Tra i periodi più suggestivi che hanno riguardato la Storia della penisola italiana, è innegabile che un posto d'onore spetti senza dubbio al Rinascimento, epoca contraddistinta da avvenimenti e personaggi immortali capaci, ancora oggi, di affascinare generazioni di studiosi e appassionati.
È facile ricondurre quegli anni alla sola scoperta dell'America, ma sarebbe un delitto dimenticare l'importanza culturale rivestita dalla Repubblica di Firenze, comandata dalla famiglia banchiera dei Medici, capace, in virtù delle miracolose doti politiche del suo patriarca, Lorenzo il Magnifico, di promuovere una politica dell'equilibrio che seppe garantire ordine e pace ai vari regni italiani; oppure delle innovative invenzioni di Leonardo Da Vinci e delle opere d'arte di Michelangelo Buonarroti; o ancora, dell'invenzione della stampa, della nascita della disciplina delle scienze politiche, dello storicismo e del giusnaturalismo a opera di intellettuali come Niccolò Machiavelli, Jean Bodin e Huig de Groot; o di come la stessa Firenze diventasse uno dei più importanti laboratori politici del mondo avendo, con i Medici prima e la teocrazia popolare del carismatico Savonarola poi, sperimentato ogni forma di governo possibile in tutto l'occidente.
Soprattutto, nel periodo in cui l'Italia incontra gli anni bui delle occupazioni francesi e spagnole e si inizia a teorizzare, per la prima volta, l'idea di una penisola forte e priva di divisioni in regni, è facile rimanere affascinati dalla controversa figura del cardinale Cesare Borgia, all'occorrenza anche comandante dell'esercito papale, figlio del papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia), che dal 1499 dà inizio alla conquista militare di tutte le signorie dell'Italia centrale che contrastano lo Stato della Chiesa, espandendo il territorio della Santa Sede e arrivando in tempi brevissimi a occupare quasi tutta la Romagna, pronto a spingersi sempre più su. Fallirà, a un certo punto, per una serie di coincidenze fortuite, ma non senza incidere il suo nome nella Storia, incarnando tutte quelle virtù, decantate da Niccolò Machiavelli nel suo Principe, che rendono grande un sovrano: l'elevato acume politico, la versatilità nel saper essere, a seconda delle evenienze, volpe o leone nei riguardi del popolo o degli avversari, la freddezza e la mancanza di scrupoli nel compiere scelte crudeli in nome della ragione di stato, l'astuzia e la capacità di prevedere le mosse nemiche sapendole contrastare in tempo. Cesare Borgia adempie a tutti i requisiti necessari per assurgere a romantico antieroe rinascimentale: è di bell'aspetto, soffre interiormente per la sua condizione di semplice strumento nelle mani del padre (per questioni di prestigio non potrà più vedere sua madre, di basso rango, e neanche scegliere di rifiutare la vita ecclesiastica), è inviso per le sue origini spagnole dalla curia del Vaticano, eppure domina su tutti con le grandi capacità e il grande carisma evidenziati fin dalla giovinezza, seduto sulla pila di cadaveri dei suoi oppositori (sconfitti dalla fitta rete di intrighi con cui la sua famiglia spadroneggia in mezzo alla nobiltà italiana, oppure tolti di mezzo dall'amico-sicario Miguel de Corella, conosciuto fin da piccolo, che per Cesare prova una totale adulazione). Diventa perciò facile che presto un alone di retorica nazionalista, nei riguardi delle sue capacità e della sua involontaria "unificazione dell'Italia", finiscano con l'affiabbiargli una maschera positiva che non gli compete, quella di un condottiero carismatico che intende, secondo i dettami del Principe, creare lo stato italiano in anticipo di 300 anni per liberarlo dalle mire delle grandi potenze. È con queste premesse che nel '900 Cesare è protagonista di svariati film e serie televisive, addirittura tre, tutte intitolate "I Borgia" (le ultime due addirittura trasmesse in contemporanea nel 2011). Ed è da sempre da loro che la mangaka Fuyumi Soryo, apprezzata autrice di Mars, nel 2005 inizia a disegnare quello che sarà il manga più importante della sua carriera, in cui far confluire tutte le sue capacità di autrice e tutto il suo amore per il Rinascimento e la figura di Cesare Borgia. Ne esce un fumetto di grande valore, capace di farsi apprezzare voracemente dagli appassionati di Storia, nonostante una non trascurabile idealizzazione del protagonista.
Quella che la stessa autrice definirà "l'opera della vita" vuole essere infatti l'ambiziosa biografia a fumetti della figura del Valentino (così veniva chiamato Cesare dopo aver ricevuto in dono dal re di Francia, Luigi XII, il ducato di Valentinois nel 1499), partendo dalla sua giovinezza all'università di Pisa, a 15 anni, per giungere (presumibilmente) alla sua caduta e conseguente morte in battaglia nell'assedio di Viana: la cronaca della sua ascesa al potere pontificio, delle macchinazioni della sua famiglia con cui portare il padre al conclave, e ovviamente della sua personalità fredda e calcolatrice. Il tutto corroborato da un'attenta documentazione storica, data dalla supervisione di un docente universitario di storia italiana, Motoaki Hara, da collaborazioni varie con studiosi italiani, e dalla lettura di un'imponente - davvero enorme - bibliografia su Cesare e sul rinascimento tout court, tra cui il testo fondamentale di Gustavo Sacerdote, Cesare Borgia. Un immane lavoro che ben risalta nelle pagine conclusive di ogni volume, piene di approfondimenti sui principali argomenti toccati di volta in volta, cui si aggiunge la citazione dei testi sfruttati per realizzare ogni capitolo. Il termine "opera della vita" effettivamente non è usato a sproposito, si può parlare di un fumetto estremamente curato nella ricostruzione storica, visiva e dialogica, fedele fino allo sfinimento a vestiari, acconciature, architetture (anche quelle scomparse nel tempo), opere d'arte, ricette gastronomiche, arredamenti (anche i motivi dipinti nelle pareti!) e modi di pensare/parlare delle classi sociali. Si respirano per davvero, leggendo Cesare, l'aria e la mentalità del tempo. È decisamente vincente, a tal proposito, l'intuizione di raccontare la storia dal punto di vista di un esterno di bassa estrazione sociale, Angelo di Canossa, studente pisano che finisce presto affascinato dal Borgia: tra loro si instaura un legame affettivo, col risultato che la loro amicizia permette a entrambi di scoprire (e alla Soryo di raccontare) le regole dei due mondi di appartenenza.
