L’estate è e sarà sempre una stagione strettamente legata ai ricordi.
Ricordi di estati passate, fatti di grandi avventure fuori porta, emozioni e divertimenti.
Ma anche ricordi da costruire pianificando attentamente l’estate corrente, e le estati future, sempre al meglio delle nostre possibilità.

L’estate del 1994 sarà stata memorabile per molti (di quelli che c’erano ed erano coscienti, almeno), e per molti motivi, e per i giapponesi amanti di una sempre più galoppante realtà videoludica, all’apice dell’era 2D e sull’orlo dell’era 3D, tra un Final Fantasy VI e un Super Metroid, giunse l’emozionante momento del debutto di Street Fighter al cinema, attesissimo perché spinto dall’onda della versione definitiva del leggendario secondo capitolo, Super Street Fighter II Turbo (o X per i giapponesi).

I guerrieri di Street Fighter viaggiano per il mondo alla ricerca di sfidanti da superare, e anche il viaggio di Street Fighter II - The Movie dalla casa di produzione alle sale cinematografiche fu, come molti viaggi delle vacanze estive, tortuoso e ricco equamente di accurate pianificazioni e drammatici cambi di programma…


Inizialmente, la regia del film fu affidata a Masashi Ikeda, già regista dei Cinque Samurai / Samurai Troopers, ma dopo un diverbio con Capcom (un diverbio coi piani alti fu proprio ciò che lo fece allontanare momentaneamente da Samurai Troopers, peraltro) decise di lasciare il progetto.

A quel punto, Group Tac, che si stava occupando della produzione del progetto, si trovò nei guai, rischiando di finire in bancarotta, ma Gisaburo Sugii, che aveva già lavorato con la compagnia in passato, in particolare come direttore generale di Touch - Prendi il mondo e vai, prese le redini del progetto.

I guai non erano, però, ancora finiti: c’erano solo sei mesi di tempo per completare il lavoro, senza che un singolo frame fosse stato ancora disegnato, e, per di più, il contratto prevedeva una lavorazione di un anno, ma per Sugii, per fare un buon film d’animazione, è necessario almeno un anno e mezzo di lavoro.

Ciò che salvò il tutto fu quel mix di eroismo e autolesionismo tipicamente nipponico: il numero di membri del team venne triplicato, e diviso in tre squadre, capitanate da tre direttori dell’animazione, impegnate a lavorare su mezz’ora di film ciascuna, giorno e notte, fino a riuscire a completare il progetto.

In tutto ciò, però, anche la sceneggiatura necessitava di una revisione, ma Sugii non era affatto un conoscitore di Street Fighter, e qui entrò in scena un suo amico: Takuji Endo, che in passato lavorò come assistente alla regia di Sakigake!! Otokojuku e che si era ritirato per lavorare in una libreria.
Endo era un grandissimo fan di Street Fighter, e venne riportato nel mondo dell’animazione proprio grazie a questa sua profonda conoscenza del picchiaduro Capcom, lavorando come assistente alla regia di Sugii e finendo, poi, per lavorare anche a Paranoia Agent e al terzo film di Patlabor.
 
Ryu nel suo abbigliamento tradizionale

Trasportare i personaggi di Street Fighter II su schermo non fu, però, affatto semplice.
Secondo Sugii, uno dei maggiori punti di fascino di Street Fighter II sta nel fatto che vengano mostrati numerosi combattenti differenti, da diverse parti del mondo e con abiti molto diversi tra loro, uniti dall’unico comune denominatore dell’essere artisti marziali; per questa ragione, ha fatto molta attenzione all’abbigliamento dei protagonisti, cercando di lasciarli quasi sempre con i loro abiti da battaglia.
A detta sua, se Ryu si mette un paio di jeans finito il combattimento, non è più Ryu, e il fascino del personaggio sta nel suo viaggiare per il mondo a piedi nudi e con indosso il gi.

La rappresentazione di Chun-Li diede, poi, molti problemi di natura diversa.
I produttori volevano che fosse un personaggio “carino”, solare e, soprattutto, con un fisico più minuto e delle gambe più sottili.
Akiman, leggendario character designer di Street Fighter II e padre grafico di Chun-Li, si oppose, però, fermamente alla cosa, dichiarando che il personaggio è forte, non “carino”, prende sul serio le arti marziali e si allena con costanza, quindi non può avere un fisico minuto perché non ne rappresenterebbe bene la determinazione.
Yasuhiro Oshima, uno dei direttori dell’animazione, disse poi che fu difficile equilibrare lo stoicismo di Chun-Li all’interno del gioco (soprattutto nelle frasi di vittoria) con alcuni suoi momenti più divertenti, come la nota posa di vittoria del round coi salti di gioia e il segno della vittoria.

