NIPPON ANIMATION MEISAKU
Correva l’anno 1969 ed in Giappone stava fiorendo un’arte nuova, diversa da ogni genere di animazione mai vista prima in occidente, che avrebbe presto radunato, divertito, commosso e fatto sognare centinaia di fan in tutto il mondo. Nascevano quelli che noi, molti anni dopo, avremmo chiamato anime. I padri di quest’arte sono parecchi: Tezuka, Takahata, Miyazaki, per citare i più famosi. Ma cos’ha di speciale il 1969 rispetto agli altri anni? Cosa successe in quell’anno di tanto importante da citarlo così puntigliosamente?
Nasceva, nel 1969, il filone di anime romanzati che avrebbe poi dato vita al World Mastherpiece Theater (Sekai Meisaku Gekijou) o come in molti lo chiameranno poi, semplicemente, Meisaku. Una produzione che dà il nome a un intero genere di anime, ossia quelli basati su romanzi occidentali, e che viene ideata dallo Studio Mushi proprio in quell’anno. Prima di parlare più approfonditamente della storia del Meisaku è giusto esporre quello che questo genere rappresenta, quello che vuole comunicare e come cerca di farlo.
MEISAKU STYLE
Il Meisaku, non solo quello targato Nippon Animation, ha dei fattori comuni che lo differenziano dagli altri anime. Primo fra tutti, la sceneggiatura è sempre ispirata a un romanzo occidentale, spesso però reinterpretata in chiave nipponica, soprattutto in quelle che sono le psicologie e le interazioni dei personaggi. Questi arrangiamenti alla trama non vanno visti come un chiaro intento a stravolgerne il corso ma semplicemente come aggiunte, variazioni che spesso arricchiscono la narrazione. Infatti raramente qualcosa viene sottratto al filo conduttore degli eventi, le modifiche più classiche riguardano dettagli esclusivamente dedicati al pubblico giapponese. Queste modifiche hanno ovviamente uno scopo: un altro fattore comune a tutti i Meisaku, il fine pedagogico. Spiegherò meglio in seguito come questa esigenza nasca ma è da tener presente che tutte le serie appartenenti a questo genere sono state concepite con il chiaro intento di formare, istruire ed educare i bambini. Il target di riferimento infatti è proprio quello dei più piccini, che attraverso questi anime, avrebbero dovuto elaborare, immedesimandosi nei vari personaggi, valori importanti della civiltà e della convivenza.
Appare così chiaro il motivo degli adattamenti scenografici, dettati più da un imperativo moralistico che da frivolezze creative. Dunque un prodotto destinato ad educare i bambini, coinvolgendoli in storie appassionanti. Non solo. L’alto profilo su cui la psicologia del personaggio tipico di un Meisaku si sviluppa sembra smentirci. A differenza di molte serie prodotte in quegl’anni, i primi Meisaku sottolineano e danno spessore anche a personaggi marginali, caratterizzandoli con cura maniacale. Perché tutto ciò? Qua entra in gioco il terzo fattore: la veridicità della sceneggiatura. Nella preparazione di questi prodotti niente è lasciato al caso. Gli scenari, i gesti, ogni singolo dettaglio è curato per renderlo più vero possibile. Questa genuinità della storia, aiutata certo da ottimi romanzi, ma sapientemente reinterpretata dagli sceneggiatori nipponici, ha fatto si che anche molti adulti si appassionassero alle serie destinate ai più piccoli, differenziando quindi questo genere, definitivamente, dal classico Kodomo. Se infatti la dote pedagogica è comune ad entrambi, quello che evita al Meisaku di essere semplicemente un “Kodomo con trama occidentale” è proprio questo approfondimento emotivo che riesce a coinvolgere il pubblico adulto, rendendo quindi questi prodotti serie destinate al grande pubblico e non solo ai bambini.
