Durante Lucca Comics & Games 2023, che si è tenuto dall'1 al 5 novembre nella nota cittadina toscana, AnimeClick ha avuto l'onore di intervistare Ken Niimura e Joe Kelly, ospiti di Bao Publishing e autori di I Kill Giants e della loro nuova opera Sergente Immortale.




Oggi abbiamo con noi due grandissimi autori del mondo fumettistico occidentale ma non solo: Ken Niimura e Joe Kelly. Le loro opere più famose, I Kill Giants, del quale è stato fatto un adattamento live action disponibile su Netflix, e la loro novità Sergente Immortale. La cosa bella di avere due autori di questo calibro è scoprire come hanno cominciato a collaborare, avendo entrambi background completamente diversi. Ricordiamo che Joe Kelly ha lavorato per Deadpool e tante serie animate come Ben 10 e Superhero 6, mentre Ken Niimura ha disegnato varie opere tendenti verso il mondo manga. Vorremmo sapere dunque come vi siete conosciuti e com'è nata la vostra collaborazione.

K.: Il nostro incontro è stato molto casuale ma proficuo. Ci siamo incontrati in Spagna e ci siamo conosciuti grazie a delle storie brevi. Abbiamo iniziato a lavorare insieme solo con la produzione di I Kill Giants


Com'è nata la storia di I Kill Giants? È una storia che unisce diversi stili, tutte le nature dei suoi due autori: il fumetto occidentale e orientale.

N.: Questa mescolanza di generi è stata possibile solo grazie ad una serie di eventi. Non ho mai pubblicato alcuna storia lunga prima di I Kill Giants, passando da storie di 6-8 pagine a storie di 200 pagine. Mi sono dunque chiesto come realizzarla: a colori o in bianco e nero? Essendo entrambi appassionati di manga, abbiamo pensato di unire le caratteristiche delle due tipologie di fumetti assieme al classico storytelling dei manga.
 
Ken Niimura e Joe Kelly


Quali manga che avete letto vi hanno segnato nella vostra vita e nel vostro stile?

K.: Da piccolo giravano le VHS degli anime, ma ho iniziato a leggere i manga solo quando ho iniziato il college. Un mio amico mi disse: "Dato che ti piacciono gli anime, leggiti anche i manga". I miei primi titoli sono stati 3x3 Occhi e Sanctuary, quelli che hanno permesso di sviluppare il mio stile, e poi ho scoperto Osamu Tezuka e Naoki Urasawa con Monster e Pluto.

N.: Per chi non mi conoscesse, mio padre è spagnolo e mia madre è giapponese e sono nato in Spagna. Ho letto tanti manga da piccolo, come Doraemon e vari titoli di Shonen Jump e una volta a settimana andavo in una scuola giapponese. Giocavo molto ai videogiochi con i miei amici. Durante gli anni '90, con l'arrivo della televisione, trasmettevano Dragon Ball. Autori nello specifico che mi hanno ispirato nella realizzazione di I Kill Giants sono stati Taiyo Matsumoto e Hayao Miyazaki, di cui guardavo le VHS con mia sorella quando ero piccolo.


Com'è stato tornare a lavorare insieme per Sergente Immortale?

K.: Prima di tornare insieme per questo grande progetto abbiamo lavorato per Black Jack, una storia breve pubblicata sul Tezuka Magazine, e Spiderman. La storia di Sergente Immortale era rimasta nella mia testa da un bel po' di tempo, ma non mi sentivo pronto. Fortunatamente Niimura ha saputo attendere e alla fine abbiamo messo tutto su carta.


Lavorare su serie animate può essere d'aiuto per i propri lavori fumettistici? Dal punto di vista della sceneggiatura e dei disegni, siete riusciti a trasmettere in I Kill Giants tanto dinamismo. Come ci siete riusciti?

