Dodici anni, un'età in cui o sei con tutti o non sei nessuno, in cui cominciano a formarsi quei legami affettivi più o meno saldi che potremmo portarci dietro per tutta la vita, sia come presenza effettiva, sia come ricordo.
Ma nell'adolescenza capita molto spesso che l'unica compagnia sia la solitudine, quando non si viene considerati "all'altezza" degli altri, quando si viene presi in giro, allontanati.
Cosa fare a quel punto?
Cercare di attirare l'attenzione per farsi apprezzare, notare, o chiudersi nel proprio guscio?

In un mondo a metà tra il Giappone feudale e una sorta di steampunk con meno Londra e più Kyoto, e per la precisione in uno dei villaggi dalla maggiore dominanza militare, il Villaggio della Foglia, vive un ragazzo di nome Naruto Uzumaki, allontanato da sempre da tutto e da tutti, non si sa il perché.
Non ha genitori, né parenti conosciuti, né amici: un gigantesco buco nel cuore che aspira a riempire in grande stile: diventando Hokage, il ninja (perché questi sono i soldati delle milizie di questo mondo) capo del villaggio, il più forte, il più amato.
Peccato che Naruto sia una frana all'accademia ninja, bocciato già due volte all'esame d'ammissione per diventare un genin (il rango ninja più basso, quello, quindi, iniziale).
Riuscirà questo sfortunato impedito a risalire gloriosamente la china e prendersi la sua rivincita verso un mondo che lo odia e lo allontana senza apparente motivo?
Ce lo racconta Masashi Kishimoto in questa ciclopica serie da 72 volumi, shonen tra i più importanti del settimanale Jump per tutta la durata della sua pubblicazione (e anche oggi, data la presenza di spin-off e sequel vari).
L'autore cresce con un backround culturale impregnato delle opere principali degli anni '80 e '90, d'animazione, di fumetto e videoludiche: Ken il Guerriero, Kinnikuman, ovviamente Dragon Ball, ma anche Akira; Tekken, Dragon Quest e Final Fantasy.
Molte di queste opere saranno fonte d'ispirazione per lui, dal completo arancione e blu del protagonista, a numerosi riferimenti a un'altra nota serie videoludica Square Enix: Kingdom Hearts.
Da Akira (e soprattutto dal suo storico poster promozionale con visuale dall'alto del protagonista che si dirige verso la moto) verrà invece ereditato un gusto per le inquadrature inusuali, vero marchio di fabbrica del suo stile di disegno.
Dall'amore per il cinema americano proviene invece il taglio dei dialoghi, fatto perlopiù di battute veloci e dinamiche.

Una preparazione così varia e profonda incide immediatamente sull'opera e per tutta la sua durata, permettendo all'autore di mettere in mostra i suoi punti di forza nella caratterizzazione dei personaggi e nella gestione dei combattimenti, che possono essere semplici battaglie esplosive da Guerrieri Z o sfide d'intelligenza tattiche come si addice a guerrieri silenziosi che agiscono nell'ombra.
Il cast di personaggi è in continua espansione, e presenta una grande varietà e picchi notevoli di carisma (Kakashi, Jiraiya, Shikamaru, Asuma, Rock Lee, Gaara, per chi già li conosce), permettendo a praticamente chiunque di trovare qualcuno di suo gradimento, anche se, e questo introduce lo scottante lato "difetti" di una recensione finora elogiante, molti finiscono per perdersi per strada e non venire mai approfonditi più di tanto, causa un probabile "servilismo" alle classifiche di gradimento dei lettori.
E la scarsità di farina del Kishisacco all'interno del manga stesso, nelle sue fasi più avanzate, è il vero problema di Naruto: la trama si dilata terribilmente, raccontando vicende che sarebbero potute essere narrate nella metà dei volumi, aggiungendo personaggi sempre più futili e dimenticabili, dando spazio solo ad alcuni dei pre-esistenti e lasciando gli altri nel dimenticatoio, seguendo appunto i gusti dei fan e non le idee vere e proprie dell'autore, così come gli scontri diventano meno tattici e più ignoranti man mano che si prosegue proprio perché questo è spesso "di moda", anche se serie come Hunter X Hunter fortunatamente dimostrano il contrario.
Si arriva al punto d'essere in grado di riconoscere ad occhio nudo le sequenze non dettate dai piani alti di Jump per la loro effettiva buona qualità (chi ha detto "volume 53"?), mentre il resto sarebbe anche piuttosto buono se non fosse terribilmente lungo e tendenzialmente "vuoto".
Per motivi che ovviamente non posso dire, l'amore di Kishimoto per i giochi di ruolo di stampo orientale si nota tutto nel combattimento contro l'ultimo cattivo, ma questo, a sua volta, è più un difetto che un pregio.