Altra grande considerazione va data all’aspetto grafico. I primi Meisaku curano uno stile di disegno molto più fine rispetto alle altre produzioni dell’epoca, dando grande spazio agli sfondi e ai paesaggi, per mostrare al pubblico nipponico le ambientazioni dei “posti esotici” nei quali la trama si svolge. Se nel disegno delle serie ambientate in Giappone si dava per scontato che gli oggetti di uso comune e i luoghi fossero ben riconoscibili dallo spettatore, il Meisaku, ispirandosi alla cultura occidentale non può avvalorare tale tesi. Il pubblico giapponese si sarebbe di certo trovato spaesato nel vedere oggetti che per noi, oggi, sono facilmente identificabili ma che, per l’allora pubblico del Sol Levante (si parla dei primi anni '70), erano davvero inusuali. Si pensi ad oggetti quali telai, forni, alimenti ma anche a modi di fare, come il comportamento da tenere a tavola in occidente, spersi in quel marasma di posate che per un giapponese poteva apparire davvero buffo. Era quindi importante caratterizzare e dettagliare questi aspetti che altrimenti non sarebbero stati chiari al pubblico, soprattutto quando si parla di bambini. La scelta dei produttori è quindi audace, invece che trasformarli in oggetti di più semplice comprensione si opta per un’informazione minuziosa. Non è raro vedere un piccolo protagonista di Meisaku chiedere ad un adulto il significato e il funzionamento di molte cose, soprattutto quelle più “occidentali”. Quest’opera coscienziosa di confronto culturale che i giapponesi attuano nei Meisaku verrà invece interpretata in chiave contraria dagli importatori nostrani, che faranno il possibile per “occidentalizzare” le produzioni nipponiche. Ma di questo parleremo ampiamente in seguito.
Il budget ristretto dettato da un’ampia produzione annuale impone scelte grafiche che discosteranno per anni l’animazione nipponica da quella occidentale. Questo aspetto non è tipico solo del Meisaku ma coinvolge buona parte degli anime creati negli anni '70. Il movimento è infatti rappresentato in modo differente. La tecnica del “muovere il disegno” ossia spostare un fotogramma su una camera fissa, creando così una specie di “effetto steady” che permette di riprendere paesaggi e ampie inquadrature, prevarica sulla scelta di animare ogni singola scena. Più che una scelta una necessità. Si parla di anni in cui la veste grafica veniva confezionata interamente a mano ed era improponibile pensare di riprodurre centinaia di tavole per descrivere un lago di montagna. Questa diversità grafica ha radicato in occidente la convinzione che la qualità del disegno disneyano fosse superiore a quello nipponico. Questa constatazione è reale, in effetti le produzioni animate occidentali hanno avuto una qualità grafica superiore a quelle nipponiche degli anni '70, tuttavia va ricordato che mentre la Disney impiegava un anno e un budget colossale per 90-120 minuti di pellicola, in Giappone nello stesso tempo e con una quantità di fondi irrisori venivano prodotte in media 25-27 ore di animazione: una bella differenza!
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Correva l’anno 1969 ed in Giappone stava fiorendo un’arte nuova, diversa da ogni genere di animazione mai vista prima in occidente, che avrebbe presto radunato, divertito, commosso e fatto sognare centinaia di fan in tutto il mondo. Nascevano quelli che noi, molti anni dopo, avremmo chiamato anime. I padri di quest’arte sono parecchi: Tezuka, Takahata, Miyazaki, per citare i più famosi. Ma cos’ha di speciale il 1969 rispetto agli altri anni? Cosa successe in quell’anno di tanto importante da citarlo così puntigliosamente?
Nasceva, nel 1969, il filone di anime romanzati che avrebbe poi dato vita al World Mastherpiece Theater (Sekai Meisaku Gekijou) o come in molti lo chiameranno poi, semplicemente, Meisaku. Una produzione che dà il nome a un intero genere di anime, ossia quelli basati su romanzi occidentali, e che viene ideata dallo Studio Mushi proprio in quell’anno. Prima di parlare più approfonditamente della storia del Meisaku è giusto esporre quello che questo genere rappresenta, quello che vuole comunicare e come cerca di farlo.
