Dopo anni dalla sua conclusione, il manga Food Wars è rimasto ancora oggi nel cuore di molti lettori italiani. E grazie a Planet Manga, i mangaka Yūto Tsukuda e Shun Saeki sono stati ospitati in occasione del Lucca Comics & Games di quest'anno per tornare a parlare della loro creazione. Vi riportiamo di seguito tutte le curiosità che gli autori hanno rivelato in occasione del press café a loro dedicato, nonché l'intervista privata per la quale ringraziamo l'editore.
Solitamente un artista decide di diventare tale a seguito della fruizione di un'opera che lo ha colpito particolarmente. Questo è stato sicuramente il caso di Tsukuda, il quale dopo aver letto Letter Bee, manga di Hiroyuki Asada, ha voluto entrare nel mondo dei fumetti scoprendo successivamente di avere "tanta capacità nel raccontare le storie attraverso la sceneggiatura", ma per Saeki la storia è ben diversa. Anche lui leggeva manga da piccolo, ma è stata la rivalità che aveva con un suo compagno di scuola alle elementari, che "disegnava meglio di lui", ad averlo spinto a diventare un mangaka professionista. Grazie a Tadahiro Miura (Ghost Inn - La locanda di Yuna), al quale ha fatto da assistente, ha imparato a disegnare in digitale e a sopportare lo stress di una pubblicazione settimanale: tutte lezioni preziose che avrebbe sfruttato nella realizzazione dei suoi successivi manga love comedy, e in seguito, nei disegni di Food Wars.
L'idea di una serie incentrata sulla competizione culinaria tra ragazzi che si affrontano all'ultimo piatto è nata a partire da un insieme di fattori. Così come in Italia ci sono trasmissioni incentrate sulle gare di cucina come Masterchef, in Giappone era molto popolare "Iron Chef", andata in onda dal 1993 fino al 2002. Si vocifera che l'ideatore della trasmissione abbia letto Mister Ajikko, opera di Daisuke Terasawa, e abbia voluto creare una serie con competizioni in stile shonen manga. Per questo si è pensato di creare una storia con dei giovani cuochi come protagonisti. Anche in Giappone esistono scuole specializzate nell'insegnamento dell'arte culinaria, come i nostri licei alberghieri: una scuola di cucina famosa in Giappone è Hattori Eiyō Senmon Gakkō, ovvero la Hattori Nutrition College con sede a Yoyogi, a nord di Shibuya, Tokyo.
La serie è caratterizzata da un cast variegato. Gestire così tanti personaggi spesso può risultare difficile, ma Tsukuda ha dichiarato con fierezza che "una volta che caratterizzo dei personaggi, molto facilmente, so come parleranno e come reagiranno. È la mia specialità". Invece per quanto riguarda il design, sia dei personaggi che dei piatti, il lavoro è stato più complesso. Il loro primo editor diceva che "la maggior parte dei lettori è composta da ragazzini: a loro piace di più la carne". I due hanno dunque dovuto cercare delle ricette che fossero invitanti per i giovani lettori, focalizzandosi allo stesso tempo sulla motivazione dietro la scelta di quel determinato piatto e ingredienti da parte di un determinato personaggio.
E a proposito di carne, è stato proprio il design di Ikumi Mito (detta Nikumi) a essere al centro di un litigio tra Saeki e l'editor. "Quando penso alla carne penso all'America, e le donne americane sono bionde e formose", questa era l'idea principale venuta in mente a Tsukuda. Tuttavia, l'alto gradimento di Mito da parte dell'editor non permetteva a Saeki di lavorare con tranquillità: ogni volta che proponeva un design, questo veniva subito scartato perché deludeva le altissime aspettative dell'editor. "Senza di me, loro due sarebbero ancora lì a discutere".
I personaggi più amati dai lettori italiani, invece, sono sicuramente i fratelli Aldini. La mezzaluna che utilizzano è divenuta grazie al manga simbolo iconico non solo dei personaggi ma anche della cucina italiana agli occhi dei lettori stranieri. La scelta di questo strumento specifico era atta a rappresentare il loro legame di fratellanza: "Cercando delle idee ho aperto una rivista di cucina e ho letto della mezzaluna. So bene che si usa in singolo, ma ha due manici, quindi ho immaginato subito i due fratelli che la usano e se la passano a vicenda".
Un'altra caratteristica dei fratelli Aldini, che li ha resi tanto amati, vede nello specifico Isami e la sua doppia trasformazione nel corso della storia, da cicciottello a dimagrito nel giro di poche pagine. "Come facciamo a meravigliare il lettore ogni settimana?", avevano pensato. Così hanno deciso di creare un pretesto narrativo da sfruttare quando necessario.
Di seguito vi riportiamo la nostra intervista privata, per la quale ringraziamo l'editore Planet Manga.
In Food Wars compaiono piatti e ricette da tutto il mondo. Avete consultato chef professionisti o siete appassionati di cucina voi stessi?
