"Ho capito subito, non appena ti ho vista che, dopo la tua prima volta, avresti amato fare l'amore. E sono certo che avrai altri uomini... e che mi abbandonerai. Ingannerai tutti gli uomini che avrai, uno dopo l'altro."
Non è stata una sfida facile, quella in cui Kan Takahama ha voluto cimentarsi. Trasporre in manga un romanzo molto famoso come L'Amante di Marguerite Duras non era impresa da poco, considerando anche la versione cinematografica di Jean Jacques Annaud del 1991, che aveva scolpito nell'immaginario collettivo le fattezze dei due protagonisti. Ma l'autrice non si è persa d'animo, ha fatto ricerche, è volata in Vietnam per vedere con i propri occhi i paesaggi e l'atmosfera dell'opera che tanto aveva amato, e infine ha prodotto questo libro, edito da noi per Dynit.
Siamo nel 1930, in Indocina, all'epoca colonia francese. Su un traghetto che attraversa le placide acque del Mekong, incontriamo una ragazza, poco più che quindicenne. Sta andando da Sadek, dove vive la famiglia, a Saigon, dove studia in un liceo, dormendo in collegio. Qui incontra un giovane e ricco cinese, tornato da poco dall'Europa. Fra i due scatta rapidamente la passione, nonostante la differenza di età e di classe sociale. La loro relazione, inizialmente clandestina, viene osteggiata dal padre del giovane e terminerà quando la famiglia di lei deciderà di tornare in Francia.
"Tu... non mi ami. E so già che non mi amerai mai. Mi hai seguito qui come avresti fatto con chiunque..."
Non era facile rendere le atmosfere del libro avendo inoltre presenti gli attori che avevano impersonato i protagonisti, così belli esteticamente. Ma Kan Takahama si è fatta forte del fatto che la Duras aveva criticato la scelta del regista: la scrittrice infatti aveva amato quell'uomo, il personaggio maschile principale, non per la sua bellezza ma proprio in quanto normale, gracile ed imperfetto.
Così la mangaka infonde nuova linfa all'opera: pur avendo infatti ben presente alcune scene del film, tanto che in alcuni momenti sembra quasi di vederne uno storyboard, l'autrice riesce a discostarsene. Rende abilmente i volti sciupati dalla fame, dalla povertà, dal caldo umido tropicale o dal fumo dell'oppio. Non sono volti belli, ma sono volti vissuti, invecchiati precocemente, turbati da sentimenti così potenti.
La giovane ragazzina è più cinica e smaliziata del ricco cinese, ma sappiamo che è tutta una messinscena. Un cuore batte dietro quell'unico vestito di seta lisa, quelle scarpe dorate di lamè e quel cappello da uomo, sorta di scudo contro le brutture del mondo.
L'autrice è stata molto attenta anche nella scelta dei colori: partendo dal giallo dorato di vestito e scarpe, nelle varie tavole usa tutte le tonalità di questa tinta soprattutto per le ambientazioni, riuscendo a farci percepire l'aria calda, umida e stagnante di Saigon. Crea così un contrasto netto fra il sole abbacinante dell'esterno e l'ombra protettiva della stanza nel quartiere di Cholon, in cui si consumano gli incontri clandestini.
"Gli uomini dicono tutti "Tu sei il mio unico amore". Basta far dire loro ciò che vogliono e lasciare che il corpo faccia ciò che desidera. Così facendo tutto diventa piacere. Tutto si trasforma in un torrente, trascinato dalla forza del desiderio."
Le scene di sesso e di nudità non sono mai forti o gratuite, il tutto risulta invece molto naturale, senza forzature o malizie. La passione è contenuta ed a mio giudizio esplode in altre scene, molto più caste. Il dolore della separazione è palpabile e attraversa il tempo, riemergendo anni dopo, sul volto di una Marguerite ormai anziana il cui cuore, o quantomeno almeno un pezzo, è rimasto su quel parapetto, appoggiata ad osservare un molo e una limousine farsi sempre più piccoli in lontananza.