MEISAKU STYLE
Il Meisaku, non solo quello targato Nippon Animation, ha dei fattori comuni che lo differenziano dagli altri anime. Primo fra tutti, la sceneggiatura è sempre ispirata a un romanzo occidentale, spesso però reinterpretata in chiave nipponica, soprattutto in quelle che sono le psicologie e le interazioni dei personaggi. Questi arrangiamenti alla trama non vanno visti come un chiaro intento a stravolgerne il corso ma semplicemente come aggiunte, variazioni che spesso arricchiscono la narrazione. Infatti raramente qualcosa viene sottratto al filo conduttore degli eventi, le modifiche più classiche riguardano dettagli esclusivamente dedicati al pubblico giapponese. Queste modifiche hanno ovviamente uno scopo: un altro fattore comune a tutti i Meisaku, il fine pedagogico. Spiegherò meglio in seguito come questa esigenza nasca ma è da tener presente che tutte le serie appartenenti a questo genere sono state concepite con il chiaro intento di formare, istruire ed educare i bambini. Il target di riferimento infatti è proprio quello dei più piccini, che attraverso questi anime, avrebbero dovuto elaborare, immedesimandosi nei vari personaggi, valori importanti della civiltà e della convivenza.
Appare così chiaro il motivo degli adattamenti scenografici, dettati più da un imperativo moralistico che da frivolezze creative. Dunque un prodotto destinato ad educare i bambini, coinvolgendoli in storie appassionanti. Non solo. L’alto profilo su cui la psicologia del personaggio tipico di un Meisaku si sviluppa sembra smentirci. A differenza di molte serie prodotte in quegl’anni, i primi Meisaku sottolineano e danno spessore anche a personaggi marginali, caratterizzandoli con cura maniacale. Perché tutto ciò? Qua entra in gioco il terzo fattore: la veridicità della sceneggiatura. Nella preparazione di questi prodotti niente è lasciato al caso. Gli scenari, i gesti, ogni singolo dettaglio è curato per renderlo più vero possibile. Questa genuinità della storia, aiutata certo da ottimi romanzi, ma sapientemente reinterpretata dagli sceneggiatori nipponici, ha fatto si che anche molti adulti si appassionassero alle serie destinate ai più piccoli, differenziando quindi questo genere, definitivamente, dal classico Kodomo. Se infatti la dote pedagogica è comune ad entrambi, quello che evita al Meisaku di essere semplicemente un “Kodomo con trama occidentale” è proprio questo approfondimento emotivo che riesce a coinvolgere il pubblico adulto, rendendo quindi questi prodotti serie destinate al grande pubblico e non solo ai bambini.
Altra grande considerazione va data all’aspetto grafico. I primi Meisaku curano uno stile di disegno molto più fine rispetto alle altre produzioni dell’epoca, dando grande spazio agli sfondi e ai paesaggi, per mostrare al pubblico nipponico le ambientazioni dei “posti esotici” nei quali la trama si svolge. Se nel disegno delle serie ambientate in Giappone si dava per scontato che gli oggetti di uso comune e i luoghi fossero ben riconoscibili dallo spettatore, il Meisaku, ispirandosi alla cultura occidentale non può avvalorare tale tesi. Il pubblico giapponese si sarebbe di certo trovato spaesato nel vedere oggetti che per noi, oggi, sono facilmente identificabili ma che, per l’allora pubblico del Sol Levante (si parla dei primi anni '70), erano davvero inusuali. Si pensi ad oggetti quali telai, forni, alimenti ma anche a modi di fare, come il comportamento da tenere a tavola in occidente, spersi in quel marasma di posate che per un giapponese poteva apparire davvero buffo. Era quindi importante caratterizzare e dettagliare questi aspetti che altrimenti non sarebbero stati chiari al pubblico, soprattutto quando si parla di bambini. La scelta dei produttori è quindi audace, invece che trasformarli in oggetti di più semplice comprensione si opta per un’informazione minuziosa. Non è raro vedere un piccolo protagonista di Meisaku chiedere ad un adulto il significato e il funzionamento di molte cose, soprattutto quelle più “occidentali”. Quest’opera coscienziosa di confronto culturale che i giapponesi attuano nei Meisaku verrà invece interpretata in chiave contraria dagli importatori nostrani, che faranno il possibile per “occidentalizzare” le produzioni nipponiche. Ma di questo parleremo ampiamente in seguito.