Tsukuda: Le ricette sono nate grazie alla collaborazione con la chef Yuki Morisaki. Avendo scritto molti libri, ci siamo affidati alla sua esperienza.
Siete fan della cucina italiana? Se sì, qual è il vostro piatto preferito?
Tsukuda: Amo molto i frutti di mare, nella cucina italiana ci sono molti piatti a base di frutti di mare. Durante questo viaggio ho avuto il piacere di mangiare la porchetta, che mi è piaciuta tanto.
Saeki: A me piace molto la pasta. A Lucca ho provato i ravioli, li ho graditi molto.
Qual è il vostro piatto preferito tra quelli presentati all’interno del manga?
Tsukuda: La Pizza Mezzaluna, preparata dai fratelli Aldini. Quando ho proposto il piatto all'editor, questa pizza con due gusti che quando la tagli diventa una mezzaluna, l'idea è stata accettata.
Saeki: Il Jet Black Curry Laksa, piatto tipico del sudest asiatico. Come ingrediente ha un pesce dal sapore molto forte, che solitamente non si riesce a mangiare.
Come avete sviluppato i concept delle “battaglie culinarie” e delle reazioni dei personaggi durante le degustazioni? Vi siete ispirati a competizioni culinarie reali, programmi di cucina e ad altri manga?
Tsukuda: Questo concept di battaglie culinarie mi è stato suggerito. Inizialmente pensavo di fare una sorta di ranking battle, come quella del pugilato, ma l'editor mi ha proposto di creare un contesto in cui i personaggi potessero litigare tra di loro durante lo scontro.
Avete mai avuto l'opportunità di cucinare o assaggiare alcune delle ricette che compaiono nel manga? Quali sono state le vostre reazioni?
Saeki: Ho provato a cucinare alcuni piatti e devo dire che sono venuti buoni. A me piace molto il piccante, quindi in ogni ricetta finivo sempre per "denudarmi" dal caldo.
Tsukuda: Spesso andavamo a mangiare con l'editor per provare nuovi piatti. Una volta siamo andati in un ristorante cinese vicino alla Shueisha e lì abbiamo mangiato il Mapo Curry Men, spaghetti col tofu al curry. Mi è piaciuto così tanto che l'ho inserito nel manga.
Il pubblico italiano è ancora molto legato a Food Wars, anche a distanza di anni dalla sua conclusione. Secondo voi, qual è il principale punto di forza che ha reso la serie così amata nel tempo?
Tsukuda: La storia non consisteva solo in "mangio e succede qualcosa di sexy". Volevo trasmettere qualcosa al pubblico e penso di esserci riuscito.
Saeki: Credo che i personaggi, con la loro bellezza, riescono ancora ad attirare il pubblico.
Solitamente un artista decide di diventare tale a seguito della fruizione di un'opera che lo ha colpito particolarmente. Questo è stato sicuramente il caso di Tsukuda, il quale dopo aver letto Letter Bee, manga di Hiroyuki Asada, ha voluto entrare nel mondo dei fumetti scoprendo successivamente di avere "tanta capacità nel raccontare le storie attraverso la sceneggiatura", ma per Saeki la storia è ben diversa. Anche lui leggeva manga da piccolo, ma è stata la rivalità che aveva con un suo compagno di scuola alle elementari, che "disegnava meglio di lui", ad averlo spinto a diventare un mangaka professionista. Grazie a Tadahiro Miura (Ghost Inn - La locanda di Yuna), al quale ha fatto da assistente, ha imparato a disegnare in digitale e a sopportare lo stress di una pubblicazione settimanale: tutte lezioni preziose che avrebbe sfruttato nella realizzazione dei suoi successivi manga love comedy, e in seguito, nei disegni di Food Wars.
L'idea di una serie incentrata sulla competizione culinaria tra ragazzi che si affrontano all'ultimo piatto è nata a partire da un insieme di fattori. Così come in Italia ci sono trasmissioni incentrate sulle gare di cucina come Masterchef, in Giappone era molto popolare "Iron Chef", andata in onda dal 1993 fino al 2002. Si vocifera che l'ideatore della trasmissione abbia letto Mister Ajikko, opera di Daisuke Terasawa, e abbia voluto creare una serie con competizioni in stile shonen manga. Per questo si è pensato di creare una storia con dei giovani cuochi come protagonisti. Anche in Giappone esistono scuole specializzate nell'insegnamento dell'arte culinaria, come i nostri licei alberghieri: una scuola di cucina famosa in Giappone è Hattori Eiyō Senmon Gakkō, ovvero la Hattori Nutrition College con sede a Yoyogi, a nord di Shibuya, Tokyo.
La serie è caratterizzata da un cast variegato. Gestire così tanti personaggi spesso può risultare difficile, ma Tsukuda ha dichiarato con fierezza che "una volta che caratterizzo dei personaggi, molto facilmente, so come parleranno e come reagiranno. È la mia specialità". Invece per quanto riguarda il design, sia dei personaggi che dei piatti, il lavoro è stato più complesso. Il loro primo editor diceva che "la maggior parte dei lettori è composta da ragazzini: a loro piace di più la carne". I due hanno dunque dovuto cercare delle ricette che fossero invitanti per i giovani lettori, focalizzandosi allo stesso tempo sulla motivazione dietro la scelta di quel determinato piatto e ingredienti da parte di un determinato personaggio.