Cesare: Il creatore che ha distrutto è una lettura obbligata per gli appassionati del periodo storico in questione, gronda amore per tutti quei personaggi carismatici e quegli avvenimenti riportati in apertura. Seguendo la vita di Cesare e di Angelo, il lettore non può fare a meno di immergersi nel mondo rievocato dall'autrice, pronta a celebrarlo in ogni occasione inserendo nella trama ampi riferimenti (spesso sottoforma di flashback) alla Congiura dei Pazzi, alla Reconquista, alla cacciata spagnola dei Moriscos e Marranos etc. E poi la storia di Dante Alighieri, analisi su canti specifici della Divina Commedia, dibattiti sul sistema di governo migliore, i Piagnoni savonaraliani, le grandi capacità politiche di Lorenzo il Magnifico... Tutti i grandi scossoni storici e la rinascita culturale e artistica del Rinascimento rivivono, nel manga della Soryo, una delle loro incarnazioni migliori. Si nota, talvolta, come l'autrice si lasci prendere un po' la mano con il "fanservice storico" (se posso usare una simile definizione): "VIP" dell'epoca incontrati da Cesare in ogni dove e quando, Machiavelli trasformato in una spia fiorentina infiltrata nell'ordine di Savonarola, Cristoforo Colombo amico intimo del sicario di Cesare, Miguel de Corella - quest'ultimo con il drammone alle spalle e che si riscopre di origini ebree... Ma si tratta comunque di artifici messi lì per aumentare il pathos della storia, stridono un po' con il rigore storico ma rimangono tutto sommato sorvolabili nell'economia generale.
Meno perdonabile, invece, è l'unica grande stonatura dell'opera: trattare Cesare Borgia con un approccio più da fangirl che da storica, donandogli fattezze angeliche e inquadrandolo fin dal primo istante come un romantico intellettuale rivoluzionario, destinato, come da retorica nazionalista, a voler unificare la penisola italiana e addirittura l'Europa (!!). Il personaggio è caratterizzato benissimo, magistralmente ambiguo, capace di leggere i pensieri dei suoi nemici, ingraziarsi chiunque con il suo carisma, eliminare avversari pericolosi e giudicare perfettamente gli uomini: il Principe decantato da Machiavelli è salvo (memorabili i dubbi di Angelo se la loro amicizia sia sincera o meno), il personaggio storico no, abbellito oltremisura e trattato in vesti assurdamente eroiche, quasi da pièce teatrale. Fu un politico geniale e un abilissimo militare, ma le sue conquiste e i numerosi delitti da lui commessi erano, come da prassi dell'epoca, un semplice modo di arricchire il tornaconto suo e del padre, niente più di questo. I Borgia non furono né peggiori né migliori degli altri regnanti e nobili del loro tempo. È brutto che, con una simile minuzia storica di contorno, manchi di verosimiglianza proprio l'oggetto principale posto in essere dalla storia: evidentemente il mito e il fascino del personaggio sono troppo forti da sfatare.
Dal punto di vista grafico, Cesare è un manga ben disegnato. Il passato shoujo dell'autrice si nota in sfondi spesso vuoti o minimali, ma sono alternati, più o meno con una corrispondenza del 50-50, ad altri dettagliati e di buon effetto scenico, contando che si tratta di ricostruzioni particolarmente curate dei luoghi e delle architetture dell'epoca, da Pisa a Firenze, dai vicoli sporchi e malfamati alle cattedrali più sfarzose. I personaggi umani sono disegnati in modo semplice e definito, fisicamente forse un po' troppo belli, ma sufficientemente realistici e ben diversificati, lontani da occhi sbrilluccicosi, chiome dalle forme indefinite, deformazioni corporali e altre amenità.
Il manga è attualmente serializzato sulla rivista seinen Weekly Morning di Kodansha, dando i natali, per ora, a 10 tankobon. Non si può davvero ipotizzare quale che sarà la sua durata complessiva, poiché l'autrice racconta la storia con un ritmo estremamente tranquillo e posato, come se avesse tutto il tempo del mondo, denotando una lentezza quasi esasperante: di Cesare vuole sviscerare TUTTO con una dovizia di particolari inimmaginabile, trattando ogni avvenimento col massimo delle pagine possibili (addirittura capitoli interi dedicati a spiegare il perché dell'incapacità di personaggi di quart'ordine come Piero de' Medici, l'indegno figlio del Magnifico che consegnerà le terre di Firenze ai francesi facendosi cacciare dal suo stesso popolo) e occupando spazio anche con "riempitivi" che approfondiscono ulteriormente la personalità del suo eroe. Si arriva al paradosso che, dopo ben dieci anni di pubblicazione, la storia naviga ancora in alto mare, quasi un prologo alla sequela di fatti storici davvero fondamentali: Rodrigo Borgia deve ancora diventare papa, Cristoforo Colombo deve ancora scoprire l'America, Carlo VIII non ha ancora dato il via alla sua spedizione in Italia (con conseguenti guerre distinte che infiammeranno la penisola), e ovviamente Cesare Borgia non ha ancora realizzato nessuna delle sue grandi imprese. Con questi ritmi si rischia davvero che alla fine perirà prima l'autrice del suo personaggio.