Lo stile dell'autore è, all'inizio, molto grezzo e particolare, ma estremamente caratterizzante e dettagliato: l'autore stesso riconosce di avere dei limiti in alcuni campi e ci scherza su, ma è indubbio come sia bravo a disegnare paesaggi pseudo-urbani ricchissimi di tubature, condizionatori, dettagli d'ogni tipo.
S'è inoltre premurato d'inserire dettagli tutto sommato necessari per un soldato, come alcuni particolari dell'equipaggiamento (si veda l'importantissimo coprifronte) che sono diventati, con gli anni, simboli inconfondibili legati a Naruto, aiutando a cementarne la notorietà in giro per il mondo (basti vedere il merchandising alle fiere del fumetto, e relativi cosplayers).
In fondo, lui stesso confessa che quando crea un nuovo personaggio, lo arricchisce sempre eccessivamente di accessori e cianfrusaglie, che poi deve togliere man mano che lo ridefinisce.
Di volume in volume, il design si affina, ma i personaggi perdono in espressività, finendo per assomigliarsi un po' tutti di viso, eccezion fatta per quelli particolarmente definiti e impossibili da confondere.
Titolo di punta del catalogo di Panini Comics, il manga è stato più volte stampato, ristampato e rieditato; e continua ancora ad esserlo: dalla prima edizione (reperibile più o meno quanto i volumi di Batman della Golden Age) e la quasi identica edizione "Il Mito", passando alle tanto criticate edizioni Gold e Gold Deluxe, per approdare ai volumi in allegato con i quotidiani, e giungere infine al recente annuncio dell'edizione a colori. Il manga è talmente lungo, di suo, da far notare a vista d'occhio un cambiamento progressivo delle meccaniche dell'editoria del genere: ad esempio se nei primi volumi dell'edizione base c'era lo spazio della posta dei lettori, e si discuteva del manga, delle sue origini e dei suoi possibili risvolti futuri, più avanti questa rubrica si estingue per dare spazio a sole pagine promozionali.
L'adattamento va dal buono al migliorabile, soprattutto a causa di scivoloni riguardanti la traduzione dei nomi delle tecniche ninja, finendo per creare effettivamente discrepanze con alcuni dialoghi (questo soprattutto in un caso), e perdendo inoltre per strada alcuni riferimenti "esterni" e citazioni, purtroppo.
Ma nell'adolescenza capita molto spesso che l'unica compagnia sia la solitudine, quando non si viene considerati "all'altezza" degli altri, quando si viene presi in giro, allontanati.
Cosa fare a quel punto?
Cercare di attirare l'attenzione per farsi apprezzare, notare, o chiudersi nel proprio guscio?

In un mondo a metà tra il Giappone feudale e una sorta di steampunk con meno Londra e più Kyoto, e per la precisione in uno dei villaggi dalla maggiore dominanza militare, il Villaggio della Foglia, vive un ragazzo di nome Naruto Uzumaki, allontanato da sempre da tutto e da tutti, non si sa il perché.
Non ha genitori, né parenti conosciuti, né amici: un gigantesco buco nel cuore che aspira a riempire in grande stile: diventando Hokage, il ninja (perché questi sono i soldati delle milizie di questo mondo) capo del villaggio, il più forte, il più amato.
Peccato che Naruto sia una frana all'accademia ninja, bocciato già due volte all'esame d'ammissione per diventare un genin (il rango ninja più basso, quello, quindi, iniziale).
Riuscirà questo sfortunato impedito a risalire gloriosamente la china e prendersi la sua rivincita verso un mondo che lo odia e lo allontana senza apparente motivo?
Ce lo racconta Masashi Kishimoto in questa ciclopica serie da 72 volumi, shonen tra i più importanti del settimanale Jump per tutta la durata della sua pubblicazione (e anche oggi, data la presenza di spin-off e sequel vari).
L'autore cresce con un backround culturale impregnato delle opere principali degli anni '80 e '90, d'animazione, di fumetto e videoludiche: Ken il Guerriero, Kinnikuman, ovviamente Dragon Ball, ma anche Akira; Tekken, Dragon Quest e Final Fantasy.
Molte di queste opere saranno fonte d'ispirazione per lui, dal completo arancione e blu del protagonista, a numerosi riferimenti a un'altra nota serie videoludica Square Enix: Kingdom Hearts.
Da Akira (e soprattutto dal suo storico poster promozionale con visuale dall'alto del protagonista che si dirige verso la moto) verrà invece ereditato un gusto per le inquadrature inusuali, vero marchio di fabbrica del suo stile di disegno.
Dall'amore per il cinema americano proviene invece il taglio dei dialoghi, fatto perlopiù di battute veloci e dinamiche.

