Dopo aver siglato assieme ad altre undici nazioni, appena un mese fa, l'accordo per rafforzare la protezione dei diritti derivanti dalla proprietà intellettuale, in qualità di parte del trattato trans-pacifico o TPP (Trans-Pacific Partnership), il Dipartimento nipponico per gli Affari Culturali sta vagliando l'idea di una revisione delle leggi sul copyright interne.
Il perché ne stiamo discutendo su un sito che parla di anime e manga è presto detto e l'avrete già intuito: bene o male tutte le opere di quest'ambito del mercato d'esportazione giapponese ne sono coinvolte.
Tra gli altri punti di discussione, infatti, il TPP ha disposto una clausola per tutti i firmatari del documento tesa a rafforzare il livello minimo di protezione per marchi, copyright e brevetti. Similmente agli Stati Uniti, viene così inclusa in questo passaggio l'estensione della protezione del copyright a 70 anni dalla morte dell'autore originale, in luogo degli attuali cinquanta.
Ad esempio i fumetti di Osamu Tezuka, scomparso nel 1989, saranno protetti fino al 2059 anziché il 2039 come prevede la legge ora in vigore.
Altre disposizioni riguardano azioni messe in atto unilateralmente dalle autorità di legge competenti in materia, ovvero il consentire loro di indagare su possibili violazioni della proprietà intellettuale e accusare gli eventuali trasgressori, anche senza un reclamo ufficiale da parte del detentore del diritto d'autore, nel caso in qui l'infrazione avvenga su "scala commerciale".
In Giappone il reato a danno del copyright è attualmente uno shinkokuzai ( 親告罪 ), ovverosia un crimine per il quale si può intentare causa solamente se la vittima ne denuncia il fatto.
I detentori potranno così intentareora più facilmente cause per risarcimento danni laddove s'intraveda un utilizzo improprio delle proprie opere.
Al tempo stesso, le "situazioni che non si ripercuotano con un impatto considerevole sui profitti ricavabili dall'opera" saranno esentate dalla mossa.
C'è chi teme che una protezione più severa abbia un impatto negativo su certe aree di pubblico utilizzo, come ad esempio nell'utilizzo libero dei materiali i cui copyright siano già scaduti.
Le modifiche alla legge obbligheranno infatti coloro che rilasciano gratuitamente su internet lavori sui quali i diritti sono già spirati, quali i romanzi di Osamu Dazai e Soseki Natsume, a tornare sui propri passi e rivedere i materiali resi pubblici.
E poi spingiamoci al passo successivo: le invocate modifiche saranno un duro colpo per tutti i fan che amano creare parodie di opere famose e lavori derivati per diletto.
Pensiamo al Comiket: lo scorso maggio, il governo giapponese ha tenuto una conferenza specificamente indirizzata agli effetti che il TPP avrebbe su eventi quali il Comiket, nei quali sappiamo bene che fan di opere manga o anime, e mangaka stessi, vendono doujinshi, ovvero lavori auto-pubblicati, spesso e volentieri tratti da opere dell'altrui ingegno.
Il Comiket esiste, di fatto, in una zona platealmente al confine della legalità, perché se è vero che la pratica del doujinshi di per sé viola tecnicamente la legge, è altrettanto vero che la maggior parte degli autori ne consente la produzione e la vendita, poiché permette ai propri personaggi e alla loro immagine di continuare a svilupparsi, facendo prosperare la propria opera ben al di là di quanto non possano magari riuscire a fare le pagine o le sequenze dell'originale.
Ricordiamo che l'ottantottesima edizione del Comiket tenutasi ad agosto ha attirato 550'000 visitatori misti tra acquirenti, semplici curiosi e spettacolari cosplayer, mentre quella ancora precedente aveva fatto segnare numeri da record: non si tratta insomma di cifre ridicole, ed è soltanto lecito chiedersi che ne sarà di tutto questo.
Anche all'inizio di questo novembre il Ministero dell'Istruzione, della Cultura, dello Sport, delle Scienze e della Tecnologia attraverso una commissione ha tenuto un nuovo incontro per discutere le clausole del TPP che coinvolgono la proprietà intellettuale.
Se da un lato i gruppi industriali del settore quali JASRAC (Japanese Society for Rights of Authors, Composers and Publishers) e MPPAJ (Motion Picture Producers Association of Japan) plaudono caldamente all'intervento, la JASRAC auspica anche che vengano chiariti nello specifico termini quali "contravvenzione di livello commerciale", nonché la quantificazione pratica di cosa si intenda con il succitato "impatto considerevole" sui profitti.
