Le staffer dell'industria giapponese della computer grafica (CG) hanno partecipato alla sessione "Women in CG" della conferenza Special Interest Group on Computer GRAPHics (SIGGRAPH) Asia 2018. Nel 2018, la conferenza annuale ha preso parte a Tokyo, la sessione "Women in CG" si è svolta invece il 4 dicembre.
La prima speaker è stata Yan Fan, co-fondatrice e direttrice del reparto tecnico (Chief Technical Officer - CTO) di Code Chrysalis, un "campo di addestramento" che insegna capacità di codifica e web engineering a persone con qualsiasi livello di esperienza. Fan lavora nella scuola di Tokyo.Ha chiesto, "Perché sono l'unica CTO donna in Giappone?" facendo riferimento alla mancanza di figure femminili leader nel settore tecnologico. Ha raccontato di aver lavorato nella Silicon Valley e di essere tornata in Giappone perché ha visto un'opportunità proprio per la mancanza di ingegneri donne.
Fan ha dichiarato che se altre 5 milioni di donne entrassero a far parte della forza lavoro, il PIL del Giappone aumeterebbe del 15%. Inoltre, ha fatto riferimento ai dati del Global Gender Gap Report 2017 del World Economic Forum ("Il Global Gender Gap Report, introdotto dal World Economic Forum nel 2006, fornisce un quadro che mostra l'ampiezza e la portata del divario di genere in tutto il mondo. Per ogni nazione l'indice fissa uno standard del divario di genere basandosi su criteri economici, politici, di educazione e salute, e fornisce una classifica dei paesi, permettendo un confronto efficace sia tra regioni che tra gruppi di reddito nel tempo. Le classifiche sono state realizzate per creare maggiore consapevolezza a livello mondiale. La metodologia e l'analisi quantitativa sono destinate a servire come base per la progettazione di misure efficaci per la riduzione delle disparità di genere." - Wikipedia), che pone il Giappone al 114° posto su 144 Paesi, sottolineando che la nazione tende a scendere ogni anno nelle classifiche.
Fan ha delineanto le misure che bisogna prendere per raggiungere la parità: orari di lavoro più flessibili, assistenza sanitaria a prezzi accessibili, cambiare i pregiudizi e gli stereotipi contro le donne, introdurre una cultura lavorativa family-friendly, ed adottare programmi di selezione e promozione più inclusivi.
Fan ha enfatizzato sul fatto che sia importante vedere le donne che lavorano accanto agli uomini in modo da dare l'impressione che anche le donne possono partecipare. Ha detto che mostrare una foto in cui uomini e donne lavorano assieme in luoghi dominati dalla figura maschile ha avuto effetti molto positivi, e come risultato una maggiore partecipazione delle donne.
La speaker successiva è stata Kanako Tani, una production manager di Polygon Pictures, che ha cominciato parlando della sua carriera. "Quando mi veniva chiesto che cosa volessi fare da grande quando ero piccola, avevo la vaga idea di sposarmi un giorno. Il lavoro è stato un pensiero che è arrivato dopo," ha detto, evidenziando il modo di vivere della donna giapponese media.
Comunque, quando aveva 14 anni, è andata a studiare in Svizzera, esperienza che ha allargato di molto le sue vedute. Da lì si è trasferita negli Stati Uniti per frequentare una scuola prima di ritornare a casa. Ha studiato design prima che il terremoto di Kobe del 1995 la costringesse ad iniziare a lavorare, così è entrata a far parte di una compagnia di computer grafica. Grazie all'influenza del suo compagno dei tempi, studiò computer grafica mentre lavorava. Dopo essersi trasferita a Tokyo, si è fatta carico di un lavoro sempre crescente tramite diverse aziende e alla fine ha deciso di porre il suo lavoro al di sopra della sua vita romantica, terminando la relazione con il suo compagno.
Tani ha detto di essere contenta del suo attuale lavoro alla Polygon Pictures. Ha incoraggiato le giovani donne a seguire la propria strada, dicendo, "Ogni giovane donna dovrebbe preoccuparsi di che tipo di lavoro vorrebbe fare, ma ci sono cose che si possono scoprire solo provando cose nuove."
