Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!
Appuntamento dedicato all'uscita nelle sale italiane di Paprika - Sognando un sogno di Satoshi Kon, per la prima volta al cinema in versione restaurata 4K dal 17 al 19 febbraio, grazie a Nexo Digital.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
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Appuntamento dedicato all'uscita nelle sale italiane di Paprika - Sognando un sogno di Satoshi Kon, per la prima volta al cinema in versione restaurata 4K dal 17 al 19 febbraio, grazie a Nexo Digital.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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Paprika - Sognando un sogno
9.0/10
Certe volte mi chiedo come sia beffardo il destino: il film "Paprika" è diventato suo malgrado l'ultima fatica del talentuoso regista nipponico e anche il suo "canto del cigno". Peccato, mi sarebbe piaciuto vederlo all'opera in qualcosa di ancor più sfidante e visionario sul tema dell'esistenza umana... ma posso ritenermi ugualmente soddisfatto, perché con "Paprika" Satoshi Kon riprende il filone introspettivo, sperimentale e poco lineare di "Perfect Blue" (e parzialmente anche di "Millennium Actress"), portandolo "oltre", verso i limiti della comprensibilità, adottando uno stile registico molto barocco, ricco di dettagli, colori, allegorie che, viste superficialmente, possono sembrare sovrabbondanti ed eccessive.
Il tema è sempre quello: la dicotomia tra realtà e finzione. Se in "Perfect Blue" erano le fobie, le paure più ancestrali a rendere la commistione tra finzione e realtà il leit motiv del film, e in "Millennium actress" sono i ricordi altrui, in "Paprika" S. Kon ha approfondito il mondo dei sogni, ossia l'elemento della psiche umana che più si avvicina al mondo della fantasia e della immaginazione, una sorta di "ponte" tra realtà le più recondite pulsioni e passioni dell'inconscio della psiche umana, dove una certa psicanalisi può sguazzare alla ricerca delle possibili spiegazioni più o meno logiche.
“Inseguo i miei sogni, ma fuggo dalle ossessioni: i sogni liberano la mente, le ossessioni la imprigionano.” (E. Breda)
Il regista giapponese elabora una trama che ancora una volta si divide senza un confine ben preciso tra il mondo "reale" e quello "onirico", ambientato in un futuro che a tutti gli effetti sembra così prossimo al nostro tempo e in cui un team di studiosi della mente umana crea a livello sperimentale un piccolo dispositivo in grado di interpretare e consentire l'accesso al subconscio di chi lo indossa, ovviamente a fini terapeutici.
Tuttavia, i rischi di queste tecnologie così avanzate e invasive sono altissimi, soprattutto se questa tecnologia avanza e finisce nelle cosiddette "mani sbagliate". E in questo frangente si innesta il solito tema dell'eterno contrasto tra opportunità tecnologico/scientifica e etica/limiti all'accesso ad ambiti mentali che sono quanto più intimo e segreto che un essere umano possieda.
Chi subisce l'hackeraggio della propria psiche inizia a impazzire, a vivere i propri sogni come reali e a confondere i vari piani esistenziali mentre è sveglio: il tutto con lo scopo del malfattore di manipolare le menti, affinché tutti vivano lo stesso "sogno", per controllare il mondo reale e portarlo anche alla destabilizzazione e alla follia.
Contro colui che entra nelle menti delle vittime, manipolandone i sogni, indaga la polizia e la dottoressa Atsuko Chiba, del team di studiosi che hanno messo a punto e utilizzato a livello sperimentale il dispositivo denominato "DC-Mini". In particolare, la bella e algida dottoressa Chiba ha creato un suo alter ego onirico/virtuale di nome "Paprika", che ha le sembianze di una altrettanto bella ragazza giovane, estroversa e spigliata, una specie di Peter Pan dei sogni e l'esatto contrario a livello caratteriale di Chiba... in fondo, parafrasando una bellissima canzone di Venditti, "c'è sempre più coraggio nella fantasia...".
Paprika, tra alterne vicende, si immergerà insieme a un poliziotto e a un collega tanto talentuoso quanto imbranato nel grande "sogno" (incubo o ossessione...) che minaccia la stabilità della realtà, per porre rimedio al pericolo incipiente.
Il film è una sorta di thriller onirico/fantascientifico in cui domina il tema di fondo tanto caro a S. Kon, ossia l’ossessione verso ciò che trascende la realtà. Con Paprika S. Kon sembra voler chiudere una sorta di "trilogia dell'ossessione", con l'opera che sembra tra quelle prodotte più fuori dagli schemi e da una logica narrativa.
