Il Giappone ha da molto tempo una cattiva fama per quel riguarda le condizioni dei lavoratori. Fa impressione pensare che per definire la "morte da troppo lavoro" si sia dovuta coniare una parola apposta: karoshi.
Piccoli segnali di speranza però si intravedono: la cultura del superlavoro e la crisi che si sta generando da essa ha portato il Ministero della salute a proporre una legge che, se approvata, obbligherà i datori di lavoro a garantire che i propri dipendenti non lavorino per 14 giorni consecutivi o più.
 

Il ministero prevede di presentare un disegno di legge per rivedere le norme del lavoro già nel 2026, nel tentativo di migliorare la salute mentale dei dipendenti del paese.
In base alla legislazione vigente, i datori di lavoro sono tenuti a fornire un giorno di riposo a settimana, ma hanno la flessibilità di programmarli come quattro giorni di riposo distribuiti in un periodo di quattro settimane. Di conseguenza, alcuni dipendenti arrivano a lavorare per 48 giorni di fila.
Inoltre, esiste un accordo definito come “Accordo 36” che può essere stipulato tra un datore di lavoro e un sindacato dei lavoratori che prevede che i dipendenti possano essere costretti a lavorare anche nei giorni festivi, eliminando di fatto qualsiasi limite ai giorni lavorativi consecutivi.
 

Il disegno di legge proposto propone inoltre di semplificare il sistema di calcolo degli straordinari in base alle ore complessive di più lavori e di estendere il Labour Standards Act ai lavoratori domestici, comprese le collaboratrici domestiche.
Nell'anno fiscale 2023, le richieste di risarcimento dei dipendenti per malattie cerebrali e cardiache causate da eccessivo stress correlato al lavoro sono state complessivamente 1.023, con un aumento di 220 rispetto all'anno precedente.

Fonte consultata:
HRMAsia