Tante volte ci è stato chiesto di fare una rubrica dove inserire il bianco e il nero, Capuleti e Montecchi, Livorno e Pisa, giorno e notte...insomma due punti di vista diametralmente opposti su cui poter discutere e magari anche schierarsi.
Dobbiamo ammetterlo, il timore che tutto finisca in un inutile flame ci ha sempre frenato ma, visto che ultimamente voi utenti vi siete dimostrati meno "scalmanati", ci siamo detti in Redazione "Why not"?
AnimeRing!
Un titolo, anime o manga, due recensioni a confronto. Due recensioni di voi utenti, il vostro diverso punto di vista sul "palco" di AnimeClick.it.
Come nel miglior incontro di Wrestling, come nella più epica delle Battle rap, saranno le vostre opinioni a sfidarsi fino all'ultimo colpo anzi...spoiler!
Andiamo a scoprire il titolo su cui faremo discutere voi utenti!
Oggi è giunto il momento di emettere un verdetto!
La domanda è una sola: voi da che parte state?
A FAVORE
CONTRO
Potete far sentire la vostra voce, oltre che nei commenti, anche con un mini sondaggio che durerà tre giorni!
Dobbiamo ammetterlo, il timore che tutto finisca in un inutile flame ci ha sempre frenato ma, visto che ultimamente voi utenti vi siete dimostrati meno "scalmanati", ci siamo detti in Redazione "Why not"?
AnimeRing!
Un titolo, anime o manga, due recensioni a confronto. Due recensioni di voi utenti, il vostro diverso punto di vista sul "palco" di AnimeClick.it.
Come nel miglior incontro di Wrestling, come nella più epica delle Battle rap, saranno le vostre opinioni a sfidarsi fino all'ultimo colpo anzi...spoiler!
Andiamo a scoprire il titolo su cui faremo discutere voi utenti!
In un mondo caotico e stressante come il nostro, in cui le persone sono sempre più di fretta e di corsa, si sta via via perdendo il piacere dell'assaporare le piccole cose, la gioia del quotidiano e del riposo, dando sempre per scontate le cose piacevoli, come ci fossero dovute, e ricordando invece sempre quelle tristi e spiacevoli. Su questo tema Kozue Amano sviluppa Aqua e Aria, due manga tramite cui spingere il lettore a riflettere sul piacere del quotidiano e delle piccole cose, di come la felicità nasca da esse e dall'attitudine con cui il singolo individuo si approssima ad esse ed alle persone ad lui vicine.
Dall'opera di Kozue Amano sono state varie serie animate, la prima delle quali, Aria the Animation, andata in onda nel 2015 per un totale di 13 episodi, una sorta di introduzione al mondo e ai personaggi di Neo-Venezia.
Dall'opera di Kozue Amano sono state varie serie animate, la prima delle quali, Aria the Animation, andata in onda nel 2015 per un totale di 13 episodi, una sorta di introduzione al mondo e ai personaggi di Neo-Venezia.
Oggi è giunto il momento di emettere un verdetto!
La domanda è una sola: voi da che parte state?
A FAVORE
Aria the Animation
9.0/10
“Aria the Animation” è un anime di tredici episodi prodotto nel 2005 dallo studio Hal Film Maker e diretto da Jun’ichi Satou. L’opera è la trasposizione animata di alcuni capitoli del manga “ARIA” di Kozue Amano, nonché del suo prequel “AQUA”.
Ci troviamo nell’anno 2301, ovvero a circa 150 anni dalla terraformazione di Marte. Mentre alla Terra è stato dato il nuovo nome di Man-home, il pianeta rosso è ora conosciuto come “Aqua” e ospita, tra le altre attrazioni, la città di Neo-Venezia, ovvero la perfetta ricostruzione del capoluogo veneto ormai sommerso dalle acque. É qui che si svolgono le avventure della nostra protagonista Akari Mizunashi, la quale si impegna per poter diventare, un giorno, un’Undine esperta.
Come le successive, la prima serie di “Aria” dimostra alla perfezione che ordire trame tragiche o spettacolari non è strettamente necessario per colpire e appassionare lo spettatore. Un’atmosfera sognante e rilassata, la magia del quotidiano e l’estrema semplicità sono gli elementi che fanno da padrone in questa splendida opera e che la rendono un prodotto di tutto rispetto.