Ad onor del vero, "Paprika" non è un film originale, ma è tratto dall'opera omonima scritta da Yasutaka Tsutsui, famoso per i romanzi a tema fantascienza considerati veri e propri capolavori e dai quali sono state tratte diverse trasposizioni animate o film (tra le tante, "La ragazza che saltava nel tempo"). "Paprika" era sempre rimasto solo un romanzo a causa delle difficoltà di trasporre in immagini i suoi contenuti. Da quanto ho potuto apprendere, Tsutsui ha ritenuto S. Kon l'unico regista con le capacità tecniche adeguate a tradurre la sua opera, le sue visioni, dopo aver visto il film "Millenium Actress" del 2001.
E di certo S. Kon sembra essere riuscito nella difficile missione di trasporre il testo di "Paprika" in immagini. È riuscito a creare un "mondo" che fosse in grado di sorprendere e stupire il pubblico con un'animazione capace di catturare l'attenzione, frenetica, impulsiva e mai scontata. In un certo senso, con "Paprika" S. Kon "è andato per la tangente" nella sua ossessione sul rapporto tra l'immaginazione e la realtà in apparenza senza nessun freno, costruendo così un film che supera limite di ciò che è rappresentato visivamente tramite l'uso di un'animazione stravagante: un viaggio all’interno di sogni senza senso, folli, con personaggi che attraversano sia il loro subconscio sia quello altrui e con una fortissima commistione senza un confine preciso tra sogni e realtà, fino all'assurdo che i primi riescono a cambiare la seconda.
Al di là del possibile significato più o meno morale che il film sembra voler trasmettere allo spettatore (il tema delle maschere - Chiba/Paprika fra tutte - oppure i rischi della tecnologia applicata senza controlli all'essere umano), "Paprika" a me è sembrato anche e soprattutto "un'opera estetica" nel senso positivo del termine, che trasforma l'ossessione di Kon in una visione della nobile arte della animazione come strumento di sperimentazione per rappresentare la realtà oltre la logica e le esperienze conosciute. Quasi a voler scrollarsi di dosso qualsiasi etichetta e accompagnare lo spettatore in una prospettiva "diversa" di percezione e valutazione di ciò che è rappresentato. E per fare ciò, S. Kon si è pure divertito a citare, anche in modo autoreferenziale, opere famose come "Shining" di Kubrick o sé stesso e le sue fatiche precedenti.
Chiudo con un dialogo piuttosto significativo del contenuto nel finale del film:
"Tu non hai fatto niente di male/Hai solo vissuto il nostro film nella vita reale [...] È una realtà nata dalla tua fantasia/Non dimenticarlo mai".
Anni or sono un giornalista italiano era diventato famoso per una ormai celeberrima battuta: "La vita è un sogno o i sogni aiutano a viverla meglio?"
Satoshi Kon, prima di lasciarci prematuramente, ci ha provato, lasciandoci con "Paprika" il suo "testamento" per la fama imperitura.
Il tema è sempre quello: la dicotomia tra realtà e finzione. Se in "Perfect Blue" erano le fobie, le paure più ancestrali a rendere la commistione tra finzione e realtà il leit motiv del film, e in "Millennium actress" sono i ricordi altrui, in "Paprika" S. Kon ha approfondito il mondo dei sogni, ossia l'elemento della psiche umana che più si avvicina al mondo della fantasia e della immaginazione, una sorta di "ponte" tra realtà le più recondite pulsioni e passioni dell'inconscio della psiche umana, dove una certa psicanalisi può sguazzare alla ricerca delle possibili spiegazioni più o meno logiche.
“Inseguo i miei sogni, ma fuggo dalle ossessioni: i sogni liberano la mente, le ossessioni la imprigionano.” (E. Breda)
Il regista giapponese elabora una trama che ancora una volta si divide senza un confine ben preciso tra il mondo "reale" e quello "onirico", ambientato in un futuro che a tutti gli effetti sembra così prossimo al nostro tempo e in cui un team di studiosi della mente umana crea a livello sperimentale un piccolo dispositivo in grado di interpretare e consentire l'accesso al subconscio di chi lo indossa, ovviamente a fini terapeutici.