Una preparazione così varia e profonda incide immediatamente sull'opera e per tutta la sua durata, permettendo all'autore di mettere in mostra i suoi punti di forza nella caratterizzazione dei personaggi e nella gestione dei combattimenti, che possono essere semplici battaglie esplosive da Guerrieri Z o sfide d'intelligenza tattiche come si addice a guerrieri silenziosi che agiscono nell'ombra.
Il cast di personaggi è in continua espansione, e presenta una grande varietà e picchi notevoli di carisma (Kakashi, Jiraiya, Shikamaru, Asuma, Rock Lee, Gaara, per chi già li conosce), permettendo a praticamente chiunque di trovare qualcuno di suo gradimento, anche se, e questo introduce lo scottante lato "difetti" di una recensione finora elogiante, molti finiscono per perdersi per strada e non venire mai approfonditi più di tanto, causa un probabile "servilismo" alle classifiche di gradimento dei lettori.
E la scarsità di farina del Kishisacco all'interno del manga stesso, nelle sue fasi più avanzate, è il vero problema di Naruto: la trama si dilata terribilmente, raccontando vicende che sarebbero potute essere narrate nella metà dei volumi, aggiungendo personaggi sempre più futili e dimenticabili, dando spazio solo ad alcuni dei pre-esistenti e lasciando gli altri nel dimenticatoio, seguendo appunto i gusti dei fan e non le idee vere e proprie dell'autore, così come gli scontri diventano meno tattici e più ignoranti man mano che si prosegue proprio perché questo è spesso "di moda", anche se serie come Hunter X Hunter fortunatamente dimostrano il contrario.
Si arriva al punto d'essere in grado di riconoscere ad occhio nudo le sequenze non dettate dai piani alti di Jump per la loro effettiva buona qualità (chi ha detto "volume 53"?), mentre il resto sarebbe anche piuttosto buono se non fosse terribilmente lungo e tendenzialmente "vuoto".
Per motivi che ovviamente non posso dire, l'amore di Kishimoto per i giochi di ruolo di stampo orientale si nota tutto nel combattimento contro l'ultimo cattivo, ma questo, a sua volta, è più un difetto che un pregio.

Lo stile dell'autore è, all'inizio, molto grezzo e particolare, ma estremamente caratterizzante e dettagliato: l'autore stesso riconosce di avere dei limiti in alcuni campi e ci scherza su, ma è indubbio come sia bravo a disegnare paesaggi pseudo-urbani ricchissimi di tubature, condizionatori, dettagli d'ogni tipo.
S'è inoltre premurato d'inserire dettagli tutto sommato necessari per un soldato, come alcuni particolari dell'equipaggiamento (si veda l'importantissimo coprifronte) che sono diventati, con gli anni, simboli inconfondibili legati a Naruto, aiutando a cementarne la notorietà in giro per il mondo (basti vedere il merchandising alle fiere del fumetto, e relativi cosplayers).
In fondo, lui stesso confessa che quando crea un nuovo personaggio, lo arricchisce sempre eccessivamente di accessori e cianfrusaglie, che poi deve togliere man mano che lo ridefinisce.
Di volume in volume, il design si affina, ma i personaggi perdono in espressività, finendo per assomigliarsi un po' tutti di viso, eccezion fatta per quelli particolarmente definiti e impossibili da confondere.
Titolo di punta del catalogo di Panini Comics, il manga è stato più volte stampato, ristampato e rieditato; e continua ancora ad esserlo: dalla prima edizione (reperibile più o meno quanto i volumi di Batman della Golden Age) e la quasi identica edizione "Il Mito", passando alle tanto criticate edizioni Gold e Gold Deluxe, per approdare ai volumi in allegato con i quotidiani, e giungere infine al recente annuncio dell'edizione a colori. Il manga è talmente lungo, di suo, da far notare a vista d'occhio un cambiamento progressivo delle meccaniche dell'editoria del genere: ad esempio se nei primi volumi dell'edizione base c'era lo spazio della posta dei lettori, e si discuteva del manga, delle sue origini e dei suoi possibili risvolti futuri, più avanti questa rubrica si estingue per dare spazio a sole pagine promozionali.
L'adattamento va dal buono al migliorabile, soprattutto a causa di scivoloni riguardanti la traduzione dei nomi delle tecniche ninja, finendo per creare effettivamente discrepanze con alcuni dialoghi (questo soprattutto in un caso), e perdendo inoltre per strada alcuni riferimenti "esterni" e citazioni, purtroppo.

Insomma, Naruto sì o Naruto no?
Naruto mah, sostanzialmente.