È facile ricondurre quegli anni alla sola scoperta dell'America, ma sarebbe un delitto dimenticare l'importanza culturale rivestita dalla Repubblica di Firenze, comandata dalla famiglia banchiera dei Medici, capace, in virtù delle miracolose doti politiche del suo patriarca, Lorenzo il Magnifico, di promuovere una politica dell'equilibrio che seppe garantire ordine e pace ai vari regni italiani; oppure delle innovative invenzioni di Leonardo Da Vinci e delle opere d'arte di Michelangelo Buonarroti; o ancora, dell'invenzione della stampa, della nascita della disciplina delle scienze politiche, dello storicismo e del giusnaturalismo a opera di intellettuali come Niccolò Machiavelli, Jean Bodin e Huig de Groot; o di come la stessa Firenze diventasse uno dei più importanti laboratori politici del mondo avendo, con i Medici prima e la teocrazia popolare del carismatico Savonarola poi, sperimentato ogni forma di governo possibile in tutto l'occidente.
Soprattutto, nel periodo in cui l'Italia incontra gli anni bui delle occupazioni francesi e spagnole e si inizia a teorizzare, per la prima volta, l'idea di una penisola forte e priva di divisioni in regni, è facile rimanere affascinati dalla controversa figura del cardinale Cesare Borgia, all'occorrenza anche comandante dell'esercito papale, figlio del papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia), che dal 1499 dà inizio alla conquista militare di tutte le signorie dell'Italia centrale che contrastano lo Stato della Chiesa, espandendo il territorio della Santa Sede e arrivando in tempi brevissimi a occupare quasi tutta la Romagna, pronto a spingersi sempre più su. Fallirà, a un certo punto, per una serie di coincidenze fortuite, ma non senza incidere il suo nome nella Storia, incarnando tutte quelle virtù, decantate da Niccolò Machiavelli nel suo Principe, che rendono grande un sovrano: l'elevato acume politico, la versatilità nel saper essere, a seconda delle evenienze, volpe o leone nei riguardi del popolo o degli avversari, la freddezza e la mancanza di scrupoli nel compiere scelte crudeli in nome della ragione di stato, l'astuzia e la capacità di prevedere le mosse nemiche sapendole contrastare in tempo. Cesare Borgia adempie a tutti i requisiti necessari per assurgere a romantico antieroe rinascimentale: è di bell'aspetto, soffre interiormente per la sua condizione di semplice strumento nelle mani del padre (per questioni di prestigio non potrà più vedere sua madre, di basso rango, e neanche scegliere di rifiutare la vita ecclesiastica), è inviso per le sue origini spagnole dalla curia del Vaticano, eppure domina su tutti con le grandi capacità e il grande carisma evidenziati fin dalla giovinezza, seduto sulla pila di cadaveri dei suoi oppositori (sconfitti dalla fitta rete di intrighi con cui la sua famiglia spadroneggia in mezzo alla nobiltà italiana, oppure tolti di mezzo dall'amico-sicario Miguel de Corella, conosciuto fin da piccolo, che per Cesare prova una totale adulazione). Diventa perciò facile che presto un alone di retorica nazionalista, nei riguardi delle sue capacità e della sua involontaria "unificazione dell'Italia", finiscano con l'affiabbiargli una maschera positiva che non gli compete, quella di un condottiero carismatico che intende, secondo i dettami del Principe, creare lo stato italiano in anticipo di 300 anni per liberarlo dalle mire delle grandi potenze. È con queste premesse che nel '900 Cesare è protagonista di svariati film e serie televisive, addirittura tre, tutte intitolate "I Borgia" (le ultime due addirittura trasmesse in contemporanea nel 2011). Ed è da sempre da loro che la mangaka Fuyumi Soryo, apprezzata autrice di Mars, nel 2005 inizia a disegnare quello che sarà il manga più importante della sua carriera, in cui far confluire tutte le sue capacità di autrice e tutto il suo amore per il Rinascimento e la figura di Cesare Borgia. Ne esce un fumetto di grande valore, capace di farsi apprezzare voracemente dagli appassionati di Storia, nonostante una non trascurabile idealizzazione del protagonista.