Il governo giapponese ha precisato che le modifiche saranno strutturate in modo tale da non avere un impatto severo sugli hobby delle persone, ma alla luce di quanto sopra, non è ben chiaro cosa questo significhi, o se magari implichi semplicemente che verrà assicurato a prescindere un trattamento 'di favore' nei confronti del Comiket; il quale, in fin dei conti, si traduce in un non indifferente giro d'affari "extra" per il mercato di anime, manga, annessi e connessi.
Alcune stime collocano il mercato all'esportazione di contenuti coperti da copyright come videogiochi e manga attorno ai 12.8 milioni di euro.
E' stato inoltre suggerito che i detentori dei diritti debbano in ogni caso essere preventivamente consultati prima che venga intentata una qualsiasi causa.
Nel frattempo, alcuni mangaka e consulenti legali hanno già manifestato il loro dissenso al programma: tra i nomi citiamo quelli di Ken Akamatsu (Love Hina, Negima), e dell'avvocato e docente universitario alla Nihon Kensaku Fukui. Anche Ryutaro Nakagawa, avvocato piuttosto pratico di controversie sui copyright, dice la sua: "se il Giappone introduce un sistema che sostanzialmente spinge per avere più contenziosi di risarcimento danni, come avviene negli Stati Uniti, è probabile che si creerà un bel business nel quale si cercherà di tenersi stretti il più abbondante ammontare di materiale protetto possibile, al solo scopo di alimentare pratiche legali per ricavarne delle indennità, una dietro l'altra".
I primi nefasti effetti sembrano essere già emersi, e l'esempio lo ritroviamo in uno degli anime in onda in questa stagione: si tratta di Osomatsu-san, tratto dal manga Osomatsu-kun di Fujiko F. Fujio, distribuito in streaming da Crunchyroll, la quale ne ha però interrotto bruscamente la diffusione lo scorso 11 novembre. Anche in Giappone il primo episodio è stato rimosso da diversi siti, e sarà oggetto di interventi per un'animazione riveduta e corretta per il rilascio in home video.
Il motivo?
L'anime contiene troppe parodie.
Da Anpanman nel primo episodio, ad Attack on Titan, Hana Yori Dango e Sailor Moon nei successivi, l'anime di Osomatsu-san si è divertito a sperimentare e far divertire con parodie in lungo e in largo, com'è nella norma di altre serie e autori in Giappone, e come sarebbe stato anche nello spirito di Fujio stesso.
Ma per quanto assurdo possa suonare, pare che un'affettuosa parodia violi il copyright, molto semplicemente perché nella legge giapponese non si fa alcuna eccezione in merito: se realizzata senza il consenso preventivo del detentore del diritto di proprietà, le parodie possono infatti violare il diritto a "preservare l'integrità dell'opera".
E voi, cosa ne dite?
Il perché ne stiamo discutendo su un sito che parla di anime e manga è presto detto e l'avrete già intuito: bene o male tutte le opere di quest'ambito del mercato d'esportazione giapponese ne sono coinvolte.
Tra gli altri punti di discussione, infatti, il TPP ha disposto una clausola per tutti i firmatari del documento tesa a rafforzare il livello minimo di protezione per marchi, copyright e brevetti. Similmente agli Stati Uniti, viene così inclusa in questo passaggio l'estensione della protezione del copyright a 70 anni dalla morte dell'autore originale, in luogo degli attuali cinquanta.
Ad esempio i fumetti di Osamu Tezuka, scomparso nel 1989, saranno protetti fino al 2059 anziché il 2039 come prevede la legge ora in vigore.
Altre disposizioni riguardano azioni messe in atto unilateralmente dalle autorità di legge competenti in materia, ovvero il consentire loro di indagare su possibili violazioni della proprietà intellettuale e accusare gli eventuali trasgressori, anche senza un reclamo ufficiale da parte del detentore del diritto d'autore, nel caso in qui l'infrazione avvenga su "scala commerciale".
In Giappone il reato a danno del copyright è attualmente uno shinkokuzai ( 親告罪 ), ovverosia un crimine per il quale si può intentare causa solamente se la vittima ne denuncia il fatto.
I detentori potranno così intentareora più facilmente cause per risarcimento danni laddove s'intraveda un utilizzo improprio delle proprie opere.
Al tempo stesso, le "situazioni che non si ripercuotano con un impatto considerevole sui profitti ricavabili dall'opera" saranno esentate dalla mossa.