Tuttavia, i rischi di queste tecnologie così avanzate e invasive sono altissimi, soprattutto se questa tecnologia avanza e finisce nelle cosiddette "mani sbagliate". E in questo frangente si innesta il solito tema dell'eterno contrasto tra opportunità tecnologico/scientifica e etica/limiti all'accesso ad ambiti mentali che sono quanto più intimo e segreto che un essere umano possieda.
Chi subisce l'hackeraggio della propria psiche inizia a impazzire, a vivere i propri sogni come reali e a confondere i vari piani esistenziali mentre è sveglio: il tutto con lo scopo del malfattore di manipolare le menti, affinché tutti vivano lo stesso "sogno", per controllare il mondo reale e portarlo anche alla destabilizzazione e alla follia.
Contro colui che entra nelle menti delle vittime, manipolandone i sogni, indaga la polizia e la dottoressa Atsuko Chiba, del team di studiosi che hanno messo a punto e utilizzato a livello sperimentale il dispositivo denominato "DC-Mini". In particolare, la bella e algida dottoressa Chiba ha creato un suo alter ego onirico/virtuale di nome "Paprika", che ha le sembianze di una altrettanto bella ragazza giovane, estroversa e spigliata, una specie di Peter Pan dei sogni e l'esatto contrario a livello caratteriale di Chiba... in fondo, parafrasando una bellissima canzone di Venditti, "c'è sempre più coraggio nella fantasia...".
Paprika, tra alterne vicende, si immergerà insieme a un poliziotto e a un collega tanto talentuoso quanto imbranato nel grande "sogno" (incubo o ossessione...) che minaccia la stabilità della realtà, per porre rimedio al pericolo incipiente.
Il film è una sorta di thriller onirico/fantascientifico in cui domina il tema di fondo tanto caro a S. Kon, ossia l’ossessione verso ciò che trascende la realtà. Con Paprika S. Kon sembra voler chiudere una sorta di "trilogia dell'ossessione", con l'opera che sembra tra quelle prodotte più fuori dagli schemi e da una logica narrativa.
Ad onor del vero, "Paprika" non è un film originale, ma è tratto dall'opera omonima scritta da Yasutaka Tsutsui, famoso per i romanzi a tema fantascienza considerati veri e propri capolavori e dai quali sono state tratte diverse trasposizioni animate o film (tra le tante, "La ragazza che saltava nel tempo"). "Paprika" era sempre rimasto solo un romanzo a causa delle difficoltà di trasporre in immagini i suoi contenuti. Da quanto ho potuto apprendere, Tsutsui ha ritenuto S. Kon l'unico regista con le capacità tecniche adeguate a tradurre la sua opera, le sue visioni, dopo aver visto il film "Millenium Actress" del 2001.
E di certo S. Kon sembra essere riuscito nella difficile missione di trasporre il testo di "Paprika" in immagini. È riuscito a creare un "mondo" che fosse in grado di sorprendere e stupire il pubblico con un'animazione capace di catturare l'attenzione, frenetica, impulsiva e mai scontata. In un certo senso, con "Paprika" S. Kon "è andato per la tangente" nella sua ossessione sul rapporto tra l'immaginazione e la realtà in apparenza senza nessun freno, costruendo così un film che supera limite di ciò che è rappresentato visivamente tramite l'uso di un'animazione stravagante: un viaggio all’interno di sogni senza senso, folli, con personaggi che attraversano sia il loro subconscio sia quello altrui e con una fortissima commistione senza un confine preciso tra sogni e realtà, fino all'assurdo che i primi riescono a cambiare la seconda.
Al di là del possibile significato più o meno morale che il film sembra voler trasmettere allo spettatore (il tema delle maschere - Chiba/Paprika fra tutte - oppure i rischi della tecnologia applicata senza controlli all'essere umano), "Paprika" a me è sembrato anche e soprattutto "un'opera estetica" nel senso positivo del termine, che trasforma l'ossessione di Kon in una visione della nobile arte della animazione come strumento di sperimentazione per rappresentare la realtà oltre la logica e le esperienze conosciute. Quasi a voler scrollarsi di dosso qualsiasi etichetta e accompagnare lo spettatore in una prospettiva "diversa" di percezione e valutazione di ciò che è rappresentato. E per fare ciò, S. Kon si è pure divertito a citare, anche in modo autoreferenziale, opere famose come "Shining" di Kubrick o sé stesso e le sue fatiche precedenti.