Quella che la stessa autrice definirà "l'opera della vita" vuole essere infatti l'ambiziosa biografia a fumetti della figura del Valentino (così veniva chiamato Cesare dopo aver ricevuto in dono dal re di Francia, Luigi XII, il ducato di Valentinois nel 1499), partendo dalla sua giovinezza all'università di Pisa, a 15 anni, per giungere (presumibilmente) alla sua caduta e conseguente morte in battaglia nell'assedio di Viana: la cronaca della sua ascesa al potere pontificio, delle macchinazioni della sua famiglia con cui portare il padre al conclave, e ovviamente della sua personalità fredda e calcolatrice. Il tutto corroborato da un'attenta documentazione storica, data dalla supervisione di un docente universitario di storia italiana, Motoaki Hara, da collaborazioni varie con studiosi italiani, e dalla lettura di un'imponente - davvero enorme - bibliografia su Cesare e sul rinascimento tout court, tra cui il testo fondamentale di Gustavo Sacerdote, Cesare Borgia. Un immane lavoro che ben risalta nelle pagine conclusive di ogni volume, piene di approfondimenti sui principali argomenti toccati di volta in volta, cui si aggiunge la citazione dei testi sfruttati per realizzare ogni capitolo. Il termine "opera della vita" effettivamente non è usato a sproposito, si può parlare di un fumetto estremamente curato nella ricostruzione storica, visiva e dialogica, fedele fino allo sfinimento a vestiari, acconciature, architetture (anche quelle scomparse nel tempo), opere d'arte, ricette gastronomiche, arredamenti (anche i motivi dipinti nelle pareti!) e modi di pensare/parlare delle classi sociali. Si respirano per davvero, leggendo Cesare, l'aria e la mentalità del tempo. È decisamente vincente, a tal proposito, l'intuizione di raccontare la storia dal punto di vista di un esterno di bassa estrazione sociale, Angelo di Canossa, studente pisano che finisce presto affascinato dal Borgia: tra loro si instaura un legame affettivo, col risultato che la loro amicizia permette a entrambi di scoprire (e alla Soryo di raccontare) le regole dei due mondi di appartenenza.
Cesare: Il creatore che ha distrutto è una lettura obbligata per gli appassionati del periodo storico in questione, gronda amore per tutti quei personaggi carismatici e quegli avvenimenti riportati in apertura. Seguendo la vita di Cesare e di Angelo, il lettore non può fare a meno di immergersi nel mondo rievocato dall'autrice, pronta a celebrarlo in ogni occasione inserendo nella trama ampi riferimenti (spesso sottoforma di flashback) alla Congiura dei Pazzi, alla Reconquista, alla cacciata spagnola dei Moriscos e Marranos etc. E poi la storia di Dante Alighieri, analisi su canti specifici della Divina Commedia, dibattiti sul sistema di governo migliore, i Piagnoni savonaraliani, le grandi capacità politiche di Lorenzo il Magnifico... Tutti i grandi scossoni storici e la rinascita culturale e artistica del Rinascimento rivivono, nel manga della Soryo, una delle loro incarnazioni migliori. Si nota, talvolta, come l'autrice si lasci prendere un po' la mano con il "fanservice storico" (se posso usare una simile definizione): "VIP" dell'epoca incontrati da Cesare in ogni dove e quando, Machiavelli trasformato in una spia fiorentina infiltrata nell'ordine di Savonarola, Cristoforo Colombo amico intimo del sicario di Cesare, Miguel de Corella - quest'ultimo con il drammone alle spalle e che si riscopre di origini ebree... Ma si tratta comunque di artifici messi lì per aumentare il pathos della storia, stridono un po' con il rigore storico ma rimangono tutto sommato sorvolabili nell'economia generale.
Meno perdonabile, invece, è l'unica grande stonatura dell'opera: trattare Cesare Borgia con un approccio più da fangirl che da storica, donandogli fattezze angeliche e inquadrandolo fin dal primo istante come un romantico intellettuale rivoluzionario, destinato, come da retorica nazionalista, a voler unificare la penisola italiana e addirittura l'Europa (!!). Il personaggio è caratterizzato benissimo, magistralmente ambiguo, capace di leggere i pensieri dei suoi nemici, ingraziarsi chiunque con il suo carisma, eliminare avversari pericolosi e giudicare perfettamente gli uomini: il Principe decantato da Machiavelli è salvo (memorabili i dubbi di Angelo se la loro amicizia sia sincera o meno), il personaggio storico no, abbellito oltremisura e trattato in vesti assurdamente eroiche, quasi da pièce teatrale. Fu un politico geniale e un abilissimo militare, ma le sue conquiste e i numerosi delitti da lui commessi erano, come da prassi dell'epoca, un semplice modo di arricchire il tornaconto suo e del padre, niente più di questo. I Borgia non furono né peggiori né migliori degli altri regnanti e nobili del loro tempo. È brutto che, con una simile minuzia storica di contorno, manchi di verosimiglianza proprio l'oggetto principale posto in essere dalla storia: evidentemente il mito e il fascino del personaggio sono troppo forti da sfatare.
Dal punto di vista grafico, Cesare è un manga ben disegnato. Il passato shoujo dell'autrice si nota in sfondi spesso vuoti o minimali, ma sono alternati, più o meno con una corrispondenza del 50-50, ad altri dettagliati e di buon effetto scenico, contando che si tratta di ricostruzioni particolarmente curate dei luoghi e delle architetture dell'epoca, da Pisa a Firenze, dai vicoli sporchi e malfamati alle cattedrali più sfarzose. I personaggi umani sono disegnati in modo semplice e definito, fisicamente forse un po' troppo belli, ma sufficientemente realistici e ben diversificati, lontani da occhi sbrilluccicosi, chiome dalle forme indefinite, deformazioni corporali e altre amenità.
