Tante volte ci è stato chiesto di fare una rubrica dove inserire il bianco e il nero, Capuleti e Montecchi, Livorno e Pisa, giorno e notte...insomma due punti di vista diametralmente opposti su cui poter discutere e magari anche schierarsi.
Dobbiamo ammetterlo, il timore che tutto finisca in un inutile flame ci ha sempre frenato ma, visto che ultimamente voi utenti vi siete dimostrati meno "scalmanati", ci siamo detti in Redazione "Why not"?
AnimeRing!
Un titolo, anime o manga, due recensioni a confronto. Due recensioni di voi utenti, il vostro diverso punto di vista sul "palco" di AnimeClick.it.
Come nel miglior incontro di Wrestling, come nella più epica delle Battle rap, saranno le vostre opinioni a sfidarsi fino all'ultimo colpo anzi...spoiler!
Andiamo a scoprire il titolo su cui faremo discutere voi utenti!
Oggi è giunto il momento di emettere un verdetto!
La domanda è una sola: voi da che parte state?
A FAVORE
CONTRO
Potete far sentire la vostra voce, oltre che nei commenti, anche con un mini sondaggio che durerà tre giorni!
Dobbiamo ammetterlo, il timore che tutto finisca in un inutile flame ci ha sempre frenato ma, visto che ultimamente voi utenti vi siete dimostrati meno "scalmanati", ci siamo detti in Redazione "Why not"?
AnimeRing!
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Come nel miglior incontro di Wrestling, come nella più epica delle Battle rap, saranno le vostre opinioni a sfidarsi fino all'ultimo colpo anzi...spoiler!
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Con più di 30 milioni di copie vendute (una media di ben 2,5 milioni a volume), una serie animata di successo, svariati live action, una moltitudine di gadget e persino un adattamento Netflix, Death Note è una delle serie più famose e importanti di questo inizio di secolo. Le serie di successo portano sempre a discussioni sulla qualità delle stesse, ma i dibattiti su questa serie sono sempre stati ben più accessi della media. A partire dalla tematica alla base dell'opera, che ha spinto molti lettori a discutere sul punto di vista più condivisibile tra quello di Light e L, ad una seconda parte da molti ritenuta non all'altezza della precedente, fino alla per alcuni eccessiva verbosità dell'opera a scapito del ritmo narrativo, molti sono gli aspetti su cui si è a lungo dibattuto.
Oggi è giunto il momento di emettere un verdetto!
La domanda è una sola: voi da che parte state?
A FAVORE
Death Note
10.0/10
Recensione di Misa&Ulalà
-
'Some of these days
You'll miss me honey '' Jean-Paul Sartre, ''La nausea''
'La sete di giustizia è l'eterna sete umana di felicità. E' la felicità che l'uomo non può trovare come individuo isolato e ricerca quindi nella società.'' (H. Kelsen) La desideriamo, e pur chiamandola ad alta voce, la giustizia non disseta mai chi la invoca. E poi arrivò il killer. E poi arrivò il detective.
In ogni istante, in ogni luogo, consapevolmente ignaro della violenza del mondo respiri la banalità del male. Ma a quell'aria fetida oramai da tempo ci sei abituato. Violenza, sangue, abusi, grida e ancora violenza. Urla che nessuno potrà mai sentire, battiti che nessuno potrà mai percepire . E poi di nuovo silenzio.
E' una mattina come tutte le altre. Guardi distrattamente il notiziario e vieni violentato da scene atroci. Scene di una realtà che non ti appartiene. Esci di casa e continui la tua vita normalmente. Gente che litiga per strada, notizie raccapriccianti alla radio. No, questa non è una distopia. E' la tua vita. Fingendo che tutto questo non esista , sopprimendo quel male di vivere, quello spleen che dolcemente ti accompagna, vivi la tua vita solipsistica. E vai avanti così, per molto tempo, senza fare nulla per cambiare le cose.
E come puoi tu, un comune essere mortale cambiare una legge di natura, come puoi fermare i soprusi? Cosa puoi fare tu per cambiare un mondo che va avanti così da sempre, un mondo dove la legge del più forte è ancora valida?
''Homo homini lupus''. L'uomo è un lupo per gli uomini. Essi se legano rapporti di amicizia o formano una società è solo per il timore reciproco. Paura di essere attaccati da quella bestia solitaria che si trova dentro di noi. Solo la legge può portare equilibrio in questo mondo infernale. La legge è il tacito accordo dell'umanità, un umanità spaventata dagli attacchi esterni, un'umanità che decide di coalizzarsi per far sparire le proprie paure. Eppure non è compito della legge rendere gli uomini felici…
E' il 28 novembre del 2003. Nell'aula di un liceo giapponese la giornata procede come al solito. Mentre il professore spiega, uno studente, il cinico diciassettenne Light Yagami, guarda fuori dalla finestra. Da quel momento la sua vita non sarà più la stessa.
Dal cielo è caduto un quaderno nero con sopra una scritta. E poi delle regole.
'L'umano il cui nome sarà scritto su questo quaderno morirà.''
All'inizio crede si tratti solo di uno scherzo elaborato, poi, capisce che il quaderno che stringe tra le mani è l'arma che lo avrebbe potuto liberare dalle catene dell'ingiustizia.
'Ho ucciso un uomo, con le mie mani. Uccidere non è una stupidaggine, che diritto ho io di giudicare il prossimo? No, un momento, non è forse quello che ho sempre pensato? Questo mondo fa schifo! E se la feccia crepasse sarebbe meglio per tutti.''
Il quaderno che con tanto piacevole terrore Light stringe tra le mani non è un semplice quaderno. Non appena viene scritto un nome al suo interno, il quaderno si trasforma in un'arma. In questo il Death note sembra assomigliare alle antiche liste di proscrizione che conobbero i romani all'epoca di Silla e del secondo triumvirato, liste che contenevano i nomi di coloro che dovevano morire e che di lì a poco sarebbero morti. Ma il death note a differenza delle liste di proscrizione che venivano pubblicate e di cui tutti conoscevano il contenuto è un'arma insospettabile. Se infatti non si precisano le circostanza della morte, la vittima che viene scritta nel quaderno muore di arresto cardiaco. E chi mai potrebbe accusare un individuo di averne assassinato un altro se questo è morto per infarto?
3 dicembre 2003. Stanco di vivere in un mondo dove è la legge del più forte a comandare, stanco dei compromessi, stanco dell'omertà, nel buio della sua stanza, Light presta un giuramento di rivoluzione. Se la società non è riuscita ad equilibrare la bilancia della giustizia, allora lui, da solo, lotterà per un mondo migliore.
In una fredda mattina ed insignificante mattina d'inverno un giovane ed intelligentissimo detective deve investigare sul caso più difficile che gli sia mai capitato. Qualcuno sta facendo piazza pulita di tutti i criminali della terra. All'inizio crede si tratti solo di uno scherzo elaborato. I criminali morivano per lo più di infarto. Capisce che dietro la morte dei criminali si cela forse il più grande assassino che la storia abbia mai conosciuto.
'Sta pur certo che ti troverò e ti ucciderò. Io sono la GIUSTIZIA''.