C'è chi teme che una protezione più severa abbia un impatto negativo su certe aree di pubblico utilizzo, come ad esempio nell'utilizzo libero dei materiali i cui copyright siano già scaduti.
Le modifiche alla legge obbligheranno infatti coloro che rilasciano gratuitamente su internet lavori sui quali i diritti sono già spirati, quali i romanzi di Osamu Dazai e Soseki Natsume, a tornare sui propri passi e rivedere i materiali resi pubblici.
E poi spingiamoci al passo successivo: le invocate modifiche saranno un duro colpo per tutti i fan che amano creare parodie di opere famose e lavori derivati per diletto.
Pensiamo al Comiket: lo scorso maggio, il governo giapponese ha tenuto una conferenza specificamente indirizzata agli effetti che il TPP avrebbe su eventi quali il Comiket, nei quali sappiamo bene che fan di opere manga o anime, e mangaka stessi, vendono doujinshi, ovvero lavori auto-pubblicati, spesso e volentieri tratti da opere dell'altrui ingegno.
Il Comiket esiste, di fatto, in una zona platealmente al confine della legalità, perché se è vero che la pratica del doujinshi di per sé viola tecnicamente la legge, è altrettanto vero che la maggior parte degli autori ne consente la produzione e la vendita, poiché permette ai propri personaggi e alla loro immagine di continuare a svilupparsi, facendo prosperare la propria opera ben al di là di quanto non possano magari riuscire a fare le pagine o le sequenze dell'originale.
Ricordiamo che l'ottantottesima edizione del Comiket tenutasi ad agosto ha attirato 550'000 visitatori misti tra acquirenti, semplici curiosi e spettacolari cosplayer, mentre quella ancora precedente aveva fatto segnare numeri da record: non si tratta insomma di cifre ridicole, ed è soltanto lecito chiedersi che ne sarà di tutto questo.
Anche all'inizio di questo novembre il Ministero dell'Istruzione, della Cultura, dello Sport, delle Scienze e della Tecnologia attraverso una commissione ha tenuto un nuovo incontro per discutere le clausole del TPP che coinvolgono la proprietà intellettuale.
Se da un lato i gruppi industriali del settore quali JASRAC (Japanese Society for Rights of Authors, Composers and Publishers) e MPPAJ (Motion Picture Producers Association of Japan) plaudono caldamente all'intervento, la JASRAC auspica anche che vengano chiariti nello specifico termini quali "contravvenzione di livello commerciale", nonché la quantificazione pratica di cosa si intenda con il succitato "impatto considerevole" sui profitti.
Il governo giapponese ha precisato che le modifiche saranno strutturate in modo tale da non avere un impatto severo sugli hobby delle persone, ma alla luce di quanto sopra, non è ben chiaro cosa questo significhi, o se magari implichi semplicemente che verrà assicurato a prescindere un trattamento 'di favore' nei confronti del Comiket; il quale, in fin dei conti, si traduce in un non indifferente giro d'affari "extra" per il mercato di anime, manga, annessi e connessi.
Alcune stime collocano il mercato all'esportazione di contenuti coperti da copyright come videogiochi e manga attorno ai 12.8 milioni di euro.
E' stato inoltre suggerito che i detentori dei diritti debbano in ogni caso essere preventivamente consultati prima che venga intentata una qualsiasi causa.
Nel frattempo, alcuni mangaka e consulenti legali hanno già manifestato il loro dissenso al programma: tra i nomi citiamo quelli di Ken Akamatsu (Love Hina, Negima), e dell'avvocato e docente universitario alla Nihon Kensaku Fukui. Anche Ryutaro Nakagawa, avvocato piuttosto pratico di controversie sui copyright, dice la sua: "se il Giappone introduce un sistema che sostanzialmente spinge per avere più contenziosi di risarcimento danni, come avviene negli Stati Uniti, è probabile che si creerà un bel business nel quale si cercherà di tenersi stretti il più abbondante ammontare di materiale protetto possibile, al solo scopo di alimentare pratiche legali per ricavarne delle indennità, una dietro l'altra".
I primi nefasti effetti sembrano essere già emersi, e l'esempio lo ritroviamo in uno degli anime in onda in questa stagione: si tratta di Osomatsu-san, tratto dal manga Osomatsu-kun di Fujiko F. Fujio, distribuito in streaming da Crunchyroll, la quale ne ha però interrotto bruscamente la diffusione lo scorso 11 novembre. Anche in Giappone il primo episodio è stato rimosso da diversi siti, e sarà oggetto di interventi per un'animazione riveduta e corretta per il rilascio in home video.
