Il successo stratosferico di Demon Slayer, opera scritta e disegnata da Koyoharu Gotōge*, non accenna a fermarsi; nel 2019 ha battuto i record di vendita dell'intoccabile One Piece, e per la prima volta dalla nascita delle classifiche Oricon, ha conquistato tutte le dieci posizioni della classifica settimanale di vendite manga.
Tra fan accaniti, scettici e dubbiosi, il manga di Gotōge continua a farsi strada, stracciando record su record.
Vi proponiamo oggi un'intervista realizzata da Manga Plus qualche tempo fa al signor Katayama, editor di Demon Slayer fin dalla sua nascita. Il veterano di Jump ci racconta segreti e curiosità sulla creazione e lo sviluppo del manga del momento.
Ricordiamo che l'opera è edita in italia da Star Comics, mentre l'anime è disponibile gratuitamente su VVVVID, anche in versione doppiata.
*Il genere di Gotōge non è noto al pubblico e non avendo in italiano un genere neutro, chi scrive ha deciso di optare per il femminile.
La nascita di Demon Slayer
Potrebbe raccontarci il processo che ha portato alla serializzazione di Demon Slayer?
Nel quarto anno di lavoro per la compagnia, sono finalmente tornato al dipartimento editoriale dopo aver svolto per essa altri ruoli, e Gotōge sensei è stata una delle prime mangaka su cui ho avuto l’incarico. A quel tempo aveva appena concluso la sua seconda one-shot, Rokkotsu-san, e mi disse che come lavoro successivo avrebbe voluto creare una serie lunga, così lavorammo su Haeniwa no Zigzag, ma l’esperimento fallì e diventò la sua terza one-shot. Continuavo a rimuginare su come usare al meglio il talento e lo stile di Gotōge. Giunsi così alla conclusione che usare un tema di semplice comprensione fosse la cosa migliore. Riprendemmo in mano Ka Gari Gari, il titolo che le era valso un premio al debutto, il quale aveva un’atmosfera molto giapponese. Pensavo che senza una chiara idea dell'estetica degli outfit e altri elementi simili, sarebbe stato difficile redigere un progetto, quindi da quella storia abbiamo mutuato gli elementi con cui il pubblico ha già familiarità.
Prendemmo l’ambientazione di Ka Gari Gari, la cui base della storia già affondava le radici nella realtà, ed inoltre il concept di "spade e demoni" non aveva bisogno di essere spiegato al pubblico giapponese. Creammo quindi uno storyboard basato su Ka Gari Gari che prese il nome di Kisatsu no Nagare. Però, dato il suo tono serio, la trama cupa e la mancanza di momenti comici di stacco, non era una storia adatta per la serializzazione. Pensavo che non saremmo addivenuti ad una soluzione finché non avessimo trovato il protagonista giusto, quello in grado di dare la svolta e il vero nucleo alla storia, quindi chiesi alla sensei se nel mondo che aveva creato esistesse un personaggio più solare e normale. È da qui che è nato il Tanjiro di Demon Slayer.
Come siete arrivati al titolo "Demon Slayer – Kimetsu no yaiba"?
L’idea da cui eravamo partiti era Kisatsu no Yaiba ma il carattere per satsu (殺 uccidere) era troppo forte. Discutendo sulla parola migliore da usare, tirammo fuori un po’ di idee e tra questa c’era “kimetsu” (鬼滅 il cui secondo carattere vuol dire annientare, estinguere), che ci sembrava più facile da comprendere. Sebbene nessuno avesse pronunciato la parola Kimetsu, Gotōge sensei pensò che sarebbe stato interessante abbreviare il titolo in quel modo; kimetsu è una parola che suona in un modo particolare, no? Sebbene sia facile da pronunciare, ha una caratteristica inusuale. E così arrivammo al titolo Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba. Per quanto riguarda "yaiba", è una parola che non si riferisce semplicemente a una qualsiasi vecchia spada ma ad una particolare spada giapponese, per questo abbiamo deciso di usarlo.
Qual è la parte della serie che vi ha creato le maggiori complicazioni nel processo di creazione?