Light è un giovane ed affascinante studente, il più bravo dell'intera nazione. Figlio di un noto ispettore e di una casalinga, il giovane svolge una vita ordinaria. Apprezzato dai coetanei, amato dalle ragazze, Light vive una vita invidiabile agli occhi dei più. Ma non basta. A Light, tutta quell'apparenza non basta. Lui vuole un mondo senza ingiustizie, vuole punire i malvagi. Quello spirito rivoluzionario che arde la sua anima, che accende il suo sguardo, gli farà realizzare il suo desiderio. Ma al di là degli scopi un assassino resta un assassino. E gli assassini vanno puniti. Di questo ne è più che mai convinto L, il misterioso detective che cercherà imperterrito di stanare Kira, il Killer numero uno della terra.
Light e L lottano per un mondo migliore. Ma il loro concetto di giustizia è opposto.
Uccidere è l'unico modo per eliminare il marcio dal mondo e Light ne è più che mai convinto. Se dal piatto della bilancia venissero eliminati i parassiti allora essa tornerebbe in una posizione di equilibrio. Per costruire un nuovo mondo bisogna ricreare l'umanità da zero, distinguere i buoni dai malvagi, lodare gli uni, punire gli altri.
Ma chi sono i buoni e chi i cattivi? Esiste forse un parametro, una regola per stabilire chi ha la coscienza pulita e chi no? Chi dice che uccidere sia la soluzione migliore per punire? Se lo Stato uccide un essere umano non è forse anch'Egli un assassino? Se il criminale viene punito con la morte come potrà capire qual è stato il suo sbaglio? Per rieducare l'assassino il carcere non è forse sufficiente? Non ha forse la prigione, un compito di rieducare le persone per poterle poi inserire nella società? No, Light ritiene che l'unico modo per porre fine alle violenze non è 'educare'', è 'punire''. Sorvegliare e punire. Spogliatosi dei suoi panni di studente, Light diventa un giustiziere. E non se ne pente. Ma è giusto o sbagliato? E' giusto che un giovane ed inesperto studente impugni 'la più devastante arma dopo la bomba atomica?'' E' giusto che Light uccida?
Del resto, cos'è la giustizia?
Indagare sul concetto di giustizia, svelare i paradossi delle legge e le architetture interpretative. E' questo lo scopo del manga più famoso del 2003, Death Note, un titolo che ha infiammato le menti di giovani appassionati di Anime e Manga di tutto il mondo.
Pensato dalla (o dal) prolifica/o Tsugumi Ohba e disegnato dalle sapienti mani di Takeshi Obata, la storia rompe decisamente gli schemi e si rivela estremamente matura per essere pubblicata su una rivista che tratta di shonen. Shōnen Jump è forse una delle più famose riviste settimanali giapponesi. Al suo interno sono pubblicate prevalentemente storie di azione e d'avventura. Forse è proprio questo a rendere Death note tanto celebre. Death note infatti rompe gli schemi con qualunque altro manga pubblicato in quella rivista.
Tsugumi Ohba ha dichiarato che dietro a Death note non si celava un messaggio ben preciso. L'autore infatti voleva soltanto scrivere un thriller. Nel progetto venne coinvolto il maestro Takeshi Obata, conosciuto per il suo tratto realistico e abbastanza scuro. I disegni sono il vero gioiello dell'opera. Maturi, spessi, sporchi e vivi, impreziosiscono una trama profonda e ben meditata. Il connubio dei disegni e della storia hanno dato alla luce un'opera innovativa destinata a cambiare il mondo dei fumetti giapponesi.
Sono in molti a considerare death note un'opera sopravvalutata. Diversi sono infatti i momenti che hanno fatto storcere il naso ai più esperti estimatori di manga, diverse sono state le polemiche. Forse la pecca di Death note è il voler sorprendere fin troppo il lettore ottenendo delle volte l'effetto contrario. Al di là delle contestazioni ritengo che il vero pregio dell'opera non si celi solo nelle atmosfere gotiche, nella presenza di due carismatici protagonisti o di stravaganti dei della morte. Certo, il manga è stato per lungo tempo frutto di un mero franchising che non ha fatto altro che deturpare l'opera e renderla amata presso un pubblico di Otaku per puri scopi di lucro. Sorvolando sulle ragioni 'commerciali'' vorrei concentrarmi sul vero scopo dell'opera.
Death note segna un passaggio nella storia del fumetto e dell'animazione. In un momento storico di profonda crisi non solo economica, ma anche dei valori, in cui non il genere umano non ha più controllo della propria vita, death note rispecchia perfettamente le contraddizioni della società. La crisi ha scardinato gli antichi e sacri valori della società nipponica, una società in cui i mores nel diciannovesimo secolo erano ancora più che mai vivi. Senza un punto di riferimento stabile né politico né culturale, il proprio io si perde in un labirinto senza più riuscire ad uscirne. Da venti anni a questa parte l'animazione e il mondo dei fumetti hanno dimostrato di non essere insensibili alla fortissima crisi che ha colpito il paese. Si parte così da Evangelion, anime che per primo individua una crisi interiore, passando per Satoshi Kon e la sua critica alla società, progressivamente ad un tipo di lettura angosciosa che rispecchia perfettamente il tempo storico che stiamo vivendo. Il lettore di death note si pone degli interrogativi, gli stessi dei protagonisti e inconsciamente sente di provare gli stessi sentimenti. Chi non è indifferente alla vita comprende le contraddizioni di questo mondo.
E' proprio quando ti accorgi di vivere, quando guardandoti allo specchi non ti riconosci, quando senti un senso di distacco da tutto ciò che apparentemente ti è familiare, che provi la nausea. La nausea -dice Sartre- ti fa conoscere la gratuità e la contingenza della vita. L'esistenza non è una spiegazione razionale e solo quando provi il senso di disgusto per il mondo puoi capire ciò. 'Il borghese'', la persona 'perbene'', colui che tutti i giorni trascorre la sua vita incurante delle proprie ansie e preoccupazioni, senza accorgersi del mondo in realtà non vive. Nel silenzio del borghese di fronte alla corruzione, di fronte alle ingiustizie, si avverte il fallimento della società.
Light e L si sono accorti di vivere e provano la nausea, un'amara sensazione positiva. Si sono accorti di esistere nella banalità di questo mondo.
Consiglio Death note a chi (sartianamente!) prova la nausea .
You'll miss me honey '' Jean-Paul Sartre, ''La nausea''
'La sete di giustizia è l'eterna sete umana di felicità. E' la felicità che l'uomo non può trovare come individuo isolato e ricerca quindi nella società.'' (H. Kelsen) La desideriamo, e pur chiamandola ad alta voce, la giustizia non disseta mai chi la invoca. E poi arrivò il killer. E poi arrivò il detective.
In ogni istante, in ogni luogo, consapevolmente ignaro della violenza del mondo respiri la banalità del male. Ma a quell'aria fetida oramai da tempo ci sei abituato. Violenza, sangue, abusi, grida e ancora violenza. Urla che nessuno potrà mai sentire, battiti che nessuno potrà mai percepire . E poi di nuovo silenzio.
E' una mattina come tutte le altre. Guardi distrattamente il notiziario e vieni violentato da scene atroci. Scene di una realtà che non ti appartiene. Esci di casa e continui la tua vita normalmente. Gente che litiga per strada, notizie raccapriccianti alla radio. No, questa non è una distopia. E' la tua vita. Fingendo che tutto questo non esista , sopprimendo quel male di vivere, quello spleen che dolcemente ti accompagna, vivi la tua vita solipsistica. E vai avanti così, per molto tempo, senza fare nulla per cambiare le cose.