Chiudo con un dialogo piuttosto significativo del contenuto nel finale del film:
"Tu non hai fatto niente di male/Hai solo vissuto il nostro film nella vita reale [...] È una realtà nata dalla tua fantasia/Non dimenticarlo mai".
Anni or sono un giornalista italiano era diventato famoso per una ormai celeberrima battuta: "La vita è un sogno o i sogni aiutano a viverla meglio?"
Satoshi Kon, prima di lasciarci prematuramente, ci ha provato, lasciandoci con "Paprika" il suo "testamento" per la fama imperitura.
Paprika - Sognando un sogno
10.0/10
Recensione di Turboo Stefo
-
Satoshi Kon è stato uno dei registi più famosi che grazie al pubblico e alla critica ha cavalcato l’onda del successo con i suoi progetti originali e profondi, e con “Paprika - Sognando un sogno” non ha fatto differenza. Dando fondo alle sue idee più contorte ha idealizzato un film tratto dal libro di Yasutaka Tsutsui, che sottolinea molti contrasti e finisce con l’unirli, in un’infinità di sensi.
Un circo caotico domina la scena, ma nell’ombra una guardia controlla con occhiate furtive il pubblico fino a quando non si ritrova in una gabbia, inseguito da se stesso. La scena si sposta bruscamente su un treno in corsa dove si svolge una lotta mortale, per poi passare a un inseguimento a rallentatore in un corridoio dove la vittima cade lentamente a terra, e ripresa la corsa le pareti e il pavimento cominciano a ondeggiare fino a scomparire. Questo è il sogno che il poliziotto sta facendo sotto la guida di Paprika, una ragazza che utilizza un particolare macchinario chiamato DC-mini per entrare nei sogni e registrarli, in modo da poterli psicanalizzare al meglio e addirittura indurre il paziente a sognare. Ma tornata alla realtà Paprika non è altri che una fredda dottoressa che lavora per una ditta alla quale hanno appena trafugato alcuni dei delicati DC-mini. Le paure sugli usi non fanno a tempo a essere ipotizzate che i primi effetti colpiscono il direttore. Inizia una contorta e movimentata battaglia per la sanità mentale mondiale.
Il giocare tra sogni e realtà del regista crea scenari incredibili, in modo da tenere sempre alta l’attenzione dello spettatore per cercare d'individuare segnali di transizione. Proseguendo la storia acquista sempre più ritmo, come un masso in discesa impossibile da fermare, e inizieranno a susseguirsi numerosi colpi di scena che accompagneranno la narrazione fino alla travolgente conclusione.
L’opera si diverte ad accostare, a confrontare e a fondere gli opposti; la stessa protagonista è una dottoressa fredda e austera, maniaca del controllo, ma al suo interno vive la frizzante, energica e... piccante Paprika, oppure il brillante genio che rivela il suo lato infantile. Altre e numerose “separazioni” si trovano nel comparto visivo e in altre situazioni.
Nel finale molte cose finiranno con il convergere: sia i personaggi sia le realtà subiranno pericolosi mutamenti che potrebbero portare anche a qualcosa di positivo...
Molto gradevoli sono le metafore contenute nelle realtà mentali dei protagonisti, ovvero nei loro sogni. Alcune saranno chiare e addirittura spiegate, ma ce ne saranno altrettante più silenziose e radicate nelle caratterizzazioni a cui si arriva usando l’intuito o ragionando. In questo modo l’opera rimane scorrevole e semplice e offre comunque vari spunti allo spettatore per pensare.
Gradevoli sono le numerose e piccole citazioni, tante sono solo rimandi, come l’aspetto di un robot bambino legato a Tezuka, o ben più chiare, come l’aspetto rubato alla scimmietta Goku dal racconto originale di Saiyuki, oppure un costume da pinocchio. Queste sono solo alcune delle varie citazioni presenti che ci si può divertire a cogliere, e nel finale non mancheranno le autocitazioni; difatti nelle locandine del cinema si trovano i poster di Tokyo Godfather e di Perfect Blue. Inoltre nel doppiaggio originale lo stesso Satoshi insieme all’autore originale doppiano i due barman del Radioclub.
I disegni sono austeri, i personaggi hanno volti dai toni seriosi e abiti sobri, le ambientazioni sono curate nel minimo dettaglio, caratterizzate da dei freddi toni sterili, ma nell’universo di Paprika, quello dei sogni, tutto cambia, le animazioni si fanno più morbide e gommose, i colori hanno toni caldi e accesi, mentre tutto sembra in continuo movimento e la fantasia dà vita a idee contorte e anche perverse. Il tutto sottolinea perfettamente la totale differenza tra un mondo e l’altro come vuole il regista.