In realtà non ricordo di aver penato particolarmente. Sarà che Gotōge è una persona che si impegna al massimo e mette tutta se stessa nella creazione dello storyboard. Continuava a disegnare e disegnare, così tanto che era difficile starle dietro (ride). Penso che sia per questo che non ci sono stati momenti particolarmente difficili. Se dovessi parlare di qualche momento in cui ho dovuto prestare particolarmente attenzione, sarebbe la parte riguardante il demone chiamato Teoni, il demone delle mani. Dopo averlo sconfitto, Tanjiro stringe la sua mano e prega perché quella persona non rinasca come demone. Sebbene fosse una scena molto toccante, la sensei voleva tagliarla fuori dallo storyboard. Quando ho sentito di quella scena per la prima volta ho pensato che non esistesse un altro protagonista come Tanjiro, e mi ha dato i brividi. Anche il nemico aveva provato la tristezza sulla sua pelle, e stringendogli la mano, il ragazzo gli ha mostrato pietà. Ricordo di aver detto “Non per nulla è un nemico con tante mani, è tutto connesso! Fantastico, vero?”, ma rimasi shockato quando Gotōge mi rispose “Ah sì?!” (ride). Quindi mi sono dovuto assicurare che nessuno dei punti forti della sensei mi sfuggisse. Forse è questa la cosa che più mi ha fatto tormentare. Sento che quando discutiamo devo mettere in evidenza queste sue qualità uniche o c’è la possibilità che vengano tagliate fuori. Gotōge ha un lato un po’ ingenuo e a volte non riesce a vedere i suoi punti di forza in maniera oggettiva. Anche quando si parla di Tanjiro le capita di dire “È troppo normale, non credo che vada bene”, e devo sempre insistere per farle capire che invece va bene così. Ci sono cose che io penso siano fantastiche mentre la sensei non vi trova nulla di che. È fatta così, quindi devo badare che le sue qualità non vadano perse.
Ha da condividere delle interazioni con la sensei particolarmente memorabili?
Certo che sì! Avete presente il personaggio di Urokodaki? Bene, durante la fase di stesura dello storyboard egli aveva il volto scoperto. Dissi alla sensei che era un po’ troppo anonimo e lei mi rispose "Ok, lo sistemo" e arrivò al personaggio che conosciamo oggi. Disse "Non mi viene in mente nulla di buono quindi gli ho coperto la faccia". Pensavo che scherzasse, ma il design era d’impatto quindi le diedi l’okay immediatamente; le uniche persone che conoscono il vero volto di Urokodaki siamo quindi io e la sensei! Ha l’aspetto di un principe dal tono dandy, ha dei lineamenti del viso molto ben bilanciati. Sempre restando in tema di character design, inizialmente Tanjiro non aveva né cicatrice né orecchini, glieli feci aggiungere mentre disegnava la bozza. Dissi che altrimenti il suo aspetto non avrebbe avuto nessun impatto, ci voleva qualcosa che lo rendesse "pop", un po’ come la cicatrice di Kenshin (Kenshin Samurai vagabondo). Rispose semplicemente "Ok" e creò il Tanjiro che conosciamo adesso. Inizialmente pensai che quegli orecchini fossero un po’ troppo femminili, ma in realtà accentuano il suo personaggio.
In che ordine sono nati i personaggi?
Avevamo in testa sin dall'inizio tutti i personaggi più importanti; ad esempio Kibutsuji era presente già al momento della creazione del primo capitolo, così come altri personaggi centrali per la trama. Anche Zenitsu. Non so se il nome e l’aspetto di Inosuke fossero gli stessi di adesso ma ricordo di aver sentito dalla sensei che Tanjiro aveva quattro compagni e ognuno di essi eccelleva nell'uso di uno dei cinque sensi: Tanjiro per l’olfatto, Zenitsu per il suono, Inosuke per il tatto, Genya per il gusto e Kanao per la vista. Una volta conosciuti, non potrete non notarlo.
Di quale componente della storia vorrebbe che i lettori fossero più consapevoli?
I dialoghi. Posso fare un esempio interessante a tal proposito: era notte fonda, stavo leggendo lo storyboard e sono arrivato alla parte in cui Giyu rimprovera Tanjiro per aver lasciato il fianco scoperto. Mi sono come risvegliato di botto, mi sono detto che quel personaggio era davvero interessante e mi son chiesto perché fosse così arrabbiato! (ride) Ho chiesto alla sensei come avesse fatto a scrivere un dialogo così interessante e mi rispose che stava leggendo dei libri che spiegavano come scrivere romanzi. Non so se il motivo sia davvero questo, ma ci sono dialoghi nel manga che risuonano bene come quello. Delle frasi che non si riuscirebbe a immaginare. Spero davvero che ce ne siano altre in futuro.