Già in questa prima stagione si delineano le tematiche e gli aspetti caratteristici che fungeranno da direttrici anche in “The Natural” e “The Origination”.
Innanzitutto, più volte si mette in evidenza quanto il mondo in cui vivono le nostre protagoniste sia un “miracolo straordinario”: il pianeta Aqua, infatti, è il prodotto del duro lavoro degli esseri umani che assieme si sono impegnati per offrire alla gente un luogo piacevole e confortevole in cui vivere. Se le serie successive sono più dedite all’esplorazione delle calli e dei canali di Neo-Venezia, in “The Animation” ci si sposta spesso al di fuori della città e si viaggia tra terme suggestive, paesaggi bucolici e spiagge di sabbia bianca. In ognuna di queste occasioni, Akari non potrà non contemplare il mondo meraviglioso che le è stato donato, e neanche mancherà di ringraziare le persone che l’hanno creato e quelle che continuano a rendere possibile la sua esistenza.
Altro elemento essenziale dell’opera sono le frasi e i pensieri dei suoi personaggi, in particolare della sua protagonista: esse sono espresse con la più genuina naturalezza e vengono direttamente dal cuore. Nella contemplazione di un luogo o di un avvenimento straordinario, la nostra Akari non può fare a meno di lasciarsi andare a paragoni semplici, lontani da sceneggiature complesse e ricercate, e simili a poesie che solo i bambini riuscirebbero a comporre e che gli adulti mai avrebbero il coraggio di scrivere. L’ occasionale stucchevolezza che ne potrebbe derivare, poi, è sapientemente smorzata dal tormentone di Aika “Vietate le frasi imbarazzanti”.
Per quanto riguarda l’aggettivo “straordinario” da me utilizzato in precedenza, è bene precisare che il più delle volte esso è sinonimo di “ordinario”. Ovviamente suona come una forte contraddizione, ma una delle prerogative di “Aria” è proprio l’assenza di sviluppi improvvisi e colpi di scena eclatanti. Un’espressione che a quest’opera starebbe a pennello è, infatti, “La felicità è nelle piccole cose”: ogni episodio è un invito a rallegrarsi, ad emozionarsi, a commuoversi per tutto quello che ci circonda e per i piccoli avvenimenti di ogni giorno.
Passando ai personaggi, non c’è bisogno di dilungarsi molto. Questi tredici episodi sono serviti essenzialmente a introdurre e a darci un’infarinatura generale di protagonisti e comprimari, mentre per una caratterizzazione più approfondita si dovranno attendere le stagioni successive. Al primo impatto, comunque, essi risultano tutti molto simpatici, ognuno con il suo tipico intercalare e la distintiva faccia da super-deformed (quest’ultimo, forse, un po’ troppo utilizzato).
Arriviamo al lato tecnico. Il character design presenta linee abbastanza morbide ed è ben realizzato la maggior parte delle volte. Le animazioni non sono né fluidissime né legnose, mentre i fondali, anche se non perfetti, riproducono fedelmente i luoghi della laguna veneta. Le ost sono piacevoli e rilassanti, in linea con lo spirito dell’opera e con la sua ambientazione italica. Stupenda e suggestiva l’opening “Undine”, la mia preferita tra le sigle di apertura delle varie serie. La regia di Jun’ichi Satou, infine, si può descrivere con i medesimi aggettivi utilizzati per il sopracitato comparto sonoro.
In conclusione, “Aria The Animation” è una perfetta introduzione all’universo creato da Kozue Amano. Già questa prima stagione trasmette tutti i messaggi ricorrenti anche nelle opere successive: l’invito ad apprezzare le piccole cose, a godersi ogni istante di vita quotidiana e, soprattutto, ad essere grati degli innumerevoli doni che abbiamo ricevuto, primi fra tutti le persone che ci circondano e il mondo in cui abitiamo. Voto: 9.