Il motivo?
L'anime contiene troppe parodie.
Da Anpanman nel primo episodio, ad Attack on Titan, Hana Yori Dango e Sailor Moon nei successivi, l'anime di Osomatsu-san si è divertito a sperimentare e far divertire con parodie in lungo e in largo, com'è nella norma di altre serie e autori in Giappone, e come sarebbe stato anche nello spirito di Fujio stesso.
Ma per quanto assurdo possa suonare, pare che un'affettuosa parodia violi il copyright, molto semplicemente perché nella legge giapponese non si fa alcuna eccezione in merito: se realizzata senza il consenso preventivo del detentore del diritto di proprietà, le parodie possono infatti violare il diritto a "preservare l'integrità dell'opera".
E voi, cosa ne dite?
Perché, ci chiediamo noi, a veder bistrattato così un derivato della propria opera, cosa ne avrebbe pensato il buon Fujio Akatsuka?
Purtroppo le moderne battaglie delle lobbies sul copyright sono fallimentari, inutili e dannose per la collettività tutta. Ne sono perfetto esempio quelle riguardanti il file sharing. Non vincerete mai, fatevene una ragione.
Purtroppo le moderne battaglie delle lobbies sul copyright sono fallimentari, inutili e dannose per la collettività tutta. Ne sono perfetto esempio quelle riguardanti il file sharing. Non vincerete mai, fatevene una ragione.
L'industria del fumetto giapponese rischia di essere messa in ginocchio, e naturalmente agli americani va benissimo.
Il TPP è stato creato dagli States per creare un'area di "libero scambio" nella zona del Pacifico per isolare la Cina. Tuttavia avrà effetti devastanti per i Paesi che vi hanno aderito, in quanto per l'appunto è stato redatto per favorire meramente gli interessi delle multinazionali americane (non parlo dei poveri lavoratori americani, che saranno pure penalizzati).
E adesso datemi pure dell'anti-americana, ma è da una vita che seguo con attenzione questo disastro compiersi, e per quanto riguarda il mercato del fumetto giapponese, sapevo già le conseguenze, avendo letto la stampa internazionale.
Non solo il Comiket rischia di scomparire, ma anche siti come Pixiv.
Assicurare la propria posterità mi pare una cosa banale che avvenga.
Se invece va tutto nelle mani dell'editore, non saprei sciogliere la contesa.
Perlomeno vorrei la diffusione a maglie larghe di tutta l'opera in formato elettronico, insistendo solo per chi vuole la carta stampata.
Ad esempio, ho apprezzato che la UTET regali tutto Tocqueville a chi acquista la Democrazia in America cartaceo o un intero volume dei 3 delle opere di Aristotele a chi ne compra un pezzo (Metafisica o Politica; Retorica) e così via per la collana "Nuovi Classici".
Detto questo, 2059 è una follia.
L'Europa sta negoziando con gli USA un trattato equivalente, il TTIP, ma almeno pare non sia inclusa la clausola secondo la quale una multinazionale può citare in causa uno stato sovrano.
Immaginatevi McDonalds che cita in causa il governo italiano per una pubblicità progresso in cui si invita a non esagerare con il cibo spazzatura da Fast Food...
Da notare anche che questo trattati vengono condotti prevalentemente in segreto, ai cittadini viene dato modo di conoscere veramente poco sulle clausole, le quale ci vengono imposte senza che possiamo dire la nostra. Nei tg non ce ne parlano, mentre ci stanno per rovinare la vita...Welcome to Monsanto and other American schifezze che invaderanno i nostri supermercati, una volta che anche il TTIP sarà finalizzato.
Davvero. Se l'aveste visto sapreste pure voi come riusciva a mantenere una comicità tipicamente vecchia scuola (alla Doraemon, e non solo nello stile di disegno) facendo ammazzare dal ridere sulla situazione anime attuale.
Ci resta solo il pelato, magra consolazione.
Immagino che gli eredi non la pensino come te.
Se una persona muore dove aver scritto il suo capolavoro ti pare giusto che la famiglia non veda neanche un centesimo?
Un conto è non prolungare (50 anni mi paiono ampiamente sufficienti a sfruttare commercialmente un'opera, e a quel punto, se c'è ancora richiesta, si tratta probabilmente di un classico che è giusto anche che sia donato alla connettività per la sua importanza culturale e storica).