Una serie di queste dimensioni, e con la fama che ha, è un grosso rischio: se si riesce ad affezionarsi ai personaggi, a farsi intrigare dalle meccaniche, dagli scontri, dall'immaginario globale e dagli intrecci di trama, si può riuscire ad arrivare al finale più o meno soddisfatti, in caso contrario si rischia di ritrovarsi in mano ben 72 numeri di trama profondamente diluita, eventi evitabili e soluzioni talvolta discutibili.
O si ama o si odia, con tante piccole sfumature nel mezzo.
Ma non si può negare che si sia conquistato una gran fetta di pubblico, né che una fetta della fetta se la sia persa per strada.
Per entrambe le cose, un motivo c'è: quale sarà il più importante per voi?
Naruto mah, sostanzialmente.
Una serie di queste dimensioni, e con la fama che ha, è un grosso rischio: se si riesce ad affezionarsi ai personaggi, a farsi intrigare dalle meccaniche, dagli scontri, dall'immaginario globale e dagli intrecci di trama, si può riuscire ad arrivare al finale più o meno soddisfatti, in caso contrario si rischia di ritrovarsi in mano ben 72 numeri di trama profondamente diluita, eventi evitabili e soluzioni talvolta discutibili.
O si ama o si odia, con tante piccole sfumature nel mezzo.
Ma non si può negare che si sia conquistato una gran fetta di pubblico, né che una fetta della fetta se la sia persa per strada.
Per entrambe le cose, un motivo c'è: quale sarà il più importante per voi?
Pro
- Un universo estremamente caratterizzato
- Attenzione alla psicologia e ai sentimenti dei personaggi
- Gran varietà degli stessi
Contro
- Lungo. Molto lungo. Troppo lungo
- Molti personaggi si perdono per strada
- Scelte di trama opinabili in più occasioni
"Un giorno chiesi ad un amico che l'aveva letto fino alla fine - grande fan dell'opera ma ne riconosce i difetti - le cose più importanti che nell'anime non avevo visto ... quindi ho abbandonata l'idea di recuperarlo"
Davvero tristi questi commenti, abbandonare qualcosa perché te la sei fatta spoilerare da un amico, basandoti sulla sua opinione. Per non parlare che tu guardavi l'anime e lui leggeva il manga...direi che la cosa è un pò diversa... Una delle più grandi differenze potrei citarti è lo scontro finale con Obito, nell'anime è merda totale, concedetemi il termine.. mentre nel manga Obito è pieno di carisma ed è forse il personaggio in cui Kishimoto ha infuso più emozioni possibili, che traspaiono dal suo volto.
Non sopporto le persone che si basano su opinioni altrui o quelli che dicono "Eh, ma dopo Pain... dopo Pain... dopopainn..." XD raga, Nagato era un ottimo personaggio, tant'è che è il mio preferito dopo Jiraiya, ma questo non rende tutto il resto della storia uno schifo, non poteva concludersi là il manga. Obito è legato a doppio filo con il passato di Naruto e la sua storia andava narrata, che vi piaccia o no. A molti è piaciuto, ad altri no... io sono per il "Ni" e Kaguya la abolisco solo per il fatto che non è stata raccontata come si deve. In definitiva giudico Naruto uno shonen sopra la media, per la filosofia, i personaggi mossi da forti emozioni umane, i combattimenti strategici e cooperativi, i millemila riferimenti alla mitologia Giapponese... davvero non so cosa volete di più.
Naruto è stato introdotto come il bambino della volpe a nove. Quindi, con un potenziale di base già noto a tutti i lettori. Se si voleva un pg che imparasse ogni singola tecnica in tempi ordinari, si doveva smettere di leggere il manga dopo il primo capitolo (ovvero, già da quando ha imparato la tecnica superiore della moltiplicazione del corpo in poche ore). Facendo un esempio con altri manga, il tuo discorso equivale a dire che in One Piece Lufy sarebbe meno degno di Gold Roger di diventare re dei pirati perchè, a differenza del suo idolo, tutti i miglioramenti e le sue vittorie sono facilitate dall' aver mangiato un frutto del diavolo e dal potere usufruire in modo permanente dei suoi poteri. Quanto a Lee, non sono io ma Kishimoto a metterlo sullo stesso piano dei suoi compagni. Non mi sembra tanto difficile capire che l'impegno non esclude il potenziale,e viceversa. Rock Lee con la sola apertura della sesta porta potrebbe mettere in difficoltà Naruto in modalità eremitica e Sasuke senza susanoo perfetto. Se poi nel proseguo della storia il divario è aumentato non è certo per la predestinazione o per il fatto di essere forza portante o un uchiha, ma perchè è proprio questa tipologia di shonen ad esigere che i protagonisti prima o poi superino in forza ed abilità i comprimari a prescindere da quanto quest'ultimi possono essersi o meno impegnati maggiormente rispetto ai primi.