E come puoi tu, un comune essere mortale cambiare una legge di natura, come puoi fermare i soprusi? Cosa puoi fare tu per cambiare un mondo che va avanti così da sempre, un mondo dove la legge del più forte è ancora valida?
''Homo homini lupus''. L'uomo è un lupo per gli uomini. Essi se legano rapporti di amicizia o formano una società è solo per il timore reciproco. Paura di essere attaccati da quella bestia solitaria che si trova dentro di noi. Solo la legge può portare equilibrio in questo mondo infernale. La legge è il tacito accordo dell'umanità, un umanità spaventata dagli attacchi esterni, un'umanità che decide di coalizzarsi per far sparire le proprie paure. Eppure non è compito della legge rendere gli uomini felici…
E' il 28 novembre del 2003. Nell'aula di un liceo giapponese la giornata procede come al solito. Mentre il professore spiega, uno studente, il cinico diciassettenne Light Yagami, guarda fuori dalla finestra. Da quel momento la sua vita non sarà più la stessa.
Dal cielo è caduto un quaderno nero con sopra una scritta. E poi delle regole.
'L'umano il cui nome sarà scritto su questo quaderno morirà.''
All'inizio crede si tratti solo di uno scherzo elaborato, poi, capisce che il quaderno che stringe tra le mani è l'arma che lo avrebbe potuto liberare dalle catene dell'ingiustizia.
'Ho ucciso un uomo, con le mie mani. Uccidere non è una stupidaggine, che diritto ho io di giudicare il prossimo? No, un momento, non è forse quello che ho sempre pensato? Questo mondo fa schifo! E se la feccia crepasse sarebbe meglio per tutti.''
Il quaderno che con tanto piacevole terrore Light stringe tra le mani non è un semplice quaderno. Non appena viene scritto un nome al suo interno, il quaderno si trasforma in un'arma. In questo il Death note sembra assomigliare alle antiche liste di proscrizione che conobbero i romani all'epoca di Silla e del secondo triumvirato, liste che contenevano i nomi di coloro che dovevano morire e che di lì a poco sarebbero morti. Ma il death note a differenza delle liste di proscrizione che venivano pubblicate e di cui tutti conoscevano il contenuto è un'arma insospettabile. Se infatti non si precisano le circostanza della morte, la vittima che viene scritta nel quaderno muore di arresto cardiaco. E chi mai potrebbe accusare un individuo di averne assassinato un altro se questo è morto per infarto?
3 dicembre 2003. Stanco di vivere in un mondo dove è la legge del più forte a comandare, stanco dei compromessi, stanco dell'omertà, nel buio della sua stanza, Light presta un giuramento di rivoluzione. Se la società non è riuscita ad equilibrare la bilancia della giustizia, allora lui, da solo, lotterà per un mondo migliore.
In una fredda mattina ed insignificante mattina d'inverno un giovane ed intelligentissimo detective deve investigare sul caso più difficile che gli sia mai capitato. Qualcuno sta facendo piazza pulita di tutti i criminali della terra. All'inizio crede si tratti solo di uno scherzo elaborato. I criminali morivano per lo più di infarto. Capisce che dietro la morte dei criminali si cela forse il più grande assassino che la storia abbia mai conosciuto.
'Sta pur certo che ti troverò e ti ucciderò. Io sono la GIUSTIZIA''.
Light è un giovane ed affascinante studente, il più bravo dell'intera nazione. Figlio di un noto ispettore e di una casalinga, il giovane svolge una vita ordinaria. Apprezzato dai coetanei, amato dalle ragazze, Light vive una vita invidiabile agli occhi dei più. Ma non basta. A Light, tutta quell'apparenza non basta. Lui vuole un mondo senza ingiustizie, vuole punire i malvagi. Quello spirito rivoluzionario che arde la sua anima, che accende il suo sguardo, gli farà realizzare il suo desiderio. Ma al di là degli scopi un assassino resta un assassino. E gli assassini vanno puniti. Di questo ne è più che mai convinto L, il misterioso detective che cercherà imperterrito di stanare Kira, il Killer numero uno della terra.
Light e L lottano per un mondo migliore. Ma il loro concetto di giustizia è opposto.
Uccidere è l'unico modo per eliminare il marcio dal mondo e Light ne è più che mai convinto. Se dal piatto della bilancia venissero eliminati i parassiti allora essa tornerebbe in una posizione di equilibrio. Per costruire un nuovo mondo bisogna ricreare l'umanità da zero, distinguere i buoni dai malvagi, lodare gli uni, punire gli altri.
Ma chi sono i buoni e chi i cattivi? Esiste forse un parametro, una regola per stabilire chi ha la coscienza pulita e chi no? Chi dice che uccidere sia la soluzione migliore per punire? Se lo Stato uccide un essere umano non è forse anch'Egli un assassino? Se il criminale viene punito con la morte come potrà capire qual è stato il suo sbaglio? Per rieducare l'assassino il carcere non è forse sufficiente? Non ha forse la prigione, un compito di rieducare le persone per poterle poi inserire nella società? No, Light ritiene che l'unico modo per porre fine alle violenze non è 'educare'', è 'punire''. Sorvegliare e punire. Spogliatosi dei suoi panni di studente, Light diventa un giustiziere. E non se ne pente. Ma è giusto o sbagliato? E' giusto che un giovane ed inesperto studente impugni 'la più devastante arma dopo la bomba atomica?'' E' giusto che Light uccida?
Del resto, cos'è la giustizia?
Indagare sul concetto di giustizia, svelare i paradossi delle legge e le architetture interpretative. E' questo lo scopo del manga più famoso del 2003, Death Note, un titolo che ha infiammato le menti di giovani appassionati di Anime e Manga di tutto il mondo.
Pensato dalla (o dal) prolifica/o Tsugumi Ohba e disegnato dalle sapienti mani di Takeshi Obata, la storia rompe decisamente gli schemi e si rivela estremamente matura per essere pubblicata su una rivista che tratta di shonen. Shōnen Jump è forse una delle più famose riviste settimanali giapponesi. Al suo interno sono pubblicate prevalentemente storie di azione e d'avventura. Forse è proprio questo a rendere Death note tanto celebre. Death note infatti rompe gli schemi con qualunque altro manga pubblicato in quella rivista.
Tsugumi Ohba ha dichiarato che dietro a Death note non si celava un messaggio ben preciso. L'autore infatti voleva soltanto scrivere un thriller. Nel progetto venne coinvolto il maestro Takeshi Obata, conosciuto per il suo tratto realistico e abbastanza scuro. I disegni sono il vero gioiello dell'opera. Maturi, spessi, sporchi e vivi, impreziosiscono una trama profonda e ben meditata. Il connubio dei disegni e della storia hanno dato alla luce un'opera innovativa destinata a cambiare il mondo dei fumetti giapponesi.
Sono in molti a considerare death note un'opera sopravvalutata. Diversi sono infatti i momenti che hanno fatto storcere il naso ai più esperti estimatori di manga, diverse sono state le polemiche. Forse la pecca di Death note è il voler sorprendere fin troppo il lettore ottenendo delle volte l'effetto contrario. Al di là delle contestazioni ritengo che il vero pregio dell'opera non si celi solo nelle atmosfere gotiche, nella presenza di due carismatici protagonisti o di stravaganti dei della morte. Certo, il manga è stato per lungo tempo frutto di un mero franchising che non ha fatto altro che deturpare l'opera e renderla amata presso un pubblico di Otaku per puri scopi di lucro. Sorvolando sulle ragioni 'commerciali'' vorrei concentrarmi sul vero scopo dell'opera.