Quali sono gli elementi necessari per una serializzazione su Shonen Jump?
A riguardo di Demon Slayer, penso che in questo casi si tratti della sua unicità e peculiarità. Le persone non sono disposte a pagare un lavoro di intrattenimento che non abbia nulla di diverso dagli altri. Tornando a quello che dicevo prima, i dialoghi sono di un tipo che non si era visto prima. Anche in termini di personaggi, penso che Tanjiro sia un tipo di protagonista maschile che non si vede molto in giro. È così gentile. Lui ha Nezuko, quindi si trova in una posizione in cui non può dire che tutti i demoni siano malvagi. Sta in una zona grigia.
Nezuko è un personaggio chiave, ed è grazie alla sua presenza che gli eventi in Demon Slayer vanno in una direzione così originale. Ho divagato ma era questo che intendevo quando dicevo che una propria "unicità" sia necessaria. A parte ciò, per andare avanti con una serializzazione lunga, un autore deve avere molta resistenza e dotarsi sempre di nuove idee. Questo è fondamentale. Inoltre, come già detto da editor e autori con più esperienza di me, è importante che al momento della sua nascita la serie catturi l’attenzione di tutti. Il segreto per una serializzazione lunga sta nelle mosse iniziali: mettere in piedi degli sviluppi che catturino l’attenzione di tutti e costruire un rapporto di fiducia con i tuoi lettori.
Credo che il picco dell’intrattenimento siano proprio gli shonen manga. Mi sembra che i manga di questo tipo siano in lieve calo ma io voglio continuare a spingere gli autori a scrivere storie mainstream. Penso che Demon Slayer sia "iper mainstream", poiché è in grado di catturare con forza la natura umana. Sono i suoi personaggi così umani a superare le difficoltà, a crescere e combattere i nemici. Demon Slayer è al contempo mainstream e unico. È un ottimo lavoro di intrattenimento che ogni lettore di manga può godersi appieno, indipendentemente dal genere o dall'età. E desidero che sia semplicemente questo. Questo è per me Demon Slayer.
Fonte consultata:
Manga Plus
Tra fan accaniti, scettici e dubbiosi, il manga di Gotōge continua a farsi strada, stracciando record su record.
Vi proponiamo oggi un'intervista realizzata da Manga Plus qualche tempo fa al signor Katayama, editor di Demon Slayer fin dalla sua nascita. Il veterano di Jump ci racconta segreti e curiosità sulla creazione e lo sviluppo del manga del momento.
Ricordiamo che l'opera è edita in italia da Star Comics, mentre l'anime è disponibile gratuitamente su VVVVID, anche in versione doppiata.
*Il genere di Gotōge non è noto al pubblico e non avendo in italiano un genere neutro, chi scrive ha deciso di optare per il femminile.
Katayama, editor di Demon Slayer
La nascita di Demon Slayer
Potrebbe raccontarci il processo che ha portato alla serializzazione di Demon Slayer?
Nel quarto anno di lavoro per la compagnia, sono finalmente tornato al dipartimento editoriale dopo aver svolto per essa altri ruoli, e Gotōge sensei è stata una delle prime mangaka su cui ho avuto l’incarico. A quel tempo aveva appena concluso la sua seconda one-shot, Rokkotsu-san, e mi disse che come lavoro successivo avrebbe voluto creare una serie lunga, così lavorammo su Haeniwa no Zigzag, ma l’esperimento fallì e diventò la sua terza one-shot. Continuavo a rimuginare su come usare al meglio il talento e lo stile di Gotōge. Giunsi così alla conclusione che usare un tema di semplice comprensione fosse la cosa migliore. Riprendemmo in mano Ka Gari Gari, il titolo che le era valso un premio al debutto, il quale aveva un’atmosfera molto giapponese. Pensavo che senza una chiara idea dell'estetica degli outfit e altri elementi simili, sarebbe stato difficile redigere un progetto, quindi da quella storia abbiamo mutuato gli elementi con cui il pubblico ha già familiarità.