Il discorso è diverso: Luffy non si è mai posto come obiettivo quello di superare persone con più talento solo con l'impegno. Anzi, Luffy è la completa antitesi del ragazzo costante che s'impegna: mangia, ride e scherza con i suoi amici e, le rare volte in cui si allena, il suo addestramento non viene mostrato perché il focus della sua narrazione non è come ottiene i suoi poteri. Ci sono altri personaggi che ricoprono questo ruolo nella saga di One Piece: Zoro è un esempio più calzante, perché nei momenti in cui si vede, il più delle volte si sforza per diventare uno spadaccino migliore, sollevando dei pesi ed effettuando altri esercizi muscolari. Altre volte si riposa dopo una lunga sessione di lavoro. Lui è l'esempio principe dell'impegno e della costanza, come si evince dagli stessi momenti a cui viene data attenzione nel corso della sua narrativa. I suoi scontri sono anche profondamente diversi da quelli di Luffy: quest'ultimo affronta battaglie che si possono definire di "ideali", in cui è il pensiero più forte a prevalere ed esempi eclatanti possono essere lo scontro contro Crocodile o Lucci. Zoro, invece, s'imbatte in scontri in cui è molto più preponderante l'aspetto "fisico" della vicenda, o comunque una situazione in cui il suo essere è posto di fronte a limiti impossibili. L'esempio più importante è senz'altro quello in cui Orso gli riversa addosso il dolore di Luffy.
Ci sono ovviamente altri personaggi che interpretano il tema dell'impegno (due esempi minori sono Kobi ed Helmeppo), ma Luffy non è di certo uno di questi.
Mentre invece Naruto si è sempre "vantato" di essere un fallito e che avrebbe sconfitto i suoi avversari con il duro lavoro: era questo il focus della sua narrazione, un reietto che arriva a scambiare pugni alla pari con i geni. Quando invece in più occasioni tira fuori l'asso nella manica e durante la stessa guerra ninja fa abbondante uso del chakra di Kurama.
No, Kishimoto non ha mai messo Rock Lee o Hinata o qualsiasi altro personaggio privo di potenziale sullo stesso piano dei protagonisti geniali: se lui avesse voluto mettere allo stesso livello uno qualsiasi di questi personaggi ai "mostri sacri", l'avrebbe fatto mostrando le abilità maturate nel corso dei loro lunghi allenamenti. Se fossero stati pari, allora avrebbero avuto un ruolo fondamentale durante la grande guerra ninja, mentre invece così non è stato, perché nessuno di loro è riuscito a toccare minimamente avversari potenti come Pain, Madara o Tobi. Non ne avevano le possibilità, solo ninja più anziani ed esperti di loro hanno potuto fare qualcosa, come i Kage o Jonin avanzati, perché questi ragazzi "pari" ai geni, con il loro semplice impegno, non erano in grado di affrontare quella situazione.
No, non è un'esigenza: te lo dimostrano manga come HunterxHunter, in cui è la strategia basata sulle capacità del singolo a far uscire vincente il combattente, o lo stesso One Piece da te citato. Gli scontri fra i membri della ciurma non sono mai finiti con un vincente, vedi per esempio lo scontro fra Luffy e Zoro sull'isola della Baroque Works. L'unico scontro con un risultato netto è quello fra Luffy e Usopp nella saga di Water 7, ma lì c'è una spiegazione: Usopp era stato bastonato dai sottoposti di Franky e non si era ancora ripreso. E le taglie misurano il grado di pericolosità, non l'abilità effettiva del singolo, altrimenti Chopper dovrebbe avere una somma sulla sua testa pari ai suoi compagni, mentre invece così non è perché alla Marina credono che sia "un'innocente" mascotte, non avendolo mai visto trasformarsi nelle sue forme potenziate. Perché non è necessario che il protagonista sia per forza il più forte in uno shonen.
Considerato che il punto principale di Naruto era, per l'appunto, dimostrare le sue abilità senza che avesse chissà quale potere a sostenerlo, la formula: reincarnazione con tanto di predestinazione ha ammazzato completamente il senso del suo percorso. Lui nasce come inetto che vuole costruire da solo il suo futuro, mentre in realtà era già tutto scritto.
No, la spiegazione è che Usopp non aveva alcuna possibilità di battere da solo uno come Luffy, ed è proprio questo a rendere quel momento magnifico per il personaggio, che sognava di diventare coraggioso, ed in quel punto per amore della Going Merry lo diventa senza accorgersene, sfidando il suo stesso capitano, imbattibile per uno come lui; per questo odio come Oda abbia buttato poi all'ortiche la caratterizzazione di Usopp dopo il timeskip.