Nel complesso sia i disegni sia le animazioni offrono uno standard qualitativo incredibilmente elevato, ma la ricchezza maggiore è donata dagli effetti speciali. Le complicate trasformazioni che deformano lo spazio sono rese perfettamente, così come delle pareti infrante in mezzo al nulla, o degli edifici ondeggianti. Ma anche nella realtà ci sono effetti gradevoli, soprattutto sulle intricate ombreggiature che dominano all’interno degli angusti corridoi e degli uffici nella ditta.
La colonna sonora firmata da Susumu Hirasawa, già autore in altri film di Satoshi Kon e anche in Berserk, riesce a calzare sempre perfettamente le varie situazioni adattandosi ai contesti, da musiche circensi ad arie tese da trhiller; mentre la musica che accompagnerà la parata sarà una caotica e informe distorsione di sinfonie che si mescolano tra loro, sottolineando la natura della stessa e di come, anzi, da chi sia nata.
In Italia il film è disponibile, come tutte le altre opere del regista, sotto l’etichetta della Sony. Inoltre Paprika è stato il primo film d’animazione ad approdare nel Bel Paese in formato Bluray Disc e data la tecnologia ancora agli albori si nota una certa lentezza nei caricamenti, ma le immagini sono stupendamente vive e ricche di dettagli come solo il FullHD permette. Inoltre sono disponibili numerose lingue diverse tutte in multicanale e vari extra, soprattutto interviste agli autori del film.
Paprika è un universo reale dominato dalla fredda e dura realtà, e uno fantastico dove chiunque può vivere i propri sogni e affrontare le proprie paure, trasformando sia gli altri sia se stesso. E' un film dove genio e follia abbattono la sottile barriera che li divide, così come i sogni e la vita.
Un circo caotico domina la scena, ma nell’ombra una guardia controlla con occhiate furtive il pubblico fino a quando non si ritrova in una gabbia, inseguito da se stesso. La scena si sposta bruscamente su un treno in corsa dove si svolge una lotta mortale, per poi passare a un inseguimento a rallentatore in un corridoio dove la vittima cade lentamente a terra, e ripresa la corsa le pareti e il pavimento cominciano a ondeggiare fino a scomparire. Questo è il sogno che il poliziotto sta facendo sotto la guida di Paprika, una ragazza che utilizza un particolare macchinario chiamato DC-mini per entrare nei sogni e registrarli, in modo da poterli psicanalizzare al meglio e addirittura indurre il paziente a sognare. Ma tornata alla realtà Paprika non è altri che una fredda dottoressa che lavora per una ditta alla quale hanno appena trafugato alcuni dei delicati DC-mini. Le paure sugli usi non fanno a tempo a essere ipotizzate che i primi effetti colpiscono il direttore. Inizia una contorta e movimentata battaglia per la sanità mentale mondiale.
Il giocare tra sogni e realtà del regista crea scenari incredibili, in modo da tenere sempre alta l’attenzione dello spettatore per cercare d'individuare segnali di transizione. Proseguendo la storia acquista sempre più ritmo, come un masso in discesa impossibile da fermare, e inizieranno a susseguirsi numerosi colpi di scena che accompagneranno la narrazione fino alla travolgente conclusione.
L’opera si diverte ad accostare, a confrontare e a fondere gli opposti; la stessa protagonista è una dottoressa fredda e austera, maniaca del controllo, ma al suo interno vive la frizzante, energica e... piccante Paprika, oppure il brillante genio che rivela il suo lato infantile. Altre e numerose “separazioni” si trovano nel comparto visivo e in altre situazioni.
Nel finale molte cose finiranno con il convergere: sia i personaggi sia le realtà subiranno pericolosi mutamenti che potrebbero portare anche a qualcosa di positivo...
Molto gradevoli sono le metafore contenute nelle realtà mentali dei protagonisti, ovvero nei loro sogni. Alcune saranno chiare e addirittura spiegate, ma ce ne saranno altrettante più silenziose e radicate nelle caratterizzazioni a cui si arriva usando l’intuito o ragionando. In questo modo l’opera rimane scorrevole e semplice e offre comunque vari spunti allo spettatore per pensare.