Prendemmo l’ambientazione di Ka Gari Gari, la cui base della storia già affondava le radici nella realtà, ed inoltre il concept di "spade e demoni" non aveva bisogno di essere spiegato al pubblico giapponese. Creammo quindi uno storyboard basato su Ka Gari Gari che prese il nome di Kisatsu no Nagare. Però, dato il suo tono serio, la trama cupa e la mancanza di momenti comici di stacco, non era una storia adatta per la serializzazione. Pensavo che non saremmo addivenuti ad una soluzione finché non avessimo trovato il protagonista giusto, quello in grado di dare la svolta e il vero nucleo alla storia, quindi chiesi alla sensei se nel mondo che aveva creato esistesse un personaggio più solare e normale. È da qui che è nato il Tanjiro di Demon Slayer.
Frontespizio di Ka Gari Gari
Come siete arrivati al titolo "Demon Slayer – Kimetsu no yaiba"?
L’idea da cui eravamo partiti era Kisatsu no Yaiba ma il carattere per satsu (殺 uccidere) era troppo forte. Discutendo sulla parola migliore da usare, tirammo fuori un po’ di idee e tra questa c’era “kimetsu” (鬼滅 il cui secondo carattere vuol dire annientare, estinguere), che ci sembrava più facile da comprendere. Sebbene nessuno avesse pronunciato la parola Kimetsu, Gotōge sensei pensò che sarebbe stato interessante abbreviare il titolo in quel modo; kimetsu è una parola che suona in un modo particolare, no? Sebbene sia facile da pronunciare, ha una caratteristica inusuale. E così arrivammo al titolo Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba. Per quanto riguarda "yaiba", è una parola che non si riferisce semplicemente a una qualsiasi vecchia spada ma ad una particolare spada giapponese, per questo abbiamo deciso di usarlo.
Dietro le quinte di Demon Slayer
Qual è la parte della serie che vi ha creato le maggiori complicazioni nel processo di creazione?
In realtà non ricordo di aver penato particolarmente. Sarà che Gotōge è una persona che si impegna al massimo e mette tutta se stessa nella creazione dello storyboard. Continuava a disegnare e disegnare, così tanto che era difficile starle dietro (ride). Penso che sia per questo che non ci sono stati momenti particolarmente difficili. Se dovessi parlare di qualche momento in cui ho dovuto prestare particolarmente attenzione, sarebbe la parte riguardante il demone chiamato Teoni, il demone delle mani. Dopo averlo sconfitto, Tanjiro stringe la sua mano e prega perché quella persona non rinasca come demone. Sebbene fosse una scena molto toccante, la sensei voleva tagliarla fuori dallo storyboard. Quando ho sentito di quella scena per la prima volta ho pensato che non esistesse un altro protagonista come Tanjiro, e mi ha dato i brividi. Anche il nemico aveva provato la tristezza sulla sua pelle, e stringendogli la mano, il ragazzo gli ha mostrato pietà. Ricordo di aver detto “Non per nulla è un nemico con tante mani, è tutto connesso! Fantastico, vero?”, ma rimasi shockato quando Gotōge mi rispose “Ah sì?!” (ride). Quindi mi sono dovuto assicurare che nessuno dei punti forti della sensei mi sfuggisse. Forse è questa la cosa che più mi ha fatto tormentare. Sento che quando discutiamo devo mettere in evidenza queste sue qualità uniche o c’è la possibilità che vengano tagliate fuori. Gotōge ha un lato un po’ ingenuo e a volte non riesce a vedere i suoi punti di forza in maniera oggettiva. Anche quando si parla di Tanjiro le capita di dire “È troppo normale, non credo che vada bene”, e devo sempre insistere per farle capire che invece va bene così. Ci sono cose che io penso siano fantastiche mentre la sensei non vi trova nulla di che. È fatta così, quindi devo badare che le sue qualità non vadano perse.
Storyboard dei capitoli 1-3 e appunti di Katayama
Tanjiro mostra pietà al demone appena sconfitto
Ha da condividere delle interazioni con la sensei particolarmente memorabili?