Di sicuro non avrebbe potuto vincere nelle condizioni in cui versava in quel momento. Non era uno scontro alla pari, perciò non conta come manifestazione di forza ed abilità vera e propria fra i due. Non c'è mai stata una situazione in cui i pirati di Cappello di Paglia si siano affrontati ad armi pari ed abbiano ottenuto un verdetto certo sulla loro potenza rispetto ai membri del gruppo. Questo perché non è un'esigenza della storia che Luffy sia per forza di cose il più forte. Tengo a precisare che quando parlo di forza non intendo la mera abilità fisica: è l'insieme delle qualità personali di ciascun membro della ciurma.
Torno a Naruto, ho usato One Piece solo come esempio e t'inviterei a non andare troppo Off-Topic. Ci sono moltissimi altri esempi di manga shonen che non richiedono che il protagonista sia necessariamente il più forte. E se succede, nei casi positivi ci sono delle spiegazioni plausibili e coerenti di questo cambiamento. In Naruto i power-up del protagonista sono nella maggior parte dei casi svicolati dal suo impegno negli allenamenti. Come ho sempre ripetuto, ha una grande riserva di chakra ed il fatto che sia una reincarnazione distrugge il significato del suo percorso: il ragazzo che costruisce il suo futuro da solo, con impegno e costanza, in realtà aveva il coltello dalla parte del manico sin dall'inizio.
Capitolo 670 : "Non importa quanto superiori o eccellenti siano in genitori. Quel potere non è necessariamente ereditato dai figli" ; "Dall'altra parte c'era il fratello minore Ashura, che fin dall'infanzia non riusciva in nulla di quello che faceva. Non riusciva ad arrivare a niente da solo. Per ottenere la stessa forza di suo fratello (ossia di un genio) ha avuto bisogno di una grande quantità di sforzi assieme alla cooperazione di tutti coloro che aveva attorno a sè. E alla fine attraverso duri allenamenti il chacra all'interno del suo corpo sbocciò e trovò un potere allo stesso livello del fratello". Questo discorso fatto dal rikuodo riassume tutto il percorso formativo di Naruto e sottolinea, in modo inequivocabile, che costruirsi da sè vuol dire anche essere in grado di mettere impegfno e sacrificio per far uscire eventuali potenzialità latenti. Una profezia si limita a mostrare possibili eventi futuri, ma saranno i destinatari con le loro azioni a farla avverare o meno (se hai letto il romanzo di Harry Potter, dovresti capire facilmente di cosa parlo).Continuare a negare la logicità di questo ragionamento viol dire, almeno per me, non aver letto seriamente nessun capitolo del manga. Ad ogni modo, lungì da me volerti imporre ad ogni costo la mia visione.
Capitolo 670 : "Non importa quanto superiori o eccellenti siano in genitori. Quel potere non è necessariamente ereditato dai figli" ; "Dall'altra parte c'era il fratello minore Ashura, che fin dall'infanzia non riusciva in nulla di quello che faceva. Non riusciva ad arrivare a niente da solo. Per ottenere la stessa forza di suo fratello (ossia di un genio) ha avuto bisogno di una grande quantità di sforzi assieme alla cooperazione di tutti coloro che aveva attorno a sè. E alla fine attraverso duri allenamenti il chacra all'interno del suo corpo sbocciò e trovò un potere allo stesso livello del fratello". Questo discorso fatto dal rikuodo riassume tutto il percorso formativo di Naruto e sottolinea, in modo inequivocabile, che costruirsi da sè vuol dire anche essere in grado di mettere impegfno e sacrificio per far uscire eventuali potenzialità latenti. Una profezia si limita a mostrare possibili eventi futuri, ma saranno i destinatari con le loro azioni a farla avverare o meno (se hai letto il romanzo di Harry Potter, dovresti capire facilmente di cosa parlo).Continuare a negare la logicità di questo ragionamento viol dire, almeno per me, non aver letto seriamente nessun capitolo del manga. Ad ogni modo, lungì da me volerti imporre ad ogni costo la mia visione.
Capitolo 670 : "Non importa quanto superiori o eccellenti siano in genitori. Quel potere non è necessariamente ereditato dai figli" ; "Dall'altra parte c'era il fratello minore Ashura, che fin dall'infanzia non riusciva in nulla di quello che faceva. Non riusciva ad arrivare a niente da solo. Per ottenere la stessa forza di suo fratello (ossia di un genio) ha avuto bisogno di una grande quantità di sforzi assieme alla cooperazione di tutti coloro che aveva attorno a sè. E alla fine attraverso duri allenamenti il chacra all'interno del suo corpo sbocciò e trovò un potere allo stesso livello del fratello". Questo discorso fatto dal rikuodo riassume tutto il percorso formativo di Naruto e sottolinea, in modo inequivocabile, che costruirsi da sè vuol dire anche essere in grado di mettere impegfno e sacrificio per far uscire eventuali potenzialità latenti. Una profezia si limita a mostrare possibili eventi futuri, ma saranno i destinatari con le loro azioni a farla avverare o meno (se hai letto il romanzo di Harry Potter, dovresti capire facilmente di cosa parlo).Continuare a negare la logicità di questo ragionamento viol dire, almeno per me, non aver letto seriamente nessun capitolo del manga. Ad ogni modo, lungì da me volerti imporre ad ogni costo la mia visione.