Gradevoli sono le numerose e piccole citazioni, tante sono solo rimandi, come l’aspetto di un robot bambino legato a Tezuka, o ben più chiare, come l’aspetto rubato alla scimmietta Goku dal racconto originale di Saiyuki, oppure un costume da pinocchio. Queste sono solo alcune delle varie citazioni presenti che ci si può divertire a cogliere, e nel finale non mancheranno le autocitazioni; difatti nelle locandine del cinema si trovano i poster di Tokyo Godfather e di Perfect Blue. Inoltre nel doppiaggio originale lo stesso Satoshi insieme all’autore originale doppiano i due barman del Radioclub.
I disegni sono austeri, i personaggi hanno volti dai toni seriosi e abiti sobri, le ambientazioni sono curate nel minimo dettaglio, caratterizzate da dei freddi toni sterili, ma nell’universo di Paprika, quello dei sogni, tutto cambia, le animazioni si fanno più morbide e gommose, i colori hanno toni caldi e accesi, mentre tutto sembra in continuo movimento e la fantasia dà vita a idee contorte e anche perverse. Il tutto sottolinea perfettamente la totale differenza tra un mondo e l’altro come vuole il regista.
Nel complesso sia i disegni sia le animazioni offrono uno standard qualitativo incredibilmente elevato, ma la ricchezza maggiore è donata dagli effetti speciali. Le complicate trasformazioni che deformano lo spazio sono rese perfettamente, così come delle pareti infrante in mezzo al nulla, o degli edifici ondeggianti. Ma anche nella realtà ci sono effetti gradevoli, soprattutto sulle intricate ombreggiature che dominano all’interno degli angusti corridoi e degli uffici nella ditta.
La colonna sonora firmata da Susumu Hirasawa, già autore in altri film di Satoshi Kon e anche in Berserk, riesce a calzare sempre perfettamente le varie situazioni adattandosi ai contesti, da musiche circensi ad arie tese da trhiller; mentre la musica che accompagnerà la parata sarà una caotica e informe distorsione di sinfonie che si mescolano tra loro, sottolineando la natura della stessa e di come, anzi, da chi sia nata.
In Italia il film è disponibile, come tutte le altre opere del regista, sotto l’etichetta della Sony. Inoltre Paprika è stato il primo film d’animazione ad approdare nel Bel Paese in formato Bluray Disc e data la tecnologia ancora agli albori si nota una certa lentezza nei caricamenti, ma le immagini sono stupendamente vive e ricche di dettagli come solo il FullHD permette. Inoltre sono disponibili numerose lingue diverse tutte in multicanale e vari extra, soprattutto interviste agli autori del film.
Paprika è un universo reale dominato dalla fredda e dura realtà, e uno fantastico dove chiunque può vivere i propri sogni e affrontare le proprie paure, trasformando sia gli altri sia se stesso. E' un film dove genio e follia abbattono la sottile barriera che li divide, così come i sogni e la vita.
Paprika - Sognando un sogno
9.0/10
Recensione di AmarantaKiller
-
Per me questa è la seconda opera che vedo del tanto compianto maestro Satoshi Kon. "Paprika" è un lungometraggio realizzato dalla Madhouse che, come altri utenti hanno ricordato, è stato presentato in anteprima alla mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia nel 2006. Il soggetto è tratto dal romanzo di Yasutaka Tsutsui, il quale, come nel caso dello stesso Kon, avrà anche un piccolo spazio nel film con il doppiaggio di un personaggio minore.
Per quanto riguarda il comparto grafico, esso è decisamente superbo, così come il character design dei protagonisti, i fondali e le animazioni, che si distinguono per grandissima fluidità e precisione.
"Paprika" esplora il mondo della psiche umana sul suolo accidentato del sogno e lo fa iniziando con una grande scoperta scientifica, la "DC Mini", ancora in fase di perfezionamento, che serve a un team di dottori, tra i quali c'è anche la protagonista Atzuko Chiba, per aiutare i propri pazienti a superare le nevrosi o per il trattamento di patologie psichiche gravi. Questo dispositivo è stupefacente, perché i dottori grazie a esso possono introdursi nei loro sogni e quindi arrivare più facilmente alla radice dei loro problemi. Tuttavia la situazione inizia a volgere al peggio quando vengono sottratte alcune DC Mini per finalità non terapeutiche, bensì criminali; ciò scatena una vera e propria caccia all'uomo condotta sul filo tra realtà e sogno.