Death note segna un passaggio nella storia del fumetto e dell'animazione. In un momento storico di profonda crisi non solo economica, ma anche dei valori, in cui non il genere umano non ha più controllo della propria vita, death note rispecchia perfettamente le contraddizioni della società. La crisi ha scardinato gli antichi e sacri valori della società nipponica, una società in cui i mores nel diciannovesimo secolo erano ancora più che mai vivi. Senza un punto di riferimento stabile né politico né culturale, il proprio io si perde in un labirinto senza più riuscire ad uscirne. Da venti anni a questa parte l'animazione e il mondo dei fumetti hanno dimostrato di non essere insensibili alla fortissima crisi che ha colpito il paese. Si parte così da Evangelion, anime che per primo individua una crisi interiore, passando per Satoshi Kon e la sua critica alla società, progressivamente ad un tipo di lettura angosciosa che rispecchia perfettamente il tempo storico che stiamo vivendo. Il lettore di death note si pone degli interrogativi, gli stessi dei protagonisti e inconsciamente sente di provare gli stessi sentimenti. Chi non è indifferente alla vita comprende le contraddizioni di questo mondo.
E' proprio quando ti accorgi di vivere, quando guardandoti allo specchi non ti riconosci, quando senti un senso di distacco da tutto ciò che apparentemente ti è familiare, che provi la nausea. La nausea -dice Sartre- ti fa conoscere la gratuità e la contingenza della vita. L'esistenza non è una spiegazione razionale e solo quando provi il senso di disgusto per il mondo puoi capire ciò. 'Il borghese'', la persona 'perbene'', colui che tutti i giorni trascorre la sua vita incurante delle proprie ansie e preoccupazioni, senza accorgersi del mondo in realtà non vive. Nel silenzio del borghese di fronte alla corruzione, di fronte alle ingiustizie, si avverte il fallimento della società.
Light e L si sono accorti di vivere e provano la nausea, un'amara sensazione positiva. Si sono accorti di esistere nella banalità di questo mondo.
Consiglio Death note a chi (sartianamente!) prova la nausea .
CONTRO
Death Note
5.0/10
"Death Note" è uno di quei titoli che un appassionato, volente o nolente, è costretto a leggere. Basta dare un'occhiata al numero vertiginoso di recensioni per rendersi immediatamente conto del "trambusto" creato da questo manga. Tra adulatori estasiati e detrattori sconcertati, l'unico modo per avere una propria idea, come sempre, è armarsi di santa pazienza e "indagare" in prima persona.
Ci troviamo così a seguire le vicissitudini di Light Yagami, miglior studente dell'intero Giappone e dalla condotta morale apparentemente irreprensibile, figlio di un ufficiale di polizia. Entrato in possesso di un quaderno con il devastante potere di uccidere semplicemente scrivendo il nome del malcapitato, decide di ergersi a giudice, giustiziere, a vero e proprio dio.
L'unico che sembra capace di contrastare l'onnipotenza di Yagami è Elle, miglior investigatore del pianeta nonché studente all'altezza del primo, che tenterà in tutti i modi di catturare il criminale più ricercato sulla piazza.
Questa in sintesi la trama del fumetto, purtroppo però la sintesi non è certamente il punto di forza dell'autore Tsugumi Oba.
Bla, bla, bla. Mai letto un manga tanto logorroico. Chiacchiere, chiacchiere e ancora chiacchiere, ma di fatti se ne vedono troppo pochi, a volte sconclusionati e spesso superficiali. Elucubrazioni macchinose e cervellotiche, che spesso si risolvono in maniera "poco pulita". Continui rimescolamenti di carte nel vano tentativo di creare colpi di scena, ma che sortiscono l'effetto opposto e portano allo sfinimento il lettore.
I protagonisti, poi, sono dotati di un quoziente intellettivo molto, ma molto, ma credetemi, davvero molto al di sopra della media. Con questa scusa non occorre neanche creare i presupposti affinché il lettore partecipi alla soluzione dei misteri narrati o per lo meno, una volta svelati, sia in grado di ripercorrere a ritroso gli eventi attraverso un percorso logico, comprendendo quindi l'epilogo.
Il lettore non dirà mai: "è vero!!!" oppure "come ho fatto a non accorgermene!". Nulla di tutto ciò. Molto più comodo così; bastano le intuizioni dei protagonisti a far "quadrare" tutto. Stranamente poi questi geni sono circondati da completi imbecilli che non riescono a vedere ciò che accade ad un palmo dal loro naso.
Sarà che adoro i manga ed i film fatti di sguardi in cui è la bravura del disegnatore/attore a palesare pensieri ed emozioni, senza il bisogno di dover spiegare per filo e per segno ogni minima azione che si apprestano a fare. Sarà che i protagonisti che reputo "fighi" non stanno le ore a rimuginare e a parlarsi addosso. Sarà che la via di mezzo è sempre la migliore. Insomma...la perplessità è tanta.
"Death Note" vuol far la voce grossa scimmiottando un thriller psicologico per adulti, ma dopo aver letto qualche pagina ci si accorge subito che è uno shonen per ragazzi abbastanza piccini. Di per sé non sarebbe un difetto, ma se prometti sparando alto, poi devi essere in grado di mantenere.
Il manga si può dividere in quattro parti. Nella prima, in cui Light raccoglie il quaderno e scopre come utilizzarlo, sembra di leggere un libretto di istruzioni di un gioco di ruolo e proprio per questo è assolutamente priva di ritmo narrativo. Nella seconda parte compare Elle, certamente il personaggio più riuscito; la narrazione incomincia ad ingranare, ma il ritmo latita ancora e la lettura continua ad essere pesante. Le azioni (sottolineo azioni, non azione. Non sparatorie, combattimenti e robe simili) continuano ad essere centellinate e le pagine sono un tripudio di dialoghi e pensieri che spesso potrebbero essere sfoltiti, ma che anzi vengono volutamente diluiti e ripetuti per allungare il brodo.
Il tentativo è quello di creare un gioco psicologico, come una partita di scacchi tra i due personaggi principali, ma a mio avviso il risultato è ampiamente disatteso e di tensione non se ne vede nemmeno l'ombra.
Ciò che balza maggiormente all'occhio, invece, è il cambio di marcia che ha la storia nella terza parte in cui compaiono due nuovi investigatori, Near e Mello.
L'inizio del manga nonostante tutto non era male, ma l'autore riesce a mantenersi su livelli accettabili per troppo poco tempo, dopodiché sembra quasi cambiare rotta. Quella vena un po' dark, che si scorgeva tra le pagine, viene completamente abbandonata e diventa imbarazzante la mancanza di argomentazioni, che vengono riproposte ciclicamente fino alla nausea.
La terza parte, la più lunga, è infatti la duplicazione della seconda, ma ovviamente ancora meno interessante, in quanto tutti i concetti sono già noti.
La quarta, quella che porta al finale, è probabilmente la più riuscita: finalmente il lettore viene trascinato dalla narrazione, ma dura poco. Le spiegazioni, infatti, spezzano nuovamente il ritmo partorito con tanta fatica e la tensione finalmente creata va a farsi benedire. Di nuovo fiumi di parole inondano ridondanti le pagine. Colpo di scena del colpo di scena del colpo di scena, alla fine le braccia cadono...quelle del lettore.