K.: Ho studiato Screenwriting in America, ovvero come scrivere sceneggiatura per i film. Sono sempre stato un appassionato della Marvel e della DC, perciò tutto quello che scrivo lo immagino come se fosse una sceneggiatura dinamica per un film. Però mi sentivo molto limitato: volevo realizzare qualcosa che fosse collegato al mondo manga, ed è con l'arrivo di Niimura che mi disse: "Voglio disegnare qualcosa in stile manga" che la mia situazione è stata completamente rivoluzionata. 
 
Ken Niimura e Joe Kelly


In Italia sono arrivati molti titoli di Niimura sul folklore giapponese, Bao ne ha portati alcuni davvero belli. Da non aprire mai, per esempio, raccoglie molti racconti popolari giapponesi. Com'è stato lavorare su queste storie e riallacciarsi alla sua "parte" giapponese?

N.: Io conoscevo già le storie presenti nell'opera, ma per esempio ho riscritto quella di Urashima Tarou. Il finale originale di questa mitologia è molto crudo, ho voluto cambiarlo e renderlo più nel mio stile e proporlo anche nelle scuole. Ma se avessi pubblicato queste storie in Giappone, le madri avrebbero iniziato a cercare le versioni originali e non sarebbe stato molto bello per i bambini. Mi sono dunque spostato al di fuori del Giappone. Ho voluto esplorare le storie che i bambini giapponesi conoscono già dalle elementari e la condizione umana, quelli che sono i taboo: le regole che ti dicono cosa fare e cosa non fare. Questo è il mio studio che ho voluto applicare in quest'opera. 


Visto che adesso vivi in Giappone: hai mai pensato di serializzare su rivista una vera e propria serie manga?

N.: Ho tantissime cose da dire a riguardo. Sappiamo tutti che in Giappone ci sono riviste settimanali e riviste mensili, quindi ogni settimana o mese un autore fa uscire un capitolo. Per me ciò è positivo perché in questo modo i disegni migliorano col tempo, un mangaka può permettersi di migliorare il suo tratto. Ma personalmente, il problema principale è la barriera culturale. Essendo metà giapponese, spesso mi viene chiesto delle mie origini e di fare un manga proprio sulla mia "metà nazionalità". Dopo aver pubblicato Henshin su Ikki Magazine, rivista che adesso non esiste più, non me la sono più sentita e mi sono spostato verso il mercato americano. Lì non mi chiedono da dove vengo. Qualora dovessero cadere queste barriere culturali, riprenderei volentieri a pubblicare su rivista.
 
Ken Niimura e Joe Kelly


Fumetti, manga, animazioni. Dopo così tanti progetti e lavori... quale sarà adesso la nuova sfida?

K.: Potremmo lavorare in una nuova Graphic Novel, forse una trilogia. Le nostre opere precedenti, in fondo, sono leggermente collegate tra di loro per lo stile di disegno ovviamente e certe location. 

N.: Ci vorrà del tempo per portare un nuovo progetto: dipende dalla storia che si vuole raccontare e quello che si vuole esprimere attraverso il fumetto. Vorrei aggiungere, riprendendo il discorso sulla barriera culturale in Giappone, ovviamente la mia è stata un'esperienza del passato. Sto vedendo che piano piano le cose stanno cambiando, anche per quanto riguarda gli stranieri. La mia speranza è che comprendano quello che c'è al di fuori e lo sappiano accettare e apprezzare.


Ultima domanda: cosa vi piace dell'Italia?

K.: È stato veramente un bel viaggio venire qui. Adoro le persone, il cibo e l'ambiente. Adoro questo paese.

N.: Ho guardato l'Italia da un punto di vista giapponese. Vivete letteralmente in un museo, cosa che in Giappone non è possibile tranne in città come Kyoto. Non voglio fare paragoni con altri paesi, come la Spagna nel quale sono nato, ma amo tantissimo il vostro senso dell'arte. 
 
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Ringraziamo Bao Publishing per averci concesso questa intervista. 

Interprete ENG-ITA: Manuela Clarita Tedesco (Olimpea)