Più che altro mi pare folle che si possa procedere d'ufficio, non credo che una cosa simile succeda in nessun stato occidentale (sono abbastanza sicuro che pure in Italia serva una querela del detentore dei diritti).
Veramente queste normative sono modellate secondo le leggi sul copyright made in USA.
Il TPP è un disastro. Copio ed incollo cosa avevo scritto con il nick ale, che deve essere ancora moderato (avevo smarrito la password da eoni, ma questo argomento mi ha spinta a richiederla via email per loggarmi...non avesse funzionato, mi sarei iscritta di nuovo, tanto mi preme parlarne):
Nell'articolo in cui si parlava dell'attacco dell'ONU ai manga erotici, avevo già accennato in un mio post al fatto che probabilmente era un attacco di pura facciata, legato più ampiamente alla questione Comiket. Molti manga erotici nascono infatti come doujinshi, e sappiamo che in generale, molti artisti si sono formati a partire dalle doujisnhi, per poi diventare professionisti che trattano generi di tutti i tipi, abbandonando spesso completamente il filone erotico. Avevo quindi accennato agli effetti catastrofici per il mercato manga/anime che avrà l'adesione del Giappone al TPP, che protegge principalmente le grandi multinazionali americane. Queste nuove leggi sul copyright sono modellate secondo i dettami americani.
L'industria del fumetto giapponese rischia di essere messa in ginocchio, e naturalmente agli americani va benissimo.
Voglio farvi notare che secondo il TPP, una multinazionale può citare addirittura in causa UNO STATO se ritiene che questo l'abbia danneggiata.
Il TPP è stato creato dagli States per creare un'area di "libero scambio" nella zona del Pacifico per isolare la Cina. Tuttavia avrà effetti devastanti per i Paesi che vi hanno aderito, in quanto per l'appunto è stato redatto per favorire meramente gli interessi delle multinazionali americane (non parlo dei poveri lavoratori americani, che saranno pure penalizzati).
E adesso datemi pure dell'anti-americana, ma è da una vita che seguo con attenzione questo disastro compiersi, e per quanto riguarda il mercato del fumetto giapponese, sapevo già le conseguenze, avendo letto la stampa internazionale.
Non solo il Comiket rischia di scomparire, ma anche siti come Pixiv.
Chi dice ingenuamente "non vincerete mai" et simila non ha idea di quale tragedia sia il TPP.
L'Europa sta negoziando con gli USA un trattato equivalente, il TTIP, ma almeno pare non sia inclusa la clausola secondo la quale una multinazionale può citare in causa uno stato sovrano.
Immaginatevi McDonalds che cita in causa il governo italiano per una pubblicità progresso in cui si invita a non esagerare con il cibo spazzatura da Fast Food...
Da notare anche che questi trattati vengono condotti prevalentemente in segreto, ai cittadini viene dato modo di conoscere veramente poco sulle clausole, le quali ci vengono imposte senza che possiamo dire la nostra. Nei tg non ce ne parlano, mentre ci stanno per rovinare la vita...Welcome to Monsanto and other American schifezze che invaderanno i nostri supermercati, una volta che anche il TTIP sarà finalizzato.
http://en.rocketnews24.com/2015/02/20/if-japan-joins-the-tpp-would-it-be-the-end-of-dojinshi-internet-commenters-weigh-in/
Cito un passaggio:
"The US is pushing for a broad definition of a criminal violation of copyright, where even noncommercial activities could get people convicted of a crime. The leak also shows that Canada has opposed this definition. Canada supports language in which criminal remedies would only apply to cases where someone infringed explicitly for commercial purposes.
This distinction is crucial. Commercial infringement, where an infringer sells unauthorized copies of content for financial gain, is and should be a crime. But that's not what the US is pushing forit's trying to get language passed in TPP that would make a criminal out of anyone who simply shares or otherwise makes available copyrighted works on a "commercial scale."
As anyone who has ever had a meme go viral knows, it is very easy to distribute content on a commercial scale online, even without it being a money-making operation. That means fans who distribute subtitles to foreign movies or anime, or archivists and librarians who preserve and upload old books, videos, games, or music, could go to jail or face huge fines for their work. Someone who makes a remix film and puts it online could be under threat. Such a broad definition is ripe for abuse, and we've seen such abuse happen many times before."
Grazie America...
