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Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).

I titoli al momento disponibili sono:

[ANIME] Record of Lodoss War - La saga dei cavalieri (Scadenza: 21/09/2014)

[ANIME] Gingitsune (Scadenza: 24/09/2014)

[MANGA] Promessa d'amore (Scadenza: 28/09/2014)

[MANGA] Full Swing (Scadenza: 1/10/2014)


Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Sekirei, Witchcraft Works e Ping Pong The Animation.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.

4.0/10
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"Sekirei" è uno di quei titoli che va molto al momento e che mischia ciò che la massa giapponese acclama maggiormente: "oppai" e azione. Sì, perché se dovessi descrivere di chi e di cosa parla "Sekirei", la mia risposta sarebbe "oppai", seni femminili insomma. Da non estimatore del genere ecchi, nonché da novizio del mondo degli anime, ricordo che la mia prima impressione alla vista di questo anime è stata che, probabilmente, la trama non sarebbe stata particolarmente avvincente. Non mi sbagliavo, ma non ho nemmeno indovinato. "Sekirei" narra le vicende di un aspirante universitario, bocciato ripetutamente ai test d'ingresso, di nome Minato, il quale si vede piombare addosso, letteralmente, una ragazza di nome Musubi con degli strani poteri, inseguita da altre ragazze con strani poteri. Per attivare i poteri segreti di queste ragazze è necessario il bacio di un uomo - e qui già cominciamo a decadere. Morale della favola, Minato scappa con la ragazza e se la porta a casa; si scopre in seguito che la città in cui si svolge la storia farà da teatro allo scontro tra i "partner" delle Sekirei, come queste ragazze con superpoteri vengono chiamate, in cui le stesse ragazze si sfidano in scontri mortali. Quindi, man mano che la storia procede il protagonista incontra sempre più ragazze che si innamorano di lui, ovviamente, e che Minato includerà nel proprio team - o harem, a seconda dei punti di vista.

Le animazioni di "Sekirei" non sono malfatte, ma abbinare a un character design non molto convincente - a meno che non si ricerchi il fanservice più scadente - rende il complesso visivo non troppo godibile. Considerando poi le classiche scene imbarazzanti in cui il protagonista vede la ragazza nuda o le cade addosso nelle maniere più assurde, si capisce che nemmeno la regia è sufficiente. Quanto ai personaggi ancora nulla di speciale, sono i tipici personaggi del genere harem: il ragazzo buono a nulla (Minato), la ragazza ingenua (Musubi), la tsundere, la loli, ecc.
Il giudizio complessivo per quest'opera non può che essere insufficiente; nonostante l'idea della sfida tra i "partner" delle Sekirei e di come queste Sekirei abbiano fatto la loro comparsa sulla Terra non siano né banali, né poco accattivanti, lo sviluppo lento e noioso e l'eccessiva quantità di fanservice rovinano quel poco di buono che la serie presenta. Se non vi piacciono gli anime ecchi, fate a meno di vedere "Sekirei", non vi perdete nulla.



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"Witch Craft Works" è un anime uscito nel 2014, ricco di magia, azione e strane creature meccaniche. Sinceramente non son riuscito ad apprezzarlo appieno sia per la storia, a volte troppo bislacca e mai del tutto decollata, sia per i personaggi e la loro realizzazione.

Honoka Takamiya è, come in tutti gli anime, il classico studente delle superiori, apparentemente privo di poteri, dai voti mediocri e dalla notorietà altrettanto scadente. Un giovane che, di sicuro, non risalta tra la massa. Tutto il contrario di Ayaka Kagari, compagna di banco di Takamiya, alta, bella, intelligente e super popolare. A scuola è una sorta di divinità e attorno a lei si raccoglie sempre un folto gruppo di persone, sempre pronte ad adularla e riverirla. Nonostante ciò Kagari presenta un carattere abbastanza particolare: silenziosa e solitaria, non parla con nessuno e non riesce a legare con i propri compagni, con l'unica eccezione di Takamiya. Incredibilmente questi due ragazzi così diversi si avvicinano e diventano amici... o meglio, Kagari, che subito si dimostrerà essere una strega estremamente potente in grado di manipolare il fuoco, ha il compito di proteggere il suo compagno di classe. Proteggere da cosa?
Prima di rispondere bisogna fare una precisazione: esistono due tipi di streghe, quelle che proteggono l'umanità e quelle che vogliono soggiogarla con i loro poteri malefici. Takamiya non sapeva dell'esistenza di streghe e creature magiche, ma, misteriosamente, all'interno del suo corpo è stato sigillato un essere estremamente potente, capace di sconvolgere il mondo. Proprio questo sarà l'obiettivo di quelle streghe malvagie che, con ogni mezzo, tenteranno di danneggiare il ragazzo, al fine di impossessarsi della forza che in lui risiede.

