Rumiko Takahashi macina successi ormai da decenni e nonostante i possibili “cali di creatività”, è una di quelle autrici che non si discute, è la principessa del manga, non ci serve sapere altro. La Takahashi però pare seguire un peculiare metodo di lavoro che differenzia nettamente il mood con cui si appresta a scrivere oneshot e quello che la accompagna nelle serializzazioni lunghe. Quando si occupa di queste ultime pare voglia divertirsi e rilassarsi, allo scopo di trasmettere ai suoi lettori queste stesse sensazioni, quando scrive storie brevi invece, la immagino mentre si siede davanti al suo tavolo di lavoro, prende un bel respiro e dice: “ora faccio la seria”.
Grazie a Star Comics abbiamo avuto l’opportunità di leggere le varie raccolte di storie brevi della sensei, innamorandoci praticamente di tutte, per un motivo o per un altro. Che siate rimasti ancorati all’horror del primo Rumic world, che abbiate ancora nel cuore i fantasmini di One or W, le casalinghe di Rumic Theater, gli impiegati di Rumic Short, Il boquet rosso o Gli uccelli del destino, avrete atteso con impazienza anche Kagami ga Kita – Lo specchio.
Perché chiunque conosca un minimo la Takahashi sa che in queste piccole storie riesce sempre a sorprendere, poiché vi riversa un’umanità e un impalpabile realismo che le rendono uniche.
Perché chiunque conosca un minimo la Takahashi sa che in queste piccole storie riesce sempre a sorprendere, poiché vi riversa un’umanità e un impalpabile realismo che le rendono uniche.
Kagami ga Kita si compone di cinque storie autoconclusive più una molto particolare, vedremo poi perché.
La oneshot da cui prende il nome il volume apre la raccolta ponendoci di fronte alla Takahashi più cupa e tendente all’horror.
A seguire troviamo storia di un insoddisfatto mangaka che sfoga la frustrazione repressa lanciando maledizioni.
Le mille facce di una stella ci racconta di una giovane attrice codarda mentre Un fiore carino riporta finalmente in scena una delle tipiche e normalissime casalinghe Takahashiane alle prese con un evento bizzarro.
With cat ha infine il sapore della commedia romantica classica dell’autrice.
Seppur si tratti di racconti molto diversi, pare esserci un sottile filo che unisce le cinque storie, ossia, il senso del dovere e della responsabilità. In ognuno di questi racconti è espressa la necessità di “adempiere ad un dovere”, di soddisfare qualche aspettativa per il bene di qualcuno: scacciare dei mostri, soddisfare lettori o spettatori, risolvere un problema che intacca la propria quotidianità o più semplicemente riuscire a scusarsi per un errore nonostante l’orgoglio.
Tutti i personaggi di Kagami ga Kita fanno quello che va fatto, almeno secondo il proprio giudizio e ognuno usa un modo diverso le armi a disposizione, a volte anche in malo modo.
I protagonisti della Takahashi, positivi o meno che siano, agiscono, prendono in mano le loro storie e le modellano, mostrando tutt’altro che passività o rassegnazione: pensiamo alla signora Rikako di Un fiore carino, tipica casalinga in stile Takahashi che da normale donna di casa diventa vera protagonista della sua (dis)avventura, quasi come un’eroina di quartiere.
Il capitolo che chiude il volume è decisamente il più particolare, difatti, My Sweet Sunday racconta sotto forma di divertente fumetto autobiografico la storia di due colonne portanti di Shonen Sunday: la Takahashi per l’appunto e Mitsuru Adachi, portando in scena le loro vite, dagli esordi fino al loro incontro come professionisti. La divertente storiella dà modo di conoscere un lato un po’ buffo della sensei e dell’ammirato collega, intrecciando i racconti dell’uno e dell’altra.
I capitoli di Kagami ga Kita sono tutti abbastanza recenti per cui il tratto è quello al quale la mangaka ci ha abituati ormai da tempo, un po’ spigoloso e dalle linee forti e decise.
Star Comics propone il volume in grande formato (14,5x21), con pagine in bianco e nero e a colori al prezzo di 7 euro.
Tutti i personaggi di Kagami ga Kita fanno quello che va fatto, almeno secondo il proprio giudizio e ognuno usa un modo diverso le armi a disposizione, a volte anche in malo modo.
I protagonisti della Takahashi, positivi o meno che siano, agiscono, prendono in mano le loro storie e le modellano, mostrando tutt’altro che passività o rassegnazione: pensiamo alla signora Rikako di Un fiore carino, tipica casalinga in stile Takahashi che da normale donna di casa diventa vera protagonista della sua (dis)avventura, quasi come un’eroina di quartiere.
Il capitolo che chiude il volume è decisamente il più particolare, difatti, My Sweet Sunday racconta sotto forma di divertente fumetto autobiografico la storia di due colonne portanti di Shonen Sunday: la Takahashi per l’appunto e Mitsuru Adachi, portando in scena le loro vite, dagli esordi fino al loro incontro come professionisti. La divertente storiella dà modo di conoscere un lato un po’ buffo della sensei e dell’ammirato collega, intrecciando i racconti dell’uno e dell’altra.