Non capisco perché, se mio nonno crea , chessò, Mazinga, io non possa lucrarci mentre chiunque può usarlo gratis in film, cartoni ecc... e farci soldoni.
E' come quando erediti una casa: sarebbe assurdo se dopo 50 anni il comune me la prenderebbe e la reclamasse come sua , no ?
Quelli contro all' estensione del (c) sono solo persone che non hanno ma avuto parenti che hanno creato opere di successo, altrimenti la penserebbero diversamente.
Trovo invece assurdo che queste nuove leggi del (C) permenttano di denunciare addirittura le parodie.
Se così fosse, la stra-grande maggioranza di anime e manga comici passati e presenti dovrebbe sparire dalla faccia della Terra o venire pesantemente ritoccati, in quanto impubblicabili.
E questo è veramente preoccupante.
a vita? a parte che la maggior parte dei diritti d'autore è di proprietà di case discografiche, case editrici e via dicendo...Infatti i diritti d'autore della celebre "Tanti auguri a te" li riscuoteva Warner Music, ed ammontavano a circa 2 milioni di dollari l'anno...Tutto questo per una canzoncina di fine '800...
Il copyright perpetuo è una follia! Riuscite ad immaginare dover pagare i diritti d'autore per la Divina Commedia agli eredi di Dante? Io no...
Sai a cosa frega delle aziende U.S.A. delle leggi sul copyright delle altre Nazioni, finchè non si intacca i loro marchi gli altri possono fare quello che vogliono.
Gli Usa hanno siglato un trattato internazionale sulle norme del copyright. Ora il Giappone cerca di varare una legge interna che tratta unicamente i prodotti giapponesi di cui gli Usa non hanno nulla a che fare. Cosa gliene importa a loro se i diritti sulle opere di Tezuka vengono estesi?
No, è chiaro che proprio non hai capito come funziona il TPP. Il Giappone sta omologando le sue leggi sul copyright in base a come sono attualmente negli USA, in quanto ha firmato questo trattato, non voluto dai cittadini di nessuno dei Paesi coinvolti, basicamente imposto dagli USA ai suoi "alleati" nell'area del Pacifico, per creare un'area di libero scambio che escludesse la Cina.
Il Giappone non sta omologando niente per volere degli Usa. Il trattato firmato non vincola in nessun modo all'omologazione delle norme del copyright del proprio Paese a quelle Usa, quello che vogliono fare i Giapponesi è un qualcosa in più. E poi, voluto dagli Usa e dai suoi alleati?Ma sai almeno di cosa tratta questo Trattato?In che modo favorirebbe gli Usa? Area di libero scambio che esclude la Cina? Ma se tutte le aziende mondiali ( Usa incluse ) darebbero il didietro per aprirsi alla Cina.
Io ne so sicuramente più di te sul TPP, seguo la cosa attentamente da tantissimo tempo, sono informatissima, a differenza tua che hai detto cose completamente errate. La geopolitica è la mia prima passione.
Se hai problemi con l'inglese, ti linko un breve articolo in italiano:
http://punto-informatico.it/4275376/PI/News/tpp-copyright-che-piace-agli-usa.aspx
Alcuni punti salienti:
>TPP, il copyright che piace agli USA
Le negoziazioni sono concluse: gli Stati Uniti stanno imponendo l'estensione del copyright fino a 70 anni dopo la morte dell'autore e il pugno duro nei confronti delle tecnologie di aggiramento delle misure a tutela dei contenuti
>Ora, anche se il testo ufficiale rimane ancora riservato alle diplomazie internazionali, la Nuova Zelanda ha confermato che l'impostazione adottata in sede di negoziazione rimane proprio quella di ACTA, riflettendo in maniera preponderante un punto di vista a stelle e strisce per la proprietà intellettuale.
Quella di Washington, d'altra parte, è un'impronta incentrata soprattutto su brevetti, indicazioni geografiche, diritto d'autore e misure anti-aggiramento delle tecniche di protezione dei contenuti digitali, come i DRM, fortemente segnata dall'influenza degli aventi diritto, ed in particolare di Hollywood e delle maggiori etichette discografiche.
>Per quanto si debba parlare ancora di dettagli sparsi ed indiscrezioni da confermare, infatti, la Nuova Zelanda riferisce che in particolare sarà richiesto a tutti i Paesi firmatari l'adozione di termini di protezione del diritto d'autore o del copyright di almeno 70 anni: un'omologazione che significa a livello mondiale un'estensione significativa della tutela. Le cose in sede di negoziazione hanno anche rischiato di andare peggio: il Messico aveva proposto una durata della protezione del copyright a 100 anni.