Il manga è attualmente serializzato sulla rivista seinen Weekly Morning di Kodansha, dando i natali, per ora, a 10 tankobon. Non si può davvero ipotizzare quale che sarà la sua durata complessiva, poiché l'autrice racconta la storia con un ritmo estremamente tranquillo e posato, come se avesse tutto il tempo del mondo, denotando una lentezza quasi esasperante: di Cesare vuole sviscerare TUTTO con una dovizia di particolari inimmaginabile, trattando ogni avvenimento col massimo delle pagine possibili (addirittura capitoli interi dedicati a spiegare il perché dell'incapacità di personaggi di quart'ordine come Piero de' Medici, l'indegno figlio del Magnifico che consegnerà le terre di Firenze ai francesi facendosi cacciare dal suo stesso popolo) e occupando spazio anche con "riempitivi" che approfondiscono ulteriormente la personalità del suo eroe. Si arriva al paradosso che, dopo ben dieci anni di pubblicazione, la storia naviga ancora in alto mare, quasi un prologo alla sequela di fatti storici davvero fondamentali: Rodrigo Borgia deve ancora diventare papa, Cristoforo Colombo deve ancora scoprire l'America, Carlo VIII non ha ancora dato il via alla sua spedizione in Italia (con conseguenti guerre distinte che infiammeranno la penisola), e ovviamente Cesare Borgia non ha ancora realizzato nessuna delle sue grandi imprese. Con questi ritmi si rischia davvero che alla fine perirà prima l'autrice del suo personaggio.
Nonostante questo, l'opera è davvero di alto livello: inevitabilmente non è per tutti (priva di azione, interamente dialogata e vertente su intrighi politici, auto-celebrativa di tutti quegli elementi culturali, artistici e filosofici che buona parte del grande pubblico non apprezzerà), ma a chi, banalmente, cerca una bella opera storica, raccontata benissimo, che ricordi adeguatamente la grandezza di personalità del calibro dei Borgia, di Lorenzo il Magnifico, di Niccolò Machiavelli e di Girolamo Savonarola (anche se, bisogna dirlo, quest'ultimo inquadrato più come un villain populista piuttosto che il leader carismatico e rivoluzionario che in realtà era), sa a quale fumetto rivolgersi. Davvero una bella scoperta, forte anche di un'ottima edizione Star Comics che, fedele all'idea di presentare l'opera come "letteratura disegnata", ammalia l'occhio con copertine bianche come latte in cartoncino ruvido, pagine a colori, ottima rilegatura, le (poche) onomatopee ben adattate, note esplicative per contestualizzare la storia e perfetta qualità di stampa. Non si poteva chiedere di meglio, il prezzo sarà altino (7 euro a volume), ma è ben commisurato alla qualità dell'edizione e alla nicchia di pubblico a cui si rivolge Cesare.
Titolo | Prezzo | Casa editrice |
---|---|---|
Cesare 1 | € 7.00 | Star Comics |
Cesare 2 | € 7.00 | Star Comics |
Cesare 3 | € 7.00 | Star Comics |
Cesare 4 | € 7.00 | Star Comics |
Cesare 5 | € 7.00 | Star Comics |
Cesare 6 | € 7.00 | Star Comics |
Cesare 7 | € 7.00 | Star Comics |
Cesare 8 | € 7.00 | Star Comics |
Cesare 9 | € 7.00 | Star Comics |
Cesare 10 | € 7.00 | Star Comics |
Cesare 11 | € 7.00 | Star Comics |
Cesare 12 | € 7.00 | Star Comics |
Cesare 13 | € 7.00 | Star Comics |
Complimenti a God per questa recensione che condivido in pieno e che mi permette di capire ancora meglio (visto appunto che io non sono così preparato a riguardo) l'accuratezza di quest'opera.
Devo dire, però, che a me non pesa la sua lentezza e che adoro il suo spessore narrativo, i dialoghi e i disegni dove l'autrice riesce a dare il meglio di se. Non so quanti anni ci vorranno perché Cesare venga portato a termine ma, se continua così, io non ho fretta e per quanto mi riguarda l'opera potrebbe durare altri 20 anni
Io invece non ho avuto affatto questa impressione. In particolare il vero protagonista, che e' Angelo e non Cesare, ragiona come una fan girl giapponese contemporanea, e' troppo dolce e delicato e non corrisponde per nulla alla mia idea di maschio fiorentino della classe media di cinquecento anni fa. Angelo e' il punto piu' debole dell'opera. Ma in generale e' tutto parecchio lento e non appassionante, lo leggo solo perche' mi piace il genere storico ma non certo per i personaggi. Su una cosa God ha ragione: dopo 10 volumi sembra sempre che l'azione debba ancora cominciare, sembra di essere perennementi bloccati in un prologo infinito.
Peccato solo per il Cesare idealizzato e per il fatto che l'opera... non finirà mai. Sono sicuro entrerà nel novero delle grandi Sfighe a fumetti come Berserk. Bastard, Glass no Kamen etc.
God ha centrato tutti gli enormi pregi, ma anche qualche difetuccio, il passato shojo dell'autrice si vede nella figura sin troppo idealizzata di Cesare da parte dell'autrice, che lo rappresenta come il solito fifone da shojo. Ottima l'idea di non farne il protagonista, ma di scegliere Angelo come tale, così che possa sviluppare svariate scelte narrative e non complicandosi troppo la vita, concedendosi qualche licenza anche.
Il problema sarà la periodicità…la Soryo è ben lungi dall'essere come Miura, Togashi o Hagiwara, che sono solo scansafatiche. Un manga del genere, specialmente per come l'ha impostato dei, richiederà molte ricerche. Il problema è quanto finirà? Ho sentito ben 30 volumi, ma dopo 10 siamo solo ad un enorme prologo e data la minuziosità della narrazione…se non inizia entro 2 volumi, entro i 30 non ci starà mai.