Successivamente, a parlare è stata Xiaoyang Mao, una professoressa dell'università di Yamanashi. Attualmente, è impegnata con la ricerca del fattore umano nella computer grafica. Ha detto che, come donna ed immigrata che lavora in Giappone, non ha esperienzato direttamente la discriminazione nel corso della sua carriera. "Non è solo l'industria ad aver bisogno di un cambiamento: le donne hanno bisogno di più possibilità," ha concluso.
L'ultima a prendere la parola è stata Kazuko Manabe, AI engineer alla Square Enix. Ha dichiarato che, nonostante sia stata discriminata in altri campi, si sente fortunata di non esserlo stata alla Square Enix. "Non c'è molta discriminazione nell'industria dei videogiochi, ma la posso percepire un po' in altri campi."
Ha raccontato che quando è entrata a far parte dell'industria videoludica, sentiva che avere una prospettiva diversa in quanto donna fosse positivo per la sua carriera. È stata in grado di contribuire ad idee nuove e differenti. "Ci sono dei casi in cui il solo essere donna può attirare un'attenzione positiva."
Ha detto che l'unica volta in cui si è sentita discriminata è stato quando ha cercato di comprare casa. Nei documenti, ha scritto che guadagnava più di suo marito mentre si presuppone che siano gli uomini a guadagnare più delle donne. "Volevo dimostrare che le donne possono svolgere lo stesso tipo di lavori che svolgono gli uomini."
Una delle priorità costanti della SIGGRAPH è quella di mettere in evidenza le numerose donne provenienti da tutte le aree della computer grafica e delle tecniche interattive.
Roy C. Anthony, presidente della conferenza SIGGRAPH 2018, ha dichiarato, "Siamo più che entusiasti di far luce sullo straordinario lavoro che le donne svolgono per la nostra industria. Tra le nostre fila di presentatori ci sono delle donne che hanno un ruolo importante nei loro rispettivi campi e meritano ogni oncia di lode che ricevono. Inoltre, sette dei nostri presidenti di commissione per il 2018, così come i nostri seggi di conferenza per il 2019 e il 2020 - Mikki Rose e Kristy Pron - sono anche donne."
Il presidente della Polygon Pictures e il presidente di conferenza per il SIGGRAPH Asia 2018 Shuzo John Shiota hanno detto, "Questa volta siamo stati più coscienziosi nel bilanciare il genere e l'età [nella scelta dei giudici] . Ci sono sette persone in totale, quattro donne e tra uomini."
Fonte consultata:
Anime News Network
Quella classifica poi ha del ridicolo: 114 il Giappone , uno dei paesi in cui il tenore di vita è più alto e si vive meglio , nonché 4 potenza economica mondiale... sono proprio curioso di vedere dove si trovano i paesi islamici e affini.
Poi la stessa intervistata afferma che non c'è grande discriminazione nel settore... ma allora di che si parla? Penso che l' unIco fattore che debba essere preso in considerazione sia il merito.
Da quello che vediamo, nel settore dell'animazioni ci sono molte situazioni di sfruttamento, con stipendi da fame, perchè una donna dovrebbe entrare in un settore del genere? o punti al top, e allora non viene sfruttato, oppure la tua passione deve essere talmente forte che sei disposto a subire queste condizioni, senno lascia stare.
A parte che né l'articolo né le citazioni "fanno scandalo". Tra i temi che conferenze simili trattato si tratta anche l'eventuale presenza di discriminazione che spieghi la mancanza di presenza femminile, come anche il semplice disinteresse da parte delle donne stesse e chiedersi perchè. Come quando si parla dell'interesse delle bambine-ragazze per le materie scientifiche: non si parla solo di eventuale discriminazione ma anche semplicemente di ambiente familiare, sociale, ecc. che portano le donne ad interessarmi meno a quelle materie già in fase scolastica.
Semplicemente quindi ci si chiede perchè in certi settori ci sono poche donne e cosa si può fare per migliorare la situazione, per incentivarle ad entrare, ecc.; non è una protesta è una conferenza.