Il budget ristretto dettato da un’ampia produzione annuale impone scelte grafiche che discosteranno per anni l’animazione nipponica da quella occidentale. Questo aspetto non è tipico solo del Meisaku ma coinvolge buona parte degli anime creati negli anni '70. Il movimento è infatti rappresentato in modo differente. La tecnica del “muovere il disegno” ossia spostare un fotogramma su una camera fissa, creando così una specie di “effetto steady” che permette di riprendere paesaggi e ampie inquadrature, prevarica sulla scelta di animare ogni singola scena. Più che una scelta una necessità. Si parla di anni in cui la veste grafica veniva confezionata interamente a mano ed era improponibile pensare di riprodurre centinaia di tavole per descrivere un lago di montagna. Questa diversità grafica ha radicato in occidente la convinzione che la qualità del disegno disneyano fosse superiore a quello nipponico. Questa constatazione è reale, in effetti le produzioni animate occidentali hanno avuto una qualità grafica superiore a quelle nipponiche degli anni '70, tuttavia va ricordato che mentre la Disney impiegava un anno e un budget colossale per 90-120 minuti di pellicola, in Giappone nello stesso tempo e con una quantità di fondi irrisori venivano prodotte in media 25-27 ore di animazione: una bella differenza!
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Nadia, Lovely Sara... <i>madò</i>, c'è David Gnomo! Ora ricordo le casette realizzate negli alberi Lo devo rivedere.
Senza contare che quelli trasmessi da italia1, sono proposti ad orari assurdi tipo 6:30, 7:00, infatti a quell'ora siamo tutti davanti alla tv, per guardarci anime vecchi di 30 anni...
"Un esempio è L’ape Maya. Considerata da molti un Meisaku altro non è che un Kodomo. Perché dico questo? Maya è tratta da una serie di novelle di uno scrittore tedesco, prodotta dalla Nippon Animation in collaborazione con Apollo film. Tuttavia due sono le grandi dissonanze dal genere. Prima di tutto le novelle sono state scritte col chiaro presupposto di produrre il cartone animato (si badi bene non un anime ma proprio un cartone animato)..."
Waldemar Bonsels scrisse "L'ape Maia" e "Il popolo del cielo" rispettivamente nel 1912 e nel 1915, e lui stesso morì nel 1952, perciò dubito alquanto che avesse previsto un futuro "animato" per le sue storie di insetti a sfondo mistico-educativo. Tra l'altro l'anime rielabora pesantemente il plot originale, finendo per creare una trama del tutto nuova in cui il personaggio dell'apetta Maia è l'unico trait d'union con i romanzi di Bonsels.
Sara' stato tipo un anno fa, e seppure di vecchia data mi intratteneva molto.
Saranno inutili, saranno inguardabili (?), non reggeranno il paragone con i libri (allora non facciamo più neanche i film e le fiction come si fà dà sempre o quasi), ma intanto erano per un pubblico generalista e hanno veramente alquanto sdoganato l' animazione giapponese. Non solo loro eh! Anche "Candy candy" e "Georgie" per dire. Cioè, assieme a Sandybell di recente, mia madre le seguiva eccome (la sua preferita era ed è "Lovely Sarah" ^^)! E non solo la mia. ^^
Heidi vabbè è un cult, un mito ecc...
Mia sorella mi ha detto che su facebook sono uscite delle battute, come con Chuck Norris per dire, solo di cattivo gusto che riguardano la condizione di Clara. Mah! Anche parlando in generale, non un granchè come cosa frnacamente.
Alcune serie comunque lo ho seguite da piccolo, altre solo di recente e altre ancora no, soprattutto perchè non più trasmesse.
Speriamo che, visto che la Yamato ha i diritti di alcune, vengano ritrasmesse, com' è stato per "Piccole donne" dell' 81 per dire.
Anna da piccolo mi stava alquanto antipatica e preferivo Diana, ma rivedendolo di recente mi sono chiesto perchè kaiser non mi stesse simpatica! XD
Annette, vabbè, sempre bello.