Lo presi in fumisteria anni or sono, scambiandolo per un fumetto su Giulio Cesare (a quell'epoca, come Cesare, riconoscevo solo lui^^), tanto che mi ritrovai spiazzato nel sapere che ne esisteva un altro altrettanto famoso e feci su internet ricerche in proposito per documentarmi.
Peccato che il prefetto di unificazione nazionale di Cesare sia naufragato, potevamo diventare la nazione europea più potente e tener tranquillamente testa alla Francia, Spagna e Inghilterra…Machiavelli faceva bene ad auspicare la nascita di un forte stato unitario, purtroppo i principi dell'epoca erano stolti e ognuno pensava solo al proprio giardino, non volendo vedere una prospettiva nazionale, così per colpa loro in circostanza fortuite, ci siamo uniti solo nel 1861 con tutti i problemi del caso, se ci univamo prima, il problema del meridione non sarebbe esistito (che era la parte più economicamente florida della penisola all'epoca, ci saremo sentiti più uniti etc…), ma questa è fantastoria...
E' il tipico manga che leggerei volentieri se qualcuno me lo prestasse, qualche romano che lo legge si fa avanti?
E migliora sempre più.
Grazie a God87 per la bella recensione che mi ha permesso di approfondire alcuni aspetti del manga e riferimenti storici che non conoscevo benissimo
Questo manga non lo conoscevo però leggendo la recensione e guardando i disegni mi è venuta voglia di cominciarlo. Poi a me piace molto il genere storico.
Peccato che adesso stia già seguendo troppe serie
Le manca solo di disegnare un manga comico e pieno di gag e poi ha fatto davvero di tutto, anche se onestamente non ce la vedo proprio
Comunque, come anche +è stato sottolineato in questa recensione, si vede proprio come l'autrice, dopo aver spaziato per tanti generi, sia arrivata a disegnare propio ciò che avrebbe voluto dedicandoci tutta se stessa.
Il manga sembra proprio nelle corde, i disegni sono magnifici, però finchè non finisce non mi azzardo a recuperarlo.
Non sono un'amante della storia ma la Soryo è la Soryo e io la adoro, inoltre Cesare Borgia è una figura che mi ha sempre affascinata. I disegni dell'autrice poi sono sempre più belli!
Spero di recuperarlo un giorno...
Kary sei gentilissima, non sapevo leggessi anche te AA ;(
Bella recensione!!
a parte cio ci sarebbe un errore relativo alla madre
[ "non potrà più vedere sua madre, prostituta spagnola, "] cosa che non era affatto,
.. dato che in realta' si chiamava Giovanna de Candia dei Cattanei, (detta Vannozza) ed era nata
a Mantova da una famiglia di piccola nobilta' ,[ al punto che poteva fregiarsi del titolo di contessa ]
E visto il ruolo svolto da quest ultima nelle vicende dei Borgia ,non è un errore da poco
-----------------------------------------------------------------------------------
Riguardo l attribuzione al Borgia di avere come obbiettivo la costituzione di uno stato unitario infine non mi trova da accordo, si tratta di un attribuzione nata a posteriori ,,la dove il vero obbiettivo del Borgia era solamente costituirsi una propria Signoria ereditaria personale ,indipendente dallo Stato della Chiesa , Dato che il suo potere fino a quel momento era condizionato dalla durata sul soglio pontificio del padre Alessandro VI , e morto quello finiva la festa Dato che solitamente anche il nuovo papa aveva una famiglia numerosa a sua volta da beneficare
,solitamente a spese della famiglia del papa precedente.
a parte cio ci sarebbe un errore relativo alla madre
[ "non potrà più vedere sua madre, prostituta spagnola, "] cosa che non era affatto,
.. dato che in realta' si chiamava Giovanna de Candia dei Cattanei, (detta Vannozza) ed era nata
a Mantova da una famiglia di piccola nobilta' ,[ al punto che poteva fregiarsi del titolo di contessa ]
E visto il ruolo svolto da quest ultima nelle vicende dei Borgia ,non è un errore da poco
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Riguardo l attribuzione al Borgia di avere come obbiettivo la costituzione di uno stato unitario infine non mi trova da accordo, si tratta di un attribuzione nata a posteriori ,,la dove il vero obbiettivo del Borgia era solamente costituirsi una propria Signoria ereditaria personale ,indipendente dallo Stato della Chiesa , Dato che il suo potere fino a quel momento era condizionato dalla durata sul soglio pontificio del padre Alessandro VI , e morto quello finiva la festa Dato che solitamente anche il nuovo papa aveva una famiglia numerosa a sua volta da beneficare
,solitamente a spese della famiglia del papa precedente.
Quello è un dipinto di Cesare in versione adulta, nel manga non è ancora arrivato a quell'età. Rasagli la barba, dagli quindici anni di meno e rendilo manga e la raffigurazione è abbastanza simile. Su Vannozza madre di Cesare non è pienamente corretto, lei è la donna che lo ha cresciuto ma era nota prendersi cura anche dei figliocci che Rodrigo Borgia ha avuto da altre, gli unici di cui vi è la certezza assoluta sulla maternità sono Giuseppe e Lucrezia visto che somigliavano molto alla madre.
Ma infatti ufficialmente era sua madre, solamente che è noto che Rodrigo avesse diverse amanti con cui ha anche figliato, Vannozza era quella riconosciuta. Cesare poteva essere suo figlio come anche no, come ho detto gli unici certi erano Giuseppe e Lucrezia ma solo per una questione puramente somatica, Cesare e il suo ultimo fratello invece assomigliavano molto al padre. Alla fine non c'è nessuna maldicenza nel dire che l'amante del cardinal Rodrigo era cornuta visto che di base un cardinale con donna e figli è di per sè abbastanza infamante.