Certo che sì! Avete presente il personaggio di Urokodaki? Bene, durante la fase di stesura dello storyboard egli aveva il volto scoperto. Dissi alla sensei che era un po’ troppo anonimo e lei mi rispose "Ok, lo sistemo" e arrivò al personaggio che conosciamo oggi. Disse "Non mi viene in mente nulla di buono quindi gli ho coperto la faccia". Pensavo che scherzasse, ma il design era d’impatto quindi le diedi l’okay immediatamente; le uniche persone che conoscono il vero volto di Urokodaki siamo quindi io e la sensei! Ha l’aspetto di un principe dal tono dandy, ha dei lineamenti del viso molto ben bilanciati. Sempre restando in tema di character design, inizialmente Tanjiro non aveva né cicatrice né orecchini, glieli feci aggiungere mentre disegnava la bozza. Dissi che altrimenti il suo aspetto non avrebbe avuto nessun impatto, ci voleva qualcosa che lo rendesse "pop", un po’ come la cicatrice di Kenshin (Kenshin Samurai vagabondo). Rispose semplicemente "Ok" e creò il Tanjiro che conosciamo adesso. Inizialmente pensai che quegli orecchini fossero un po’ troppo femminili, ma in realtà accentuano il suo personaggio.
Urokodaki, il maestro di Tanjiro
In che ordine sono nati i personaggi?
Avevamo in testa sin dall'inizio tutti i personaggi più importanti; ad esempio Kibutsuji era presente già al momento della creazione del primo capitolo, così come altri personaggi centrali per la trama. Anche Zenitsu. Non so se il nome e l’aspetto di Inosuke fossero gli stessi di adesso ma ricordo di aver sentito dalla sensei che Tanjiro aveva quattro compagni e ognuno di essi eccelleva nell'uso di uno dei cinque sensi: Tanjiro per l’olfatto, Zenitsu per il suono, Inosuke per il tatto, Genya per il gusto e Kanao per la vista. Una volta conosciuti, non potrete non notarlo.
Di quale componente della storia vorrebbe che i lettori fossero più consapevoli?
I dialoghi. Posso fare un esempio interessante a tal proposito: era notte fonda, stavo leggendo lo storyboard e sono arrivato alla parte in cui Giyu rimprovera Tanjiro per aver lasciato il fianco scoperto. Mi sono come risvegliato di botto, mi sono detto che quel personaggio era davvero interessante e mi son chiesto perché fosse così arrabbiato! (ride) Ho chiesto alla sensei come avesse fatto a scrivere un dialogo così interessante e mi rispose che stava leggendo dei libri che spiegavano come scrivere romanzi. Non so se il motivo sia davvero questo, ma ci sono dialoghi nel manga che risuonano bene come quello. Delle frasi che non si riuscirebbe a immaginare. Spero davvero che ce ne siano altre in futuro.
Giyu Tomioka rimprovera Tanjiro per la sua scarsa capacità di difendersi
Il ruolo dell’editor
Cosa dovrebbe essere un editor per il suo autore?
Penso che dipenda dall'autore, ma credo che queste figure debbano essere dei motivatori. È importante che accrescano il desiderio dell’autore di andare avanti. Per essere più specifici, dovrebbero dare dei feedback, dire agli autori quali parti sono interessanti o come dovrebbero fare determinate cose. Hanno anche un ruolo manageriale, quindi devono rendere il lavoro interessante e risollevare gli autori quando si sentono giù. C’è anche un po’ del produttore in un editor, perché si occupano anche di suggerire come le cose vadano vendute. Gli editor dovrebbero essere una forza che tira fuori tutto ciò che un autore ha: il talento, la motivazione. Se sono dei debuttanti bisogna anche fargli comprendere il loro pieno potenziale.
Penso che dipenda dall'autore, ma credo che queste figure debbano essere dei motivatori. È importante che accrescano il desiderio dell’autore di andare avanti. Per essere più specifici, dovrebbero dare dei feedback, dire agli autori quali parti sono interessanti o come dovrebbero fare determinate cose. Hanno anche un ruolo manageriale, quindi devono rendere il lavoro interessante e risollevare gli autori quando si sentono giù. C’è anche un po’ del produttore in un editor, perché si occupano anche di suggerire come le cose vadano vendute. Gli editor dovrebbero essere una forza che tira fuori tutto ciò che un autore ha: il talento, la motivazione. Se sono dei debuttanti bisogna anche fargli comprendere il loro pieno potenziale.
