e il fatto che ormai i personaggi muscolosi, granitici e tutti d'un pezzo non sono più il modello che piace ai giovani, personalmente stento a credere che una serie come questa, che anche in Giappone oggi piace principalmente agli adulti che l'hanno seguita da ragazzi, potrà piacere per sempre e a tutti, ma vedremo cosa verrà fuori con la nuova produzione di Netflix che prima o poi uscirà e sarà sicuramente più stringata e rapida da seguire.
Eh appunto, è una serie prodotta per chi guardava la TV (giapponese) dell'epoca, non credo si possa giudicare coi parametri attuali. Anche gli episodi riassuntivi, in un anime che durava anni e in un'epoca in cui non c'era modo di rivedere quanto accaduto se non comprando manga o VHS, erano piuttosto utili. Comunque la nuova serie è prodotta da Warner e non da Netflix.
Credo che su un anime come Hokuto no Ken si possa anche guardare in maniera critica con gli occhi di oggi su cose che già esistevano ma a cui non si vedeva alternativa. Non penso che nessuno notasse certi schemi neanche all'epoca. Per me rimane uno dei miei anime preferiti e formativi nonostante non fosse perfetto in tutto, e questo non deve impedirmi di notare certi aspetti.
Sulla nuova serie in arrivo mi sembra scontato che adotterà uno schema diverso come numero di episodi, ma è anche sensato: a prodotto originale finito è più semplice delineare una sceneggiatura che tenga conto di cosa succederà dopo. Idealmente io farei sempre così, ma capisco che l'anime debba anche capitalizzare su (e al tempo spingere) il materiale originale. Per questo un remake è una grande opportunità. Di contro la paura è che si attualizzi troppo il contenuto, quando con Ken il rischio è perdere la sensazione anni 80 che permeava.
Io comunque credo che lo spazio per personaggi muscolosi e granitici ci sia ancora: spesso chi decide non lo fa con cognizione di causa, penso che ormai si sia visto negli anni che quando ci viene detto che "il pubblico vuole così" il più delle volte è solo un modo per togliersi la responsabilità della decisione presa.
Eh sì. Superiore a tutto, i cavalieri vennero dopo, e copiarono, dragon ball venne dopo, e copiò, il resto di conseguenza a queste e Ken rimane lassù , sopra tutto.
appena andato a vederlo , pero non me lo ricordavo cosi sboccato!
attenzione per chi deve ancora andare a vederlo al cinema
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