L'edizione Dynit è come di consueto molto curata: il formato più grande aiuta ad apprezzare meglio le tavole, tutte a colori. Molto interessanti sia la prefazione che la postfazione. La prima è scritta direttamente da Kan Takahama e ci racconta il suo approccio all'opera. La seconda invece è di Francesca Scotti ed è un excursus sulla Duras, sul suo libro e sul mondo in cui ha vissuto e in cui è ambientata l'opera. Entrambe sono essenziali per capire meglio le atmosfere e il contesto di questo libro (definirlo solo manga lo trovo francamente riduttivo), anche perché concetti come Indocina possono essere sconosciuti ad un pubblico più giovane.
L'Amante di Kan Takahama può essere quindi un'ottima occasione sia per i più giovani che per coloro che appartengono alla mia generazione che ha superato gli anta, per (ri)scoprire un'opera letteraria che fece scalpore quando uscì nel 1982.
La mangaka, dopo L'ultimo volo della farfalla e Il gusto di Emma sempre editi da Dynit, ci presenta nuovamente una figura di donna che vive a cavallo fra Occidente e Oriente, forte ma tormentata, che cerca di sottrarsi alle convenienze della sua epoca per vivere con pienezza i suoi sentimenti.
La mangaka, dopo L'ultimo volo della farfalla e Il gusto di Emma sempre editi da Dynit, ci presenta nuovamente una figura di donna che vive a cavallo fra Occidente e Oriente, forte ma tormentata, che cerca di sottrarsi alle convenienze della sua epoca per vivere con pienezza i suoi sentimenti.
Titolo | Prezzo | Casa editrice |
---|---|---|
L'amante | € 19.90 | Dynit |
Pro
- Restare fedele all'opera originale ma darle nuova vita
- Un ottimo uso del colore per rendere bene le atmosfere del Vietnam
- Molto interessanti la prefazione e la postfazione che aiutano ad inquadrare l'opera
Contro
- In alcuni momenti troppo legato visivamente al film di Jean Jacques Annaud
Ho letto giusto ieri sera questa trasposizione, ero un po' titubante; perché Duras è la mia scrittrice preferita e il film di Annaud mi aveva parecchio deluso (pur essendo esteticamente molto valido) e temevo che ne uscisse un lavoro troppo edulcorato, invece già leggendo la prefazione della Takahama ho capito che ha fatto il lavoro molto seriamente, senza l'intenzione di farne una "storiella romantica".
Il tutto è molto compresso ma ha salvato tutti gli elementi importanti, anche quelli che acquisiscono significato solo conoscendo l'opera (che tra libri, opere teatrali e cinematografiche è piuttosto corposa) della scrittrice, come la mendicante e i riferimenti alla vicenda della "signora di Savannakhet", forse un po' sacrificata la figura di Paulo, il fratellino.
Non ha la potenza della scrittura durassiana, ma è una buona trasposizione in cui sensualità, determinazione e dolore, comunque, traspaiono.
@panssj anche se L’Amante non è il libro di M.D. che preferisco credo che l’averlo letto dia un piacere in più nel leggere questa trasposizione (e poi, se l’autrice ti interessasse in realtà ci sono altri suoi due libri (uno precedente La diga sul Pacifico e L’amante della Cina del Nord, successivo) che raccontano la stessa storia, diciamo rivisitata da M.D. in tre momenti diversi della sua vita).
Avendo comunque letto e apprezzato L'ultimo volo della farfalla non potevo che essere interessato all'opera.
Mi ha subito conquistato alla prima occhiata per il sensualismo che trasuda proprio dalle scene "caste" di cui parla Hachi.
Che poi bisogna intendersi sul significato di "sensuale" e "casto", parole invero assai vaghe nel vocabolario umano.
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Una storia di crescita, di esplorazione, di se stessi, del proprio corpo e della propria anima, dell'altro da noi.
Molto scabrosa - dobbiamo calarci per ben comprendere l'atmosfera del romanzo, una giovane occidentale che si concedeva ad un non occidentale, una spece di eresia in un mondo impregnato di razzismo, le leggi razziali erano in voga in tutti gli imperi coloniali, ed erano, anzitutto leggi per evitare "contaminazioni del sangue" - da cui possiamo trarre ancora diverse lezioni ed emozioni.
Non avendo visto il film di Annaud mi fido del tuo giudizio.
Continuo a non apprezzare la copertina, avrei preferito quella francofona.Ma tant'è.