Com'è noto, le opere di Kon non sono facilmente digeribili e richiedono sempre un po' di tempo per capire, e molto spesso non si è neppure certi di aver afferrato bene l'idea. La storia è ricchissima di simbologie, che aggiungono nuove sfumature e complessità alla trama e alla struttura narrativa già piuttosto elaborata.
La prima parte del film è abbastanza lenta e verbosa e risulta un po' pesante; poi a un certo punto il ritmo narrativo accelera e lascia spazio maggiormente all'azione. Il titolo si riferisce al nome dell'alter-ego della dottoressa Chiba, Paprika appunto, con cui lei si intrufola nei sogni dei suoi pazienti instaurando un contatto con loro, grazie alla sua natura dolce e allo stesso tempo sensuale e/o piccante. Quindi non è un caso la scelta del nome di questa spezia.
Secondo il mio punto di vista, il film propone molto su cui riflettere. Per esempio l'inarrestabile tendenza dell'uomo a conoscersi meglio con l'ausilio di mezzi tecnologici, al fine di penetrare anche negli spazi più reconditi e inaccessibili come quello del subconscio. Quest'ultimo, secondo la definizione dell'ES, è un luogo che non ha ordine: l'istinto, le frustrazioni, i tormenti, le paure si scatenano liberamente e talvolta attraverso i sogni ci inviano dei messaggi che cerchiamo di decifrare. Quindi anche noi stessi tentiamo di esercitare un controllo su di noi e sulla nostra natura, altrimenti non si spiegherebbe la nascita della psicanalisi e affini.
Ma se invece di noi stessi, fosse qualcun altro a esercitare tale controllo? Questa è a mio avviso un'altra tematica. Alla continua esplorazione dell'animo umano, si unisce da parte dell'uomo anche il desiderio d'esercitare il proprio dominio su di sé e sugli altri uomini e in questo film ciò avviene sul piano più irrazionale: ovvero quello dei sogni. Infatti, "il nemico" cerca di assumere il controllo sugli uomini dilaniando la mente di coloro che sono entrati in contatto con la DC Mini, dottori e pazienti quindi, da una parte, per contrastare i benefici della scienza e, dall'altra, per annientare l'umanità attuando metodi distruttivi, costringendola a un eterno stato di incoscienza o sogno a occhi aperti che porta alla pazzia.
Lungi dallo svelare il finale del film, io credo che la figura di Paprika sia emblematica perché in qualche modo attraverso la sua spontaneità e la sua sensualità, che afferisce alla sfera dell'istinto, riesce a riportare la prospettiva del sogno alla sua origine, in quello spazio dove non esiste nulla che si possa definire razionale e dove non c'è nessuna forma di controllo, e dunque ristabilendo così un equilibrio tra l'inconscio e la coscienza. Ma in che modo ci riuscirà la nostra eroina?
Naturalmente questa è una mia interpretazione e la storia si presta a mille letture che lascio agli altri spettatori interessati a confrontarsi con un altro lavoro di gran pregio dell'indimenticabile Kon.
Per quanto riguarda il comparto grafico, esso è decisamente superbo, così come il character design dei protagonisti, i fondali e le animazioni, che si distinguono per grandissima fluidità e precisione.
"Paprika" esplora il mondo della psiche umana sul suolo accidentato del sogno e lo fa iniziando con una grande scoperta scientifica, la "DC Mini", ancora in fase di perfezionamento, che serve a un team di dottori, tra i quali c'è anche la protagonista Atzuko Chiba, per aiutare i propri pazienti a superare le nevrosi o per il trattamento di patologie psichiche gravi. Questo dispositivo è stupefacente, perché i dottori grazie a esso possono introdursi nei loro sogni e quindi arrivare più facilmente alla radice dei loro problemi. Tuttavia la situazione inizia a volgere al peggio quando vengono sottratte alcune DC Mini per finalità non terapeutiche, bensì criminali; ciò scatena una vera e propria caccia all'uomo condotta sul filo tra realtà e sogno.
Com'è noto, le opere di Kon non sono facilmente digeribili e richiedono sempre un po' di tempo per capire, e molto spesso non si è neppure certi di aver afferrato bene l'idea. La storia è ricchissima di simbologie, che aggiungono nuove sfumature e complessità alla trama e alla struttura narrativa già piuttosto elaborata.