Ci troviamo nell’anno 2301, ovvero a circa 150 anni dalla terraformazione di Marte. Mentre alla Terra è stato dato il nuovo nome di Man-home, il pianeta rosso è ora conosciuto come “Aqua” e ospita, tra le altre attrazioni, la città di Neo-Venezia, ovvero la perfetta ricostruzione del capoluogo veneto ormai sommerso dalle acque. É qui che si svolgono le avventure della nostra protagonista Akari Mizunashi, la quale si impegna per poter diventare, un giorno, un’Undine esperta.
Come le successive, la prima serie di “Aria” dimostra alla perfezione che ordire trame tragiche o spettacolari non è strettamente necessario per colpire e appassionare lo spettatore. Un’atmosfera sognante e rilassata, la magia del quotidiano e l’estrema semplicità sono gli elementi che fanno da padrone in questa splendida opera e che la rendono un prodotto di tutto rispetto.
Già in questa prima stagione si delineano le tematiche e gli aspetti caratteristici che fungeranno da direttrici anche in “The Natural” e “The Origination”.
Innanzitutto, più volte si mette in evidenza quanto il mondo in cui vivono le nostre protagoniste sia un “miracolo straordinario”: il pianeta Aqua, infatti, è il prodotto del duro lavoro degli esseri umani che assieme si sono impegnati per offrire alla gente un luogo piacevole e confortevole in cui vivere. Se le serie successive sono più dedite all’esplorazione delle calli e dei canali di Neo-Venezia, in “The Animation” ci si sposta spesso al di fuori della città e si viaggia tra terme suggestive, paesaggi bucolici e spiagge di sabbia bianca. In ognuna di queste occasioni, Akari non potrà non contemplare il mondo meraviglioso che le è stato donato, e neanche mancherà di ringraziare le persone che l’hanno creato e quelle che continuano a rendere possibile la sua esistenza.
Altro elemento essenziale dell’opera sono le frasi e i pensieri dei suoi personaggi, in particolare della sua protagonista: esse sono espresse con la più genuina naturalezza e vengono direttamente dal cuore. Nella contemplazione di un luogo o di un avvenimento straordinario, la nostra Akari non può fare a meno di lasciarsi andare a paragoni semplici, lontani da sceneggiature complesse e ricercate, e simili a poesie che solo i bambini riuscirebbero a comporre e che gli adulti mai avrebbero il coraggio di scrivere. L’ occasionale stucchevolezza che ne potrebbe derivare, poi, è sapientemente smorzata dal tormentone di Aika “Vietate le frasi imbarazzanti”.
Per quanto riguarda l’aggettivo “straordinario” da me utilizzato in precedenza, è bene precisare che il più delle volte esso è sinonimo di “ordinario”. Ovviamente suona come una forte contraddizione, ma una delle prerogative di “Aria” è proprio l’assenza di sviluppi improvvisi e colpi di scena eclatanti. Un’espressione che a quest’opera starebbe a pennello è, infatti, “La felicità è nelle piccole cose”: ogni episodio è un invito a rallegrarsi, ad emozionarsi, a commuoversi per tutto quello che ci circonda e per i piccoli avvenimenti di ogni giorno.
Passando ai personaggi, non c’è bisogno di dilungarsi molto. Questi tredici episodi sono serviti essenzialmente a introdurre e a darci un’infarinatura generale di protagonisti e comprimari, mentre per una caratterizzazione più approfondita si dovranno attendere le stagioni successive. Al primo impatto, comunque, essi risultano tutti molto simpatici, ognuno con il suo tipico intercalare e la distintiva faccia da super-deformed (quest’ultimo, forse, un po’ troppo utilizzato).
Arriviamo al lato tecnico. Il character design presenta linee abbastanza morbide ed è ben realizzato la maggior parte delle volte. Le animazioni non sono né fluidissime né legnose, mentre i fondali, anche se non perfetti, riproducono fedelmente i luoghi della laguna veneta. Le ost sono piacevoli e rilassanti, in linea con lo spirito dell’opera e con la sua ambientazione italica. Stupenda e suggestiva l’opening “Undine”, la mia preferita tra le sigle di apertura delle varie serie. La regia di Jun’ichi Satou, infine, si può descrivere con i medesimi aggettivi utilizzati per il sopracitato comparto sonoro.