Il doppiaggio del film venne completato in appena due giorni, sabato 2 e domenica 3 luglio 1994.
Ironia della sorte, Kojiro Shimizu e Kenji Haga, interpreti di Ryu e Ken, erano buoni amici anche nella vita reale, e quest’ultimo si trovava al suo secondo ruolo di doppiaggio, dopo il ruolo da protagonista in Aladdin della Disney l’anno prima.
La doppiatrice di Chun-Li, Miki Fujitani, di lì a poco avrebbe invece doppiato in più incarnazioni il personaggio di Kaoru Kamiya in Rurouni Kenshin.
Caso molto particolare fu quello di Fei Long: per doppiarlo venne scelto il wrestler professionista Masakatsu Funaki, inizialmente incerto delle sue doti di doppiatore ma, alla fine, convinto ad accettare il ruolo.
 
Alcuni personaggi storici di Street Fighter II: Honda e Guile

Dall’alto giunse l’ordine di mostrare tutti i personaggi di Super Street Fighter II Turbo all’interno del film, e che tutti avrebbero dovuto fare sfoggio delle loro peculiari abilità di combattimento.

Il problema fu principalmente come: entra qui in scena Shinichi Tokairin, storyboarder con esperienza nel karate, che, dopo un incontro con il regista Sugii in cui aveva anche portato un Laser Disc (chi se li ricorda?) de Il Mistero del Conte Lobos con Jackie Chan (chiamato anche Wheels on Meals e Spartan X), venne affidato agli storyboard delle scene di combattimento, studiate per essere costruite tutte in situazioni e location ben distinte e con metodi di combattimento diversi.
Se, ad esempio, lo scontro tra Ryu e Fei Long si lega alle classiche dinamiche dei film d’azione di Hong Kong, lo scontro tra T. Hawk e Ken si avvicina di più alla lotta da strada vera e propria.

A proposito di scontri, uno dei più famosi del film quasi non avvenne: inizialmente, Chun-Li doveva ritirarsi momentaneamente dopo essere stata messa in difficoltà da Vega (quello spagnolo, per districarci nella giungla di nomi giapponesi ed occidentali), ma Tokairin vide la cosa come un insulto e si rifiutò categoricamente, permettendo all’iconica combattente di sconfiggere, non senza fatica, il suo rivale.
 
Chun-Li

In occidente, la pellicola subì un destino bizzarro, persino più bizzarro della media delle opere giapponesi arbitrariamente modificate dalla “creatività” americana.
Alcune scene (come la famosa “doccia di Chun-Li”) vennero censurate, ma l’intero film ricevette al contrario un’intera rielaborazione dei dialoghi rendendoli molto più volgari, accompagnati da una completa sostituzione della colonna sonora che ora vede canzoni di gruppi metal (e varianti varie) come i Korn e gli Alice in Chains sostituire il brano principale di Ryoko Shinohara, che ovviamente era un pezzo j-pop dal titolo Itoshisa to Setsunasa to Kokoro Zuyosa to, brano che renderà la Shinohara la prima artista donna giapponese a superare i due milioni di copie vendute per un singolo.

Grandi numeri li ha fatti, però, anche il film stesso: 700 milioni di yen di incassi, nonostante fosse stato rilasciato solo in un numero ristretto di sale.
Questo film darà il via a una lunga serie di lungometraggi ispirati ai picchiaduro, e molti di essi vedranno all’opera proprio alcuni degli esponenti di rilievo dello staff di questo Street Fighter II-The Movie
Per gli amanti dei videogiochi e degli anime, l’estate del 1994 nipponica fu indubbiamente caldissima, e l’autunno che l’avrebbe seguita si sarebbe difeso altrettanto bene: direi che, usciti dalla sala, gli spettatori si sarebbero sicuramente catapultati in sala giochi, ma sicuramente, in quegli anni, si trattava di un’abitudine consolidata a priori, cinema o non cinema.