D altronde erano spesso più politici che uomini di chiesa, e per altro ne i predecessori ne i successori del papa Borgia gli furono da meno . E nel caso di Alessandro VI se è vero che fu un pessimo papa fu un grande uomo di stato Era lui la vera mente dietro Cesare, il quale venuto a mancare il padre inanelo' una serie di errori clamorosi , soprattutto quello di fidarsi e dare il suo appoggio all elezione di Giulio II -
Comunque è un'opera straordinaria.
Appunto, Rodrigo faceva già abbastanza scandalo senza dover crearne ulteriori.
e proprie dell epoca solitamente relegate al basso ceto e le Cortigiane " Oneste "frequentate dai ceti alti dell aristocrazia
, alle quali oltre alle eventuali "doti fisiche " si richiedevano principalmente cultura , capacita letterarie e una certa infarinatura umanistica Tanto le prostitute erano disprezzate tanto le Cortigiane potevano essere ammirate e celebrate Un buon esempio di cio e costituito da Veronica Franco (Venezia, 1546 - Venezia, 22 luglio 1591) (nota personale strano vista l affinita fra le Cortigiane rinascimentali e le Geishe giapponesi e la particolarita del personaggio che nessun autore nipponico abbia pensato ad un opera su Veronica Franco) (o forse l han fatto?)-Per restare a Rodrigo Borgia considerando il suo appartenere sia alla aristocrazia spagnola sia essere stato parte delle elite Vaticane (questo prima dell elezione a sommo pontefice)
è piu facile frequentasse delle Cortigiane piuttosto che delle "prostitute "
@Fma35 non era solo Rodrigo Borgia , visto che i suoi predecessori e i suoi successori erano della stessa pasta piu temporali che spirituali Se poi sui i Borgia pesi una "leggenda nera " che li rende piu di quello che erano devi mettere al conto le malevoci dei nemici dei Borgia a inziare da quella dell Cardinal Giuliano della Rovere ,,Piu noto col nome di Giulio II e il fatto che il progetto dei Borgia falli,, Alla pari di personaggi come Riccardo III o Nerone peso' il fatto che a scrivere i "commentari " furono i loro nemici Lo stesso vale per i Borgia o pensi che Giulio II affamato di guerra o Leone X affamato di soldi fossero di una pasta migliore del Borgia? Era tutto il sistema che era marcio di suo Non per nulla il 31 ottobre del 1517 sarebbero risuonate le martellate di un eroico monaco tedesco chiamato Martin Lutero mentre attaccava sulla porte di Heidelberg le sue 95 Tesi , chiamando l europa al progresso e alla liberta'
Ma soprattutto c'è da aspettarsi che il manga della Souryo prosegua ancora a lungo con cadenza di pubblicazione irregolare, perciò non credo che potrei mai acquistarlo.
Ciò nonostante dalle tavole messe qui come anteprima è evidente che ci troviamo di fronte ad un'opera pregevole, che chiunque sia interessato al periodo storico narrato non può non avere.
Non c'è bisogno di fare la pappardella storica, chiunque abbia studiato un minimo sa che il papato si preoccupava ben poco della spiritualità ma più dei beni terreni. Il problema è che Rodrigo sbandierava apertamente la sua amante ufficiale e sebbene si facesse chiamare zio è stato l'unico Papa ad aver sistemato i propri figli in punti chiave della politica italiana, Cesare cardinale, Goffredo a Napoli legato agli Aragona, Lucrezia a Ferrara maritata al rampollo degli Este. Inoltre sia Lucrezia che Cesare conducevano vite piuttosto sopra le righe per non essere al centro delle attenzioni.
Con la lieve differenza che Nerone, abbandonati i pettegolezzi di Svetonio e il diario di sua madre, ormai è assorto negli ultimi tempi a imperatore illuminato, o quantomeno un grande sovrano, molto amato dal suo popolo e riabilitato dalla storiografia ufficiale. I Borgia anche spogliati dalle demonizzazioni di Giuliano della Rovere e dei loro nemici rimangono più o meno dei disgraziati senza nessuna qualità in grado di farsi apprezzare dagli altri, "solo" dei geni della politica che hanno usato le loro capacità per il proprio tornaconto personale.
Ovviamente dico questo per puro spirito di discussione.
È che mi stupisce tutto quest'alone di retorica su di loro, solo perché furono geniali politici/militari e le loro conquiste territoriali si poterono anche identificare, involontariamente, come un tentativo di unificare l'Italia. Questo non fa di loro brave persone, ma solo grandi conquistatori. Insomma non mi piace che solo per merito delle loro capacità bisogna rispettarli e amarli, come se fossero degli Alessandro/Giulio Cesare/Nerone qualsiasi (gente che oltre al potere e alla forza garantirono ai loro popoli anche periodi di benessere, fioritura culturale etc). I Borgia furono dei Berlusconi ante-litteram alla fin fine.
Oddio, questa è stupenda
Effettivamente di magagne ne hanno fatte e mi fa storcere il naso tanto idealizzare il personaggio quanto far sembrare quei delitti più fighi (quello che fa la serie TV canadese che fa sembrare i Borgia i Soprano del XVI secolo), ma sono stati dei grandi geni della politica proprio per questo: sono vissuti in un periodo delicato, quello della rottura degli equilibri creati con la pace di Lodi e delle prime invasioni del territorio italiano da parte degli stranieri, e finché possibile si sono destreggiati bene tra Aragonesi, Francesi e Spagnoli.