In conclusione, “Aria The Animation” è una perfetta introduzione all’universo creato da Kozue Amano. Già questa prima stagione trasmette tutti i messaggi ricorrenti anche nelle opere successive: l’invito ad apprezzare le piccole cose, a godersi ogni istante di vita quotidiana e, soprattutto, ad essere grati degli innumerevoli doni che abbiamo ricevuto, primi fra tutti le persone che ci circondano e il mondo in cui abitiamo. Voto: 9.
CONTRO
Aria the Animation
4.0/10
Be’, vedendo quello che si dice in giro, quest’anime dovrebbe essere una gioiellino preziosissimo. E sarà anche che io sono insensibile o le cose che mi appassionano davvero sono altre, ma a tutto c’è un limite. Graficamente piacevole, per i suoi tempi, con buoni disegni aggraziati (anche se i derfomed non si possono guardare), colori piacevolissimi, rilassanti, luminosi ma mai accessi, musichette sonnacchiose in tema con l’ambientazione distesa della neo laguna veneta – per altro riportata in modo piuttosto fedele – , e anche se le animazioni sono pochine, non è che ci sia tutto ’sto gran che d’azione, quindi vanno bene. Ora, la prima nota insopportabile è data da quei gatti che sembrano degli sgorbi pure a confronto con i pokemon (e ce ne vuole…), con tra l’altro dei miagolii storpiati e insopportabili. La seconda e decisiva e inaggirabile risiede effettivamente nell’atmosfera stessa e in quello che la serie vuole essere; tante giornate spensierate, ingenue, dedicate a un mestiere che più placido non si può, con via via l’aggiunta di nuove presenza che “arricchiscono” la soavità e i dolci sentimenti delle protagoniste apprendiste gondoliere. E il punto sta proprio qui: slice of life va bene; ma questo è il festival della banalità, delle carinerie stucchevoli e delle smancerie da ragazzine pucciose, condito come se non bastasse da un sorriso svampito al secondo e da delle vocine così… così, kawaii – troppo sdegnose già dopo dieci minuti. Inoltre la caratterizzazione dei personaggi è completamente piatta e sdolcinata (anche chi sembra dura, sotto-sotto…), e la pacatezza così leggera di ogni puntata autoconclusiva fa terribilmente effetto valium. La magia del quotidiano e la poesia delle piccole cose sono tutt’altro, e bisogna essere capaci di tirarli fuori con semplicità e asciuttezza per mostrarli in modo veramente toccante e non svilirne tutto il significato. Certo, Aria non mi ha fatto battere il record di abbandono di una serie, ma non sono andato oltre la metà degli episodi. Impossibile seguirla per chi abbia anche solo una puntina di testosterone nel sangue. A chi voglia scoprire il lirismo dietro la realtà di ogni giorno consiglio con tutto il cuore di vedersi prima qualcuno dei gioielli di Shinkai.
Potete far sentire la vostra voce, oltre che nei commenti, anche con un mini sondaggio che durerà tre giorni!
Un'opera superlativa (anche nei gatti, presenza causata dallo stile dell'autrice e che fanno anche ridire, vai direttore Aria!) e l'unica che per il momento mi ha fatto apprezzare una trama ambientata in una colonia marziana.
Premetto un paio di cose, primo che io in genere non vado matto per gli slice of life, visto che di solito preferisco altri tipi di generi più incalzanti e dinamici (ma va be, questo è solo un gusto personale mio), e secondo devo aggiungere che io ho letto il manga ma non ho visto l’anime (quindi non so dire se e quali differenze ci siano tra le due versioni), anche se a dire la verità non sono neanche riuscito a finirlo tutto, perché personalmente l'ho trovato piuttosto noioso (o, quanto meno, ha una narrazione moooolto lenta e poco entusiasmante).