E' evidente che l'autore di Naruto dia tutt'altro significato al discorso della predestinazione, contraddicendosi: agli inizi del manga troviamo la visione fatalista di Neji, in cui ogni essere ha un destino a cui non può opporsi, che si scontra con il messaggio positivo di Naruto, in cui è con il duro lavoro e l'impegno che ciascuno si costruisce il proprio futuro. E' chiaro che Kishimoto, con la vittoria di Naruto su Neji, volesse dimostrare che il punto di vista di Neji fosse sbagliato ed assolutamente pieno di mancanze, non considerando la forza di volontà del singolo. Il mangaka ha sempre presentato i punti di vista più fatalisti in contrapposizione con lo spirito volenteroso di Naruto e degli altri ninja della Foglia.
Con la scoperta della reincarnazione di Asura scopriamo che Naruto aveva da sempre ereditato la sua volontà ed il suo chakra. Non era Naruto ad essere volenteroso, costante e talentuoso, ma la spirito in lui reincarnatosi. Non era il suo chakra ad essere potente perché lui si era allenato così tanto nel corso del tempo, ma ne aveva così tanto solo perché era quello di Asura in combinazione con quello di Kurama. Praticamente si annulla tutto il suo percorso, riconducendo le sue abilità alla formula: "Tu sei la reincarnazione di Asura, per questo hai sempre avuto tutto quel chakra e la tua volontà di ferro".
Per creare a tutti i costi un collegamento effimero con Sasuke, già esistente e più volte sviscerato, Kishimoto distrugge completamente il significato del percorso di Naruto. Se tutti gli altri ragazzi volenterosi della foglia avessero ricevuto alla nascita lo spirito reincarnato di Asura, sarebbero stati tutti pari di Naruto, perché avrebbero avuto tutti la stessa quantità di chakra e di volontà. Non è il suo impegno ad averlo elevato, lo era sin da subito.
Poi tu puoi pensarla come vuoi, io ho solo spiegato cosa ha maturato in me questo punto di vista, che ho esplicato abbondantemente nel corso dei miei messaggi. Ognuno ha le sue opinioni.
Tralasciando questo, negli shonen sono un pò tutti "predestinati", sfido a farti dire che Luffy non lo è. La D nel nome, l'haki del Re conquistatore... ? Oltre ad avere un ottimo frutto, versatile, assorbe gli impatti a meraviglia...(grazie è di gomma XD)
Poi il tuo discorso sulle reincarnazioni è un pò contorto... se uno spirito decide di reincarnare in te e decide di aiutare diresti che non sei più te stessa? Hagoromo dice a Naruto che gli RICORDA Ashura per le sue scelte, ma Naruto non è suo figlio! Quindi le scelte intraprese da Naruto le ha fatte secondo la SUA volontà. Naruto percepisce la presenza di Ashura ben distinta alle sue spalle che lo accompagna, non sono la stessa cosa. Tra l'altro il chakra di Ashura era sopito...viene risvegliato solo alla fine contro Madara, dove risveglia insieme la Rikudo mode. E questi sono fatti, non opinioni XD
Rispetto la tua opinione, ma non posso a fare a meno di notare che non hai preso in considerazione alcuni aspetti. Perchè Hashirama, precedente contenitore dell'anima di Ashura, già adolescente aveva raggiunto il livello di un jonin mentre Naruto, alla stessa età, è stato bocciato per tre volte all'accademia? Proprio perchè sei fermamente convinta che il chacra di Ashura ti rende da subito superiore a chiunque indipendentemente dall'impegno, dovresti chiarire perchè il primo ha iniziato la sua carriera da ninja come un genio ed il secondo come un fallito. Infine, se essere stato scelto da Ashura ha reso Naruto legato ad un destino già predisposto a priori dovresti anche farmi capire il senso del far dire al rikudo: "A differenza dei precedenti eredi, tu possiedi questa leggera vena di stupidità, che ha dato luogo ad una diversa possibilità". Tutte le reincarnazioni di Ashura, possedendo la stessa "volontà di ferro", non dovrebbero comportarsi allo stesso modo e fare le stesse scelte? Non sarà, forse, che Kishimoto ha voluto descrivere la condizione di due anime che vivono in simbiosi conservando, al di là di alcune affinità, anche caratteristiche distintive? Già il semplice fatto che Hashirama sia stato resucitato basterebbe a provare quanto dico, dato che se è stato possibile richiamare la sua anima con l'edo tensei ciò significa ch'è sempre stata un'entità autonoma rispetto allo spirito di Ashura in quel momento residente nel corpo di Naruto. Infine, come si fa ad affermare che Naruto ha un grosso ammontare di chacra perchè è l'erede di Ashura quando, a tal riguardo, nel manga è stato ripetuto fino alla nauesa che ciò è dovuto ad essere contemporaneamente un uzumaki ed una forza portante? Comunque, visto che non voglio passare per quello che scatena inutili flame possiamo benissimo chiudere il discorso qui. Anzi, mi scuso se con i miei commenti ti possa aver dato l'inpressione di volere denigrare il tuo giudizio sul manga.