Per quanto riguarda la classifica, magari se ti disturbavi a cliccare sul link a Wikipedia, potevi tranquillamente vedere che praticamente ogni paese islamico è ovviamente alla fine della classifica, così come comprendere che questa non ha nulla a che vedere con il tenore di vita. E' appunto un indice per valutare il differente "status sociale" delle donne rispetto agli uomini in ogni nazione. Poi non sarà oro colato, ma non c'entra nulla il tenore di vita, ci sono altre classifiche per quello. Chi l'ha creato certo non vuole dire che una donna giapponese vive peggio di una in Tagikistan...
COme detto qui non si grida allo scandalo. Se poi - come già ricordato - fai una piccola ricerca, ma non basta la WIki, sarebbe opportuno leggersi qualche libretto di sociologia, anche spicciola, scopri che quelle due materie che hai citato - possiamo aggiungerci diverse specializzazioni mediche- sono considerate, oggi, "Lavori tipicamente femminili".
Trovare una donna medico nell'ottocento era cosa assai rara.
Sai perché ci sono tantissime donne nell'istruzione e nel settore turistico? Perché sono alcuni tra i (pochi) lavori ad essere conculiabili con la maternità. Perché siamo tutti bravi a stracciarci le vesti quando la natalità crolla ma pochi accettano il fatto che finché non si aiuta il lavoro femminile le donne si vedranno costrette o a rinunciare alla maternità o fare un solo figlio per non compromettere le prospettive di carriera (che già sono limitate in quanto donna perché NESSUN uomo ad un colloquio verrà chiesto se è sposato). Le donne sono minoranza nella maggior parte dei settori semplicemente perché questi non si conciliano con la famiglia ed è più che giusto fare millemila conferenze (certo, magari trovare pure le soluzioni) in merito.
Fortunatamente siamo arrivati in un'epoca in cui si vuole affrontare questo problema.
Disse il maschio europeo bianco che la discriminazione non sa neanche cosa sia. Lo sai che il solo fatto che in un colloquio di lavoro il fatto che tu sia sposato o meno non abbia importanza ti mette già in una posizione di vantaggio rispetto ad una donna?
Marie Curie poté studiare e poi lavorare grazie al PERMESSO del padre prima e del marito. La Hack grazie al permesso del padre e non si è mai sposata (quindi la potestà paterna non si è trasmessa al marito). Vuoi altri nomi? Luisa Spagnoli ( fondatrice della Perugina e l'omonima casa di moda). Il marito comprò un'azienda di confetti con cui lavorare con la moglie. Vedendo le sue capacità imprenditoriali le ha PERMESSO di mettersi a capo dell'azienda mentre lui ha preferito la parte tecnica ( le macchine per la produzione le ha costruite in principio lui da solo e poi con l'auto dei figli). Rita Levi Montalcini, PERMESSO del padre. Tutte queste donne hanno potuto studiare e/o lavorare grazie al PERMESSO dell'uomo che deteneva la potestà. Sai quando moglie e marito hanno avuto pari dignità nel matrimonio (in Italia) ? Nel 1975. Sai quando lo stupro è diventato un reato contro la persona? 1996. Abolizione matrimonio riparatore? 1981. Tanto per mettere le cose figurativamente in chiaro i membri più vecchi di questo sito possono essere (temporalmente) figli nati da uno stupro in cui la madre è stata obbligata a sposare lo stupratore che inoltre questo aveva piena potestà su di essa.
Peccato che la disoccupazione femminile in Italia sia tra le più alte d'Europa.
Certe volte ho anche incontrato donne che scelgono di sottomettersi e si auto-definiscono inferiori agli uomini e questo mi preoccupa ancora di più.
Se la penso così è anche grazie allo sport, è vero che tendenzialmente le donne hanno risultati sportivi più scarsi ma c'erano sempre donne che battevano altri uomini. E ci sono ancora.
Volte in cui un maschio viene fatta la domanda "è sposato?" ad un colloquio di lavoro 0, volte in cui un bianco viene arrestato dalla polizia perché avendo dimenticato le chiavi di casa cerca di entrare dalla finestra 0,volte in cui a Mario Rossi cercando una casa in affitto viene chiesto il documento di identità per accertarsi che non sia uno straniero 0.
Quelli in cui vieni licenziata appena rimani incita?