E a proposito di carne, è stato proprio il design di Ikumi Mito (detta Nikumi) a essere al centro di un litigio tra Saeki e l'editor. "Quando penso alla carne penso all'America, e le donne americane sono bionde e formose", questa era l'idea principale venuta in mente a Tsukuda. Tuttavia, l'alto gradimento di Mito da parte dell'editor non permetteva a Saeki di lavorare con tranquillità: ogni volta che proponeva un design, questo veniva subito scartato perché deludeva le altissime aspettative dell'editor. "Senza di me, loro due sarebbero ancora lì a discutere".
I personaggi più amati dai lettori italiani, invece, sono sicuramente i fratelli Aldini. La mezzaluna che utilizzano è divenuta grazie al manga simbolo iconico non solo dei personaggi ma anche della cucina italiana agli occhi dei lettori stranieri. La scelta di questo strumento specifico era atta a rappresentare il loro legame di fratellanza: "Cercando delle idee ho aperto una rivista di cucina e ho letto della mezzaluna. So bene che si usa in singolo, ma ha due manici, quindi ho immaginato subito i due fratelli che la usano e se la passano a vicenda".
Un'altra caratteristica dei fratelli Aldini, che li ha resi tanto amati, vede nello specifico Isami e la sua doppia trasformazione nel corso della storia, da cicciottello a dimagrito nel giro di poche pagine. "Come facciamo a meravigliare il lettore ogni settimana?", avevano pensato. Così hanno deciso di creare un pretesto narrativo da sfruttare quando necessario.
Di seguito vi riportiamo la nostra intervista privata, per la quale ringraziamo l'editore Planet Manga.
In Food Wars compaiono piatti e ricette da tutto il mondo. Avete consultato chef professionisti o siete appassionati di cucina voi stessi?
Tsukuda: Le ricette sono nate grazie alla collaborazione con la chef Yuki Morisaki. Avendo scritto molti libri, ci siamo affidati alla sua esperienza.
Siete fan della cucina italiana? Se sì, qual è il vostro piatto preferito?
Tsukuda: Amo molto i frutti di mare, nella cucina italiana ci sono molti piatti a base di frutti di mare. Durante questo viaggio ho avuto il piacere di mangiare la porchetta, che mi è piaciuta tanto.
Saeki: A me piace molto la pasta. A Lucca ho provato i ravioli, li ho graditi molto.
Qual è il vostro piatto preferito tra quelli presentati all’interno del manga?
Tsukuda: La Pizza Mezzaluna, preparata dai fratelli Aldini. Quando ho proposto il piatto all'editor, questa pizza con due gusti che quando la tagli diventa una mezzaluna, l'idea è stata accettata.
Saeki: Il Jet Black Curry Laksa, piatto tipico del sudest asiatico. Come ingrediente ha un pesce dal sapore molto forte, che solitamente non si riesce a mangiare.
Come avete sviluppato i concept delle “battaglie culinarie” e delle reazioni dei personaggi durante le degustazioni? Vi siete ispirati a competizioni culinarie reali, programmi di cucina e ad altri manga?
Tsukuda: Questo concept di battaglie culinarie mi è stato suggerito. Inizialmente pensavo di fare una sorta di ranking battle, come quella del pugilato, ma l'editor mi ha proposto di creare un contesto in cui i personaggi potessero litigare tra di loro durante lo scontro.
Avete mai avuto l'opportunità di cucinare o assaggiare alcune delle ricette che compaiono nel manga? Quali sono state le vostre reazioni?
Saeki: Ho provato a cucinare alcuni piatti e devo dire che sono venuti buoni. A me piace molto il piccante, quindi in ogni ricetta finivo sempre per "denudarmi" dal caldo.
Tsukuda: Spesso andavamo a mangiare con l'editor per provare nuovi piatti. Una volta siamo andati in un ristorante cinese vicino alla Shueisha e lì abbiamo mangiato il Mapo Curry Men, spaghetti col tofu al curry. Mi è piaciuto così tanto che l'ho inserito nel manga.
Il pubblico italiano è ancora molto legato a Food Wars, anche a distanza di anni dalla sua conclusione. Secondo voi, qual è il principale punto di forza che ha reso la serie così amata nel tempo?
Tsukuda: La storia non consisteva solo in "mangio e succede qualcosa di sexy". Volevo trasmettere qualcosa al pubblico e penso di esserci riuscito.
Saeki: Credo che i personaggi, con la loro bellezza, riescono ancora ad attirare il pubblico.
"la maggior parte dei lettori è composta da ragazzini: a loro piace di più la carne"
Food Wars un manga per giovanissimi che va letto con piacere.
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