E' chiaro a questo punto che l'autore avrebbe dovuto tagliare del tutto la terza parte facendo in modo che fosse la seconda a traghettare la storia verso il finale. Ci sono per lo meno quattro/cinque numeri che sono completamente inutili ed i personaggi in essi contenuti di gran lunga meno carismatici di quelli abbandonati con la seconda parte.
Altra riflessione che mi sono trovato a fare è sulle creature divine che compaiono; esse utilizzano poteri la cui applicazione necessita del libretto di uso e manutenzione con alcune regole piuttosto contorte, che rendono palese l'essere state ideate dall'uomo, mortificando così l'incipit stesso della storia.
Tra l'altro è semplicemente assurdo pensare che un dio debba servirsi di un quaderno, uno strumento umano, e delle sue regole per uccidere una persona. Ma questo è solo un dato irrilevante ai fini del giudizio, il problema fondamentale è come è stata sceneggiata questa storia. Non si possono scrivere miliardi di parole per esternare un pensiero o la spiegazione di un personaggio. E' semplicemente un suicidio dal punto di vista del ritmo della narrazione, che si appesantisce oltremodo. La cosa che poi è veramente ridicola è come vengono snocciolate le regole dei "Death Note". Ogni tanto ne sbuca fuori una nuova nel vano tentativo di aumentare la "carne al fuoco".
Se un fumetto del genere ha suscitato questo enorme interesse tra le file di appassionati c'è davvero da preoccuparsi. Forse il panorama contemporaneo degli shonen è così desolante da far passare per capolavoro un manga appena sufficiente, oppure c'è più di qualcuno che, accorgendosi della mancanza di combattimenti o storie d'amore, ha pensato che dovesse per forza trattarsi di roba seria.
Per comprendere pienamente la scarsa maturità che si cela dietro questo manga, basta analizzare l'introspezione psicologica dei personaggi principali. L'opera copre un lasso temporale abbastanza lungo durante il quale ogni personaggio resta esattamente identico. Solo il protagonista cambia, ma non grazie ad una propria maturazione, per poi tornare rigorosamente come prima.
Visto l'argomento trattato mi sembra poi fin troppo poco giapponese questa divisione così netta tra bene e male, giusto e sbagliato; nessuna sfumatura.
Ad essere precisi l'autore, attraverso il personaggio di Light, tenta durante tutta l'opera di filosofeggiare sull'argomento, ma questi tentativi sono talmente goffi ed infantili da risultare assolutamente inutili.
Light infatti è un personaggio completamente negativo, non solo perché uccide le persone come fossero mosche, ma perché, molto più semplicemente, si macchia di tutte le azioni moralmente più riprovevoli che un uomo possa concepire. Tutto ciò che un bravo genitore da piccino ti insegna a non fare, lui lo fa. Allora mi domando, come può questo individuo rappresentare l'ago della bilancia in grado di aprire un dibattito tra ciò che bene e ciò che è male? Lui è male. Lo capirebbe un bambino di cinque anni! C'è poco da filosofeggiare. Magari se l'autore non avesse creato un protagonista più malvagio e malato di Skeletor si poteva anche ragionarci su.
Ogni tanto comunque qualche personaggio l'interrogativo se lo pone, ma l'operazione risulta abbastanza asettica. Un uomo che si domanda se un'azione sia giusta o meno non porta certamente ad un'analisi attenta da parte di chi legge. Un autore capace avrebbe fatto riflettere il lettore sfruttando situazioni particolari, spronandolo con i fatti a ragionare su una determinata questione, mentre qui questo concetto è del tutto assente.
Inoltre, considerando il target a cui si rivolge il manga, l'assoluta delicatezza degli argomenti trattati, oltre che la loro rilevanza di carattere sociale, sarebbe stato d'obbligo un approccio più serio e meno superficiale. L'autore non riesce in nessun caso a dare la giusta importanza alle morti, che si susseguono senza destare la minima emozione nel lettore. Lo trovo estremamente diseducativo.
I disegni di Obata sono davvero notevoli; personaggi, luoghi, oggetti, sono tutti estremamente curati. Unico neo è la freddezza con cui vengono disegnate le persone e la loro emotività. L'autore non riesce sempre a far trasparire le emozioni e in questo modo i personaggi risultano esageratamente inanimati.
"Death Note" nel complesso è un manga che rasenta la sufficienza.
Epurato di tutte le ripetizioni e lungaggini, a volte davvero eccessive, avrebbe potuto anche superarla, ma terminata la sua lettura resta, oltre la fatica, l'amaro in bocca.
Veder trattare tematiche di cotanto spessore in maniera tanto approssimativa fa davvero rabbia. Giustizia, pena di morte, sopraffazione dei deboli, il bene e il male, senso del dovere, la facilità con cui vengono manovrate le masse (mi vien da sorridere perché proprio "Death Note" fa parte di questa casistica) vengono affrontati come se si stesse parlando ad un bambino. Se mi si fa notare che è uno shonen, non un seinen, allora rispondo che è meglio non affrontare certi temi se poi si deve svilirli in questo modo.
Ci troviamo così a seguire le vicissitudini di Light Yagami, miglior studente dell'intero Giappone e dalla condotta morale apparentemente irreprensibile, figlio di un ufficiale di polizia. Entrato in possesso di un quaderno con il devastante potere di uccidere semplicemente scrivendo il nome del malcapitato, decide di ergersi a giudice, giustiziere, a vero e proprio dio.
L'unico che sembra capace di contrastare l'onnipotenza di Yagami è Elle, miglior investigatore del pianeta nonché studente all'altezza del primo, che tenterà in tutti i modi di catturare il criminale più ricercato sulla piazza.
Questa in sintesi la trama del fumetto, purtroppo però la sintesi non è certamente il punto di forza dell'autore Tsugumi Oba.
Bla, bla, bla. Mai letto un manga tanto logorroico. Chiacchiere, chiacchiere e ancora chiacchiere, ma di fatti se ne vedono troppo pochi, a volte sconclusionati e spesso superficiali. Elucubrazioni macchinose e cervellotiche, che spesso si risolvono in maniera "poco pulita". Continui rimescolamenti di carte nel vano tentativo di creare colpi di scena, ma che sortiscono l'effetto opposto e portano allo sfinimento il lettore.
I protagonisti, poi, sono dotati di un quoziente intellettivo molto, ma molto, ma credetemi, davvero molto al di sopra della media. Con questa scusa non occorre neanche creare i presupposti affinché il lettore partecipi alla soluzione dei misteri narrati o per lo meno, una volta svelati, sia in grado di ripercorrere a ritroso gli eventi attraverso un percorso logico, comprendendo quindi l'epilogo.
Il lettore non dirà mai: "è vero!!!" oppure "come ho fatto a non accorgermene!". Nulla di tutto ciò. Molto più comodo così; bastano le intuizioni dei protagonisti a far "quadrare" tutto. Stranamente poi questi geni sono circondati da completi imbecilli che non riescono a vedere ciò che accade ad un palmo dal loro naso.
Sarà che adoro i manga ed i film fatti di sguardi in cui è la bravura del disegnatore/attore a palesare pensieri ed emozioni, senza il bisogno di dover spiegare per filo e per segno ogni minima azione che si apprestano a fare. Sarà che i protagonisti che reputo "fighi" non stanno le ore a rimuginare e a parlarsi addosso. Sarà che la via di mezzo è sempre la migliore. Insomma...la perplessità è tanta.