Certo, fuori contesto, dimostrano solo che da poco più di vent'anni lo stupro è considerato un crimine contro la persona. Fai una cosa, guardati " Processo per stupro" dove Tina Lagostena Bassi ( l'ex giudice di Forum per intenderci) in una causa PER STUPRO si è ritrovata a dover DIFENDERE LA VITTIMA perché lor signori dicevano che " le donne hanno voluto uscire di casa allora è giusto che ne accettino le conseguenze). Poco più di vent'anni fa, quella donna poteva essere una delle nostre madri.
Anche una persona con Handicapp può fare successo. Allora com'è che 'sti piagnoni si lamentano? " Ue Ue, non ci sono le rampe per le carrozzine negli uffici, nei luoghi pubblici etc." Imparassero a camminare sulle gambe' sti pirla invece di frignare perché la società è tarata sui normodotati. Fai te che nel mio quartiere esiste una cieca e per colpa sua hanno dovuto istallare un segnale acustico al semaforo della via. Che impari ad orientarsi come Daredevil la pipistrella!!
Ma seriamente? La legge? ....in Italia c'è un quantitativo imbarazzante di lavoro nero nonostante le leggi e tu pensi veramente che le "dimissioni in bianco" non esistano perchè c'è una legge che le vieta? (sempre sperando che tu abbia considerato che quando si parla di licenziare donne incinta si parla essenzialmente di questo tipo di "dimissioni", non certo di uno che va davanti alla donna a dirle "mi spiace sei licenziata perchè sei incinta").
Ma certo, è normalissimo chiedere ad un colloquio lo stato civile XD.
Certo che te li chiedono. Dopo, quando bisogna mettersi d'accordo con l'affitto. Non PRIMA per vedere la nazionalità dell'aspirante affittuario.
Dillo ai neri che in America sono stati messi in galera. E dico messi in galera perchè alcuni ci hanno rimesso direttamente la vita.
Ah ah.
http://espresso.repubblica.it/attualita/2015/03/30/news/il-mobbing-post-maternita-colpisce-mezzo-milione-di-lavoratrici-ogni-anno-1.206373
Non centra nulla? Poco più di VENT'ANNI FA che sono uno sputo temporalmente, la violentare una donna non era un reato ( o meglio era reato contro il pudore, per dire, si fa ma non in pubblico )ed ancora oggi lo stupro è un crimine " minore" dove le pene sono quasi inesistenti e vogliamo parlare di quando le donne devono TACERE perchè lo stupro sul posto di lavoro viene insabbiato dai colleghi e si viene minacciate dai superiori? Tieni, ti do un altro nome di donna che ce l'ha fatta, prima Top Gun americana. Stuprata dai colleghi avrebbe potuto dire qualcosa, magari così finiva insabbiato come lo scandalo della marina a Las Vegas nel 1991. https://www.repubblica.it/esteri/2019/03/06/news/la_confessione_della_prima_top_gun_usa_stuprata_da_un_superiore_mentre_ero_in_aviazione_-220885945/
A parte che non capisco che c'entri la questione "mutilati". Non ho mostrato nessuna indifferenza verso la questione o altro, ho solo citato il lavoro in nero come un qualcosa che le leggi decennali non hanno fermato, nonostante sia un fenomeno dannoso per tutti: stato e lavoratori. Poi parli di "uomini" come se non ci fossero donne invalide a causa di lavori in fabbrica (regolari o meno).
La pensione di invalidità non ha nulla a che vedere con il lavoro che fai e come lo fai, viene data a chiunque venga riconosciuta una inabilità al lavoro indipendentemente dalle cause. La "causa di servizio" è riconosciuta per gli statali, e ormai solo per forze dell'ordine, vigili del fuoco, ecc. Ci sono poi sicuramente modi di percepire risarcimenti privati se viene accertata una colpa del datore di lavoro, ecc. e in questo caso sicuramente il lavoratore in nero ha meno tutele.
Non sopravvaluterei così tanto il potere dei sindacati, sicuramente importanti quando si parla di settori statali e di rilievo nazionale (ma basta vedere la questione FIAT per capire che ormai fanno fatica perfino a tutelare i posti di lavoro, figurarsi le condizioni). Nel privato poi i sindacati sono molto meno presenti e influenti. Ho seri dubbi che siano lo spauracchio dei datori di lavoro che non possono neanche sgridare i dipendenti.
