Per noi che abbiamo scoperto il Giappone attraverso anime e manga, la figura del senzatetto giapponese è quella messa in scena da Satoshi Kon nel suo "Tokyo Godfathers".
Persone che si sono allontanate dalla società per mille motivi diversi e che di solito si costruiscono un riparo principalmente nei parchi o lungo gli argini dei fiumi. Caratteristiche sono le tende, di solito fatte con teli blu, e quell'atmosfera che ricorda da lontano più un campeggio che una bidonville.
 

In Giappone, soprattutto a Tokyo, la maggior parte dei senzatetto è composta da uomini di mezza età o da anziani. Molti di loro erano impiegati (i cosiddetti salaryman) o proprietari di piccole aziende. Spesso la perdita del lavoro o il fallimento dell'azienda, unito poi a motivi personali, propri della storia di ognuno, li ha spinti a scegliere una vita al di fuori del sistema. A volte, anche se ne avessero la possibilità, si rifiutano di rientrare nella società perché "vivere la vita senza sveglia è una benedizione", come affermano alcuni se intervistati a proposito.
 

Molti riescono a tirare avanti con la raccolta e la rivendita dei rifiuti: recuperare l'alluminio dalle lattine e il metallo dalle prese elettriche sei giorni alla settimana può portare ad un guadagno di circa 100.000 yen al mese (poco più di 700 euro). Altri ricavano un piccolo orto nel terreno occupato, ottenendo così verdura per i pasti. Altri ancora possono finalmente tenere con sè un animale domestico.
Tutti devono però fare i conti con la yakuza che gestisce la remunerativa gestione dei rifuti e con le amministrazioni che pongono divieti e che in vista delle Olimpiadi del 2020 hanno come obbiettivo di ripulire la città. In molti parchi sono già comparsi cartelli di sgombero.
 

C'è poi una nuova forma di senzatetto: sono coloro che un lavoro ce l'hanno ma in maniera non regolare, da chi lavora a giornata a chi invece lo fa in nero. Nonostante siano passati un paio di decenni, il Giappone è ancora nel bel mezzo di una crisi del lavoro che risale alla scoppio della famosa bolla economica alla fine degli anni '80.
Le cifre purtroppo parlano chiaro: dal 1984 si è riscontrata una costante diminuzione dei lavoratori a tempo pieno e indeterminato e un aumento di part time e soprattutto di lavoratori in nero. Secondo un sondaggio del 2011 del Ministero degli affari interni e delle comunicazioni, il 35% della forza lavoro giapponese è costituito da dipendenti "irregolari".
Lo stipendio medio mensile per questi lavoratori, se residenti a Tokyo, è di 113.000 yen (poco più di 800 euro); se si pensa che un appartamento economico con una camera da letto può costare 74.200 yen (circa 550 euro) resta ben poco per le altre spese. È per questo che molti di loro presi dalla disperazione, decidono di andare nei manga caffè per ripararsi e dormire durante la notte.
 

Gli internet caffè e i manga caffè sono locali aperti 24 ore al giorno che offrono accesso ad internet illimitato, manga e un minimo di privacy a un prezzo contenuto. Alcuni offrono anche bevande analcoliche gratuite, accesso a distributori automatici e docce in loco. A seconda della catena e dei pacchetti, si va da 1.400 yen (circa 10 euro) a 2.400 yen (circa 17 euro) per un soggiorno di 12 ore.
Con l'aumento dei lavoratori in nero si è assistito in questi locali ad un aumento di "residenti" permanenti, prontamente definiti cyber-homeless. Alcune catene offrono ormai pacchetti a lungo termine. Facendo due conti però, la somma a fine mese per vivere in un internet caffè è più alta rispetto all'affitto di un appartamento: allora perché queste persone continuano a vivere lì?
 

Perché un lavoratore senza un regolare contratto deve pagare almeno un milione di yen (più di 7.000 euro) fra cauzione e commissione dell'agente immobiliare, proprio a causa della loro paga instabile e della mancanza di un garante.
È una misura volta a proteggere i proprietari delle case ma alla fine ciò rende quasi impossibile per queste persone avere una residenza fissa. I cyber-homeless diventano così il simbolo in Giappone dell'incremento del divario in termini di ricchezza e del mancato recupero da una recessione decennale. Se il paese una volta era noto per la sua politica dell'impiego a vita, ora le aziende cercano sempre più lavoratori part-time o addirittura in nero. Benché la nazione si vanti di avere un basso numero di senzatetto (a Tokyo ne sono stati recentemente stimati 1.697), non si tiene però conto di questa zona grigia.
 

Il sentimento che prevale è la vergogna: perdere il lavoro è un'onta che mette in cattiva luce ed umilia tutta la famiglia. Allontanarsi da essa sembra spesso l'unica soluzione. Mendicare è praticamente fuori discussione: gli aiuti si accettano dai familiari, non dagli estranei a cui non bisogna dare fastidio. Allungare la mano imbarazza chi passa e niente deve turbare l'equilibrio.
Quindi si vive come si può, nei manga caffè o nei doya-gai, quartieri degradati dove si può affittare una camera per 1.000 yen a notte (circa 7 euro e 50 cent). I più conosciuti sono Kamagasaki a Osaka, San’ya a Tokyo Kotobukichô a Yokohama. Qui abitano persone che hanno perso il lavoro, sono rimasti soli dopo un divorzio, sono stati sfrattati perché non riuscivano a pagare l'affitto o sono usciti dal carcere e non riescono a reinserirsi nella società.
 

Nei doya-gai (il cui nome deriva dall'inversione delle sillabe della parola yado che vuol dire alloggio) queste persone possono affittare una camera a poco prezzo e soprattutto non devono presentare documenti, pagare cauzioni o caparre, dotarsi di una persona che faccia loro da garante o comunque ogni tipo di burocrazia che possa metterli in difficoltà.
Inoltre in questi quartieri esistono luoghi precisi (gli yoseba) dove chi cerca lavoro può mettersi in coda ed aspettare nella speranza che arrivi qualcuno a cui serva un manovale o similia. Ci sono poi gli aiuti statali: i sussidi possono arrivare a 80.000 yen al mese (poco meno di 600 euro), con in aggiunta l'esenzione dalle spese mediche e dentali. Ma l'assistenza pubblica non potrà tenere ancora a lungo questi standard, a causa anche dell'invecchiamento della popolazione.
Il debito pubblico ha ormai oltrepassato il milione di miliardi e presto o tardi gli assegni dovranno essere ritoccati (nel 2013 erano già stati abbassati di circa il 10%).

Fonti consultate:
Goboiano
EnRocketnews
Nippon