"Death Note" vuol far la voce grossa scimmiottando un thriller psicologico per adulti, ma dopo aver letto qualche pagina ci si accorge subito che è uno shonen per ragazzi abbastanza piccini. Di per sé non sarebbe un difetto, ma se prometti sparando alto, poi devi essere in grado di mantenere.
Il manga si può dividere in quattro parti. Nella prima, in cui Light raccoglie il quaderno e scopre come utilizzarlo, sembra di leggere un libretto di istruzioni di un gioco di ruolo e proprio per questo è assolutamente priva di ritmo narrativo. Nella seconda parte compare Elle, certamente il personaggio più riuscito; la narrazione incomincia ad ingranare, ma il ritmo latita ancora e la lettura continua ad essere pesante. Le azioni (sottolineo azioni, non azione. Non sparatorie, combattimenti e robe simili) continuano ad essere centellinate e le pagine sono un tripudio di dialoghi e pensieri che spesso potrebbero essere sfoltiti, ma che anzi vengono volutamente diluiti e ripetuti per allungare il brodo.
Il tentativo è quello di creare un gioco psicologico, come una partita di scacchi tra i due personaggi principali, ma a mio avviso il risultato è ampiamente disatteso e di tensione non se ne vede nemmeno l'ombra.
Ciò che balza maggiormente all'occhio, invece, è il cambio di marcia che ha la storia nella terza parte in cui compaiono due nuovi investigatori, Near e Mello.
L'inizio del manga nonostante tutto non era male, ma l'autore riesce a mantenersi su livelli accettabili per troppo poco tempo, dopodiché sembra quasi cambiare rotta. Quella vena un po' dark, che si scorgeva tra le pagine, viene completamente abbandonata e diventa imbarazzante la mancanza di argomentazioni, che vengono riproposte ciclicamente fino alla nausea.
La terza parte, la più lunga, è infatti la duplicazione della seconda, ma ovviamente ancora meno interessante, in quanto tutti i concetti sono già noti.
La quarta, quella che porta al finale, è probabilmente la più riuscita: finalmente il lettore viene trascinato dalla narrazione, ma dura poco. Le spiegazioni, infatti, spezzano nuovamente il ritmo partorito con tanta fatica e la tensione finalmente creata va a farsi benedire. Di nuovo fiumi di parole inondano ridondanti le pagine. Colpo di scena del colpo di scena del colpo di scena, alla fine le braccia cadono...quelle del lettore.
E' chiaro a questo punto che l'autore avrebbe dovuto tagliare del tutto la terza parte facendo in modo che fosse la seconda a traghettare la storia verso il finale. Ci sono per lo meno quattro/cinque numeri che sono completamente inutili ed i personaggi in essi contenuti di gran lunga meno carismatici di quelli abbandonati con la seconda parte.
Altra riflessione che mi sono trovato a fare è sulle creature divine che compaiono; esse utilizzano poteri la cui applicazione necessita del libretto di uso e manutenzione con alcune regole piuttosto contorte, che rendono palese l'essere state ideate dall'uomo, mortificando così l'incipit stesso della storia.
Tra l'altro è semplicemente assurdo pensare che un dio debba servirsi di un quaderno, uno strumento umano, e delle sue regole per uccidere una persona. Ma questo è solo un dato irrilevante ai fini del giudizio, il problema fondamentale è come è stata sceneggiata questa storia. Non si possono scrivere miliardi di parole per esternare un pensiero o la spiegazione di un personaggio. E' semplicemente un suicidio dal punto di vista del ritmo della narrazione, che si appesantisce oltremodo. La cosa che poi è veramente ridicola è come vengono snocciolate le regole dei "Death Note". Ogni tanto ne sbuca fuori una nuova nel vano tentativo di aumentare la "carne al fuoco".
Se un fumetto del genere ha suscitato questo enorme interesse tra le file di appassionati c'è davvero da preoccuparsi. Forse il panorama contemporaneo degli shonen è così desolante da far passare per capolavoro un manga appena sufficiente, oppure c'è più di qualcuno che, accorgendosi della mancanza di combattimenti o storie d'amore, ha pensato che dovesse per forza trattarsi di roba seria.
Per comprendere pienamente la scarsa maturità che si cela dietro questo manga, basta analizzare l'introspezione psicologica dei personaggi principali. L'opera copre un lasso temporale abbastanza lungo durante il quale ogni personaggio resta esattamente identico. Solo il protagonista cambia, ma non grazie ad una propria maturazione, per poi tornare rigorosamente come prima.
Visto l'argomento trattato mi sembra poi fin troppo poco giapponese questa divisione così netta tra bene e male, giusto e sbagliato; nessuna sfumatura.
Ad essere precisi l'autore, attraverso il personaggio di Light, tenta durante tutta l'opera di filosofeggiare sull'argomento, ma questi tentativi sono talmente goffi ed infantili da risultare assolutamente inutili.
Light infatti è un personaggio completamente negativo, non solo perché uccide le persone come fossero mosche, ma perché, molto più semplicemente, si macchia di tutte le azioni moralmente più riprovevoli che un uomo possa concepire. Tutto ciò che un bravo genitore da piccino ti insegna a non fare, lui lo fa. Allora mi domando, come può questo individuo rappresentare l'ago della bilancia in grado di aprire un dibattito tra ciò che bene e ciò che è male? Lui è male. Lo capirebbe un bambino di cinque anni! C'è poco da filosofeggiare. Magari se l'autore non avesse creato un protagonista più malvagio e malato di Skeletor si poteva anche ragionarci su.
Ogni tanto comunque qualche personaggio l'interrogativo se lo pone, ma l'operazione risulta abbastanza asettica. Un uomo che si domanda se un'azione sia giusta o meno non porta certamente ad un'analisi attenta da parte di chi legge. Un autore capace avrebbe fatto riflettere il lettore sfruttando situazioni particolari, spronandolo con i fatti a ragionare su una determinata questione, mentre qui questo concetto è del tutto assente.
Inoltre, considerando il target a cui si rivolge il manga, l'assoluta delicatezza degli argomenti trattati, oltre che la loro rilevanza di carattere sociale, sarebbe stato d'obbligo un approccio più serio e meno superficiale. L'autore non riesce in nessun caso a dare la giusta importanza alle morti, che si susseguono senza destare la minima emozione nel lettore. Lo trovo estremamente diseducativo.
I disegni di Obata sono davvero notevoli; personaggi, luoghi, oggetti, sono tutti estremamente curati. Unico neo è la freddezza con cui vengono disegnate le persone e la loro emotività. L'autore non riesce sempre a far trasparire le emozioni e in questo modo i personaggi risultano esageratamente inanimati.
"Death Note" nel complesso è un manga che rasenta la sufficienza.
Epurato di tutte le ripetizioni e lungaggini, a volte davvero eccessive, avrebbe potuto anche superarla, ma terminata la sua lettura resta, oltre la fatica, l'amaro in bocca.