E' imposizione ed omologazione agli standard USA, chiaro? La proposta del Messico dell'estensione a 100 anni, che mi suona pure strana, sarebbe stata ancora peggio, ma ovviamente ha vinto la posizione americana (70 anni). Il Giappone rientrava tra i Paesi che avevano il limite dei 50 anni, ora si deve omologare, non sta creando una nuova legge tutta sua come sostieni tu, si deve attenere alle regole (a stelle e strisce).
Quanto al TPP voluto dagli USA per isolare la Cina, ti linko un altro articolo in italiano, è brevissimo per tua comodità, ma puoi anche fare ricerche più approfondite se vuoi essere informata...è chiaro, da quello che scrivi, che non ne sai assolutamente nulla.
http://www.investireoggi.it/economia/il-trans-pacific-partnership-accerchia-la-cina-ecco-che-significa-lo-storico-accordo/?refresh_ce
Se invece te ne linkassi altri, molto più critici, che riflettono maggiormente l'idea che mi sono fatta delle cose dopo attenti studi, scopriresti tutti i cavilli che praticamente condannano le economie che hanno siglato questo accordo ad una ancora più forte sudditanza verso gli Stati Uniti.
Questo articolo era abbastanza pro-americano, te l'ho scelto di proposito così, vedendo le tue tendenze.
Ad ogni modo anche un articolo così pro-TPP non poteva non evidenziare il dato oggettivo della volontà americana di isolare la Cina, dichiarato in maniera plateale da Obama.
Edit: qui ti link un articolo che spiega la reazione cinese. In questo caso, considera che parliamo di stampa di sinistra, quindi simpatizzante della Cina. Ma non mi sembra di leggere castronerie.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10/12/tpp-cina-prepara-contromossa-allaccordo-di-libero-scambio-tra-usa-e-pacifico/2107559/
Non so più che linkarvi...volete la Treccani? Boh...eccovi serviti, ma almeno fate lo sforzo di leggere però:
http://www.treccani.it/geopolitico/saggi/2014/la-politica-estera-di-obama-e-il-nuovo-pivot-asiatico.html
Cito un passaggio chiave (che spiega anche le apparenti contraddizioni di questa politica, ma è così):
>Infine agisce, e in modo decisivo, l'emergere di quello che a tutti gli effetti appare essere il potenziale rivale degli Stati Uniti: la Cina. Un rivale per certi aspetti paradossale, vista la rete di interessi comuni e di dipendenze reciproche che legano Washington e Pechino: la centralità del mercato americano per la crescita cinese; gli investimenti e le delocalizzazioni statunitensi in Cina; il ruolo della Cina nell'acquisizione di dollari e nel finanziamento del debito americano. Nondimeno, le relazioni sino-statunitensi sono caratterizzate da una miscela precaria di collaborazione e competizione che spiega l'attenzione e l'impegno crescenti degli Usa in Estremo Oriente e l'interesse, nemmeno troppo occultato, degli Stati Uniti a gestire, contenere e imbrigliare l'ascesa cinese. Anche perché nell'area pacifica, diversamente da quella atlantica, opera meno la disciplina garantita da sistemi di alleanze multilaterali e da conseguenti alti livelli d'istituzionalizzazione delle relazioni tra gli stati.
Se questi sono i fattori che sottostanno al pivot asiatico di Washington, quali sono i suoi strumenti operativi e quali gli obiettivi che l'amministrazione Obama si ripromette di raggiungere?