Per il discorso che a Kishi mancavano le idee ti devo dare torto anche qui, il manga si è concluso anche in fretta, lasciando molti scontri in off-panel. Obito lo aveva in mente fin dall'inizio, non è di certo un personaggio che ha tirato fuori dal cappello all'ultimo. Basta vedere l'indizio lasciato nei capitoli di Haku e Zabuza o nel Kakashi Gaiden che ha disegnato subito dopo la prima parte del manga...
Guarda che il primo a parlare di One Piece è stato Pierot, io ho risposto alle sue osservazioni su One Piece eppoi, nello stesso identico post, sono tornata a parlare di Naruto. HypnoDisk aveva scritto un intero commento dedicato solo a One Piece, l'ho invitato a non andare troppo off-topic, visto che il punto focale era Naruto. T'inviterei a leggere per bene la discussione prima di scrivere.
Naruto eredita la volontà e lo spirito di Asura, non me lo sono inventata io: http://naruto.wikia.com/wiki/Asura_%C5%8Ctsutsuki, cito testualmente "When Hashirama and Madara died, the transmigration cycle resumed. Naruto Uzumaki became the latest inheritor of Asura's chakra and will, with Sasuke Uchiha inheriting Indra's chakra and will". Quindi i suoi "poteri innati" in realtà sono di Asura e non sono mai stati suoi. Lui era destinato ad essere grande perché aveva in sé reincarnato lo spirito di un uomo grande. T'inviterei ad informarti con attenzione prima di scrivere.
Quindi te prendi le parole della wikia, scritte da una persona qualsiasi, invece quelle del manga, dette da Hagoromo? Ah ok, ha perfettamente senso. La forza di Naruto era tratta da Kurama, il sangue Uzumaki (che possiede una grande vitalità) e dalla sua volontà. Ti ripeto che Ashura era uno spirito sopito e NON invasivo all'interno di Naruto, lo lasciava libero di scegliere e agire come voleva, dato che Naruto stesso avvertiva la sua presenza alle sue spalle, come fossero 2 identità diverse. Nel momento in cui l'eremita decide di risvegliarlo completamente, Naruto acquisisce la forma Rikudō.
Ti inviterei a rileggerti il manga.
Veramente il 700 è la vera conclusione.
la conclusione di cosa? Naruto narra la storia di continui cicli odio/amore. Alla fine del 699 Sasuke capisce che l'odio non può estinguersi ma può convivere con l'amore. Credere nel prossimo e insistere fino a comprendersi, trovare un punto di incontro. Creare un ponte di fiducia e speranza per le persone, questo è ciò che rende Ninja.
il 700 è un capitolo privo di significato, i personaggi non spendono nemmeno parole. Non è la fine ma l'inizio di Boruto. Una strizzata d'occhio per il fandom che si aspetta nuovo materiale, nuovi film, con omaggino finale pure ad Oda. Una piccola manovra per allungare la vita del manga.. e si poteva anche evitare.
No.
Fino a prova contraria Naruto è la storia di come Naruto voglia diventare Hokage. Fin dal primo capitolo. Il resto è contorno o serve ad allungare la trama, ma il punto di arrivo è quello. E il manga come finisce ? Con Naruto hokage. Non è così difficile da capire. Così come OP è la storia di come Rufy voglia diventare il Re dei pirati, così come FMA è principalmente la storia di come Ed e Al riottengano i loro corpi.....Che poi che razza di conclusione sarebbe stata il 699 ? Una conclusione in cui Naruto non realizzava il suo sogno ? Scherzi vero ?
Inoltre è palese che il 700 sia stato costruito sia per essere l'ultimo capitolo, sia che per essere speculare al primo. Cio l'ultima immagine del manga è la versione stilizzata del Decacoda con sotto le gesta di Naruto così come la prima era la versione stilizzata di Kurama con sotto le gesta di Minato.
Dai su.....
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