Premesso tutto ciò, io trovo che in realtà entrambe le definizioni (magia del quotidiano/banalità soporifera) siano corrette, perché è vero che le vicende narrate in Aria hanno caratteristiche magiche e “gioiose”, ma allo stesso tempo sono anche banali e soporifere perché…………beh, perché Aria parla dell’Italia, e quindi ha un po’ quel fascino “romantico” tipico di quelle storie ambientate in un Paese come il nostro ricco di storia e di cultura………….il problema è che con noi tutto ciò non funziona, perché siamo italiani
Il punto è proprio questo, agli occhi di un lettore/spettatore giapponese (o comunque “straniero”, ma non italiano) Aria può sembrare una piccola miniera di informazioni su alcuni aspetti, abitudini e tradizioni che riguardano l’Italia, e questo è il suo maggior pregio, però non è così ai nostri occhi, quindi l’intera storia perde un buon 90% del suo maggior motivo di interesse.
Faccio un esempio: in un capitolo del primo volume si parla del Ponte dei Sospiri di Venezia e della sua storia (quella per cui i condannati a morte sospiravano quando ci passavano sotto ecc.).
Ovviamente per un giapponese questa dev’essere un’informazione preziosissima, perché appunto è una delle tante curiosità su una delle città storico-artistiche più famose del mondo, invece per noi italiani………non dico in tutt’Italia, ma qui in Veneto credo che lo sappiano anche i sassi sta cosa del Ponte dei Sospiri
Oppure, per fare un ulteriore esempio, possiamo anche dire che è un po’ la stessa cosa al contrario che succede a noi se in un manga leggiamo qualcosa legato alla cultura giapponese, non lo so, ad esempio agli spiriti Yokai, oppure ai Torii disseminati un po’ ovunque in Giappone ecc., tutte cose che, volendo, per un giapponese sono “banali”, ma non per noi che stiamo dall’altra parte del mondo
E fondamentalmente immagino sia per questo che Aria non ha avuto questo gran successo in Italia (la Star Comics si è impegnata non poco per concluderlo il manga, e ad oggi è praticamente introvabile)
Quindi, in conclusione, ho votato l’opzione “sono nel mezzo”: non la ritengo quest’opera imprescindibile, ma neanche da buttare completamente via…………..va solo presa con le pinze secondo me, bisogna affrontarla con un approccio un po’ cauto, perché il rischio che possa deludere è dietro l’angolo.
Alcuni personaggi non mi sono piaciuti un granché, ma i paesaggi... alcuni erano semplicemente meravigliosi <3
Eh no mi spiace ma io Aria the Animation proprio non l'ho digerito ed io AMO ALLA FOLLIA gli slice of life, ma qui non c'è assolutamente niente.
E no, non sono nel mezzo perché ci sono slice of life e slice of life, opere degne di essere viste e riviste ed altre in cui di qualità se ne trovano poche o per niente.
Riempitemi di meno, sfogatevi pure ma la realtà è che in Aria c'è ben poco di cui parlare e ricordare, tutt'ora non mi è rimasto un solo bel ricordo di quella serie e dire che al tempo non vedevo l'ora di visionarla.
O probabilmente quelli che hai visto e ti sono piaciuti non erano slice of life, il che la dice lunga su quanto lo stupro del termine abbia fatto danni.
Il fatto che non ci sia "niente" oltre, ovviamente alla "banale" quotidianità dovrebbe essere una delle caratteristiche cardine del genere, che può benissimo non piacere anche per questo.
Comunque, mi dispiace per Limbes, ma uno che paragona Shinkai ad Aria temo che abbia capito poco delle opere della Amano (e forse anche di quelle di Shinkai), la compoente Iyashikei è piuttosto preponderante e le rende difficilmente comparabili con lo scenary porn + storia romantica di Shinkai.
Detto questo consiglio di leggere il manga di Aria, soprattutto le prime due serie animate sono abbastanza pesanti (Origination e le due serie tv di Amanchu le trovo decisamente più riuscite).
E' inconcepibile pensarla diversamente XD
Povero Limbes LoL
Dal mio punto di vista è l'opera, che assieme a "Yokohama Kaidashi Kikou", rappresenta al meglio il genere.
"The Animation" è una buona serie ma se messa a confronto con i suoi seguiti, soprattutto "The Origination", non c'è paragone.
Quindi se si parla, come intuibile dal titolo, solamente della prima stagione trovo il voto di Nagisa98 troppo alto e quello di Limbes vergognosamente basso.