Veder trattare tematiche di cotanto spessore in maniera tanto approssimativa fa davvero rabbia. Giustizia, pena di morte, sopraffazione dei deboli, il bene e il male, senso del dovere, la facilità con cui vengono manovrate le masse (mi vien da sorridere perché proprio "Death Note" fa parte di questa casistica) vengono affrontati come se si stesse parlando ad un bambino. Se mi si fa notare che è uno shonen, non un seinen, allora rispondo che è meglio non affrontare certi temi se poi si deve svilirli in questo modo.
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DN ha il pregio di rendere il concetto di giusto ambiguo, sempre contestabile e quindi decisamente più realistico.
Le riflessioni sono quindi per me interessanti, forse l'errore sta nel volerlo poi elevare troppo rispetto a quello che è: un'opera di intrattenimento, interessante e articolata, ma sempre di intrattenimento e che mostra i suoi punti più deboli quando questa vena si palesa violentemente in alcune svolte narrative, non all'altezza dei temi che si è prefisso di trattare.
Quindi, per riassumere, DN è un'opera interessante, intelligente e stimolante, nonostante rimanga un manga di intrattenimento e le tematiche trattate rimangano sempre subordinate alle esigenze di trama/sceniche.
Oltretutto uccidere chi è già in carcere non mi sembra dispensare giustizia, dato che considero peggio l'ergastolo che la pena di morte, sopratutto per persone che stando in un mondo criminale sanno che la morte potrebbe avvenire in ogni momento.
E sul numero dei morti o sul essere dio, be ci sono stati dittatori che hanno ucciso un numero impressionante di persone solo con un loro ordine o con una loro firma,e che milioni di persone gli hanno seguiti e sono morti per loro, in confronto il Death Note è una sciocchezza.
Detto questo, Death Note è indiscutibilmente un’OPERA DI INTRATTENIMENTO (Non è nulla di filosofico, ma non è nemmeno una bambinata) di grande livello, con una trama originale e che tiene il fiato sospeso. Il suo voto per me è sicuramente positivo.
Death Note il manga e anime assolutamente SI.
Death Note il live action Netflix NO.
alla fin fine Death Note vuole portare a chiedersi: "se avessi il quaderno, lo userei?" e la risposta giusta è ovviamente "sì/no, ma..." l'importante è che ci sia il "ma". bene o male, purché se ne parli, e Death Note, manga o anime che sia, ci riesce fin troppo bene.
può anche non piacere come opera, ma credo sia doveroso ammettere l'importanza di Death Note nel panorama Manga&Anime, anche a distanza di anni.
Detto questo, più che “riflessioni” al plurale io parlerei piuttosto di una sola, ovvero la riflessione sulla moralità ambigua di Light, che ti fa domandare se sia nel giusto a eliminare carcerati, stupratori e assassini (la feccia della società insomma) o se sia nel torto perché si arroga il diritto di una divinità di decidere chi deve vivere e chi deve morire.
Secondo me però, in ogni caso, non si può parlare di Death Note senza contestualizzarlo al mercato giapponese e agli anni in cui uscì in Giappone (2004/2006, più l’anime nel 2007): è stato decisamente un “crack” per quei tempi, una frattura per tutto quello che avevano rappresentato i manga/anime fino a quel momento (per fare un parallelo, un po’ quello che hanno fatto i Giganti dopo di lui ed Evangelion prima).
Perché dico questo? Perché sono più che convinto che, se Death Note non fosse mai esistito e venisse proposto per la prima volta nel mercato di oggi………………sarebbe banale, infinitamente banale.
All’epoca ha avuto il grandissimo pregio di introdurre elementi molto particolari e dark in un manga per ragazzi di Shonen Jump, o quantomeno è riuscito a sdoganarli (in passato c’erano stati solo esempi sporadici in questo senso, penso a Hunter X Hunter o Jojo), ma oggi, col mercato dell’intrattenimento giapponese saturo com’è, ho la fortissima sensazione che probabilmente un manga così sarebbe un flop immediato, perfino lo stile del disegno usato allora da Obata (che era un qualcosa di spaventoso) oggi verrebbe classificato come ordinaria amministrazione, forse giusto sulla sufficienza.
Insomma Death Note ha fatto sicuramente la storia ed è un’ottima opera godibile ancora oggi, specie per chi si approccia al mondo dei manga/anime per la prima volta, ma ormai il suo tempo l’ha fatto, adesso è stato superato da opere più recenti e innovative.
Il manga è insopportabile, muri di testo che coprono quasi ogni singola vignetta mostrando i tanti difetti della sceneggiatura e le assurdità in essa contenute, cosa che l'anime riusciva ampiamente a camuffare e/o sopperire.
Mi ricordo di aver trovato alcuni punti deboli nella storia: tipo
Be se non avesse fatto cosi, L non lo avrebbe mai trovato lo dice al inizio tutti e due devono fare mosse rischiose per fermare l'altro, stessa cosa L che si fa vedere in volto da altri.
Non ricordo perfettamente, quindi era un'esca per L? Ma l'obbiettivo non era nascondersi e continuare a usare il quaderno?
In quel caso è andato davvero vicino a farsi beccare senza guadagnarci nulla, sapeva di essere pedinato solo per un tempo limitato, bastava fare finta di nulla e continuare a usare il quaderno senza ucciderlo. Ha portato solo problemi questa mossa e nessun vantaggio.
Sicuramente è una mossa azzardata, ma anche quella di L di conoscere personalmente Light presentandosi come L oltretutto.
Diciamo che Light non sapeva quando sarebbe durato il pedinamento, forse se sapeva che era l'ultimo giorno non l'avrebbe ucciso(forse).
Light è infantile, il suo scopo è quello di vincere una partita a scacchi e dimostrarsi più intelligente. Risalire a lui era comunque difficile, dal momento che insieme a Penber sono morti tutti gli agenti dell'FBI. Lasciare andare Penber passivamente sarebbe stato per lui poco interessante e sminuente, era suo preciso intento schiaffare infaccia a L la sua onnipotenza facendogli pentire di avergli messo addosso quegli agenti. E il fatto di correre dei rischi facendolo, era per Light uno stimolo. (Light, comunque, inizia a fare quello che fa principalmente per noia) È simultaneamente intelligente ed imbecille.
Il primo "errore"(condivido quello che dice @Saibankan per questo metto le virgolette), è stato quello di uccidere il finto L in tv, il secondo quello di cambiare orari nelle morte, e il terzo uccidere l'investigatore, sicuramente senza questi 3 "errori" il cerchio non si sarebbe ristretto cosi tanto, ma in quel caso la trama non poteva proseguire dato che dovevano essere fianco a fianco, se per questo L avrebbe dovuto usare una controfigura.
Questa la cruda verità.
Tutte le scelte fatte fino a quel momento sono necessarie e degne dei migliori triller. Sennò cosa avremmo visto? Due che si combattono senza mai incontrarsi? E non si sarebbe sviluppato il rapporto tra light ed L che è una delle cose portanti dell'opera
Mi tengo nel mezzo. L'opera ha buone premesse e molte pretese, ma non le soddisfa tutte per me. Naviga tra il soprannaturale, il giallo, il filosofico, il thriller, il gothic lolita, ... senza però diventare nessuna di queste cose al 100%.
Tattica, hybris, ragazzini inquietanti; ci sono molti "déi" in questa storia ma pochi "uomini".
Come praticamente qualsiasi opera, non è esente da difetti e riconosco che la sceneggiatura poteva essere scritta in modo un po' meno verboso, magari... ma a me personalmente la cosa non ha mai dato fastidio (neanche nell'altra opera degli autori: "Bakuman", che ha lo stesso "difetto").