La prima parte del film è abbastanza lenta e verbosa e risulta un po' pesante; poi a un certo punto il ritmo narrativo accelera e lascia spazio maggiormente all'azione. Il titolo si riferisce al nome dell'alter-ego della dottoressa Chiba, Paprika appunto, con cui lei si intrufola nei sogni dei suoi pazienti instaurando un contatto con loro, grazie alla sua natura dolce e allo stesso tempo sensuale e/o piccante. Quindi non è un caso la scelta del nome di questa spezia.
Secondo il mio punto di vista, il film propone molto su cui riflettere. Per esempio l'inarrestabile tendenza dell'uomo a conoscersi meglio con l'ausilio di mezzi tecnologici, al fine di penetrare anche negli spazi più reconditi e inaccessibili come quello del subconscio. Quest'ultimo, secondo la definizione dell'ES, è un luogo che non ha ordine: l'istinto, le frustrazioni, i tormenti, le paure si scatenano liberamente e talvolta attraverso i sogni ci inviano dei messaggi che cerchiamo di decifrare. Quindi anche noi stessi tentiamo di esercitare un controllo su di noi e sulla nostra natura, altrimenti non si spiegherebbe la nascita della psicanalisi e affini.
Ma se invece di noi stessi, fosse qualcun altro a esercitare tale controllo? Questa è a mio avviso un'altra tematica. Alla continua esplorazione dell'animo umano, si unisce da parte dell'uomo anche il desiderio d'esercitare il proprio dominio su di sé e sugli altri uomini e in questo film ciò avviene sul piano più irrazionale: ovvero quello dei sogni. Infatti, "il nemico" cerca di assumere il controllo sugli uomini dilaniando la mente di coloro che sono entrati in contatto con la DC Mini, dottori e pazienti quindi, da una parte, per contrastare i benefici della scienza e, dall'altra, per annientare l'umanità attuando metodi distruttivi, costringendola a un eterno stato di incoscienza o sogno a occhi aperti che porta alla pazzia.
Lungi dallo svelare il finale del film, io credo che la figura di Paprika sia emblematica perché in qualche modo attraverso la sua spontaneità e la sua sensualità, che afferisce alla sfera dell'istinto, riesce a riportare la prospettiva del sogno alla sua origine, in quello spazio dove non esiste nulla che si possa definire razionale e dove non c'è nessuna forma di controllo, e dunque ristabilendo così un equilibrio tra l'inconscio e la coscienza. Ma in che modo ci riuscirà la nostra eroina?
Naturalmente questa è una mia interpretazione e la storia si presta a mille letture che lascio agli altri spettatori interessati a confrontarsi con un altro lavoro di gran pregio dell'indimenticabile Kon.
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E certa gente di recente gli ha pure gettato merda sopra, ma merita solo l'estinzione.
Kon non ce lo meritiamo..
Non metto in dubbio il talento del regista, ma ad esempio con Perfect Blue ci sono tantissime differenze tra romanzo originale e film.
siamo in due, in bocca al lupo con i tuoi esami!
In ogni caso, per quanto abbia preferito Perfect Blue, resta un film incredibile che non credo mi scorderò mai. Folle, creativo, unico, e con una colonna sonora semplicemente meravigliosa, la sto sentendo in ripetizione da ieri.
in bocca al lupo pure a te!!
Certa gente non la capisco... cosa vanno al cinema a fare?? Non sono veri appassionati di cinema, animazione o meno...
Io l'ultima volta che sono andato al cinema (ho visto Nosferatu) c'era addirittura un gruppo che fumava in sala, proprio davanti a me per di più.
Ad una certa mi sono girate le scatole e gli ho detto che se volevano farsi gli affari loro di farlo fuori dalla sala, se no li avrei portati fuori io a forza.
Stranamente sono stati zitti e non hanno più fiatato o fumato.
Comunque certa gente utilizza il cinema come se fosse il proprio salotto di casa. Anche io ogni tanto vengo portato dagli amici a vedere film di cui non me ne frega una bega (tipo le robe Marvel), ma ho la decenza di starmene zitto e non disturbare.
Se non ti piace il film o non lo vuoi vedere, per carità ci sta, ma o stai zitto o ti levi dagli zebedei.
Quasi mi mancano le coppiette che pomiciavano in sala, per lo meno non davano fastidio...
Spero che si prosegua in questa direzione e di vedere le altre opere di Kon al cinema: la prossima potrebbe essere Millennium Actress, al cinema sarebbe fantastica.
Il mio preferito di Kon!
Direi che è anche il mio.
recuperate paranoia agent
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