Come diceva Machiavelli, Cesare Borgia ebbe tutte le qualità del buon principe, persino la spietatezza di uccidere i suoi nemici a tradimento invitandoli a un banchetto (altro che certi scrittori fantasy moderni!), ma gli mancò la fortuna e la morte del padre mandò a monte tutti i suoi progetti.
Poi sarebbe stato meglio essere unificati dai Borgia che dai Savoia...
, Il che spiega i vari matrimoni di cui Lucrezia fu la pedina prima ,con gli Sforza poi con Napoli e infine con gli Estensi al fine di creare una rete di legami di sangue e di alleanze che permettessero ai Borgia di farsi accettare stabilmente nello scenario italiano ,da cui erano in partenza esclusi per le loro origini catalane
Inoltre nel XVI secolo nessuno pensava a un'unificazione della penisola (al massimo i dotti si ponevano il problema dell'unità linguistica, non politica, e dell'indipendenza delle signorie italiane dai grandi stati nazionali europei come Francia e Spagna), anzi il termine "Italia" indicava sostanzialmente la parte centro-settentrionale (quella che faceva in teoria parte del Sacro Romano Impero e che poi Napoleone unificherà in Regno d'Italia di cui, tanto per cambiare, aveva la corona). E comunque non ci sarebbe stata solo l'opposizione degli Stati italiani, ma soprattutto delle monarchie europee: Francia da una parte, Castiglia & Aragona dall'altra (la Spagna nasce come regno unitario solo nel '700), volevano mettere le mani sul regno di Napoli (il che fu la causa delle prime guerre italiane del XVI secoli), la stessa Francia poi aveva mire su Milano e furono proprio i Borgia ad appoggiare le pretese di Luigi XII. Però chissà, il progetto di Cesare e Rodrigo avrebbe posto le basi per uno stato solido e centralizzato nell'Italia centrale (il problema era proprio quello, i vari signorotti locali di Urbino, Forlì, Cesena, Rimini facevano come cavolo volevano fregandosene dell'autorità centrale) e forse qualche loro discendente avrebbe preso in considerazione l'idea di espandersi ulteriormente.
Quello di Machiavelli profeta dell'unità nazionale italiana è un mito ottocentesco: la sua intuizione era puramente teorica e non è mai andato molto oltre la mera speculazione e l'ideale del Principe, non ha mai indicato una possibile via pratica per quell'unità (cosa che invece fecero i patrioti ottocenteschi). Inoltre all'epoca di Machiavelli non esisteva il concetto di "nazione", che nasce solo a fine Settecento, e la preoccupazione era mantenersi indipendenti dagli invasori stranieri. Ed è comunque un caso isolato, per Guicciardini ad esempio la frammentazione politica della penisola non era un male ma anzi rifletteva benissimo lo spirito italiano... quanto aveva ragione
Questa sua visione si riflette nella realtà. Machiavelli era avanti anni luce rispetto ai letterati italiani del periodo, aveva già capito che ci voleva un forte stato unitario per spazzare via i pericoli stranieri derivanti da potenze nazionali come la Francia.
Semmai, un mito ottocentesco è "l'infondato" patriotismo di Dante Alighieri che nonostante la sua vasta cultura, era veramente cieco a non accorgersi che l'Impero non valeva più niente, mentre il futuro erano i forti stati nazionali come la Francia e l'Inghilterra.
Abbiamo avuto tante possibilità di unirci, con Federico II di Svevia, I Borgia etc...abbiamo buttato al cento centinaia di occasioni per creare un forte stato unitario. Alla fine ci hanno unito dei re incapaci come i Savoia che neanche nei loro desideri più reconditi pensavano di riuscire in un'impresa del genere, frutto più della casualità che di un progetto pianificato.
Per colpa di città come Firenze, Milano, Venezia etc...non si mai potuta unire l'Italia sin dal 1200 come in altri stati dove si sono messi da parte stupidi particolarismi a favore di entità più grandi.
Il mito ottocentesco sta nell'avergli attribuito un'idea di nazione e di patriottismo che, di fatto, nel Rinascimento non c'era. Ma la stessa cosa è stata fatta con altri, Dante in primis. Nazionalismo e patriottismo nascono solo alla fine del Settecento.
Semmai, un mito ottocentesco è "l'infondato" patriotismo di Dante Alighieri che nonostante la sua vasta cultura, era veramente cieco a non accorgersi che l'Impero non valeva più niente, mentre il futuro erano i forti stati nazionali come la Francia e l'Inghilterra.
Dante è comunque un uomo del Medioevo e la sua cecità è "giustificata", è naturale che vedesse la soluzione ai problemi della penisola nel perfetto rapporto fra i due "soli", Impero e Papato. E poi vive anche l'esperienza di Arrigo VII, l'imperatore che scende in Italia per ristabilire l'autorità imperiale e che illude tanti intellettuali di poter risolvere la situazione.
Già Petrarca aveva una visione politica diversa... ma Petrarca di fatto fonda l'Umanesimo, non è più un uomo "esclusivamente medievale" e vive per di più in un'epoca in cui i due poteri universali sono in crisi, naturale che cerchi altrove soluzioni al problema.
Abbiamo avuto tante possibilità di unirci, con Federico II di Svevia, I Borgia etc...
E Ladislao di Napoli, peccato solo che tanto per cambiare fu la Chiesa a mettergli i bastoni fra le ruote. Ah, sempre la Chiesa crea problemi.
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