No mi spiace ma le serie che ho visionato in oltre 20 anni erano per buona parte slice of life REALI, non vedo come tu possa affermare che le serie che ho visto io classificate come slice of life non siano tali in realtà.
Oltretutto la "banalità" è differente dalla completa assenza di contenuti e/o avvenimenti quantomeno interessanti e/o almeno comici, cosa che in Aria non c'è neanche a cercarla col microscopio.
Ad ogni modo al solito è impossibile argomentare su questo sito, pertanto mi astengo e la chiudo qua.
E' un'opera che ho adorato infinitamente, ha rappresentato qualcosa di molto importante per me e continuerò a portarla per sempre nel cuore.
Tolto questo però, mi sento sempre in difficoltà quando devo decidere se consigliare Aria o no, perché mi rendo conto che non è un manga per tutti.
L'iyashikei in generale è un tipo di storia molto particolare. Fa appello a un tipo di sensibilità ben preciso, e bisogna essere aperti almeno un po' verso di essa per poter apprezzare questo tipo di opere.
So che suona come un'ovvietà, è un discorso che può valere per qualunque genere. Però esistono storie che cercano di andare fuori dai canoni che il genere porta con sé, per parlare ad un pubblico più ampio.
Aria invece no. Vuole essere un iyashikei con tutta sé stessa, e vuole esserlo nel modo più puro possibile. E ci riesce, così tanto che è diventata uno dei capolavori del suo genere.
Per chi vuole leggere un'opera che racconti le piccole meraviglie della vita quotidiana, una storia rasserenante, pacata, luminosa, sognante, un po' malinconica, Aria è la scelta perfetta. E' un'opera imperdibile, da provare assolutamente.
Ma se a qualcuno questo tipo di storia proprio non interessa, o non è nelle sue corde, pazienza, sono gusti. Non mi stupisce che qualcuno la ritenga noiosa e sdolcinata, è un'opera fatta esattamente per essere tranquilla e piena di buoni sentimenti. Per qualcuno questo è un lato positivo, per altri no. Capita. Oltretutto quando si tratta di tematiche simili, i gusti di una persona sono spesso influenzati dal suo carattere e dalle sue esperienze di vita...non puoi forzare qualcuno ad apprezzare una storia così, se proprio non la sente sua.
Insomma, io appoggio pienamente la recensione entusiasta di Nagisa e vorrei leggere tanti altri manga con le stesse atmosfere. Sogno sempre il giorno in cui una casa editrice deciderà di portare qui da noi Yokohama Kaidashi Kikou.
Ma se a qualcuno Aria non piace, pazienza, posso immaginarne il motivo. E' un'opera fatta così, o la ami o sbadigli. Non vedo il motivo di litigarci su
Aria the YAWNimation, altroché.
La mia mica voleva essere un'offesa o sminuire gli anime che hai guardato, ci mancherebbe.
Ma è fin troppo comune vedere additate come slice of life una marea di commedia tratte da manga comici e/o 4-koma, e quelle prima di tutto sono commedia, non slice of life, non basta l'esistenza di tanti episodi scollegati uno dall'altro senza una trama orizzontale per fare uno slice of life, come non basta la presenza di buchi per fare di un formaggio l'emmenthal.
Se appunto cerchi comicità o argomenti interessanti con Aria caschi male (oddio, verso gli ultimi volumi, corrispondenti bene o male ad Origination, c'è un minimo di trama orizzontale per dare un compimento all'evoluzione delle tre protagoniste, ma a parte quella parte e la storia di Cath Sith c'è poco o nulla).
Ma uno slice of life è anche questo, e se paragonato a Yokohama Kaidashi Kikou in Aria succede veramente tanta roba.
Lo sogno da almeno 10 anni e ancora non è successo.
Ci conto poco ma sarei disposto anche a pagare 15€ a volume.
Già solo il poter rileggere le ultime pagine ogni volta che voglio varrebbe la spesa.
Aria l'ho adorato sotto forma cartacea, un po' meno l'anime che ha effettivamente i suoi tempi, non per tutti. Penso gli altri abbiano già detto tutto comunque.