I capitoli di Kagami ga Kita sono tutti abbastanza recenti per cui il tratto è quello al quale la mangaka ci ha abituati ormai da tempo, un po’ spigoloso e dalle linee forti e decise.
Star Comics propone il volume in grande formato (14,5x21), con pagine in bianco e nero e a colori al prezzo di 7 euro.
Kagami ga Kita non è la raccolta migliore partorita dalla mente di Rumiko Takahashi ma è un volume godibile per tutti i suoi fan che, in un modo o nell’altro, troveranno nella varie storie qualcosa di riconducibile all’autrice; potrebbe comunque risultare interessante anche per i novizi della sensei, che da questo volume potrebbero cogliere un accenno della sua poliedricità.
Come sempre, Rumiko Takahashi dà prova di grande maestria cimentandosi in storie che raccontano l’assurdo dentro il quotidiano, il fantastico nella normalità di tutti i giorni, facendo trapelare da ogni racconto l’amore per il suo lavoro, un amore che pur passando gli anni e perdendo forse ispirazione, non lascia neanche per un attimo la punta della sua matita.
Come sempre, Rumiko Takahashi dà prova di grande maestria cimentandosi in storie che raccontano l’assurdo dentro il quotidiano, il fantastico nella normalità di tutti i giorni, facendo trapelare da ogni racconto l’amore per il suo lavoro, un amore che pur passando gli anni e perdendo forse ispirazione, non lascia neanche per un attimo la punta della sua matita.
Per chi ha letto anche le altre sue raccolte, quali sono le migliori?
Grazie mille!
Sicuramente Unmei no Tori, racconta storie di vita quotidiana di persone mature (anziani, casalinghe) dove secondo me l'autrice dà il meglio, sempre con quel pizzico di malinconia che permea i personaggi. Kagami ga Ita invece è in un certo senso più shonen. Anche Il Boquet Rosso merita.
Mi accodo ai consigli di Twinkle ma le mie preferite sono 1 or w (c'è di tutto: la storia comico/assurda, quella romantica, quella con la trasformazione, quelle con i fantasmi, quella un po' horror) e Rumic Theater (con la storia di una nonnetta che vale tutto il volume). Però a questo punto aggiungiamo pure Rumic Short con i salary man, le casalinghe e il fantasma casalingo! XD
Le raccolte della Takahashi sono tutte belle, se proprio dovessi decidere credo che preferirei quelle più vecchiotte a quello più nuove (ma forse solo perché le vecchie le ho rilette miliardi di volte e ci sono affezionata).
Alla fine credo che le recupererò un pò tutte, a quanto ho capito sono comunque presenti racconti validi in tutte le raccolte.
Domani passo avanti in fumetteria, spero di trovarne almeno una, la recensione mi ha rimesso la voglia di leggere ancora qualcosa della sensei
Per me la più bella è senz'altro la prima giunta in Italia, Rumic Word: fra le sue storie ne spiccano due: Fire tripper (Oltre le fiamme), un'intrigante storia incentrata su salti spazio-temporali fra epoca moderna e Sengoku, che ha dato spunto all'autrice per InuYasha (nonostante la trama sia diversissima), ed Il bersaglio che ride, una storia horror, il cui OAV giunse in Italia con il titolo La sposa demoniaca.
DI Fire tripper ho recensito l'anime, perciò se vai nella scheda troverai la trama, ovviamente senza finale. La sposa demoniaca, di cui apparve anche un brevissimo cameo in una puntata di Uruseyatsura, parla di Azusa, una bambina che si salva da un tentativo di stupro grazie a misteriosi esseri sovrannaturali, che sembrerebbero essere stati evocati da lei stessa ed uccidono i suoi assalitori. Anni dopo Azusa, ormai cresciuta, si presenta a casa di Yuzuru, il cugino suo coetaneo, affermando di essere la sua promessa sposa. Yuzuru però sta con una sua compagna di scuola, Satomi. Ovviamente Azusa non ci sta, e la povera Satomi non può lontanamente immaginare che la sua non sia una rivale qualsiasi...
Nella stessa raccolta c'è una serie ad episodi autoconclusivi, Durst Spurt (o qualcosa del genere), che parla di due ragazzi che si teletrasportano... attraverso i rifiuti!
Anche Rumic theater è una bella raccolta, ma la ricordo poco.
Come analizza la società giappa con verve, brio e sarcasmo, ma al tempo stesso tanta naturalezza, imho non lo fa nessuno.
Di questa raccolta ho adorato la spiritosa dolcezza di With Cat, ma anche con Kagami ga kita la Takahashi dimostra di saperci sempre fare con l'horror mescolato al quotidiano ^^
Io ne ho visti diversi in esposizione nella mia fumetteria Starcomics store. Fra l'altro ti segnalo che gli arretrati Starcomics questo mese sono scontati del 15%.
Già da mo', visto che il volume è stato pubblicato in Giappone nel lontano 1999!!
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