Belle anche serie viste di recente come Katie e Rascal (una serie di una tale pacatezza... che ad alcuni potrà non piacere, ma che io ho motlo gradito ^^).
Remy l' ho seguito nella seconda edizione a fine anni 90, inizio anni 00 ma non ricordo molto onestamente.
"Piccolo lord" se non ricordo male, da piccolo lo vedevo, ma l' ho seguito bene solo di recente. Remi versione femminile e "Il cielo azzurro di Romeo" non l' ho seguiti perchè ero in un periodo di non troppa voglia e non m' interessavano tanto onestamente. Diciamo che è tornata con Sarah ^^ anche perchè ora ho una situazione ri registrazione migliore ^^.
Sempre bello anche "Piccole donne" dell' 87-88, anche se non ho capito perchè non abbiano messo la recita °_O . "Peter pan" un pò "smorto" all' inizio, ma poi sale, eccome se sale! Certo, la spiegazione della faccenda dello specchio bianco e di quello nero l' ho trovata un pò giusto per chiudere la serie deludendomi alquanto. XD Spero comunque che ritrasmettano anche questo. Anche Judy di cui non sono mai riuscito a vedermi la fine, anche se è intuibile e poi comunque l' ho saputa .
"Le fiabe son fantasia" l' ho seguita nel 96 e certe erano proprio inquietanti XD. Bella serie comunque (certo, Biancaneve, chissà perchè, nonostante, avessero quattro puntate a dipsosizione, hanno fatto qualche vuoto clamoroso come quando la matrigina non si vede consultare presumibilmente lo specchio e sà già dove stà Biancaneve , mah!) . Peccato che l' abbiano ritrasmessa solo su Hiro per ora.
"Piccolo lord" lo avevo visto da piccolo se non erro, ma l' ho seguito solo di recente (me l' hanno tolto bruscamente da Boing e mi sono messo a vederlo su youtube e ora mi mancano le ultime due puntate mi pare). Così anche "Belle e Sebastien".
"Le avventure di Pinocchio", non rammento se ho visto proprio la serie TV o solo la puntata o le puntate che ho in videocassetta, ma mi faceva proprio paura! ^^ Mi sembra di aver visto anche la serie con l' oca.
Conan, vabbè che dire? Una serie, un mito! A me all' inizio neanche piaceva troppo, ma poi mi ci sono appasionato e me lo sono rivisto volentieri su Cooltoon nella nuova edizione.
"Alice nel paese delle meraviglie" mi paicerebbe rivederlo (così come "Il mago di Oz", "Mary nel giardino dei misteri", "Le voci della Savana" e "Un oceano di avventure per Tico e Nancy" che non seguì tanto) . Purtroppo ho cannato la trasmissione su Jim jam.
Di D' Artacan avevano le videocassette le mie cugine che me le prestavano. Peccato che l' abbiano rifatto solo su Boing e a quanto pare solo la prima serie.
"Il giro del mondo di WIlly Fog" è troppo! Da piccolo avevo visto solo la seconda serie, beccando poi la prima qualche anno fà. L' ho riseguita di recente assieme a mia sorella su Dea kids.
Tornando a Sarah, da come ho letto, è molto attinente al romanzo a differenza del film con Shirley Temple e della pellicola del 95, per dire.
Flo, bella anch' essa ^^ . Anche se l' anno scorso non l' ho riseguita. La scena di quando s' era magnata tutta la torta e si sentiva male, non sò perchè mi faceva un pò paura. XD
"Cuore" non l 'ho pù rivisto, ma mi è rimasto nel cuore (scusate il voluto gioco di parole ^^).
"Nadia - il mistero dlela pietra azzura" lo stò finendo di rivedere, sempre volentieri su Man-ga ed è sempre una bella e godibile serie. In effetti si, prende spunto dal celebre e bel romanzo di Verne, però poi riprende da più parti in generale. Cioè, nella parte finale siamo più dalle parti di "Starblazers", "Capitan Harlock" e "Blue noah" mi pare (vedi anche la citazione credo voluta con "Red noah") .
"Una classe di monelli per Jo" pare che Mediaset dovesse riproporlo in questa stagione ed invece... Ho iniziato e rivederlo su youtube, ma per ora l' ho mollato. Poi credo che lo riprenderò.