A parte questo, trovo che l'idea di partenza sia davvero geniale e penso che l'opera in toto valga bene una lettura non superficiale, per questo concordo con la bella recensione a favore di Death Note.
Le chiavi di lettura sono molteplici, tutti i personaggi hanno una loro visione della giustizia e si può dire che ce ne sia per tutti i gusti: dall'infervorato aspirante "dio del nuovo mondo" Light, a L, che disapprova Kira ed è pronto a tutto pur di catturarlo; da Soichiro Yagami, l'uomo giusto, consapevole del suo incarico e convinto che la malvagità di Kira stia nel suo potere malvagio, a Matsuda che è un uomo coraggioso e sempliciotto al tempo stesso, vuole fermare Kira, ma non riesce a condannarlo del tutto... per arrivare al dio della morte Ryuk, totalmente indifferente a tutto ciò e che vuole solo sfuggire alla noia.
Questa è solo una delle tante letture che si possono fare di quest'opera, ma non mi dilungo oltre, che ho già scritto un papiro...
Poi, se uno non avesse voglia di farsi troppi ragionamenti filosofeggianti, resta comunque la trama ben costruita, le battaglie psicologiche e i personaggi variegati a rendere più che godibile Death Note!
P.S. La colonna sonora dell'anime è un capolavoro.
Però come han già detto altri la prima parte è la migliore, dopo perde tanto...Near e Mello non reggono il confronto con L...
Mentre il recensore del 10 non è un estremo ma un estremista. Non accenna minimamente ai difetti e lo tratta tipo manifesto ideologico, cioè è talmente preso che anche lui specula sul nulla.
Ma poi se fu pubblicato su jump è perché lo ritennero come adatto ai ragazzi: qualche (dubbio) spunto di riflessione e basta. Pure lo stesso recensore riporta che non voleva mandare un messaggio, quindi quelli che li hanno trovati sono dei paranoici (per definizione).
Se poi ci aggiungi ,che lo stesso autore, voleva presentare un thriller la recensione sotto è automaticamente confermata e conferma che è solo sufficiente( o che è sopravvalutato).
Chi lo valuta come 10 ha i suoi motivi, chi vuole sapere se leggerlo deve invece dare retta alla seconda.
L'ambiguità iniziale di Light serve solo a dare un po' di contesto, ma poi non viene esplorata praticamente per nulla. Non è intenzione della storia concentrarsi su quell'aspetto.
Poi un lettore può vederci dentro quello che vuole, non c'è nulla di male, gli spunti ci sono. Ma la mia impressione è che gli autori volessero soltanto creare a uno shonen strategico raccontato dal punto di vista del cattivo (perché sì, te lo comunicano in mille modi che Light è il cattivo, anche troppo, gli fanno fare certe facce da cattivo talmente esagerate che deve aver passato giorni interi davanti allo specchio a provarle )
E va bene così, questo già basta per renderla un'opera originale, soprattutto se pensiamo al periodo in cui è uscita. Anche a me è piaciuta, non c'è bisogno di vederci per forza qualcosa di più per apprezzarla.
No, dai, anche preferendo altri stili dire che verrebbe classificato "giusto sulla sufficienza" mi pare davvero esagerato. Obata ha una tecnica pazzesca, accurata e dettagliata a tal punto che mi ci perderei ore a guardare una sola illustrazione.
Ecco, lo considero un ottimo introduttivo per tematiche più adulte, ma ciò deve restare: un ponte per approfondire, non un'opera da divinizzare.
Non ho mai pensato che fosse un'opera particolarmente adulta, anzi non fa molto per nascondere la sua natura di opera per ragazzi, dove il punto di vista è sempre quello dei personaggi giovani, che sono delusi dal mondo creato dagli adulti e se li rigirano a loro uso e consumo, accendendo le fantasie dei lettori adolescenti che vorrebbero fare lo stesso.
Come non fa riflettere? L'assoluta mancanza di moralità di Light non fa riflettere? Il suo passaggio graduale da studente modello senza macchia a giustiziere universale al di sopra della legge e di tutti non fa riflettere almeno un po'?
E aggiungo anche che dal mio punto di vista affronta un'argomento che chiunque di noi abbia pensato almeno una volta nella vita!
Ci vorrebbe qualcuno che ripulisca il mondo dal 90% della popolazione indegna....
Qualcuno salvi i bambini!!
Perché nessuno pensa ai bambini, cribbio!
Secondo me non lo fa e sono ragionevolmente convinto non sia nemmeno pensato per farlo visto che il focus è su tutt'altro.
Per altro Light è uno squilibrato fin dall'inizio, è un personaggio dannatamente monodimensionale, chiuso nel suo egocentrismo e nella sua perfezione, cosa vuoi che comunichi? Niente, perché non è stato scritto in tal senso. Per fare il primo esempio di opera famosa, Walter White di Breaking Bad passa dall'essere uno stimato e integerrimo insegnante a quello che tutti abbiamo visto, Light, se si vuole essere davvero onesti, no, ma neanche un poco.
Death Note è uno shounen in cui le due parti rivaleggiano a colpi investigativi e piani iper-complessi prendendo a piene mani dal genere del gioco d'azzardo.
Si può benissimo apprezzarlo per questo senza per forza volerci vedere tematiche mature.
La, ovviamente dal mio punto di vistam verità è che chi apprezza Death Note, pur di non ammettere di apprezzare un manga da quattordicenni (come se fosse una cosa di cui vergognarsi stile "guardi cartoni animati da adulto ah ah ah") ha cominciato in modo a volte tossico a menarla su quanto il titolo fosse adulto, un seinen mascherato da shounen e scemenza assortite varie.
Il risultato è che il resto del fandom vedendo queste affermazioni si è in generale messo a ridere con sonore spernacchiate ai fan di DN.
Lo snobismo del "pubblico raffinato" non c'entra davvero niente.
Se solo leggessero il primo volume di L'Usuraio...
Sono in parte d'accordo, ma Death Note secondo me offre diversi spunti di riflessione che altri shounen non offrono, né direttamente né indirettamente. Il primo spunto di riflessione è sul destino di Light: senza il Death Note cosa sarebbe diventato il giovane? Di sicuro non il "mostro" che poi è diventato. D'altro canto un potere come quello del Death Note riuscirebbe a corrompere quasi chiunque.
Altro spunto di riflessione: voler eliminare la feccia dell'umanità è poi così tanto sbagliato? In fin dei conti criminali irriducibili e dittatori non mancano anche nel nostro mondo, voler fare piazza pulita del peggio del peggio credo sia un sogno segreto di molti. Poi chiaramente ci si farebbe sicuramente prendere la mano, ma quella è un'altra storia (si veda ad esempio Justice Man in Dead Tube, che distribuisce giustizia uccidendo chiunque commetta qualche atto sbagliato, a volte senza nemmeno avere la prova che le persone siano davvero colpevoli di qualcosa, anzi basandosi solo su quello che scrivono sui forum su internet!).
Ed altri spunti se vuoi li trovi, ma sta al lettore trovarli, tanto piu' che il manga in sè non ti fa parteggiare per nessuno in particolare, anzi ti fa (o almeno nel mio caso mi ha fatto) detestare quasi tutti i personaggi, tanto che risulta difficile "parteggiare" per i "buoni" (la polizia, L, Near...) o per il cattivo (Kira).
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