Posso anche essere d'accordo, ma così per curiosità potresti citarmi almeno 5 o 6 anime slice of life "must see" che definiresti "prima di tutto slice of life"? Perché effettivamente io adoro quei SoL che sono "prima di tutto commedie" quindi vorrei approfondire il motivo per cui non mi piace Aria: è una mosca bianca oppure sono proprio gli Slice "puri" a non piacermi?
Forse non ti piacciono gli Iyashikei, giusto per citarne un paio:
- Amanchu
- Barakamon
- Flying Witch
- Laid-Back Camp
- Yotsuba&!
Comunque SoL è un genere che si accompagna ad altri sottogeneri, non esistono serie più pure di altre.
- Barakamon - stupendo
- Flying Witch - bellissimo, già seguivo il manga da parecchio prima dell'anime
- Laid-Back Camp - uno dei miei anime preferiti della stagione inverno 2018
- Yotsuba&! - fan sfegatato
*Forse è proprio lo stile della Amano che non mi piace ^^"
Comunque ci aggiungerei Yokohama Kaidashi Kikou (anche se gli OVA sono piuttosto inutili), Hakumei to Mikochi e Shōjo Shūmatsu Ryokō.
Ovviamente se poi piacciono tutti a parte i titoli della Amano direi che il problema è il non gradire l'autrice.
Amanchu! anime è molto più digeribile di Aria comunque (anche per il solo fatto di non doversi sorbire i versi del presidente Aria)
Barakamon è leggero, originale nelle tematiche e aggiunge spunti comici azzeccati ma comunque mai esagerati, anzi.
Flying Witch, esempio perfetto di slice of life con un tocco di soprannaturale che tuttavia risulta talmente leggero e poco marcato da risultare uno SoL a tutti gli effetti.
Yurucamp, uno dei miei titoli preferiti dell'ultima stagione invernale, se non il mio preferito in assoluto per quella stagione. Leggerissimo e comico quanto basta, magari ce ne fossero altri a quei livelli qualitativi.
Yotsuba anche se lessi poco lo trovai molto gradevole anche se a tratti più demenziale che slice of life puro, forse l'unico che stona dei titoli citati ma non per questo sgradito.
Detto questo a questo punto non capisco cosa voi intendiate per SoL. Un'anime in cui non succede assolutamente nulla in 24 minuti togliendo OP ed ED? Diamine ragazzi basta che mi stacco dal monitor e torno alla mia vita di tutti i giorni, viva la depressione...
Tanto per citarne un'altro ricorderei Non Non Biyori, che è un SoL assoluto. Cioè davvero non capisco cosa dovrebbe trovarci una persona in un'anime nel quale non succede assolutamente nulla e dove ogni scena è condita da smielati dialoghi e pupazzetti maledetti (per i quali ho ancora gli incubi) messi a ruoli di direttore. Per carità non critico i gusti né l'anime in sé a questo punto ma vorrei capire davvero cosa ci trovate perché per me è un mistero.
Insomma se una storia non fa provare alcuna emozione (ridere, commuovere, ecc), a che serve? E non usciamocene con "eh ma a me rilassa" perché a me Yurucamp rilassa ma non fa addormentare come Aria, che diamine.
Alla luce di ciò mi sono schiarito un po’ di più le idee rispetto a quando ho lasciato il primo commento, ma alcune delle cose che ho detto le riconfermo: mi trovo nel mezzo alle due recensioni come giudizio (il 4 è obbiettivamente immeritato, non è un’opera così terribile, ma d’altra parte pure il 9 lo ritengo eccessivo, dal mio punto di vista il voto più giusto è attorno al 7 e mezzo, 8 a voler essere generosi) e confermo alcune delle cose che sono state dette nei commenti da altri utenti.
Nella maggior parte dei casi il genere slice of life si accompagna a tanti altri generi, poiché di solito le scene di vita quotidiana fanno da “collante” tra un avvenimento importante e l’altro……….in Aria invece possiamo parlare sul serio di slice of life “puro”, è un’opera che non ci prova nemmeno ad avere una “trama” in senso stretto, si limita a mostrare lo scorrere sereno del tempo della vita di Akari, Aika, Alice e le loro senpai Undine su Aqua.