Vedendo alcune immagini di Cosette quì, si, il disegno è stato ammodernato, però, dopo un primo impatto dove si rimane così @_@ , direi che è tranquillo ^^. Certo, alla piccola con le codelle hanno una faccia da ebete (purtroppo molto comune negli ultimi tempi)... °_O Mah!
Beh, se uno vede li vicino Lana e Sarah per esempio, ci credo, a mio avviso, che è un pò dura.
Ovviamente alcuni li ho trovati migliori di altri, è normale, ma il genere in sè, ha fatto storia e le serie si riguardano sempre volentieri, soprattutto in compagnia. ^^
Riguardo gli sponsor, cosa curiosa visto che ho pure letto, al riguardo che Tekkaman aveva, o doveva sponsorizzare, del cibo! °_O
Molto interessante la disamina sulle varie serie, emittenti e case di produzione, perchè molto spesso ci si confonde!
Ricordo anche un Huck di primi anni 90.
"Rosaura" di che parla? Non c' è poi anche una telenovela con questo titolo?
Anche "La piccola Nell". A qualcosa a che fare con il film con Jodie Foster degli anni 90? Comunque ho notato che è della DAX, produttrice anche di "Isabelle de Paris", "Julie rosa di bosco" e "Jenny dai lungi capelli" (sono riuscito a seguire solo la prima per ora). Una curiosità e non sò se la sapete. Praticamente, nel periodo in cui andava per la maggiore la durata di uno o due anni circa per serie, questa ne produceva di veramente brevi. Di 13 puntate come và molto di moda oggi più o meno! Pensare che era già tanto vederne della durata di 26 circa. Un' antesignana potremmo difinirla in questo senso. ^^ Anche se ho letto che LPN dura proprio 26 rispetto alle altre.
"Esteban e le misteriose città d' oro" m' incuriosisce non poco! L' argomento, vabbè, mi pare palese!
"Romeo X Juliett" ho letto che parte bene, ma finisce a ciofeca. Boh!
Cioè, hanno fatto una serie sulla saga dei Lesman (di cui ho letto solo il primo libro)!?! : Inedita da noi. Doh!
Alla RAI come diamine è venuto in mente di togliersi "Anna dai capelli rossi" e soprattutto "Heidi"!?! : Boh! Detto che i diritti in generale delle serie non mi pare ce li abbia mai avuti lei, però.. boh!
"Il gatto con gli stivali" sarei proprio curioso di vederlo. La Toei come saprete ne ha tratto il logo! : Anche la ITB per le VHS!
Comunque dai, queste serie, hanno regalato e regalano tante emozioni e chi più, chi meno, alla fine finiscono sempre per coinvolgerti! ^^
L' Huckleberry Finn dei primi anni '90 è questo (http://www.youtube.com/watch?v=nZXDlzJeHMk), che personalmente io adoravo, poichè sin da bambino ho sempre amato i personaggi di Tom Sawyer. Purtroppo credo sia stato trasmesso solo una volta, nel 1992, e poi al massimo su Hiro...
@ Giannigreed
Non è un giudizio un pò lapidario? Che male c'è ad esser vecchi, poi (il che non è vero, dato che nell'elenco ci sono anche serie degli anni '90 e pure del 2000+), quando si parla di serie che hanno fatto la storia dell'animazione giapponese?
Per quanto riguarda i Meisaku, è vero che sono peggiori della loro controparte cartacea (esiste un film, un telefilm o un anime migliore della versione originale cartacea??) ma se rimaniamo nell'ambito strettamente animato, quanti sono gli anime degli ultimi 10 anni che si possono considerare migliori dei Meisaku? Io li conto proprio sulla punta delle dita...