Gli obiettivi fondamentali dell'Asia Pivot sono rubricabili in cinque categorie. In primo luogo vi è l'assoluta necessità di mantenere la stabilità regionale, evitando che essa venga messa in discussione dalla recrudescenza di tensioni interstatuali come quelle esplose di recente tra Cina e Giappone in merito alle Isole Senkaku/Diaoyu nel Mar Cinese Orientale. Stabilità significa principalmente gestione e mantenimento di fondamentali spazi comuni, su tutti quelle rotte marittime sulle quali corrono impressionanti volumi di merci. In secondo luogo vi è il desiderio degli Stati Uniti di espandere ulteriormente gli scambi, individuando nell'area dell'Asia-Pacifico lo spazio naturale di una politica commerciale più aggressiva degli Usa e delle loro imprese. Opera, qui, una certa funzionalità tra la volontà di Obama di sostenere e appoggiare con più forza le esportazioni statunitensi (che tra il 2008 e il 2012 in Cina sono passate da 70 a 103 miliardi di dollari) e un maggiore impegno in uno spazio, quello del Pacifico, che pare offrire ampie possibilità in tal senso. Il terzo obiettivo è, appunto, quello di contenere la Cina, ovvero dettare tempi e modalità della sua piena integrazione nell'ordine regionale e globale a egemonia statunitense. Un risultato, questo, da ottenersi potenziando la presenza militare statunitense, come evidenziato dal dispiegamento di un contingente di marines nella base di Darwin in Australia, ovvero consolidando i rapporti, e la collaborazione, con gli alleati storici di Washington, a partire ovviamente da quello giapponese, con il quale è stato ratificato un accordo per continuare a utilizzare l'importante base di Okinawa. Questo ci porta al quarto obiettivo dell'Asia Pivot: riaffermare la leadership regionale degli Stati Uniti, sfruttando i timori che l'ascesa cinese sta suscitando per ribadire la garanzia di sicurezza offerta da Washington. Di nuovo, agisce qui un potenziale paradosso tra forme d'integrazione economica regionale, nelle quali la Cina è assoluta protagonista, e la recrudescenza di antagonismi interstatuali catalizzati proprio dall'accresciuta potenza di Pechino. L'ultimo obiettivo dell'Asia Pivot e della narrazione che l'accompagna è legato a dinamiche interne statunitensi: a soddisfare preoccupazioni anticinesi diffuse tra l'opinione pubblica statunitense, ovvero a giustificare forme d'interventismo internazionale nei confronti delle quali molti americani esprimono oggi perplessità, se non aperto scetticismo. Enfatizzare con forza finanche eccessiva l'importanza dell'Estremo Oriente per l'interesse nazionale statunitense serve anche alla costruzione del consenso interno, o quantomeno a contrastare le pressioni di chi invoca un più radicale disimpegno degli Stati Uniti e conseguenti tagli al bilancio della difesa.
@RyOgo: non è un mistero che sia le trattative del TPP che del TTIP siano state svolte in segreto, almeno questo è sempre stato detto dai media, per questo i cittadini dei Paesi coinvolti sono sempre stati molto scettici a riguardo.
La Monsanto la tirano in ballo per primi gli expats americani in Giappone con cui scambio spesso quattro chiacchiere su questi argomenti, e benchè molti siano dei nazionalisti ad oltranza, alcuni non vogliono vedere i supermercati giapponesi invasi appunto da prodotti della suddetta azienda. Chi è più credibile, tu, che sembri cadere dalle nuvole, o io? Spiegami su che base non sono credibili le fonti che sto postando, grazie.
Comunque i vostri commenti mi fanno comprendere quanto poco alcune persone si interessino allo scacchiere del Pacifico, è vero che viene completamente o quasi ignorato dai telegiornali nostrani, ma basta informarsi on line. La situazione geopolitica di questa parte di mondo è molto complessa, per certi aspetti "pericolosa", e di vitale importanza per la pace e stabilità mondiale quanto quella in Medio Oriente (forse anche più importante, nel lungo termine).
Edit: Vi consiglio anche questa analisi di Limes, un po' vecchiotta (del 2013) ma tuttora attuale, ovviamente:
http://www.limesonline.com/america-o-cina-chi-vince-la-partita-dellasia-pacifico-2/56078
Vi sto giusto fornendo degli spunti validi di approfondimento, ora sta a voi decidere se coglierli o meno...ma se mi liquidate ancora con un paio di righe dicendo che sparo sciocchezze, perderò ogni speranza nell'umanità.
Non vinceranno mai se non fanno sul serio, ma quando ti arriverà un poliziotto a casa voglio vedere cosa farai dopo.
In Europa,America ed ecc. ci sono le leggi sul copyright, ma non vengono applicate.
E poi cosa sono queste lobby? Ma smettila!
Il creatore del proprio contenuto (manga,film,serie tv ed ecc.) ha il diritto ed il dovere di proteggere le proprie cose!
Condivido in pieno questa affermazione di Harken.
Pur reputando la tutela del copyright sulle proprie opere cosa buona e giusta, personalmente ritengo che questa nuova legge giapponese (il cui input, stranamente, proviene dagli americani...) sia particolarmente lesiva della libertà di tutti coloro che desiderano fare delle innocenti parodie o, addirittura, pubblicità gratuita alle loro opere preferite...
E la cosa, personalmente, mi disgusta...
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