Avendo visto solo il film, credo di essere riuscita ad apprezzare solo parte della storia, soprattutto se si perde un po’ il sapore originale delle emozioni della scrittrice. La pellicola però mi è piaciuta molto, non vorrei sbagliarmi ma mi pare di ricordare che la voce narrante legga direttamente degli estratti dal romanzo. Certo gli attori sono di una bellezza disarmante e lui no, non assomiglia di sicuro all’originale
Era ricco
ma no... il punto non è quello, è chiarito anche nel manga, ma ancora di più emerge dai libri...
Non capisco però cosa tu intenda per "le solite scuse per giustificarsi al mondo" in quanto, spesso, per "giustificarsi" si dice "i soldi non c'entrano nulla" e lei per più di 50 anni non ha, invece, mai detto che non fossero i soldi ad interessarle. Lei ripete a tutti che lo frequenta solo per i soldi (era una famiglia molto povera e questo a lei pesava molto, infatti quando pochi anni dopo studierà all'università a Parigi affronterà ogni esame avvertendo ogni esame passato come un passo in grado di allontanarla dalla povertà), non è proprio una situazione così "cliché".
Il punto che, secondo me, è originale nella narrazione è proprio lo stupore di lei nell'accorgersi, a posteriori, che in fondo si fosse affezionata a quell'uomo. E il fatto che ci abbia messo fino al 1984 per dire al mondo (e a lui, anche se indirettamente) che se ne era innamorata.
Per questo scrivevo che il punto della storia era un altro,
però non è che ti voglia convincere a forza! Va benissimo se ognuno si tiene la propria idea!
Nelle parole con le quali lui si rivolge a lei, dicendole che una volta che avrà scoperto cosa è l'amore è certo che l'abbandonerà, vi è la cifra di questa loro relazione.
“Ho capito subito, non appena ti ho vista, che dopo la tua prima volta avresti amato fare l’amore. E sono certo che avrai altri uomini… e che mi abbandonerai. Ingannerai tutti gli uomini che avrai, uno dopo l’altro. In quanto a me, invece, il fatto che finora sia stato con molte donne non ha fatto altro che far emergere la mia infelicità. Tu sei il mio unico amore.”
Lei era mossa dai soldi? Non è nè la prima nè sarà l'ultima persona, uomo o donna, ad esser mossa dal bisogno. Di per se non la possiamo condannare. Ma SOLO dai soldi? Lo ripteva un pò troppo spesso, non credi?? Troppo. L'età, l'agiatezza, che da la possibilità di fermarsi a respirare, e riflettere, porbabilmente le aveva fatto intuire che c'era davvero qualcosa di più ( desiderio, affetto) per quell'uomo.
Non ho letto il libro né ho visto il film, ma quanto ho trovato nel manga mi ha dato ottime impressioni.
Una cosa che in particolare mi piace è il tratto, che gioca sulle "imperfezioni" che trasudano in tutta la vicenda.
Non ci sono "belli" veri e propri qui.
È tutto deliziosamente grezzo, acerbo, irrisolto. Ma allo stesso tempo profondo, netto, carnale.
Come un non finito michelangiolesco.
E concordo pienamente con Hachi perché anche i colori mi hanno conquistato.
Tenui e soffusi ma in un certo senso opprimenti nella loro asfissiante uniformità tropicale.
Non ho mai visitato il Vietnam ma questo manga mi ha ricordato le foto e le diapositive seppiate di mio padre che ci andò poco prima della guerra.
E la trama con quel gioco in parallelo sul piacevole nulla del presente e lo sgradevole tutto del passato.
Tutto scavando l'anima. Ma soprattutto il corpo che, come nota indelicatamente ma acutamente un passante, è come se fosse "devastato da una tempesta".
Confesso che non mi aspettavo tanto.
Ottimo colpo per la Dynit!
Da solo questa è una recensione! Mettici qualche altra nota in più ed inseriscila.
Fallo. Le recensioni sono meglio delle trame stesse per le opere. E' breve, compatta. Quel che ci vuole credimi. Io spesso spendo 2000 parole...poi - come mi è acapitato con il film di Yamato 2199...mi dimentico di inserire la nota che più mi premeva.
Concordo con @Debris: è praticamente una recensione e sarebbe preziosissima!
@2247 Se posso permettermi, credo che Duras possa essere di tuo gusto! Anche se, probabilmente, L'amante meno di altri testi...
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