Inoltre leggendolo ho riportato alla mente alcune considerazioni che mi ero scordato di dire:
1) La prima è che, più che un “elogio della quotidianità”, Aria secondo me vuole essere un “elogio dei sentimenti”, perché alla fine ogni piccola avventura che capita al trio delle protagoniste vuole servire da spunto per far riflettere su alcune condizioni della vita umana, ovvero il sapersi godere fino in fondo i piccoli avvenimenti di tutti i giorni, tenersi stretti gli amici, cercare sempre il buono e il bello in qualunque situazione, guardare con ottimismo al futuro, essere consapevoli che i bei gesti e le belle persone che abbiamo conosciuto le porteremo sempre dentro di noi per il resto della vita ecc.
Secondo me sono tutti messaggi positivi e rincuoranti, poi sta alla singola persona scegliere se interpretarli con un’accezione positiva o meno.
2) La seconda è che sono seriamente dell’idea che Aria, più di tanti altri manga/anime, non vada affrontato “tutto e subito” dall’inizio alla fine in pochissimi giorni, ma che la sua fruizione vada moooooooolto dilatata nel tempo.
Sarà una banalità, ma il fatto che da un capitolo all’altro (e probabilmente da un episodio all’altro, parlando dell’anime) le stagioni cambino di continuo rappresenta secondo me un aspetto molto importante sul modo corretto con cui va seguito Aria.
E’ un po’ difficile da spiegare, ma io sono dell’idea che le parti ambientate d’estate vadano necessariamente viste d’estate, quelle d’autunno in autunno e così via, perché in questo caso è fondamentale l’immedesimazione del lettore con il periodo stagionale in cui vengono narrate le vicende: è un’opera che va seguita a piccoli frammenti, a “piccole dosi” in modo continuato, magari da leggere/vedere in quelle giornate incolori in cui il tempo sembra non passare mai, e lasciando che poi scorra altro tempo tra un episodio e l’altro, in modo da metabolizzare bene tutte le vicende prima di affrontare il capitolo/l’episodio successivo, perché altrimenti rischia sul serio di essere abbastanza pesante nel suo complesso (anche per me che adesso l’ho finalmente completata è stata un po’ dura, i primi 2-3 volumi letti dopo tanto tempo li ho affrontati in tranquillità, ma già dal quarto volume letto in pochi giorni è stato faticoso, è solo sforzandomi un pochino che finalmente sono giunto alla fine).
Per fare ancora un paragone, visto che parliamo di un’opera “Iyashikei”, è un po’ come quando si assumono dei farmaci per guarire da una malattia, se si continua ad assumerli con un alto dosaggio anche dopo essere guariti rischiano di creare dei problemi se non addirittura di diventare dannosi; per Aria è più o meno lo stesso, è un’opera che va letta/vista solo in determinate situazioni e solo quando si ha un certo stato d’animo, perché altrimenti si rischia quasi di averne un “overdose” e di considerarla quindi un’opera brutta.
Ultima considerazione, riconfermo quello che avevo scritto nel primo messaggio riguardo a Venezia e all’ambientazione: la cornice in cui si svolgono le vicende di Aria è importante e in alcuni punti fondamentale, per cui il grado con cui la si può apprezzare come opera è inversamente proporizionale alla distanza che separa il lettore dalla vera Venezia; più ci vivi vicino e più Aria ti può risultare scontato e banale
Ma ripeto, questo credo sia un limite che giocoforza vediamo solo noi italiani, il discorso per noi sarebbe diverso se le vicende di Aria fossero ambientate in qualche altra città storica dell’Europa, come non so ad esempio Barcellona piuttosto che Parigi, Amsterdam piuttosto che Mosca ecc. ecc.
In conclusione ribadisco quello che ho scritto nel primo messaggio: serve un approccio molto cauto quando si affronta Aria per la prima volta, perché c’è il rischio non solo che possa non piacere ma addirittura di fraintenderla………va presa per quello che è, un’opera rilassante, tranquilla, fresca………leggera come “l’Aria”, per l’appunto
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.