Come in molti casi la trama potrebbe risultare in sé accattivante, ma, oltre a questa, bisogna tener presente ulteriori fattori che influenzano necessariamente la valutazione finale. Innanzi tutto i nemici appaiono per la maggior parte del tempo poco pericolosi e alquanto stupidi. Kagari è una sorta di divinità assoluta che, inevitabilmente, sbaraglierà tutti i pericoli che incontra. Forza, intelligenza, bellezza (anche se avrei da ridire), autorità... gli è permesso tutto e nessun ostacolo la può fermare.
Un'altra questione che non mi è piaciuta affatto è l'elevata vena demenziale di alcune scene. L'intento, presumo, dovrebbe essere quello di suscitare l'ilarità, ma, salvo alcuni casi, tale obiettivo verrà raramente raggiunto. I nemici sono troppo strambi per i miei gusti (orsacchiotti giganti e conigli robotici assassini), ma questa è semplicemente un'opinione personale. Gli scontri campali, all'inizio, posso anche sembrare avvincenti, ma si spengono proprio all'apice della sfida, risultando così incapaci di dargli il giusto valore.

La grafica e la musica sono nella media, ma non si può dire la stessa cosa nella realizzazione dei disegni. I personaggi mostrano visi allungati e dalle proporzioni abbastanza disarmoniche. Kagari, che dovrebbe essere una vera e propria bellezza, in realtà è una spilungona alta due metri dalle spalle da rugbista.
In conclusione il mio giudizio risulta essere relativamente basso per tutta questa serie di fattori. Il carattere dei vari protagonisti è monotono e non presenta evoluzioni nel corso della vicenda.

Voto finale: 5



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Blood Tastes Like Iron

Ammetto di aver iniziato la recensione ancor prima della visione dell'ultima puntata, ma dopo l'episodio 10 non potevo non cantare le lodi di una, anzi della migliore opera che io abbia mai visto. Di cosa parliamo? Di un film? Di un fumetto? Di un libro? Di un prodotto nipponico che la gente tanto ama chiamare anime? Sinceramente non m'importa, preferirei definirlo un'opera di Yuasa, già conosciuto per gli eccellenti "Kaiba" e "Tatami Galaxy". Parliamo di "Ping Pong: The Animation".
Un anime sul ping pong, quindi? No, un anime sulla vita. Ma procediamo per gradi.

Permettetemi di annoiarvi con le solite "qualità oggettive" che tanto sono fondamentali per una recensione "non di parte".
Ottimo è il comparto grafico, seppur sottovalutato, che rende fede all'opera originale (il manga), capace di far risaltare la vecchia gloria del cartaceo, tramite particolari inquadrature, in grado di valorizzare momenti come le varie battute di un match, lasciando che lo sguardo osservi l'intera scena, dai giocatori al pubblico, dalla racchetta alla palla. Fondamentale l'assenza del colore per quanto riguarda il cielo, che ha il merito di far risaltare gli oggetti e le azioni fondamentali della scena e, in alcuni casi, le stupende ambientazioni. Ma non finisce qui, il "bianco" permette ai suoni di risaltare, mostrando un comparto sonoro degno di nota, con un doppiaggio impeccabile, OST stupende (l'opening e l'ending sono magnifiche) e in grado di trasformare il rimbalzo delle palline in musica. Punti di forza dell'anime sono la narrazione e la caratterizzazione dei personaggi. Non ci troviamo davanti a stereotipi, ma a veri e propri umani, umani come eroi, come mostri, come robot. Sì, perché ognuno è sé e solo sé. Crescono, imparano, maturano, rinascono, volano, ma soprattutto giocano. Ognuno di loro ha tattiche diverse, pensieri diversi, obiettivi diversi e passati diversi. Carismatici, magnifici e unici. La narrazione, poi, è pura poesia; capace di elevare il ping pong a una vera filosofia di vita e oltre, fino a insegnare la vita.

Ma perché reputo "Ping Pong The Animation" non semplicemente uno dei migliori anime (superando ottime opere come "Cowboy Bebop"), ma una delle migliori opere di sempre? Permettetemi di abbandonare la critica oggettiva e di spiegarvi perché questo è un prodotto che va oltre l'eccellenza. Gioco a ping pong da un paio d'anni. Non ai piani alti, ma capisco abbastanza da dirvi che Ping Pong, di ping pong (scusate) ne capisce molto. Racchette, palline, movimenti, impugnature, eccetera. Ma non è questo che rende l'anime stupendo.
Un maestro di vita, ecco cos'è. Riesco a vedere tutta la poesia della vita in ogni pallina, in ogni battuta, in ogni racchetta, nei movimenti, nelle espressioni, in qualsiasi protagonista. Ed è qualcosa che nessun anime, nessun fumetto, nessun film mi ha fatto mai provare. Riesco a respirare la vita, con i suoi alti e bassi, i suoi momenti di sconforto, di impotenza, di ricerca di sé stessi, di vittorie, di convinzioni, di eroi. Testimonia a gran voce che l'uomo può volare, che può imparare che la vita merita di essere vissuta. "I just wanna feel good, whenever and however I can!" recita l'opening. Un'ode alla vita, alla risata:
"Siamo vivi, è per questo che ridiamo.
Siamo vivi, è per questo che siamo tristi.
Siamo vivi, è per questo che siamo felici."

E per concludere, non mi resta che gridare:
HERO KENZAN
HERO KENZAN
HERO KENZAN