Quali sono gli elementi necessari per una serializzazione su Shonen Jump?
A riguardo di Demon Slayer, penso che in questo casi si tratti della sua unicità e peculiarità. Le persone non sono disposte a pagare un lavoro di intrattenimento che non abbia nulla di diverso dagli altri. Tornando a quello che dicevo prima, i dialoghi sono di un tipo che non si era visto prima. Anche in termini di personaggi, penso che Tanjiro sia un tipo di protagonista maschile che non si vede molto in giro. È così gentile. Lui ha Nezuko, quindi si trova in una posizione in cui non può dire che tutti i demoni siano malvagi. Sta in una zona grigia.
Nezuko è un personaggio chiave, ed è grazie alla sua presenza che gli eventi in Demon Slayer vanno in una direzione così originale. Ho divagato ma era questo che intendevo quando dicevo che una propria "unicità" sia necessaria. A parte ciò, per andare avanti con una serializzazione lunga, un autore deve avere molta resistenza e dotarsi sempre di nuove idee. Questo è fondamentale. Inoltre, come già detto da editor e autori con più esperienza di me, è importante che al momento della sua nascita la serie catturi l’attenzione di tutti. Il segreto per una serializzazione lunga sta nelle mosse iniziali: mettere in piedi degli sviluppi che catturino l’attenzione di tutti e costruire un rapporto di fiducia con i tuoi lettori.
Nezuko è la chiave di volta degli eventi di Demon Slayer
Demon Slayer – Iper Mainstream
Per lei, editor di prima generazione, cos’è Demon Slayer?Credo che il picco dell’intrattenimento siano proprio gli shonen manga. Mi sembra che i manga di questo tipo siano in lieve calo ma io voglio continuare a spingere gli autori a scrivere storie mainstream. Penso che Demon Slayer sia "iper mainstream", poiché è in grado di catturare con forza la natura umana. Sono i suoi personaggi così umani a superare le difficoltà, a crescere e combattere i nemici. Demon Slayer è al contempo mainstream e unico. È un ottimo lavoro di intrattenimento che ogni lettore di manga può godersi appieno, indipendentemente dal genere o dall'età. E desidero che sia semplicemente questo. Questo è per me Demon Slayer.
Fonte consultata:
Manga Plus
Giustissimo secondo me! Recentemente ho notato che i battle shonen sono in netto calo a livello di qualità.
Ora, ancora non ho iniziato a leggere Demon Slayer, ma mi sembra che è da un po' di anni che non vedo un nuovo battle shonen figo come i vari Naruto, One Piece, Dragon Ball e tanti altri.
Giustissimi i manga di nicchia, gli shonen un po' particolari eccetera eccetera, ma ogni tanto ci vogliono anche gli shonen picchiaduro come si deve!!
-che il manga preferito di gotoge è Jojo e che prende molta ispirazione da esso per Kimetsu
-Tanjiro è inspirato a Gon di Hxh (e ci sono anche altre influnze da Hxh come avere un protagonista molto normale di carattere e aspetto ma circondato da personaggi molto eccentrici)
-Gotoge adora gintama e le parti comiche prendono ispirazione da quello
-gotege completa i Name in soli 2 giorni (di solito i mangaka ce ne mettono 3 o 4)
-kimetsu non ha mai dato importanza al tema del jump "amicizia, impegno e vittoria", ma questa è una cosa comune nelle opere moderne del jump.
E anche altre info
Sì, purtroppo ci siamo dovuti accontentare della versione ridotta non potendo tradurre dal giapponese ?
Grazie per aver condiviso queste info aggiuntive!
Anche secondo me quelli attuali non sono allo stesso livello di quelli che hanno caratterizzato il 2000. Anche se non seguo KnY e SDS, ma vorrei iniziarli, in particolare il secondo.