Il mio commento quindi è "inutile" perchè non sai cosa dire a riguardo. Non sai come rispondere non rispondere, nessun problema, anche perchè non ho interesse nelle tue argomentazioni fintanto che sono basate sul nulla (dati e percentuali senza alcuna fonte); ormai quello che volevi dire l'hai detto, io ho detto la mia, chiunque ha detto la sua, la questione può anche finire qua. Sicuramente possiamo trovare modi migliori di spendere il tempo che continuare botta e risposta che non cambieranno di una virgola quello che pensiamo, ne tantomeno fregherà più ad altri.
La discriminazione non è solo "esplicita", non è solo un "non puoi fare questo lavoro perché sei una donna e le donne di tecnologia non ne capiscono". La discriminazione è spesso una serpe implicita, che strisce nel subconscio di ognuno di noi: pensare che sia "normale" che una donna sia più adatta a svolgere certe mansioni rispetto ad altre, che sia "normale" che non possa essere la fonte primaria di guadagno di una famiglia, ecc., non è normale affatto, ma nasce dal fatto che sin da quando nasciamo veniamo bombardati da stereotipi che dipingono la donna in un certo modo e l'uomo in un altro, che ci restano dentro e che tramite commenti, battutine o ragionamenti -che col senno del poi tanto lucidi non sono -, ci fanno affermare a gran voce la normalità inesistente di certe convinzioni.
Puntare i riflettori sulla questione, fare il punto della situazione, fermarsi un attimo e chiedersi perché, non è per fare scalpore fine a se stesso, è un modo per far riflettere tutti su come stiamo messi e su dove potremmo arrivare, un modo per cominciare a scardinare delle convinzioni che sono veramente difficili da scardinare (come certi commenti sotto questa news hanno ampiamente dimostrato).
Semplificare, arrivando a dire che "se uno ha la volontà ce la fa" vuol dire non considerare che siamo esseri altamente influenzabili e che questo processo di influenza comincia ancor prima del nostro primo vagito. E affermarlo e non significa cullarsi sugli allori od utilizzarlo come scusa, piuttosto significa diventare consapevoli - e farlo costa più che cullarsi su qualsiasi abitudine pur discriminatoria inculcataci -, fare quel piccolo passo in avanti per la nostra consapevolezza e, si spera, anche per quella collettiva. Anzi, mi sembra più una scusa negare una situazione che è reale, cullarsi sull'alloro delle convinzioni con cui siamo cresciuti, far finta che i dati statistici non esistano, non permettere al proprio pensiero di mettersi in gioco - perché costa una fatica enorme farlo - e decretare che questi siano discorsi da "nazi-femministe".
Il termine nazi-femminista è un ossimoro, e non nel senso poetico della figura retorica. Sono due cose che non c'entrano nulla con l'altra, anzi si annullano a vicenda predicando cose molto ma molto diverse tra loro. Utilizzare il termine "femminista" quasi come un insulto non ha senso in quanto "il femminismo è la posizione o atteggiamento di chi sostiene la parità politica, sociale ed economica dei sessi," quindi essere femminista non ha un'accezione negativa, ognuno potrebbe definircisi volentieri, io lo faccio.
Con questo non si vogliono negare altri tipi di discriminazione, alcune delle quali sono tristemente appannaggio degli uomini (perché, come per troppo tempo si è sviluppata l'idea della donna sottomessa, dall'altra si è sviluppata quella dell'uomo che non può e non deve mostrare le sue emozioni per definirsi uomo), solamente che non si può fare un calderone generale e parlare di tutto. Bisogna accendere i riflettori su una cosa alla volta: questa volta è toccato alle donne nell'industria della computer grafica, la prossima, chissà. E se i riflettori si accendono pià spesso su certe categorie rispetto ad altre è perché magari certe categorie sono più discriminate di altre e hanno bisogno di un riflettore in più. Con questo non si negano le discriminazioni altrui, ci si rende conto semplicemente di quali siano quelle che veramente ci riguardano e quali sono invece i privilegi che socialmente abbiamo rispetto ad altre categorie.
In questo caso si è cercato solo di parlare di un problema e di fare informazione, non scandalo.
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