Una sola imprecisione, Tove Jansson, l'autrice dei Mumin/Moomin, sia le strisce che i romanzi, è appunto una donna ed è famosissima nel mondo mitteleuropeo, anche come autrice di romanzi non per bambini -alcuni pubblicati in italia-. La prima serie dei Moomin, come scrivi, è inedita in italia. ma non ne sarei sicuro nel resto d'Europa perché sono considerati un vero classico. Già su Linus nel 1969 ne erano pubblicate le strisce. Comunque la nuova serie dei Moomin anni '90 dovrebbero averla trasmessa anche in italiano ed è molto ben fatta, anche se più zuccherosa rispetto allo spirito originale dell'opera. Inutile dire che i Moomin in Giappone sono diventati dei bestseller, soprattutto nella gadgettistica; lo spirito nordico li vedeva un po' più cupi, come il nuovo film in uscita.
Comunque complimenti.
Per il confronto manga-libro non sarei così sicuro, tra l'anime e il libro di Anne of Green Gables io ho trovato migliore l'anime.
andore, mi sapresti dire per cortesia le emittenti che hanno trasmesso in italiano il moomin anni '90?
@ Aduskiev
Il Cristina D'Avena e i tuoi amici in tv del 1993 aveva la sigla di un certo "Moominland", che sia questo?
Cmq non voglio fare il pignolo ma qualche errorino c'è, come già hanno fatto notare altri e confermo pure io, anche l'anime di Moominland è arrivato in Italia, è stato trasmesso sia su Italia1 anni fà che sulle emittenti regionali, basta che vai su you tube o su Antonio Genna che ci son info su questo anime. Invece, per quanto riguarda la serie TV su Lassie, pare che anche questà fù acquistata e doppiata da Mediaset, solo che quei gran geniacci non l'hanno mai trasmesso in TV!!. Anche le ultime serie prodotte credo che non si debbano ritenerle inedite dato che Mediaset le ha annunciate e alcune di queste già sono state trasmesse come Cosette e Phorphy.
Le storie degli orfanelli non mi son mai piaciute più di tanto visto che non mi tiravano su di morale (anzi ) però i Moomin mi son sempre piaciuti, anche se la serie di libri da cui è tratta la serie animata non mi son piaciuti per niente... Troppo vuoti, altro che poetici. Meno male che i giapponesi hanno saputo rimontare la serie per il meglio trasformandola in un fantasy veramente leggero e piacevole
e anche gli altri... quanti ricordi!
Grazie mille per questo dossier!
Si. Solo di recente ho scoperto che l' hanno trasmesso solamente una volta! : Mi sembra di aver visto sia questa che la serie degli anni 70.
Come, come!?! Non lo ritrasmettono da una vita e poi... lo ricacciano a pagamento!?! : Questa è delinquenza allo stato puro! Pagano per far rimanere le serie in magazino e poi le ripescano per irempire i palinsesti pay! Bah!
Per ora mi pare se la giochi con "Che famiglia questa family!" come serie ripescata dopo più tanto tempo! Mah!
"Moominland" ho capito qual' è! Lo trasmisero la mattina presto tanto per cambiare.
"Lovely Sarah" da piccolo se non erro mi faceva alquanto paura. Lo rivisto l' ho scorso trovandolo bellissimo! Come con certti film, mi ci sono "riappacificato" diciamo. ^^
Credo possa essere considerato meisaku anche "La principessa dai capelli blu", sempre della Nippon, altra serie trasmessa pochissimo dalla rete Fininvest, che però ora si può trovare su youtube in italiano. Ho visto che saltarono anche qualche puntata a quanto pare! : E pensare che dura pure solo 26 puntate! Mah! È tratto dai racconti di Tony Wolf, che solo ora, colpevolmente, ho scoperto, essere italiano! : Il suo vero nome infatti è Antonio Lupatelli.
Io ho visto quasi tutte le serie arrivate in Italia, in molti casi ho letto anche i relativi romanzi e non sono mai rimasta delusa dalla trasposizione animata; uno degli aspetti di queste produzioni che mi ha affascinata fin dall'inizio è la precisione con cui vengono riprodotti oggetti e usanze tipicamente occidentali, indice di uno studio davvero approfondito.
Rileggendo il dossier mi sono accorta che viene citato "Fiocchi di cotone per Jenny", mentre il titolo corretto è "Fiocchi di cotone per Jeanie".
Leggendomi anche i romanzi, com'è ovvio
Grazie Adu per il dossier, è stupendo
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