Si può fare un bel prodotto con scontri fantasy, tecniche speciali, power up e battaglie senza cadere necessariamente nei temi, dinamiche e clichè delle opere adolescenziali
Per dire MHA, per citarne uno che seguo tra i più recenti, per quanto mi piaccia quando nella seconda stagione dell'anime hanno iniziato con i complessi da bimbamichia di Uraraka perchè le piaceva il protagonista ed andava in trip mentali con tanto di complessi esistenziali manco dovesse scegliere se usare il death note oppure no volevo seriamente interrompere la visione
Farla passare per una situazione drammatica quando semplicemente si rende conto che ha una cotta anche no
Insomma voglio dire, ti piace un tipo? bene dichiarati se accetta iniziate una conoscenza se non accetta amen, io almeno ho sempre fatto così, sarà in più che non ho più l'età io per sopportare certe situazioni e le dinamiche delle coppie etero non mi hanno mai riguardato
Con questo comunque non sto assolutamente criticando la controparte sentimentale anzi ben venga se fatta in modo maturo e profondo (per dire Nana che tratta queste cose la apprezzo)
Dovrebbero i giapponesi rilegarsi meno obbligatoriamente nelle categorie shonen, shojo, josei, seinen ed essere più elastici mentalmente prendendo i punti migliori di ogni categoria ed infatti a mio avvisto le opere migliori sono proprio quelle un pò fuori dagli schemi
Ohibò, a me i termini "annientare" ed "estinguere" suonano molto più forti di "uccidere". Ma immagino che qui entrino in gioco le differenze semantico-filologiche fra due idiomi. O anche solo la filosofia personale.
Qui avrei spezzato una lancia in favore del giudizio di Gotoge-sensei, che condivido appieno.
Ma vabbè, questo è tipico dei manga, tendono sempre ad estremizzare le situazioni.
Un po' si, ma se leggi manga, non puoi meravigliarti di ritrovarti in situazioni puramente orientali. Vivendole con gli occhi di un italiano sono cose strane, ma non dimenticarti che stai parlando di personaggi provenienti da un Paese (forse il Paese) in cui i problemi sociali delle persone sono all'ordine del giorno. Non a caso mi pare che il Giappone sia uno dei Paesi in cui la gente si sposa meno, ha problemi sociali di ogni tipo, e ha una percentuale di suicidi molto elevata. Quelle che per noi sembrano cavolate, per loro probabilmente non lo sono.
Comunque a me personalmente non spiace nemmeno che non ci sia il mega fenomeno “epocale” alla dragonball atm, almeno così le discussioni non sono monopolizzate sempre e solo su quello, ai tempi del trio db-naruto-op(+bleach) ero sempre fuori dal mondo non avendoli mai visti/letti >.<
Idem, però la risposta dell'autrice al povero editor conferma una cosa che penso spesso: noi lettori vediamo davvero un sacco di cose nascoste o significati profondi mentre gli autori di solito non ci pensano nemmeno a tutta quella roba con cui noi ci flashamo! XD
Comunque l'intervista è molto interessante, mi piace moltissimo conoscere i retroscena sulla creazione dei manga, dei loro personaggi, della scelta del setting e cose varie.
Personalmente ADORO Tanjiro proprio per la sua semplicità, per il modo in cui ama la sorella, per la sua umiltà ma soprattutto per il fatto che sia incredibilmente dolce e compassionevole. Vero che il suo carattere non spicca ma quella sua capacità di provare sincera pietà per i demoni mi stupisce e mi commuove ogni volta, anche perché "nella vita quotidiana" è un ragazzetto normalissimo, anche un po' scemotto, non è uno che fa continuamente proclami buonisti o da salvatore del mondo. Insomma, sono contenta del Tanjiro a cui editor e mangaka sono arrivati!
In generale comunque il trio Tanjiro-Zenitsu-Inosuke è un tipo di gruppetto che amo profondissimamente.
Ora sono davvero curiosissima di leggere la parte post anime (ma anche di vederla in film)!
PS Credo che sia bellissimo che anche a distanza di tanti anni dalla sua pubblicazione, si prenda come modello Kenshin!
Piu che situazioni orientali, sono le classiche esagerazioni da manga,
Nel caso di Uraraka, a noi pare esagerato, ma in un contesto come quello di My Hero in cui c'è una competizione fortissima a livello scolastico (basti pensare a come si riduce Deku per il semplice Festival Sportivo, o come viene enfatizzata la rivalità tra classi e scuole) mi pare ovvio che i sentimenti possano essere visti come una sorta di ostacolo, che poi è un tropo molte presente nei fumetti supereroistici, il super che sacrifica i propri sentimenti per il bene collettivo e non fare in modo che intralci la sua missione.
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